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Kentozazen

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  1. Grazie Manuel,interessante raccolta fotografica. Mi sono soffermato sula foto della katana con l'impugnatura arretrata rispetto al nakago,pensando se in qualche situazione potesse essere di vantaggio....e direi di no. :) In realtà a me pare che il contrasto sussistente nelle combinazioni proposte possa in qualche modo offrire riflessioni curiose. Direi inoltre che osservando le opere nel loro insieme, quindi evitando di separare gli aspetti e le culture che qui si fondono, si potrebbe rilevare decisamente una forma di espressione artistica. Certo nuova, provocatrice, controcorrente, da un punto di vista oplologico quasi blasfema ...ma capace di comunicare e di indurre nuove forme di pensiero. ...Non potrebbe essere dunque definita arte questa?
  2. A mio parere ci sono parecchie imprecisioni nel testo di Nakahara, alcune affermazioni fuorvianti inoltre... una decisamente errata. Non ho mai pensato che il fatto di essere giapponesi significhi di per sè affermare il vero o non essere criticabili da chi non lo sia...tuttavia per certo anche parecchi "giapponesi" avrebbero da ridire su molti punti del testo. Certamente: esclusion fatta della ramanzina sull'atteggiamento conservativo che ho sempre sostenuto anche io.
  3. ... la differenza tra la satinatura di una pietra finissima come jizuya e una ancora più fine come hazuya può essere meno banale... Vero ciò che dici Simone , correggerei solo il tratto di frase qui sopra con il seguente: "La differenza tra la satinatura di una pietra morbida come hazuya e di una molto più dura come juzuya può essere meno banale" La differenza che si ottiene è data da due elementi: La differenza in durezza ( e tipologia ) e la diversa tecnica di applicazione. Essendomi distrutto un braccio sciando non potrò polire per mesi ...così invece che polire ... ne parlo . ;)
  4. Desolato G.Luca ... l'ultima volta che studiai le ossidoriduzioni avevo 17 anni al liceo... :) Se da un lato so con certezza che vi sia un processo di ossidazione superficiale, dall'altro non so descriverne la chimica dei legami che si vanno a comporre. Gomenasai. :)
  5. L'azione dell uchiko è generalmente molto blanda, l'utilizzo di un uchiko di qualità elevata abbinato ad una tecnica di applicazione corretta (cosa che si dovrebbe insegnare) genera una azione abrasiva veramente ridottissima, per rilevare decisi cambiamenti di aspetto di una lama occorrono numerosi decenni di manutenzioni intense, numerosi e numerosi decenni. Questo ovviamente parlando di utilizzo corretto. In generale quindi ,effettuando la manutenzione nei limiti del necessario e con il garbo e la maestria che l'arte impone, potremmo mantenere inalterata l'estetica di una nihonto per un secolo ed oltre. E' pur vero che non tutti dispongono di uchiko di reale qualità, nè dispongono della maestria di cui sopra. Ergo l'utilizzo di alcool anidro risulta decisamente piu raccomandabile oltre a garantire pari efficacia. Per quanto concerne la capacità dell'uchiko di esaltare in alcuni casi un sashikomi la cosa risulta plausibile e talvolta vera. In particolare l'uchiko (applicato ripeto con maestria) contribuisce nel tempo ad appiattire le microincrespature che si creano durante l'applicazione di jitekko rendendo la superficie dello hada più spianata e riducendo di conseguenza le riflettenze di superficie esaltando al contempo tessuto e colore. Al contrario occorre tenere presente che una finitura in hadori presenta un hamon "artificialmente" (mi si passi il termine) sbiancato; tale sbiancatura non è unicamente il risultato di una maggior abrasione , anzi direi proprio che in un buon hadori lo hamon non è ad un livello di abrasione più grossolano dello hada. (Questa sarebbe una cosa da ricordare per chi è veramente interessato a valutare la qualità di un togi) . Sebbene una abrasione più grossa procuri effettivamente una sensazione di sbiancamento e contrasto, nella realtà di un togi ortodosso l'effetto di sbiancatura è dato da più elementi che convivono nella tecnica; in primis un "disordine" delle linee di abrasione che per quanto parallele tra loro vengono create con cortissimi passagi di hazuya in modo da evitare microlinee continue, in secondo luogo lo hadori genera un effetto chimico di ossidazione superficiale grazie alla presenza del tojiru, la cosiddetta fanghiglia che funge da ossidente e da lubrificante durante il processo. Il tojiru ha dunque un effetto schiumogeno e la leggera frizione sull'acciaio crea una ossidazione superficiale biancastra. L'ossidazione superficiale è più debole di un qualunque effetto di abrasione sull'acciaio , di conseguenza un utilizzo intensivo (e magari spregiudicato e maldestro) di uchiko rischia di ridurre la sbiancatura rendendo il contrasto con lo hada meno evidente. Va inoltre detto che il motivo per cui ritocchi con nugui risultano efficaci nel ringiovanire una politura sbiadita sono dovuti a molti fattori, i nugui sono ossidi e si legano chimicamente alla superficie dell'acciaio (per questo motivo vi sono diversi nugui, a seconda della tipologia di acciaio alcuni ossidi tendo a legarsi meglio di altri). Il pallore di una lama può dunque essere dovuto a più elementi: 1) Perdita dell'ossidazione superficiale 2) Inaccurate continue applicazioni di uchiko che non tengano particolare attenzione alla completa asportazione del'uchiko stesso prima di una nuova oliatura. Se infatti riamangono sulla superficie piccole tracce di uchiko esse possono gradualmente depositarsi nelle microporosità del tessuto , una applicazione di choji può addirittura favorirne la cementificazione nelle porosità contribuendo nel tempo ad un certo impallidimento generale. Infine una massima criptica per chi veramente ha interesse a comprendere ed apprezzare la politura: Juzuya non è più fine di hazuya, è solo che narutaki è più dura! Se comprendete questa cosa avete compreso il togi, non dico lo si possa fare, ma lo si potrà capire.
  6. Beh certamente, concordo. Come citavo in precedenza il collezionista è un soggetto che spesso ben si presta al rischio di truffe...è nella sua natura, e più la sua motivazione è quella di "mero raccoglitore" più sarà esposto a tal rischio. Lo trovo giusto. Il neologismo volgare "farsi coglionare" descrive precisamente il primo attributo del truffato.
  7. bella opera di artigianato di ispirazione giapponese ma palesemente priva del carattere nipponico, non è arte, tantomeno arte niponica. Bravo il tizio comunque.
  8. ....capisco ....però allo stibbert c'è una armatura di giovanni dalle bande nere e , pur nella sua austerità, vi sono numerosi manierismi decorativi...che mi dici su questo?
  9. Ma sì dai Mauri...che t'importa. Da tempo ormai sono convinto che la qualità delle discussioni nulla abbia a che fare con la quantità dei partecipanti. Concordo con Simone: in tutte le culture ed in tutte le opoche le armi sono state arricchite e decorate con opere d'arte ed artigianato. Spade occidentali, egizie, romane, giapponesi, persiane, indiane tutte hanno questa matrice comune di presentare una convivenza tra funzione ed estetica. L'arma legittima potere ed il potere è sottolineato dalla ricchezza delle sue decorazioni e della sua arte, non credo che tale universale pulsione umana (quella intendo di rendere opera artististica o artigianale un'arma) sia motivata dall'esigenza di renderla meno terrificante come sostiene Simone. Al contrario ,invece che sdrammatizzarne la reale funzionalità , l'atto artistico intorno ad un'arma ne sottolinea il carattere ed il ruolo...anche se debbo dire tale carattere e ruolo muta nel corso del tempo e del contesto. Nell'esempio di Mauri della pin-up -che trovo personalmente molto lontano dall'intento decorativo nipponico- si rilevano volontà espressive tipiche dell'epoca e della cultura americana. La pin-up sul bombardiere sta al pilota americano come il poster erotico sta al camionista. In questi casi l'esibizione di un desiderabile corpo femminile sta a manifestare una certa virilità, la figura femminile è raffigurata come mero oggetto a rappresentazione del proprio gusto ed a sottolineare la sovrabbondanza di ormoni maschili notoriamente associati all'erotismo ed alla bellicosità; uno stereotipo di virilità e nel caso della pin-up anche di affermazione di una cultura capitalistica che esprime al meglio le differenze di allora con il Giappone. Come a dire volgarmente : hei muso giallo , chi pilota questo aereo è un cazzutissimo americano, uno che sa come godersi la vita, un vero uomo ...uno che ti farà vedere come si combatte. La pin-up ha rappresentato a metà del secolo scorso un modello sociale importante per gli Usa. Grandi brand hanno promosso la propria attività commerciale tramite la suggestione di queste erotiche (graziose) bamboline. Anime e manga giapponesi differiscono dalla pin-up per contestualizzazione storica e per la diversa rappresentazione sociale di cui sono foriere, potremmo certamente rilevare punti comuni nella suggestione erotica, ma anche l'erotismo (da sempre protagonista nell'arte) assume una forma molto differente per non dire assai più ardita e trasgressiva nel manga.
  10. Grande Sandro!!! Ben detto.
  11. concordo ...ma rimango fermo sulla posizione che comprendere questa cosa nella spada giapponese è dote di pochi.
  12. Guarda in tutta onestà ci sono certamente lame più agile, più resistenti, più potenti...però grandi spadaccini del mito sgominavano gli avversari con dei bastoni. Non è che uno spadaccino mediocre con in mano una lama fenomenale diventi invincibile. Nello shinto se una lama aveva l'occasione di essere testata in combattimento l'occasione di limitava a ben pochi fendenti, dovendo scegliere su cosa puntare decisamente mi affiderei alla tecnica del samurai piuttosto che alle miracolose doti della lama. Durante il koto le lame erano maggiormente utilizzate in battaglia ecco allora forse le capacità di resistenza ad un uso prolungato diventavano preponderanti rispetto ad altre doti quali la capacità di taglio o l'agilità. Per non parlare poi del fatto che il lavoro sporco era fatto dagli ashigaru che erano armati molto più modestamente. Le lame sono quasi tutte funzionali, si puo certo discutere di doti tecniche ci mancherebbe, però consapevoli del fatto che la differenza la faceva l'uomo. Penso che in generale dato un buon acciaio ed una buona tempra la massima parte delle discussioni tecnico funzionali si riduca a questioni di bilanciamento e peso che variano in valenza a seconda dello stile e della morfologia dell'utilizzatore. Dunque non esistono paramentri tecnico funzionali rigidi su cui fare valutazioni universali. Questo il mio punto di vista.
  13. Capisco ciò che dici, tuttavia vorrei sottolineare che la maggioranza delle lame nihonto in circolazione non hanno presumibilmente tagliato nulla e nessuno , questa percentuale è proporzionalmente crescente con il progredire del tempo. Koto : alcune hanno combattuto altre ben poco, comunque praticamente tutte erano al fianco di uomini di rango guerriero. Shinto : poche hanno combattuto ed una buona parte è stata indossata raramente, una buona parte è appartenuta a uomini di rango non guerriero. Shinshinto: rarissimamente hanno combattuto, sempre più raramente erano indossate. Il discorso ww2 meriterebbe un dibattimento separato. Shisakuto: beh! manco uno yakuza ci va in giro. Se la discriminante è l'utilizzo...la cosa diventa complicata, ma non credo che la discriminante artistica sia l'utilizzo. Penso invece che sia interessante suddividere le nihonto tra le epoche in cui esse erano potenzialmente utilizzabili e le successive epoche in cui furono delegate prima a simulacro e poi ad oggetto di studio e oplologia. Sempre tenendo presente la parentesi del conflitto mondiale.
  14. Dirò di più, limitare la nihonto all'interno del parametro "opera d'arte" è di per se uno sminuirne l'essenza, il valore ed il significato. Valutare una nihonto sul solo parametro di quanto essa sia opera d'arte è quanto di peggio possa produrre la cultura occidentale: il collezionista di nihonto. Con questo non vogli dire che possedere una collezione sia moralmente biasimabile; la cosa diventa penosa quando la raccolta ha pertinenza con motivazioni di accumulo e vanità piuttosto che con la comprensione della nihonto nella sua più profonda natura. Mauri , ti domandavi cosa penserebbe un samurai se sapesse la propria lama in mano ad un gaijin...ecco penso che si rivolterebbe nella tomba pensando alla propria lama in mano ad un collezionista, ad un raccoglitore (ce l'ho, ce l'ho, manca...vale molto, vale poco)
  15. Beh io ritengo che sia proprio così, la maggior parte delle nihonto che osserviamo sono opere di alto artigianato. Come dicevo prima l'opera d'arte (intesa come singola , unica, geniale ecc) è solo una piccola parte dell'universo nihonto. Ma qui ci si trova di fronte ad un problema semantico che andrebbe afforntato a priori. La parola arte, come la parola cultura assume significati differenti a seconda del contesto in cui compare. Esiste un concetto di cultura sociologico esempio " la cultura gapponese" un concetto individuale "la cultura di una persona" esiste poi la cultura morale "codice dei comportamenti dei giapponesi in un determinato contesto o periodo". Allo stesso modo quando diciamo "arte della spada giapponese" questo termine fa riferimento ad una tradizione di artigianato consolidata nel contesto storico/sociale nipponico, esattamente come quando diciamo arte della ceramica, arte della lacca. Non è dunque che tutte le opere in ceramica siano opere d'arte nel senso più stretto del termine. E' come quando diciamo arte della pittura, va da sè che non è che qualunque imbrattatele sia un artista. Bijutsu token significa proprio questo, la token è una forma di arte , ovvero è un aspetto culturale di una società in cui operano artigiani e tra i quali spiccano anche artisti. La stessa cosa non si può dire dell'aratro , non esite una "bijutsu dell'aratro" in quanto esso in generale è sempre rimasto un mero utensile. Ma si badi bene, il fatto di negare che ogni token sia potenzialmente una vera opera d'arte affermando invec e che essa sia l'espressione di una magnifica forma di artigianato comunemente denominata "arte della spada" , non sminuisce minimamente il valore dell'oggetto che continua a costituire espressione di una estetica raffinatissima ed archetipo di una cultura massimamente affascinante., nonchè testimone storico, simbolo antropologico e via discorrendo.
  16. Mah, io non la farei troppo complessa. L'arte è l'espressione della creatività innovativa, geniale, in continuità con una tradizione o uno stile autonomo. E' genio. Se uno è stupido il genio non lo capisce. Sia chiaro non parlo di nessuno in particolare...voglio dire...se uno è stupido non può rilevare il genio. Ma se uno è stupido non può capire di esserlo sennò non lo sarebbe :) Ora non è che il mondo si divida tra stupidi e geni. Grazie al cielo la maggioranza di noi uomini sta nel mezzo (anche se direi con una propensione maggiore verso la stupidità) . Qua non è una questione di diritto, non è questione di discutere se uno abbia il diritto o meno di definire come arte o meno le cose che vede. A me non frega nulla di tale concetto, per quel che mi riguarda possiamo anche circondarci di gente che osanna i paracarri e magari getta Pollock nella spazzatura, ripeto non mi interessa assolutamente. Sono assai lontano dalla volontà di bacchettare , di impedire a qualcuno di affermare le proprie opinioni. Semplicemente dico che la capacità di riconoscere l'arte è dote rara, rarissima. Esistono persono che non riconoscono e/o rifiutano questo loro limite, cosicchè ne fanno una questione di diritto: "Io ho il diritto di dire questo e quello, chi lo dice che hai ragione tu e non io" ...e via discorrendo con questi ragionamenti che non portano a nulla. Esistono poi persone mediamente intelligenti o anche sopra la media, che riconoscono il proprio limite ed -oltre a sforzarsi di migliorare la propria comprensione- si affidano alla guida di persone di cui si fidano e che ritengono maggiormente in grado di discernere nella materia in questione.
  17. Inoltre Manuel credo che tu stesso esprima un paradosso laddove affermi di non permetterti di giudicare. Il processo mentale del giudizio è perfettamente naturale, tutti giudicano...e lo fanno sulla base del proprio soggettivo, non occorre chiedere permesso a nessuno per giudicare, è un diritto innato. Entra poi nell'educazione sociale del singolo decidere cosa fare del proprio giudizio...esternarlo, relegarlo al privato, difenderlo con unghie e denti... Non è comunque esaustivo definire arte ciò che emoziona, ci sono massaie che ancora oggi si emozionano guardando Beautiful in tv. L'arte si manifesta dove un opera o una serie di opere segnano un carattere innovativo, un nuovo percorso espressivo che va oltre la mera esecuzione tecnica.
  18. Chi ha l'autorità?! Bella domanda. E anche se qualcuno l'avesse, ovvero gli fosse stata ufficialmente riconosciuta.... chi sarebbe poi colui che l'ha riconosciuta? Uovo o gallina? Grandi fisici nucleari dibattono continuamente sull'interpretazione dei dati di ricerca, hanno visioni soggettive. L'aspetto soggettivo non è da escludersi ma è comunque vincolato ad una necessaria sensibilità artistica che è dote di pochi. Paradossale, indemocratico, ingiusto , sarà ciò che volete... tuttavia se un idiota si emoziona davanti ad un paracarro non possiamo dedurre che esso sia arte. Se invece giochiamo a fare gli hippy possiamo affermare che " per quel tizio, per la sua soggettività, il paracarro è arte" ma sarebbe un errore in quanto tutto diventerebbe potenzialmente arte ed il significato stesso del termine si annullerebbe perdendo totalmente senso.
  19. Il fatto è che molto spesso ciò che gli occidentali vogliono proteggere ha ben poco a che vedere con la "giapponesità". Si tratta piuttosto di proteggere la propria nippo-ossessione. Quest topic nasceva su un quesito di Mauri relativo alla differenza tra arte e artigianato, tutti concorderanno che la capacità di riconoscere l'arte (escludendo per un attimo l'aspetto soggettivo) è data da una necessaria sensibilità dell'osservatore. A prescindere dalla conoscenza necessaria, la sensibilità artistica è una dote che alcuni di noi esseri umani non avranno mai. Non bastano studio e applicazione, è una dote che non tutti hanno e non si compra nè si sviluppa. Potrà non piacere a molti ciò che dico ma la sensibilità artistiica è una delle diverse forme di intelligenza che compongono il QI umano, c'è l'intelligenza logico deduttiva, l'intelligenza emotiva e tante altre...e l'intelligenza è difficilmente accrescibile. Allo stesso modo e per lo stesso motivo alcuni individui studiando ed applicandosi potranno diventare eccellenti artigiani ma mai, mai, mai, saranno degni dell'attributo di artista.
  20. Immaginate una società utopica. Immaginate un paese di tipologia europea in un'epoca recente con una ben definita classe sociale che ne determina molti degli aspetti culturali, non è un samurai però. Usiamo la fantasia. Il paese è "Managerlandia" e la classe in questione è quella di una sorta di dirigenti, colletti bianchi che dominano potenti molti aspetti della vita sociale, che hanno influenze dirette sulla politica e che sono animati da ideologie filosofico religiose che determinano e condizionano il loro agire. A Managerlandia la classe dei "colbi" (colletti bianchi) è la più rispettata, da secoli i colbi hanno gestito , amministrato, condizionato la storia. Antiche leggende raccontano dei primi colbi . Storie tramandate dalla letteratura, avventurosi testi in cui burocrazia etica e mito si fondono a costituire la base portante della cultura del paese. Ci siete? Avete visualizzato questo mondo di fantasia? Ok , procediamo. La penna stilografica ha sempre rappresentato l'anima del colbi, di generazione in generazione artisti ed artigiani hanno sviluppato la cultura della stilografica, sviluppandone stili, tecniche, decorazioni e via discorrendo. La stilografica definiva il rango del colbi, il suo status, ne rappresentava idealmente l'identità. Bene. Ora...fate un balzo avanti di qualche secolo ed immaginate una società diversa in cui c'è gente che si interessa alla antica cultura colbi. Collezionisti e studiosi di stilografiche colbi. Ok? Ora ditemi , sareste in questo caso ancora propensi a ritenere indegni , irrispettosi della tradizione tutti coloro che offrono deviazioni dalla cultura colbi? Riterreste ancora la cosa così importante? Sarebbe così scandaloso che qualcuno associasse un manga ad una stilografica? Ha ragione Renato quando dice che i giapponesi vedono i loro fumetti diversamente da come li vediamo noi. Vi dirò che ciò vale anche per la spada. Abbagliati dall'amore per l'esotico gli occidentali vivono la passione per la cultura giapponese in maniera spesso ossessiva. Il solo utilizzare il termine kissaki li fa sentire più profondi, più importanti, per un giapponese kissaki significa punta....PUNTA! capite? Il solo utilizzo di un vocabolario nipponico , pieno di incomprensibili kanji, li fa sentire esotici...fighi. L'indossare un hakama li fa sentire un po' samurai , magari poco perchè quali persone intelligenti sono anche capaci di razionalizzare cercando motivazioni più profonde per giustificare il vestirsi in modo così lontano dalla propria cultura. Però ...ammettiamolo...non sarò proprio un samurai ma qualcosa ho capito...un poichino lo sono dai! Che figo! Dai! Ammettiamolo! Non sarò un samurai completo ma sarò certamente più samurai di quell'ignorante del mio vicino che per passione va a ballare la salsa al circolo anziani ogni venerdì. ...E così si finisce per essere più bacchettoni dei giapponesi stessi, certo non vogliamo perpetrare la cultura nipponica moderna, siamo ambasciatori e tutori di quella antica! Cavolo che gran figaccioni che siamo. :) Non penso che nessun giapponese , mukansa o comune mortale si sia scandalizzato della mostra Evangelion. Nessuno nemmeno tra le massime autorità del settore. E per inciso trovo anche assurdo il tentativo ideologico di giustificare la partecipazione all'evento di nomi noti con l'idea che "sono stati costretti perchè in Giappone non puoi rifiutarti" . la realtà è molto più semplice. e va semplicemente accettata. In Giappone la spada vive una realtà molto meno mitizzata e per questo assai meno distorta. Non vi è alcun esotismo, nessun viaggio mentale. Essa è ciò che è, ad alcuni interessa, ad altri non gli frega nulla, altri ancora la considerano soggetta al mutamento come tutto. E non credo che presentare una shisakuto assemblata su una sorta di fucile futuristico viola e giallo possa in qualche modo mettere a rischio la preservazione della cultura...in Giappone.
  21. Grazie Roberto per avere nuovamente postato immagini di questa tachi, lavorare su questa lama mi ha dato molto, il suo sugata è veramente di proporzioni impressionanti. E' stato un avoro olto difficile data la stanchezza del tessuto. Sono certo che sia una lama dalla grande e importante storia spero si possa scoprire di più.
  22. L'intero koshirae sembra essere repro... Il fuchi, il rivestimento in pelle è certamente un falso... , lo hashi del kabuto gane pure... i presupposti non sono dei migliori, vediamo la lama. Foto please?

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La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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