Castelli Gianfranco 3 · Inserita: 10 aprile 2014 Leggendo la discussione mi sono ricordato che avevo qualcosa del genere in collezione. Ecco le foto. La descrizione che ho avuto è : Scuola: JAKUSHI - La Mei dovrebbe essere formata da due kanji, scritti in corsivo (forma Sosho) e potrebbero essere tradotti come: TOMO SADA rispettivamente corrispondenti ai Kanji n° 217 e n° 384 del libro "Japanese Art Signatures" , manuale generalmente utilizzato come guida e riferimento per la traduzione delle Mei. Altro non so Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
mauri 49 · Inserita: 10 aprile 2014 Ci sei riuscito, meglio di così penso sia difficile fare, le mie impressioni sono che ci si trovi di fronte ad una fusione, ed anche la firma lo evidenzia, per cui è difficile situare questa tsuba in un periodo storico preciso, con una fusione in teoria l'avrebbero potuta fare anche ieri. Penso che questo modo di procedere sia una costante in quasi tutte le scuole che usano metalli morbidi o ferro tipo ghisa( questa mi sembra di questo ultimo tipo). "accorciati la firma". Ernst Jünger Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
Mauro Piantanida 0 · Inserita: 10 aprile 2014 Guido: confermo che la mei è compatibile con Jakushi. Shirojiro: bella tsuba; ma la firma, in caratteri sosho è appunto 若芝, e si legge semplicemente Jakushi (vedi Markus Sesko, Genealogies of Japanese Tsuba and Tōsō-kinkō Artists, p. 130). Mauri: la tsuba di Guido NON è una fusione; non è una verità rivelata, è solo il mio umilissimo parere, ma non vedo nulla che mi spinga in quella direzione, quindi (principia non sunt multiplicanda praeter necessitatem) deve essere una onesta tsuba tetsu-ji del medio-tardo Edo. Saluti, Mauro Mauro Piantanida 武士に二言無し Έτσι, δεν γνωρίζω Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
Castelli Gianfranco 3 · Inserita: 11 aprile 2014 Guido: confermo che la mei è compatibile con Jakushi. Shirojiro: bella tsuba; ma la firma, in caratteri sosho è appunto 若芝, e si legge semplicemente Jakushi (vedi Markus Sesko, Genealogies of Japanese Tsuba and Tōsō-kinkō Artists, p. 130). Mauri: la tsuba di Guido NON è una fusione; non è una verità rivelata, è solo il mio umilissimo parere, ma non vedo nulla che mi spinga in quella direzione, quindi (principia non sunt multiplicanda praeter necessitatem) deve essere una onesta tsuba tetsu-ji del medio-tardo Edo. Saluti, Mauro Grazie Mauro. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
mauri 49 · Inserita: 11 aprile 2014 (modificato) Sono interessanti queste discussioni perché ognuno segue il suo ragionamento, io rispondo a jpelkazooka, parlo cioè della sua, una tsuba che secondo me è di fusione e forse sarebbe il caso di analizzare anche solo come vengono realizzate le teiere in Giappone per comprendere che si tratta della stessa pelle( non potendo parlare di hada) se queste foto si riferiscono alla tsuba postata questa è realizzata a fusione, se ne vedono tutte le caratteristiche. Modificato: 11 aprile 2014 da mauri "accorciati la firma". Ernst Jünger Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
Mauro Piantanida 0 · Inserita: 11 aprile 2014 Mauro Piantanida 武士に二言無し Έτσι, δεν γνωρίζω Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
Guido Pelloni 0 · Inserita: 12 aprile 2014 Ebbene, anche accettando che sia una fusione, e non se ne vede la ragione per farlo, dovrebbe comunque o essere come si dice "a cera persa" il che significherebbe anche che si tratta di un pezzo unico (e ritengo che sia così) oppure dovrebbe essere uno stampo: e anche se fosse così (e ripeto non credo proprio) una bella manina quella che ha lavorato per ottenere il rilievo della figura di drago, nuvole e onde più tutte le ageminazioni. O no !!!!!!!!!!!!!!!!!!!! Saluti, Guido Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
mauri 49 · Inserita: 12 aprile 2014 La fusione a cera persa viene utilizzata per il bronzo da sempre(gli stessi Bronzi di Riace sono fatti così). Con questo tipo di sistema si possono però da un primo pezzo fare delle copie, per qui il procedimento è: faccio il primo pezzo (Non necessariamente a cera persa perché questo procedimento è fatto per il bronzo e similari e non come in questo caso come mi sembra di capire dalle foto, per una ghisa) Comunque dal primo pezzo lo rifinisco a bulino ed in questo faccio la firma con l'apposito attrezzo, dopo di che facendo uno stampo a negativo del pezzo così rifinito ne rifaccio a cera quanti ne voglio. La differenza tra il primo pezzo è gli altri fatti dopo è che il primo è leggermente più grande. Perché usare questo procedimento? Perché qualsiasi buon artigiano è capace di riprodurre un pezzo in questo modo senza necessariamente saper fare un drago o altro. Nella lavorazione in ghisa addirittura si adopera un miscuglio di sabbia carbone gesso(questi gli ingredienti più importanti) per fare il negativo e si può volendo adoperare lo stesso primo pezzo per fare da matrice. In pratica con una tsuba come quelle da voi postate avendo una fonderia anche solo per fare padelle di ghisa o teiere se ne possono fare a centinaia. E non sono da considerare pezzi unici ma multipli, ma addirittura in alcuni casi come questi si sono usate per matrici già delle copie realizzate per stampo perdendo in parte tutti i contorni netti ed aumentando la porosità e la sgranatura del prodotto finito, questo è quello che ho visto dalle foto. Vedi: http://www.ing.unitn.it/~luttero/TecnologieSistemiLavorazione/ProcessiDiFusione1.pdf http://it.wikipedia.org/wiki/Cera_persa http://it.wikipedia.org/wiki/Ghisahttp://www.itisgalileiroma.it/fonderia/microfusione.htm http://www.metrocast.it/storia.html vedi anche: http://meccanicaedintorni.morpel.it/phpbb/viewtopic.php?t=3725 "accorciati la firma". Ernst Jünger Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti