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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

sandro

Dal Kenjutsu al Kendō

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Come è noto a tutti la disciplina che oggi corrisponde al nome di Kendō comincia a svilupparsi all’inizio del XVIII secolo, periodo in cui la Scuola Jikishinkage Ryū mette a punto quello che era l’antenato dell’odierno Bōgu (l’armatura da Kendō). Intorno alla metà dello stesso secolo il Maestro Nakanishi della Ittō Ryū inserisce nel programma tecnico della propria Scuola un tipo di combattimento libero chiamato Uchikomi, nel quale oltre al sopracitato Bōgu si utilizzava una spada in bambù chiamata Warijinai, che derivava direttamente dal Fukuro Shinai creato durante l’epoca Azuchi Momoyama da Kamizumi Nobutsuna, una spada in bambù ricoperta con della pelle utilizzata da importanti Scuole come la Yagyū Shinkage Ryū, Kashima Shintō Ryū, Maniwa Nen Ryū, Jiken Ryū e Ono Ha Ittō Ryū. Prendendo esempio dall’insegnamento di Nakanishi Sensei, tutte le Scuole di Kenjutsu cominciarono ad utilizzare il Bōgu e lo Shinai, poiché quest’equipaggiamento permetteva un allenamento di tipo realistico senza il pericolo di gravi infortuni che invece potevano accadere tramite l’utilizzo del Bokutō. In questo modo era oltretutto possibile creare un punto d’incontro tra le varie Scuole; data la diversità di ogni Ryūha da un altro risultavano piuttosto difficili i confronti tra gli stili. Con la codificazione dei colpi Men, Kote, Dō e Tsuki si stabilì uno standard a cui era doveroso attenersi quando ci si confrontava tra diverse Scuole. Come in un combattimento reale se si veniva colpiti in uno dei suddetti punti l’incontro terminava senza che nessuno dei due contendenti riportasse alcuna ferita. Ovviamente, ogni Scuola aveva i suoi waza che andavano studiati all’interno del Mokuroku, ma nell’800 tantissime Scuole di Kenjutsu basarono il loro allenamento esclusivamente sulla pratica del Jigeiko. Va ricordato che la parola Kendō non esisteva affatto, il tutto era sempre denominato Kenjutsu. Durante l’epoca Meiji, essendo decaduta la classe dei Bushi, il Jigeiko cominciò ad essere il solo allenamento contemplato nella stragrande maggiorana dei Dōjō giapponesi, mentre in pochissime palestre si ritornò alla sola pratica dei kata per mezzo della spada di legno dal momento che non c’era più bisogno di imparare ad utilizzare la spada come mezzo di sopravvivenza. Va notato che durante i cinquant’anni seguenti al Rinnovamento Meiji tutte le discipline con la spada venivano definite Kenjutsu e il termine Kendō fu coniato solamente durante l’ottavo anno dell’ Epoca Taishō (1920) proprio per differenziare quella che era diventata la Via della spada Giapponese e L’arte della spada giapponese che conservava la propria filosofia secolare. In entrambe le discipline lo Iai era ritenuto una componente essenziale della scherma giapponese. Su un libro giapponese ho alcune illustrazioni che raffigurano il Bōgu durante il Bakumatsu e una foto (sempre dello stesso periodo) di due spadaccini che si fronteggiano in quello che definiremmo Kendō. Inserisco, di seguito, le suddette immagini; esso sono tutte relative alla Tennen Rishin Ryū. Le tre illustrazioni che potete vedere risalgono al periodo Tokugawa: nelle immagini numero 1 e numero 2 sono rappresentati degli spadaccini che si allenano nel Jigeiko con Bōgu, Fukuro Shinai (immagine 1) e Shinai (immagine 2). E' interessante notare (figura 1) che erano ammessi colpi oggi considerati non validi (perlomeno a livello sportivo). Nell'immagine numero 3 abbiamo sempre degli spadaccini che utilizzano i fukuro shinai, spade di bambù coperte di pelle al fine di ridurre i rischi per il proprio compagno. L'ultima immagine (figura 4) è una foto del Periodo Meiji che ritrare due praticanti di Tennen Rishin un istante prima dell'inizio dello shiai.

 

Qualsiasi cosa non vi sia chiara chiedete pure :arigatou:

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Grazie Sandro è stata un'ottima delucidazione...premettendo di aver praticato il Kendo solo per quasi 2 anni ed aver fatto "solo" qualche stage di katori shinto ryu ho notato quella trasformazione agonistica che fa distaccare dall'origine e rende meno reale e meno "pratico"(se mai ci si ritrovasse a fare un duello con i katana) un pò quello che è successo al karate shotokan che con lo Shorin ha ormai poco in comune...perciò direi un "pò" abbasso la sportizzazione... :vecchiocinese:

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Grazie Sandro, come sempre la Tua professionalità non ha nemmeno bisogno di commenti.

Domande: perchè alcuni colpi come Tu dici non vengono più acettati come validi, per adattarli a quelli che sono gli spazi ristretti di un dojo, oppure perche non sono considerati sportivi.

Non pensi che forse in questa disciplina a parte le peculiarità di una scuola si dovrebbe mantenere una certa libertà nell'azione senza metterne codifiche e paletti, Musashi insegna, colpisci dove meno se lo aspettano, insomma usa tutto a Tuo vantaggio, la differenza la dovrebbe in questo caso fare, l'etica nel comportamento,insomma tutta la preparazione che definirò filosofica per farmi comprendere. Forse allora una preparazione primaria dovrebbe definire gli scopi ed i comportamenti, insomma tutti quei passaggi che dovrebbero servire da ponte perche un combattimento non diventi una rissa da stadio ma mantenga un codice etico e questo prima di metter mano al confronto vero e proprio.


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Veramente molto interessante!! Grazie Sandro :arigatou: Vorrei farti una domanda tecnica circa le immagini che hai postato. La 2 e la 4 mostrano un tenouchi simile a quello moderno del Kendo, ossia con le mani molto distanziate tra loro. La 1 e la 3 mostrano un tenouchi con le mani più vicine tra loro ed addossate alla tsuba. Cosa ne pensi?

Grazie ancora

 

Damiano

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Grazie Sandro, come sempre la Tua professionalità non ha nemmeno bisogno di commenti.

Domande: perchè alcuni colpi come Tu dici non vengono più acettati come validi, per adattarli a quelli che sono gli spazi ristretti di un dojo, oppure perche non sono considerati sportivi.

Non pensi che forse in questa disciplina a parte le peculiarità di una scuola si dovrebbe mantenere una certa libertà nell'azione senza metterne codifiche e paletti, Musashi insegna, colpisci dove meno se lo aspettano, insomma usa tutto a Tuo vantaggio, la differenza la dovrebbe in questo caso fare l'etica di comportamento,insomma tutta la preparazione che definirò filosofica per farmi comprendere. Forse allora una preparazione primaria dovrebbe definire gli scopi ed i comportamenti, insomma tutti quei passaggi che dovrebbero servire da ponte perche un combattimento non diventi una rissa da stadio ma mantenga un codice etico e questo prima di metter mano al confronto vero e proprio.

Si troppo gentile Mauri, non ho fatto nulla di che; è un immenso piacere poter condividere queste informazioni con Voi. Allora, cerco di esporre il mio pensiero in merito al motivo per cui oggi certi colpi non vengono più considerati come validi. Quando ci si affronta nello Shiai (competizione, gara) o ci si allena nello Jigeiko si ha a disposzione uno spazio piuttosto grande, dunque escluderei l'ipotesi di adattare i colpi alle dimensioni ridotte di un dōjō. Più probabile, invece, ritengo sia l'ipotesi che alcuni attacchi possano essere considerati poco sportivi, specialmente quelli alle spalle o di lato. Chi pratica Kendō sa benissimo che ci vuole un solo istante a perdere di vista l'avversario, considerando che la visuale è ridotta di molto a causa del Men. Ma anche ciò non basterebbe a giustificare tali cambiamenti: come hai ricordato molti spadaccini (Miyamoto su tutti) dicevano che era opportuno usare tutto a nostro vantaggio; ed in un combattimento reale questa sarebbe senz'altro la migliore strategia da seguire. Nel Kendō, però, è diverso; se si avesse una libertà d'azione totale ogni allenamento si trasformerebbe in una rissa e si perderebbe quello che è lo spirito di questa bellissima disciplina: Ki Ken Tai Ichi, lo spirito, la spada e il corpo devono essere un'unica cosa. I colpi che possiamo tirare sono limitati, per ottenere uno ippon (punto) dobbiamo tirarli nella maniera più precisa possibile altrimenti questi non verrà assegnato; solamente attraverso un continuo allenamento della nostra tecnica e del nostro spirito potremo eseguire degli uchi perfetti, in quanto l'obbiettivo finale è quello di tirare un colpo che siamo sicuri di portare a segno. Quello che voglio dire è che il Kendō è stato forse privato di alcune cose che prima aveva, ma ciò facendo è stato reso più difficile e trasformato in una pratica tra le più ferree all'interno del mondo arti marziali giapponesi. Di per se, nella sua forma attuale, la ritengo la disciplina più estenuante a livello fisico, se non fosse regolamentata come lo è ora probabilmente ci si prenderebbe solamente a bastonate senza giungere a nulla :arigatou:

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Veramente molto interessante!! Grazie Sandro :arigatou: Vorrei farti una domanda tecnica circa le immagini che hai postato. La 2 e la 4 mostrano un tenouchi simile a quello moderno del Kendo, ossia con le mani molto distanziate tra loro. La 1 e la 3 mostrano un tenouchi con le mani più vicine tra loro ed addossate alla tsuba. Cosa ne pensi?

Grazie ancora

 

Damiano

Premetto che il tipo di Tenouchi presentato nelle foto è proprio della Scuola Tennen Rishin. Quando impugnamo un bokken o uno shinai dobbiamo farlo per tutta la lunghezza della tsuka; quando si impugna un Fukuro Shinai oppure una spada vera la mano destra sarà quasi aderente alla tsuba, mentre la sinistra verrà posizionata leggermente più sotto il centro della tsuka. Facendo ciò contribuiamo ad aumentare il controllo sulla spada; anche tutte le tecniche di Iaidō e Battō della suddetta Scuola vengono eseguite con questo tipo di Tenouchi. Per quel che mi riguarda trovo questo tipo di impugnatura molto comodo, perlomeno ben si addice alle caratteristiche tecniche dello stile in questione :arigatou:

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Ti ringrazio di cuore per la risposta :arigatou: Sei sempre molto preciso ed esaustivo. Devo dire che non si smette mai di imparare :ok: Grazie

Damiano

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in pratica si impugna in prossimità dei menuki

 

bello il katate dell'ultima foto

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Nel Kendō, però, è diverso; se si avesse una libertà d'azione totale ogni allenamento si trasformerebbe in una rissa e si perderebbe quello che è lo spirito di questa bellissima disciplina: Ki Ken Tai Ichi, lo spirito, la spada e il corpo devono essere un'unica cosa. I colpi che possiamo tirare sono limitati, per ottenere uno ippon (punto) dobbiamo tirarli nella maniera più precisa possibile altrimenti questi non verrà assegnato; solamente attraverso un continuo allenamento della nostra tecnica e del nostro spirito potremo eseguire degli uchi perfetti, in quanto l'obbiettivo finale è quello di tirare un colpo che siamo sicuri di portare a segno. Quello che voglio dire è che il Kendō è stato forse privato di alcune cose che prima aveva, ma ciò facendo è stato reso più difficile e trasformato in una pratica tra le più ferree all'interno del mondo arti marziali giapponesi. Di per se, nella sua forma attuale, la ritengo la disciplina più estenuante a livello fisico, se non fosse regolamentata come lo è ora probabilmente ci si prenderebbe solamente a bastonate senza giungere a nulla :arigatou:

Allora diciamo che è stato regolamentato perché non ripropone un duello all’ultimo sangue ma una ricostruzione di combattimento in cui ogni movimento deve risultare il più semplice e armonico possibile per ottenere lo scopo (ippon), sbaglio o sono gli stessi criteri della cerimonia del Te?

Se è così si può affermare senza ombra di dubbio che il dare ed il ricevere sono solo due parti di una stessa mela, lo scopo ultimo comprenderla nella sua totalità.

Perché penso che anche colui che si difende da un attacco debba fare di tutto per non subirlo in modo scomposto, cioè dovrà adoperare tutto il suo equilibrio come l’attaccante.


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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...è stato regolamentato perché non ripropone un duello all’ultimo sangue ma una ricostruzione di combattimento in cui ogni movimento deve risultare il più semplice e armonico possibile per ottenere lo scopo (ippon), sbaglio o sono gli stessi criteri della cerimonia del Te?...

Non sbagli assolutamente Mauri, la tua analisi è più che appropriata secondo me. Il Kendō non va visto come la simulazione di un combattimento reale, così come il Sadō non rappresenta l'azione quotidiana del bere il tè. Entrambi sono dei mezzi che nobilitano e forgiano lo spirito di un essere umano :arigatou:

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Mi esprimo a favore della posizionedi Sandro. Considerare il kendo come una tecnica pratica e reale di combattimento sarebbe probabilmente rovesciarne i principi e deviarlo dallo scopo reale


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Grazie Sandro, Gran bell'articolo.

Anche molto chiaro, spiega molte cose e in più secondo me è un ottimo metodo per approfondire proprio queste due arti.

Poi hai anche spiegato la differenza tra Kendo e Kenjutsu.

Infatti tra le due preferisco il Kenjutsu, che da come hai spiegato sarebbe la vera arte dei samurai con il minimo d'influenza esterna possibile.

Ma alla fine è sempre una questione di gusto.

Grazie per l'articolo :) :arigatou:

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Mi fa piacere che praticanti esperti come Voi, Matteo e Luca, siate d' accordo con quanto ho scritto.

 

Grazie Roronoa, e' un piacere parlare di questi argomenti nel forum. Tieni presente che oggi le due discipline hanno preso strade totalmente diverse, ma una volta erano due facce della stessa medaglia e il tutto rientrava sotto la parola Kenjutsu :arigatou:

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Bu(jutsu)=Bu(do). Aggiungo ciò che mi ha colpito e che sto vivendo io nel dojo:

 

Tenendo presente questo, c'è una cosa che deve essere compresa da coloro che nel mondo sono attratti dal kendo. E questa è, attraverso la severa pratica del kendo, la nostra speranza è che voi impariate non solo l'abilità tecnica della spada, ma comprendiate gli aspetti sociali ed etici del Samurai così come lo spirito (attitudine mentale) del Samurai. In altre parole, speriamo che comprenderete il Kendo come Budo e ne sperimentiate la sua pratica. Una Shinai è una spada del Samurai. Keiko-gi ed Hakama sono l'abbigliamento formale del Samurai. Non devono essere considerati semplicemente abbigliamento sportivo. Senza comprendere questo "spirito", il Kendo sarà meramente un altro esercizio fisico.

 

 

 


<<nuvole e foschie sono fenomeni dell'etere:

sopra di essi splendono eterni il sole e la luna>>

 

 

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La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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