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stiamo girando attorno sempre alle stesse cose, l'unica possibilita è che tu provi... diverse cose ma che tu provi

per cio che riguarda il combattimento libero ci sono molti parametri da tenere in considerazione... esperienza controllo testa

per tensta intendo l'intelligenza delle persone... ci sono "praticanti anziani" a cui non darei in mano neanche un cuscino e "novellini" con la testa a posto

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Piu che altro sandro, per come la vedo io nella mia ingoranza ben inteso, il Kendo richiede si una grande abilita' e tecnica.. ma finalizzata appunto al kendo.

 

Impari ad usare lo strumento che hai in mano in quel momento al meglio, per conseguire lo scopo che in quel momento ti prefiggi (vale a dire fare punto e vincere la gara).

 

Non mi pare che il Kendo moderno abbia alcuna pretesa di "insegnare" l'uso di una Katana o di simulare uno scontro reale.

Poi ripeto, trovo il kendo assolutamente gradevole e lo reputo anche molto divertente.. e non escludo minimamente di praticalo in futuro ( la componente sportiva e agonistica dopotutto si trova solo li).

Pero' per uno che parte col mio intento, vale a dire apprendere l'uso e l'essenza della Katana, tra i tre mi sembra il piu sbagliato da cui cominciare.

 

 

mi pare si parta da un concetto di base sbagliato: in un periodo in cui nessuno gira con una spada al fianco, imparare a "maneggiare " una spada non ha nessuna utilita' pratica e lasciamo le fantasie a film come kill bill; iaido, kendo e kenjiutsu sono discipline derivate dalle tecniche di combattimento e di allenamento utilizzate dai samurai, allenamento non solo tecnico ma soprattutto mentale. La giusta postura permette un migliore utilizzo dell'energia, il giusto modo di effettuare un taglio porta ad eliminare movimenti inutili ed a ridurre i tempi di reazione, imparare la giusta postura in una parata serve ad evitare( mentalmente) di venire affettati, il confrontarsi con un avversario serve ad intuire le sue mosse ed anticiparlo. Tutte cose valide oggi come quattro secoli fa, con la differenza che un tempo portavi a casa la pelle, oggi raggiungi una maggior consapevolezza di te stesso. Maneggiare una katana, uno shinai o un bokken, non serve a nulla se no provocano un miglioramento del tuo essere interiore, della tua anima; il rispetto per l'avversario e per te stesso, il desiderio di migliorare per migliorare la propria mente e il proprio carattere, raggiungere un atteggiamento di comprensione e compassione per tutto cio' che ci circonda. L'atteggiamento, quello che tu chiami "rituale, e' fondamentale; agli esami di iaido ti bocciano se sbagli il saluto, perche' un saluto ben fatto indica sicurezza e attenzione al momento e luogo, l'atteggiamento indica presenza, non tanto in quel luogo, ma presenza di un avversario, per quanto immaginario, e presenza del tuo spirito in cio' che stai facendo. E' una via da percorrere, uno stile di vita che si riflettera' anche nel quotidiano e nei tuoi rapporti con gli altri. Sono concetti difficili da assimilare, non basta una vita e questo e' il bello, non arrivare mai, imparare sempre qualcosa di nuovo e accettare il fatto che per quanto tu possa diventare bravo ,ci sara' sempre qualcuno piu' bravo di te. Avvicinati a queste discipline con animo aperto, cerca di leggere dietro le righe di cio' che vedi; essere guerrieri non significa saper maneggiare bene un'arma, significa averne lo spirito.

Buona fortuna :arigatou:

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Vorrei dire qualcosa anch'io.

Condivido appieno il concetto di massimo rispetto e accrescimento interno, il miglioramento di se stessi e non nei confronti di un avversario.

Avendo praticato karate marziale in anni in cui non c'era la necessità di sopavvivenza delle palestre, come ci potrebbe essere ora, un comportamento solo un poco irriguardoso della disciplina comportava un'immediata espulsione.

Quindi è in me il più profondo rospetto per i significati di cui stiamo parlando.

Ma mi è stato insegnato e lo condivido appieno che queste discipline hanno non solo lo scopo di elevarti internamente, ma di insegnarti un arte nata per ragioni di sopravvivenza.

Con questo, pur ammirando i perfetti movimenti delle varie discipline, in molti casi, e il karate moderno non è da meno, non vi è la parte "vera" cioè l'azione pratica della realtà.

Non intendo che di debbano usare lame o spaccare la testa, non fraintendetemi.

 

Cerco di fare degli esempi. Ho una diapositiva del Maestro Perlati (8° dan di Sothokan se son ben al corrente) dove 40 anni fà in una gara ha una striscia di sangue che gli corre dalla bocca fino alla fine del Karategi a causa di un taglio procurato da un pugno in bocca. I denti non si sono spezzati, quindi era un tocco giudicato allora "lieve" ed ha perso quell'incontro.

Io mi sono rifiutato di arbitrare con le nuove regole, troppo per lo spettacolo, per cui mi sono ritirato dall'esame di arbitro nazionale titolo che avrei preso a giorni.

Il mio karate quando si è scontrato con le tecniche da strada ha dovuto adattarsi e molto al fatto che un colpo di coltello non ha solo l'andata, ma anche il ritorno per vie convulse per cui ho dovuto rivedere e di molto la tecnica.

 

Ne avrei ancora di esempi, ma vorrei dire solo che se non si mette in pratica, come se fossi davvero in pericolo, una tecnica o quanto meno che non sia prevista un avvicinamento alla pratica, questa tecnica ha solo dello spirituale. Importantissimo, l'ho detto e lo sostengo, ma non mantengo appieno il motivo per cui è nata. Non sono completo insomma.

 

Molte arti marziali hanno invece la parte pratica.

 

Mi rendo conto anche delle difficoltà che ci sarebbero con i piccoli incidenti che occasionalmente si potrebbero verificare, ma sto parlando ad esempio di scontri con bokken di gomma in modo da sviluppare la velocità ed il colpire davvero (c'è nel kendo, ma le tecniche come ha detto Sandro sono completamente diverse e limitate ad esempio il movimento dei piedi)

 

Shirohiro

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nel momento in cui tolgo al combattimento la volgarità della violenza faccio arte, da cui arte marziale !

 

nel momento in cui riporto la violenza nell'arte, faccio una volgarità !

 

pensare costantemente alla tecnica con realtà è una cosa... dover per forza dimostrare che una tecnica è reale è un'altra...

senza dimenticare che molte arti marziali oggi, sono do e non jutsu, conta quindi più il "come" che il "cosa"...

 

l'eccesso di realismo nella tecnica è un "limite" dal quale devo cercare di liberarmi anche io...

il dimostrare che le tecniche sono reali è una necessità per insicuri ed infantili, quale anche io mi ritrovo ad essere, la ricerca dovrebbe essere di diverso tipo !

 

questo non significa che tutto il marasma di marzialisti "new age" che si trovano in giro sono giustificati... o che lo siano certe porcate suicide fatte passare per tecniche marziali... il rispetto per l'arte e per la purezza tecnica devono essere costante metro di confronto e vero fine del quotidiano perfezionamento,

 

O-Sensei amava dire che le tecniche dovevano essere "sincere", non "reali" !


Andrea

 

www.taai.it

www.iwamaryu.it

www.aikidogarda.it

www.takemusuaikidokyokai.org

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nel momento in cui tolgo al combattimento la volgarità della violenza faccio arte, da cui arte marziale !

 

nel momento in cui riporto la violenza nell'arte, faccio una volgarità !

 

pensare costantemente alla tecnica con realtà è una cosa... dover per forza dimostrare che una tecnica è reale è un'altra...

senza dimenticare che molte arti marziali oggi, sono do e non jutsu, conta quindi più il "come" che il "cosa"...

 

l'eccesso di realismo nella tecnica è un "limite" dal quale devo cercare di liberarmi anche io...

il dimostrare che le tecniche sono reali è una necessità per insicuri ed infantili, quale anche io mi ritrovo ad essere, la ricerca dovrebbe essere di diverso tipo !

 

questo non significa che tutto il marasma di marzialisti "new age" che si trovano in giro sono giustificati... o che lo siano certe porcate suicide fatte passare per tecniche marziali... il rispetto per l'arte e per la purezza tecnica devono essere costante metro di confronto e vero fine del quotidiano perfezionamento,

 

O-Sensei amava dire che le tecniche dovevano essere "sincere", non "reali" !

 

 

 

Capisco quello che vuoi dire, ma io non parlo di violenza, ma di velocizzare le tecniche e portarle sul piano della realtà, sempre mantenedole a livello di movimenti tecnici e non casuali.

Non parlo di colpire a caso e in maniera sconsiderata, ma sempre perfettamente controllata.

Al livello che io intendo ci si deve arrivare solo dopo anni di fondamentali.

 

Cerco di spiegare quello che voglio dire. Prendiamo ad esempio una parata di coltello (è un esempio molto limitato, ma solo per capirci).

Nel karate e in altre arti marziali ci si allena alla parata di un colpo e spesso si trascura che questo colpo può ritornare o deviare infliggendo gravi danni.

Una tecnica deve iniziare dalla classica parata, ma non può poi ignorare che nel "reale" quel comportamento spesso non c'è.

Io non voglio parlare di kick boxing (non so se si scrive cos') o combattimenti veri con colpi portati per mettere ko un avversario, ma di allenamenti che imitino un reale comportamento.

Vi assicuro, e molti lo sapranno, che affrontare realmente un avversario che non ha regole è molto, ma molto difficile con un'arte marziale che non abbia avuto come istruzione la parte "pratica".

Detto questo io voglio affrontare la situazione con arte e il mio allenamento deve essere serio e profondo ed avere come scopo principale il crescere interno del proprio io.

Ricordiamoci che arte marziale è arte ma "marziale" cioè "Marte dio della guerra".

Io non ho mai avuto scontri con nessuno e penso che mai li avrò per mio volere, ma devo vedere lo scopo di quello che faccio.

Se coltivo solo l'arte benissimo, anzi, indispensabile, ma se dico che sto apprendendo un'arte marziale allora che marziale sia altrimenti chiamiamola con altro nome tipo "disciplina orientale" "arte orientale" oppure diciamo che stiamo praticando " xxx " , ma che non è marziale.

 

Shirojiro

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Capisco quello che vuoi dire, ma io non parlo di violenza, ma di velocizzare le tecniche e portarle sul piano della realtà, sempre mantenedole a livello di movimenti tecnici e non casuali.

Non parlo di colpire a caso e in maniera sconsiderata, ma sempre perfettamente controllata.

Al livello che io intendo ci si deve arrivare solo dopo anni di fondamentali.

 

comprendo benissimo le tue parole: un conto e' eseguire una bella coreografia, un conto renderla reale. Per questo il nostro senpai ci fa eseguire alcuni kata ( di iaido) alla massima velocita' di cui siamo capaci, per eliminare movimenti inutili, per cercare di mantenere postura e correttezza nei movimenti in condizioni in cui tutto potrebbe diventare caotico e per renderci conto delle reali condizioni di uno scontro per quanto immaginario e soprattutto per non pensare, per portare lo spirito alla condizione di vuoto tipica dello zen. Non e' facile. Proprio per comprendere meglio cosa significhi eseguire un taglio, mi piacerebbe partecipare ad uno stage di battodo, anche per portare,come dici tu, le tecniche sul piano della realta' e, perche'no, provare il kenjiutsu. Si vedra', se il fisico regge...

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piccola nota su "arte marziale",

 

premesso che è una dizione occidentale,

 

in Giappone si è più portati a parlare di Budo, oppure più raramente del famoso Bushido,

 

cioè la Via del Combattimento o la Via del Combattente, ritorna prepotente il concetto di Do, inteso come percorso, via,

 

quindi, io personalmente noto come la parte "marziale", sia il punto di partenza non di arrivo,

 

inteso come : studio della via del combattente o del combattimento, studio di quello stato d'animo, studio di quell'educazione, dell'onore ecc ecc e di tutti quei valori collegati al Cavaliere con la C maiuscola, interpretabile in occidente quasi con i Cavalieri Templari,

 

è quindi la via per raggiungere quei valori e quella rara capacità di "agire" secondo virtù, data dall'unione tra corpo mente e spirito,

 

non

 

scuola di guerra in pillole per annoiati borghesotti,

 

io ritengo che qualsiasi "arte marziale" in un contesto reale sia deficitaria, in un'epoca di combattimenti privi di ogni onore o valore, meglio una schioppettata in mezzo agli occhi...

 

e ritengo anche che se uno cerca un addestramento militare... allora non può esimersi da un "condizionamento" mentale portato alla guerra e portato, come fanno i soldati, a reagire in maniera radicale e totalitaria a qualsiasi stimolazione, qualunque essa sia, raggiunga la loro sfera d'intervento,

tutto ciò è però reso possibile dal fatto, non secondario, che i soldati sanno che di qua ci sono gli amici e di la ci sono i nemici, e dalle cosi' dette "regole d'ingaggio", non a caso si è sempre molto molto molto cauti a far intervenire l'esercito in contesti "urbani" in cui servono altre doti... dove eccellono corpi di polizia, intesi in senso allargato, che non sono di certo abili a "menar le mani".


Andrea

 

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comprendo benissimo le tue parole: un conto e' eseguire una bella coreografia, un conto renderla reale. Per questo il nostro senpai ci fa eseguire alcuni kata ( di iaido) alla massima velocita' di cui siamo capaci, per eliminare movimenti inutili, per cercare di mantenere postura e correttezza nei movimenti in condizioni in cui tutto potrebbe diventare caotico e per renderci conto delle reali condizioni di uno scontro per quanto immaginario e soprattutto per non pensare, per portare lo spirito alla condizione di vuoto tipica dello zen. Non e' facile.

 

io, come dicevo sopra, non confonderei, il pensare la tecnica in "termini reali", cioè viverla come reale e il rendere la tecnica reale...

 

anche nel battodo, bisognerebbe vivere la paglietta inumidita come un arto reale quindi con tutta la realtà del movimento e magari anche con tutte le implicazioni dovute al taglio di un corpo umano, per formare una morale, un'etica ed una persona... questo ok

 

in caso contrario dovresti muoverti mascherato di notte con una spada cercando di andare a sbrindellare persone a caso


Andrea

 

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piccola nota su "arte marziale",

 

premesso che è una dizione occidentale,

in Giappone si è più portati a parlare di Budo, oppure più raramente del famoso Bushido,

 

cioè la Via del Combattimento o la Via del Combattente, ritorna prepotente il concetto di Do, inteso come percorso, via,

 

quindi, io personalmente noto come la parte "marziale", sia il punto di partenza non di arrivo,

 

inteso come : studio della via del combattente o del combattimento, studio di quello stato d'animo, studio di quell'educazione, dell'onore ecc ecc e di tutti quei valori collegati al Cavaliere con la C maiuscola, interpretabile in occidente quasi con i Cavalieri Templari,

 

è quindi la via per raggiungere quei valori e quella rara capacità di "agire" secondo virtù, data dall'unione tra corpo mente e spirito,

 

Proprio quello che mi ha affascinato. Posso dire , citando un vecchio detto, che non sono stato io a scegliere la via, ma via ha scelto me. Anche se lo ha fatto un po' tardino, vista la mia eta', ma come diceva il buon Alberto Manzi ( e quelli della mia eta' se lo ricordano) "non e' mai troppo tardi" :gocciolone:

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io, come dicevo sopra, non confonderei, il pensare la tecnica in "termini reali", cioè viverla come reale e il rendere la tecnica reale...

 

anche nel battodo, bisognerebbe vivere la paglietta inumidita come un arto reale quindi con tutta la realtà del movimento e magari anche con tutte le implicazioni dovute al taglio di un corpo umano, per formare una morale, un'etica ed una persona... questo ok

 

in caso contrario dovresti muoverti mascherato di notte con una spada cercando di andare a sbrindellare persone a caso

 

 

 

Grazie Cagliostro, sei riuscito a rendere meglio di me cio' che volevo dire. Tutto cio' che facciamo nel nostro dojo, mira a migliorarci come persone, dal praticare in silenzio al seguire con attenzione le parole del maestro al fare da autisti ai maestri giapponesi durante gli stage che organizziamo, con rispetto e rigore. :arigatou:

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al fare da autisti ai maestri giapponesi durante gli stage che organizziamo, con rispetto e rigore. :arigatou:

 

hehehehe... ci siamo passati tutti dal lato "autista"... vista la frequenza di questa usanza giapponese... sembra essere una pratica fondamentale del budo :happytrema:

 

sarà una specie di misogi :checcevofa:


Andrea

 

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Non sò se anche Voi come me Vi siete resi conto di quanto sono diversi i modi di approccio di ognuno a queste discipline ma più in generale alla cultura che le circonda, a volte sembra di parlare di cose diverse tra loro, ed è ache difficile riuscire a spiegare ad altri da dove muovono i nostri pensieri, sotto molti aspetti è un bene perchè ci porta a vedere le cose con più angolazioni, più punti di vista, speriamo solo in questo marasma che le nostre scelte siano funzionali agli intendimenti che ci portiamo dentro e ci fanno crescere, perchè almeno su questo punto, dovremmo essere tutti concordi.


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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comprendo benissimo le tue parole: un conto e' eseguire una bella coreografia, un conto renderla reale. Per questo il nostro senpai ci fa eseguire alcuni kata ( di iaido) alla massima velocita' di cui siamo capaci, per eliminare movimenti inutili, per cercare di mantenere postura e correttezza nei movimenti in condizioni in cui tutto potrebbe diventare caotico e per renderci conto delle reali condizioni di uno scontro per quanto immaginario e soprattutto per non pensare, per portare lo spirito alla condizione di vuoto tipica dello zen. Non e' facile. Proprio per comprendere meglio cosa significhi eseguire un taglio, mi piacerebbe partecipare ad uno stage di battodo, anche per portare,come dici tu, le tecniche sul piano della realta' e, perche'no, provare il kenjiutsu. Si vedra', se il fisico regge...

 

Sempre premettendo che prima uno deve maturare la filosofia di quello che sta apprendendo, è quello che fà il tuo Sempai che volevo intendere, non l'ho mai visto da nessuna parte eppure ritengo che anche i veri Samurai praticassero questi allenamenti e usassero nihonto anziché cineserie, eppure il rispetto lo avevano eccome.

Io non parlo tanto di tagliare veramente una stuoia, non è quello che mi interessa nel mio discorso. Tagliarla certo significa prendere coscenza che non è così semplice come pare, ma mi interessa più la nostra reazione, i nostri movimenti in situazioni non classificate.

Mi interessa il continuare a ragionare ed eseguire movimenti giusti "ad arte" nel caos che possiamo avere davanti.

E non parlo solo di movimenti, ma dell'atteggiamento mentale.

Oltre a evitare sempre uno scontro, e ci siamo perfettamente col il modo giusto di pensare, se ci sono costretto, se le circostanza mi impediscono di evitare un confronto violento oppure se è necessario intervenire in soccorso di qualcuno, che senso ha avere fatto per anni una disciplina che una volta in pratica vale ben poco.

Intendo ben poco perchè quello o quelli davanti a me non hanno regole, non sentono il dolore perchè drogati, usano il coltello od il bastone come macellai.

Perchè non devo imparare ad essere in situazioni del genere ?

Come ho detto, solo dopo aver ben compreso sia la filosofia del crescere interno sia avere un'ottima padronanza della tecnica.

 

Io mi sono ritrovato dopo tanti anni ad accorgermi che certe tecniche ormai istintive in me non andavano bene in un contesto "da strada" quello che facevo bene perchè dettato dai canoni della tecnica non andava bene nella pratica (sarebbe lungo spiegare il perché).

 

 

piccola nota su "arte marziale",

premesso che è una dizione occidentale,

in Giappone si è più portati a parlare di Budo, oppure più raramente del famoso Bushido,

cioè la Via del Combattimento o la Via del Combattente, ritorna prepotente il concetto di Do, inteso come percorso, via,

quindi, io personalmente noto come la parte "marziale", sia il punto di partenza non di arrivo,

inteso come : studio della via del combattente o del combattimento, studio di quello stato d'animo, studio di quell'educazione, dell'onore ecc ecc e di tutti quei valori collegati al Cavaliere con la C maiuscola, interpretabile in occidente quasi con i Cavalieri Templari,

è quindi la via per raggiungere quei valori e quella rara capacità di "agire" secondo virtù, data dall'unione tra corpo mente e spirito, non

scuola di guerra in pillole per annoiati borghesotti,

 

Parlo anch'io della stessa cosa, ma solo che dopo aver intrapreso e percorso un po' questa strada, riterrei giusto indirizzare questi pensieri, questo atteggiamento a tecniche vere e non solo teoriche.

 

e ritengo anche che se uno cerca un addestramento militare... allora non può esimersi da un "condizionamento" mentale portato alla guerra e portato, come fanno i soldati, a reagire in maniera radicale e totalitaria a qualsiasi stimolazione, qualunque essa sia, raggiunga la loro sfera d'intervento,

....

 

Non sto parlando di questo nella maniera più assoluta, ma di poter affrontare queste situazioni comportandosi da persone allenate molto mentalmente, ma anche praticamente.

Sempre anteponendo la possibilità di non partecipare.

 

 

io, come dicevo sopra, non confonderei, il pensare la tecnica in "termini reali", cioè viverla come reale e il rendere la tecnica reale...

anche nel battodo, bisognerebbe vivere la paglietta inumidita come un arto reale quindi con tutta la realtà del movimento e magari anche con tutte le implicazioni dovute al taglio di un corpo umano, per formare una morale, un'etica ed una persona... questo ok

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Non ci siamo ancora, non riesco a spiegarmi.

Io non "voglio" tagliare qualcuno e "vivere" gli allenamenti solo pensando di tagliare qualcuno, ma allenarmi come reagire se qualcuno volesse effettivamente tagliare me.

Non solo avendo davanti un compagno che esegue un movimento che anche se veloce nulla a che vedere con un reale movimento di un vero avversario o che una volta finito il movimento ritiri il braccio per benino. Un avversario non fa così.

Per allenarsi ai fondamentali, necessari assolutamente sempre anche dopo tantissimi anni, va bene, ma a che serve se poi non mi alleno contro un movimento vero ? E' giusto crescere internamente vincendo se stessi, imparando una disciplina che non è praticabile ?

 

Se sono veramente cosciente che quello che sto imparando nella pratica non vale molto, bhe un po' di insicurezza sul crescere internamente penso la possa dare.

Io mi sono dovuto adattare a modificare una postura di difesa, imparata in tanti anni di Karate (tanti piccoli periodi, quindi io non sono nulla) perchè se la usi così contro chi ha un coltello od un bastone ne prendi tante che ti stanchi.

Mi è un po' dispiaciuto dover ammettere che certe parate non andavano fatte col braccio in quella maniera perchè un ritorno del colpo con coltello ti avrebbe tranciato i tendini.

Questi sono esempi che non devono far pensare a desiderio di guerriglia urbana, non ci tengo proprio, ma a rendere quello che ognuno studia adatto anche al reale.

 

Shirojiro

 

PS se non ci sono riuscito a far capire quello che intendo chiedo scusa e non vorrei proseguire, ci si parlerà, caso mai ad una prossima riunione.

La sto facendo troppo lunga e sto facendo pensare che la parte "spirituale" non sia da me apprezzata. Tutt'altro

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Premetto che concordo con Gianfranco.

 

Si tratta semplicemente di fare il punto:

 

l'elemento preso in considerazione deve comprendere l'intero termine "Arte marziale"

 

Se è arte quello che preferite e vi ricercate il miglioramento personale, si può anche lasciar perdere il marziale, che diviene semplciemente un accessorio. Si deve essere onesti e dire che la capacità di difendersi praticando con questo spirito si può difficilemente raggiungere, non ricercando l'efficacia della tecnica.

 

Se cercate marziale, esso non può prescindere da una sua applicabilità pratica, altrimenti si snatura il fine

 

Se è arte marziale comprendete qualcosa che prevede un sistema strutturato in teoria che ricerca un fine che non può esulare dalla verifica pratica


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ma dalla verifica pratica di cosa ?


Andrea

 

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ma dalla verifica pratica di cosa ?

 

Io indenderei che quello che stai imparando non sia un semplice movimento del corpo che ti permetta di accrescere la consapevolezza di te e il controllo di te stesso, ma che sia un movimento che è nato al fine di risultare una parata, un colpo nocivo, un colpo per districarsi da usa situazione di pericolo (quale esso sia).

Se il tuo movimento col bastone o con la katana tu lo esegui con la profondità interna dello spirito, ma potrebbe essere solo un dare un colpo ad un ramo per far cadere della frutta, perchè non hai nessun riferimento ad un uso reale del tuo colpo, a me risulterebbe una incompletezza.

Non sto parlando di fare del male, ne rifiuto l'idea, ma se è karate che sia come è nato, se è iaido che sia per il motivo per cui è nato.

 

Poi tutti sappiamo che nessuno vuol andare a tagliare qualcun'altro o fare a botte. Quella è un'altra razza.

 

Shirojiro

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Sinceramente non ho mai avuto dubbi su un'ipotetica efficacia concreta del karate seppur praticato per tutta la vita con "controllo". Ciò che si studia è la concentrazione della forza, la scelta dei tempi, la strategia di combattimento, l'atteggiamento mentale, l'adeguata preparazione fisica, la velocità, il ki, quello che volete...che altro serve? Una rissa alla settimana davanti al pub? Nessun allenamento potrà mai clonare una situazione reale, nessuno fortunatamente.

Ma vi rendete conto? Una tecnica di spada in una situazione reale è una tecnica di morte. Non è questo che si cerca. Anzi a dire la verità non credo ci sia nulla da cercare, c'è solo da fare. Sempre fissi sul risultato si perde di vista quel che si fa allenandosi.

Penso che la stessa cosa serenamente si applichi a tutte le discipline.

Con rispetto.


Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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