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getsunomichi

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  1. Tempaccio, a quanto vedo... Buone Ferragosto e buone vacanze a tutti.
  2. Torna spesso fuori la Dotanuki. Nota per la sua possanza al punto da farne la lama televisiva per eccellenza, quella di Itto Ogami, il Lupo Solitario col bambino. Forse non tutti sanno che il celebre attore che interpretava la serie televisiva fu talmente ossessionato da questa scuola da divenire collezionista solo di questo particolare tipo di lama. Sarebbe bello se qualcuno dei vecchi del forum ce ne parlasse, anche se su questa lama forse ha un senso relativo perché se ben ricordo questa scuola non utilizza mai bo-hi. Ma forse ricordo male...
  3. Esatto, Beta. Quando compare un fumbari marcato, come nello yamashiro e yamato den, in genere ci si arriva con grazia. Sono una caratteristica presente anche nel primo Bizen. La spada arriva al piccolo kissaki gradualmente e con una curvatura più armoniosa ed elegante. Una qualità che si è persa dal tachi al katana e dal koto allo shinto, probabilmente perché cavaliere e fante usano l'arma in modo diverso. Il cavaliere impugna la spada sempre con una sola mano. Quello sfinarsi armonioso realizza perciò spade lunghe ma al contempo molto leggere e maneggevoli. Oggetti che non pesano mai in punta. Per una pesante spada a due mani, queste sottigliezze diventano oggettivamente meno importanti. Però per chi oggi considera la spada giapponese un oggetto d'arte, a mio parere, sono dettagli che contano. Credo che le differenze tra i Togishi siano da considerare oggi non solo nella abilità manuale (che resta comunque fondamentale), ma anche nel gusto e nella cultura con cui interpretano il restauro. La capacità di tirare fuori il meglio pur restando nel solco della tradizione dell'oggetto in esame. Difficilmente chi prende in mano una spada ha piena coscienza di questi dettagli, eppure grazia ed eleganza gli arrivano immediatamente. Ora, sarà una mia impressione, ma gli accostamenti operati da Betadine nelle immagini qui sopra dovrebbero rendere tutto ciò in modo piuttosto evidente. Lo ringrazio. Cosa ne dite?
  4. È chiaro che si gioca. Concordo con tutta l'analisi di Gianluca, tranne sul monouchi. Non è tanto una questione di hamon, è che la lama sembra in qualche modo sgraziata. Ha la pancia di un tedesco che ha ecceduto con la birra nell'ultimo ventennio. Da giovane doveva avere un altro profilo...
  5. getsunomichi

    Agosto alle porte

    Grazie Betadine, Buone vacanze a tutti.
  6. Premetto che la lama mi piace. Ma sapete anche che gli oggetti che hanno una storia di lavoro sul campo hanno per me un fascino particolare. Si tratta di un oggetto massiccio, fatto per essere usato. Le foto traggono un po’ in inganno mettendo in risalto un sori che è frutto più della differenza tra moto e sakihaba che non reale. Ma l'usura del monouchi gioca un ruolo importante in questo effetto, originariamente la lama non doveva essere così sfinata verso la punta. Anche il suriage e lo sguscio che entra nel nakago contribuiscono a dargli questo sapore antico, ma forse la pesantezza iniziale della lama ne traeva notevole giovamento di maneggevolezza. Complessivamente la mia impressione complessiva è di un primo shinto o di poco prima. Non sembrano emergere kizu madornali, per cui potrebbe meritare un restauro.
  7. Sarà, ma come spesso accade, dice cose che a caso non sono. Evochi infatti un pino-terra, un susino (o cigliegio) fuoco, un bambù vento, un salice-acqua è un loto-vuoto.
  8. Tocchi tanti temi, molti non adatti a questa sede. Se uno desidera capire perché questi cinque organi sono vitali, deve comprendere perché come e quando colpirli è perché l'esito è quello di portare la morte a chi è colpito per emorragia interna o per blocco del funzionamento elettrico-nervoso. Vi è un libro che ne parla, viene tramandato da secoli da maestro ad allievo delle arti a mani nude, si chiama Bubishi. L'arte che ne tratta e spiega come questi organi vadano colpiti e con quali parti del corpo si chiama in giapponese Kyusho, anche se molti utilizzano ancora l'antico termine cinese di Dim mak. Non mi piace parlare di ciò, non è materiale da internet e anzi ne ho già parlato più del necessario.
  9. getsunomichi

    Emozioni e Sentimenti

    Grazie Beta per le suggestioni. Vi posto una delle tante immagini floreali dove il protagonista è il Vuoto.
  10. getsunomichi

    Emozioni e Sentimenti

    ...non so come sei arrivato a queste foto, ma di quattro di questi sette vi ho parlato a lungo.
  11. getsunomichi

    Emozioni e Sentimenti

    Le arti sono piene di contraddizioni. Certo, anche la Scienza è un'arte, ma le sue contraddizioni sono nascoste ai più. Anche il combattimento è un arte. Fatta di continue contraddizioni nascoste ai più. Ad esempio, una persona naturalmente veloce tenderà a sviluppare sempre di più questa capacità fino al momento in cui si accorgerà di non essere abbastanza forte e ampio nei movimenti. Dovrà perciò dedicarsi a sviluppare la forza. Viceversa, l'uomo naturalmente grosso continuerà a sviluppare le sue masse muscolari fino al momento in cui si accorgerà di essere lento. Sarà per lui necessario studiare la velocità. Gli elementi che abbiamo studiato non sono disposti casualmente. Sono a due a due in opposizione. Terra opposta a Vento e fuoco opposto ad acqua. Non chiedetemi perché. È così e basta. È dato nascere forti in un elemento. Qualche volta due. Ma mai in due elementi opposti. Pertanto, occorre sviluppare al massimo la propria dote naturale è preferita. I Giapponesi parlano di "Tokui". Ma dopo i primi venticinque, trenta anni di pratica, ci si accorge che è necessario andare ad esplorare l'elemento opposto. L'elemento opposto, ci si accorge piuttosto in fretta, ha regole e modalità opposte. Ma col passare degli anni, perde la sua caratteristica di opposizione. Ci si rende perciò conto che è la stessa cosa del primo elemento. Solo che lo sguardo con cui lo si vede è diverso. Però è la stessa cosa. Quando ci si rende conto di questa cosa, si finisce per non essere più dominati da un elemento. Si finisce per entrare nell'elemento più adatto in modo naturale, a seconda della necessità. Questo si chiama il quinto elemento. Il Vuoto. Detta così, sembrerebbe una cosa piuttosto chiara. Paradossale, forse, ma chiara. Invece non è così. Perché questa cosa va compresa col corpo. La comprensione mentale non solo è inutile. È pericolosa. Ci fa pensare di aver compreso. Più pensiamo di aver compreso e più ci allontaniamo dalla comprensione. Per questo del Vuoto si parla poco volentieri. Più se ne parla e meno se ne è compresa la sua natura intima. E allora come si studia e come si comprende il Vuoto? Appunto, non lo si fa. Arriva. Detta così sembra una specie di magia. E forse lo è davvero. Per altro, si tratta di qualcosa di assolutamente soggettivo. Una emozione. Quando due che sanno cos’è il Vuoto si trovano in genere sorridono. Non ne parlano. Perché non esistono le parole per parlarne. Si potrebbe dire che se il ki è una sensazione, ku è un'emozione. Ma si potrebbe dire che vale anche il contrario. Oppure che sono due aspetti della stessa realtà. Ed è forse per questo che questo quinto elemento viene paragonato al Vuoto quantistico o all'Etere degli alchimisti. Se non è possibile descriverlo, si possono però descriverne gli effetti. In questo elemento i pensieri cessano. Non è che uno decide di non pensare. Semplicemente si azzittiscono. Si entra in uno stato mentale abbastanza strano, dove si attenua molto la percezione di sé e di altro da sé. Sembra che tutto confluisca in una sorta di unica realtà che è governata da un algoritmo che ci è noto. Anche se non sappiamo bene quale sia. Anche il proprio avversario fa parte di questa realtà. Anch'esso "è noto". Noti diventano i suoi movimenti che, per qualche motivo, sembrano diventare incredibilmente lenti. O forse sarebbe meglio dire che questa dimensione ha uno scorrimento del tempo diverso dalla realtà usuale. Forse sarebbe più proprio dire che il tempo, come lo spazio non sono distinti e fanno parte di quell'unica realtà nota, in cui viviamo. Anche le nostre azioni seguono quest'algoritmo. Non è più necessario pensare. Le cose succedono, per come devono andare. Diventeremo un elemento o l'altro a seconda dell'occorrenza, ma non per scelta. Per destino. Tutto funziona inevitabilmente, come per magia. Non si può fare niente perché ciò accada. Se accade, bene, siamo più contenti. Ma se i pensieri non si zittiscono, perché siamo preoccupati, agitati, ansiosi, certamente la magia non accade. Per questo, talvolta si parla di relazione con la meditazione Zen e si dice che un'arte marziale è meditazione in movimento. Ma secondo me è una sciocchezza. La meditazione zen ci procura una sensazione di pausa dal mondo. Qui invece si è estremamente dentro il mondo e la sua realtà. Corpo e mente, ancorché fusi, sono attivi ed agiscono conformemente con quanto necessario. Ma i movimenti avvengono per destino, sono fatti da un altro. Nella tradizione guerriera di parla spesso di Dio che è venuto a combattere per nostro conto. Beh, la sensazione è quella... Vale solo per il combattimento? Non credo. Credo che valga per tutti i lavori. Ma credo che ciò non possa accadere se quel lavoro non ha un po’ trasceso la sua dimensione quotidiana, per diventare qualcosa che esprima qualcosa di noi stessi. Qualcosa che diviene una ragione di vita. Qualcosa che ci permette di trasmettere agli altri la nostra passione e le nostre emozioni. Insomma, in Occidente chiamiamo questo qualcosa, Arte. Credo che sia per questo motivo che il lavoro in Giappone è così fondamentale. Esso non è tanto o solo la realizzazione sociale di un uomo. Esso è la dimensione in cui si concretizza la propria Anima.
  12. getsunomichi

    Emozioni e Sentimenti

    Vi chiedo un po’ di pazienza per questo elemento. Per tradizione, di questo elemento non si parla. Vi sono tanti buoni motivi. In primo luogo, perché sono ad esso legati emozioni e sentimenti difficilmente esprimibili a parole. Proprio per questo, parlarne rivelerebbe il fatto che di questo elemento non si è capito granché. Potrei facilmente appellarmi alla fisica delle alte energie, riuscendo forse anche ad interessare. Ma mi sono fatta l'idea che in questo momento, per capire il parallelo che passa tra la spada e chi la tiene in mano, sia più interessante parlare di combattimento. Allo stesso tempo, vorrei evitare di scopiazzare in maniera più o meno propria dai contributi di adepti Zen et similia. Un po’ perché le avrete già tutti lette a memoria. Un po’ perché fino ad ora ho pescato dal mio patrimonio personale, convinto che in questo modo avrei potuto declinare in modo concreto e comprensibile a tutti, scritti che molto spesso restano freddi, astratti è tutto sommato privi di senso. Non voglio fare il prezioso e ve ne parlerò, ma ho bisogno di un po’ di tempo. Spero di non abusare troppo della vostra pazienza.
  13. getsunomichi

    Emozioni e Sentimenti

    Beh, questa volta l'introduzione l'ha già fatta Beta. L'acqua è un elemento che accoglie, che avvolge, che culla, che nutre, come una madre. In fondo, come quell'utero che ci ha visto crescere e diventare un essere umano. Uomini o donne, siamo fatti principalmente dall'acqua ed è dall'acqua che ogni specie complessa di questo pianeta filogeneticamente proviene. Impensabile pensare alla vita senz'acqua, elemento che ci ostiniamo a cercare per primo sugli altri pianeti (dove per inciso potrebbero esistere forme di vita basate su altra biologia 😂😂😂). Ma cosa significa diventare acqua in un combattimento. Beh, l'acqua accoglie, trasforma. Sempre cede e mai recede. La prima volta che incontrai l'acqua in combattimento risale ormai a venticinque anni fa. Ero un agonista piuttosto forte a livello nazionale e.. beh, allora c'erano davvero poche cose che mi facevano paura. Come deve essere per un giovane. Per giunta avevo appena passato l'esame di terzo dan, una cosa piuttosto rara per persone giovani, specie in scuole tradizionali, dove gli esami possono essere affrontati solo dopo un certo numero di anni. Frequentavo una palestra piuttosto nota nel milanese, dove insegnavano i migliori maestri. Mi allenavo con molti di loro. E fu uno di questi ad insegnarmi l'acqua. Quel giorno, la lezione era tenuta da un giovane maestro giapponese. Non giovane come me, ma anch'egli allora solo terzo dan. Si tratta tutt'oggi di un uomo davvero eccezionale, per intelligenza, sensibilità e cultura. Il Karate, se così possiamo dire, è il suo hobby. Si tratta infatti di un pittore molto noto, che venne a studiare in Italia proprio per perfezionare la sua arte. Le sue opere, inequivocabilmente Giapponesi, mi ricordano però vagamente più Kandinsky coi suoi cerchi che non il Rinascimento italiano. Lui declina però le sfumature del colore in una sorta di frattura orizzontale, quasi un numero uno giapponese (ichi) tagliato nella tela da una katana... ma sto divagando, torniamo all'arte che conosco meglio. Forse intuendo la mia baldanza e la mia sicurezza, ci propose un nuovo esercizio di combattimento. Dovevamo portare un colpo al viso dell'avversario. Senza preavviso. Con il braccio che volevamo. Con la velocità che ritenevamo più opportuna. Da una distanza di meno di mezzo metro. Si da il caso che la tecnica con cui dovevamo colpire era una delle mie preferite. Forse il colpo più veloce di cui disponevo. Certamente quello che mi aveva permesso di vincere decine di competizioni. Fra tutti, scelse me per mostrare l'esercizio. Un caso?!? Si mise di fronte a me, con il suo gentile sorriso, guardandomi dal basso in alto, ... perché gli davo una buona spanna in altezza. Quindi mi invito educatamente a colpirlo. E divenne acqua... Non percepivo alcuna aggressività in lui. Solo dolcezza e mitezza. Portai alcuni colpi a media velocità, come forma di rispetto per chi sta mostrando un esercizio al gruppo. Ma con la medesima gentilezza di prima, egli mi chiese sé questa era davvero la massima velocità e potenza che sapessi esprimere. ...Allora comincia a fare sul serio. I colpi che portavo divennero sempre più forti e veloci, una persona non allenata non sarebbe nemmeno stata in grado di vederli arrivare. Ero tranquillamente in grado di portarne tre al secondo a piena potenza e da angolazioni differenti. Ma egli, restando attento, sereno e sorridente, accoglieva cordialmente i miei attacchi. Fermo, senza recedere di un solo millimetro. Intuendo ogni volta da dove il mio attacco sarebbe arrivato. Non gli facevo male e non me ne faceva neanche lui. Provavo solo la frustrante sensazione di uno che cerca di fare buchi nell'acqua. Quando ormai le mie braccia cominciavano ad essere stanche e a rallentare, sempre sorridendo, mi fermo. Chiese agli allievi di mettersi a coppie e di provare l'esercizio. Da quel giorno, considero i dan inutili pezzi di carta, se non sono suffragati dalla reale capacità di padroneggiare un'arte per davvero. Come l'avversario terra, anche l'avversario acqua mantiene la posizione. Ma al suo contrario, egli non è mai lì. Come l'acqua, egli prende sempre la forma più opportuna, senza mai essere davvero quella forma. Ma se decide di attaccare, sa compattarsi improvvisamente nella violenza di un'onda che si abbatte su di te, senza che ci sia il modo di arrestarla. Allacqua non interessa mantenere il Sen. Essa fluisce continuamente e inesorabilmente di fronte a qualsiasi ostacolo. Aggirandolo dolcemente, levigandolo, trasformandolo, accogliendolo. Come avrete già compreso, sono esattamente le qualità che ad essa vengono richieste in fase di tempra della lama. All'acqua il compito di accogliere la calda lama agendo in modo differenziato. Esaltando le caratteristiche della lama. Per certi versi anche modificandone lievemente la forma, sempre però nel rispetto della sua Natura primigena. Da sempre, questo il compito di una buona madre. E forse anche di una buona compagna.
  14. getsunomichi

    Emozioni e Sentimenti

    Fuoco e aria sono i due archetipi che questo Servitore dello Stato ha perseguito sino in fondo. Questi elementi si nutrono e si equilibrano a vicenda. Questi elementi lo hanno atteso in fondo alla sua strada. Come per il Bushi, lo spessore di questi uomini non si misura dal numero di giorni vissuti. Non lo si misura nemmeno da come si è andati incontro al proprio destino. Lo si misura da come si è vissuto.
  15. getsunomichi

    Emozioni e Sentimenti

    Avrete certamente notato che il fuoco ha una direzione. Punta al cielo. E dal cielo proviene. Gli uomini primitivi lo hanno avuto in dono dal fulmine, prima di apprendere come generarlo a volontà. Si tratta perciò di un dono delle stelle e della più grande è vicina in particolare, il sole. Come il sole, il fuoco scalda e illumina, regalandoci in piccolo ciò che deriva dal suo padre celeste. La fiamma è spesso legata alla manifestazione di Dio Padre. Col passare del tempo, i fisici gli anni dato un nome più preciso. Energia. Esistono molte forme di energia, ma nessuna incarna così bene, in termini chimico-fisici, termodinamici ed elettromagnetici la sua manifestazione. I Giapponesi utilizzano un ideogramma preciso che è creato dall'associazione dell'ideogramma riso e vapore. Come ad indicare che l’energia non si può che ottenere dalla fiamma che cuoce il riso. Quell'ideogramma si legge ki (energia). A ben vedere, un suono non molto diverso da ka (fuoco). E poiché l’energia racchiude in sé la potenzialità di compiere un lavoro, di svolgere un azione, il fuoco porta con sé anche il significato di prendere l'iniziativa, di intraprendere un progetto, di seminare. Sono caratteristiche maschili, che i Giapponesi identificano con un altro importante ideogramma. Sen. Lo si ritrova in parole come Sensei, maestro, ovvero colui che ci precede sulla Via e di cui seguiamo l'iniziativa. Ma anche in parole legate alla strategia del combattimento, come sen no sen, tai no sen, go no sen. Non mi dilungo, perché ci vorrebbe un libro, ma corrispondono vagamente ad attacco di iniziativa, incontro e rimessa. La strategia vincente è quella di mantenere il Sen, l'iniziativa, il progetto. Che non significa affatto che bisogna agire necessariamente, attenzione, ma che non ci si deve far irretire dalla strategia dell'avversario. Il fuoco porta perciò in sé anche il concetto di strategia e di intelligenza. A ben pensarci, anche per noi la luce è sinonimo di intelligenza e comprensione. Capiamo avendo un'illuminazione, grazie al lume dell'intelletto. Chiediamo lumi quando non comprendiamo in quale situazione siamo capitati... e così via. Attenzione che non abbiamo solo lati positivi. Se il fuoco scalda e permette alla natura di crescere e svilupparsi con l'energia del sole, esso è capace come nessun altro di bruciare e distruggere. Agire in combattimento nel segno del fuoco, mantenendo l'iniziativa, significa bruciare l'avversario. Distruggerlo, ucciderlo. Un atteggiamento ben diverso da quello dell'elemento aria, tanto per intenderci. È il modo di agire di chi si è messo nella condizione di essere il più forte, sapendo di esserlo e agendolo fino in fondo. Non esistono solo modi diretti di agire il Sen. Possiamo ad esempio tenere il nostro avversario sotto pressione, nella condizione psicologica di essere impossibilitato a muoversi per la paura. O di far aumentare la sua paura in modo tale che, per la pressione, dovrà agire in modo disperato e scomposto. Oppure possiamo spegnere il Sen... Possiamo cioè smettere di colpo di esercitare la nostra pressione, dando all'avversario la falsa impressione, la falsa sicurezza che ora ha libertà di agire. In realtà il suo attacco è atteso e matematico, fallirà certamente su una delle varie contromisure che abbiamo preparato per lui, prima di dargli questa falsa apertura. Insomma, credo sia chiaro come ka, ki è sen si mescolino tra di loro, in modo che non sia poi tanto semplice distinguere uno dall'altro. Questo non vale solo nella pratica della spada giapponese. Vale anche nella sua creazione. Se ci pensate bene, tutta la parte tecnica, strategica legata alla creazione della lama è indissolubilmente legata al fuoco. È solo grazie alla sua energia, alla sua iniziativa, che il duro metallo è costretto a cedere, ad ammorbidirsi. Il metallo viene a miti consigli prendendo la forma che in fondo già esisteva nella mente del Creatore. Essa si conforma al suo Sen, alla sua iniziativa. Realizza un preciso progetto. La luce, il colore luminoso che viene emanato dal metallo sono una lingua intelligente per il Kaji, che sa cosa deve essere fatto in quali condizioni, secondo un preciso disegno, un disegno fatto col fuoco. Almeno fin quando incontrerà un elemento femminile, che saprà accogliere la sua iniziativa. Ma parleremo d'acqua un'altra volta...
  16. getsunomichi

    iDB Tech-No-Logic

    Mi fa piacere che lo ricordi anche per la musica. La gente pensa sempre al cinema, ma egli fu grandissimo regista d'opera, in speciale modo qui alla Scala. Non so se fu parente di Leonardo, e, francamente, me ne importa il giusto. Egli verrà ricordato per quel che ha fatto, non certo per essere figlio di... Ma trovo divertente il fatto che anche Leonardo venne a Milano ad allestire spettacoli teatrali. Non tutti sanno che il Moro lo utilizzava spesso come regista. Vinci, così come la Toscana intera, hanno dato a Milano più figli che insegnassero come divertirsi e come provare sentimenti, in molte forme. E con ciò, a vivere. Arte, cosa c’è di più inutile e fondamentale? Milano ringrazia.
  17. getsunomichi

    Emozioni e Sentimenti

    La terra è il primo elemento. È dalla madre terra che tutti noi nasciamo. Ed in qualche modo è anche l'ultimo a cui torniamo, chi lo sa, forse come dicono gli Indù per rinascere in un altra forma. Del resto, come dice anche la biologia. L'elemento terra rappresenta pertanto l'inizio. Ed è quindi anche il primo insegnamento che chiunque affronta il combattimento deve essere capace di affrontare. La stabilità, la forza, l'immobilità. "Sii immobile come una montagna", diceva un mio amico... Tradotto in termini marziali, trova il coraggio per attendere a piede fermo il tuo avversario. Molti pensano che scappare sia una strategia vincente. Non lo è. Può esserlo evitarlo, per affrontarlo su un campo o in un momento più favorevole, ma qui visiteremo un altro elemento. Tuttavia, ciò è ben diverso dal fuggire. L'avversario percepisce sempre, anche se non è esperto, se chi ha di fronte ha paura. Diventerà perciò più forte, più veloce, più coraggioso e coglierà l'occasione per vincere. Primo, dunque, non indietreggiare mai. Ho passato anni ad apprendere questo principio con un allenamento molto duro. Avevo un maestro giapponese che mi metteva con le spalle al muro. Di fronte a me, in fila, tutto il corso che uno dopo l'altro portavano attacchi a piacere. Portato quell'attacco a tutta forza, si rimettevano in fila. Impossibile scappare o indietreggiare. Impossibile sperare che finisse. Per non farsi crivellare dalla violenza di pugni e di calci a ripetizione di persone sempre fresche, ci si poteva solo radicare a terra e trovare la forza, la determinazione ed il coraggio di chi non ha altra alternativa per sopravvivere. Questo è terra. La terra ed una serie di divinità combattenti come Fudo Myoo, ennesima incarnazione di Shiva il Distruttore, sono lì a ricordarci l'immobilità. La capacità di resistere, contro tutto e contro tutti, anche quando tra questi tutti c’è te stesso e le tue paure. Questo richiede la capacità di essere forti. Più forti. Più duri. Molto spesso si utilizza il diamante per rappresentare questo stato. Altrove si parla invece di un'altra pietra altrettanto preziosa e mitica, quella filosofale. La terra dunque rappresenta sempre la forza di affrontare con fermezza il nuovo, l'ignoto. Per questo, la terra rappresenta sempre una nascita o una rinascita allo stesso mondo con occhi nuovi. Una iniziazione. D'altra parte, la terra è da sempre una divinità femminile. Nessun uomo potrà mai capire la forza, il coraggio, la determinazione necessaria ad un parto. Tale forza è concessa solo alla donna, proprio per affrontare il suo compito ancestrale: quello di creare e tramandare la vita. Ma questa fecondità ha anche un risvolto psicologico. Forse sarebbe più proprio dire spirituale. La terra da sempre rappresenta oltre alla decisione, l’umiltà. Senza umiltà non è possibile nascere ad un nuovo mondo è cominciare a crescere. Come certamente sapete, umiltà deriva dal latino humus che significa proprio terrà. Questo deve sempre essere chiaro a chi intraprende la Via del Guerriero. Forse avrete fatto caso che in quasi ogni parte del mondo, vi sono gesti scaramantici e mitologici che i guerrieri affrontano prima di combattere. Uno di questi è sporcarsi le mani di terra. Deriva certamente dall'esigenza di detergersi le mani dal sudore ed impugnare con decisione un'arma. Ma ha un significato più profondo. Questo gesto richiama la forza della madre terra, cui si chiede proprio coraggio e decisione. Indietreggiare, in battaglia, significa morire. Ha anche un altro significato per il guerriero. Dalla terra si è venuti e li si tornerà, quando non importa. Può essere oggi o un altro giorno. In fondo, non fa una grande differenza, per chi ha scelto la Via del Guerriero. Esiste anche una richiesta di aiuto energetico, connesso alla vita. Già perché la terra è da sempre, in tutti i miti, la sorgente di vita. Chi deve combattere per davvero sa che sta nella stabilità e nella forza che si sugge dalla terra, la vera forza. I calci volanti, lasciamoli ai b-movies di Hong Kong... È a questa madre terra, che alimenta e sostiene, che il guerriero Francesco fa appello per trovare il coraggio di affrontare una battaglia ben più ardua che quella contro Perugia. Riformare la chiesa dalle fondamenta. Questo vuol forse dire che il Guerriero deve trovare la forza di una donna. Beh, è un discorso lungo, tuttavia consiglio di osservare con attenzione il vestito, le movenze ed il cerimoniale fatto di vesti colorate e svolazzanti di un torero, per domandarsi nel suo eterno confronto nell'arena, fra lui e il toro chi sia la donna e chi sia l'uomo. Chi dei due, come le nostre mogli, sulle cose importanti, cede, ma non recede mai nemmeno di un passo. Ma stiamo scivolando nuovamente in un altro elemento più fluido... La terra, come dicevano gli alchimisti, è anche materia prima. Fornisce cioè la sostanza su cui operare. Il proprio corpo, il proprio spirito. Ma anche il tahamagane, materia prima delle Nihonto. Non occorre certo l'acume di Pico della Mirandola per rendersi conto che la produzione del tahamagane è un vero e proprio parto. Esso è il frutto di un lungo, paziente, accurato lavoro metabolico che darà vita ad un materiale prezioso è vitale che matura in una specie di utero fecondato. Per questo, ancora oggi, esso viene prodotto col medesimo rituale con cui è stato prodotto nei secoli. Da quel materiale grezzo ed umile, attraverso un attento lavoro, si creerà l'arma più efficace ed elegante. Lo stesso percorso di rinascita da se stesso e dal proprio corpo dovrà essere eseguito dall'uomo che si accinge ad utilizzarla. Per questo, spesso la vita dei due si intreccia e finisce per diventare indistinguibile. E, come per il torero con la sua lama di Toledo, il gioco di ruolo rivela spesso curiosi ed inaspettati risvolti. "La terra è bassa", mi diceva sempre mio nonno in dialetto. Con questa frase certamente voleva sottolineare l'importanza dell'umile lavoro necessario a farla fruttare. Ma c’è un elemento più importante che non deve sfuggire. La fatica. L'energia necessaria a farla produrre. La terra è un elemento sempre giovane, ci si lavora talora in modo grezzo, ma, assieme alla pazienza, la terra Sempre con un duro lavoro. Un richiamo Alla fatica. Al saper attendere il momento del raccolto, che non è mai immediato. Come per tutte le nascite, esiste un tempo di gestazione. È questa nobiltà del lavoro che nel Giappone feudale ha fatto assurgere i contadini a spina dorsale del paese. Classe sociale seconda solo ai nobili. Di gran lunga più importanti dei commercianti, classe sociale non avvezza al duro lavoro. ..Cosa non sempre vera, ad onor del vero. La terra è la manifestazione stessa della Natura, così importante per i Giapponesi. Essa si celebra tutt'oggi in una serie di feste e di riti primaverili. Una delle più note ed importanti, al punto che richiama oramai turisti da tutto il mondo, è proprio quella della fioritura del Sakura. Ora sarà più chiaro, a chi già non lo era, il motivo per cui tale fiore non rappresenta solo lo spirito del Bushi. Rappresenta lo Spirito stesso del Giappone. E con ciò siamo ritornati al giardino. Beta, postaci qualche altra foto di per cortesia!
  18. getsunomichi

    Emozioni e Sentimenti

    Come spesso, Beta lancia un argomento che parla di Giappone e della sua cultura che affonda nella marzialità e nella Natura. Oggi parliamo di vento. Quasi ogni arte marziale si appoggia inizialmente su uno stato psicofisico. Difesa e adattabilità, aggressività e attacco, stabilità e inamovibilità, ricettività e comprensione. Sono quattro atteggiamenti diversi, fanno capo a quattro elementi. Il Buddismo Shingon li ha affrontati in modo attento e capillare. Chi, sui, ka, fu ovvero terra, acqua, fuoco e aria Col proseguire dello studio se ne approfondisce sempre di più uno, fin quando ci si rende conto, oltre che del suo pregio, del suo limite. Si comincia così a studiarne un altro. In genere il suo opposto. Perché l'acqua si contrappone al fuoco e la terra al vento. Andando avanti nello studio, si capisce che appoggiarsi a priori ad un elemento è un errore. Esiste infatti un elemento che può prendere la forma di tutti senza essere, allo stesso tempo nessuno di loro. Parlo ovviamente di ku, il quinto elemento. Ai quantomeccanici noto anche come il Vuoto. Ma oggi si impone Fu, ovvero Kaze, il Vento. Ci vuole qualche momento per spiegare per quale motivo esso significa in Giappone, compassione, pietà, comprensione. Specie per chi è trapassato. Certo, tutti noi conosciamo la storia del Vento degli Dei che più volte ha portato difesa al Giappone, sventando le invasioni Mongole. Ma gli Tsunami che aiutano non sono il solo motivo. Si tratta infatti della Natura dell'elemento in sè ad avere un particolare significato. Certo il Vento è il più aereo degli elementi. Di per se, almeno d'impatto, proprio quello meno impattante. Quello più impalpabile. Quello che si oppone in maniera meno violenta. L'aria è il più essenziale degli elementi. Tutti pensano a quanto sia importante il nutrimento che ci proviene dalla terra col cibo. Tutti sanno quanto poco si può durare senza il calore generato dal fuoco del nostro metabolismo, dal calore necessario al nostro corpo per sopravvivere. Certamente, nessuno di noi pensa di poter sopravvivere a lungo senza bere acqua. Ma spesso ci si dimentica che senza aria, moriremmo in pochi minuti. L'aria è il più essenziale degli elementi. È proprio con il "soffio vitale" che Dio ha dato vita all'uomo. Da allora, dobbiamo respirare per vivere. Quando “andiamo in affanno" per qualche motivo, finisce per "mancarci l'aria". Persone insopportabili ci "soffocano". Se entriamo in un posto dove qualcosa non va "respiriamo una brutta aria". Insomma, il Vento non finisce casualmente in questo post. Per i Giapponesi, come per l’umanità intera, l'aria trasporta cose impalpabili. Come i sentimenti. I Giapponesi ritengono che i sentimenti non vadano comunicati esplicitamente. Essi sono educati sin da piccoli a "respirarli nell'aria", senza che essi vengano espressi. Dunque chi combatte nel segno dell'aria, difficilmente lo fa per distruggere o uccidere. Combattere nel segno dell'aria significa avere di fronte un avversario grezzo, ignorante, innocuo, una persona che non ha capito ciò che sta facendo e che non merita una punizione senza appello. Chi combatte nel segno dell’aria è dominato dalla Compassione. L'arte marziale che incarna meglio questo principio è forse l'aikido. La Via dell'Armonia. Ecco dunque chiarito il kaze no Denwa, il telefono che permette di parlare coi depositari dei nostri sentimenti. I nostri cari che non ci sono più. Certamente avrete notato che la parola Spirito ha la stessa radice di Respiro. Tra i quattro elementi, Fu è certamente il più trascurato degli elementi necessari a creare la spada giapponese. Invece è forse il più importante. Senza il suo aiuto, ad esempio, sarebbe impossibile raggiungere le altissime temperature necessarie alla forgia. Ma altrettanto importante è il dolce armonioso graduale raffreddamento che permette il modellamento della forma della lama. Già. Non c’è ne siamo forse mai resi conto. Senza il dolce impalpabile raffreddamento realizzato dall'aria, una Nihonto non potrebbe prendere forma. Il suo dolce e gradevole contributo ossidativo accompagna la creazione di una spada più di qualsiasi altro elemento. Più del fuoco. Più dell'acqua. Più della terra. Solo che è un aiuto dolce e impalpabile. Come quello che i Kaji invocano dagli Spiriti, pregando, prima di accingersi al lavoro. Fu. Il Vento. C’è qualcosa di più etereo e di più fondamentale?!? Si può creare una Nihonto senza Spirito?!?!?
  19. getsunomichi

    iDB Tech-No-Logic

    Il lato ura rivela sempre qualche sorpresa. È necessario non aver fretta nel giudicare, per cogliere ogni novità nelle sua corretta prospettiva. 😉
  20. Che la giustizia sia ben collocata o meno, è estremamente chiaro il motivo per cui è opportuno per un guerriero passare il suo tempo in un giardino, ed è perché non è altrettanto opportuno che un giardiniere passi il suo in un campo di battaglia.
  21. getsunomichi

    Emozioni e Sentimenti

    La mia non voleva essere una critica. È chespesso ti accorgi di essere italiano e di cosa voglia dire solo quando sei lontano dall'Italia. Specie se ci sono altri che te lo fanno notare. 😂😂😂
  22. getsunomichi

    Emozioni e Sentimenti

    In primo luogo, ti senti a casa tua in ogni parte del mondo dove parlano una delle lingue che conosci, esiste acqua corrente e fresca da bere e per lavarti e cibo sano per sfamarti, con una scorta di Betadine a disposizione se qualcosa non va per il verso giusto. Una cosa che, al passare degli anni, diventa sempre più frequente. Cioè in un terzo del mondo. Secondariamente, il concetto di Patria lo si coglie maggiormente quando si è lontani da casa. Nei momenti di disagio. Nei momenti in cui hai bisogno di aiuto, quando apprezzi il simile e non il diverso. ...C’è chi con questa psicologia spiccia ha raccolto il consenso di un italiano su tre. Troppi per pensare che sia un concetto filosofico dell’Ottocento e del Novecento.
  23. getsunomichi

    Emozioni e Sentimenti

    È molto vero quello che dici. Ma perché questo sentimento da noi assume un'altra conformazione. In Occidente ha altre sfumature, ricche di implicazioni. Vedi, nel nord Europa hanno il concetto di Heimat, nel nuovo continente mutuato in quello di Home o Homeland. Anche noi Latini abbiamo questo concetto, ereditato dall'antica Roma, ma forse è ancora più antico ed etrusco di origine, sto parlando del culto dei Lari e dei Penati, che è alla base del concetto di Patria. Se analizzi bene questo complesso sentimentale esso è solo parzialmente geografico. Esso, come il nome "patria" esplicita, si riferisce ai Padri. A coloro che con la loro vita hanno creato e difeso questa non meglio definita identità di appartenenza. Un'identità che superficialmente riteniamo legata ad una terra, ma che in realtà è un posto della nostra identità personale più riposta, oserei dire persino della nostra Anima. Ne abbiamo tangenzialmente parlato tempo fa, quando abbiamo discusso di come fosse importante nella Grecia Antica il concetto di "Nostos", il desiderio che sorge in voi navigatori di ritornare a casa. Un sentimento che in realtà hanno tutti quelli che si allontanò dalla propria Patria ...e che per noi italiani assume talora una morfologia ben precisa: il piatto di spaghetti. (Noi Italiani leghiamo spesso i sentimenti al cibo, proprio in termini familiari e geografici ). Non casualmente, il sentimento che ci fa sentire la lontananza dalla nostra Patria, lo chiamiamo proprio nostalgia.
  24. Certamente tutti sapete che in Giappone la manifestazione aperte delle emozioni non viene vista come segno di buona educazione. Attenzione, non il provare emozioni, che è anzi sinonimo di sensibilità e cultura. Il manifestare. Questo non vale solo per i comportamenti, vale anche per il corpo. Avrete certo notato che le donne di tutto il mondo tendono ad utilizzare il rosso nel trucco. Specie per le sensibili labbra. Si tratta di un vero e proprio "trucco". L'uomo percepisce questo rosso come un aumentato flusso sanguigno ed associa inconsciamente ciò alla sua presenza. Il messaggio subliminale è quello che la donna cui è fluito il sangue al volto ha provato un'emozione. Quell'uomo non gli è indifferente, da ciò una sua disponibilità. Naturalmente, non corrisponde al vero. La donna che si trucca intende semplicemente essere desiderabile è desiderata. Non, tuttavia, con ogni persona che incontra. Desidera essere affascinante. Se vogliamo, questo movimento interiore, questo flusso di sangue, è proprio l'etimologia della parola emozione che significa ex-movere "muovere da", cioè smuovere da uno stato. Qualcuno vede addirittura nel termine emozione una radice emo-azione, una azione del sangue. Beh, tutti sappiamo che il movimento del sangue è retto da un organo che è il simbolo stesso dell'amore e dell'emozione: il cuore. Il suo frequente palpitar è dunque certamente segno del provar una forte emozione. Ma poiché è disdicevole mostrare questo movimento corporeo, la donna tradizionale giapponese si trucca di ... bianco. Il colore del controllo supremo, il pallore che noi, invece, associamo alla morte. ...Lo fanno anche i Giapponesi, perché il bianco è proprio il colore del lutto. Ciò che è meno evidente è che il sangue non è solo rosso. Lo è quello arterioso, mentre quello venoso è blu, come il sangue dei nobili. Le divinità Giapponesi, ma anche più in generale le orientali, sono spesso raffigurate con la pelle tinta di azzurro-blu. Rosso e blu sono dunque i colori del movimento sanguigno da controllare, specie se si è di casta nobile, di casta Samurai. Il segno di una dinamica bipolare che deve essere costantemente tenuta dominata. Creare il colore viola e indaco, il colore imperiale e della nobiltà, è un processo Tradizionale complesso è costoso. Si fa dai fiori, o da una specie specifica di piccole conchiglie. Solo i nobili più ricchi potevano permettermelo. Ma esso rappresenta anche l'equilibrio ed il controllo del flusso sanguigno. Parimenti, spesso, i katana bukuro delle shirasaya sono preferibilmente viola. A ricordo del contenuto, che va sempre Rosso, blu e viola sono pertanto i colori della nobiltà e dell'educato controllo. Ma al tempo stesso, sono il colore dell'emozione. Dopo queste parole, scorrete nuovamente le fotografie floreali di Betadine, postate qui sopra Capirete così, cosa prova un Giapponese, anche se ne ha probabilmente dimenticato, nel lontano passato medievale, il motivo.
  25. La magia nei giardini si incontra a patto di non introdurvi professoroni di dottrina morale. I fiori crescono bene nella terra fertile. I latini la chiamavano humus. C’è ancora una parola, in italiano moderno, che ne porta la radice. Umiltà.

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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