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Simone Di Franco

Yūgen - la impalpabile profondità

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Copio integralmente il testo della ultima newsletter di Giuseppe Piva, dove si riflette su un argomento di estetica, molto proprio delle spade giapponesi e dell'arte giapponese in generale.

 

 

 

Yūgen

L’impalpabile profondità dell’arte giapponese.

 

Alcune delle differenze fondamentali tra l’arte occidentale e quella orientale riguardano il rapporto degli artisti con il mondo esterno. Fin dal rinascimento, pittori e scultori europei hanno sempre mirato a riprodurre fedelmente la realtà tramite diverse tecniche quali l'uso della prospettiva o l'estrema attenzione al dettaglio.
Gli artisti orientali hanno da sempre avuto un approccio diverso: il loro scopo, infatti, non è stato quello di creare qualcosa che somigli alla realtà, ma qualcosa che provochi nello spettatore delle sensazioni; lo scopo di questa diversa estetica non si compie attraverso una rappresentazione dettagliata e precisa del reale né tramite la semplice raffigurazione di ciò che gli occhi vedono.
In tutte le forme d’arte giapponese sembra sempre che ci sia qualcosa di non detto, qualcosa che è solo vagamente suggerito: un lato profondo e impalpabile, caratteristica fondamentale di questa estetica.
Il termine "yūgen" puó essere tradotto come "impalpabile profondità"; questo suggerisce che ci sia qualcosa sotto la superficie, qualcosa di celato e arduo da percepire. Secondo questo concetto, la vera bellezza si nasconde in pochi colpi di pennello o in una semplice tazza di ceramica grezza, se questi non vengono osservati superficialmente ma cogliendo le emozioni e le sensazioni più profonde che ne scaturiscono. Ed è proprio questa bellezza celata che può risvegliare nello spettatore profondi e remoti sentimenti.
Yūgen non è un concetto isolato. Altri termini possono designare sentimenti simili: shibui, wabi-sabi,shinzen, kanso, eccetera. Tutti questi, strettamente legati all'estetica zen, descrivono la bellezza delle forme semplici, delle imperfezioni e del deterioramento naturale delle cose. La contemplazione della bellezza in questo caso è qualcosa di molto intimo e malinconico, molto distante dalla funzione decorativa che l'arte ha sempre avuto in Europa.
Certe forme d’arte sono certamente più vicine al concetto di yūgen di altre: la ceramica, la calligrafia e tutte le arti connesse con la cerimonia del tè sono in genere quelle che più esprimono questo principio. Nonostante ciò, tutte le manifestazioni artistiche giapponesi sono state profondamente influenzate da questo concetto: le decorazioni delle lacche possono essere sontuose, ma spesso includono un semplice oggetto che si riferisce a una particolare poesia o che esprime una certa sensazione per una stagione; i volti delle sculture buddiste sono sempre sereni ma allo stesso tempo illeggibili, così lo spettatore viene toccato dalla loro bellezza nella parte più profonda dello spirito; anche un’armatura può trasmettere energia e forza attraverso i suoi colori e la raffinatezza dei dettagli. La nihonto, nota per essere la miglior spada in termini di bellezza ed efficienza, è probabilmente il più antico esempio di arte astratta: oltre ad essere un’arma è sempre stata considerata una delle espressioni più raffinate di artigianato artistico, con una lavorazione che traccia sull’acciaio motivi e disegni creati esclusivamente per essere ammirati, quasi fosse un’opera d’arte informale.


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Secondo me in questo aspetto sottile e suggerito dello Yugen, sta molto del fascino della katana.

 

L'apprezzare un oggetto per quello che è sotteso, volteggiando attorno alla pericolosità letale come arma, alle decorazioni, alla forza dell'acciaio, alle curve naturali creano un fascino recondito che va dall'inconscio all'esplicito.

Forse è proprio vedere e non "capire" ma piuttosto percepire e "sentire" la bellezza che mi fa piacere questi oggetti così tanto.



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La 'non espressione' è senza dubbio un elemento tipico ed affascinante dell'estetica e dello spirito giapponese. Però non sono molto persuaso che una nihonto possa considerarsi un esempio di arte astratta. Credo che l'apprezzamento di una lama, al di la dei fattori estetici e filosofici, nasconda degli aspetti ancestrali, ' freudiani' per usare un luogo comune; sensazioni ben diverse rispetto a quando apprezziamo una lacca o un esempio di calligrafia, gusti personali a parte.

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dicci la tua gianluca!

 

..

 

Mi piacerebbe farlo, ma è un argomento che mi riesce assai difficile da esporre a parole, anche perchè 'ci sto lavorando'....

 

Comunque, a mio parere, la nihonto si concilia male con qualsiasi concetto di astrazione; è una manifestazione estrema di concretezza. Forse è più facile intendersi se si parla di simbolismo, ma non vorrei andare OT rispetto all'argomento iniziale. :arigatou:

Modificato: da G.Luca Venier

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Mi piacerebbe farlo, ma è un argomento che mi riesce assai difficile da esporre a parole, anche perchè 'ci sto lavorando'....

 

Comunque, a mio parere, la nihonto si concilia male con qualsiasi concetto di astrazione; è una manifestazione estrema di concretezza. Forse è più facile intendersi se si parla di simbolismo, ma non vorrei andare OT rispetto all'argomento iniziale. :arigatou:

Concordo, per molti aspetti la spada in sè -escludendo quindi tutti gli ornamenti- è come dire...l'ho detto spesso...pragmatica nella sua natura fisica.


Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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bhè una spada in generale, come concetto è quanto di più pragmatico esista, una semplice semiretta rigida a prolungare un braccio.

Ma se ci aggiungiamo curve naturali e plastiche, linee di tempra variegate che rispettano stili, forse qualche astrazione artistica ce la possiamo permettere.

 

Poi per carità, non ho studiato filosofia neanche alle superiori, magari sto dicendo una assurdità.



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Per astrazione si intende quel processo mentale mediante il quale, isolando dal contesto alcuni particolari, si perviene ad un concetto generale.

Quindi, in questo senso, si può dire che il mokume di una lama è un' astrazione del legno degli alberi; o che un hamon in notare, specie se di Yasutsugu I, rende in modo astratto l'idea delle onde del mare spazzate dal vento. Però questo procedimento si può adattare a qualsiasi cosa ed anche certe conformazioni naturali (come alcuni tipi di roccia) possono casualmente mostrare figurazioni astratte..

 

Nella Storia dell'Arte un'opera di definisce astratta quando mostra, estrapolandoli dal contesto, alcuni particolari o dettagli nel tentativo intellettuale (e non casuale) di rappresentare un concetto più generale. Ad esempio, una sfera per rappresentare il Volto (inteso come universale).

Però, da questo punto di vista la nihonto è, forse, già di per sè un concetto universale.

 

Poi, mi chiedo, siamo sicuri che, ad esempio, Yasutsugu I facesse il notare espressamente per rappresentare in modo astratto il mare ?

Oppure il processo di assimilazione di forme e figure avviene in seguito, riferendosi poi spontaneamente alle manifestazioni della natura ?

Modificato: da G.Luca Venier

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Grande G.Luca. Eccellente riflessione che riporta l'espressione artistica dei tosho alla loro realtà.
Leggo il tuo quesito tanto palese nella risposta da farlo apparire retorico.
Ovviamente dunque ...nessuna volontà di imitazione o astrazione da forme preesistenti.

Le comuni espressioni "sembra legno" , "sembra acqua" sono attribuzioni posteriori al processo ed alla tecnica creativa.

 

Aggiungerei...il pragmatismo della nihonto nulla toglie al valore in quanto opera d'arte, anzi è proprio questa sinergia tra concretezza e bellezza, questo equilibrio quasi indefinibile a sancire l'arte della spada.

Modificato: da Kentozazen

Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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Non mancano comunque esempi di decorativismo come il kikusui hamon.

Ma comunque penso che sia più un eccezione che conferma la regola.



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Credo che il concetto di pragmatismo e concretezza proprie della nihonto di un tempo sia assolutamente corretto. Ma i forgiatori di oggi, che di concretezza non se ne fanno molto, non disegnano un hamon o scelgono un hada per ottenere un effetto estetico? Non è forse questo il loro scopo?

Voglio dire, ormai il fine pragmatico si è perso da tempo, cosa resta? comprendo che la sua natura "in potenza" rimane quella di arma da offesa, ma mi chiedo a questo punto se devo approcciare diversamente una lama antica e una moderna.

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Bella riflessione Thomas, a questo punto si può ben parlare di astrazione in rapporto almeno alle lame costruite in questo ultimo periodo,dove la parte del leone la fa un'estetica privata dei suoi contenuti e forse a questo punto resta difficile se non impossibile la ricerca dello"yūgen".


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Scusate non concordo, non abbiamo mai concordato in questo. Non vedo decadenza nella nihonto contemporanea. In primis perchè troppa enfasi è spesso data alla funzionalità nella lama antica (soprattutto dallo shinto a seguire).
In seconda istanza perchè l'aspetto pratico non è necessariamente venuto meno, è magari mutato ... ma il compito della spada va ed è sempre andato ben oltre "l'uso in battaglia"


Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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ma il compito della spada va ed è sempre andato ben oltre "l'uso in battaglia"

Riportando a quello fin qui trattato a cosa ti riferisci con questo?


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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La spada è un archetipo che rappresenta molte cose. Uno status, un'inclinazione del pensiero, una struttura etica, certo anche una propensione allo scontro fisico, così è sempre stato in Giappone. Ma anche una religione talvolta, un sentimento, una cultura intera. Limitare la spada al contesto di mero strumento marziale ...ecco questo la conduce fuori dall'arte che essa sottende.


Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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Siamo abituati al ragionamento nei nostri tempi e all'etichetta,quando questa ancora si palesa, dei nostri tempi, ma, in passato quante lame venivano sguainate per essere mostrate?

Siamo veramente sicuri che questo avvenisse così normalmente come ora, o il tutto era una pratica per pochi intimi scelti?

Anche il mostrare una propria lama poteva essere considerata una forma di ostentazione non consona ad una certa etica, in tutti casi dove ciò avveniva non poteva essere già un sintomo di decadenza?

Per questi motivi penso che ad oggi gran parte di questo modo di vedere sia stato lasciato da parte per dare uno spazio sempre più commerciale al prodotto.


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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