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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

Itten

Culturismo Tradizionale (?)

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Il bokuto in mano a dieci anni ... forse il figlio dell'imperatore o dello shogun, magari un'altra mezza dozzina di bambini in tutto il giappone, ma tutti gli altri (quando sopravvivevano, l'infanticidio era comune in giappone come in tutto il resto del mondo di quei tempi) rimanevano con la madre fino a 3 o 4 anni quindi venivano affidati al monaco o prete locale per avere i rudimenti della religione, della cultura e della scrittura (nal 1700 in giappone l'alfabetizzazione era vicina la 95%), appena erano abbastanza grandi da tenere una zappa in mano si dovevano procurare il pane per loro e la loro famiglia.

 

Continuo a trovare poco probabile un'allenamento intensivo che durasse piu di due o tre settimane per quel periodo, oltre non saprei dire, cercero' delle fonti storiche ma sono abastanza certo di quello che ho scritto.

 

ti ricordo solo che persone come Ueshiba, Kano e Mochizuchi (e si parla di '800-'900 e nn di '600) hanno passato la maggior parte del loro tempo in un dojo studiando più di una tradizione marziale...direi che forse proprio shogun e imperatore erano quelli che meno praticavano per un motivo o per l'altro

 

anche nuoto (come faceva notare sandro), tecniche di respirazione, equitazione penso si possano ascrivere all'allenamento, poi che TUTTI i samurai vi ci si dedicassero mi sembra improbabile, altrimenti nn ci sarebbero state quelle individualità che anche nei contemporanei suscitavano ammirazione...mezza dozzina francamente mi sembra un po' pochino (anche se capisco che magari hai minimizzato di proposito), soprattutto se pensi alla proliferazione di ryuha (soprattutto nel perido Edo che paradossalmente era un periodo di pace) che presuppone nn solo un numero di praticanti abbastanza alto, ma anche che questi praticanti raggiungessero un livello tale da essere autorizzati a lasciare il dojo, insegnare e fondare una propria tradizione

 

cmq se trovassi le fonti a supporto della tua teoria sarei molto interessato...e naturalmente farei seppuku per rimediare alla mia ignoranza :smile:


La quercia sembra non curarsi dei ciliegi in fiore - BASHO

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Ringrazio Benkei per la stima dimostratami anche se ci tengo a dire che l'aver scritto un libro non fa automaticamente di me un "oracolo" storico. Trovo comunque interessante la discussione e se è di interesse provo a dire la mia.

Personalmente ritengo che parlare di "culturismo" marziale sia abbastanza fuorviante. L'addestramento a cui si sottoponevano i samurai era di tipo militare, quindi con un continuo stimolo da parte del corpo nel corso degli esercizi di apprendimento tecnico. Il Giappone feudale era un mondo dove l'esercizio fisico era connaturato quindi nelle stesse funzioni giornaliere. Lunghe marce (in un paese dove le strade erano comunque abbastanza impervie), equitazione (bajutsu), nuoto con e senza l'armatura (Sueijutsu), unite al naturale sviluppo dato dalla pratica delle altre discipline marziali erano funzionali al rafforzamento fisico necessario per chi doveva combattere in guerra, allenamento che, non dimentichiamocelo, cominciava sin da piccolissimi. Non che l'obesità mancasse (comunque molto più rara rispetto all'occidente, in considerazione della dieta povera di grassi) e per questo basta ricordarsi della figura di Tokugawa Ieyasu, che pure passò la vita in guerra, ma la vita del Giappone feudale aveva comunque le caratteristiche di spartanietà che permettevano una "cura naturale" della forma fisica.

Detto questo comunque è difficile inquadrare un sistema unitario di allenamento. Ogni scuola seguiva il proprio sistema didattico cosa che rende abbastanza complicato dare un'unica visione d'insieme. Se guardiamo il Karate ad esempio (che però ha una storia e sviluppo che nulla c'entrano con i bushi e le loro arti) è lampante come vi siano dei sistemi di potenziamento del corpo funzionali al tipo di esercizio di quell'arte.

Se oggi comunque riteniamo necessario nei dojo fare un'adeguata preparazione fisica prima del normale keiko, questo è dovuto in massima parte allo stile di vita che ha portato il nostro fisico ad essere meno preparato allo stress fisico richiesto dalla pratica marziale.

Detto questo volevo intervenire in ultima battuta su quanto sostenuto da alcuni nella discussione, ossia sulla possibilità o meno che un samurai potesse anche dedicarsi a pratiche "agricole". E' sicuramente vero che in periodo Edo un samurai, per legge, non potesse dedicarsi a fare il contadino nè alcun altro mestiere se non quello di funzionario del suo han (feudo). E' però altrettanto sicuro che in molti clan Tozama i samurai non disdegnassero il lavoro nei campi se le necessità lo richiedevano. Se si prende per esempio un clan di radicate tradizioni belliche come i Satsuma nel Kyushu, dove il 30% della popolazione era composta da bushi (cifra che raggiungeva il 70% a Kagoshima), possiamo renderci conto di come, in particolar modo verso la fine del domino del bukufu Tokugawa, molti samurai non fossero estraneri a lavori di "zappa". Lo stesso Saigo Takamori, da molti presentato come l'ultimo grande samurai, non aveva mai disdeganto in gioventù di dedicarsi, al fianco della sua preparazione marziale e degli incatrichi di funzionario del suo han a lavori di tipo agricolo che era una necessità in alcuni periodi. Questo però non qualifica in alcun modo questi casi come "normalità addestrativa" di un samurai.

Cordiali ed Aiki saluti

Roberto Granati


Veloci come il vento,

Fermi come la foresta,

Temibili come il fuoco,

Immobili come la montagna.

Takeda Shingen

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ivorso, almeno nel periodo Edo, gli appartenenti alla casta dei samurai non solo non zappavano la terra ma era loro proibito fare lavori umili come quelli dei contadini.

Anche i ronin e tutti i samurai decaduti non potevano abbassarsi a lavorare i campi o ad altri lavori manuali, nè loro nè le loro famiglie.

Erano soprattutto burocrati, funzionari e militari in senso stretto ma mai lavoratori manuali. Persino il commercio gli era impossibile se non per i fini del loro daimyo.

Sul fatto che poi frequentassero Dojo o ci fossero scuole di spada molto frequentate non esiste dubbio alcuno.

 

 

Quoto in pieno: vi sono delle teorie in merito a questo "blocco". Sappiamo che durante il governo di Toyotomi Hideyoshi, la figura del samurai contadino era ancora contemplata. Vi sono delle lettere dei Gesuiti nel settore JAPSIN presso gli archivi dei gesuiti a Roma (A.R.S.I.) dove vengono descritte queste figure. All'avvento dei Tokugawa, queste figure di samurai-contadini spariscono totalmente comparendo bensì la struttura sociale che YamaArashi ha giustamente scritto.

Sappiamo dalle fonti coreane (Fonti dell'Archivio Reale di Chosun) che la struttura degli Yangban ossia dei nobili era impostata nel seguente modo: alcuno Yangban pur essendo proprietario terriero era permesso lavorare e\o fare il contadino. Erano permessi a loro solo i lavori di tipo burocratico o militare.

Sappiamo che questa struttura coreana era stata influenzata da quella cinese dei Ming.

Toyotomi Hideyoshi inizia la sua campagna di conquiste nel 1592 (e morendo nel 1598 finisce la guerra di Imjieran). Sappiamo che arrivati in Korea, i samurai presenti come So Yoshitoshi vennero influenzati dalla ricca cultura del luogo: varie fonti che sto seguendo per il mio progetto di dottorato confermano che lo scopo dei giapponesi era quello di prelevare gli artigiani e i maestri del vasellame mentre Hideyoshi aspirava a conquistare la Cina intera...

 

Quindi esistono delle teorie che dicono che la struttura ottimamente descritta da YamaArashi si sia formata dopo la guerra del 1592. Di certo esiste la realtà che i tre paesi confinanti si influenzarono vicendevolmente.

 

Sung Gyun


Insegnante dello stile Dentoo Iwama Ryu di Aikido

 

Direttore Tecnico dello Ryushinkai

 

Rappresentante e Direttore Tecnico per l'Europa della International Korean Aikido Federation (I.K.A.F.) gemellata all'Aikikai di Korea.

 

Coordinatore del settore Aikido ADDO

 

Dottorando di Storia Moderna (specializzazione dell'Estremo Oriente) presso l'Università di San Marino e collaboratore presso l'Università "La Sapienza" di Roma

 

Ex praticante e insegnante della Scuola Iwama Shinshin Aiki Shurenkai (Scuola Saito)

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Granati Sensei, scusa se lo richiedo di nuovo, ma il tuo libro è già uscito? :arigatou:

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Ringrazio Benkei per la stima dimostratami anche se ci tengo a dire che l'aver scritto un libro non fa automaticamente di me un "oracolo" storico. Trovo comunque interessante la discussione e se è di interesse provo a dire la mia.

Personalmente ritengo che parlare di "culturismo" marziale sia abbastanza fuorviante. L'addestramento a cui si sottoponevano i samurai era di tipo militare, quindi con un continuo stimolo da parte del corpo nel corso degli esercizi di apprendimento tecnico. Il Giappone feudale era un mondo dove l'esercizio fisico era connaturato quindi nelle stesse funzioni giornaliere. Lunghe marce (in un paese dove le strade erano comunque abbastanza impervie), equitazione (bajutsu), nuoto con e senza l'armatura (Sueijutsu), unite al naturale sviluppo dato dalla pratica delle altre discipline marziali erano funzionali al rafforzamento fisico necessario per chi doveva combattere in guerra, allenamento che, non dimentichiamocelo, cominciava sin da piccolissimi. Non che l'obesità mancasse (comunque molto più rara rispetto all'occidente, in considerazione della dieta povera di grassi) e per questo basta ricordarsi della figura di Tokugawa Ieyasu, che pure passò la vita in guerra, ma la vita del Giappone feudale aveva comunque le caratteristiche di spartanietà che permettevano una "cura naturale" della forma fisica.

Detto questo comunque è difficile inquadrare un sistema unitario di allenamento. Ogni scuola seguiva il proprio sistema didattico cosa che rende abbastanza complicato dare un'unica visione d'insieme. Se guardiamo il Karate ad esempio (che però ha una storia e sviluppo che nulla c'entrano con i bushi e le loro arti) è lampante come vi siano dei sistemi di potenziamento del corpo funzionali al tipo di esercizio di quell'arte.

Se oggi comunque riteniamo necessario nei dojo fare un'adeguata preparazione fisica prima del normale keiko, questo è dovuto in massima parte allo stile di vita che ha portato il nostro fisico ad essere meno preparato allo stress fisico richiesto dalla pratica marziale.

Detto questo volevo intervenire in ultima battuta su quanto sostenuto da alcuni nella discussione, ossia sulla possibilità o meno che un samurai potesse anche dedicarsi a pratiche "agricole". E' sicuramente vero che in periodo Edo un samurai, per legge, non potesse dedicarsi a fare il contadino nè alcun altro mestiere se non quello di funzionario del suo han (feudo). E' però altrettanto sicuro che in molti clan Tozama i samurai non disdegnassero il lavoro nei campi se le necessità lo richiedevano. Se si prende per esempio un clan di radicate tradizioni belliche come i Satsuma nel Kyushu, dove il 30% della popolazione era composta da bushi (cifra che raggiungeva il 70% a Kagoshima), possiamo renderci conto di come, in particolar modo verso la fine del domino del bukufu Tokugawa, molti samurai non fossero estraneri a lavori di "zappa". Lo stesso Saigo Takamori, da molti presentato come l'ultimo grande samurai, non aveva mai disdeganto in gioventù di dedicarsi, al fianco della sua preparazione marziale e degli incatrichi di funzionario del suo han a lavori di tipo agricolo che era una necessità in alcuni periodi. Questo però non qualifica in alcun modo questi casi come "normalità addestrativa" di un samurai.

Cordiali ed Aiki saluti

Roberto Granati

 

 

Quoto ma aggiungerei che nel periodo di Saigo Takamori, la situazione politico sociale era assai differente dal primo periodo Edo: si dovrebbe fare un distinguo in merito alla struttura sociale prima e dopo la guerra Boshin. Negli editti dei primi Tokugawa, la struttura sociale venne a costituirsi in modo molto radicale. Poi con l'avvento delle navi nere di Perry, vediamo il cambiamento della società e i moti che portarono all'era Meiji.

Se si segue le vicende della guerra Boshin, si scopre che come ha giustamente scritto Roberto, i samurai furono costretti a lavorare i campi perché vivevano in un periodo di necessità.

A Satsuma secondo autori come Jansen e Feifer che ne hanno studiato accuratamente l'epoca, i campi erano coltivati da "schiavi".

 

 

Sung Gyun


Insegnante dello stile Dentoo Iwama Ryu di Aikido

 

Direttore Tecnico dello Ryushinkai

 

Rappresentante e Direttore Tecnico per l'Europa della International Korean Aikido Federation (I.K.A.F.) gemellata all'Aikikai di Korea.

 

Coordinatore del settore Aikido ADDO

 

Dottorando di Storia Moderna (specializzazione dell'Estremo Oriente) presso l'Università di San Marino e collaboratore presso l'Università "La Sapienza" di Roma

 

Ex praticante e insegnante della Scuola Iwama Shinshin Aiki Shurenkai (Scuola Saito)

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Io credo che per trovare un esempio di una casta guerriera con un forte senso di identità, durezza nell'addestramento e senso del dovere, culturalmente autoreferenziale, che vive del mestiere della guerra, dominando e sfruttando le masse contadine, con forti similìtudini con quella dei samurai basti andare con la memoria a Sparta. I modelli sociali sono molto simili a mio modo di vedere

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Granati Sensei, scusa se lo richiedo di nuovo, ma il tuo libro è già uscito? :arigatou:

 

Dovrebbe già essere in distribuzione a quanto ne so. Di sicuro lo sarà la prossima settimana. Il lancio a Verona è previsto per quella data. Io ho avuto la fortuna di dargli un'occhiata in preview e devo dire che mi ha colpito in modo molto favorevole. Solitamente per trovare un testo storicamente attentibile e dettagliato (quindi che sia più storico e di ricerca piuttosto che di carattere generale) si doveva volgere lo sguardo verso il mercato franese, inglese o statunitense. A mio parere questo è davvero un bel testo che pone finalmente una pietra a favore anche di un testo specifico in lingua italiana

 

Credo che se hai problemi nel reperirlo il Maestro Granati ti potrà senza dubbio essere di aiuto


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Il libro (Storia dei Samurai e del Bujutsu) sarà in tutte le librerie d'Italia il 29 maggio, così almeno mi hanno garantito dalla Robin Edizioni, che pubblica il testo. Il giorno 29 maggio alla libreria "Giubbe Rosse", della catena Edison, alle ore 18;30 è previsto un "incontro con l'autore", mentre il giorno 30 maggio, presso il circolo ufficiali di Castelvecchio sempre a Verona, ci sarà la presentazione stampa ufficiale, che precederà una conferenza dal titolo "samurai e Budo, un tramite tra passato e futuro con relatori, oltre al sottoscritto, Carniel Sensei come esperto di tradizione bushi e studioso di ko ryu e il Prof. Marco Del Bene, docente di storia giapponese presso l'Università Cà Foscari di Venezia. Questo evento sarà l'inaugurazione della Primavera del Budo di Verona, durante la quale, tra l'altro il libro sarà messo in vendita tramite uno stand della libreria Giubbe Rosse nella "piazza multiservizi" che collegherà le tre strutture di pratica dell'evento.

 

In merito agli "schiavi" citati da Sung, probabilmente si riferiva ai lavoratori forzati nelle isole Ryu Kyu (dal 1600 sotto controllo del clan Satsuma) composti da isolani e che erano costretti ad inumane condizioni di lavoro, come lo stesso Takamori ebbe modo di vedere quando, da giovane, fu costretto ad un periodo di esilio lì per essersi trovato in disaccordo con il nuovo Daimyo del suo clan. A tale proposito cercò anzi di sensibilizzare il governo del suo han in questo senso.

In merito all'abitudine di alcuni samurai a dedicare alcune ore di tempo a lavori agricoli, questo riguarda ovviamente alcuni di quei clan esterni (tozama) che si sottraevano (anche volutamente) al rigido controllo protocollare del bakufu. Nel clan Satsuma non era quindi una novità, anche prima dell'arrivo delle navi de Commodoro Perry nella baia di Uraga. Va detto che allora era spesso motivo di lite l'atteggiamento degli hanshi appartenenti ai clan vicini al bakufu nei confronti dei samurai dei clan tozama durante i periodici viaggi del sankinkotai. Questi ultimi venivano infatti visti come rozzi samurai che denigravano la loro condizione non disegnando il lavoro dei campi. La validità marziale di questi samurai dei clan tozama apparve invece lampante durante le battaglie della restaurazione Meiji. Insomma un pò come era avvenuto nella guerra Gempei dove alla raffinatezza degli uomini del clan Taira si contrapponeva la rozzezza dei combattenti del clan Minamoto.

Cordiali ed Aiki saluti

Roberto Granati


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Takeda Shingen

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Grazie RobyWanKenoby risposta chiara ed esaudiente ... :arigatou:


Ciao ciao, ivorso.

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RobyWan , ho trovato i tuoi interventi estremamente esaurienti e ben strutturati. Ti quoto in tutto (...anche se qualche influenza sul Karate da parte delle arti dei bushi ci fu , ma ovviamente concordo sull'origine fondamentalmente separata della disciplina) . Grande davvero, attendiamo ulteriori notizie sul tuo libro, son certo che sia opera degna di grande attenzione. :arigatou:


Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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Mi associo anch'io ai complimenti per il tuo intervento molto preciso, circostanziato e completo.

Quasi quasi verrei a Verona solo per presenziare alla presentazione del tuo libro,

oltre che magari per buttare un'occhio agli stage della Primavera del Budo, e

farmi autografare la mia copia :gocciolone:

Spero solo che gli impegni me lo consentano...

 

PS:

Approfitto solo per chiedere qualche informazione sull'addestramento fisico dei monaci guerrieri(Yamabushi),

che sicuramente differiva da quello della casta dei samurai, considerando che doveva quantomeno seguire

un parallelo con l'addestamento spirituale.

Sostanzialmente sarebbe bello sapere se avessero sviluppato degli esercizi specifici per temprare il fisico,

magari come quelli dei monaci del monastero di Shaolin in Cina. :arigatou:


Giuro sul mio Onore di Cintura Nera; di Preservare anziché Distruggere; di Evitare lo scontro anziché Confrontarmi; di Confrontarmi anziché ricevere del Male; di fare del Male anziché Storpiare; di Storpiare anziché Uccidere; di Uccidere anziché di Morire; di Morire anziché disonorare la mia Cintura.

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Con il termine yamabushi ci si riferisce generalmente a quella figura di asceti delle montagne (yama per l'appunto) che si dedicavano in solitaria o in gruppi, alla cura delle arti marziali coniugandole con la rigida vita delle montagne e dei boschi. Il temine "monaco guerriero" invece è più associabile agli sohei, che erano per l'appunto religiosi che dedicavano la loro vita allo studio delle arti marziali al servizio del tempio del quale facevano parte. Questi intrepidi guerrieri, dotati di una fortissima determinazione e di un'assoluta fedeltà alla loro istituzione religiosa, avevano un metodo di addestramento militare similare a quello dei bushi, con i quali tra l'altro condividevano medesima impostazione bellica e stesso metodo di combattimento. A loro si devono senza dubbio l'introduzione di alcune innovazioni nel campo militare come la naginata, che fu poi prontamente utilizzata anche dai samurai. Ancora oggi non meraviglia che prestigiose scuole siano nate e tuttora siano rappresentate a livello "istituzionale" presso alcuni templi come quello di Katori o quello di Kashima nella prefettura di Chiba. Gli Sohei combattevano in veri e propri eserciti e per secoli furono anche l'ago della bilancia nelle continue guerre che insanguinarono il Giappone dfino al XVIII secolo. Con l'inizio dell'unificazione del Giappone da parte di Oda Nobunaga si ebbe però un forte ridimensionamento delle capacità belliche dei singoli templi (sopratutto dopo la strage compiuta a danno delle istituzioni sul monte Hiei a Kyoto), fino al completo disarmo che concluse l'epoca dei tre unificatori e l'inzio del bakufu Tokugawa.

Cordiali ed Aiki saluti

Roberto Granati


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Takeda Shingen

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Il libro (Storia dei Samurai e del Bujutsu) sarà in tutte le librerie d'Italia il 29 maggio, così almeno mi hanno garantito dalla Robin Edizioni, che pubblica il testo.

Non vedo l'ora che esca :arigatou:

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Visto che l'editore, come d'uso, ne regalerà alcune copie all'autore,vorrà l'autore renderle disponibili sul forum? Io me ne accaterei una copia.

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Visto che l'editore, come d'uso, ne regalerà alcune copie all'autore,vorrà l'autore renderle disponibili sul forum? Io me ne accaterei una copia.

 

adesso non mi sembra il caso di approfittarne... :glare:


<!-- isHtml:1 --><!-- isHtml:1 --><em class='bbc'>Insisti, Resisti e Persisti...Raggiungi e Conquisti!<br /><img src='http://www.intk-token.it/forum/uploads/monthly_11_2008/post-34-1227469491.jpg' alt='Immagine inserita' class='bbc_img' /><br /></em>

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Visto che l'editore, come d'uso, ne regalerà alcune copie all'autore,vorrà l'autore renderle disponibili sul forum? Io me ne accaterei una copia.

 

 

mi sembra un po eccessivo :gocciolone:

io sarò lieto di aumentare di 1 il numero di copie vendute, un bel libro il suo prezzo lo vale tutto e l'autore mi sembra estremamente pronto.


234.gif

兵法二天一流, 宮本 武蔵, Heiho Niten Ichi Ryu, Miyamoto Musashi.

ex Fudo Myoo, ho cambiato nick.

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Ancora oggi non meraviglia che prestigiose scuole siano nate e tuttora siano rappresentate a livello "istituzionale" presso alcuni templi come quello di Katori o quello di Kashima nella prefettura di Chiba.

 

Una piccola domanda su di un concetto che nn ho capito: le scuole che "nascono" in un tempio sono da associare al fenomeno degli sohei? oppure il fondatore della scuola ha semplicemente utilizzato il nome del tempio in cui aveva raggiunto l'illuminazione?

 

Per semplificare quindi, gli sohei erano dei veri e propri eserciti organizzati che facevano capo ai complessi templari più grossi (tipo Nara e Kamakura) mentre gli yamabushi erano dei gruppi più ristretti e autonomi? per caso c'entrano qualcosa con quei gruppi di monaci itineranti da cui si travestivano sempre gli Yagyu per attaccare Itto Ogami (lo so l'esempio nn è dei più acculturati ma era per rendere l'idea :gocciolone: )?

 

alla fine sono tre domandine, nn una... :whistle:


La quercia sembra non curarsi dei ciliegi in fiore - BASHO

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L'esempio di scuole rinomate fondate presso importanti templi (come quelli di Katori e di Kashima) era per spiegare come il tempio fosse tutt'altro che un mero luogo di preghiera. Le qualità guerriere vi erano spesso coltivate ed incoraggiate. I Monaci guerrieri (gli sohei) erano in fondo il corrispettivo per l'istituzione religiosa di quello che erano i fedeli samurai per il feudatario. L'addestramento quindi era del tutto similare e gli sohei erano anzi molto rinomati per la qualità delle loro virtù marziali. In questos enso esistevano ovviamente anche alcune scuole interne al tempio, che però non sono il caso del Tenshin Shoden Katori Shinto Ryu del Kashima Shinto o del Kashima Shin Ryu.

Bisogna comunque chiarire come ogni tempio avesse il suo "corpo armato" di sohei e non esistesso un'unità militare tra i vari istituti religiosi appartenenti a grandi complessi (come il monte Hiei o Nara). Ovviamente alcuni di queste istituzioni, come l'Enryaku-ji di Kyoto e il Todai-ji di Nara erano rinomate per il loro vasto potere (frutto anche del controllo su vasti appezzamenti terrieri) e l'imponente forza militare. Gli Yamabushi, sui quali comunque circola una sorta di "aurea mitica" erano per lo più asceti, legati allo shugendo, che univa nella vita ascetica gli elementi della dottrina buddhista e del credo shintoista, cercando di raggiungere poteri superiori tramite la pratica marziale e la resistenza fisica. Anche se indubbiamente reali, furono meno "determinanti" nella storia nipponica di quanto furono invece i numerosi eserciti degli sohei agli ordini dei rispettivi abati dei molti templi dell'epoca.

 

 

Riguardo al mio libro, per contratto non posso occuparmi di vendita. Per fortuna il libro è distribuito da un buon editore con un'eccellente catena distributiva (le messaggerie) e il testo sarà disponibile nelle principali librerie d'Italia. Già adesso, che pure è in stampa, ho potuto scoprire che su alcune "librerie online" è già in pre-vendita.

 

Cordiali ed Aiki saluti

Roberto Granati


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La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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