Vai al contenuto

Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

iaido no kata

Daishō e tecniche nitō

Messaggi consigliati

Premettendo che non vi è bisogno alcuno di scusarsi Gabriele, sono davvero felice che il topic si sia evolto in questo modo. Era molto tempo che in questa sezione non si leggevano discussioni interessanti; permettemi, dunque, di ringraziarvi per i concetti espressi sinora, i quali hanno dato vita a questo bel confronto. Provvederò a modificare il titolo della discussione in modo adeguato.

 

Caro Serpiko, anche se qualcuno non condividerà il tuo pensiero su Musashi, sono certo che non ti farai nessuna inimicizia. Puoi fidarti delle parole del nostro Gabriele. Per quel che mi riguarda concordo con te sul fatto che Musashi sia stato, probabilmente, uno degli spadaccini giapponesi più famosi di sempre. E di certo, il più famoso al di fuori dei confini nipponici. In merito al suo livello non mi pronuncio, in quanto non ho mai effettuato studi approfonditi che vadano oltre la lettura dei testi che tutti conosciamo. Che sia stato uno schermidore sopra la media, comunque, penso sia fuori discussione. In patria, tuttavia, la sua fama può essere equiparata a quella di un Tsukahara Bokuden o di uno Yagyū Munenori. Tra i praticanti di arti marziali, il primo dei due viene considerato quasi una divinità, tanto che la sua tomba è perennemente visitata da chi è alla ricerca di un buon auspicio prima di uno enbu o di una gara importante. E gli scritti di Yagyū sono considerati tanto validi quanto il Gorin no Sho di Miyamoto. Oltre a ciò è importante ricordare che i giapponesi sono un popolo collettivista: in riferimento alle arti marziali potremmo dire un individuo era apprezzato anche sulla base degli insegnamenti da lui lasciati ai suoi successori. A differenza della Shintō Ryū di Bokuden e della Shinkage Ryū di Yagyū (nelle sue molteplici sfaccettature) la scuola di Hyōhō Niten Ichi perse molto smalto dopo la morte del suo astro. Tant’è che oggi la tradizione è ancora frazionata in molteplici linee e diversi storici giapponesi hanno dei dubbi sulle tecniche praticate (non essendoci degli oboegaki o katakaisetsu che possano confermarne l’attendibilità).

 

In occidente si conosce davvero pochissimo sulle koryū, al punto che quando qualcuno (non so chi di preciso) affermò che le scuole di epoca Edo non erano assolutamente paragonabili a quelle del passato gli si prestò fede senza verificare se quanto detto corrispondesse a verità. Da allora questa credenza è divenuta di uso comune, anche se è quanto di più lontano vi sia dalla realtà dei fatti. Basti pensare alle cronache dell’epoca (consultabili da chiunque presso la libreria della dieta giapponese) in cui sono riportati gli esiti degli incontri tra scuole antiche e moderne (moderne per i coevi, oggi sono tutte koryū): nella stragrande maggioranza dei casi coloro che avevo deciso di inserire nel loro curriculum didattico i combattimenti con il bōgu (quello che oggi chiamiamo kendō) risultarono vincitori contro praticanti che facevano del solo katageiko la loro ragione di vita, precludendosi, dunque, quella libertà di studio che l’armatura e lo shinai potevano garantire. Non a caso, molte delle più rinomate scuole tradizionali sparirono dal palco del Bakumatsu, lasciando il posto a nuovi stili che avrebbero profondamente influenzato gli utlimi anni del feudalesimo giapponese. Dai tre grandi dōjō di Edo (il Genbukan della Hokushin Ittō Ryū, il Renpeikan della Shindō Munen Ryū e lo Shigakukan della Kyōshinmeichi Ryū) uscirono praticamente quasi tutte le figure storiche più importanti del Bakumatsu. Eppure, moltissimi occidentali praticanti non hanno mai sentito nominare i loro nomi. A riguardo di ciò andrebbero dette ancora molte altre cose, ma per il momento mi fermo qui per non deviare troppo dall’argomento principale. Basti sapere che furono molti gli scontri nel Bakumatsu in cui alcuni spadaccini utilizzarono entrambe le lame.

 

Noto con piacere che il maestro Isononami è intervenuto nella discussione. Bene, non potremo che trarne tutti giovamento. Il fondatore della Katayama Ryū, Katayama Hōki no Kami Fujiwara Hisayasu, ha lasciato in eredità quella che probabilmente è la più corposa letteratura marziale che una data tradizione abbia mai partorito, tanto da ricevere il titolo di Jūgoige direttamente dall’imperatore. I suoi scritti sono qualcosa di straordinario ed attualissimo; nonostante ciò non ha mai ricevuto la stessa attenzione che è stata dedicata ad altri. Ovviamente furono anche questioni politiche del suo tempo che ne oscurarono la fama. Questo, tuttavia, non influisce minimamente sulla qualità degli insegnamenti trasmessi. Personalmente, anche se praticante di un altro stile, ho accresciuto di molto il mio bagaglio culturale in seguito alla lettura dei suddetti (alcuni dei quali sono disponibili, gratuitamente, anche in traduzione italiana ad opera del maestro Brandozzi).

 

A Leonardo: la tua esperienza di studio è estremamente interessante. Sentiti libero di parlarcene in maniera più approfondita qualora tu ne abbia voglia :arigatou:

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Grazie Sandro :arigatou:

Concordo con Sandro sull'interessante "deviazione" presa da questo argomento. Approfitto per salutare il Maestro Brandozzi che purtroppo conosco solo di fama e lo ringrazio per le sempre interessanti parole.

Una piccola premessa: la mia "esperienza" di studio e' davvero incredibilmente piccola, sto solo portando avanti, insieme al mio Maestro di Aikido uno studio parallelo che vede tecniche di Kenjutsu dello stile Kashima Shin Ryu. Lui stesso studia con un altro maestro e cerca di trasmettere quando apprende.

Detto questo, proprio quest'anno abbiamo passato alcuni mesi lavorando proprio su tecniche "Ni To Ryu".

Visto l'interesse per l'argomento vorrei provare a spiegare come si sviluppa il primo Kata che vede un confronto tra Katana e Daisho, scusandomi fin d'ora per le castronerie che scrivero'!

 

L'attacco parte con uno Shomen effettuato dal praticante dotato di Katana.

Il praticante con il Daisho anticipa tale attacco proiettandosi in avanti e incrociando a "forbice" Katana e Wakizashi bloccando cosi' l'attacco dell'avversario in alto.

Pochissimi istanti e l'attacco viene fatto scivolare alla propria destra, accompagnandolo con la "forbice" creata dalle due spade e facendolo sfogare verso il basso. A questo punto la figura dell'avversario e' libera e puo' essere fatto un attacco con il Wakizashi colpendo l'avversario alla tempia. In questo caso la "vittoria" va al praticante dotato di Daisho.

 

Interessante e' la versione "Kashima" dove i ruoli "vincitore/sconfitto" si capovolgono.

La situazione e' la stessa, attacco di Shomen e parata a "forbice" con il Daisho. In questo caso pero' il praticante con Katana anticipa la tecnica deviando lui le armi dell'avversario spostando leggermente verso destra la traiettoria dell'attacco: non indicendo piu' perpendicolarmente sull'incrocio del Daisho, quest'ultimo risulta piu' debole e viene spostato lateralmente lasciando libera la figura del praticante. La Katana viene quindi lasciata continuare nella sua rotazione e, liberata dal Daisho puo' effettuare un nuovo attacco di Shomen e colpire l'avversario.

 

Purtroppo temo di non essere riuscito a spiegare adeguatamente questo Kata e la sua variante, ma non ho trovato filmati che potrebbero aiutare a meglio comprendere lo svolgersi di queste tecniche.


武士に二言無し

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Buonasera Leonardo,

 

ricambio con piacere i saluti; la descrizione è molto chiara ed interessante e "visualizza" l'utilizzo del wakizashi con la mano sinistra.

Nella Katayama Ryū esiste un kata di iai in coppia (tipo kumidachi) chiamato "Koe no nuki" nel quale l'attacco dell'avversario viene parato con il waki e la tsuka del katana incrociati, deviazione verso la propria sinistra e fendente circolare alla tempia sinistra dell'avversario con il waki nella mano destra.

Sempre nella Katayama sono elencati 7 kata di nitō (omote, ura, henka) che ancora non conosco se non nelle denominazioni ed in brevi descrizioni.

Tra tutte le koryū credo che il Tenshin Shoden Katori Shintō Ryū sia quella che ancora oggi contempli un uso del nitō (ryōtō) piuttosto approfondito.

 

PS - colgo l'occasione per inviare un affettuoso saluto a Sandro, sempre gentile nei miei confronti.

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Grazie Sandro del "rientro forzoso" nel topic.

Anche se non era mia intenzione snaturare il topic orginario mi fa piacere che l'hai cambiato di tua iniziativa

e credo anche a beneficio di tutti e della discussione stessa che ne è scaturita. :arigatou:

 

Al Maestro Isonami posso dire che ha colto pienamente, nel suo primo post, l'uso odierno del waki in molte

discipline del Budo, dandone anche un ottima sintesi e completando ed integrando i discorsi precedenti.

 

Per il resto mi sembra ne sia venuto fuori un interessante discorso sull'uso contemporaneo delle due spade

nella scherma giapponese. Questo indipendentemente dalla scuola o dalla disclipina che uno studia o a cui

ha modo di accedere tramite staige o a lezioni sporadiche di qualche maestro.

Propio nel Tenshinshōden Katori Shintō Ryū, che ho studiato per un breve periodo e a cui ho dovuto rinunciare

per motivi di tempo(come a metà cose della mia vita), ho visto l'uso di alcune tecniche di nito in vari kata.

Sono sicuro che andando avanti nello studio delle varie scuole koryu si potrebbero trovare decine se non centinaia

di esempi in questo dell'uso di waza di nito.

 

 

PS:

Faccio una premessa doverosa per evitare qualsiasi fraitendimento o misunderstanding con Serpiko74;

La fortuna di avere un opinione diversa e fuori dal coro era intesa verso la TUA di opinione e non certo verso la Mia,

che è già di persè allineata a quella della maggioranza.

Ovvero alludevo che quello che hai affermato può essere un ottimo stimolo per noi tutti nel vedere le cose da

un punto di vista diverso da quello a cui ci hanno abituato da sempre verso Musashi o verso qualsiasi altra cosa/uomo/

scuola, ecc- provenga dalla terra del sol levante.

Dunque mi fa piacere che l'hai espressa anche se per alcuni non codinvisibile, ma propio per questo dovrebbe

essere tenuta ancora di più in considerazione da parte di tutti, fan o meno di Musashi che essi siano. :happy:


Giuro sul mio Onore di Cintura Nera; di Preservare anziché Distruggere; di Evitare lo scontro anziché Confrontarmi; di Confrontarmi anziché ricevere del Male; di fare del Male anziché Storpiare; di Storpiare anziché Uccidere; di Uccidere anziché di Morire; di Morire anziché disonorare la mia Cintura.

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Come temevo ho dimenticato un particolare importante e me ne sono reso conto leggendo il nuovo intervento del Maestro Brandozzi: confermo che nello stile di Kenjutsu da me descritto, il Wakizashi viene impugnato con la mano sinistra e la Katana con la mano destra.


武士に二言無し

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Grazie Sandro del "rientro forzoso" nel topic.

Anche se non era mia intenzione snaturare il topic orginario mi fa piacere che l'hai cambiato di tua iniziativa

e credo anche a beneficio di tutti e della discussione stessa che ne è scaturita. :arigatou:

 

Al Maestro Isonami posso dire che ha colto pienamente, nel suo primo post, l'uso odierno del waki in molte

discipline del Budo, dandone anche un ottima sintesi e completando ed integrando i discorsi precedenti.

 

Per il resto mi sembra ne sia venuto fuori un interessante discorso sull'uso contemporaneo delle due spade

nella scherma giapponese. Questo indipendentemente dalla scuola o dalla disclipina che uno studia o a cui

ha modo di accedere tramite staige o a lezioni sporadiche di qualche maestro.

Propio nel Tenshinshōden Katori Shintō Ryū, che ho studiato per un breve periodo e a cui ho dovuto rinunciare

per motivi di tempo(come a metà cose della mia vita), ho visto l'uso di alcune tecniche di nito in vari kata.

Sono sicuro che andando avanti nello studio delle varie scuole koryu si potrebbero trovare decine se non centinaia

di esempi in questo dell'uso di waza di nito.

 

 

PS:

Faccio una premessa doverosa per evitare qualsiasi fraitendimento o misunderstanding con Serpiko74;

La fortuna di avere un opinione diversa e fuori dal coro era intesa verso la TUA di opinione e non certo verso la Mia,

che è già di persè allineata a quella della maggioranza.

Ovvero alludevo che quello che hai affermato può essere un ottimo stimolo per noi tutti nel vedere le cose da

un punto di vista diverso da quello a cui ci hanno abituato da sempre verso Musashi o verso qualsiasi altra cosa/uomo/

scuola, ecc- provenga dalla terra del sol levante.

Dunque mi fa piacere che l'hai espressa anche se per alcuni non codinvisibile, ma propio per questo dovrebbe

essere tenuta ancora di più in considerazione da parte di tutti, fan o meno di Musashi che essi siano. :happy:

Credo di aver frainteso Gabriele, !!! Mi fa piacere comunque che sia partito uno scambio di opinioni che ha poi coinvolto altri utenti!!! :arigatou:

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Credo di aver frainteso Gabriele, !!! Mi fa piacere comunque che sia partito uno scambio di opinioni che ha poi coinvolto altri utenti!!! :arigatou:

 

Si lo immaginavo, si capiva da un pò di livido che traspariva dal tuo post :gocciolone: , ma era colpa mia perchè le parole

sono come le monete... hanno sempre due facce. E quando di monete(parole) se ne mettono tante in fila, spesso,

non si capisce più quale e quante faccie stiamo guardando e si perde il senso d'insieme delle cose ed è facile

fraintendersi.

 

Mi fa molto piacere che abbiamo appianato i fraintendimenti, come non poteva essere diversamente tra le persone

che frequentano questo forum e in generale i cultori delle AM che sono impegnati su una via di conoscenza e

cultura comune anche se con nomi, stili, e scuole diverse, ma che sempre un'unica destinazione comune hanno,

ovvero la percorrenza di quella via marziale e interiore che tutti noi amiamo e in cui tutti ci ritroviamo uguali.

Spero ti risentirai libero e coinvolto nel re-intervenire nella, adesso si, bella discussione che ne sta scaturendo.

Siceramente Gabriele :arigatou:


Giuro sul mio Onore di Cintura Nera; di Preservare anziché Distruggere; di Evitare lo scontro anziché Confrontarmi; di Confrontarmi anziché ricevere del Male; di fare del Male anziché Storpiare; di Storpiare anziché Uccidere; di Uccidere anziché di Morire; di Morire anziché disonorare la mia Cintura.

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Come temevo ho dimenticato un particolare importante e me ne sono reso conto leggendo il nuovo intervento del Maestro Brandozzi: confermo che nello stile di Kenjutsu da me descritto, il Wakizashi viene impugnato con la mano sinistra e la Katana con la mano destra.

 

A tale proposito(quale spada in quale mano) penso possa interessare anche questo breve passaggio

tratto dal libro "Miyamoto Musashi: His Life and Writings" di Kenji Tokitsu dove oltre a venir citata la famosa,

per vari motivi, "Onko chishin ryu" vi è un passaggio interessante con tanto di spiegazione di una

tecnica diciamo così "segreta" :laugh: .

Ecco il link a Google books(da pag. 43):

http://books.google....%20hand&f=false

 

Tale passaggio era già stato citato da Budo in un post di alcuni anni fa:

http://www.intk-toke...?showtopic=1151

 

E' interessante notare l'evoluzione continua delle tecniche di nito nelle varie scuole(di derivazione da Musashi e non)

e le loro variazioni , adattamenti e contaminazioni che tali tecniche hanno subito nel corso degli anni ad opera di

instacabili maestri(mi ricorda moltissimo la storia evolutiva delle ns amate nihonto) che spesso dovevano la vita a tali

esperimenti o tecniche innovative nell'uso della spada.


Giuro sul mio Onore di Cintura Nera; di Preservare anziché Distruggere; di Evitare lo scontro anziché Confrontarmi; di Confrontarmi anziché ricevere del Male; di fare del Male anziché Storpiare; di Storpiare anziché Uccidere; di Uccidere anziché di Morire; di Morire anziché disonorare la mia Cintura.

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Questa discussione diventa sempre piu' interessante, grazie anche a te Gabriele per il link al libro e il vecchio post che non ricordo proprio di aver letto prima!


武士に二言無し

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Torno volentieri nella discussione per portare una domanda questa volta, ho avuto modo di vedere al nihon kobudo embu taikai di Tokyo una dimostrazione del Niten Ichi ryu (a mio avviso molto bella) ed in altre occasioni ho assistito ad altre dimostrazioni di "branchie" della stessa scuola, Tutti i kata sono stati eseguiti con bokken e ko-dachi (in legno) non ho mai visto però esecuzioni con daisho vere, con estrazione e noto per intenderci, qualcuno è a conoscenza di scuole che pratichino in questo senso??? Grazie in anticipo ad ogni ebentuale risposta!!!

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Bella domanda!

Per quanto è di mia esperienza, nei kumitachi si usa quasi sempre il daisho in legno, ma nulla vieta di eseguire i kata in coppia con lo iaito.

Ho forti dubbi sull'uso di shinken, se non nella pratica individuale del kata.

Almeno così avviene nll'Hoki/Katayama Ryu.

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

E' un piacere conoscerla Isonami, anche nella mia scuola pratichiamo hanbo, ko-dachi e cho-bo kumitachi e talvolta anche con shinken (con le dovute attenzioni), la mia curiosità visto lo sviluppo del topik è proprio sull'uso di entrambe le spade (iaito-ko-dachi quindi non affilati) anche solo come forme ma in maniera codificata, cerco di spiegarmi meglio e chiedo scusa ma a volte è difficile spegarsi nel modo giusto scrivendo, Ci sono scuole che impiegando il daisho (es. Niten ichi ryu, Ni To ryu...) che hanno codificato anche un proprio stile di estrazione e rinfodero? Tutte le dimostrazioni che ho visto di queste scuole partivano con le armi già impugnate!

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Piacere mio, Serpiko74.

Ho capito la domanda. Dunque, nel seguente link un esponente della scuola Kage Ryu (il cui fondatore è stato un allievo di Katayama Hoki no Kami Fujiwara Hisayasu) si esibisce in alcuni tagli con il daisho.

E' possibile vedere qualcosa.

http://www.facebook.com/#!/video/video.php?v=109353475798843

Eravamo nel giardino interno del palazzo della famiglia Tachibana che per decenni ha governato il feudo Yanagawa, nel Kyushu.

Spero sia interessante.

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Bene grazie mille Isonami, era proprio quello che intendevo, più realistico di una forma (kata) visto che sembra non seguire uno schema ma si muove liberamente!!!

E' interessante sopratutto se si pratica tamaeshighiri, tagliare con la shinken a due mani può sembrare facile ma non lo è, estrarre e tagliare con una sola è ancor più difficile, coordinare tutti i movimenti con estrazione del ko-dachi e riuscire in tutti i tagli beh complimenti, devo dire poi che la mia domanda-curiosità era volta proprio a capire la differenza tra l'uso delle armi vere (shinken) rispetto a quelle in legno (bokuto) quindi questo video è azzeccatissimo!! Grazie ancora Isonami, e magari (ne sono convinto visto i tanti frequentatori del sito) salterà fuori dell'altro!!!

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Interessante il video postato Isanonami, grazie di averlo condiviso.

 

Ritorno anch'io alla mia perplessità iniziale sull'uso del wakizashi o meglio del daisho in un "kata di Iaido" di una qualche koryu di scherma.

Credo che non ve ne siano e, forse, non ve ne siano mai stati, se non come episodi sporadici.

Ma mai dire mai sopratutto nelle tecniche, spesso perdute, delle koryu di qualsiasi arte marziale. Dunque spererei di essere smentito.

 

Se pensiamo allo iaido e al modo di estrarre e colpire con un unico gesto che ne è l'essenza stessa, ci si rende subito conto, anche solo provando ad immaginare a mente le sequenze da compiere - ma ci si riesce meglio provando le estranzioni anche solo con due bokuto - di quanto sia difficile estrarre una lama e conteporaneamente colpire con la stessa e poi estrarre la seconda lama, presumibilmente il wakizashi, magari mentre si sta ancora combattendo, dove anche una piccola distrazione o minuscola pausa, dovuta al gesto di estrarre una seconda lama tenendo in mano già la prima, può risultarci fatale per l'esito dello scontro!

Tra l'altro provando personalmente tali tecniche, ho usato sia una katana che un wakizashi, mi sono reso conto che risulta molto più pratico e naturale estrarre prima la spada lunga, questo perchè con la mano sinistra di può tenere il saya sul Koiguchi permettendo così di estrarre la spada lunga più agevolmente, poi passare la katana dalla mano destra a quella sinistra e con la destra libera si può ora estrarre il wakizashi che, sia per il fatto di essere più corto e dunque di avere una corsa e uno sbraccio minori, sia per il fatto che viene portato più centralmente della katana, quasi con la tsuka a destra del tandem, risulta di più facile estrazione con una mano sola. Anche se comunque non è un operazione semplice e rapida da effettuarsi durante, e non prima, di uno scontro.

In base a questo si evince il perchè Miyamoto Musashi nella sua scuola di scherma(Hyōhō Niten Ichi-ryū) usasse il wakizashi con la mano destra mentre lasciasse l'uso della spada lunga o del bokuto alla mano sinistra.

Tale "teoria" sembra confermata anche dal video postato da Isanonami dove si vede chiaramente la facilità con cui viene estratto il wakizashi(logicamente qui parliamo di una persona di un certo livello) e che i tagli con il waki vengono lasciati per ultimi.

Si nota anche come la spada lunga passa dallo mano destra a entrambe le mani per poi finire solo nella mano sinistra subito prima che venga estratta la lama corta.

 

In sostanza e in base a questi elementi mi sentirei di escludere una qualsiasi forma di iaido che non venga effettuata con lo solo sfodero della lama lunga o della sola lama corta, ma comunque di mai entrambe se non in tempi molto distanti tra loro.

Credo sia per questo che no si trovano facilmente kata di iaido che impiegano entrambe le spade.

Per il Kenjutsu o per il Kendo il discorso, logicamente, è diverso.


Giuro sul mio Onore di Cintura Nera; di Preservare anziché Distruggere; di Evitare lo scontro anziché Confrontarmi; di Confrontarmi anziché ricevere del Male; di fare del Male anziché Storpiare; di Storpiare anziché Uccidere; di Uccidere anziché di Morire; di Morire anziché disonorare la mia Cintura.

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Estremamente interessante il tipo di allenamento proposto da Leonardo, sia quello di base che la versione studiata nella Kashima Shin Ryū. In merito alla scuola di Musashi, le due linee ufficializzate all’interno della Nihon Kobudō Kyōkai sono la Noda Ha Niten Ichi Ryū (guidata dal maestro Araki Akihiro, prefettura di Kumamoto) e la Hyōhō Niten Ichi Ryū (guidata dal maestro Iwami Toshio, prefettura di Fukuoka). Entrambe molto belle e piene di spunti di riflessione, sebbene si differenzino su alcuni aspetti.

 

Per quel che riguarda che riguarda l’esecuzione dei waza, come faceva presente anche il maestro Brandozzi, di rado questi avvengono con delle iaitō. Anzi, volendo essere pignoli potremmo dire che tale pratica è stata introdotta soltanto in epoca moderna (essendo state le suddette inventate dopo la seconda guerra mondiale). In passato le mogitō non esistevano, e la maggior parte dei praticanti di scherma non avrebbe mai utilizzato una shinken per le tecniche a coppia (anche allora costavano molto, così come il togi). Gli allenamenti avvenivano con bokutō, fukuro shinai e shinai (per le scuole che contemplavano lo shinai kendō con il bōgu). Ovviamente le tecniche di estrazione che non prevedevano impatto con altre lame si eseguivano con una spada vera.

 

Infine, per rispondere a Gabriele, posso dire anche io di non aver mai visto scuole di iaidō in cui si compie nukitsuke con tutte e due le spade. Al contrario, tecniche di estrazione e taglio (battō o iai) con il solo wakizashi non sono così sporadiche, anche perchè era proprio la spada corta l’unica consentita all’interno di una dimora. Certo è che questo tipo di applicazioni vengono eseguite sempre in coppia, un kata singolo senza avversari sarà sempre riprodotto con la spada lunga per una serie di ragione che tutti noi conosciamo :arigatou:

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Per continuare l'interessante discussione, vorrei provare a descrivere il secondo Kata, sia visto in stile "Ni-To" sia in variante "Kashima".

Aggiungo come premessa alcune piccole precisazioni che ho dimenticato nel precedente Kata:

In questo stile Il Wakizashi viene impugnato con la mano sinistra. Le armi sono entrambe sfoderate, e la posizione di guardia si assume tenendo le lame di fronte a se' in direzione dell'avversario. Anche il praticante con Katana lavora con l'arma gia' sfoderata.

La Katana, nello stile "normale" viene impugnata di fronte a se', similarmente alla guardia del Kendo.

Nello stile di Kashima invece, la guardia vede la spada in basso, spostata verso la propria destra. In questo modo e' possibile effettuare sia attacchi sia parate in un unico movimento, provo a spiegare il concetto:

Nel Kendo, per effettuare un attacco di Sho-men, dalla posizione di guardia si ha la parte di "caricamento" portando la spada verso l'alto e la parte di attacco effettuando il colpo. Esiste un punto "morto" ovvero il passaggio tra "caricamento" e "attacco". In Kashima questo punto non esiste perche' i movimenti sono rotatori. Un attacco di Sho-men verra' effettuato partendo dal basso, ruotando la spada dietro per continuare la rotazione e effettuare l'attacco in un unico fluido movimento. Questa posizione di partenza e questo attacco quindi saranno assunti per la variante "Kashima".

 

La partenza del secondo Kata e' uguale alla precedente. L'attacco e' sempre quello di Sho-men e l'attaccante utilizza lo schema "Kendo".

La differenza con la precedente tecnica si vede subito dalla partenza, in quanto il praticante con Daisho e' come se "stimolasse" l'attacco di Sho-men fingendo di essere "vulnerabile" a quel tipo di attacco, sporgendosi leggermente in avanti.

Non appena l'attacco parte, questi si sposta indietro scivolando, allontanadosi cosi' dalla linea della Katana.

La spada dell'avversario sfoga il proprio Sho-men andato a vuoto e viene bloccata al suolo con le lame sempre incrociate, questa volta non piu' in alto come nel primo Kata, ma verso il terreno.

Accorgimento da tenere sia in questo Kata che nel precedente, e' quello di posizionare, nell'incrocio, il Wakizashi in alto rispetto alla Katana, queso perche' proprio col Wakizashi verra' sferrato il colpo decisivo (anche in queso caso Yoko-men).

Come appena detto, controllando la Katana dell'avversario con la propria, il Wakizashi e' libero di ruotare e andare a colpire l'avversario, similarmente a come si svolge nel primo Kata.

 

Variante Kashima:

Partenza identica, il praticante con Katana effettua uno Sho-men approfittando della presunta vulnerabilita' dell'avversario.

Questo attacco pero' viene immediatamente trasformato in una finta, accorciando volutamente la distanza, quindi scivola in basso senza venire bloccato dal Daisho; continua la rotazione della spada e, risalendo dal proprio fianco destro si ripete lo Sho-men che andra' a colpire l'avversario in quanto, quest'ultimo avra' il Daisho in basso, impegnato a cercare di bloccare la katana non potra' effettuare un'altra parata per via dell'estrema velocita' con cui si svolge l'attacco.

 

Anche in questo caso la vittoria e' del praticante di Kashima.

 

Spero di essere riuscito a spiegarmi adeguatamente anche in questo intervento :arigatou:


武士に二言無し

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Riapro questa discussione, per segnalare un interessante video di una dimostrazione fatta

dalla Yoshin Ryu Ju Tai Jutsu di Torino, riguardo a delle tecniche di Kenjutsu con due Bokuto,

entrambe di lunghezza standard, al minuto 6:00 circa.

Si noti in particolare il modo particolare di impugnare al rovescio la bokken nella mano sinistra.

Molto interessante, come del resto lo sono sempre tutte le tecniche di questa scuola italo-giapponese. :wink:

 

https://www.youtube.com/watch?feature=player_embedded&v=jp4WnpLkSeE


Giuro sul mio Onore di Cintura Nera; di Preservare anziché Distruggere; di Evitare lo scontro anziché Confrontarmi; di Confrontarmi anziché ricevere del Male; di fare del Male anziché Storpiare; di Storpiare anziché Uccidere; di Uccidere anziché di Morire; di Morire anziché disonorare la mia Cintura.

Condividi questo messaggio


Link al messaggio
Condividi su altri siti

Crea un account o accedi per commentare

Devi essere un utente per poter lasciare un commento

Crea un account

Registrati per un nuovo account nella nostra comunità. è facile!

Registra un nuovo account

Accedi

Hai già un account? Accedi qui.

Accedi ora

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

Come associarsi ad I.N.T.K.:

Potete trovare QUI tutte le informazioni per associarsi ad I.N.T.K..
Associandovi ad I.N.T.K. accettate in maniera esplicita il Codice Etico e lo statuto dell'associazione ed avrete accesso ad una serie di benefici:
- Accesso alle aree riservate ai soci del sito e del forum;
- Possibilità di partecipare agli eventi patrocinati dall'associazione (ritrovi, viaggi, kansho, ecc...);
- Riceverete il bollettino trimestrale dell'Associazione.

"Una singola freccia si rompe facilmente, ma non dieci frecce tenute assieme."

(proverbio popolare giapponese)

×
×
  • Crea nuovo/a...

Informazione importante

Si prega di accettare i Termini di utilizzo e la Politica sulla Privacy