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aruberuto

ARTICOLI - Teatro - Il Nō "KAGEKIYO"

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KAGEKIYO TRA STORIA E LEGGENDA

La maschera ,che d'ora in poi sarà il mio "logo", appartiene al Teatro Nō ed è una di quelle che vengono utilizzate per il personaggio di Kagekiyo nell’omonimo dramma: Taira no Kagekiyo fu un Bushi dei Taira, prese parte alla Genpei Ran contro i Minamoto. Figlio, forse illegittimo, di Fujiwara no Tadakiyo venne adottato dai Taira cui fu fedelissimo fino alla morte. Nel 1156 fece la sua parte nel sostenere Go Shirakawa quale imperatore (fu allora che nacque la classe dei Samurai, ma questa è un'altra storia): Durante la Guerra Genpei pare abbia partecipato ad uno sfortunato attentato alla vita di Minamoto no Yoritomo. Nella battaglia di Dan no Ura, 1185, venne catturato: in quello stesso anno, prigioniero, si lasciò morire di fame.

Fin qui la storia.

Nell' epica dello Heike Monogatari (*) compare nell'undecimo capitolo per un episodio che, attraverso la saga, lo rese famoso nei secoli: lottando con Mihonoya no Jūrō lo afferrò allo shikoro per bloccarlo ma Mihonoya si liberò e fuggì. Kagekiyo gli gridò: " Devi aver sentito parlare di me da tempo ed ora mi vedi in persona! Sono Kazusa no Akushichibyōe Kagekiyo ". Poi Kagekiyo uscì dal combattimento attorniato dai suoi guerrieri che lo proteggevano.

Poiché la morte per digiuno non sembrava troppo eroica per tanto personaggio, la leggenda pensò bene di attribuirgli l'esilio in eremitaggio in Hiuga dopo essersi accecato per non dover vedere i Minamoto vittoriosi.

Di questa parte della leggenda si impadronì il teatro nel XV sec., il Jōruri ed il Nō.

Il Nō, che è la più alta, direi sublime, forma di teatro assieme a quella greca, ha elaborato un dramma così bello che, essendo anche uno dei miei preferiti, ve lo voglio riassumere qui utilizzando alcuni dei suoi versi.

KAGEKIYO venne scritto attorno al 1410 da Motokiyo, nao nel 1374 e morto nel 1455.

L'azione si svolge nel 1190. Kagekiyo è nel suo luogo d'esilio, una miserabile capanna di giunchi e paglia. Aveva lasciato una figlia a Kamakura di nome Hitomaru, attendente di una dama di corte. Cresciuta, la giovane decide di andar alla ricerca del padre e si mette in cammino accompagnata da un servo. Dopo un lungo e faticoso viaggio incontrano in Hiuga un contadino che li guida da Kagekiyo. Padre e figlia si riconoscono ma Kagekiyo rifiuta in un primo tempo di rivelarsi per vergogna della condizione in cui si trova. Poi egli si svela rievocando un episodio della sua gloriosa vita di Bushi. La figlia vorrebbe restare per accudirlo ma Kagekiyo le ordina di andare.

La figlia comprende che egli vive solo dei suoi ricordi e così si separano.

 

 

[ Entrano in scena una giovane ed il suo servo che insieme cantano ]

 

Resta la rugiada finché via la soffia il vento.

Fugace è la mia vita come una goccia di rugiada.

Il tempo passa e che resterà di me ?

 

[ Hitomaru ]

 

Mi chiamo Hitomaru e sono

una fanciulla che vive a Kamakura.

Mio padre è Kagekiyo, che alcuni chiamano

il Selvaggio. E' amico degli Hei e quindi

odiato dai Gei.

Esiliato a Miyasaki in Hiuga, ha lasciato passare

mesi ed anni, nella vergogna.

Io non sono abituata a viaggiare ed ora

sono debole e stanca.

…………………………………………………………………………………………….

 

[ Kagekiyo, in vista sul palco ma come fosse nascosto ai sopraggiunti ]

 

I pini che ho visto per mesi ed anni

intrecciano i rami a formare arcate.

Io, impedito a vedere la luce del giorno

non scorgo i segni del passar del tempo.

Nascosto dal buio e da un'umile capanna

dormo tutto il tempo. Cambiano le stagioni

ma le mie vesti non sono per il caldo o per il freddo

e io son ridotto ad uno scheletro.

………………………………………………………………………………………………

[ Il Coro riprende il suo pensiero e lamenta che nessuno abbia di lui pietà ]

……………………………………………………………………………………………..

[ Hitomaru ]

 

E' incredibile che qualcuno possa abitare

in quella capanna in rovina che nemmeno

sembra adatta a viverci. Eppure ho udito

una voce, deve essere rifugio di un mendicante.

Ho paura e mi allontano da quell'umile riparo.

 

[ Kagekiyo ]

 

Non posso vedere se sia arrivato l'Autunno

ma lo sento dal vento che porta notizie da lontano

anche se non so da dove.

 

[ Hitomaru ]

 

Non sapendo ove sia mio padre

vago in pena senza un luogo in cui

riposare anche solo per poco.

 

[ Kagekiyo, in soliloquio, non in dialogo con la figlia ]

 

No, non c'è posto nei Tre Mondi,

c'è solo la distesa sotto il cielo.

Chiedete a chiunque ed egli dirà:

"Dove allora?" E che altro mai potrà dire?

…………………………………………………………………………………….

[ A questo punto il servo interroga Kagekiyo chiedendo notizie di un certo Kagekiyo il Selvaggio, guerriero dei Taira ]

…………………………………………………………………………………….

[ Kagekiyo ]

 

Sì, certo, ho sentito di lui,

anche se essendo cieco mai l'ho visto.

Miserabile, da uno stato così onorevole!

Sentir di lui mi dà pena.

Chiedete altrove.

 

……………………………………………………………………………………

[ Kagekiyo si chiede se la voce di donna sentita non sia quella della figlia che lasciò alla castellana di Kamegaegatsu. Interviene il Coro che, continuando il pensiero di Kagekiyo, si rammarica di non poterla vedere e allo stesso tempo pensa al vero amore di padre nel lasciarla andare. Intanto il servo incontra un contadino e chiede notizie di Kagekiyo: sì, è proprio il mendicante nella capanna cui i contadini portano cibo per carità e che si fa chiamare Kotau di Hiuga. Il contadino lo chiama col suo vero nome di Kagekiyo sapendo che la figlia è venuta a cercarlo, ma Kagekiyo non sa se deve rispondere al suo nome un tempo glorioso. C'è un lungo scambio di dialoghi fra Coro, contadino e Kagekiyo ed alla fine il contadino invita Hitomaru a rivolgersi al padre. ]

………………………………………………………………………………………

 

[ Hitomaru ]

 

Ti prego, son io! Son venuta da te, crudele,

senza badare a pioggia e vento e rugiada e gelo

in questo lungo viaggio. Ed ora è tutto vano.

L'amore di un padre dipende dall'essere i figli

maschi o femmine?

Oh, senza cuore!

 

[ Kagekiyo ]

 

Fino ad ora ho sperato di nascondermi.

Ma ora m'hanno trovato e ne ho vergogna.

Non v'è luogo per occultare il mio essere transeunte.

[ rivolto alla figlia ]

Se tu dichiarassi, fanciulla in fiore, che siamo figlia e padre,

ne avrebbe detrimento il tuo nome ed è pensando a questo

che decisi che dovevamo restare disuniti.

Ti prego, non pensare che tuo padre sia crudele e senza cuore.

 

[ Coro – si ricordi che esso interpreta il pensiero di Kakegiyo ma anche quello di un narratore esterno ]

 

Ah, che tristezza! Una volta davo il benvenuto

agli estranei quando chiamavano e mi dispiaceva

che poi se ne andassero. Ed ecco la ricompensa!

E pensare che speravo di non esser chiamato da mia figlia.

Oh che tristezza!

……………………………………………………………………………………………….

[ Il contadino prega Kagekiyo di narrare alla figlia le sue ultime gesta guerresche e Kagekiyo acconsente a patto che poi mandi via la figlia ]

……………………………………………………………………………………………….

[ Kagekiyo ]

 

Si era alla fine del terzo mese nel terzo anno di Juei.

Il nostro clan era sulle navi e sulla spiaggia le orde dei Minamoto.

I due eserciti si affrontavano ed ognuno desiderava lo scontro

decisivo.

[ Kagekiyo racconta che Noto no kami Noritsune ricordò ai guerrieri le sconfitte subite l'anno prima da Kuro Hangan Yoshitsune ]

 

 

 

Allora pensai che Hangan non era un diavolo né un dio

e così sarebbe stato facile giocare la mia vita contro la sua

e questo era il mio ultimo addio a Noritsune.

Mi gettai sulla spiaggia e le forze di Gen mi furono addosso.

 

[ Coro ]

 

Questo vide Kagekiyo ed eclamò : " Spacconi! "

Estrasse la spada che brillò al sole calante e mise

in fuga subito i guerrieri nemici.

 

[ Kagekiyo ]

 

Che vergogna per costoro …

 

[ Coro ]

 

Che vergogna per costoro!

E' una vergogna sia per i Gen che per gli Hei

vedere tutto ciò. Pensando quanto

fosse facile fermare un nemico, con la spada

sotto braccio gridai "Sono un guerriero del grande

Heike, Kagekiyo detto il Selvaggio" e continuavo

ad inseguirli cercando di fermarne qualcuno.

Allora riuscii ad afferrare per l'elmo Mihonoya

ma questi si svincolò e per tre volte mi sfuggì

ma ero determinato a catturarlo perché lui avevo

scelto. Con tutta la forza del mio braccio tirai e

mi restò in mano lo shikoro ed egli sfuggì ancora.

Ormai distante mi gridò:"E' forte il tuo braccio ma

questo non mi ha impedito di sfuggirti!"

E Kagekiyo gli rispose:"La forza si è tutta esaurita

sul collo di Mihonoya".

Ridemmo entrambi e ci separammo ognuno per la sua strada.

 

Lui che ha narrato i vecchi tempi, giorni mai dimenticati,

ora s'accascia nella tristezza e la mente è confusa.

 

Ah che vergogna! La fine di questa disgrazia è vicina,

perché in questo mondo il mio tempo è ormai breve.

Subito torna indietro e quando non sarò più degnati di

offrire preghiere per me affinché nei luoghi oscuri

vi sia luce per questo vecchio cieco e un ponte sulle strade

dell'inferno. Così mi affido alle tue preghiere.

 

"Io resto" disse egli. "Io vado" disse ella.

Egli sentì solo quelle parole " Io vado ".

E così fra genitore e figlia questa fu l'ultima eredità

scambiata. Fra genitore e figlia, scambiata.

 

*******

 

 

 

Fine della storia. Ricordiamoci di questo bel rapporto tra padre e figlia, emblematico di tempi eroici e di una grande letteratura che li ha tramandati.

 

(*) La migliore traduzione dello Heike Monogatari la si trova in:

 

THE TALE OF THE HEIKE

Translated by Hiroshi Kitagawa & Bruce T. Tsuchida

Foreword by Edward Seidensticker

University of Tokyo Press, 1975

 

Non solo è fedele e leggibile ma l'introduzione di E.S. è una garanzia di per se.

 

Grazie a tutti per la pazienza.

Aruberuto

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Ci rendiamo conto di che livello culturale della letteratura giapponese è dotato il nostro ARUBERTO;Questa è soltanto la piccola punta dell'aisberg.Grazie Alberto.

Buon Anno .

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