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ARTICOLI - "I Tre Tesori Sacri" ed "Il mito della spada Kusanagi”

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Ama no Murakumo (o 天叢雲剣 Ama no Murakumo no Tsurugi o meglio Kusanagi no Tsurugi) o comunemente chiamata Spada del Paradiso, è una spada leggendaria appartenente alla mitologia shintoista giapponese che fa parte delle tre sacre insegne della famiglia imperiale giapponese.

 

Storia e leggenda dell’Ama no Murakumo

La storia della spada leggendaria trova le sue radici nelle più antiche storie mitologiche giapponesi. Secondo quanto narra l’antico testo Kojiki, il dio del mare e delle tempeste Susanoo incontrò nella regione di Izumo una famiglia disperata poichè aveva dovuto sacrificare sette delle loro figlie al malvagio mostro Yamato no Orochi che ora rivendicava in sacrificio anche l’ultima delle figlie.

Innamoratosi della giovane, per la sua bellezza e indiscussa eleganza, Susanoo si offrì di salvarla ma solo se in cambio avrebbe potuto avere in sposa la giovane. Ovviamente la famiglia per potere salvare la propria figlia, accettarono la proposta, lasciando così che Susanoo uccidesse il mostro; dopo averlo abbattuto con successo la spada fu ciò che Susanoo trovò in una delle code del mostro, spada che successivamente divenne leggendaria. Esistono però altre varianti che raccontano di questa impresa, tutte però che vedono come vincitore Susanoo che, abbattuto il mostro, trova la spada in una delle sue code.

Si racconta anche che dopo l’uccisione di Yamata no Orochi, l’Ama no Murakumo fu consegnata alla dea del sole Amaterasu, sorella di Susanoo, come dono di riconciliazione per appianare un antico diverbio che aveva portato la dea del sole a nascondersi in una grotta facendo calare così le tenebre in tutto il mondo.

 

Generazioni dopo, nel regno dell’imperatore Keiko, la spada passò nelle mani di un potente e grande guerriero chiamato Yamato Takeru, come dono della zia, la principessa Yamato, vergine e custode del Tempio di Ise, affinchè il nipote potesse difendersi durante la spedizione contro la popolazione Ainu.

Secondo quanto narrato però Takeru cadde in un’imboscata, durante una spedizione di caccia. Un perfido individuo che voleva la sua fine, utilizzando delle frecce infuocate lo intrappolò in un cerchio di fuoco togliendogli anche il cavallo e impedendogli quindi ogni via di fuga. Disperato e alle strette, Takeru cercò di usare la spada per impedire al fuoco di raggiungerlo e nell’usarla notò, con grande stupore che quella spada, poichè appartenuta a Susanoo, dio del vento e delle tempeste, aveva il potere di controllare il vento. Questa magia gli permise di uscire fuori dalle fiamme e di salvarsi.

Da allora Takeru chiamò la spada Kusanagi, che vuol dire Spada Falciatrice d’Erba.

 

Ma ci sono altre interpretazioni che sostengono che Kusanagi in realtà significhi Spada del Serpente in quanto nell’antico giapponese Kusa vuol dire Spada e Nagi Serpente.

 

Ma non è tutto! Oltre al Kojiki un altro testo antico parla di questa spada leggendaria ed è il Nihonshoki, ma non contiene molto delle storie mitologiche piuttosto contiene tutte le tracce storiche effettive che possono aiutare a ricostruire la vera storia della spada. Secondo quanto si sa sino ad ora, essa fu rimossa dal palazzo imperiale nel 688 e fu trasferita al tempio di Atsuta a Nagoya.

Secondo invece poemi epici si parla di un periodo, circa nel 1371, in cui la spada andò persa in mare mentre altre storie raccontano di come Suijin, il decimo imperatore giapponese, ordinò che fosse forgiata una replica ma ciò è tutto incerto poichè come la spada anche la figura dell’imperatore Suijin è considerata una figura appartenente a miti e leggende. Si dice infine anche che la spada sia stata probabilmente rubata nel sesto secolo da un monaco per poi essere ritrovata presso Ise da dei monaci shintoisti.

 

La spada leggendaria oggi

Sebbene sia difficilissimo provarlo, la spada sembra sia conservata oggi presso il tempio di Atsuta.

Lo conferma una testimonianza risalente al periodo Edo, secondo la quale un sacerdote shintoista l’avrebbe vista e descritta.

In base a quanto affermato dal monaco pare che la spada Kusanagi sarebbe lunga circa 84 cm, modellata con un metallo bianco e ben mantenuta nonostante il passare del tempo.

 

In tempi recenti la stazione televisiva giapponese NHK si è recata presso il tempio per chiedere di poterla vedere e riprenderla ma i monaci si sono rifiutati di mostrarla anche se non hanno negato la sua esistenza o il fatto che sia davvero custodita presso di loro. In ogni caso anche se si tratti di una spada antica, secondo diverse fonti, non è detto che si tratti veramente della famosa spada leggendaria.

 

Ad ogni modo la spada, insieme allo Specchio e alla Gemma, simboli della dea del sole Amaterasu, è uno dei Tre Tesori Sacri di Yamato, oggi insegne imperiali visibili solo all’imperatore e ai monaci che li custodiscono.


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qua sui Tre Tesori Sacri

 

Le insegne imperiali del Giappone (chiamate anche 三種の神器 Sanshu no Jinji o i Tre Sacri Tesori) sono:

La Spada Kusanagi 草 薙 剣
La Gemma Yasakani no Magatama 八尺瓊曲玉
Lo specchio Yata no Kagami 八咫鏡

Sono da sempre conosciuti come i tre sacri tesori del Giappone poiché rappresentavano ciascuna le tre virtù: la spada rappresenta infatti il valore, lo specchio la saggezza e la gemma la benevolenza.

La spada oggi si trova al tempio di Atsuta a Nagoya, lo specchio al tempio di Ise nella prefettura di Mie e la gemma invece al Palazzo Imperiale a Tokyo. Solitamente questi oggetti vengono ogni volta presentati dai sacerdoti dei templi che custodiscono gli oggetti all’imperatore durante la cerimonia di insediamento del trono imperiale. Poiché questa cerimonia non è pubblica, per tradizione sono oggetti che vengono visti solo dall’imperatore e dai sacerdoti; inoltre non esistono fotografie o disegni ma solo immaginarie ricostruzioni.

Secondo la leggenda questi tre oggetti furono portati da Ninigi no Mikoto, il leggendario antenato di tutti gli imperatori giapponesi, quando la nonna, la dea Amaterasu, lo inviò per pacificare e riunire tutto il Giappone. Da allora divennero il simbolo della discendenza divina di ogni imperatore considerato dunque come discendente della divinità del sole e come leggittimo governatore del Paese.

La leggenda narra però ancora che questi speciali oggetti provengono da un giorno lontano, ormai perso nel tempo e nell’antichità: si tratta del giorno in cui Amaterasu, infuriata e offesa dal fratello Susanoo, si nascose in una caverna, gettando così il mondo intero nell’oscurità. La dea Ama No Uzume appese fuori dalla caverna sia la gemma che lo specchio per incuriosire la dea “arrabbiata” e convincerla ad uscire fuori di nuovo fuori e riportare la luce al mondo.

Riuscito l’effetto, incuriosita Amaterasu vide la gemma e la sua immagine riflessa nello specchio: nel riflettersi un raggio di sole uscì fuori dalla caverna ad illuminare il cielo (alba) e in seguito anche la stessa dea. Per scusarsi il fratello Susanoo le regalò la spada Kusanagi nata drago Orochi che lui stesso aveva sconfitto.

Ecco dunque come nacquero le tre insegne imperiali che oggi rappresentano la prova evidente della storia, tradizione del popolo nipponico e della “divinità” dell’imperatore in quanto diretto discendente della stirpe della dea Amaterasu.

 

Yasakani no Magatama (o 八尺瓊曲玉 o 八坂瓊曲玉 Giada di Yasakani ) è uno dei tre sacri tesori imperiali giapponesi.

Nella mitologia questo gioiello, insieme allo Specchio Sacro, venne appeso ad un albero fuori dalla caverna dove Amaterasu, dea del sole, si era nascosta facendo cadere il mondo nell’oscurità, per convincerla a venir fuori.

Si suppone sia in realtà una collana di pietre di giada Magatama e non solamente una gemma come tutte le credenze popolari raccontano. Stando sempre a quanto dicono le leggende, la gemma è racchiusa nel Palazzo Imperiale di Tokyo.

Nella cultura popolare, la gemma viene raffigurata come una sfera dalle dimensioni di una pallina con una coda. Si pensa che in realtà la gemma originale sia stata rotta o rielaborata ma non ci sono prove sufficienti per affermare ciò con certezza anche perchè l’unica a vederla è l’imperatore durante una cerimonia di incoronazione ed è solamente lui a vederla e alcuni sacerdoti che hanno il compito di custodirla e presentarla durante questa cerimonia.

3jade.jpg

 

 

Lo Yata no Kagami o Specchio Sacro (八咫鏡) è uno specchio di bronzo, uno dei tre tesori sacri che costituiscono le sacre insegne imperiali in Giappone. Si dice che sia conservato all’interno del tempio di Ise, nella prefettura di Mie ma il divieto di accesso al pubblico non permette di identificarlo come reale.

Si tratta probabilmente di un manufatto risalente all’età del bronzo proveniente forse dalla Cina, ma come detto, nulla è certo poichè non può essere visto da nessuno al di fuori di coloro che lo custodiscono. Simbolicamente rappresenta la saggezza e l’onestà.

Secondo una leggenta shintoista antica, quest’oggetto venne appeso ad un albero insieme alla gemma Yasakani no Magatami per convincere la dea del sole Amaterasu ad uscire fuori dalla caverna nella quale si era nascosta dopo una lite con il fratello Susanoo.

Amaterasu, vide la sua immagine riflessa nello specchio e ne rimase colpita che gli altri dei poterono convincerla a uscire fuori dalla caverna. Lo specchio e la gemma insieme alla spada leggendaria Kusanagi furono poi regalati al nipote di Amaterasu, Ninigi no Mikoto quando questi partì per pacificare e unire il Giappone.

Da allora i tre oggetti divennero tesoro che passò nelle mani della casa imperiale del Giappone. Dal 690 d.C., durante una cerimonia di insediamento sul trono imperiale, i sacerdoti portarono questi tre tesori all’imperatore e da allora ogni volta che avviene un’incoronazione questi tre oggetti vengono presentati al nuovo sovrano in una cerimonia che, per tradizione, rimane privata; per questo motivo, nessuno dei tre oggetti è mai stato visibile al pubblico se non al solo sovrano e ai sacerdoti. Purtroppo non esistono nemmeno fotografie o disegni ma solo immaginarie riproduzioni.

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.... dagli anni settanta che, grazie al lavoro di comparazione strutturale compiuto da Ohayashi Taro e Yoshida Atsuhiko (cit. principalmente: "Struttura dei miti giapponesi", Kobundo 1975 e "I miti del Giappone e i miti indoeuropei", Kobundo 1974) si è riusciti a dimostrare che elementi simbolici appartenenti all’area culturale indoiranica si propagarono da occidente verso l’estremo oriente fino a influenzare anche popoli di diversa stirpe, come è dimostrato dai miti dell’antico regno coreano di Koguryo e dai miti shintoisti. Secondo la teoria avanzata dai due studiosi giapponesi, i nomadi di ceppo altaico che, passando per la penisola coreana, si stanziarono in epoca preistorica nell’arcipelago nipponico, e gettarono le basi della nazione Yamato, erano precedentemente entrati in contatto nelle steppe dell’Asia centrale con i popoli Sciti di stirpe iranica, da cui avrebbero ricevuto una sorta di investitura rappresentata dalla consegna dei tre tesori sacri, che sono tuttora i simboli della podestà suprema del Tennô.

Nel confronto tra i miti giapponesi e quelli dei popoli di stirpe indoeuropea non solo riscontriamo chiarissime affinità negli elementi narrativi, ma vediamo precisi accordi anche e soprattutto in termini di Weltanschauung. Per tale ragione Ohayashi e Yoshida ritengono che benché i miti giapponesi siano composti da strati di diversa origine, essi formino un sistema coerente con il sistema mitologico-simbolico indoeuropeo. A titolo di esempio, citiamo la coincidenza simbolica dei tre tesori celesti della famiglia reale degli Sciti con i tre tesori sacri imperiali del Giappone (lo specchio di Amaterasu Yataka no kagami, la spada di Susanowo Ame no Murakumo no Kurugi, e il gioiello ricurvo di Okuninishi Yasakani no Magatama), che, come viene dimostrato dall’interpretazione di Yoshida e Ohayashi, rappresentano rispettivamente le tre funzioni - magico-religiose, guerriere, produttive- del Potere. Nei miti giapponesi la società risulta coerentemente organizzata sulla base dei concetti ideologici simbolizzati dai tre tesori. Infatti il racconto mitico riconosce sin dai primordi una struttura di rapporti che si sviluppano dalla connessione fra i tre strati: i sacerdoti, gli specialisti delle funzioni militari, il popolo comune -composto dai produttori di derrate alimentari, i quali risultano subordinati ai primi due.
Nel ciclo di miti riguardanti la discesa dal Cielo dei discendenti della dea Amaterasu, antenata della famiglia imperiale, è presentato l’archetipo mitico della comunità giapponese organizzata sotto l’Augusto Governo Imperiale. Secondo questi miti, nel momento in cui l’Antenato Celeste Ninigi no mikoto scende in veste di sovrano sulla “Terra dalle vigorose spighe di riso” (antonomasia poetica per Giappone), egli è accompagnato da un gruppo di divinità celesti fondatrici dei casati che in epoca storica avranno un importante ruolo nell’esercizio del potere regale. Chiaramente, a questo modello mitico si conforma la struttura sociale data da uno strato dominante aristocratico di ceppo altaico che con a capo il Tennô esercitava il proprio dominio sul territorio dell’arcipelago e sulle popolazioni autoctone di ceppo australe.

 

Si parla anche di Tre Tesori che il sovrano coreano di Kudara regalò all’Imperatore Kinmei del Giappone:

una statua del Buddha, alcuni volumi di Sutra e gli strumenti dei riti buddhisti..... (anche se in GIappone tale religione è stata allora fortemente contrastata)


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.. e per chi ha la pazienza di leggere, qua si parla dello specchio, considerato il più venerando degli emblemi sacri.

 

 

 

http://books.google.it/books?id=UwOW6nSodgUC&lpg=PA28&ots=WhM3WfeXbw&dq=i%20tre%20tesori%20sacri%20del%20giappone&hl=it&pg=PA28#v=onepage&q=i%20tre%20tesori%20sacri%20del%20giappone&f=true


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