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Mauro Piantanida

Collezione di tsuba a Milano

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Buongiorno a tutti,

forse avrei dovuto presentarmi nella pagina apposita, visto che sono un nuovo iscritto al forum, ma ho trovato il mio nome in questa discussione e ho pensato di scrivere direttamente qui.

Purtroppo ho scovato la discussione solo questo weekend. Infatti avrei avuto piacere di scrivere già l’anno scorso, quando sono stati inoltrati i primi post. Scrivendo qui rispondo inoltre a Massimo Rossi e agli altri utenti del forum che dovessero essere interessati a capire chi siano coloro che hanno compilato le schede online degli tsuba del MUST.

In verità Massimo Rossi mi ha già conosciuto nel lontano 2001. Io, appassionato di spade giapponesi, mi ero iscritto da poco all’INTK. In occasione di un corso organizzato dall’associazione a Sesto Fiorentino, il sig. Rossi mi venne gentilmente a prendere in macchina alla stazione di Firenze. Il corso fu interessante. All’epoca però non c’era il forum e mi resi conto che non sarei riuscito a seguire le attività dell’associazione. Inoltre le necessità di lavoro mi portavano a studiare altri materiali, per cui non mi iscrissi più. Devo anche dire che contribuì molto il fatto di non avere affatto apprezzato il tono di alcuni articoli del giornalino che ricevevo a casa, esageratamente critici quando si trattava pubblicazioni o mostre sull’arte giapponese organizzate al di fuori dell’associazione.

Per quanto mi riguarda, non sono uno storico dell’arte ma mi occupo di arte dell’Asia Orientale da alcuni anni. Poiché ho lavorato per lo più per i musei del comune di Milano, il mio profilo e il mio cv sono pubblici.
Per quanto riguarda la mia collega Isabella Tedeschi: l’ho conosciuta in occasione della catalogazione delle opere donate dall’Ing. Francesco Mauro al MUST. Isabella, BA alla SOAS University di Londra, stava facendo uno stage al museo. Si è preoccupata di sistemare tutti gli oggetti, fotografarli, misurarli, conservarli, ecc. Naturalmente, a titolo gratuito. Ha fatto però un ottimo lavoro. Si trattava di descrivere non solo gli tsuba, ma le giade, gli avori, i bronzi e le ceramiche. Oggetti mai realmente studiati dagli anni della donazione.
Io sono intervenuto alla fine di questa prima nota descrittiva per controllare l’operato. Tutti gli errori e le castronerie sono dunque da ascrivere a me.

E’ un po’ come ha spiegato Cesare RBO, che mi sembra conoscere più da vicino i musei. Sarebbe bello potere fare la perizia di ogni oggetto in modo approfondito, passo a passo, con calma, identificando tutti i particolari, le firme, le condizioni, ecc. Quando però si deve studiare una collezione eterogenea per materiali e provenienze (non solo Giappone, ma anche Cina, e spesso i più disparati paesi, non solo dell’Asia) in breve tempo, con un budget molto ristretto, le cose si fanno più complicate. Come avrete notato, molte delle descrizioni di oggetti simili fra loro sono ripetute in più schede.

Il MUST è un museo nazionale straordinario. Purtroppo i fondi statali sono spesso in ritardo e gran parte dell’attività avviene grazie alla ricerca di fondi operata dallo stesso museo-fondazione. La catalogazione delle opere è stata finanziata, credo, con un bando regionale. La catalogazione è informatizzata e realizzata con il programma della regione (SIRBeC – Sistema Informativo dei Beni Culturali della Regione Lombardia). Il programma purtroppo è predisposto per l’inserimento delle opere d’arte occidentali e non permette di scrivere né usando corsivi, né usando caratteri diversi da quelli italiani. Mettere in diretta relazione un’attribuzione con la fonte bibliografica di riferimento non è affatto immediato. Quando poi si deve collegare il sito del museo con i campi del database centrale regionale per fargli “pescare” le informazioni, il tutto può portare a una parzializzazione dei dati tale da confondere le idee. Ecco anche che una url ripetuta può mostrare due volte la stessa faccia dell’oggetto.

Bisogna inoltre tenere conto delle esigenze di un museo, del luogo dove si trovano gli oggetti e della ragione per la quale si trovano lì. La descrizione dell’opera e della sua funzione sono semplificate appositamente per offrire una fruizione immediata e non stancante. Non è l’istituzione ignorante che considera le opere “pezzi di ferro” e che beceramente se ne frega di trovare l’esperto che possa esprimere al meglio tutte le potenzialità dell’oggetto. E’ la scelta del conservatore che fa propendere per una divulgazione più semplice, rivolta, non agli esperti del vostro forum, che conoscono a fondo ogni particolare dell’oggetto, ma a chi nel pubblico non conosce queste cose e pensa che si tratti di “toppe per serrature” (così come alcuni di noi potrebbero ignorare la valenza di una terracotta precolombiana o di una maschera della società segreta Poro dei Dan).
La tendenza attuale, che si vede sempre più spesso nei musei europei e che cerco di adottare anch’io nella creazione delle didascalie stampate, ma che non è attuabile nel database SIRBeC, è quella di proporre oggetto e soggetto dell’opera in caratteri cinesi o giapponesi o del paese di provenienza dell’oggetto. Così si soddisfa ogni esigenza di precisione, evitando fraintendimenti sui soggetti. Si rende anche più riconoscibile al visitatore la provenienza dell’oggetto. In tal modo si può anche evitare di dire che lo tsuba è marugata, che si infila sul nakago passando per il nakagoana e che infine entra nello tsuka che a sua volta è rivestito dallo tsuka ito e dalla supercazzola. (Ho visto che questa discussione è già stata fatta in un’altra zona del forum, quindi non vi tedio oltre. Certamente però se dovessi descrivere una guardia di spada inglese non direi che è round-shaped e che ha uno hole proprio dove passa il tang. Mi limiterei a riportare i nomi originali della cose che non hanno una vera traduzione).

Tornando dunque alle schede e ai musei. Purtroppo il MUST ha trovato solo me. Probabilmente perché ero già accreditato come compilatore SIRBeC e congiuntamente mi occupavo di arte orientale. In questo caso avremmo avuto bisogno di un comitato scientifico che comprendesse un esperto di ceramiche cinesi, uno di ceramiche giapponesi, uno di bronzi tardi, uno di netsuke (oh, mamma! già mi immagino gli strali degli esperti di netsuke e di giade cinesi… “Ma come si permette questo di scrivere di queste cose, senza consultarmi…”), ecc. Non era possibile. Non credete però alle favole per cui i curatori dei musei rifuggono i veri esperti e vogliono tenere tutto nascosto nei depositi. Nelle istituzioni per le quali ho lavorato non ho trovato “capricciosi saccenti” o "tuttologi"; tutt’al più qualche museo che si comporta da mausoleo, ma stanno per fortuna diventando sempre di meno, e non è certo il caso del MUST. Qui a Milano, quando possibile, ci avvaliamo anche della consulenza di un vostro valente socio, che probabilmente non ne fa menzione per riservatezza e modestia. Per quanto mi riguarda, alla presentazione pubblica della catalogazione delle opere d’arte conservate al MUST, io ho specificato quello che avevo già scritto nella relazione complessiva fatta per la collezione Mauro: visti i tempi e la specificità delle varie materie, ho fissato sin da subito i limiti della ricerca e ho precisato cosa si sarebbe dovuto approfondire; ho quindi detto chiaramente che quella degli tsuba era materia complicata per la quale anch’io non avevo piena conoscenza di scuole e periodi e che il lavoro doveva essere perfezionato.

Ma veniamo a noi. Per quanto riguarda la compilazione delle schede online, la cosa bella è che si può sempre rimediare! Possiamo farlo pubblicamente su questo forum. Il museo, che ha appunto reso tutto pubblico, ne sarà solo felice. Per quanto mi riguarda, non temo di essere contraddetto: avrò solo da imparare. Se non piace il termine italiano “orecchia di mare” possiamo sostituirlo con quello che si ritiene più adatto, magari il corretto termine latino “haliotis tubercolata lamellosa” :smile:. Togliamo il “fagotto” e riportiamo il riferimento letterario al quale fa riferimento l’immagine associata alle foglie d’acero.

Mi piacerebbe però che si apportassero altri esempi più importanti. Potremmo correggere le datazioni che ritenete sbagliate, ridurre forbici temporali troppo ampie, attribuire a una particolare scuola uno tsuba che non è stato analizzato propriamente. Potreste scrivermi: “Pietro, ma dove ti è saltato fuori che questo tsuba è attribuibile a questa scuola?”. Io così potrei mostrarvi i miei riferimenti bibliografici e voi potreste mostrarmi i vostri, più puntuali. Per i casi più difficili, per i quali le foto non bastano, non posso parlare per il museo, ma credo che una giornata di studio per vedere i pezzi possa interessare anche i curatori.

Spiace invece, sinceramente, che le schede risultino ridicole e piene di stupidaggini come dice il Sig. Rossi. Chi fa questo lavoro sa quanto tempo prende lo studio di un’opera e quante cose si devono controllare prima di scriverne. Immagino che anche il Sig. Rossi si sia pentito di qualche sciocchezza o ridicolaggine scritta nero su bianco su pubblicazioni che riportavano il suo nome. O mi sbaglio? sarei felice di scrivere personalmente al sig. Rossi e discuterne.

Togliamo dunque tutte le sciocchezze da quelle schede! Non costa molto. Se ci si mette in tanti può essere divertente, istruttivo e non costare nulla. Il museo ne sarà felice, e anch’io sarò molto grato a tutti voi.

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Egregio Sig. Amadini,

per prima cosa, benvenuto in questo Forum !

 

Generalmente la presentazione di un nuovo iscritto è estremamente sintetica, a volte una sola riga; lei è stato invece ..... molto "esauriente".

Sicuramente se avesse potuto partecipare fin dall'inizio, questa discussione (stimolta dalla mia osservazione sul cattivo stato di conservazione dei diversi pezzi) avrebbe preso un'altra piega e tutti si sarebbero potuti rendere meglio conto delle condizioni al contorno che hanno caratterizzato l'opera di catalogazione degli Tsuba del Museo.

 

Come forse avrà notato scorrendo le varie sezioni di questo Forum gli argomenti più trattati riguardano il mondo delle lame (indice di una maggior conoscenza del settore diffusa tra i membri) mentre sull'argomento Tsuba, per certi versi più complesso e sfuggente, si fa sempre fatica ad articolare una discussione approfondita.

In ogni caso quelli tra di noi che hanno una qualche conoscenza / esperienza nel settore saranno sicuramente ben lieti di condividere il loro "sapere" e collaborare al miglioramento delle schede.

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Sig. Amadini,

innanzitutto grazie per essere intervenuto con la giusta obiettività.

 

Purtroppo il tono sprezzante e le parole in più scritte in questa discussione sono generate da cocenti delusioni che i musei italiani ci hanno inflitto in passato.

Ormai la ferita nel nostro cuore di appassionati è così aperta che basta un soffio per farla sanguinare a morte.

Vista quindi la sua disponibilità e la apertura dimostrate, ci perdoni le urla di dolore .

 

L'idea di organizzare un incontro invece, ovviamente guidati da lei, potrebbe essere un interessante iniziativa, produttiva per entrambi il museo e la associazione.



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Benvenuto sig. Amadini e grazie per le sue precisazioni in merito a questa discussione, spero vivamente che questa sua entrata possa portare ad una fattiva collaborazione per quanto riguarda le prerogative di questo forum. :arigatou:


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Grazie a tutti per l'accoglienza. Mi ha fatto piacere venire a conscenza di questo forum, che inizierò a leggere più spesso. Spero poi di potere contribuire anche io in qualche modo.

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Gentile Sig. Amadini, mi presento.

 

Mi chiamo Lorenzo Amati e sarei disponibile ad occuparmi personalmente di eventuali restauri dei pezzi nella collezione del museo, o expertise per la stesura delle schede tecniche. Il mio curriculum in breve è il seguente:

  • 2006 - Studio delle patine in Giappone presso il maestro Koike
  • 2008 - Diventato allievo di Ford Hallam e studiato nel suo laboratorio in SudAfrica
  • 2008 - Frequentato la scuola orafa Ambrosiana di Milano
  • 2013 - Studio delle tecniche di intarsio della tradizione Higo in Giappone presso il maestro Izumi
  • 2013 - Diventato allievo ufficiale di Izumi Koshiro Sensei, quindi attualmente il secondo straniero ad essere ufficialmente riconosciuto nella tradizione orafa giapponese e nello specifico nella Izumi-ha. L'unico altro è Ford Hallam.

Riconoscimenti:

2011 NBTHK Shinsaku Mei Tou – La mia prima tsuba premiata con il Nyuusen

2011 NBSK Shinsaku Nihonto Toushokugijutsutenrankai – Nyuusen

 

Purtroppo per motivi di tempo non frequento praticamente mai questo forum, quindi e desiderasse contattarmi, lo può fare tramite il mio sito:

 

www.tsubashi.com

 

Grazie e a presto

 

Lorenzo Amati

Modificato: da Lorenzo

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Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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