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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

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Simone Di Franco

[cinema] Afraid To Die

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Karakkaze yarô

( i ragazzi del vento freddo )

di Yasuzo Masumura

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A cavallo del 1960 esplose in Giappone la voga dei film di yakuza, mutazione e reinvenzione del noir americano frequentata da registi come Suzuki, Fukasaku e Shinoda. Mishima era un fan del genere: nel 1962 il protagonista del film di Shinoda, Tears on the Lion’s Mane fu ispirato, con suo grande divertimento, allo stesso Mishima.

Accolse quindi con gioia, nel 1959, la proposta della Daiei di interpretare questo yakuza film diretto dal regista new wave Yasuzo Masumura.

 

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Dopo aver rifiutato i primi soggetti propostigli, Mishima pretese tre condizioni dai produttori per partecipare come protagonista: il suo personaggio doveva essere un gangster, indossare un giubbotto di pelle nera e il finale doveva essere tragico.

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Le tre condizioni furono soddisfatte e tradite allo stesso tempo. In Afraid to Die Mishima è un prestante yakuza, ma è anche un pavido, che picchia le donne, egoista e privo del concetto di onore e del rispetto della famiglia.

A capo di una gang scalcinata composta solo da altri due elementi (il fratello e lo zio) Takeo (Mishima), bersaglio della vendetta del clan rivale, si destreggia in una Tokyo allo sfascio tra rapimenti e obblighi familiari a colpi di bluffs fino all’ineluttabile finale.

 

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Brutale e spietato come un film di Fuller, il suo ritmo veloce è affidato a una colonna sonora in stile Jazz, ad immagini strabilianti e a un peculiare senso dell'assurdo.

 

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La sceneggiatura è firmata da Ryuzo Kikushima, già autore insieme ad Akira Kurosawa di capolavori come Yojimbo, il Trono di sangue e molti altri.

 

 

Mishima stesso scrisse di questo film sui suoi diari:

 

“Il mio antico desiderio di apparire in un film è stato esaudito. Chiunque abbia mai visto anche un solo film deve avere avuto questo sogno almeno una volta. Ma quante centinaia di film ho visto io dalla mia infanzia ad ora? E quanti centinaia o migliaia ne vedrò nella mia vita? Tra queste migliaia posso ora indicarne uno come quello in cui sono apparso io. Mi sento come una persona che ha fatto il fattorino a mille matrimoni, e che per la prima volta sperimenta il suo. Nel film faccio la parte del boss numero due della famiglia Yakuza Asahina. Il ruolo di un membro della Yakuza era quello che avevo desiderato interpretare più di ogni altro. (…) Girare questo film ha sconvolto la mia vita. Fino ad ora, ero libero di creare mondi attraverso le parole in qualsiasi modo avessi voluto. Ora ogni mio più piccolo atto o gesto è comandato da un altro. Il più grande risultato di cui sono ora capace è quello di muovere il mio corpo e la mia mente nel modo in cui una certa persona vuole che lo faccia. Non ho mai fatto il militare e mi sono sempre chiesto come fosse quel tipo di vita. Ora credo di avere un’idea di come possa essere, grazie al ruolo che svolgo nella creazione di questo film. La regia di Yasuzo Masumura è severa, ed egli non fa concessioni né compromessi. Il valore del film dipende proprio da questa severità. Se il regista avesse detto cose come ‘Fantastico Mishima-san! Ottimo! Che talento!’ - in altre parole, se le condizioni delle riprese fossero state piene di gentilezze e rassicurazioni, il film che ne sarebbe risultato non sarebbe valso a nulla. Dal momento che il pubblico pagherà per vedere la pellicola, l'entità dello sforzo è perfettamente naturale. La maggior parte della gente pensa che gli attori conducano un'esistenza priva di preoccupazioni. È un errore grossolano. La vita dell'attore richiede più disciplina di quella di uno scrittore; è più simile a quella di un atleta. Come il resto del cast, ho dovuto promettere di astenermi dall'alcool per la durata delle riprese. Ero completamente affascinato dalla sceneggiatura di Ryuzo Kikushima per Karakkaze Yaro. Non erano solo le azioni ma anche la descrizione della personalità della yakuza. E ogni mattina ero strabiliato dalle prove di continuità di Masumura. Ogni volta ci forniva delucidazioni sui personaggi e su incredibili intrecci che io non avrei mai colto leggendo semplicemente il copione. Francamente, non ho mai prestato attenzione a quello che la parola ‘performance’ significa per l'attore. Lavorando con Ayako Wakao però, ho sviluppato un enorme rispetto per quest’arte. Masumura era solito dirle: ‘Per favore, fai questo pezzo in due secondi’, e la sua performance era completa in un attimo. Una volta le disse: ‘Per favore fai di questo un processo a tre stadi, comincia lentamente e gradualmente accelera’. Allora Wakao, guardandomi in quel piccolo set polveroso, eseguiva le indicazioni del regista come uno strumento musicale con perfetto controllo dei tempi.”

 

recensione genderbender.it



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