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Buongiorno a tutti.

Volevo iniziare qui una riflessione con voi.

Io ho praticato negli anni diverse arti marziali: karate, aikido, jikishingage ryu kenjutsu e kendo.

 

Tuttora mi alleno (ahimè da solo per mancanza di tempo) nel perfezionare i kata appresi.

 

Mi chiedo: quale importanza rivestono per voi i kata??

 

Per me sono fondamentali. Penso che per studiare un'arte bisogna spogliarsi del proprio pensiero e perdersi nel kata; cosìcchè un giorno il movimento nasca spontaneo dal nostro corpo e la spada SI muova da sola.

 

Voi che ne pensate??

 

Ancora una piccola riflessione:

Che legame trovate tra il gioco degli scacchi e le arti da guerra??

 

Perdonatemi se riterrete la discussione non degna.


"La vera essenza del KATA non consiste nei gesti in sé, ma nel modo in cui lo spirito li rende precisi,

 

ineluttabili. Bisogna saper creare un gesto totale dove, in un istante, si ritrovi tutto il KI. Vivere il vero

 

spirito del gesto: il KATA, attraverso l'allenamento, deve fondersi con lo spirito. Più lo spirito sarà forte, più

 

sarà forte il KATA."

 

T. Deshimaru

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Io rispondo per gli scacchi.

 

A prima vista ed anche ad un esame approfondito, ma non molto, può sembrare che la trategia defli scacchi sia simile a quella di una battaglia.

Certamente non lo è simile ad una guerra.

Le startegie per vincere il nemico sono di portata simile. I pezzi hanno sempre rappresentato una similitudine ad un esercito. I pedoni alla fateria, i cavalli alla cavalleria, gli alfieri alle pattuglie guastatori o ai plotoni scelti, le torri a quelle medievali o alle truppe corazzate in tempi moderni.

la strategia obbliga a mosse simili, se si avanza troppo le prime liee sono tagliate fuori dal resto e sono difficelmente difendibili. Se si attacca con troppa prudenza si da modo al nemico di rafforzare le posizioni.

Insomma occorre strategia, concentrazione, buona visione del quadro e un'azione continua di attacco-posizione-difesa che devono essere continuamente calibrati.

Esiste però una fondamentale diversità che rende simili gli scacchi più ad un duello medievale che ad una vera battaglia antica o moderna.

Gli scacchi hanno gli stessi pezzi e solo una piccola differenza di posizione.

Gli eserciti sono sempre differenti come grandezza e capacità offensiva.

Negli scacchi c'è la lealtà del "tutto visibile" nella realtà cis ono i tradimenti che già di per se rendono completamente diverso il paragone.

 

Basta, per ora non vi annoio più. Vado a stagliuzzare un po' di bambù :samurai:

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I Kata sono l'essenza stessa dell'arte marziale e non solo marziale ma di tutte le discipline orientali.

L'Ikebana, la cerimonia del tè, e tanto altro ancora non sono altro che kata anche essi, e solo dopo la ripetizione dello stesso movimento per migliaia di volte forse si può cominciare a sentirlo come naturale e iniziare a intrapendere il vero Do.

 

Un maestro una volta fece un esempio che per me rende molto il significato dell'importanza della ripetizione di un movimento fino all'esasperazione.

Se tu tiri fuori un mazzo di chiavi dalla tasca e per sbadataggine queste scivolano verso terra tu cosa fai, pensi "ottio stanno cadendo le chiavi, che sbadato che sono, speriamo che non si perdano, ora allungo il braccio e le prendo, oppure metto il piede sotto, oppure......" , no non fai nulla di tutto ciò ma semplicemente allunghi il braccio e con un gesto naturalissimo le afferi o tenti di farlo.

Bè quando nella pratica delle arti marziali riesci ad arrivare a una tale consapevolezza e istintività del movimento, allora puoi dire di aver fatto tuo quel movimento.

Ma ciò avviene solo con la ripetizione, a volte noiosa, faticosa e stressante , ma se per caso anche se solo per un attimo ne assapori il risultato allora ti si apriranno nuovi orizzonti e sopratutto nuovi stimoli positivi.

Ciao


Le parole possono ferire, il silenzio può guarire. Sapere quando è opportuno parlare e quando invece tacere è compito dei saggi.

La conoscenza può ostacolare, l'ignoranza liberare. Sapere quando è opportuno conoscere e quando ignorare è compito dei profeti.

La lama, indifferente a parole, silenzio, conoscenza o ignoranza, taglia in modo netto. Questo è il compito dei guerrieri.

(Suzume no Kumo)

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beh viste le ottime risposte di gianfranco e fun personalemnta non ho altro da aggiungere, complimeti a fun per l'esempio :ok::ok:

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Salve a tutti.

Innanzitutto grazie della considerazione. La mia voleva essere un poco una provocazione perchè molti di noi si

 

affannano nella estenuante ripetizione dei kata....e qualche volta abbiamo passato momenti di scoraggiamento.

Bisogna certo capirne appieno il significato. Ad esempio alcuni kata di spada sono così minuziosamente perfetti che

 

probabilmente non si riuscirà mai ad eseguirli alla perfezione. Rispondendo alla metafora delle chiavi,mi è venuta

 

in mente una considerazione.

Noi studiamo i principi marziali per passione, e quindi sbagliare per noi è solo una spinta al miglioramento.

In pratica se ci "cadono le chiavi" noi le riprendiamo.

Ma se praticassimo per non soccombere in battaglia?? Dovremmo quindi prima purificarci dalle nostre paure??


"La vera essenza del KATA non consiste nei gesti in sé, ma nel modo in cui lo spirito li rende precisi,

 

ineluttabili. Bisogna saper creare un gesto totale dove, in un istante, si ritrovi tutto il KI. Vivere il vero

 

spirito del gesto: il KATA, attraverso l'allenamento, deve fondersi con lo spirito. Più lo spirito sarà forte, più

 

sarà forte il KATA."

 

T. Deshimaru

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beh... credo che entrino in gioco "meccanismi" difficili da controllare se si tratta della nostra sopravvivenza..

 

alla tua domada io rispondo con un'altra domanda:

 

quando credi sia reale un kata? quale credi sia il suo valore pratico?

 

se parliamo di un duello uno contro uno non avrei nulla da obbiettare ma in un concetto di battaglio o HEJO dove la situazione cambia continuamente e non devo preoccuparmi di un solo avversario ma di una moltitudine di individui che vogliono farmi la pelle perche hanno paura che io la faccia a loro (uccidere per rimanere vivo....assurdo vero è la stessa cosa di ammirare tanto uno strumento che è nato per uccidere...) come mi comporto?

 

cmq credo sia la paura di morire che ti faccia rimanere vivo... almeno in battaglia...

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Ma se praticassimo per non soccombere in battaglia?? Dovremmo quindi prima purificarci dalle nostre paure??

 

 

 

Io ho praticato in tempi lontani il karate marziale. Era quello (non so se si insegna più) in cui si stava uno di fronte all'altro quasi immobili per poi esplodere uno contro l'altro. Quello in cui le parate erano eseguite per protezione, ma anche per fare molto male all'avversario.

Ebbene lo spirito che il Maestro Perlati ci insegnava era quello di eseguire ogni colpo come se fosse l'ultimo della tua vita e appunto stessi combattendo per non morire. Poi, quando il colpo stava per arrivare, dovevi immaginare di avere davanti la persona che amvi di più, per non danneggiare eccessivamente il tuo compagno.

I colpi venivano portati per far male senza rompere però, in modo che il tuo compagno si allenasse difornte ad un colpo vero. Diceva il maestro che se tu non cercavi veramente di colpirlo forte facevi del male al tuo compagno perchè non l'aiutavi nell'insegnamento.

Tutto questo discorso per dirti che se l'allenamento avviene con la massima concentrazione, immergendoti completamente in quello che stai facendo (e se lo fà anche il tuo avversario) non ci sarà bisogno di togliersi paure, le avrai già vinte.

Io ho smesso col Karate pochi giorni prima dell'esame di arbitro nazionale perchè non condividevo le nuove regole che impedivano ad un pugno di avere il massimo punteggio. Ai bei tempi ho spaccato un makiwara e non facevamo allenamento di rottura.

Ho fatto anche 5 anni di Football americano e la grinta deve essere quella. Distruggere l'avversario e poi andarci a bere un bicchiere dopo.

 

Spero che non abbiate travisato quello che volevo dire. Credo che il karate abbia forgiato il mio senso dell'onore e penso solo positivamente per tutto questo.

 

:arigatou:

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i Kata penso che principalmente siano quello che dice il loro nome.

Dei Modelli, delle Forme attraverso cui vengono rese possibili l'insegnamento e la comprensione delle tecniche e dei principi di un'arte marziale.

Dei modelli per mantere l'essenza dell'arte anche con il passare del tempo.

 

Per quanto riguarda poi l'utilizzo o l'utilita' dei kata in combattimento ritengo che la continua ripetizione di questi kata porti all'assimilazione del gesto tecnico e ,come diceva funboy per quanto riguardava le chiavi, all'immediatezza e naturalezza.

Quindi un bushi dopo la ripetizione quasi all'infinito dei vari kata, cosa non piu' possibile ora per questione di tempo :ichiban: , assimilava in tal modo la tecnica da essere in grado di sfruttarla in battaglia e soprattutto di adattarla al proprio corpo e alla situazione in cui si trovava, eventualmente modificando la tecnica.

Ritengo che lo approfondito dei kata fornisca, concedetemi la metafora, un canovaccio dando la base al bushi su cui "improvvisare" durante lo scontro (sia uno contro uno che in una battaglia).

Logicamente poi durante uno scontro oltre alla tecnica si aggiungevano anche fattori come la paura,la tenacia e suggerirei anche la fortuna.

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Dal mio misero punto di vista di aikidoka principiante, credo che la ripetizione dei kata sia rivolta anche al perfezionamento del gesto e all'adattamento delle tecniche su sè stessi.

Spesso mi è capitato di praticare tecniche in "suburi", cioè ripetendole all'eccesso. Magari solo semplici movimenti del corpo o anche solo uno shomen con il boken.

All'inizio si parte con entusiasmo, dopo 100 ripetizioni si comincia ad annoiarsi e a percepire la fatica, dopo 200 ti accorgi che la fatica sale, a 300 il corpo comincia a pesare, a 400 ti sembra di non poter farcela poi capisci che era un problema di posizione o un errore nei movimenti, allora modifichi di quei pochi centimetri il piede, raddrizzi la schiena e arrivato a 500 esercizi ti accorgi che la fatica diminuisce, tanto che anche se ti devi fermare quasi ti dispiace. La volta dopo però partirai nel modo giusto e magari lavorando in modo corretto arriverai anche a oltre 500 con molto meno fatica. Ripetendo i movimenti il corpo si autocorregge, raggiunge un equilibrio superiore e una qualità dei movimenti più alta. Quel piccolo aggiustamento che hai posto nel tuo piede lo ritroverai dopo anche nei gesti quotidiani, nelle cose più semplici come nelle tecniche più impegnative.

Ricordo che il maestro Hosokawa per concedere il primo Dan richiedeva ai candidati di effettuare 1000 volte Ikkyo, la prima tecnica, la più semplice. Come a significare che il primo dan è solo l'inizio e non la fine come molti pensano e allo stesso tempo per preparare il proprio corpo agli impegni che verranno dopo.



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cmq credo sia la paura di morire che ti faccia rimanere vivo... almeno in battaglia...

 

Condivido,ma il terrore è nocivo se non lo si controlla adeguatamente.


La vittoria è di colui,

ancor prima del confronto,

che non pensa a sè

e dimora nel non-pensiero della grande origine.

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