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benkei

Tsuka Molto Lunga

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Ho appena finito di vedere "Yojimbo - La sfida del samurai". Spero di riuscire a scrivere due righe in futuro su questo bellissimo film di Kurosawa che mi ha molto colpito sia per la storia che per la realizzazione tecnica e che consiglio. Prima di dilungarmi troppo, però, pongo il mio quesito. La storia è ambientata verosimilmente nel XIX° secolo e lo si capisce grazie ad una Colt che appare ad un certo punto del film (un po' come in "Zatoichi" di Kitano). Tutte le katana del film hanno una tsuka molto lunga, sopra sicuramente i 30 cm, che balza agli occhi e la cosa mi ha incuriosito. Tempo fa mi era stato detto che è propria di questo secolo la moda di avere tsuka lunghe per i koshirae delle katana. Qualcuno può confermare? Sapete perchè le facevano di questa misura?


image665.jpg

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Yojimbo è uno dei miei film preferiti in assoluto!

Beccati QUI la recensione.

Spero che tu lo abbia visto in lingua originale, è davvero molto meglio! il doppiaggio italiano credo sia stato fatto da un attore solo per tutti i personaggi o qualcosa di simile, davvero piatto.

L'interpretazione di Mifune merita la sua voce originale..

 

 

Per quanto riguarda gli tsuka davvero non saprei...



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tsuka_20Logo_20Samurai_20super_20hi.jpg

 

 

la tsuka molto lunga, come possono testimoniare queste foto risalenti circa al 1850 fu abbastenza comune poco prima della restaurazione meiji e anche tra i samurai ribelli subito dopo il divieto di potere indossar le due spade.

La motivazione di questa diversa dimensione dello tsuka oltre ad essere molto probabilmente una moda dell'epoca si può spiegare tramite un analisi delle tecniche di kenjutsu dell'epoca, che si incentravano molto più sul taglio che non sull'estrazione visto che ormai gli appanati ricordi delle antiche guerre e di conseguenza le tecniche più pratiche con la sola estrazione e taglio (ichimoji-giri) venivano sempre più dimenticate.

la tsuka lunga infatti avrebbe consentito un maggiore controllo della lama nel taglio consentendo anche di eseguire ottimi tagli con delle lame abbastanza pesanti :ohmy::samurai:

 

 

tsuka_sakamoto_20ryoma_20seated.jpg

(sakamoto ryoma :cool: )

 

tsuka_Samurai_20on_20one_20knee.jpg

 

tsuka_Seppia_20samurai_20long_20tsuka_20b.jpg

(vi ricorda qualcosa? :supercool: )

 

tsuka_hibino_raifu_full.jpg

 

tsuka_samurai3_large.jpg

 

tsuka_samurai4_large.jpg

Modificato: da Ughen

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Grazie mille Ughen, sia per la dettagliata spiegazione che per le bellissime foto! :arigatou:


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Benkei,

 

nella seconda parte del mio articoletto: "Tsuba, approfondiamo l'argomento" posto in questa stessa Rubrica, puoi trovare ulteriore conferma a quanto indicato da Ughen

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La motivazione di questa diversa dimensione dello tsuka oltre ad essere molto probabilmente una moda dell'epoca si può spiegare tramite un analisi delle tecniche di kenjutsu dell'epoca, che si incentravano molto più sul taglio che non sull'estrazione visto che ormai gli appanati ricordi delle antiche guerre e di conseguenza le tecniche più pratiche con la sola estrazione e taglio (ichimoji-giri) venivano sempre più dimenticate.

la tsuka lunga infatti avrebbe consentito un maggiore controllo della lama nel taglio consentendo anche di eseguire ottimi tagli con delle lame abbastanza pesanti

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ughen confermo questa la tua affermazione, uno tsuka di quelle dimensioni consente un grade controllo della lama in fase di taglio

se riuscite a trovarlo guardatevi HARAKIRI , perdonate non ricordo il regista ma il fil è del 1956, (lo davano su sky tempo fa) oltre ad essere molto bello (il film e veramete notevole ambientato duante li dominio togukawa racconta la storia di questo samurai decaduto che cerca vendetta, ma è allo stesso tempo un pugno nello stomaco all'etica del bushido e a tutti i valori legati alla casta dei bushi)

vi sono belle scene di duello (sukino....)

 

ughen dove hai trovato quelle foto?

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quasi dimenticavo, qualcuno ha mai visto esemplari di tachi con tsuka "ricurvi", mi spiego: con una curvatura decisamnete accentuata opposta al sori della lama (spero di essermi spiegato bene.... :gocciolone: ) diciamo uno tsuka tipo MOROZORI montato rovescio

 

sapete come si chiama questo stile?

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se parli dello stile della foto che ho postato si tratta di una variazione stilistica della fine del trediciesimo secolo nata con l'ascesa della figura del bushi, essenzialmente la tsuka ricurva aiutava l'esecuzione del movimento circolare di alcuni tagli

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no... non ho foto da mostrarvi... ma diciamo che assomiglia ad una s

la curvatura dello tsuka non segue quella della lama ma è opposta, ho visto alcune tachi in giappone (tokyo museo della guerra), mi hanno colpito molto perche non ne avevo mai viste così

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ciao matteo conosco un film che si chiama Harakiri ma è del 1962 (regista Kobayashi Masaki)


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è lui! il registra è lo stesso, allora le il catalogo è errato.... mi pareva strano avevo ragoni io :happytrema:

(ho avuto una discusione con il responsabile di una cineteca.....)

grazie mille

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HARAKIRI

Seppuku. Giappone, 1962. Regia: Kobayashi Masaki.

Soggetto: Takiguchi Yasuhiko. Sceneggiatura: Hashimoto Shinobu. Fotografia: Miyajima Yoshio. Musica: Takemitsu Toru. Scenografia: Ozumi Junichi, Toda Shigemasa. Montaggio: Sagara Hisashi

Interpreti: Nakadai Tatsuya (Tsugumo Hanshiro), Mikuni Rentaro (Intendente Saito Kageyu), Iwashita Shima (Tsugumo Miho), Ishihama Hama (Chijiwa Motome), Masao Mishima (Tango Inada), Tamba Tetsuro (Omodaka Hikokuro), Aoki Yoshio (Kawabe Umenosuke), Kakaya Ichiro (Yazaki Hayato), Azumi Jo (Shimmen Ichiro)Produzione: Hosoya Tatsuo, per Shochiku. 135’ B/N

Premio speciale della giuria (ex aequo) al Festival di Cannes 1963

 

Verso la metà del Seicento, in Giappone, essendosi stabilito per la prima volta un saldo potere centrale e, di conseguenza, una duratura pace, molti clan giapponesi si dissolsero, e con loro gli eserciti di samurai, che rimasero così senza stipendio e senza i loro maestri, prendendo dunque il nome di ronin.

 

Il ronin Tsugumo si presenta dunque al palazzo dell’intendente Saito per chiedere il permesso di eseguire il rituale suicida detto seppuku (o harakiri). L’intendente allora gli racconta, a mo’ di monito, un episodio successo poco tempo prima, riguardante Chijiwa. Molti ronin infatti manifestavano quel proposito, ma di fatto, erano solo alla ricerca di un atto di misericordia e di un impiego per sfuggire alla miseria. Ma il clan di Saito prendeva alla lettera le loro intenzioni: Chijiwa, che si rivelò uno di questi, fu costretto a fare seppuku sotto gli occhi dell’intero clan. E, poiché aveva venduto le sue spade d’acciaio e se ne era costruito delle finte spade di legno, fu costretto ad uccidersi con quelle, prolungando cos’ terribilmente la sua agonia.

Il giorno dopo Tsugumo, poco prima della cerimonia del seppuku, rivela di essere imparentato di Chigawa e racconta all’intendente le ragioni che hanno spinto il giovane a compiere quell’atto vergognoso. E’ ovvio perciò che Tsugumo è lì per vendicarlo.

Se la storia di questo splendido film di Miyazaki si avvicina a quelli avventurosi di Kurosawa, diretti ispiratori del cinema di Sergio Leone (ma non solo), lo stile è invece radicalmente differente, sospeso com’è tra un classicismo atemporale e austero e una struttura senz’altro debitrice di Rashomon, dello stesso Kurosawa. Harakiri contiene infatti diversi lunghi flashback, raccontati però sempre dallo stesso punto di vista, cioè quello di Tsugumo.

 

Nella vicenda al presente (Tsugumo alla corte di Saito) le inquadrature sono per lo più statiche, le pose stilizzate, il ritmo lento. Tutto è raggelato nel tono di una tragedia, dove la tensione si insinua tra le parole e gli sguardi e cresce, lenta ma inesorabile. Qui i volti sono scolpiti da luci e ombre in maniera netta, oppure indagati da improvvisi, nervosi zoom, specie nella seconda parte del film, che sottolineano la tensione crescente. L’inquadratura-simbolo, a questo proposito, è quella che, dall’alto, incornicia dentro il cortile la figura di Tsugumo, di spalle, inginocchiato sul tatami mente, impassibile, sfida l’intendente.

Il passato, invece, è nel segno dell’epos: la regia è più vivace e drammatica, e culmina in quella che è forse la sequenza più indimenticabile del film: il lungo duello tra Tsugumo e Omodaka, uno dei samurai di Saito, che ha luogo in cima a una collina erbosa scossa dal vento. Duello che precede di poco il cruento, tragico finale in cui Tsugumo combatte da solo contro l’intero clan di Saito. L’uso di questi due diversi stili di regia e la loro messa a confronto, serve ad esprimere il netto cambiamento che è avvenuto nella vita di questi uomini, fino a poco tempo prima benestanti e orgogliosi del loro mestiere e del duro, aristocratico e romantico codice del samurai; ora invece, quel codice viene rappresentato come un’inutile vestigia del passato, una mummia ricoperta di armatura (come quella dell’antenato, custodita nel cuore del palazzo) al quale si rimane attaccati nel rifiuto più totale dell’accettazione del cambiamento. Un codice che si rivela dunque non solo anacronistico ma barbaro, una pura “facciata”, come dichiara lo stesso Tsugumo, dietro la quale si nascondono vigliaccheria e abusi.


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è lui!!!!!!! :ok:

nel mio paese c'e una cineteca con un grande archvio di film d'epoca, il direttore è lo zio del mio batterista e mi ha parlato di questa bobina che aveva trovato tra gli scaffali.... infatti diceva che la pellicola aveva avuto dei riconoscimenti.... siccome il titolo non mi era nuovo ne abbiamo parlato e siamo finiti con litigare sull'anno in cui fu girato

grazie mille musashi :laugh::laugh::laugh::laugh:

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figurati!

se vuoi c'è anche in dvd...

http://www.rarovideo.com/schede/cartella/chambara.html


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si.... non così accentuata ma è cio a cui mi riferivo, a occhi è una riproduzione?

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