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Mauro Rossi

Esercizio di valutazione n° 2

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Eccomi dunque con un altro esercizio di valutazione
http://www.aoijapan.com/katana-mumei-katsuya-naohide
La lama è di 66 cm, quindi è una katana, ed ha il Koshirae. Essa è certificata "Hozon" dal NBTHK, cioè "meritevole di conservazione", il grado più basso.
La lama non ha la firma sul Nakago, cioè è "mumei", ma è attribuita a Katsuya Naohide, nipote di Taikei Naotane e figlio di Hiro Taro Naokatsu, che operò tra la
fine del periodo Edo e l'inizio del Meiji.
In vita egli non ebbe altra scelta che smettere di lavorare, a causa dell'editto del 1876 che proibiva ai samurai di portare la spada. Visse a Edo, e morì il 6
Settembre del 1905 all'età di 73 anni.
AOI presenta una classificazione che dovrebbe essere la "Fujishiro", che classifica non la singola lama, come la NBTHK, ma il lavoro in generale dei forgiatori.
Secondo tale classificazione l'opera del nostro Katsuya Naohide (comincia a starmi simpatico...) dovrebbe essere "Jyo Saku" ("speciale", se ben traduco l'inglese
"superior" al di là di un banale "superiore").
La lama è una Shinshinto, cioè una cosidetta lama "neo-nuova", ovvero prodotta fra il 1800 e il 1870. E' stata prodotta nella provincia di Musashi, e secondo il
sistema di valutazione giapponese è una "Chujo saku", ovvero una lama di produzione "medio-buona" (fonte "http://www.sho-shin.com/value.htm"). Si presenta
"polita", cioè affilata e lucidata.
L'Habaki, cioè il collare di rame che fascia la lama subito sopra il Nakago, viene definito da AOI come "silver single". Che sia d'argento in un sol pezzo? Dalle foto
sembra piuttosto "rivestito" d'argento; che poi possa essere composto da più pezzi è una cosa che ignoro.
La curvatura (Sori) è di 1.6 cm. Il "Mekugi", dice AOI, è nel numero di 1: visto che il foro nel Nakago dovrebbe chiamarsi "Mekugi-ana", immagino che il secondo
foro che si vede in foto possa essere quello per fissare i "Menuki" (dunque il primo è quello del perno che trattiene la Tsuka).
La larghezza all'Hamachi (Mihaba) è di 2.89 cm, quella al Kissaki (Sakihaba) è di 2.02.
AOI usa il termine "Jigane" (che dal glossario dovrebbe indicare gli acciai usati per forgiare le lama - immagino si tratti di pezzi particolari di Tamahagane) per,
sembra, descrivere l'aspetto della Hada. Da questo punto di vista, egli definisce l'aspetto della Hada come di bella grana e simile ai nodi del legno (ko-itame, che
sembra essere un aspetto molto comune nella Hada dell'era Shinto - fonte: Markussesko.com), allegata con piccole cristallizzazioni biancastre formatesi nel processo
di tempra (Nie) che le danno un aspetto di superficie ghiacciata (Ji-nie).
L'Hamon presenta anch'esso dei piccoli Nie (Ko-nie); è del tipo "Gunome" irregolare, con piccole linee ben allegate che si distaccano dalle formazioni di Nie (Ashi).
Il Kissaki presenta un Hamon di tipo "Notare" arrotondato.
La lama è integra e priva di difetti, dice AOI. Il documento di stima che AOI presenta della lama è l'"intero Oshigata" (calco a carbone - di tutta la lama o del
solo Nakago?). E qui non riesco a capire la differenza con il certificato NBTHK...
Cosa non mi convince (o cosa non comprendo bene):
Tutte queste classificazioni/certificazioni. NBTHK; NHTK; Fujishiro; Sistema di valutazione giapponese; documenti di stima e chissà quanti altri...
L'Hamon a me sembra più un Choji che un Gunome. Comunque non mi piace un granchè (poi può darsi che vedendolo dal vero mi entusiasmi...
Soprattutto quella che io trovo una scarsa documentazione sulla lama e sulle sue caratteristiche.
Probabilmente è un'informazione che un esperto troverà superflua, ma io un accenno al tipo principale di Tsukurikomi lo vedrei bene (comunque mi sembra una Shinogi
Zukuri). La lama non mi sembra avere restringimenti particolari (Mihaba/Sakihaba), ma leggo che ciò rappresenta la norma su una lama Shinshinto.
AOI descrive il Kissaki come "piuttosto lungo", senza dare altre indicazioni. A me sembra del tipo fondamentale "Chu", che d'altronde sembra essere comune un pò
a tutte le epoche.
Non si vede bene il dorso (Mune). A me sembra sia del tipo "a tetto" (Iori Mune), ma dalle foto mi è impossibile saperlo esattamente. AOI indica uno spessore al
Mune (Kasane) di 0.66 cm, ma non indica la larghezza dello Shinogi ji. Ne deduco sia praticamente impossibile conoscere lo spessore "reale" o mi sbaglio?
Dalle foto mi sembra che lo Shinogi ji sia piuttosto largo (quindi si parla di uno Shinogi basso, se non erro - ma chiaramente sarebbe importante sapere quanto
sono ripide le facce dello Iori Mune (Oroshi). Per farla corta, insomma, una prospettiva in sezione della lama non ci starebbe poi tanto male...
Per non parlare della differenza fra lo spessore alla base (Motokasane - ma viene misurato in corrispondenza dell'Hamachi?) e al Kissaki (E' questo il Sakikasane?),
cioè di un assottigliamento nello spessore che, dicono le Kantei series, se repentino potrebbe essere indice di una intensa politura del Monouchi (punto primario
di impatto - 10-15 cm dalla punta) che modifica sensibilmente il bilanciamento della lama.
Qualunque commento, critica, suggerimento, consiglio o pensiero su quanto scritto sarà cosa graditissima.




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Giusto un paio di cose, l'habaki si è un pezzo unico (possono essere di 2 pezzi) ed è rivestito da una lamina d'argento. Entrambi i fori sono mekugi-ana, nel senso che non ci sono buchi per i menuki, bisognerebbe vedere se ce ne sono 2 per un piccolo suriage oppure per altro. L'oshigata che ti forniscono loro è una cosa loro, non ufficiale come può essere un certificato della ntbhk, poi esistono alcune classificazioni ma poi imparerai a distinguere le varie cose. La vedo un po dura invece per le foto in sezione della lama, è difficile riuscire a non falsare i vari piani per vedere altezza di shinoji


Diego T.

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allora la prima cosa che mi viene da dire è:

una lama non è un katana per il solo fatto che è superiore a 60,6cm... diciamo che non è sicuramente un wakizashi o un tanto (tanto per restare in una macro classificazione generale).

Giusto per farti fare subito il primo passo in maniera corretta, diciamo che potremmo semplificare assumendo che sia un katana (a proposito, come insegna il buon Francesco, tratta ogni termine della spada giapponese come maschile), però devi avere la coscienza che potrebbe essere anche un tachi. la differenza tra tachi e katana, al di là che spesso i tachi erano più lunghi degli uchigatana era "l'utilizzo"in battaglia" per cui furono pensati.

Tachi -> nati per combattere a cavall (cavalleria);

Katana -> nati per combattere a piedi (fanteria).

I primi nacquero prima dei secondo e vengono portati in maniera diversa. Entrambi sul lato sinistro del corpo, ma mentre i tachi avevano il tagliente rivolta verso il basso, i katana avevano il tagliente rivolto verso l'alto. gli stessi koshirae "tipici" sono pertanto diversi, in quanto predisposti per tenere la lama in un modo rispetto ad un altro.

detta così sembrerebbe quasi impossibile distinguerli... in realtà altre cose ti aiutano... ad esempio: in tutte le lame, se il nakago è firmato, la firma va sempre rivolta all'esterno quando si porta la lama, pertanto nei katana la firma va solitamente posta nel lato sinistro del tagliente, mentre nei tachi in quello destro. questo parlando di firma intendendo solo CHI ha fatto la lama (in alcune lame entrambi i lati sono firmati, il secondo lato è quello dove si indica solitamente QUANDO è stata fatta la lama o si annotano particolari altri fatti, ad esempio PER CHI è stata fatta).

Anche qui in realtà ci sono poi però delle eccezioni... come alcune lame della scuola Aoe del 1300 e rotti che vennero firmate come katana ma erano in realtà tachi

Poi, a parte che per gente comune come me e te è già difficie inquadrare con precisione le caratteristiche salienti di un lavoro: hada, hamon, boshi, ecc... figurati inquadrare bene i vari piani! o ti danno le misure o devi avere la lama in mano con tanto di metro e calibro, pensa che la sensibilità è di +/- 0,01cm...

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Per il discorso jigane: Aoi divide la descrizione della spada nelle 3 componenti classiche: sugata, jigane, hamon.

Mi è capitato diverse volte di sentire (o leggere) un giapponese che traduce "jigane" come "flesh of the blade" e trovo che la metafora funzioni: piú prosaicamente potremmo dire che si tratta di "lavorazione dell'acciaio", ma temo che nel tentativo di tradurre si rischi di perdere la sfumatura di significato originale. La trama del jigane è quello chiamiamo hada (o, appunto, jihada).

 

Correttissimo il discorso del mio omonimo Enrico su tachi VS katana: mi lascio prendere la mano e aggiungo un paio di cose:

- nel dubbio possiamo parlare genericamente di daito, spada lunga

- nel caso specifico della spada che hai linkato abbiamo a che fare con una mumei, quindi il nakago non ci da um'indicazione precisa; in questi casi, trattandosi di una spada non koto e montata katana koshirae, ho spesso sentito dire che si puó tranquillamente usare "katana"


Enrico

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Non è comunque perchè una lama non è koto non può essere un tachi... i tachi si fanno tutt'ora. In questo caso la differenza per dei principianti come noi la fa il fornimento

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Dal medio muromachi in poi la questione è che si possono riconoscere come tachi le lame con il sugata tipico dei tachi, con tachi-mei e se con koshirae coevo dal koshirae, bisogna fare attenzione al fatto che alcuni fabbri nonostante la lama forgiata fosse un tachi firmavano comunque in katana mei.


Diego T.

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Dal medio muromachi in poi la questione è che si possono riconoscere come tachi le lame con il sugata tipico dei tachi, con tachi-mei e se con koshirae coevo dal koshirae, bisogna fare attenzione al fatto che alcuni fabbri nonostante la lama forgiata fosse un tachi firmavano comunque in katana mei.

si appunto diciamo che non mi senton un maestro a riconoscere il kanbun sugata, figurati quella di un tachi....

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Tranquillo nessuno nasce "imparato", sbagliano pure quelli che si definiscono esperti. Ti lascio con una citazione che mi è piaciuta molto, poi se chi l'ha fatta vorrà dirlo..."Più studio e più mi rendo conto che non capiamo un cazzo..."


Diego T.

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Poiché l'argomento è stato sfiorato, aggiungo due note sull'inserimento dei termini giapponesi in un testo in italiano.

Come si sa nella lingua giapponese non vi è distinzione di genere, come nell'inglese, e questo pone diversi problemi per l'inserimento di vocaboli non tradotti all'interno di una lingua che invece lo prevede, come l'italiano (o, peggio, il tedesco).

In questi casi non esistono delle regole grammaticali ma solo delle convenzioni (più o meno autorevoli) oppure dei modi entrati spontaneamente nell'uso colloquiale.

I criteri con cui si attribuisce un genere ad un vocabolo che non c'è l'ha possono essere vari: l'assonanza (un italiano si tende a volgere al femminile tutte le parole che finiscono con a), l'associazione di significato (sword=la spada), etc. Ad ogni modo i criteri non sono sempre coerenti: ad esempio breakfast lo mettiamo al maschile, pur col significato di "colazione", e il kraken è maschile benché la traduzione sia "piovra".

Quindi una vera regola non c 'è.

Nella redazione del Bollettino, ad esempio, la questione è stata a lungo ponderata ed abbiamo scelto di seguire una convenzione proposta da Treccani: tutti i termini stranieri vengono declinati al maschile con l'eccezione di quelli il cui genere è ormai entrato nell'uso comune. Nel nostro caso useremo il femminile, ad esempio, per katana, tsuba, geisha. I termini che, nell'uso comune o nelle pubblicazioni sono ancora declinati in modo "variabile", come ad esempio sugata, tachi, sono messi comunque al maschile.

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Io il termine tachi non sono mai riuscito e mai riuscirò a declinarlo al maschile ahahahah...non ci posso fare nulla...


Diego T.

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Eh, eh....a me fa lo stesso effetto con "la sugata". Non lo posso sentire al femminile, mi fa pensare alle epiche spaghettate tra amici al campeggio....

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Ahahahahah la sugata è veramente brutto ahahahah, e si fa venire in mente una spaghettata ma più che al campeggio quella delle 2 di mattina, dopo una serata un po' alcolica...


Diego T.

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Poiché l'argomento è stato sfiorato, aggiungo due note sull'inserimento dei termini giapponesi in un testo in italiano.

Come si sa nella lingua giapponese non vi è distinzione di genere, come nell'inglese, e questo pone diversi problemi per l'inserimento di vocaboli non tradotti all'interno di una lingua che invece lo prevede, come l'italiano (o, peggio, il tedesco).

In questi casi non esistono delle regole grammaticali ma solo delle convenzioni (più o meno autorevoli) oppure dei modi entrati spontaneamente nell'uso colloquiale.

I criteri con cui si attribuisce un genere ad un vocabolo che non c'è l'ha possono essere vari: l'assonanza (un italiano si tende a volgere al femminile tutte le parole che finiscono con a), l'associazione di significato (sword=la spada), etc. Ad ogni modo i criteri non sono sempre coerenti: ad esempio breakfast lo mettiamo al maschile, pur col significato di "colazione", e il kraken è maschile benché la traduzione sia "piovra".

Quindi una vera regola non c 'è.

Nella redazione del Bollettino, ad esempio, la questione è stata a lungo ponderata ed abbiamo scelto di seguire una convenzione proposta da Treccani: tutti i termini stranieri vengono declinati al maschile con l'eccezione di quelli il cui genere è ormai entrato nell'uso comune. Nel nostro caso useremo il femminile, ad esempio, per katana, tsuba, geisha. I termini che, nell'uso comune o nelle pubblicazioni sono ancora declinati in modo "variabile", come ad esempio sugata, tachi, sono messi comunque al maschile.

Gialucasan, grazie.

cortesemente mi potresti fare un elenco di cosa andrebbe per convezione allora trattato correttamente come sostantivo femminile? anche per non sbagliare in futuro... (ormai quello che ho tradotto ho tradotto però).

 

:arigatou:

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"Più studio e più mi rendo conto che non capiamo un cazzo..."

C'è parecchia verità in quella frase :) D'altra parte se non fosse cosí studiare sarebbe meno stimolante :)Sui tachi dopo il muromachi, sottoscrivo il discorso sul sugata. Recentemente ho letto un commento (di Darcy Brockbank) interessante su questo argomento: si parlava di un tachi mumei che aveva subito suriage e il commento in questione diceva:

"Quel tachi non è più un tachi. Ora è un katana. Questo approccio alla nomenclatura può generare confusione, ma per essere un tachi una parte sostanziale (possibilmente la maggior parte) del nakago originale deve ancora far parte della spada. Oppure deve essere montata tachi koshirae.Se nessuna di queste due cose è vera, ora va considerato un katana."

 

Nella mia condizione di niubbo in apprendimento, trovo abbia senso.


Enrico

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Si beh se il suriage è così importante che va a modificare il sugata pesantemente e il koshirae non e più quello di un tachi si può dire che la lama è nata come tachi, ma ora è una katana.


Diego T.

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Per prima cosa desidero ringraziarvi tutti delle risposte.
Vorrei chiedere a Dig1982, che ha risposto sul punto specifico, cosa intende esattamente per "Suriage". Nel glossario leggo che si tratta di qualcosa di
inerente all'accorciamento della lama (o del solo Nakago?): come può, questo, corrispondere in qualche modo con il fatto che il Nakago presenta due
Mekugi ana?
Giusta e a proposito la precisazione di Enrico Ferrarese sulla lunghezza di una lama.
Interessante il discorso del nuovo arrivato Naus3a sul Jigane, così come pure altri interventi sulla declinazione dei termini di genere nella lingua giapponese.
Mi sto rendendo sempre più conto dell'importanza di poter vedere una lama, come dire, "in natura" (cioè non in foto o in video). Al punto che non so se
riuscirei mai a comprarne una senza prima poterla avere in mano...
Ancora grazie di cuore.

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Ti allego un immagine Mauro che sicuramente ti può far capire, ci possono essere altri motivi per il secondo mekugi ana, ma molte volte è dovuto a questo...

O-suriage2.jpg


Diego T.

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