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AkaiHana

Shinsengumi

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Bellissimo articolo sta prendendo forma, era un po' che non ci si appassionava così, mi viene in mente che anche da noi alcuni, che sicuramente non avevano una visione del Onore diversa da questi Samurai, si sono comportati allo stesso modo per mantenerlo integro, almeno ai loro occhi.
Uno di questi è stato certamente Carlo Feccia di Cossato: http://it.wikipedia.org/wiki/Carlo_Fecia_di_Cossato

Grazie AkaiHana grazie Sandro. :arigatou:


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Grazie a tutti per questo bell'articolo e anche per i riferimenti mauri, Fecia di Cossato è davvero quanto di più vicino a un samurai.

 

I cambiamenti di fronte, durante le guerre, sono certo momenti in cui persone che hanno dato tutto il proprio sè per una causa possono perdere tutto.

 

Per assurdo, il bakumatsu non è l'unico esempio di questo tipo di situazioni nella storia giapponese.

Pensate cosa devono aver pensato i samurai dei daimyo che alla battaglia di sekigahara hanno tradito Hideyori e passati dalla parte di Tokugawa.



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Dovrei essere io a ringraziarvi per avermi dato questa possibilità di poter condividere questa mia grande passione, e ovviamente ringrazio infinitamente Sandro per la sua pazienza nel rispondermi! Sto veramente imparando un sacco di cose!

Ritengo che certi personaggi storici come Hijikata e Carlo Fecia di Cossato( grazie Mauri per il link), vanno la pena di essere studiati e conosciuti perché possiedono un tale coraggio e senso dell'onore che in pochi altri individui si ritrovano, ma soprattutto hanno dato la vita per un'ideale.

Quanti oggi sarebbero pronti a sacrificarsi per qualcosa di vero in cui credono?

 

Grazie ancora per il vostro aiuto :laugh:

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Ti ringrazio, comunque visto che di Onore Cavalleresco si tratta, dopo aver qui citato in altro Post un altro grande: Teseo Tesei, che sicuramente in qualche modo era legato al Buddismo Zen, Mi sembrerebbe scortese non citare un altro di questa meravigliosa Famiglia il Comandante Salvatore Todaro, non è certamente da meno degli altri due: http://it.wikipedia.org/wiki/Salvatore_Todaro

 

Per questo post guarda anche: http://diversejapan.com/2013/08/13/shinsengumi-in-kyoto-part-one-the-lair-of-the-mibu-wolves/

 

Come vedi non bisogna andare in altri lidi a cercare certi valori, basta solo cercare, anche la nostra Storia ne è piena.


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Durante questa settimana mi sono venute in mente ulteriori domande non solo sulla Shinsengumi ma anche sui loro "avversari".

Non ho mai compreso bene cosa fossero gli Shishi: ho letto che erano un gruppo di samurai dei clan Choshu e Satsuma i quali inneggiavano al ritorno al potere dell'Imperatore e all'espulsione degli stranieri.

Ma Kondo e Hijikata non erano anche loro partiti con l'intento di cacciare gli stranieri? I clan Choshu e Satsuma se erano contrari all'apertura del Giappone, perché poi durante le guerre della restaurazione Meiji hanno accettato di collaborare con le potenze europee?

Non mi sono neanche chiari gli scopi della Shinsengumi. Kondo e Hijikata aveva in comune il sogno diventare dei samurai, poi quando nel 1863 si unirono alla Roshingumi volevano espellere gli stranieri e servire lo Shogun, e si sono ritrovati sì, a servire i Tokugawa però il loro compito era quello di proteggere la città di Kioto.

Quindi alla Shinsengumi non interessava più la questione degli stranieri? Cosa pensavano Kondo e Hijikata della situazione del loro Paese?

 

Ho letto poi( non ricordo dove) che Hijikata, oltre a voler diventare un samurai, voleva aiutare Kondo per renderlo un daimyo. E' vero? Poi mi chiedo, perché riteneva che solo Kondo fosse degno di essere il comandante della Shinsengumi?

Hai detto Sandro che nelle sue lettere spesso Hijikata scriveva "come trovasse difficile continuare a vivere e di come cercasse continuamente il posto in cui avrebbe trovato la sua fine", potresti spiegarmi meglio cosa intendeva? Trovava difficile continuare a vivere perché si rendeva conto che i tempi stavano cambiando?

In alcuni film sulla Shinsengumi ho visto che Kondo sembra sentirsi in colpa per tutte le persone che lui e il suo gruppo hanno ucciso, è vero questo rimorso o è solo un'invenzione cinematografica?

 

Giuro che questa è l'ultima domanda! Hai avuto modo di leggere alcune lettere di Hijikata? Che idea ti sei fatta sul vice-comandante?

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Per prima cosa, ci tengo a ringraziare Mauri per il suo intervento. In effetti, anche la storia d’Italia è piena di uomini che hanno sacrificato la loro vita per un ideale in cui credevano. Anche se è impossibile ricordarli uno ad uno, basti pensare a tutti quei migliaia di soldati che durante la prima guerra mondiale si sono battuti e sono morti sui nostri monti affrontando un nemico estremamente più potente in condizioni estreme. Al tal proposito, non posso non citare “Un anno sull’Altipiano” di Emilio Lussu, una delle più celebri opere della letteratura italiana moderna.

 

AkaiHana, a quanto vedo la complessità delle tue domande si sta alzando di molto! Più che le pagine di un forum sarebbero necessari diversi fogli di carta per dare ampia risposta ai quesiti. Cercherò, nei limiti del possibile, di essere abbastanza preciso senza dilungarmi più del necessario.

 

Volendo inquadrare gli shishi esclusivamente all’interno del Bakumatsu, allora definirli come alcuni gruppi di samurai provenienti dai feudi di Chōshū, Tosa e Satsuma (anche se quest’ultimo fu alleato del bakufu sino al 1867 quando, per merito di Sakamoto Ryōma, siglò l’alleanza con gli acerrimi nemici di Chōshū in quella che è passata alla storia con il nome di Sacchō Dōmei) non è affatto errato. In realtà, il sentimento del Jōi (l’espulsione dei barbari) è un qualcosa iniziato verso la fine del ‘700 e terminato con la resa incondizionata del Giappone alla fine della seconda guerra mondiale, attraversando trasversalmente il bakumatsu, il rinnovamento Meiji, la guerra sino-giapponese, la guerra russo-giapponese, la seconda guerra sino-giapponese e, contemporaneamente a questa, la guerra del Pacifico. I giapponesi vedevano tutti gli altri come nemici, soprattutto quelle potenze occidentali da cui non volevano essere sottomessi. Il timore più grande era quello di essere ridotti in schiavitù come era successo alle altre nazioni asiatiche. Fu proprio in virtù di questo fortissimo senso di rivalsa che in appena quart’anni il Giappone si trasformò da un paese feudale e con tantissime divisione interne in una nazione solida ed unita che riuscì a sconfiggere l’impero Russo tra il 1904 ed il 1905. Per quei tempi si trattava di qualcosa di miracoloso, considerando che il PIL della Russia era venti volte quello del Giappone. Molti storici ritengono che un simile successo sia stato possibile solamente grazie a quello spirito di devozione imperiale (Sonnō) per cui tutto il popolo, anche a costo di patire la fame (come realmente fu), avrebbe seguito e sostenuto ciecamente il tennō in qualsiasi occasione. Durante il Bakumatsu, così da tornare in tema, lo spirito del jōi era condiviso da tutti. I sostenitori dello shōgun volevano cacciare i barbari per mantenere inalterato lo status quo, gli avversari auspicavano la stessa ponendo al centro della loro lotta l’imperatore, ritenendo quest’ultimo come il legittimo governatore di tutta la nazione dal momento che il bakufu, oramai, non era più in grado di difendere i confini da pressioni esterne. Giustamente mi chiedi per quale motivo Satsuma e Chōshū si servirono dell’aiuto delle potenze straniere nonostante invocassero la loro cacciata. Così come qualsiasi altro popolo, anche i giapponesi sono sempre stati molto opportunisti. I due potenti feudi compresero immediatamente che instaurare numerosi scambi commerciali con gli europei gli avrebbe permesso di sconfiggere il bakufu prima, e di creare una nazione militarmente forte poi. Dai porti meridionali del Giappone entrò una grande quantità di armi e conoscenze tecnologiche. Tutto questo avvenne sotto il nome di Bunmei Kaika (aprirsi alla cultura ed alla civiltà occidentale) durante il periodo Meiji, dove ogni elemento del passato andava via via sostituito con qualcosa importato dall’estero. Le arti marziali, ad esempio, rischiarono di sparire del tutto se non fosse stato per alcuni uomini che le infusero nuovo vigore.

 

Lo scopo di Kondō ed Hijikata era quello di creare un corpo militare talmente forte da resistere ai violenti capovolgimenti che si verificarono tra il 1863 ed il 1867. Essi provavano comunque un profondo senso di lealtà verso il bakufu, essendo nati e cresciuti in una zona della provincia di Musashi che era stata da sempre fedele ai Tokugawa. Ovviamente anche loro non vedevano affatto bene gli stranieri, Kondō ripeteva spesso che la Shinsengumi avrebbe dovuto essere una forza attraverso il quale applicare il Jōi. Inoltre, i motivi per cui Hijikata riteneva che solamente Kondō potesse essere il comandante erano sostanzialmente due. Il primo era senza alcuna ombra di dubbio l’amicizia che li legava sin da ragazzi; Hijikata aveva avuto una vita abbastanza burrascosa, finché Kondō non lo accolse come un fratello nel proprio dōjō. Di conseguenza, il vicecomandante sapeva benissimo che con qualsiasi altra persona al comando della Shinsengumi non avrebbe mai avuto la libertà di azione che Kondō gli aveva sempre concesso. Ecco perché quando questi morì, Hijikata giurò a se stesso che avrebbe continuato a combattere fino alla fine per onorarne la memoria. Di sicuro, se Kondō fosse sopravvissuto alla guerra e avesse deciso di tornare alla vita di un tempo Hijikata lo avrebbe seguito di nuovo. Ad ogni modo, se abbiano provato rimorso per tutte le azioni compiuto non ci è dato saperlo. La letteratura e la cinematografia hanno plasmato la Shinsengumi in modo da renderla appetibile al grande pubblico, e per quanto siano attendibili molti racconti scritti in merito, le emozioni ed i sentimenti provati da quegli uomini, inevitabilmente, rimarranno sempre un mistero.

 

Hijikata fu senz’altro un grande stratega. Spietato con i nemici ed anche con quegli alleati che osavano tradirlo, fu il terrore stesso dei suoi uomini. Ciononostante, suscitava un fascino a cui difficilmente si poteva resistere. Era dotato di un immenso carisma, senza di lui la Shinsengumi non sarebbe stata quella che oggi conosciamo. In molti casi sfruttò al meglio tutte le opportunità che gli si presentarono per scalare i ranghi del bakufu, anche se a differenza di molti daimyō che alla fine abbandonarono la causa dei Tokugawa lui fu l’unico che si batté sino alla morte.

 

Ti avevo promesso alcune sue poesie tradotte, scusami se ancora non ho avuto tempo di metterci mano. Vedrò di fare qualcosa questa settimana. :arigatou:

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Un profondo inchino per Sandro.

Concordo pienamente! Non finirò mai di ringraziarti Sandro per la tua infinita pazienza :arigatou: . Riguardo le poesie non preoccuparti, fai con calma e anzi, se sei troppo impegnato lascia perdere. Tra le mie continue domande e richieste non vorrei importunarti ulteriormente.

Hai scritto che Hijikata era spietato con i nemici e con colore che osavano tradirlo, per questo motivo era soprannominato "Vice-comandante demone"? Ho letto che è vero che i suoi lo temevano però allo stesso tempo lo adoravano, e che non è del tutto vero che fosse tanto rigido.

Una piccola curiosità. Nel tuo saggio sulla Tennen-Rishin-Ryu hai scritto che Hijikata credeva di essere la reincarnazione di Oda Nobunaga, dove l'hai trovata questa informazione?

 

Poi sono anche un pò incuriosita dalla figura di Kondo. Nel suo testo Hillsborough lo dipinge quasi come un uomo spregevole e avvalora questa immagini utilizzando spesso le parole di Nagakura. Veramente Kondo era tanto arrogante? Nagakura lasciò poi il gruppo perché non sopportava più questo suo atteggiamento? Ho letto però che Shinpachi nei suoi ultimi anni rammentava spesso Kondo e Hijikata.

Trovo strano poi che nella petizione inviata a Matsudaira si fosse lamentato solo di Kondo e non anche di Hijikata, dopotutto erano entrambi che davano gli ordini.

Perché poi la Shinsengumi adottò proprio il kanji Makoto per identificare il gruppo? Mi hai detto che esso significa "sincerità" o "lealtà", ma per loro era la lealtà verso lo shogun o verso l'ideale del samurai?

 

Ah poi ho notato che in una statua, Hijikata ha impresso nel petto questo simbolo, sai cosa significa e perché glielo hanno messo?

15qrofs.png

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scusate l'intromissione, il simbolo che ci posta AkaiHana è il mitsudomoe ''Alcuni lo vedono come rappresentativo della triplice divisione (Uomo, Terra e Cielo) che stà al cuore della religione Shintoista. In origine, è stato associato con la divinità Shintoista della guerra Hachiman ed attraverso questo adottato dai samurai come loro simbolo tradizionale.''

Quì maggiori info: http://it.wikipedia.org/wiki/Tomoe ;)


"Indiana Jones e la lama perduta"

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Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Grazie per i link ragazzi :arigatou:

Comunque riguardo a quel simbolo, ho visto che è presente in un'altra sua tomba e anche nel piedistallo che sorregge la sua spada. Sarei più propensa a credere che sia dovuto alle credenze religiose della famiglia Hijikata.

 

jugsv5.jpg

 

(Peccato che su internet non ci siano foto della lama, comunque il fodero è veramente bello!)

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Per sapere più o meno come è guarda:

Izuminokami Kanesada 和泉守兼定 Tipo: http://www.e-sword.jp/sale/2009/0910_1000syousai.htm

Horikawa Kunihiro 堀川国広 http://blog.goo.ne.jp/nihontokansho/e/43c49c2d2122185c5e3cc02ddab14f42

Modificato: da mauri

"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Un profondo inchino per Sandro.

Ti ringrazio per le tue parole Simone, ma non è assolutamente necessario alcun inchino. È sempre un piacere discutere qui con voi.

 

Scusami se impiego sempre alcuni giorni per risponderti AkaiHana, ultimamente sono molto impegnato. Per le poesie ti chiedo, gentilmente, di pazientare ancora qualche giorno.

Tornando ad Hijikata, il suo soprannome è esattamente dovuto al terrore che incuteva praticamente in tutti. Se quello che viene riportato nei testi è vero, gli unici due a non temerlo erano Okita Sōji (dal momento che HIjikata era come un fratello maggiore per lui) e Saitō Hajime. Questultimo in particolare godeva di una libertà allinterno della Shinsengumi che non era concessa a nessun membro del corpo; se chiunque altro avesse adottato simili comportamenti sarebbe stato eliminato senza alcun dubbio. Hijikata fu rigidissimo per tutto il periodo di Kyōto, mentre divenne più comprensivo con i suoi uomini durante la guerra di Boshin. Egli già sapeva che stava combattendo una guerra che non avrebbe mai potuto vincere e dalla quale non sarebbe uscito vivo, perciò cercò di ammorbidirsi per tenere unito quello che era rimasto dei suoi uomini. Tra morti, feriti e disertori, della Shinsengumi non era rimasto granché. Laffermazione a riguardo di Oda Nobunaga è contenuto allinterno del libro Bujutsu Tennen Rishin Ryū Shinsengumi no Genryū wo Tazunete (La tradizione marziale di Tennen Rishin Ryū alla ricerca della scuola di spada della Shinsengumi) ad opera del Professor Kojima Masataka. Il museo da lui gestito è, con molta probabilità, il luogo dove sono conservati il maggior numero di documenti sulla Shinsengumi ed i suoi uomini. Il Professor Kojima è un diretto discendente di Kojima Shikanosuke, praticante della Tennen Rishin Ryū ed amico intimo di Kondō ed Hijikata.

 

Passando a Kondō, personalmente non credo che fosse una persona così arrogante. In tutti i testi che ho letto, ed in base a moltissime testimonianze che ci sono pervenute, è riportato di come fosse gentile e disponibile con tutti. Amava stare in compagnia ed ogni volta che doveva prendere una decisione non si affrettava mai a farlo da solo, bensì cercava sempre il consiglio dei suoi uomini più fidati. Tieni presente che nel suo dōjō, lo Shieikan, vivevano in pianta stabile Nagakura Shinpachi, Yamanami Keisuke, Harada Sanosuke e Tōdō Heisuke. Per quale motivo esperti di altre scuole, per altro molto più importanti ed in voga di quella di Kondō, avevano deciso di rimanere proprio lì se non per il fatto che essi ammiravano profondamente il futuro comandante? Di sicuro il suo comportamento cambiò con il passare degli anni, ma ciò accadde poiché la carica da lui ricoperta comportava un certo atteggiamento che, verosimilmente poteva non piacere a molte uomini. Nella petizione inviata a Matsudaira, Nagakura e gli altri attaccarono soltanto questultimo in quanto, a livello ufficiale, gli ordini partivano sempre da lui anche quando ad orchestrare il tutto era Hijikata. Nagakura Shinpachi lasciò la Shinsengumi soltanto durante la guerra di Boshin, continuò a combattere per il feudo di Aizu fino alla capitolazione di questultimo, dopodiché depose le armi e tornò ad Edo. Nel 1873 si trasferì direttamente in Hokkaidō.

 

Kondō scelse di adottare lideogramma makaoto per il gruppo dal momento che questo concetto è di grande importanza nella Tennen Rishin Ryū, tanto da essere indicato anche nei makimono della scuola. Ti allego unimmagine esplicativa qui sotto. Come puoi vedere, il makoto è formato a sua volta da tre elementi: il pensiero (i 意), il vigore (ki 気) e lo spirito (kokoro心). Se mancasse uno di questi non potrebbe sussistere il concetto di lealtà. Una lealtà che più allideale bushi guardava allo shōgun come unico amministratore della nazione.

 

Venendo infine al simbolo di tuo interesse, come Francesco ti ha giustamente detto si tratta del Mitsudomoe. Questo è il kamon della famiglia Hijikata, e rappresenta lacqua che non stando mai ferma muta forma fino a creare un vortice. Anche per gli antichi giapponesi, lacqua era lelemento più importante di tutti. Sia che si pregasse affinché questa non scarseggiasse mai, sia che si scongiurassero gli incendi, il mitsudomoe assumeva un profondo significato protettivo. La famiglia di Hijikata produceva medicinali tradizionali, i cui ingredienti essenziali (alcuni particolari tipi di erbe) si trovavano lungo il corso dei fiumi o in prossimità di questi. :arigatou:

makoto.jpg

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Ti ringrazio per le tue parole Simone, ma non è assolutamente necessario alcun inchino. È sempre un piacere discutere qui con voi.

 

Scusami se impiego sempre alcuni giorni per risponderti AkaiHana, ultimamente sono molto impegnato. Per le poesie ti chiedo, gentilmente, di pazientare ancora qualche giorno.

 

Tranquillo rispondimi pure quando vuoi, non sono impaziente( anche se ovviamente per me è sempre una grande gioia leggere le tue risposte :laugh: ).

Non sapevo che Okita vedesse Hijikata come un fratello maggiore. Avevo letto in giro che c'erano delle perplessità sul loro rapporto in quanto secondo alcune voci i due non andassero molto d'accordo.

Ah riguardo Saito Hajime, è vero che voleva abbandonare il gruppo o è solo una leggenda?

Un'altra cosa che non sapevo è che Yamanami in punto di morte avesse composto una poesia dedicata ad Hijikata. Mi viene ora in mente un dubbio. La versione diciamo ufficiale sulla morte del segretario della Shinsengumi è che sia stato costretto a commettere seppuku con l'accusa di diserzione. Perché però c'è anche un ulteriore versione in cui si dice che Yamanami si sia suicidato spontaneamente a causa di una nevrosi o per depressione?

 

Comunque scusami se insisto molto su Hijikata ma, come avrai capito, è colui sui cui sò più cose e che definirei il mio "preferito" della Shinsengumi. Mi verrebbe da dire che Hijikata fosse terribile solo con gli uomini della Shinsengumi: ho letto che molte persone che lo hanno conosciuto e che erano all'infuori del gruppo, l'abbiano sempre trovato una persona gentile e piacevole. I suoi familiari infatti rimasero un pò scoccati quando vennero a sapere delle sue azioni a Kyoto.

 

Grazie di cuore Sandro per la tua pazienza e premura :arigatou:

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Perdonatemi il doppio post ma volevo riportare ulteriori foto sulla katana di Hijikata e anche alcune informazioni, gentilmente passatemi da Francesco.
Come sapete la lama viene tutt'ora conservata a Hino nel museo dedicato al vice-comandate, ed essa pervenne ai familiri di Hijikata grazie al paggio di quest'ultimo, Ichimura Tetsunosuke.
Questa nihonto è una Izuminokami Kanesada, perciò appartiene alla 11° generazione Kanesada.

 

16kud1g.jpg

2u97885.jpg

In quest'altro link invece potrete leggere un articolo in inglese su Kanesada
http://markussesko.wordpress.com/2013/04/30/the-last-of-the-kanesada/

Traduco il paragrafo nell'articolo relativo alla Shinsengumi:

"Il suo datore di lavoro, la famiglia Hoshina, era legata alla famiglia dello shogun, per tanto dovette, alla fine del 17esimo secolo, cambiare il proprio nome in Aizu-Matsudaira. A causa di questa relazione, la famiglia, rispetto ad altri daimyo, era profondamente coinvolta nei tumulti dell'era bakumatsu. L'ultimo Aizu-daimyo Matsudaira Katamori ottenne nel 1862 a Bunkyu, il titolo di Commissario Militare di Kyoto. Con questo incarico doveva occuparsi del'ordine pubblico e delle lotte contro gli imperialisti. Perciò reclutò i suoi uomini, gli appartenenti alla Shinsengumi e alcuni ronin. Essondoci un forte richiesta di spade a causa della situazione, Kanesada dovette rimanere a Kyoto. Quando nel 1864 scoppiò la ribellione chiamata Hamaguri-gomon no hen, in cui gli imperialisti, ribellandosi contro lo shogun, attaccarono il palazzo imperiale, a Kanesada fu comunque permesso di rimanere nel castello in quanto avrebbe potuto sostenere le guardie imperiali. Guarda caso la katana preferita di Hijikata Toshizo, il vice-comandante della shinsengumi, era un' opera di Kanesada. Nel 1866 Kanesada poi tornò ad Aizu."

 

Sempre su Kanesada:
" L'undicesima e dodicesima generazione di Kanesada , i cui antenati si trasferirono dalla provincia di Mino ad Aizu nella provincia di Iwashiro, furono attivi nel periodo Shinshinto, La dodicesima generazione (izumi no Kami Kanesada) fu migliore dell'unidicesima (Omi no Kami Kanesada) in quanto ad abilità. Il dodicesimo Kanesada ricevette il titolo di Izumi no Kami nel terzo anno dell'era Bunkyu (1863), cambiando successivamente il nome da Kanemoto a Kanesada, usando lo stesso carattere per ''sada'' (定) usato dallo Izumi no Kami Kanesada (No Sada) del periodo Koto. Per un breve periodo lavorò anche nella provincia di Echizen; morì nel 36esimo anno dell'era Meiji (1904) all'età si 67 anni. Il jigane è ko mokume, masame o ohada gitae; in ognuna delle hada risulta ben visibile il masame nello shinogiji. Lo hamon è gunome midare oppure suguha in nie deki."

Su facebook poi con Francesco e Manuel c'eravamo messi a discutere su un tratto particolare della tsuba. In essa è presente un sigillo, ma non si comprendono i kanji al suo interno e secondo Manuel potrebbe essere un sumi( il che non sarebbe poi così strano visto che Hijikata era appassionato di haiku). Voi cosa ne pensate?
Questa è la foto
2wghqmx.jpg

In fine vorrei riportare un articolo che potrebbe interessarti Sandro- a meno che tu non ne sia già al corrente-, in quanto è la notizia del ritrovamento( avvenuto proprio quest'anno) di un documento riguardante la Shinsengumi e in particolar modo Hijikata. Ho cercato di tradurlo ma non ho ben capito, sembrerebbe parlare di un finanziamento fatto in favore del tempio Nishi Hoganji.
Metto i due link della notizia.
http://www.nikkei.com/article/DGXLASDG0203E_S4A900C1CR8000/
http://mainichi.jp/feature/news/20140903k0000m040077000c.html

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A riguardo della Shinsengumi si è sempre scritto molto in base a quanto visto in film, serie televisive, cartoni animati ed altro senza tenere in considerazione le fonti storiche attendibili. Come in tutte le cose, in occidente tendiamo a cercare il lato romantico in ogni storia. Nel caso della Shinsengumi non nego che vi fosse, ma analizzare questo corpo senza avere chiaro quello che fu il contesto storico e culturale in cui il suddetto ha operato può risultare fuorviante. Okita ed Hijikata erano estremamente legati. Durante il periodo di Kyōto, Hijikata cercò in tutti i modi di rimandare Okita ad Edo dopo che a questi era stata diagnosticata una grave forma di tubercolosi. Nel corso degli anni, alcuni membri provarono a lasciare la Shinsengumi per gravi motivi di salute: puoi ben immaginare quale sorte sia loro toccata considerando il regolamento interno. In base a ciò, è facile dedurre che quello che legava il vicecomandante ed il capitano della prima squadra era qualcosa che andava ben al di là del semplice favoritismo.

 

Discorso diverso deve invece essere fatto per Saitō Hajime. Nelle interviste da lui rilasciate in vecchiaia affermò più volte di non aver affatto amato la Shinsengumi, ma considerando che all’epoca quello era il solo posto in cui gli veniva offerta la possibilità di mettersi alla prova come spadaccino decise di rimanere. Quando Hijikata lo inviò come spia presso il Goryō Eiji (il gruppo separatosi dalla Shinsengumi con a capo Itō Kashitarō e che sarebbe stato distrutto in quello che è noto come l’incidente di Aburanokōji), Saitō gli domandò come potesse fidarsi a tal punto di lui. Hijikata rispose che qualora egli non avesse eseguito gli ordini alla lettera lo avrebbe ucciso personalmente. Saitō, per nulla intimorito, replicò che avrebbe fatto quello che vi veniva richiesto non per paura, ma per il semplice fatto che non voleva privare la Shinsengumi del suo ottimo vicecomandante. Da molti considerato come il più forte spadaccino della Shinsengumi insieme ad Okita, Saitō Hajime era un uomo estremamente fiero di sé. Pochi anni prima di morire, ad un giornalista che gli aveva domandato se non avesse timore di qualche vendetta anche a distanza di molti decenni rispose di non averne affatto, dal momento che nessuno spadaccino nella storia giapponese aveva ucciso più uomini di lui, nemmeno Miyamoto Musashi.

 

Il motivo per cui Yamanami Keisuke fece seppuku non è ancora molto chiaro. Con molta probabilità, la versione che lo descrive afflitto da una profonda depressione è quella più veritiera. Nonostante il ruolo di segretario (sōchō) da lui ricoperto fosse, almeno sulla carta, superiore a quello di vicecomandante, da quando la Shinsengumi venne formata Yamanami visse perennemente all’ombra di Hijikata. Per un bushi del suo rango che aveva dedicato la sua esistenza alla doppia via della spada e delle lettere, sottostare a quanto imposto da Hijikata senza che la sua opinione venisse mai presa in considerazione deve essere stato molto frustrante. Yamanami era inoltre un aperto sostenitore del jōi; vedendo che la Shinsengumi non si stava muovendo affatto in quella direzione comprese che per lui non c’era più spazio all’interno del corpo.

 

I familiari di Hijikata ad Hino erano perfettamente a conoscenza della reputazione del vicecomandante, divenuto famoso in tutta la nazione per i suoi metodi. Ciononostante, la zona da cui egli proveniva era estremamente fedele ai Tokugawa; di conseguenza, qualsiasi cosa la Shinsengumi facesse non destò mai sdegno nei sostenitori del bakufu, se non alla fine della guerra di Boshin quando le parti erano oramai capovolte. I giapponesi possono essere a volte molto inguenui e facilmente manipolabili. Basti pensare che durante la seconda guerra mondiale, ogni volta che qualche soldato tornava a casa con una licenza veniva accolto come un eroe. Dopo la resa del Giappone, l’intera popolazione provò disprezzo per tutti i reduci, senza alcuna distinzione, accusati di aver condotto il paese alla totale distruzione.

 

La tsuba montanta sulla spada di Hijikata presenta il tema della festa di tanabata (tanabatazu) con il tipo fiore che la caratterizza, il gelso (kaji no ha). Gli ideogrammi presenti sono quelli di 圓満 enman, che può essere tradotto come “perfezione, armonia, pace”. Essi sono incisi come su di una lunga e sottile striscia di carta (tanzaku) che veniva utilizzata durante la suddetta festività, sulla quale venivano scritte brevi poesie.

 

Venendo all’articolo di giornale, in esso si parla di qualcosa conosciuto da tempo ma su cui (almeno finora) non si avevano fonti certe. Hijikata chiese un prestito di cinquecento ryō al tempio Nishihonganji; ducento avrebbe dovuto metterceli i monaci, i restanti trecento i mercanti di Kyōto. Una somma così ingente (corrispondente a circa due milioni di euro) avrebbe dovuto finanziare la costruzione di nuove aree dormitorio per i membri della Shinsengumi, i quali avevano manifestato il loro malcontento a proposito degli alloggi forniti dal tempio direttamente al vicecomandante. :arigatou:

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Veramente grazie di tutto Sandro :arigatou: ! E grazie per averci risolto il "mistero" della tsuba. Avevo iniziato a fare delle ricerche per decifrare i kanji ma sono certa che senza il tu intervento non ne sarei mai venuta a capo. Molto interessante la storia della tsuba, non avrei mai immaginato che le incisioni fossero dei riferimenti alla festa tanabata.

Per il momento non ho altre domande da farti :laugh: , mi ritengo abbastanza soddisfatta. Direi proprio che grazie alle tue rispose ne è venuta fuori una bella discussione, utile per tutti colore che, come me, no hanno modo di leggere libri o documentarsi sulla Shinsengumi.

Purtroppo i miei numerosi ringraziamenti non saranno mai in grado di esprime tutta mia gratitudine... ma te lo ripeterò di nuovo: grazie infinite :biggrin:

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- Riceverete il bollettino trimestrale dell'Associazione.

"Una singola freccia si rompe facilmente, ma non dieci frecce tenute assieme."

(proverbio popolare giapponese)

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