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GianC.B.

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  1. Betadine, attenzione: la fotografia evidenzia, logicamente, anche il mune della lama. in quell'oshigata il mune non è rappresentato, viene rappresentato solo il pezzo di munemachi che è sullo stesso piano dello shinogi e che è, di conseguenza, ridotto. l'uccello ed i cinque cerchi penso possano essere sull'habaki, e non sul nakago, ma di questo non sono sicuro. ps. ho inserito le foto dell'altro tachi Miike...
  2. ciao Renato e Betadine: a me sugata in foto e oshigata sembrano perfettamente uguali, sono anche proposti alla stessa scala. forse il fatto che la lama mostri la preponderanza dell'hadori, mentre nell'oshigata si vede l'hamon "vero" contribuisce a farle sembrare un po' diverse. l'hadori in questo caso è stato fatto così per dare una parvenza di "vita" alla lama, che sennò avrebbe avuto davvero poco hamon... molto spesso anche gli oshigata delle meibutsu più antiche sono "truccati", disegnano un filo di hamon sul monouchi e sul boshi per "pietà" e non dover ammettere che sono lame "finite" secondo i canoni normali, a volte che la loro importanza non risieda solo nelle condizioni attuali sembra difficile da comprendere per alcuni giapponesi. secondo me(e per fortuna anche secondo pareri più autorevoli del mio, vedi l'appunto sulle osservazioni del Maestro Honma Junji) queste misure erano molto più comuni all'epoca che non oggi, semplicemente questa lama è rimasta più grossa perchè aveva l'hamon più basso e quindi se ne poteva togliere di meno, altre lame hanno perso molto più di questa. quanto alla domanda sul "perchè proprio questa" non ho una risposta univoca, ne certa. probabilmente alle lame di quella scuola(valido anche per quanto riguarda, ad esempio, le Yamato Tegai) erano considerate quasi "magiche" per qualche vicenda legata alla scuola, ma non saprei dire di più. io non ho mai avuto la fortuna di poter osservare la Odenta dal vivo, però quello che mi ha colpito molto, e mi ha spinto a studiarla più approfonditamente è che in molti libri, anche anni '50, è sempre stata definita come "enigmatica", "magica", "impressionante per la correttezza delle sue proporzioni", ecc... non nascondo che mi piacerebbe moltissimo poterla vedere dal vivo. Betadine, mi risulta che la lama sia 66cm e non 63, però tieni conto che probabilmente in origine era circa 68-69, quindi ancora molto più simile alla Miike no Tachi. non ha subito suriage, come vedi la firma è nel posto corretto, e l'hamon finisce subito dopo i machi. i due fori sono solo relativi ad un aggiustamento per un koshirae più moderno, tieni conto che le tsuba antiche erano spesso sottilissime, e per alcune lame le tolleranze erano tanto ridotte da richiedere un nuovo foro molto vicino all'altro. hi corti, che non raggiungono il kissaki della lama si trovano spesso nelle lame antiche(Heian, primo Kamakura), anche nella forma detta "goma bashi", cioè i due hi piccolini che finiscono sopra l'habakimoto. per mia esperienza personale posso dire di avere anche esaminato recentemente un "kodachi", probabilmente muromachi[ancora in fase di studio], che, oltre ad una collezione di stranezze non da poco, presentava anche goma bashi, cosa che in genere, dal medio Kamakura in avanti, diviene sempre più caratteristica dei tanto.
  3. come molte altre lame famose, anche la O-Tenta è stata, e continua ad essere, fonte di ispirazione per la produzione di utsushi. questo, per esempio, è stato realizzato da Ono Yoshimitsu:
  4. grazie a tutti per gli apprezzamenti al mio articolo @ Betadine: cosa intendi con "ridotta"? sicuramente i molti togi che questa lama ha subito in circa 900 anni di vita hanno influito non poco!
  5. Una delle "Tenka Go Ken"(= le cinque grandi spade"), così definite dagli shogun Ashikaga nel periodo Muromachi, è la cosidetta "O-Tenta Mitsuyo"(anche "Odenta- Mitsuyo"), un tachi molto famoso non solamente per la sua bellezza "enigmatica" ma anche per le dimensioni spesso ritenute inconsuete per una lama Heian(in realtà questo non è del tutto vero). La O-Tenta Mitsuyo è stata considerata una meibutsu (letteralmente: "spada con un nome", spada famosa, di pregio) fin dal periodo Muromachi, quando era di proprietà della famiglia shogunale. Il quattordicesimo Shogun Ashikaga, Yoshiaki(1537-97) ne fece quindi dono a Hideyoshi(1536-98) che, a sua volta, la donò a Maeda Toshiie(1538-99). Di conseguenza la "Odenta" divenne una dei "grandi tesori" della famiglia Maeda, conservata(e si dice guardata a vista) assieme ad un piccolo tachi firmato "Munechika" e ad una naginata prodotta dalla scuola Shizu. Interessante notare che queste tre lame venivano indossate solo una volta l'anno, ed esclusivamente dal capo della famiglia Maeda. Alla Odenta si attribuirono, fino dai tempi antichi, poteri "soprannaturali": leggenda vuole che lo spirito di questa lama sia così potente che gli uccelli non si posavano sul tetto sopra la stanza in cui la lama era conservata. Anche se normalmente viene mostrata "nuda" nelle fotografie pubblicate, in realtà la "O-Tenta" possiede un suo koshirae, nello stile detto "onimaru"(tachi koshirae con la saya rivestita in pelle e la tsuka rivestita in seta chiara) che, secondo il "Kyoho Meibutsucho"(l'elenco di "oggetti famosi" compilato nel 1719 dalla famiglia Hon'ami per ordine dell'ottavo Shogun Tokugawa, Yoshimune) fu realizzato al tempo del daimyo Maeda Toshitsune(1593-1658), con l'interessamento di Hon'ami Koho(1601-82). Parlando della lama si tratta di un tachi shinogi zukuri con koshizori, relativamente corto prodotto nel tardo periodo Heian(periodo Sho-Ho) da un forgiatore residente a Miike(provincia di Chikugo, Kyushu) chiamato Mitsuyo(occasionalmente anche Tenta Mitsuyo, da quì il nome, a cui fu anteposto "O", cioè "grande" in segno di ammirazione per quest'opera), che le genealogie antiche dicono figlio di Masayo, attivo in Miike stessa attorno al periodo Ko-Hei. Occasionalmente si trova scritto che questo forgiatore, dopo essersi ritirato prese il nome di Genshin, anche se la validità di questa affermazione viene oggi messa in discussione. il nome "Mitsuyo" o "Tenta Mitsuyo" venne ripreso ed utilizzato da molte generazioni della scuola di Miike fino al periodo Muromachi(l'ultimo Mitsuyo della scuola Sue-Miike viene registrato nel periodo Mei-O, 1492) Una delle particolarità della lama sta nelle sue misure: nagasa: 2 shaku, 1 sun sori: 8,9 bu nakago: 6,1 sun motohaba: 1,1 sun sakihaba: 8 bu e queste misure sono ancora più incredibili perchè, osservando l'oshigata(e non le foto in bianco e nero, che ingannano) l'hamon nella zona del monouchi è ridotto al lumicino ed il boshi è quasi del tutto scomparso. l'hada è di tipo "nagare" con finissimi ji-nie ed è presente un caratteristico "shirake-utsuri". l'hamon, o meglio quello che ne rimane, è un suguha/ midare, probabilmente in origine del tipo medio-basso, mentre il boshi è suguha. sono presenti nie-hotsure su tutta la parte superiore della lama(monouchi) fino a circa metà. su entrambi i lati della lama è presente un bo-hi, che termina come "kaki-nagashi", mentre sul solo lato omote è presente un sue-bi, piuttosto largo, che però termina poco sopra l'habakimoto. è presente una firma a tre caratteri che recita: "Mitsuyo saku" Pare esista un tachi, con la stessa firma, che un tempo era nella collezione della famiglia Iwasaki, ma non può essere presa ad esempio poichè è "sai-ha" (ritemprata in seguito ad un danneggiamento). Un altro valido esempio per studiare le lame prodotte nel periodo Heian nello Kyushu viene invece da un'altra meibutsu, la "Miike no Tachi", conservata nel "Kunozan Toshogu" che presenta le stesse carratteristiche d'insieme e proporzioni simili, anche se è leggermente più lunga. una differenza la si può invece trovare nel nakago, che nel caso della "Miike no Tachi" è di forma "kijimomo". il maestro Honma Junji faceva notare che, anche se queste proporzioni e caratteristiche potrebbero apparire più indicate per una lama prodotta nel periodo Kamakura, si trovano similitudini con le lame coeve prodotte dai fabbri Ko-Bizen, citando ad esempio la "O-Kanehira" che ha un motohaba di quasi 4 cm. da notare che anche alla "Miike no Tachi" furono attribuiti notevoli "poteri", infatti, il primo Shogun Tokugawa, Ieyasu, sul letto di morte, preoccupato dalla situazione politica del Kansai, ordinò che la lama fosse posta con la punta in quella direzione, così da conservare la pace. [foto da sho-shin] questo un tachi Mitsuyo, mumei, periodo Heian. potrebbe essere la Miike no Tachi, di cui però è molto difficile reperire informazioni che non siano solo dei "si dice", "pare che"... ecc nella ricerca delle informazioni ho utilizzato diversi libri di Kanzan Sato, Honma Junji, Kokan Nagayama, ecc
  6. comunque, per essere precisi, anche Yoshindo Yoshihara gli utsushi li fa eccome. http://www.samuraisword.com/nihontodisplay/other/yoshindo/
  7. le politure si assomigliano, anche se probabilmente è possibile, anche dal vivo, notare qualche differenza nella finitura. Simone, quello che dici è molto vero, Yoshindo forgia in uno stile "contemporaneo".
  8. ciao Massimo, mi fa molto piacere che ora ci siamo capiti. non metto in dubbio che si tratti di un sashikomi, metto però in dubbio che sia opera di Setsuo Takaiwa, essendo una politura di Fujishiro Okisato.
  9. @ Massimo: tu dici "siamo in diversi a non capire", ma io leggo perplessità solo da parte tua. quindi, diversi tu e chi? giusto per curiosità... mi spieghi dove avrei scritto che le lame di Yoshindo Yoshihara o le politure di Karita, mi farebbero "schifo"? non ho mai detto che le lame di Yoshindo mi facciano schifo, ho scritto che questa , a differenza di altre, non mi piace, perchè mi sembra più "banale", questo mi sembra un discorso differente e ben comprensibile. Io apprezzo le lame per le loro qualità, a prescindere dal periodo e dall'autore. allo stesso modo mi sento libero di non apprezzare una lama anche se proviene dallo stesso autore di lame che invece apprezzo. se parliamo di forgiatori viventi apprezzo il già nominato Yoshihara, Gassan Sadatoshi, Ono Yoshimitsu , come anche altri, vedi Kanefusa 25*. questa lama di Yoshindo Yoshihara, per esempio, mi piace decisamente di più. [da samuraisword.com] se parliamo di politura, questo è un kesho che mi piace: [da nihonto.ca]
  10. @ Francesco: capisco quello che vuoi dire, ed è corretto. MA dato che non esiste un solo tipo di choji, e dato che il modo in cui questi sono disposti, aiuta a determinare la scuola(forma, dimensioni, variazioni e disposizione sono parametri importanti) se un lavoro è definito di ispirazione Ichimonji mi aspetto un certo tipo di choji, non un altro mai utilizzato dalla scuola Ichimonji. @ Massimo: mi dispiace molto che non capisca, è una conversazione interessante. però non mi piace il tuo commento, io non vado ad insegnare niente a nessuno, ed il tuo commento è fuoriluogo perchè presupporrebbe che questo sia l'unico stile di politura adottato, mentre non è assolutamente così. @ G.Luca: infatti avevo letto il tuo commento, e sono convinto che l'abbia detto. secondo me qui siamo sull'ishido. anche la presenza di uno yakidashi(e non di un koshiba) denota un'ispirazione shinto e non koto. inoltre come già accennavo, questo tipo di choji, di dimensioni quasi costanti, ondulato dolcemente, molto inclinato non è assolutamente tipico degli Ichimonji. semmai, la costruzione di qualche "figura" mi ha ricordato molto gli hamon dei tanto Aoe, ma non parlerei di una vera ispirazione, dato che mancherebbero le valli arrotondate tipiche della scuola. inserisco due oshigata relativi a lame Katayama Ichimonji(la prima è di Sanetoshi, la seconda di Yorizane) che credo facciano capire bene le differenze: ho preso le due foto da Sho-shin.
  11. Massimo, prima di fare commenti di questo tenore forse converrebbe che ti leggessi il topic, giusto per non scrivere a sproposito. il mio messaggio ha senso se lo sommi a quelli che l'hanno preceduto. G.Luca Venier ha scritto che il maestro Yoshindo ha detto che la scuola Bizen Ichimonji è una di quelle che usa come riferimento, quindi io ho risposto che in questa lama posso vedere al massimo un richiamo ad Ishido, ma che nelle lame kamakura e Nambokucho(quindi Ichimonji, ecc) la resa è tanto diversa da far pensare all'utilizzo di tecniche differenti. è chiaro ora? Simone mi ha chiesto come facessi a giudicare la politura dalle foto, ed io gli ho risposto che non era la qualità della politura che mettevo in discussione, ma che non apprezzo lo stile adottato. è chiara la differenza tra qualità della realizzazione e stile? per te "trarre delle conclusioni" cosa vuol dire? scrivere "è bella" e stop?
  12. ciao Simone: attenzione, non sto parlando della qualità della politura(eventuale poca cura nell'eliminare graffi, ecc ecc), sto parlando della resa che ha avuto, e quella è una cosa che da una foto si giudica tranquillamente, visto che molto di quello che la lama "mostra di se" è opera del politore. non mi piacciono determinate scelte, come l'andamento dell'hadori, lo stacco -troppo- netto tra questo e l'hada, mi pare(ma questo potrebbe essere effetto della foto) troppo contrastata. comunque della lama non c'è nulla che non mi torni( alla fine è una lama "standard"), semplicemente non mi piace quanto altre realizzazioni di Yoshindo Yoshihara, la trovo un po' "artefatta". per quello dicevo che magari somiglia un po' ad una Ishido, ma sicuramente non ad una Ichimonji. l'hamon, per quanto bello, non ha la violenza e la forza espressiva delle lame kamakura o nambokucho. questo dovrebbe far riflettere sul fatto che molto probabilmente, materiali e tecnica erano differenti da quelli utilizzati oggi.
  13. onestamente non mi piace un granchè, e ho visto lame di Yoshindo Yoshihara che reputo decisamente(e di gran lunga) superiori, oltre che di ottima qualità, e non mi piace per nulla la politura, che non mi sembra valorizzarla proprio per niente. forse ricorda un po' una ishido, di sicuro non una Katayama Ichimonji.
  14. GianC.B.

    katana masamune

    Taishakuten: no, non comprerei una lama senza vedere il nakago. MA se la lama mi interessasse chiederei foto anche del nakago. mandare foto aggiuntive non credo sia un problema.
  15. GianC.B.

    katana masamune

    comunque, a titolo di curiosità, il fatto che ci sia scritto "Masamune" sul nakago non implica che sia gimei. esistono almeno altri 7 forgiatori che hanno usato questo nome, oltre a "quel" Masamune. comunque, della validità di questa lama per lo Iaido penso tu possa parlarne tranquillamente con il proprietario del sito, che saprà consigliarti per il meglio, essendo anch'egli praticante.
  16. per altro lame di circa 60cm, di altissima qualità, si sono prodotte anche nel Kamakura/Nambokucho, basta pensare ai famosi "kodachi" Ichimonji, Osafune, ecc...
  17. @G.Luca: definire chi davvero abbia "standardizzato" il nuovo tipo di sugata è molto difficile da stabilire: già nei lavori dei Kozori-Bizen, oltre che gli Oei-Bizen(quindi in una fase temporale anteriore) si nota il passaggio tra il tachi e lame fatte per essere portate-ed utilizzate- in maniera differente. durante questo passaggio e già all'inizio del '500 si trovano non solo "katate uchi" ma anche lame assolutamente paragonabili ad una "katana" per come generalmente intesa. quanto all'esistenza "coeva" di diversi sugata questo è assolutamente possibile(ne parla anche Sato Kanzan nel suo libro), ma non direi che siano solo quelle lame "da piede" ad aver combattuto, semplicemente erano considerate armi "a perdere" a differenza delle tachi migliori, parallelamente a quanto accadde per naginata/nagamaki prima del periodo Nambokucho(non si trovano lame di alto livello firmate risalenti al Kamakura, mentre nel Nambokucho si trovano naginata/nagamaki di tutti i maggiori forgiatori). più che altro distinguerei tra lame destinate ad essere conservate(e anche tra queste ci sono esempi di cui si ricorda l'utilizzo in battaglia) e lame create per essere utilizzate e nemmeno riparate in caso di rottura, un po' come i kazuuchi-mono del periodo Sengoku(e nello stesso periodo i bushi di alto rango utilizzavano per combattere lame "moderne"-per l'epoca- di alta qualità. Concordo su quello che dici: l'utilizzo delle lame di questo genere è assolutamente da ridimensionare, però spesso è possibile supporre, dal modo in cui sono state "restaurate" quali lame abbiano inferto qualche colpo.
  18. beh, ad ogni politura anche lo hi viene polito, e può essere ri-scavato quando l'usura del tessuto lo fa "sparire". riguardo alla produzione di lame all'inizio del periodo Oei(e Muromachi in senso più ampio) mi sembra interessante una riflessione che riguarda il mio "campo di studio", vale a dire la tradizione Bizen(non parlo di provincia perchè all'epoca era uno stile "trasversale", prodotto anche in altre regioni), che, lo ricordo, è quella che ha lasciato il maggior numero di lame ancora esistenti prodotte nella fascia di tempo Kamakura-Nambokucho. il passaggio più immediatamente visibile è quello tra tachi e katana: le dimensioni si riducono, e vengono prodotte anche lame "ibride", più "leggere" dei tachi antichi, da cui si svilupperà tutto il discorso "katate uchi", ecc. ma avvengono anche altri cambiamenti: lo yari prende il posto del nagamaki, e d'ora in poi le lame in asta saranno, quando prodotte, naginata, ed in genere più piccole di quelle antiche. [a tal proposito ricordo che non risulta, secondo i miei sacri testi-ad oggi- esistere un solo esempio di nagamaki firmato e datato risalente a questo periodo- Kozori e Oei Bizen).
  19. eh, ma le lame "rimaneggiate" a quel punto(inizio '400) lo erano già tutte... le lame Heian avevano già combattuto... il mondo era cambiato due volte, e infatti erano già comparse lame differenti... anche se i daimyo ancora nel 500 portavano lame kamakura o heian ormai non era più previsto che quelle lame combattessero... avevano "già dato". quello che è venuto dopo è solo "lento logorio" sulle pietre, per levare macchioline e ruggine. ma le grosse modifiche le avevano subite nei primi decenni di vita, un kissaki non si risagoma quasi mai per la ruggine, si risagoma per una rottura da battaglia! per altro io non sono sicuro che certe frasi che si trovano nei libri siano corrette in senso assoluto: possiamo anche interpretare lo stile Oei come un ritorno alla "normalità", dopo gli eccessi del Nambokucho, non necessariamente come un ritorno allo stile(inteso in maniera precisa come una copia) antico, anche perchè le lame Oei sono in genere più piccole e meno curve delle tachi antiche, anche di quelle mal conservate. comunque secondo me la lama oei della foto ha perso eccome, anche considerando che nasceva già con un hamon relativamente basso.
  20. @betadine: la foto che ho postato si riferisce ad un tachi Heian ubu e praticamente intatto conservato nel tempio Tasuga-Taisha. la lama è mumei ed ha il grado di "Tesoro Nazionale".
  21. innanzitutto la lama postata da Mauri è stata prodotta, secondo l'attribuzione, nell'era Oei(inizio del periodo Muromachi, circa 1390) e non nell'Heian o nel Kamakura. va detto che, in questo periodo, il trend generale era verso lame molto più fini e "delicate" rispetto all'epoca precedente, e anche l'hamon tende ad abbassarsi e a prendere andamenti più regolari. detto questo secondo me la lama è stata modificata in maniera discretamente pesante. hamon basso non significa hamon quasi inesistente, e mi sembra di cogliere un certo raddrizzamento nella parte terminale che, sommato alla quasi totale assenza di kaeri che mi pare di cogliere mi fa propendere per una risagomatura del kissaki(il boshi sembra anche ridotto). anche lo hi mi suscita qualche dubbio. la patina del nakago sarebbe da esaminare attentamente.
  22. ecco, per me questa è una tachi heian perfettamente conservata per come è nata... e non solo per il kissaki... per me è illogico pensare che le lame heian o kamakura nascessero con forme che le accomunerebbero alle lame di periodi successivi quando consumate. mi ripeto, e vi chiedo scusa, ma com'è che praticamente tutte le lame con determinate caratteristiche(hamon basso sul monouchi, kissaki piccolissimo) si portano dietro tutto un pacchetto di caratteristiche che le individua in maniera chiarissima come "stanche"?(machi quasi inesistenti, o esistenti solo grazie a san-machi okuri :-P, hamon ridotto al lumicino, generale stanchezza del tessuto, boshi ridotto, ecc)
  23. onestamente io non posso considerare(in linea di massima) come "perfettamente conservata" una lama in cui l'hamon e le "attività" arrivino a toccare lo ha. per me quella, in linea di massima è, una lama stanca o molto stanca, a prescindere dalla politura che magari la valorizza ancora. mi sembra davvero illogico pensare che una lama nasca con una forma che la renderebbe "spazzatura" dopo una tacca di 2 mm... non credete? G.Luca, se si osservano le Ichimonji del periodo Kamakura(e quelle, almeno qualcuna, qualche bella battaglia se la sono fatta, ce ne sono parecchie con dei kirikomi di tutto rispetto conservate in vari musei/templi) l'hamon è alto, fino a lambire lo shinogi, proprio nella zona di monouchi e tende a restringersi leggermente verso il centro(e decisamente) verso la base della lama. secondo me, molto semplicemente, le lame koto NON si rompevano in quel modo perchè erano fatte diversamente. per altro molte lame famose del periodo muromachi hanno un bell'hamon alto... secondo me in quel caso già si parla di mantenimento/ modifiche di stile più che di effettiva necessità. le lame nel muromachi cambiano, e non solo per l'hamon...
  24. quello che dite è vero, una lama completamente temprata è più fragile. però tenete anche presente che le lame koto sono diverse sia per materiale che per tempra: secondo alcuni studi sembrerebbe che l'hamon di una lama koto abbia pressapoco la durezza dell'anima interna di una lama shinto: questo(assieme all'utsuri) garantisce un'elasticità notevole ed una grandissima resistenza agli urti. inoltre un ichimai boshi(o comunque bello pieno), ed un hamon alto nella zona di monouchi garantiscono una cosa fondamentale: la possibilità di riparare più volte la lama.
  25. il perchè l'ho appena scritto :-P di quello non mi scandalizzerei, onestamente. quando una lama suriage antica presenta anche hi molto curati e ben fatti è perchè è stata ritoccata dopo il taglio. a questa poverina sembra che abbiano masticato il nakago, altro che rifinire gli hi!

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