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GiulioC

“Corvi in volo al tramonto” di Shibata Zeshin

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Colgo l’invito dell’amico @betadine e posto qualcosa relativo alle arti e non alla guerra, per quanto molti artefatti pensati per essa siano essi stessi opere d’arte, come del resto tutti noi frequentatori di questo forum sappiamo.

ZESHIN.jpg

Questa è una delle ultime stampe entrate a far parte della mia collezione, si tratta dei “Corvi in volo al tramonto” di Shibata Zeshin (1807-1891) pubblicata in questo formato, a quanto ne so, postuma nel 1900 (anche se si trovano on-line riferimenti ad una edizione del 1880 della quale non ho tuttavia mai trovato indicazione certa e della quale, come si si renderà chiaro più avanti, sinceramente dubito). Devo dire che si tratta di una delle mie più care acquisizioni.

Prima di addentrarmi in dettagli storici e artistici spenderò due parole per condividere perché per me è così speciale. Trovo che la composizione sia al contempo estremamente poetica e naturale. L’uso degli spazi vuoti convoglia l’attenzione sul soggetto dandone al contempo profondità. Il fatto che poi nessuno dei tre corvi sia rappresentato nella sua interezza dà alla composizione una naturalezza estrema. Come se in un tramonto infuocato si siano scorti inaspettatamente tre corvi in volo, non del tutto messi a fuoco prima che si perdessero nel cielo. Sembra quasi la rappresentazione di un attimo fugace, bellissimo, ma che non tornerà probabilmente più.

Per l’arte giapponese e cinese la gru (ogni tanto l’airone) e il corvo rappresentano i concetti contrastanti di yin e yang e quindi il male e il bene, il maschile e il femminile, il giorno e la notte, il bianco e il nero. Tuttavia, la “reputazione” del hashibutu karasu (Corvus macrorhynchos) e del più piccolo hashiboso karasu (Corvus corone), entrambi ampiamente diffusi in Giappone, è tutt’altro che univoca. Se da un lato una storia racconta di una gru abbattuta a causa di un brutto tiro di un depravato corvo nero, un detto giapponese recita: “il suo canto è stridulo, ma il suo cuore è buono”.

E ancora: il corvo viene visto come dotato di poteri magici che non esita ad utilizzare per fare scherzi, ma anche come simbolo della pietà filiale. Viene visto come un messaggero di malaugurio (un corvo che gracchia sul tetto della casa di un malato preannuncia una prossima morte), ma è sempre stato considerato come un messaggero della dea del sole Amaterasu. L’idea di un corvo che vive sul sole (yata no karasu) è stata, come spesso accada, importata dalla Cina. Pertanto il corvo è stato, in Giappone, spesso rappresentato in combinazione con il sole.

La famiglia imperiale giapponese si dice discenda da Amaterasu Omikami. La leggenda narra che il primo imperatore giapponese, Jinmu Tenno, sia stato aiutato dalla nella sua guerra contro gli abitanti della regione Kumano non solo con la leggendaria spada divina Futsu no mitama (e anche in questo posto abbiamo messo una lama), ma anche inviandogli un corvo rosso con tre zampe e otto mani (yata no karasu). Questo mitologico uccello è stato utilizzato come emblema imperiale, poi sostituito da un corvo di colore più tradizionalmente nero e solo nel 1859 dal più conosciuto disco solare con sedici raggi che ricordano il crisantemo. Tra l’altro, il corvo a tre zampe rimane tutt’oggi come simbolo della federazione Giapponese di calcio (Nihon Sakkā Kyōkai).

Una simile leggenda è alla base della cerimonia del karasu sumo al tempio Kamigamo di Kyoto (con i preti scintoisti che gracchiano come corvi, tutto reperibile su YouTube). Si dice infatti che l’imperatore Jinmu fosse prossimo alla disfatta quanto il dio Kamotaketsunomi-no-Mikoto si trasformò in un corvo per guidare l’imperatore e la sua armata alla vittoria.

Cerimonie nelle quali si offrono torte di riso ai corvi vengo tutt’oggi celebrate nei templi Atsuta Shinto di Nagoya e Taga di Shiga.

Detto questo, possiamo comprendere l’importanza del corvo nelle arti giapponesi. Specialmente nella seconda metà del 19° secolo e nella prima metà del 20° il corvo è stato un tema popolare nelle arti figurative. Artisti come Kawanabe Kyosai e Ohara Koson hanno proposto ancora ed ancora questo soggetto.

La composizione di Zeshin, con la sezione inferiore vuota, richiama altre simili impostazioni compositive dell’artista. Lo stesso si riscontra nelle composizioni successive di Watanabe Seitei (1851-1918).

La stampa è firmata hachijuichi okina Zeshin (l’uomo ottantunenne Zeshin) con il sigillo Zeshin.

Se la data indicasse la prima impressione di questa stampa la data dovrebbe essere il 1887, tuttavia ci sono dei dubbi.

Robert Schaap, nel suo articolo “Zeshin’s ‘Crow in fligh at sunrise’ The anatomy of a print’ pubblicato nel bollettino numero 95 del 2013 della Society for Japanese Arts, nota come una composizione identica seppur maggiormente distanziata, sia stata pubblicata come surimono nel 1887 come accompagnamento a dei versi haikai. Questa sembrerebbe essere la reale prima edizione della stampa.

Capture.JPG

La più famosa versione del 1900 sarebbe quindi una stampa derivante da un taglio e accorciamento della matrice originale. Se quindi possiamo concludere che la prima edizione della composizione “famosa” (tagliata e accorciata) sia quella del 1900, resta da spendere qualche parola sulle diverse impressioni.

Ci sono differenti impressioni con diverse sfumature di colore (essenzialmente del rosso del tramonto) e senza annoiarvi con dettagli estremi di stampa, sembra esserci un consenso relativamente al fatto che le impressioni meno “cariche” con uno sfumare più accentuato verso il basso, come quella che qui vi presento, siano le prime. A queste seguono versioni con rossi più accesi e sfumature presenti anche nella parte inferiore del foglio. Di molto successive quelle prive di firma e sigillo.

Altra informazione che credo valga la pena citare è che, sia nella versione “originale” che in quella maggiormente conosciuta della quale si parla, la composizione rispetta la regola tipica dell’arte giapponese per la quale ciascuna opera deve contenere un “contrasto”, qui rappresentata dalle ali aperte e chiuse.

 

Buona parte delle informazioni di questo post sono state prese dall’articolo di Robert Schaap “Zeshin’s ‘Crow in fligh at sunrise’ The anatomy of a print’ pubblicato nel bollettino numero 95 del 2013 della Society for Japanese Arts

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Inserita: (modificato)

Grazie Giulio... interessante.

(torniamo a parlare di "guerra e guerrieri" attraverso l'Arte.)
**)  Invito a leggere un pezzetto di riflessione in uno stralcio di discussione che ha preso in esame anche il corvo.

Avendo la pazienza di leggere qualche "risposta" (siamo a pagina 24 del Club dell'ukiyo-e  ..  e a partire dai tengu arriviamo ad una visione "del corvo", passando dall'alchimia attraverso il fuoco, arrivamo al bushi.  (era il primo di novembre del 2018 e dalle convergenze parallele, arrivamo alla forgiatura ... dell'uomo.  La spada.. solo un mezzo.)
(pochi post intorno a questo.. e questo messaggero di pace e di morte, ci spiega che -nel caso- non c'è poi tanta differenza.)

Sempre "lì" si torna.
Perché «questo popolo», detta così brutalmente e banalmente, mangiando pesce e miso, è cresciuto con il dna tagliente.
La Nihonto è un mezzo ... dell'espressione della sua formazione  (almemo lo era.) 

Senza banalizzarci (come italiani, e so che non vale per tutti, ma nello spirito collettivo, siamo fantasiosi.. a volte troppo.)
beh, un giapponese, senza banalizzarlo troppo... è tagliente e consapevole dell'impermanenza delle cose.
Pronto a mordersi la lingua, se non deve parlare.
(ma son solo "piccole storie di vita e di morte".)) 

 

**piccole modifiche sull'invito alla lettura, ribadendo che è "una visione", non certo un assioma.

 

anche oggi Aleksej mi ha già chiamato.
CI torneremo su.
Grazie ancor

 

(per completezza di informazioni, Aleksej lo conosciamo tutti, fa Stakanov di cognome.)

Modificato: da betadine

Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Inserita: (modificato)

Veramente grazie per la tua esposizione.

Il 5/3/2021 alle 23:46 , GiulioC ha scritto:

...  Viene visto come un messaggero di malaugurio (un corvo che gracchia sul tetto della casa di un malato preannuncia una prossima morte), ....

Solo su questa affermazione avrei qualcosa da aggiungere..  (sulla facile e popolare credenza o, meglio, superstizione.

La facco franca e breve.. occorre sempre considerare l'aspetto religioso/intimo delle cose (in questo caso persone.. al pari di un monaco benedettino).
 

La morte, oltre ad essere unica certezza dal momento in cui siamo "vivi", generalmente è vista come la cosa più naturale che ci sia... certo non così auspicata, salvo che in un suicida.. che si chiami Mishina o Monicelli son sottili differenze.

Nel caso specifico, giapponese, invece vorrei rammentare banalmente che abbracciare buddismo o shintoismo porta, nel primo caso, all'atto fondamentale della vita, quasi auspicabile.. perchè il "karma" ci inseguirà riproponendo un'altra possibilità per rimediare (alle "cose non buone", fatte nella attuale vita). Quindi una sorta di .. ritorno (avendo sicuramente peccato).
Nel secondo caso, invece, v'è quasi la certezza di contiunuare a frequentarla, la vita, seppur sotto un'altra forma.. spirituale o da spiritello (e nel peggiore dei casi potrò ritrovarmi tra Yokai o Kappa o, se mi dice bene, andrò in montagna con gli amici Tengu.
In quest'ultimo caso "è la discesa" ..  dalla montagna, a dover aspettare che si riveli nell'ombra un raggio di luce.  (meglio sarebbe definirlo .. illuminazione.)

 

Quindi, banalizzando, un buddista sa che tornerà .. uno scintoista sa che non se ne andrà.
E quindi la visione o i timori (sgrat-sgrat) che talvolta abbiamo vengono completamente stravolti.
Sicuramente per un bushi c'è la consapevolezza "dell'occasione" e, tuttosommato, si era preparati a non pensarci.. bastava cogliere l'attimo prima dell'altro.
Comunque passa..
e poi, nulla.

Sicuramente uno Yamabushi quel "nulla" lo aveva già in se.. (aveva già dato) e tutto fuori era diverso.
Tutto aveva un altro aspetto.
Vuoto

 

Talvolta capita di scostare la tenda e riuscire a sbirciare.
Ma ora i tempi son generalmente diversi.. anche per un killer,  OperunCorvO
.. e "il contrasto" è qui rappresntato dalla vita e dalla morte

  •  

Considerato l'argomento e una prossima mostra -per chi potrà (ammirare le opere di Ogata Gekko) vi lascio una naturale traccia ..  https://www.sieboldhuis.org/en/exhibitions/kachōga-de-poëzie-van-de-japanse-natuur
 ... in Leiden, Nederland,s c/o Japanmuseum SieboldHuis

 

Modificato: da betadine
(piccole correzioni temporali.)

Sii immobile come una montagna ...
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