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G.Luca Venier

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  1. Ah ah, grazie Paolo, dell'analisi capillare.... il 'quasi' nbthk è impagabile ! Direi comunque che, nell'era degli scanner, una simile 'libera interpretazione' può considerarsi un 'vero-falso d'autore'.....
  2. Forse il certificato non è propriamente un tarocco, ma una specie di 'carta' di accompagnamento che prende in qualche modo ad esempio i certificati 'riconosciuti' (che sono di vario tipo, per averne un'idea: http://www.shibuiswords.com/papers1.htm). Io non conosco il giapponese e qui Sandro potrebbe essere illuminante ma mi pare di leggere in questa riga il nome del 'forgiatore' (o della ditta di produzione), che è poi quello inciso sul nakago. Ciò che mi salta all'occhio è l'apparente imperizia di chi ha effettuato l'incisione sul metallo. Si potrebbe quindi anche pensare che la 'carta di accompagnamento' sia genuina (ci sono anche delle parti scritte a mano, se non mi inganno) e l'iscrizione della lama fatta per 'adattarsi' alla carta. A questo proposito: viste le ultime numerose inserzioni in rete di 'soli certificati', principalmente vecchi certificati NBTHK, e la facilità con cui questi si potrebbero 'abbinare' alle lame (ed a tsuba), specie mumei, sarà consigliabile in futuro tenere gli occhi ancora più aperti e non farsi troppo abbagliare dalle 'carte' !
  3. A mio parere il nakago, dopo la modifica, potrebbe essere stato immerso nell'acido fin qui: Nella parte sopra la linea l'aspetto del metallo mi pare decisamente diverso, mi sbaglio ? La forma generale, poi, sembra piuttosto 'sgraziata'....
  4. Un bell'esempio, Mauri. A prima vista, dalla foto, può sembrare una lama koto ma col 'nakago sbagliato' (ed anche abbastanza brutto, il mekugi ana sembra fatto coi denti...) ! Il boshi ha un aspetto strano, da una parte pare quasi normale, dall'altra sembra come al lumicino; ma forse è la fotografia. Può essere del tardo ottocento, giusto ?
  5. In questi due punti a me pare di vedere dove la lima ha, di punto in bianco, abbassato lo spessore dei margini del nakago, che altrimenti avrebbe proseguito piatto. Però una vista dall'alto toglierebbe ogni dubbio.
  6. Secondo me in questa foto (e, forse, ancor meglio che dal vivo per via della luce radente) si può vedere un vigoroso (e brusco) lavoro di risagomatura del nakago, che parte infatti molto più 'piatto'. I fori, poi, si possono facilmente rifilare/correggere, anche senza farne altri (perdendo comunque l'aspetto originario).
  7. Grazie Francè, sempre pronto di riflessi !
  8. Sicuro, infatti di solito è così. Ma dice anche che venivano realizzate lame in stile Yamashiro, e hamon ko suguha, e questo mi ha incuriosito. Sono alla ricerca di materiale iconografico al proposito. Ad es. questo: Comunque, a parte questa mia fantasia, cercavo 'illuminazione' su certi miei personalissimi dubbi su com'è l'aspetto 'tipico' di una hada ko-mihara (come ho scritto nell'intevento, ahimè, forse troppo lungo !)
  9. Giustissimo. Ed io sono sempre pronto alla figuraccia...una volta saputo il peso 'pesato' !
  10. Non era per bassa truppa, ma per 'guardie scelte'...almeno così raccontano ! Quindi non penso affatto fossero armi 'a perdere' anzi, armi estremamente fatte bene per un utilizzo 'estremo' (tirare alle gambe di un cavallo in corsa è, posso solo immaginare, come tirare un fendente al montante del tettuccio di una 500, a 50kmh...). A mio parere occorre proprio una forgiatura di alto livello, senza difetti e con un tagliente impressionante per non rompersi al primo impatto. Al di là di ciò, francamente non penso che questa specifica lama abbia mai visto un campo di battaglia da vicino. Comunque, ripeto, magari è solo un mio film...era giusto per offrire un'alternativa affascinante, tanto quanto l'ipotesi principale !
  11. Si, forse sopra non mi sono spiegato bene: l'ho trovata maneggevole perchè la distribuzione dei pesi suggerisce facilità nel riposizionarsi velocemente in copertura dopo un qualsiasi attacco, anche a vuoto. Nelle lame che prevedono un impiego in battaglia campale, che dura ore (o giorni) è un aspetto di decisiva importanza. Nelle lame presupposte per singoli duelli è un aspetto meno importante, e ci si può basare maggiormente sulla forza dell'utilizzatore (avendo impiego in uno spazio di tempo assai ristretto). Considerato che fosse originariamente un nagamaki, in assetto originario sicuramente era più pesante ma, nel complesso, forse più maneggevole di adesso.
  12. Dunque, ho avuto il piacere di passare un pomeriggio con Massimo ad esaminare questa lama, in una delle fasi finali della politura. Questo un paio di settimane fa. Ora, chi è stato presente all'ultimo kantei di Sesto ricorderà che anche De Feo, in quella circostanza e sulla base di quello che si poteva vedere prima della politura, propendeva per una lama shinshinto; col beneficio del dubbio. Quando sono arrivato da Massimo la prima cosa che mi ha detto, particolare che lo aveva subito colpito, era che la lama 'non rispondeva alle pietre' come di solito fa una lama shinshinto. Una sensazione che, ovviamente, può riferire solo un politore esperto e che io ho preso come un dato 'di fede'. Da parte mia quello che ho potuto notare subito è stata l'estrema maneggevolezza, cosa 'strana' per una lama così potente ed imponente. Non saprei dire se il peso, in assoluto, fosse inferiore alla media. Non l'abbiamo pesata in quel momento. Però, dopo anni di pratica, per il fatto che ho potuto maneggiare anche lame molto importanti (per graziosa concessione di generosi maestri), posso dire di essere in grado di riconoscere una lama ottocentesca più 'al tatto' che osservandola al microscopio, a parità di peso. Ma anche questo è un commento cui non posso affiancare nessuna altra 'prova' comprensibile a chi, magari, non ha praticato mai. Ed anche questo, ovviamente, con beneficio di inventario ! Massimo, allora, mi ha fatto notare un chiaro 'riflesso' sul metallo, dalle parti del machi, ipotizzando al momento che potesse essere mitsukage. A conforto di questa 'ipotesi' il fatto che la linea di tempra non mostrasse un nioiguchi tanto 'vigoroso', ma un aspetto leggermente stanco, non 'deciso'. La hada, per quanto ben omogenea e compatta, mi ha dato, sul momento, effettivamente l'idea di una hada koto (ma dire koto è vago: diciamo, non di una hada ottocentesca); sicuramente una 'grande' hada, con quasi nessun difetto di tempra. Per questo, finita magari nel fuoco (cosa per niente rara), è stato deciso di ritemprarla per far rinascere una 'grande' spada. Di questo si è parlato quel giorno. Evidentemente, a politura ultimata, sono sorte nuove e decisive considerazioni. Sicuramente un'attribuzione alla ko-mihara è estremamente affascinante ed è corroborata da molti indizi. Sono estremamente curioso di conoscere i piccoli dettagli della speculazione che ha portato a questa soluzione. Da parte mia, non per fare il bastian contrario (non me lo posso permettere...) ed unicamente per quanto riguarda l'aspetto della hada, vorrei porre un quesito: davvero questa è una tipica hada ko-mihara ? Con masame praticamente solo nello shinogiji e nel boshi, per il resto un mokume veramente impeccabile ed omogeneo ? Non sarebbe più coerente la presenza di masame anche in tutto il resto della lama, ad ottenere un aspetto, come giustamente notava Simone, di 'minor ordine' pur nell'eccellenza? Come ad es. in questa hada: O in questa: E magari presenza di o-hada, come qui: Comunque, in attesa di autorevoli conferme, oggi mi sono fatto questo 'film': Il nagamaki è un'arma piuttosto 'inusuale', nel senso che non ha molte applicazioni efficaci in battaglia ed è di difficile utilizzo rispetto ad altre armi. Quando ho avuto modo di provarne una (moderna) mi è venuto da pensare ad un'arma 'monouso': se ti entra il colpo, bene. Se vai a vuoto, prega. Se, dopo aver colpito un cavallo al galoppo, ce l'hai ancora in mano e tutta d'un pezzo, sei davvero un guerriero notevole. Ad ogni modo ho pensato: quest'arma qui, così ben bilanciata, deve essere stata costruita per essere davvero efficace, non per essere un dono od un'offerta. Ho pensato quindi a chi preferiva l'utilizzo di questa particolare arma: in realtà due nomi fondamentalmente: Oda Nobunaga e Uesugi Kenshin. Pare che questi due prodi 'paladini' avessero specificatamente equipaggiato delle squadre con quest'arma. Chi potrebbe aver realizzato quelle armi ? Qualcuno nel territorio d'influenza di Nobunaga? Ho pensato: Scuola Kanesada. Certe cose potrebbero anche tornare: lama veramente tagliente e bilanciata, hada mokume ben omogeneo e masame dichiarato nello shinogiji e nel boshi, shirake utsuri (se, a quanto pare, non è mitsukage), metallo dall'aspetto chiaro, è nota per aver realizzato proprio questo tipo di lame. In più sono noti lavori in chiaro stile Yamashiro. Se fosse parte di una produzione per le squadre di Nobunaga si potrebbe anche 'giustificare' il fatto che sia nata mumei. Ma forse esagero col sakè, nel pomeriggio...perdonatemi !
  13. Massimo, ho visto che non l'hai messo nella descrizione: quindi alla fine hai stabilito che non c'è mizukage ?
  14. Ho avuto il privilegio di vederla 'in corso d'opera', veramente una lama interessante (ed impressionante). Complimenti vivissimi ! Sono molto curioso anche io di conoscere le ultime riflessioni di Massimo su questa spada.
  15. Bravo! Grande risultato con piccolo sforzo....bella ri-presa!
  16. Ho visto sulla baia un paio di altri volumi in questi giorni (tra i quali il primo, se non erro)...ma non ci sono già più: hai colpito ?
  17. Replica cinese. Vale giusto quello che hai pagato
  18. G.Luca Venier

    ciao

    Ciao Luca, benvenuto. Siamo compaesani, anche se in verità ormai sono toscano di adozione Per la tua lama: leggiti bene questo topic http://www.intk-token.it/forum/index.php?showtopic=6984 prendi le misure, fai delle foto decenti alla lama, soprattutto del boshi e del nakago. Realizza un minimo di scheda ed inseriscila in Consigli e Discussioni varie. Buon lavoro
  19. Ho parlato con Massimo sull'argomento: in effetti la hada è determinante per quanto riguarda la formazione dei sunagashi. Nel boshi della lama in questione infatti vi è del masame. Per quanto riguarda le lame Soshu, i sunagashi nella linea di tempra si formano maggiormente nei punti in cui la hada lo permette, dove essa minimamente si 'allunga' (anche se non si può parlare di masame).
  20. Bravo Francè, bella presa ! Assieme a questo, http://www.intk-token.it/forum/index.php?showtopic=7102, possiamo pensare di iniziare a mettere su una collezione 'antiquaria' di libri suile token !
  21. G.Luca Venier

    Salve a tutti ^_^

    Benvenuto Claudio, e buona pratica !
  22. Scusa, ma tu cosa ci leggi su www.sousuishiryu.jp/ ?? Sei bravo in giapponese, allora ! Tornando alla Sōsuishi-ryu: trovo molto interessante la pratica parallela dei kata 'a mani nude' con quelli con la spada. Purtroppo non condivido lo 'spirito' che vagamente si capta sul sito del Seibukan di NY, un pò i consueti discorsi sulle 'differenze' tra le scuole di iai-jutsu e quelle di iai-do, sull'efficacia 'in combattimento' rispetto alla ricerca 'formale', sulla 'velocità di estrazione' e via dicendo...a mio parere un pò la solita 'aria fritta', dal momento che al giorno d'oggi non mi risulta sia consuetudine, tra membri di scuole diverse, lo sfidarsi ad un confronto diretto con la katana in mano..... E adesso datemi pure addosso.........
  23. Figurati, è un piacere ! Piuttosto grazie a te, mi hai fatto scoprire una cosa nuova: non sapevo che la Sōsuishi-ryu avesse anche dei kata con la spada, sapevo solo dei kumiuchi-kata.
  24. Molto interessante Francesco; da 'anziano' praticante di Judo, la storia la sapevo da un' altra 'angolazione' : http://www.nyseibukan.com/SJJK/sjjk.html http://www.nyseibukan.com/ http://www.jigorokano.it/JKORG/Sosuishi%20Ryu.html Ai tempi mi pare affrontammo qualche tecnica di questa scuola, soprattutto strangolamenti 'in piedi' e leve articolari che generalmente non si applicano nel Judo 'sportivo'

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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