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Kendo E Kenjutsu

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Per favore niente "sensei"! :tioffrounabirra:


______________________
Giuseppe Piva
www.giuseppepiva.com

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Essendo anch'io d'accordo con la trasformazione del jutsu da livello esterno

ad interno(Do intesa come via interiore) e sposandone anch'io la sua utilità

al giorno d'oggi. Faccio comunque presente che il jutsu, termine inteso più

come insieme di tecniche "efficaci" che come arte, trova ancora ampio spazio

all'interno di tutte quelle realtà in cui il combattimento, oggi quasi esclusivamente a

mani nude, è ancora prassi comune e di indiscussa utilità. E il cui fine è

propio quello di neutralizzare l'avversario nel modo più efficace possibile.

Basti pensare ai vari reparti d'elite di tutti gli eserciti del mondo o ai vari

corpi di polizia e/o sicurezza privati.

Dunque credo che entrambe(Jutsu/Do) meritino ancora tutto il rispetto e le finalità

per cui sono state concepite o da cui sono derivate, pur mantenendo le loro

specifiche peculiarità che le rendono diverse come finalità.


Giuro sul mio Onore di Cintura Nera; di Preservare anziché Distruggere; di Evitare lo scontro anziché Confrontarmi; di Confrontarmi anziché ricevere del Male; di fare del Male anziché Storpiare; di Storpiare anziché Uccidere; di Uccidere anziché di Morire; di Morire anziché disonorare la mia Cintura.

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Dunque credo che entrambe(Jutsu/Do) meritino ancora tutto il rispetto e le finalità

per cui sono state concepite o da cui sono derivate, pur mantenendo le loro

specifiche peculiarità che le rendono diverse come finalità.

 

E io non posso che essere d'accordo


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Da umile, giovane ed inesperto praticante dico la mia:

In 2 anni di Kendo, Iaido e Zazen non ho appreso nemmeno un decimo di quanto mi ha dato un anno di Kenjutsu.

Questo non per criticare il -do... ma nella mia personale opinione, sarebbe opportuno seguire una progressione logica.

Dopo aver fatto un anno di Kenjutsu, molti aspetti del Kendo mi sono apparsi MOLTO più chiari. :arigatou:

 

Inoltre, sono dell'opinione che, dato che ai giorni nostri il -jutsu è inapplicabile, si sia autonomamente trasformato in una sorta di -do. Sostanzialmente, credo che non ci sia necessità di modificare la parte fisica di una disciplina per metterne in luce la parte 'spirituale'.

Anzi, secondo me, una tecnica studiata per abbattere l'avversario nel modo più efficiente possibile contiene già di per sé la sua buona componente di -do... quindi vedo il trascurare la parte -jutsu come un errore, come il voler mettere il carro davanti ai buoi, per capirsi :smile:

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Mi ero dimenticato di citare l'arte marziale che è solo Jutsu e che è nata nel secolo scorso(1930) e

che poi si è sviluppata in abienti militari e paramilitari, ovvero il "Krav Maga".

Non vi è propio traccia di DO ma solo Jutsu, senza alcuna interferenza spirituale, morale, o di

altro genere. Condivisibile o meno è così. :arigatou:


Giuro sul mio Onore di Cintura Nera; di Preservare anziché Distruggere; di Evitare lo scontro anziché Confrontarmi; di Confrontarmi anziché ricevere del Male; di fare del Male anziché Storpiare; di Storpiare anziché Uccidere; di Uccidere anziché di Morire; di Morire anziché disonorare la mia Cintura.

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sono ormai più di 16 anni che pratico un do che è praticamente uguale a quello che era l'allenamento del jutsu e, non sono io a dirlo ma i vari capo scuola che si sono succeduti negli ultimi 80 anni, sono due cose ormai differenti. Non nella forma o nella tecnica, ma nel fine, nell'obiettivo da raggiungere.

Il nostro caposcuola (quello precedente all'attuale) scomparso nel 95 ci disse che aveva cominciato a capire quello che stava facendo e cosa voleva dire praticare kyudo solo dopo 50 anni di allenamenti quasi quotidiani. Figuratevi quanta strada abbiamo da fare noi che non possiamo praticare tutti i giorni, o quasi, e abbiamo un'esperienza limitata ancora a pochi anni di attività in questi campi :smile:

Io dopo più di 3 lustri sono ancora qui che sto cercando di capire da che parte andare :blush: La direzione la conosco, ma quale sentiero seguire è ancora un po confuso.

 

Penso che la risposta giusta al quesito sia...... non mi interessa sapere cos'è uno o cos'è l'altro. Io pratico una via che mi porterà a un miglioramento (se praticata correttamente). Il resto è solo dialettica........(chiacchiere e distintivo :smile: :smile: per buttarla un po sul ridere) :arigatou:

 

Nel Dojo a cui appartengo c'è appesa una scritta che serve da monito a tutti quelli che vogliono sapere o pretendono di sapere. Dice. "TACI E TIRA". In pratica...allenati, poi le risposte verranno da sole.

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Nel Dojo a cui appartengo c'è appesa una scritta che serve da monito a tutti quelli che vogliono sapere o pretendono di sapere. Dice. "TACI E TIRA". In pratica...allenati, poi le risposte verranno da sole.

Sarebbe possibile vedere una foto di questo Kakemono? Oltre il valore stesso delle parole incise mi picerebbe osservare in che modo è scritta :arigatou:

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sono ormai più di 16 anni che pratico un do che è praticamente uguale a quello che era l'allenamento del jutsu e, non sono io a dirlo ma i vari capo scuola che si sono succeduti negli ultimi 80 anni, sono due cose ormai differenti. Non nella forma o nella tecnica, ma nel fine, nell'obiettivo da raggiungere.

Il nostro caposcuola (quello precedente all'attuale) scomparso nel 95 ci disse che aveva cominciato a capire quello che stava facendo e cosa voleva dire praticare kyudo solo dopo 50 anni di allenamenti quasi quotidiani. Figuratevi quanta strada abbiamo da fare noi che non possiamo praticare tutti i giorni, o quasi, e abbiamo un'esperienza limitata ancora a pochi anni di attività in questi campi :smile:

Io dopo più di 3 lustri sono ancora qui che sto cercando di capire da che parte andare :blush: La direzione la conosco, ma quale sentiero seguire è ancora un po confuso.

 

Penso che la risposta giusta al quesito sia...... non mi interessa sapere cos'è uno o cos'è l'altro. Io pratico una via che mi porterà a un miglioramento (se praticata correttamente). Il resto è solo dialettica........(chiacchiere e distintivo :smile::smile: per buttarla un po sul ridere) :arigatou:

 

Nel Dojo a cui appartengo c'è appesa una scritta che serve da monito a tutti quelli che vogliono sapere o pretendono di sapere. Dice. "TACI E TIRA". In pratica...allenati, poi le risposte verranno da sole.

 

sono perfettamente d'accordo con te!

 

 

A volte io stesso stento a credere che ci siano personaggi che si dedichino con tanta parsimonia nelle arti marziali (forse perchè io, non essendo un gran marzialista, la cosa la trovo alquanto "aliena" se paragonata a me!). La sola consapevolezza del raggiungimento del significato della stessa arte che si pratica, raggiunta dopo anni e anni di severo allenamento, mi sconcerta alquanto!!

 

Se parliamo anche del fatto che, per raggiungere un determinato livello di preparazione, comporti enormi sacrifici, bè...non è da escludere il mutamento che la società ha subito al giorno d'oggi: studi, lavori che ci fanno condurre una vita già alquanto stressante solo per pagare l'assicurazione della macchina (e qui, io mi citerei...come molti altri!) ci hanno completamente distaccato dai reali valori che possono donarci le Arti marziali in tutte le sue generalità e complessità.

 

Per non parlare, poi, della "massa" stessa (almeno in gran parte di essa) che si è divisa in più fazioni: una, con il solo scopo di apprendere l'Arte Marziale come strumento di raggiungimento di uno status spirituale maggiore; un'altra, solo ed unicamente per sapersi difendere dalle numerose zuffe che si vedono per le strade, attraverso atti di bullismo e altro; mentre altri che non fanno nè l'una nè l'altra cosa, ma considerano noi marzialisti solo come degli "sfigati" o "esaltati". Da parte mia, posso dire, che da quando ho cominciato a praticare il Kenjutsu con Sandro-Sensei, anche se ho dovuto fermarmi per svariati mesi a causa della scuola e del lavoro, la mia vita è stata più "piena" e "gratificante", per questo l'ho consigliato a molti dei miei amici che, come me, ne avevano davvero bisogno...ma invano. Poichè se oggi non sei in grado di disarmare un individuo, armato di pistola, in tre secondi e senza ferirti...allora l'arte, a cui sei profondamente legato, non vale niente per gli esterni che non la praticano!

 

Tornando al discorso di prima, la frase che hai citato è interessante Attila...è forse un "Hora et Labora" Orientale? XD

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Sandro, non è un kakemono, è semplicemente uno scritto su un cartoncino fatto da uno dei nostri maestri che, una sera seduto davanti a un bicchiere di vino scambiava 4 chiacchiere con noi in modo molto informale, e quando noi gli abbiamo spiegato quello che solitamente dicevamo a chi, principiante, faceva troppe domande, ci ha risposto che era un ottima traduzione per il modo giapponese che all'interno della scuola esprime lo stesso cncetto.

 

Preso dall'entusiasmo l'ha tradotto in giap e scritto su un cartoncino che avevamo sottomano la momento. Da allora è appeso nel dojo.

 

Se riesco, domenica lo fotografo e poi lo inserisco.

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Ho la fortuna di avere un maestro di Kenjutsu che è anche insegnate di Kendo e anche lui ammette che l'uso "sportivo" delle tecniche di kenjutsu, a volte, semplicemente, non è possibile preservando l'integrità fisica dell' atleta.

una tecnica come il Machi uchi men (studiata per sfondare un elmo), che parte caricandosi non da sopra la testa ma dal avambraccio sinistro ed accumulando una energia cinetica decisamente superiore a quella di un normale sho men, arriverebbe sul men dell' avversario con conseguenze troppo devastanti anche se portato con uno shinai (e sarebbe inoltre poco pratico ai fini sportivi del segnare il punto, visto che risuta più lento), inoltre la maggior parte delle tecniche sono studiate per colpire proprio dove non si trovano le protezioni (gola, giunture, etc), in quanto "da battaglia", ovvero per essere usate durante uno scontro campale e quindi per uccidere e salvarsi la vita. La loro esplicazione tramite kata o, in alcune scuole, con combattimento controllato (controllatissimo), serve più che altro a preservarne la forma e la memoria che altrimenti andrebbe persa in quanto l'utilità di tecniche non sportive è praticamente nulla (a meno che non di torni ad andare in guerra armati di spada) se non come esercizio fisico e spirituale(e scusate se è poco).

Semplicemente il Kendo ha una funzione (la pratica sportiva), il Kenjutzu un altra (la memoria e la preservazione delle origini di quella stessa pratica). Probabilmente la cosa migiore sarebbe affiancare le due cose e, se questo non è possibile, scegliere in base al principio che si ritiene prioritario (l'agonismo o la memoria). :samurai:

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Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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(proverbio popolare giapponese)

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