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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

Roberto Peruch

aspetti religiosi di connessione tra forgiatori e samurai

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Vorrei porre la questione che coinvolge più parti , forgiatori, pulitori, samurai . Cosa unisce secondo voi un forgiatore nella sua opera con un pulitore e un samurai , quali aspetti sciamanici o altro condividono questi oltre l'oggetto ? cosa ne pensate :vecchiocinese:

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Vorrei porre la questione che coinvolge più parti , forgiatori, pulitori, samurai . Cosa unisce secondo voi un forgiatore nella sua opera con un pulitore e un samurai , quali aspetti sciamanici o altro condividono questi oltre l'oggetto ? cosa ne pensate :vecchiocinese:

 

Intanto oguno dei tre ha bisogno degli altri due.

Poi in una socetà piramidale come quella giapponese non è difficile per ogni classe sociale convergere verso un'unica meta.


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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credo che venuta meno la necessita di utilizare la spada come arma si sia rotto questo rapporto e mi chiedo cosa evidenzia oggi un pulitore e cosa forgia il forgiatore posso capire il collezzionista , forse si è persa di vista la vera anima che tanto fascino ha creato . quale aprocio ritenete corretto visto anche cosa rappresentavano questi oggetti ?

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credo che venuta meno la necessita di utilizare la spada come arma si sia rotto questo rapporto e mi chiedo cosa evidenzia oggi un pulitore e cosa forgia il forgiatore posso capire il collezzionista , forse si è persa di vista la vera anima che tanto fascino ha creato . quale aprocio ritenete corretto visto anche cosa rappresentavano questi oggetti ?

 

Il forgiatore in questo presente si sforza di mantenere con la propria arte un ponte con un passato che è parte integrante del pensiero tradizionale giapponese, il politore mette in evidenza questa maestria che anche senza un fine pratico si delizia nell'estetica e nella perfezione di un'Arte tramandata da secoli, con lo stesso spirito dei propri Antenati.

 

Forse solo questo.


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Speriamo che questo no valga anche per il Samurai .

conosco persona Giapp. che ha ereditato la spada di famiglia e che si preoccupa di trovare Samurai per lasciargliela non avendo figli.

 

Meditate gente

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Dopo aver tentato una meditazione in proposito ammetto il mio fallimento. Roberto puoi gentilmente approfondire il senso delle tue parole ed esplicitare meglio quelle che sono le tue ipotesi?

In questo modo sarà mia cura offrire anche il mo di pensiero.

Comunque mi permetto da subito di affermare che il termine "sciamanico" non ha alcun senso nel contesto storico sociale in questione, che la necessità di utilizzare una spada era limitato anche nei tempi remoti ad una quantità ridotta di spade rispetto a quelle prodotte da cui si deduce che l'aspetto di fruizione come arma costituisce e costituiva solo uno dei tanti ruoli che la spada ha sempre avuto, non rilevo dunque alcuna "rottura di rapporto".

Questa persona che conosci, così come l'hai brevemente descritta non mi pare sia da biasimare nè da lodare, hai descritto un fatto, quali conclusioni dovrei trarre da ciò?


Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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"Questa persona che conosci, così come l'hai brevemente descritta non mi pare sia da biasimare nè da lodare, hai descritto un fatto, quali conclusioni dovrei trarre da ciò?"

 

quoto

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Quello che voglio dire è che la spada giapponese non è solo un oggetto ma rappresenta un aspetto culturale e filosofico molto profondo . In genere si tende a sottovalutare questo aspetto ciò accade anche per le arti del Giappone , cosi siamo più preoccupati di collezzionare cose nelle arti m. kata magari di diverse scuole, o lame , trascurando il vero substrato culturale di cui sono portatrici. In fondo un samurai non è un dio , anche il più conosciuto dei forgiatori riceve la sua aurea da un movimento filosofico che a mio avviso è la vera tradizione . mi sono permesso di porre questa domanda per approfondire o condividere una riflessione su questi aspetti che reputo primordiali rispetto alla forgiatura o alla necessità estetica .

La cosa nasce anche dal fatto che mi sono chiesto : quanto conta la forma rispetto all'esigenza di chi una spada la commissiona? e come praticante di iai essendo la spada il tramite per un'evoluzione personale quanto si nutre della forma donatagli dal forgiatore?

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Quello che voglio dire è che la spada giapponese non è solo un oggetto ma rappresenta un aspetto culturale e filosofico molto profondo . In genere si tende a sottovalutare questo aspetto ciò accade anche per le arti del Giappone , cosi siamo più preoccupati di collezzionare cose nelle arti m. kata magari di diverse scuole, o lame , trascurando il vero substrato culturale di cui sono portatrici. In fondo un samurai non è un dio , anche il più conosciuto dei forgiatori riceve la sua aurea da un movimento filosofico che a mio avviso è la vera tradizione . mi sono permesso di porre questa domanda per approfondire o condividere una riflessione su questi aspetti che reputo primordiali rispetto alla forgiatura o alla necessità estetica .

La cosa nasce anche dal fatto che mi sono chiesto : quanto conta la forma rispetto all'esigenza di chi una spada la commissiona? e come praticante di iai essendo la spada il tramite per un'evoluzione personale quanto si nutre della forma donatagli dal forgiatore?

Ok a carte scoperte giochiamo meglio. :gocciolone:

Concordo sulla tua prima affermazione la spada giapponese va ben oltre la sua forma e la sua funzionalità, essa è simbolo (o meglio parte integrante) di una complessa cultura peraltro variegata e mutevole nel corso dei secoli.

Concordo anche sulla seconda se intendi dire che il collezionismo è spesso praticato con il solo scopo di accumulare oggetti apartenenti ad una cultura di cui il collezionista non si cura minimamente, vede cioè l'oggetto collezionato con gli occhi dell'occidentale e non comprende il significato più profondo delle cose.

Ad approfondimento di questo aggiungerei che qui tra di noi ci sono ben poche persone che amano definirsi collezionisti, questo perchè immagino che buona degli utenti e dei soci INTK si rendono ben conto che il termine "collezionista" sia per certi versi svilente nei confronti di una passione e di uno studio ben più articolato che è in realtà l'oggetto del nostro comune agire.

Per mia esperienza personale inoltre ho notato che la maggior parte (non tutti s'intenda) di coloro che amano definirsi "collezionista di nihonto" si sono manifestati spesso tra le persone più ignoranti in materia che abbia mai incontrato, spesso saccenti e beoti oltre ogni immaginazione.

Difficile dunque che qui tra noi tu trovi molta gente che ami definirsi "collezionista" ( a parte qualche individuo "leggero") , proprio per gli aspetti limitanti e svilenti di una attività che appare spesso più connessa all'accumulare che al conoscere, questo comunque non esclude che vi siano tra noi possessori di numerosi pezzi anche paricolarmente significativi. Non è comunque l'accumulo o il vanto lo stimolo del nostro "do", esclusi alcuni rari gretti beoti ribadisco. :whistle:

Venendo invece a cosa sia primordiale rispetto a cos'altro mi pare che la discussione sia un po' come l'uovo e la gallina.

E' più importante la filosofia della nihonto (quale poi delle centinaia di filosofie che si sono succedute nel tempo e nei luoghi?... :confused: ) o l'estetica?

E' più importante la funzionalità o la bellezza?

Sono discussioni fuorvianti, e non si potrà mai comprendere la spada creando discriminazione ove invece esiste una totale sinergia tra ogni elemento, significati, funzioni, estetica, tecnica, applicazione, osservazione ecc....

Lo stesso atteggiamento mentale condizionato dalle personali convinzioni (soggettivo ed egoico) di attribuire maggior valore ad un aspetto piuttosto che all'altro è squallido e puerile quanto quello del "collezionista accumulatore ignorante" di cui parlavo sopra.

A proposito delle due ultime domande risponderei alla Guzzanti :

"La risposta è dentro di noi..." :vecchiocinese: "...però...è....sbagliataaaaa!" :happytrema:

Modificato: da Kentozazen

Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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Seriamente:

-quanto conta la forma rispetto all'esigenza di chi una spada la commissiona?

Intendi quanto conta la forma della spada rispetto a chi la usa per la pratica dello iai ad esempio?

 

-e come praticante di iai essendo la spada il tramite per un'evoluzione personale quanto si nutre della forma donatagli dal forgiatore?

Più che un tramite direi che è uno strumento, che poi tramite questo strumento si realizzino comprensioni sia fisiche che intellettive questo è vero.

Cioè dunque stai chiedendo se diverse forme della spada possano condizionare in modo differente l'evoluzione pratica?

Se la domanda è questa allora la risposta sarà simile a quella che si potrà dare per una racchetta da tennis , per un paio di sci, o per una moto. C'è chi sceglie una variante e chi ne scelglie un'altra in relazione ai vantaggi che ( più o meno a ragione) ritiene di ottenere.

Modificato: da Kentozazen

Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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Vorrei porre la questione che coinvolge più parti , forgiatori, pulitori, samurai . Cosa unisce secondo voi un forgiatore nella sua opera con un pulitore e un samurai , quali aspetti sciamanici o altro condividono questi oltre l'oggetto ? cosa ne pensate :vecchiocinese:

 

Il tosho/forgiatore infonde la sapienza e l'esperienza utilizzando un materiale con valenze ritenute divine.

Il togishi/affilatore-politore la mette in evidenza , la rende visibile/apprezzabile e usufruibile .

 

Infine i samurai rendevano la token un estensione del loro corpo rappresentando in essa la loro essenza .

 

In linea teorica , spiritualmente tosho e togishi erano un mezzo .


Alla fine del vento

Ancora cadono le foglie ..

..Un falco lancia il suo grido

Si fa più fondo il silenzio dei monti

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Con tutto il rispetto per gli aspetti esoterici passati, presenti e futuri. E con tutto il rispetto per lo stimato Ikkiù io non ritengo che l'aspetto spirituale abbia ispirato la maggior parte di tosho, al contrario penso si tratti di una minoranza nel corso di tutte le epoche.

Secondo me il tosho è un artista/artigiano (abbiamo già discusso su questa dicotomia), a corollorio del suo operare vi potevano essere pratiche esoteriche ma non è strettamente necessario. Il risultato poi del suo lavoro assume comunque valenze esoteriche forte della struttura scintoista che condiziona il tessuto socio culturale per cui anche gli oggetti possono essere dotati di anima ed a maggior ragione gli oggetti scaturiti da tanta abilità e tanto impegno non possono quindi che partecipare alla vitalità delle cose nipponiche sino ad avere una matrice spirituale individuale. Queste cose discendono dai remoti tempi del mito e si sono tramandate sino ad oggi. Del resto l'attribuzione di sacralità a oggetti non è una singolarità giapponese ma fa parte di molte altre culture compresa quella giudaico cristiana.

Se poi si dovesse ragionare in termini di spiritualità allora dunque darei ragione a Ikkiù quando parifica tosho e togishi quali strumenti. Io però non li ritengo strumenti del divino, ma veicoli del cuore umano e del suo agire nel corso dei secoli.

Insomma concordo credo ...e discordo pure...scusa Ikkiù. :arigatou:


Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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Difficile dunque che qui tra noi tu trovi molta gente che ami definirsi "collezionista" ( a parte qualche individuo "leggero") , proprio per gli aspetti limitanti e svilenti di una attività che appare spesso più connessa all'accumulare che al conoscere, questo comunque non esclude che vi siano tra noi possessori di numerosi pezzi anche paricolarmente significativi. Non è comunque l'accumulo o il vanto lo stimolo del nostro "do", esclusi alcuni rari gretti beoti ribadisco. :whistle:

 

Io sono un collezionista! Ammetto che molto spesso l'accezione pura del termine prenda un significato ed un aura negativi, ma per come lo intendo io, il collezionare, significa capire, amare ciò che si colleziona per il gusto di essere contornati da qualcosa che faccia vibrare l'anima. Che siano nihonto o altro importa poco (anche se paragonare qualcos'altro alle nihonto è svilente per le nihonto stesse).

Il collezionista, quello vero, sta all'oggetto, come il compositore sta allo strumento. Lo ama, cerca di conoscerne ogni singola "nota", ogni aspetto nascosto, profondo, intimo. Lo studia per trarne il massimo risultato ed il più lungo piacere.

Collezionare vuol dire approfondire, studiare e godere dei piccoli traguardi che si ottengono, sia che si tratti di un nuovo pezzo che entra in collezione, sia che si tratti dell'aver compreso ed imparato qualcosa di nuovo.

Il collezionista, infine, e non da poco, svolge un altro ruolo importante: preserva e tramanda. Raccoglie pezzi, li cura e protegge perché questi sopravvivano a lui e possano divenire un giorno patrimonio di altri.

Ma sopratutto una cosa, almeno per come la penso io, e con il massimo rispetto, il collezionista non è un mercante. Disdegna la vendita dei propri pezzi, anche quelli di valore e pregio più bassi, perché ogni singolo tassello della collezione caratterizza il suo essere collezionista e privarsene per il solo scopo economico, infrangerebbe la poesia che sta dietro al raccogliere ed amare oggetti appartenuti ad altri, che passeranno per le sue mani per il solo e brevissimo tempo di una vita.

Detto ciò e solo con questa premessa, sono molto fiero di definirmi un collezionista di Nihonto.

Con stima. :arigatou:

Giovanni


"The credit belongs to the man who is actually in the arena; whose face is marred by the dust and sweat and blood; who knows the great enthusiasms, the great devotions and spends himself in a worthy cause;[...] who at the best, knows in the end the triumph of high achievement, and who, at worst, if he fails, at least fails while daring greatly; so that his place shall never be with those cold and timid souls who know neither victory or defeat"

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Giova immaginavo e temevo che alcune persone (escluse a priori dalla mia generalizzazione) si sentissero chiamate in gioco.

A questo punto ovviamente debbo affermare che il tuo caso appartiene appunto alla categoria eccezioni, e che il tuo concetto di "collezionismo" risponde in pieno a ciò che esso dovrebbe essere, ma -concorderai- purtroppo è una visione limitata a pochi. Riservata a coloro che abbiano una sensibilità tale da rendere onore al termine.

Purtroppo rimango della mia idea, la maggior parte di coloro che si dichiarano collezionisti sono niente più che meri "raccoglitori" e ribadisco nuovamente che le mie affermazioni non volevano assolutamente includerti nella categoria.

Hai tutto il diritto di definirti collezionista ci mancherebbe, per me sei Giova e tanto mi basta. Abbiamo parlato più volte e ci siamo intesi, ci siamo capiti, non ha importanza la semantica se il rapporto è di valore. Per tanti altri goffi e ignoranti, stupidi mecificatori, penosi drogati di "super-io", insignificanti accumulatori, sedicenti collezionisti, non ho avuto e mai avrò altrettante cautele.Per fortuna questa categoria è ormai assai ridotta qui tra noi.

Con rispetto e stima.

Andrea

Modificato: da Kentozazen

Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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Vorrei correggere quel che ho scritto per essere più chiaro e meno offensivo. La frase originale:

Difficile dunque che qui tra noi tu trovi molta gente che ami definirsi "collezionista" ( a parte qualche individuo "leggero") , proprio per gli aspetti limitanti e svilenti di una attività che appare spesso più connessa all'accumulare che al conoscere, questo comunque non esclude che vi siano tra noi possessori di numerosi pezzi anche paricolarmente significativi. Non è comunque l'accumulo o il vanto lo stimolo del nostro "do", esclusi alcuni rari gretti beoti ribadisco.

 

La frase rivista e ripensata:

Difficile dunque che qui tra noi tu trovi molta gente che ami definirsi "collezionista" , proprio per gli aspetti limitanti e svilenti che questo termine aimè va spesso a significare, erroneamente più connesso all'accumulare che al conoscere, questo comunque non esclude che vi siano tra noi possessori di numerosi pezzi anche paricolarmente significativi, collezionisti seri appassionati e animati dalla voglia di comprendere e conoscere. Non è comunque l'accumulo o il vanto lo stimolo del nostro "do", esclusi alcuni rari gretti beoti ribadisco.

 

Insomma non è il termine ad essere svilente ma lo smodato uso dello stesso fatto da persone superficiali che lo rende di dubbia interpretazione


Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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Giova immaginavo e temevo che alcune persone (escluse a priori dalla mia generalizzazione) si sentissero chiamate in gioco.

A questo punto ovviamente debbo affermare che il tuo caso appartiene appunto alla categoria eccezioni, e che il tuo concetto di "collezionismo" risponde in pieno a ciò che esso dovrebbe essere, ma -concorderai- purtroppo è una visione limitata a pochi. Riservata a coloro che abbiano una sensibilità tale da rendere onore al termine.

Purtroppo rimango della mia idea, la maggior parte di coloro che si dichiarano collezionisti sono niente più che meri "raccoglitori" e ribadisco nuovamente che le mie affermazioni non volevano assolutamente includerti nella categoria.

Hai tutto il diritto di definirti collezionista ci mancherebbe, per me sei Giova e tanto mi basta. Abbiamo parlato più volte e ci siamo intesi, ci siamo capiti, non ha importanza la semantica se il rapporto è di valore. Per tanti altri goffi e ignoranti, stupidi mecificatori, penosi drogati di "super-io", insignificanti accumulatori, sedicenti collezionisti, non ho avuto e mai avrò altrettante cautele.Per fortuna questa categoria è ormai assai ridotta qui tra noi.

Con rispetto e stima.

Andrea

 

 

Caro Kentozazen,

era chiaro ciò che intendessi, e la mia replica non voleva essere affatto un'appunto o una critica. Volevo solo significare cosa fosse realmente il collezionismo per me, come intenderlo ed il senso profondo dell'atto, pur mercificatorio, che sta alla base della passione.

Nessuna acredine, ci mancherebbe, ne mi sono sentito chiamato in causa. Anzi, voleva essere un rafforzare quello che intendevi tu.

Purtroppo è vero, molti, sedicenti, collezionisti, sono nulla più che collezionatori. Accumulatori di oggetti, che per soddisfare il proprio sfogo di possesso si accaparrano opere di valore con il solo scopo di possedere. Questo lo disdegno tanto quanto te, sia perché fa male agli oggetti collezionati, sia perché fa di chi colleziona un semplice catalogatore e raccoglitore.

Un'opera dovrebbe essere sempre in mani degne, amabili ed appassionate. Purtroppo non è sempre così e, ti garantisco, che mi da fastidio, mi inquieta il sapere che pezzi di valore diventino soprammobili o oggetti di discussioni in salotti più o meno bene. Ciò accade per le nihonto, così come per ogni opera frutto dell'estro, dell'arte e della scienza umana. Ho visto, nella mia lunga vita, cose allucinanti in tal senso. Ho visto buzzurri, esseri inumanani di bassezza ignomignosa, tenere in mano ed alle loro pareti, nelle loro belle e "burine" case, pezzi (mi riferisco a strumenti) che sarebbero dovuti essere in mano a persone che invece li avrebbero amati e soprattutto suonati. Purtroppo non capita sempre, anzi capita molto raramente, che la passione e la possibilità economica coincidano. Quano accade c'è il vero collezionista, quando, ed è il più delle volte, non accade oltre ad essere triste e svilente, diviene pericoloso per l'opera che perde il suo significato intimo e diviene un ogetto al pari dell'ultimo cellulare iper tecnologico, del Porsche Cayenne, dell'aerero privato o di qualsiasi altra stronzata da ricco imbecille.

Con stima.

Giovanni


"The credit belongs to the man who is actually in the arena; whose face is marred by the dust and sweat and blood; who knows the great enthusiasms, the great devotions and spends himself in a worthy cause;[...] who at the best, knows in the end the triumph of high achievement, and who, at worst, if he fails, at least fails while daring greatly; so that his place shall never be with those cold and timid souls who know neither victory or defeat"

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Da questa discussione mi pare di poter affermare che la legge condivisa tra :forgiatori ,Pulitori,Samurai, (oggi anche collezionisti (alcuni)) sia la consapevolezza di essere conservatori o testimoni della cultura Giapponese, coscenti della responsabilità che questo determina. E evidente che in passato la funzione pratica dettava legge , mi chiedo se il venir meno della necessità pratiche abbia cristallizzato definitivamente l'evoluzione delle lame come è accaduto per le scuole di spada o se il presente porterà verso la produzione di lame per nuovi "ricchi collezionisti" egocentrici. Mi rendo conto che nascono continuamente nuove scuole di spada che non legano con la tradizione spesso portatrici di interessi diversi , come il pulitore possa essere tentato sulla strada del guadagno. cosa rimane della via degli dei

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Da questa discussione mi pare di poter affermare che la legge condivisa tra :forgiatori ,Pulitori,Samurai, (oggi anche collezionisti (alcuni)) sia la consapevolezza di essere conservatori o testimoni della cultura Giapponese, coscenti della responsabilità che questo determina. E evidente che in passato la funzione pratica dettava legge , mi chiedo se il venir meno della necessità pratiche abbia cristallizzato definitivamente l'evoluzione delle lame come è accaduto per le scuole di spada o se il presente porterà verso la produzione di lame per nuovi "ricchi collezionisti" egocentrici. Mi rendo conto che nascono continuamente nuove scuole di spada che non legano con la tradizione spesso portatrici di interessi diversi , come il pulitore possa essere tentato sulla strada del guadagno. cosa rimane della via degli dei

In tutta onestà Roberto se mi permetti trovo il tuo ragionamento un po' troppo radicale.

Per prima cosa non mi risulta che tosho e togishi abbiano mai operato senza guadagno, al contrario già nel Giappone feudale pre-unificazione gli artigiani erano riuniti in gilde , dunque anche i tosho lavoravano all'interno di precise regole di mercato dover il guadagno aveva la sua buona importanza.

Per quanto riguarda le necessità pratiche insisto nel sostenere che per la maggior parte delle lame -sicuramente in maniera consistente nel koto, ma in maniera addirittura preponderante dallo shinto a seguire- la prima necessità pratica di una nihonto era di starsene buona buonina al fianco del possessore senza essere sguainata praticamente mai. Come ho ribadito in precedente post ritenere che una delle caratteristiche della lama (l'uso pratico in combattimento) possa essere preponderante ("dettar legge" come tu dici) è semplicemente frutto di una idealizzazione (molto stereotipata) non congrua alla realtà dei tempi e assolutamente inadeguata nella analisi di una lama. Non lo ripeterò mai abbastanza, il tentativo di dar più valore ad un aspetto (in questo caso quello pratico) rispetto agli altri è fuorviante ed allontana assai dalla possibilità di comprendere la nihonto in maniera esaustiva.

Il periodo in cui la spada ha avuto la più rapida evoluzione tecnologica ,quindi in termini di miglioramento dell'efficacia in combattimento, è stato il koto; in realtà è errato anche vedere questa evoluzione come un progresso lineare in quanto per ogni epoca la spada è sì migliorata tecnologicamente ma si è anche adattata alle teniche di combattimento ed alle esigenze in uso. Si veda ad esempio la scomparsa del tachi dovuta non tanto ad un miglioramento tecnico costruttivo quanto ad un mutamento delle modalità di combattere. Altri esempi ben più articolati sarebbero disponibili.

L'epoca contemporanea della nihonto ovviamente presenta tutte le caratteristiche del contesto sociale attuale, in questo forse un certo atteggiamento speculativo incide sulla qualità delle attuali shinsakuto, costruite sempre più spesso per questi "ricchi collezionisti"; tuttavia direi che in generale questo è solo un aspetto ed un piccolo condizionamento che non esclude assolutamente l'evoluzione ancor viva della nihonto. Oggi -come trecento anni orsono- vi sono ottimi tosho e scarsi tosho , nulla cambia in questo senso. Si potrà forse dire che il marketing oggigiorno determina molto della fortuna di un tosho, ma questo credimi avveniva anche trecento anni fa e la prova è data dalla presenza di numerosissime gimei antiche. In questo brulicare umano attuale -che non trovo per certi aspetti particolarmente dissimile da quello dei secoli scorsi- trovi tutto, dal grande artista in evoluzione al tosho modiocre.

Uno degli obiettivi del mio "agire e studiare" è appunto il tendere a sviluppare una capacità cognitiva che vada ben oltre il certificato, la referenza, ma che permetta ad ogni appassionato di effettuare giudizi obiettivi sulla base di personali, adeguati e approfonditi strumenti di giudizio.

Modificato: da Kentozazen

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La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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