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G.Luca Venier

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  1. G.Luca Venier

    Asta

    Beh, si. In toscana siamo particolarmente privilegiati.
  2. G.Luca Venier

    Asta

    Ecco, questo è il punto. Sia Manuel che Francesco, come me e te del resto, hanno iniziato fin da subito a vedere lame di buona qualità in Associazione. Il loro occhio si è allenato vedendo cose “giuste” e questa esperienza ha pagato presto; infatti non mi risulta che, quando Manuel acquisì la sua bella Gassan, avesse già fatto chissà quanti viaggi in Giappone, visto centinaia di lame Juyo Bijutsuhin e imparato a memoria i sacri testi. Tuttavia la sua valutazione visiva era già buona. Se volete, chiamatelo “imprinting”. La cosa più deleteria, non stanchiamoci di sottolinearlo, è che il novizio giri in internet ad esaminare e “riempirsi gli occhi” di lame di pessima fattura (sognando magari che ognuna di esse nasconda un tesoro). Il novizio dovrebbe avere l’accortezza di vedere, tassativamente, le lame migliori del mondo e, per farlo, va benissimo anche il web, oltre che i libri naturalmente, ma niente può sostituire l’esperienza diretta. Come dicono i grandi maestri giapponesi, le lame brutte possono compromettere per sempre la capacità di giudizio.
  3. G.Luca Venier

    Asta

    Sono del parere che “il colpo d’occhio” è fondamentale, al di là del fattore C e di chissà quale livello di conoscenza. L’esempio di Francesco e Manuel è indicativo: il loro percorso formativo è relativamente breve (nessuno dei due ha la barba bianca...). Evidentemente hanno sviluppato un ottimo colpo d’occhio perché l’hanno allenato con i capolavori. Qualcuno dirà: “questo si può fare solo andando in Giappone; e non è per tutti” Vero, ma i libri possono aiutare. Quello che invece non aiuta mai, anzi rischia di rovinare irrimediabilmente un buon colpo d’occhio, è studiare su quelle lame di bassa qualità che, per il loro relativo basso prezzo, attirano tanti novizi. Per questo la collezione di Paolo è encomiabile. Pur virtuale è sempre della massima qualità.
  4. G.Luca Venier

    Asta

    Per non dare “alito” a fraintendimenti, il nostro Paolo non è un inveterato detentore illegale di armi. La sua collezione è virtuale ed è senza dubbio un luminoso esempio per noi tutti.
  5. G.Luca Venier

    Asta

    A voler essere proprio pignoli la domanda di Gian non è del tutto peregrina. Però i casi di cui abbiamo esperienza, ossia casi in cui c’è stata “discrepanza” tra Questura di residenza e Dogana, sono stati tre (3) negli ultimi 15 anni e, in tutti questi casi, il problema verteva sull’obbligatorietà o meno del nulla osta. I motivi per i quali tre Questure, sull’intero territorio nazionale, abbiano in quei determinati casi affermato che “per l’importazione di katana il nullaosta non serve” non è dato sapere. Nè è dato sapere se, ad oggi, le stesse Questure adottino ancora lo stesso orientamento. La legge è chiara: il nulla osta è obbligatorio e la dogana infallibilmente lo richiede. Quindi non fatevi fuorviare e, in caso, spiegate bene all’ufficiale di turno che quella che intendete importare non è una spada in libera vendita come quelle che si trovano in cartoleria. Vale la regola aurea: i requisiti per ottenere il nulla osta ve li dice la Questura di residenza e, badate: se vivete in una città abbastanza grande (come ad esempio Firenze) possono esserci più sedi della Questura (oltre alla Centrale) che “coprono” le varie parti della città e che, a loro volta, potrebbero chiedere requisiti diversi. Quindi informatevi scrupolosamente e fatevi dire presso quale sede vi rilasceranno fisicamente il benedetto foglio e chiedete, poi, lì i requisiti per ottenerlo. Tutto ciò, ovviamente, prima di procedere all’acquisto. Gian, se la tua Questura di residenza richiede un porto d’armi (come talvolta capita), dovrai probabilmente rassegnarti a farlo. Tieni conto che, tra maneggio dell’arma e burocrazie varie, possono passare tre mesi per averlo. Qualcuno ci è riuscito in meno tempo ma, d’altro canto, si registrano anche attese che arrivano ai 120 giorni.
  6. G.Luca Venier

    Buon pomeriggio

    Non preoccuparti, Daniele. Anzi, qualsiasi domanda tu abbia in materia di Token tradizionale, falla tranquillamente ! Un saluto 🙂
  7. G.Luca Venier

    Asta

    Noto con piacere che la situazione ti è chiarissima ! 🙂
  8. G.Luca Venier

    Asta

    Hai fatto benissimo a chiedere, Giulio, ci mancherebbe. Siamo consapevoli che, a volte, le linee di condotta che ci siamo dati possano risultare strane o un po’ “estreme”. Nello specifico ci siamo resi conto, dopo decennale esperienza, che il confine tra commento “determinante” e “non determinante”, ai fini di una transazione, è talmente sottile e instabile che è meglio astenersi del tutto.
  9. G.Luca Venier

    Asta

    Beh, diciamo che la regola vale in primis per coloro che, implicitamente, parlano “a nome” della INTK, ossia i Soci e i membri del Consiglio Direttivo (come da Codice Etico). Per tutti gli altri non vige un vero divieto, semplicemente un invito a uniformarsi al gruppo. Comunque, non so se sei d’accordo, ogni tipo di considerazione può influenzare una transazione, non ultima una riflessione sulla presenza o meno di una linea di tempra. 🙂
  10. G.Luca Venier

    Asta

    Di regola, come INTK, non diamo opinioni su lame che sono oggetto di inserzione e vendita in corso. Se ne parlerà, casomai, in seguito 🙂
  11. G.Luca Venier

    Mi presento

    Ciao Angela e benvenuta
  12. Questo che dici è molto bello. Una delle cose più belle che ho letto nel forum negli ultimi anni. Si collega direttamente al pensiero di Giulio, in verità, e coglie un aspetto che raramente affiora: si studia la Token per cambiarsi dentro (preferibilmente in meglio). Se sai cogliere questo, istintivamente, hai già imboccato una strada maledettamente buona.
  13. Grazie per le precisazioni, Giulio; seguo il ragionamento e lo condivido in toto. Da questo punto di vista non credo che la INTK metta dei paletti, casomai consiglia (molto umilmente) un percorso. Siamo ben coscienti di quanto sia variegato il panorama degli appassionati di Token e il nostro sforzo è di accogliere tutti gli ipotetici interessati; nondimeno non possiamo prescindere da quello che è: 1) il percorso tradizionale per accrescere la conoscenza della spada giapponese 2) l’approccio corretto alla conservazione. Detto questo, le nostre “censure” riguardano principalmente la conservazione: è ovvio che ognuno è libero di fare ciò che vuole con le proprie cose, scartavetrare una spada come rifilare un quadro del ‘600 per farlo entrare meglio nella parete del salotto, ma un comportamento così irrispettoso non viene tollerato nella cerchia dei nostri Soci. Per quanto riguarda il “percorso” ci limitiamo a ripetere che, come per imparare il karate o il judo si segue un percorso tradizionale (ossia quello impostato dal maestro), così è anche per lo studio della spada. Ma nessuno è mai stato “ostracizzato” dalla INKT perché non ha imparato a memoria il Nagayama e abbiamo comunque massimo rispetto di tutti i cosiddetti “percorsi individuali”. Il punto è che i percorsi individuali portano assai spesso, ce lo dice l’esperienza, a cocenti delusioni che possono indurre alla fine della passione. Per questo non ci stanchiamo mai di ripetere le stesse cose 🙂 Per concludere, per quanto riguarda alcuni tipi di asta e conseguenti risultati iperbolici, resto dell’opinione che smuovono poco e sono specchi per le allodole. Una Yukihira Shinto a 130.000 euro, anche fosse stata forgiata sotto la guida di Inari in persona, non fa il prezzo di Yukihira in generale. E nemmeno garantisce che, in futuro, quella stessa lama (pur supponendo si tratti di un pezzo straordinario e rarissimo) possa trovare un acquirente disposto a spendere la stessa cifra. Quindi, tra tutti i “vettori di movimento” che hai correttamente ed esaurientemente elencato, questo in particolare è, a mio parere, il meno dinamico e più insidioso. Meno dinamico perché un oggetto pagato troppo rimane, comunque, spesso e volentieri “bloccato” nelle mani di chi l’ha acquistato. Più insidioso perché induce ragionamenti che poi, all’atto pratico, si svelano mere fantasie.
  14. Credo che come INTK cerchiamo proprio di evitare questo tipo di approccio. Ma, ad ogni modo, non colgo bene la connessione con l'argomento delle quotazioni "gonfiate" e relativo "movimento" di interesse nei confronti della Token. Non è polemica, ovviamente, mi piacerebbe capire il collegamento che hai fatto 🙂 Per fare un altro esempio. In Giappone i giovani generalmente non sanno assolutamente niente della Token: se, nel 2018, migliaia di ragazzi si sono messi in coda per vedere la Mikazuki a Kyoto (con conseguente innalzamento del "livello culturale" medio sull'argomento) il merito va ad un manga, non certo perchè qualche mese prima al Dai Token Ichi hanno venduto una Token a 600.000 euro. Dunque, da studioso e appassionato che si spende per diffondere la cultura della spada (la quale, ripeto, parla un linguaggio molto difficile) e non per aiutare chi può permetterselo a investire i propri soldi, devo ammettere di apprezzare più l’aiuto di un fumettaro che non quello di Sotheby's. Anzi, è probabile che Sotheby's "carburi" (e gli interessi carburare) esclusivamente quella ristretta cerchia di persone cui hai accennato.
  15. Ciao Giulio, intanto congratulazioni per l'acquisizione. Il Fujishiro dice che il lavoro di Kunihiro shodai è uguale a quello del padre Hirosada (che in seguito firmerà Yoshiie) ma non menziona il nidai. Che io ricordi, Hirosada è menzionato tra gli allievi di Tadayoshi shodai, ma non Kunihiro. Naturalmente, come ci si aspetta da un lavoro realizzato dal ramo Hashimoto, non vi è konuka hada la quale, ricordiamo, è quasi esclusiva dei lavori del ramo principale Tadayoshi/Tadahiro con qualche rara eccezione (ad esempio in Masahiro). Per integrare quanto detto da Enrico, è vero che la linea principale di Tadayoshi, e sopratutto il nidai (con 60 lavoranti in bottega), ha messo in piedi una vera "industria" a scopo di esportazione (in realtà l'imprenditore era Nabeshima...) a scapito di una certa qualità e dunque occorre essere sempre cauti. Però, al contrario, i rami cadetti mostrano un approccio più omogeneo, per quanto riguarda il livello qualitativo anche se, ovviamente, non arriva quasi mai a quello delle migliori lame della mainline. Il disegno dell'hamon l'hai correttamente individuato, infatti si tratta di un tipico esempio di gunome midare d'ispirazione Soshu; un classico tra le lame di Hizen, sia mainline che Hashimoto. Dalle foto non riesco a vedere bene la forma del nakagojiri. Ti allego un paio di oshigata per qualche confronto Questo viene dal Fujishiro ed è lo shodai Questo dal Degore, generazione non specificata Questo dal libro di Kanzan, generazione non specificata
  16. Sarà certamente interessante capire, in futuro, se ci è sfuggito qualcosa a proposito della Yukihira. Tuttavia a mio parere il punto del ragionamento su cui fare un'analisi più attenta è il supposto "movimento del mercato" determinato da queste quotazioni in asta. Su questo punto concordo con Enrico: "non muovono una mazza". Producono, casomai, un forte reddito per i diretti interessati nel brevissimo termine e accendono fantasie nei collezionisti, che però quasi regolarmente vengono deluse. Provo ad argomentare. Credo che il problema sostanziale consista nella tendenza, tutta occidentale, ad assimilare le spade giapponesi alle opere d'arte figurativa e a ritenere, dunque, che le Aste "facciano il mercato" e determinino le quotazioni successive. Le spade giapponesi, però, non sono opere d'arte in senso stretto, ma preziosi beni culturali. Non sono assimilabili ad un quadro o a una scultura e, soprattutto, parlano un linguaggio diverso. Per fare un esempio, anche un totale illetterato capirebbe, a vista, la differenza tra un Tintoretto e un quadro a olio di mio zio. Però non riuscirebbe a cogliere grandi differenze tra una lama di Nagamitsu ed una Paul Chen. Altro esempio, se con una pennellessa creassi una linea bianca su un quadro del Tintoretto, anche un bambino di quattro anni saprebbe dirmi che "qualcosa non va"; invece l'utsuri cosmetico postato da Enrico lo può individuare, a prima vista, solo un esperto. Dunque, il Tintoretto parla una lingua quasi universale, Nagamitsu ovviamente no. Però questo è un elemento essenziale non solo da un punto di vista semiotico o filosofico ma anche nel "gioco" delle quotazioni. Un Tintoretto non passerà mai di moda; la Token "soffre" invece dei trend del momento, e basta un film o un fumetto ben riuscito ad accendere o spegnere gli spiriti. Ecco che il Tintoretto, acquistato negli anni '90 per 200 milioni di lire, oggi farebbe certamente 200.000 euro (o magari assai di più) mentre la Ichimonji, acquistata negli anni '90 per 500 milioni, oggi non farà mai 500.000 euro (con buona pace di chi pensa che l'aura di Compton faccia ancora chissà quale differenza: gonfia i prezzi, si , ma non poi così tanto).
  17. Decisamente senza parole. Una cosa simile non l’avevo ancora mai vista (neanche al largo dei bastioni di Orione...)
  18. Si, ha conseguito un certificato NBTHK Tokubetsu Hozon nel 2019 (che sarebbe il certificato colorato con foto, qualora tu non lo sappia già riconoscere). Il documento in carta bianca coi timbri rossi e n.229528 è, invece, il menzionato torokusho. Memorizzane l’aspetto così, se ti capiterà di trovare un’inserzione che lo indica come “certificato” saprai fare le tue valutazioni. Per inciso, se la lama si trova in Europa e conserva ancora il suo torokusho in originale significa che è stata esportata illegalmente dal Giappone. Ma, ormai, sta qui...e bona. Nessun pubblico ufficiale giapponese verrà a reclamare. 🙂
  19. Se c’è una certificazione dovrebbe essere menzionata in descrizione. Da ricordare che il documento giapponese, chiamato torokusho, che laggiù consente il possesso di una lama non è assolutamente un certificato di autenticità. Lo menziono perché non è raro trovare inserzioni di vendita (es classico eBay) in cui si legge “lama con certificato” ma poi, in realtà, si tratta del torokusho. Vorrei anche sottolineare che, purtroppo, i cosiddetti “esperti” di catawiki, spesso e volentieri, non fanno altro che riportare ciò che gli riferisce il venditore. Dunque sempre di “giungla” parliamo e occorre sviluppare tecniche “da giungla” per uscire contenti. Non ultimo aspetto da tenere presente è che le autentiche rilasciate da commercianti o antiquari possono lasciare il tempo che trovano. Ogni autentica, che sia emessa anche da un perito giudiziario, può essere sempre messa in discussione da un altro perito. Quindi la cosa più importante è la credibilità ed il prestigio dell’ente (o della persona) che redige l’autentica. Ecco perché nel mondo della Nihonto si preferiscono i certificati NBTHK; non perché siano Vangelo o che nessuno possa, in teoria, metterli in discussione: semplicemente sono generalmente adottati come affidabili e, in pratica, nessuno li mette ufficialmente in dubbio.
  20. Il ragionamento non fa una piega e non credo che nessuno qui si possa scandalizzare, anche perché ogni studioso è felice di sapere che un pezzo che ha studiato per anni è, nel frattempo, cresciuto di valore e potrebbe consentirgli, vendendolo, di acquisire un altro pezzo magari più interessante. Tuttavia, se capita una lama che qualche anno fa è stata battuta a 10 e viene battuta oggi a 100, i casi sono due: o è stato riconosciuto un pezzo importante, inizialmente sottostimato, dunque si applica alla perfezione il ragionamento, oppure chi ha preso a 100 (per via di “dinamiche peculiari”) un oggetto che comunque vale 10 non potrà un domani aspettarsi di ricavarne 100. Prova ne sia il fenomeno che capita a chi, negli anni ‘90, ha pagato somme stellari (o comunque importanti) per lame che, oggi, sono invendibili per tali cifre. Gli esempi abbondano.
  21. G.Luca Venier

    Buon pomeriggio

    Ciao Daniele e benvenuto. Se avrai voglia di iscriverti alla INTK avrai modo di partecipare facilmente ai nostri incontri, che si svolgono molto spesso a Sesto Fiorentino, e esaminare da vicino vere Token (non da dietro una vetrina blindata) oltre a conoscere altre persone che nutrono i tuoi stessi interessi (manga e Lucas inclusi). Qui non trattiamo di lame da pratica, come beta ha più che esaurientemente spiegato, ma ti esorto a navigare tra queste pagine: troverai certamente spunti interessanti, anche se l’argomento sembra a prima vista ostico. Abbiamo tutti iniziato più o meno così. Un cordiale saluto
  22. Concordo con quanto scritto da Francesco. Questa firma 濃州関住兼友 non compare nei repertori, tuttavia risultano vari 兼友 attivi in Mino Seki, a partire dal Muromachi fino all’800, che potrebbero aver firmato anche così. Per una datazione più precisa occorre un esame dal vivo ma, a lume di naso, condivido il parere espresso da Francesco. Il koshirae mi pare “composito” e credo la saya non sia pertinente alla tsuka. La tsuka, invece, pare proprio una di quelle di Satsuma (abbiamo visto una mostra al proposito, qualche anno fa) e, anche se non ha valore artistico, è certamente un reperto non facile da trovare e più che degno di essere conservato. Naturalmente non è dato sapere quando effettivamente lama e koshirae si siano incontrati, se a metà ottocento in un arsenale oppure qualche anno fa nel negozio di un commerciante. Purtroppo gli “abbinamenti arbitrari” sono un grande classico nel mondo della Token e suoi fornimenti. Per quanto riguarda il restauro, è evidente che qualcuno ci ha già messo le mani, in tempi abbastanza recenti. Comunque può valer la pena farla esaminare da un politore certificato per avere un’idea più precisa dei “costi/benefici” di un intervento.
  23. Grazie beta, non riesco a vedere bene il sito da telefono quindi appena avrò accesso a un pc andrò a vedere 🙂
  24. Come sapete bene, ho le mie paturnie e non posso reggere un testo editato e tradotto così male. Peccato, perché sarebbe ben utile e, in realtà, alcune cose sono pure interessanti. Ad esempio la menzione delle spade dritte, da affondo, in uso nel primo Muromachi. In verità nei testi classici a proposito di uchigatana non se ne sente parlare (a mia memoria) e mai mi è capitato di vederne una. Però al museo di Edo vi sono degli interessanti rotoli antichi che raffigurano gli Ashigaru, “gli stronzi della truppa” come li avrebbero chiamati in Vietnam, e tutti portano lame certamente diritte, molto simili alle strisce occidentali, portate alla cintura. Quindi l’ipotesi che il prototipo di uchigatana fosse al principio diritto non è proprio buttata lì. C’è da dire che quelle armi in particolare, certamente di arsenale quindi di fattura assai mediocre, si sono verosimilmente estinte abbastanza presto e probabilmente sono state rifuse per altri scopi contingenti, magari per realizzare alcune di quelle belle spade del periodo successivo.
  25. Vedi bene che anche i libri più blasonati possono fornire dati incompleti. Benvenuto nel mondo della Token !

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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(proverbio popolare giapponese)

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