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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

Messaggi consigliati

Buon giorno, domanda per G.Luca, nel l'ultimo numero dell 2017 a pagina 9, c'è una stampa raffigurante Hosokawa Yusai, la stampa è una delle tue? Perché la mia è simile, la posto di nuovo

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Scusami Walter, questo tuo intervento mi era proprio sfuggito e rispondo solo adesso. Imperdonabile ritardo.

 

No, non ho la ventura di avere in casa quella stampa.

La inserisco anche qui:

 

825lg.jpg

Kiyochika Kobayashi: ukiyo-e raffigurante Hosokawa Yusai

 

Kobayashi è stato un artista piuttosto interessante che ha lavorato nel periodo in cui l'arte della xilografia tradizionale stava per essere "travolta" dalle nuove tecniche di riproduzione delle immagini.

 

Ha uno stile piuttosto moderno ed un senso prospettico, assieme ad un particolare contrasto tra luci ed ombre, affine alla pittura occidentale, che ricorda Yoshitoshi. Qui la similitudine con la serie dei "100 aspetti della luna" è irresistibile. Ma, al contrario di lui, introduce temi ispirati alla modernizzazione, ad esempio raffigurando elementi architettonici non tradizionali, oppure treni e ferrovie.

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Tante grazie Gian, sono rimasto colpito della somiglianza con la mia, che è la piu' bella tra quelle che ho, almeno per me, ciao!

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Il 10/1/2018 alle 09:30 , getsunomichi ha scritto:

..Per gioco, ci fingiamo compagni in accadimenti e momenti storici più o meno famosi, commentandoli come se fossimo stati lì.

Un gioco che comincio' Eliot in una poesia che ha ormai un secolo e che probabilmente conosce anche lui, in cui l'autore ricordava ad un tizio di essere stato con lui alla battaglia di Mileto.

.... sarà che ci stiamo avvicinando alla fine dell'anno ... sarà che è giunto il tempo di toglierci i sassolini e le scarpe .. sarà che vorrei arrivare leggero e scalzo nel nuovo anno.

 Questo .. era rimasto sospeso nell'aria, e come un riflesso di un vecchio specchio, piano piano si mostra.

 

La terra desolata - The Waste Land
Quali radici si afferrano, quali rami crescono su queste rovine di pietra?

Figlio dell’uomo tu non lo puoi dire, né immaginare
perché conosci soltanto un cumulo di immagini rotte, là dove batte il sole.
(…)
Città irreale,
sotto la nebbia scura di un’alba d’inverno una folla fluiva su London Bridge, tanta
che io non avrei creduto che morte tanta ne avesse disfatta.

Sospiri corti e rari ne esalavano
ognuno andava con gli occhi fissi davanti ai piedi.
Fluivano su per il colle e giù
per King William Street fino a dove Saint Mary Woolnoth segnava le ore
con un suono morto all’ultimo tocco delle nove.
Là vidi un tale che conoscevo e lo fermai gridando:
“Stetson!
Tu che eri a Mileto con me sulle navi
quel cadavere che l’anno scorso hai piantato in giardino
ha cominciato a germogliare?

Fiorirà quest’anno?

O il gelo improvviso ne ha danneggiato l’aiuola?

Oh tieni il Cane lontano

che è amico dell’uomo,

O con le unghie sarà lui a scavare di nuovo!

Tu hypocrite lecteur! – mio amico – mon frère!”

(Tratto da La sepoltura dei morti - I.)   Thomase Stearns Eliot (888-965 nel secondo Millemmio)

 

Questo “manifesto del modernismo”, ci narra della disgregazione dell’Occidente.. le rovine, oggettive e soggettive.

La poesia trova «nel frammento» la propria forma e procede per associazioni e percezioni, in tempi e luoghi diversi.

Siamo in un terra guasta, desertica, dove gli uomini si muovono come dannati e i cadaveri in giardino non germogliano più.

(anche se son convinto, che malgrado un certo, conosciuto e costante decadimento ß, alla fine qualcuno cambierà il tempo e dirà .. "eravamo in una terra guasta")

Come del resto Eliot stesso ammette e scrive nei Quattro Quartetti - tra il 1937 e il 1942 - che sono regno di armonia e rappacificazione.

E' un cambiamento lento e radicale, una sorta di "purificazione" (nel linguaggio dell'immaginario).. una poesia mistica che parte dagli oggetti della storia mostrando "la primavera nell'inverno" ... un germogliare possibilie.

Nel mio principio è la mia fine.

.. Spunta l’alba, e un altro giorno si prepara a calore e silenzio e al largo increspa e scivola

... io sono qui, o là, o altrove, nel mio principio

 

Grazie Get .... con ritardo.

Ma il tempo talvolta non conta...  L'importante è arrivare..      ed un germogliare sarà possibile.

 

 

appropositodiprimavera …. lascio un Eliotstimolo

(file intro 4quartetti) e come talvolta faccio… lascio una traccia in più.. ma, la musica dovrete trovarla voi.

Intro-4Quartetti.pdf

https://www.youtube.com/watch?v=6mIFTMBAuR8

 

 

 

 

 


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Grazie Beta.

La verità è che una risposta a questa poesia, che parla di disgregazione fu scritta molto tempo fa da un altro popolo. Anche questo popolo, come quello Giapponese, aveva scelto di vivere nel rispetto della Natura.

Per questo fu sterminato quando gli Europei scopersero l'America.

Questo popolo preferiva raccontare le storie, invece che scriverle. Per questo, il racconto che riporterò sarà lungo. Interrotto da dialoghi che ne rendono più chiaro il senso. Ma richiederà anche due cose di cui manchiamo.

Tempo e pazienza.

Buona lettura, per chi vorrà sentire la storia del topo che divenne aquila.

 

...

 

E il Capo disse <<Adesso vi racconterò una Storia sugli uomini. Chiama 
tutti coloro che vogliono ascoltare la Storia. C’era una volta un 
Topo. Era un Topo sempre Affaccendato, che Cercava Dappertutto, 
Toccava l’Erba con i Baffi e Teneva gli Occhi bene Aperti. 
Naturalmente aveva da fare, come tutti i Topi hanno da Fare. Ma di 
Tanto in Tanto Sentiva un Suono strano: allora Alzava la Testa, 
Strizzava gli Occhi per Vedere meglio, con i Baffi in Aria e Chiedeva 
che cosa potesse essere. Un Giorno Corse da un altro Topo e gli 
chiese: <<Hai Sentito una specie di Rombo nelle Orecchie, Fratello? 
>> 
<<No, no>> rispose l’Altro Topo, senza neppure Alzare il suo Naso 
Affaccendato da Terra. <<Non ho Sentito Niente. Ma ora Ho da Fare. Ne 
Parliamo Dopo.>> Fece la stessa Domanda a un Altro Topo e Questi lo 
Guardò con Aria Strana. <<Sei Diventato Matto? Quale Suono?>> chiese e 
Corse in un Buco di un Pioppo Caduto a Terra. Il Topolino scosse i 
Baffi e si Dette da Fare, Deciso a Dimenticare Tutta Quella Faccenda. 
Ma dopo un po' sentì di nuovo quel Rombo: era debole, molto debole, ma 
c’era! Un Giorno, Decise di fare indagini per conto suo e di scoprire 
un po' cos’era quel Suono. Lasciò gli altri Topi Affaccendati, si 
Allontanò un Po' e si Mise di nuovo ad Ascoltare. C’era ancora! Drizzò 
le Orecchie per Sentire Meglio, quando una Voce gli disse: <<Salve>>. 
<<Salve, Fratellino>>, disse ancora la Voce, e per poco Topo non Saltò 
Fuori dalla sua Pelle. Curvò la Schiena e la Coda e si preparò a 
Scappare. 
<<Salve>>, disse ancora la Voce. <<Sono io, Fratello Procione.>> Ed 
era proprio vero! <<Che ci Fai Qui tutto Solo, Fratellino?>> chiese il 
Procione. Il Topo arrossì, e con il Naso toccò quasi Terra. <<Ho 
sentito un Rombo nelle Orecchie e Volevo Vedere cos’ Era>>, rispose 
timidamente. 
<<Un Rombo nelle Orecchie?>> disse il Procione Sedendosi Accanto a 
Lui. <<Fratellino, tu hai Sentito il Fiume.>> 
<<Il Fiume?>> chiese Topo con una punta di Curiosità. <<Che cos’è un 
Fiume?>> 
<<Vieni con me e ti farò Vedere il Fiume>>, disse Procione. 
Piccolo Topo aveva Paura, ma era Deciso a Scoprire Una Volta per Tutte 
cos’era il Rombo. <<Poi posso sempre Tornare al mio Lavoro>>, pensò. 
<<Forse, una volta che avrò sistemato questa Faccenda, mi potrà 
Aiutare a Esaminare le Cose e a Raccoglierle. E pensare che i miei 
Fratelli dicevano che non era Niente. Gliela Farò Vedere io. Chiederò 
a Procione di Tornare con me e così avrò anche la Prova.>> 
<<Va bene, Fratello Procione>>, disse Topo. <<Portami al Fiume. Vengo 
con te>>. 
<<Come già sapete>>, cominciò il Capo, <<stavamo parlando del mistero 
dell’uomo. Gli uomini sono come quel Topolino, si preoccupano così 
tanto delle cose di questo mondo che non riescono a percepire quelle 
che sono un po' più lontane. Esaminano con cura queste cose, e danno 
appena una toccatina con i baffi a certe altre: ma tutte devono essere 
molto vicine ai loro occhi. Il rombo che sentono nelle orecchie è il 
fiume, cioè la vita. Questo grande Suono nelle Orecchie è il Suono 
dello Spirito. Questo insegnamento è quanto mai opportuno, Falco, 
perché proprio adesso le grida dell’umanità sono dappertutto, ma gli 
uomini sono troppo impegnati nello loro piccole vite da Topi per stare 
ad ascoltare: c’è chi nega la realtà del rumore, chi non la sente 
affatto  e chi, figlio mio, l’avverte come un urlo nel cuore. Piccolo 
Topo ha sentito il rumore e si è allontanato dal mondo dei Topi per 
capire.>> 
<<E ha incontrato Procione>>, aggiunse Falco. <<Procione è il Grande 
Spirito?>> 
<<In un certo senso sì, fratello, ma rappresenta anche le cose che 
l’uomo scoprirà, se naturalmente avrà voglia di cercarle, e che lo 
porteranno al Grande Fiume. Il Procione può essere gli  uomini.>> 
<<Uomini?>> disse Donna del Giorno. <<Che tipo di uomini?>> 
<<Uomini>>, continuò il Capo, <<che conoscono il Fiume di Medicina, 
che hanno fatto esperienza e conoscono la vita. Il Procione lava il 
suo cibo in questa Medicina: uomini del genere sono unici, figli 
miei.>> <<E ora continuiamo la nostra storia>>, disse il Capo. 
Così Topo seguì Procione, mentre il Cuore gli Batteva furiosamente in 
Petto. Il Procione lo Portò lungo Sentieri Sconosciuti e Piccolo Topo 
Sentì l’Odore di tante Cose che avevano Percorso quella Via. Spesso 
ebbe Paura e fu quasi sul punto di Tornare Indietro, ma alla fine 
Arrivarono al Fiume! Era Enorme, una cosa da Togliere il Fiato, Chiaro 
e Profondo in certi Punti, Fangoso in altri. Era così Grande che Topo 
non riusciva a Vedere dall’altra Parte. Rombava, Cantava, Gridava e 
Tuonava lungo il Percorso. Piccolo Topo vide trascinati sulla 
Superficie Pezzi Grandi e Piccoli di  Mondo. <<E’ Potente!>> disse, 
Cercando le Parole. <<E’  una Cosa Grande>>; rispose il Procione, 
<<vieni, voglio presentarti a un’Amica.>> 
In un Punto più Calmo e più Basso c’era una Ninfea Verde e Lucida e 
sopra la Ninfea c’era una Rana, Verde quasi quanto la Foglia su cui 
sedeva. La Pancia Bianca della Rana si vedeva chiaramente. <<Salve, 
Fratellino>>, disse la Rana. <<Benvenuto al Fiume.>> <<Ora devo 
lasciarti>>, disse Procione, <<ma non temere, Fratellino, perché Ora 
Rana avrà Cura di te.>> E Procione si Allontanò per Cercare Cibo da 
Lavare e Mangiare lungo la Riva del Fiume. Piccolo Topo si Avvicinò 
all’Acqua e vi Guardò dentro: vide l’Immagine di un Topo Terrorizzato. 
<<Chi sei?>> chiese Piccolo Topo al Riflesso. <<Non hai Paura a stare 
in mezzo al Grande Fiume?>> <<No>>, rispose la Rana, <<non ho Paura, 
perché fin dalla Nascita ho il Dono di poter restare Sopra e Dentro il 
Fiume. Quando Inverno Arriva e Fa Gelare questa Medicina, io divento 
Invisibile. Ma finché Uccello di Tuono vola, io sono qui. Per Vedermi, 
bisogna Venire quando il Mondo è Verde. Io, Fratello, sono la Custode 
dell’Acqua.>> 
<<Straordinario!>> disse Piccolo Topo alla fine, Cercando ancora una 
volta le Parole. 
<<Ti piacerebbe avere un po' di Potere di Medicina?>> chiese Rana. 
<<Potere di Medicina? Io?>> Chiese Piccolo Topo.  <<Sì, sì! Se è 
Possibile!>> 
<<Allora Accucciati più Basso che Puoi, e poi Salta più in Alto 
Possibile e avrai la tua Medicina!>> 
disse Rana. Piccolo Topo fece come gli era stato Detto: si Accucciò 
più in Basso che Poté e poi Saltò. E Quando Saltò, i suoi Occhi Videro 
le Montagne Sacre. Piccolo Topo si Spaventò e Riguadagnò la Riva. Era 
Bagnato e Spaventato a Morte. 
<<Mi hai ingannato!>> gridò alla Rana. 
<<Aspetta>>, disse la Rana. <<Non ti sei Fatto Male. Non farti 
Accecare dalla Paura e dalla Rabbia. Che cosa hai Visto?>> 
<<Io>>, balbettò Topo, <<Io... io... ho visto le Montagne Sacre!>> 
<<E hai anche un Nuovo Nome!>> disse Rana. <<Ti chiami Topo che 
Salta.>> 
<<Grazie, grazie>>, disse Topo che Salta, ringraziandola ancora. 
<<Voglio Ritornare dalla mia Tribù e dire loro di questa cosa che mi è 
Successa.>> 
<<Bene. Allora vai>>, disse Rana. <<Ritorna dalla tua Tribù, non ti 
sarà Difficile Ritrovarli. Basterà che tu Vada nella Direzione Opposta 
a Quella del Suono del Fiume di Medicina e troverai i tuoi Fratelli 
Topi.>> 
<<Topo che Salta Tornò al Mondo dei Topi, ma Trovò soltanto Delusioni: 
Nessuno voleva Ascoltarlo. Poi, dato che era Bagnato, e che non sapeva 
Come spiegarlo, visto che non c’erano state piogge, molti Topi avevano 
Paura di lui, perché credevano che fosse stato Sputato dalla Bocca di 
Qualche Animale che aveva Cercato di Mangiarlo. E tutti quanti 
Sapevano che se non era stato Cibo di Uno che lo Voleva, allora 
sarebbe stato Veleno anche per loro. 
Topo che Salta Viveva ancora tra la sua Gente, ma non Riusciva a 
Dimenticare la Visione delle Montagne Sacre. <<La Ruota di Medicina, 
figli miei>>, disse il Capo, <<è lo Specchiarsi del Grande Spirito, 
l’Universo tra gli uomini. Noi tutti siamo il Fiume di Medicina, e 
l’Universo è il Fiume di Medicina nel quale gli Uomini si Specchiano, 
figli miei. E a nostra volta noi vediamo le nostre Medicine Specchiate 
nell’Universo. <<Ma la Rana chi rappresenta?>> chiese Falco. 
<<Piccolo Topo ha sentito un rombo nelle orecchie e ha cercato di 
scoprire il mistero>>, disse il Capo, <<ha incontrato Procione che lo 
ha portato al Fiume di Medicina, che rappresenta la Vita, dove si è 
visto Specchiato nella Vita. Tutti noi veniamo così Rispecchiati figli 
miei, ma molti non sono andati al Grande Fiume e non hanno Visto. 
Qualcuno ha seguito Procione al Fiume, ha visto il proprio Riflesso, 
si è spaventato, ed è tornato a rifugiarsi tra i TOPI. Ma 
l’insegnamento è sempre lì, sempre valido per chi sa cercarlo: è in un 
luogo del Sud, il luogo della fiducia.>> Poi il capo riprese la 
Storia. 
Il Ricordo Bruciava nella Mente e nel Cuore di Topo che Salta, e un 
Giorno egli Andò sul Limitare del Fiume. Topo che Salta andò al Limite 
del Luogo dove vivevano i Topi e Guardò la Prateria. Poi guardò in 
alto per vedere se c’erano Aquile: il Cielo era pieno di Macchie, 
Ognuna di esse un’Aquila. Ma era Deciso a Raggiungere le Montagne 
Sacre, per cui si Fece Coraggio e prese a Correre più che poteva nelle 
Prateria. Il piccolo Cuore gli Batteva forte per l’Eccitazione e la 
Paura. Corse finché Arrivò alla Casa di un Saggio; stava giusto 
Riposandosi e Riprendendo Fiato quando Vide un Vecchio Topo. La 
Macchia di Salvia dove viveva Vecchio Topo era infatti un Rifugio per 
i Topi: c’era Abbondanza di Semi, di Materiale per Costruirsi un Nido 
e molte cose  di cui Occuparsi. <<Salve>>, disse Vecchio Topo. 
<<Benvenuto.>> 
Topo che Salta era Stupefatto: un Posto e un Topo del genere non li 
aveva mai visti. <<Tu sei Sicuramente un grande Topo>>, disse Topo che 
Salta con tutto il Rispetto che riuscì a racimolare. <<E questo è 
Sicuramente un Posto Meraviglioso. Oltretutto, qui le Aquile non 
possono Vederti>>, aggiunse. <<Sì>>, disse Vecchio topo, <<e da qui si 
Vedono Tutti gli Esseri della Prateria: il Bisonte, l’Antilope, il 
Coniglio e il Coyote. Da qui si Vedono Tutti e si possono Imparare i 
Nomi.>> <<Meraviglioso>>, disse Topo che Salta. <<E vedi anche il 
Fiume e le Grandi Montagne?>> <<Sì e no>>, disse Vecchio Topo con 
Convinzione. <<So che esiste il Grande Fiume, ma Temo che le Grandi 
Montagne siano solo un Mito: Scordati il Desiderio di Vederle e Rimani 
qui con me. C’è Tutto quello che si Possa Desiderare, e ci si Sta 
Bene.>> 
<<Come può Dire una cosa del genere?>> pensò Topo che Salta. <<La 
Medicina delle Montagne è un Qualcosa che non si può Dimenticare.>> 
<<Grazie per il Cibo che hai Diviso con me, Vecchio Topo, e grazie 
anche per avermi fatto entrare nella tua Grande Casa>>, disse Topo che 
Salta. <<Ma io devo Cercare le Montagne.>> <<Sei proprio uno Sciocco 
ad Andartene. Ci sono tanti Pericoli nella Prateria! Guarda su!>> 
disse Vecchio Topo, con ancora maggiore Convinzione. <<Guarda quelle 
Macchie! Sono Aquile e ti Prenderanno!>> 
Andarsene costò Grande Sforzo a Topo che Salta, ma Raccolse tutto il 
Coraggio che aveva e Riprese a Correre. Il Terreno era Impervio, ma 
Drizzò la Coda e Corse a più non Posso; mentre Correva Sentiva le 
Ombre di quelle Macchie sulla Schiena. Tutte quelle Macchie! Alla fine 
arrivò a un Cespuglio di ciliegie selvatiche. Topo che Salta non 
Credeva ai suoi Occhi: era un Posto molto Spazioso e Fresco, e c’erano 
Acqua, Ciliegie e Semi da Mangiare, Erba per Costruire il Nido, Cavità 
da Esplorare e molte altre Cose da Fare. E c’erano anche tante cose da 
Raccogliere. Stava proprio Esaminando il suo Nuovo Dominio quando 
Sentì un Respiro Pesante: cercò da dove Proveniva e scoprì un Grande 
Mucchio di Peli con Corna Nere: era un Grande Bisonte e Topo che Salta 
Credette a malapena alla Grandezza di quell’Essere che Vedeva davanti 
a sé. Era così grande che Topo che Salta avrebbe potuto 
tranquillamente Stare in una delle sue Grandi Corna. 
<<Che Creatura Magnifica>>, pensò Topo che Salta e si Avvicinò. 
<<Salve Fratello>>, disse il Bisonte. <<Grazie per essere Venuto.>> 
<<Salve, Grande Creatura>>, disse Topo che Salta. <<Perché te ne Stai 
qui?>> <<Sono Malato e sto per Morire>>, disse il Bisonte. <<E la mia 
Medicina mi ha detto che soltanto l’Occhio di un Topo può Farmi 
Guarire. Ma non esiste una Cosa chiamata Topo, Fratellino.>> Topo che 
Salta rimase Sconcertato. <<Uno dei miei Occhi, così Minuscoli.>> E 
Corse a rifugiarsi sotto un Cespuglio di ciliegie selvatiche. 
Ma sentiva il respiro di quella Creatura farsi più Difficile e più 
Lento. <<Morirà>>, pensò Topo che Salta, <<Se non gli Do il mio 
Occhio. Ed è una Creatura troppo Grande perché la Possa Lasciar 
Morire.>> Così Tornò dove giaceva il Bisonte e Parlò. <<Io sono un 
Topo>>, disse con Voce Tremante, <<E tu, Fratello mio, sei una Grande 
Creatura. Non posso Lasciarti Morire. Ho Due Occhi, e così puoi averne 
Uno.>> Non appena ebbe Detto queste parole, l’Occhio di Topo che Salta 
Volò Via dalla Testa e il Bisonte Guarì e si Alzò in Piedi, Facendo 
Tremare Tutto il Mondo di Topo che Salta. 
<<Grazie, Fratellino>>, disse il Bisonte. <<So delle tua Ricerca delle 
Montagne Sacre e della Visita al Fiume. Tu mi hai Donato la Vita in 
modo che io possa Donare al Popolo. Sarò tuo Fratello per Sempre. 
Corri sotto di me: ti Porterò ai Piedi delle Montagne Sacre e non 
dovrai Temere le Macchie, perché le Aquile non ti Vedranno Correre 
sotto di Me. Vedranno soltanto la Schiena di un Bisonte. Io sono un 
Essere della Prateria e ti Schiaccerei se Tentassi di Scalare le 
Montagne.>> Così Piccolo Topo corse sotto il Bisonte, finalmente al 
sicuro e nascosto alla vista delle Macchie; ma con un Occhio Solo 
aveva Paura: tutte le volte che il Bisonte faceva un Passo, gli 
Zoccoli Pesanti Scuotevano Tutto il Mondo. Alla fine arrivarono in un 
Posto e Bisonte si fermò. <<Qui Devo Lasciarti!>>, disse il Bisonte. 
<<Grazie>>, disse Topo che Salta. <<Ma Devi Sapere che ho avuto Paura 
a Correre sotto di Te con un Occhio Solo: temevo i tuoi Zoccoli 
Possenti, che Scuotevano la Terra.>> <<Hai avuto Paura Inutilmente>>, 
disse Bisonte. <<Perché io Percorro la Via della Danza del Sole e So 
Sempre Dove Vanno a Cadere i miei Zoccoli. Ora devo Tornare alla 
Prateria, Fratello. Mi potrai sempre trovare là.>> 
<<Quando si comincia la ricerca>>, disse il Capo, <<si incontrano 
Vecchi Topi del mondo, che possono dirti il nome delle creature della 
prateria, ma non le hanno mai toccate né conosciute da vicino. Queste 
persone posseggono un grande Dono, ma passano la loro vita nascoste: 
non corrono mai nella Prateria, nel mondo quotidiano e, come Topo che 
Salta, la cosa che li preoccupa di più sono proprio le macchie. 
<<Certamente ricorderai, figlio mio, che i Topi vedono bene soltanto 
le cose molto vicine; quindi, coloro che vedono la realtà come i topi, 
vedranno sempre il cielo pieno di macchie, proprio perché ci vedono 
pochissimo e naturalmente, impauriti come sono, prenderanno quelle 
macchie come aquile>>, disse il Capo con un risolino. <<Ma Topo che 
Salta non si ferma, continua a correre. Come già sai, il Bisonte è il 
Dono più Grande che il Grande Spirito ha fatto al Popolo: è lo Spirito 
del Donare. Topo che Salta Dona un occhio, cioè uno dei modi di vedere 
la realtà del Topo, e fa guarire il Bisonte.>> <<E perché deve Donare 
proprio un occhio per far guarire il Bisonte?>> chiese Falco. <<Perché 
il Topo, e con lui la categoria di persone che vivono al pari dei 
topi, deve sacrificare uno dei modi di vedere le cose per poter 
crescere. Ma nessuno lo obbliga a fare una cosa del genere, Falco; e 
infatti vedi che il Bisonte non sapeva neppure che Topo che Salta 
fosse un topo: quindi poteva benissimo starsene nascosto come il 
Vecchio Topo.>> <<E che cosa sarebbe successo se avesse lasciato 
morire il Bisonte?>> chiese il Falco. <<Avrebbe dovuto vivere con il 
puzzo della carne in putrefazione, figlio mio, oppure tornare a vivere 
con Vecchio Topo. E se avesse deciso di vivere là invece di muoversi e 
crescere, sarebbe stato tormentato dalla sete: le ciliegie gli 
avrebbero fatto venire voglia di acqua. 
<<Credimi, Falco, molte persone hanno raggiunto questi posti: alcuni 
hanno scelto di vivere con il puzzo e altri, rimasti con Vecchio Topo, 
hanno sofferto la sete. Altri ancora corrono in eterno sotto il grande 
Bisonte e sono sicuramente gli uomini più potenti ma anche i peggiori. 
Hanno il Potere, ma hanno anche sempre paura: paura degli zoccoli 
dello Spirito, paura delle macchie, delle Aquile, dell’ignoto. Ma la 
Storia non è finita. Topo che Salta Cominciò Immediatamente a 
Esplorare il Nuovo Posto e vide che c’erano molte più cose che negli 
Altri Posti; cose da Fare, e Abbondanza di Semi e di altre cose che 
Piacciono ai Topi. Mentre Guardava queste cose, Improvvisamente vide 
un Lupo Grigio che era Seduto a Terra Immobile. 
<<Salve, Fratello Lupo>>, disse Topo che Salta. Il Lupo drizzò le 
Orecchie e gli Occhi gli Brillarono di Gioia. <<Lupo! Lupo! Ecco chi 
sono! Sono un Lupo!>>  Ma poi sulla sua mente scese un Velo e poco 
dopo era nuovamente Seduto e Immobile, senza ricordare cosa fosse. 
Tutte le volte che Topo che Salta gli ricordava il suo nome, si 
Emozionava, ma ben presto se ne Scordava. <<Una Creatura così Grande! 
>> pensò Topo che Salta,<<e pensare che non ha Memoria.>> Topo che 
Salta si Mise al Centro di quel Nuovo Posto e Rimase in Silenzio ad 
Ascoltare il Battito del Cuore. Poi improvvisamente Decise, Tornò dal 
Lupo e gli Disse: <<Fratello Lupo...>> <<Lupo! Lupo!>> disse il 
Lupo... <<Ti prego, Fratello Lupo>>, disse Topo che Salta. <<Ti Prego, 
Ascoltami. Io so cos’è che ti Guarirà: uno dei miei Occhi. E Voglio 
Donartelo. Tu sei una Creatura più Grande di me. Io sono soltanto un 
Topo. Prendilo.>> Non appena Topo che Salta ebbe Pronunciato queste 
Parole l’Occhio gli Volò via dalla Testa e il Lupo Guarì. Il Lupo si 
mise a Piangere, ma il suo piccolo Fratello non lo vide, perché Ora 
era Cieco. <<Sei un Grande Fratello>>, disse il Lupo, <<perché mi hai 
restituito la memoria. Ma Ora sei Cieco. Io sono Colui che Guida alle 
Montagne Sacre e ti Porterò lassù, dove c’è un Grande Lago di 
Medicina; è il più bel Lago del Mondo, e in esso si rflette tutto il 
Mondo: il Popolo, la Tenda del Popolo e Tutte le Creature della 
Prateria e del Cielo.>> 
<<Sì, Portamici>>, disse Topo che Salta. Il Lupo lo Guidò tra i Pini 
fino al Lago di Medicina, dove Topo che Salta Bevve. Il Lupo gliene 
descrisse la Bellezza. <<Devo lasciarti>>, disse Lupo, <<Perché il mio 
Compito è Guidare gli Altri, ma Rimarrò con te quanto Vorrai.>> 
<<Grazie, Fratello>>, disse Topo che Salta. <<Anche se ho Paura di 
restare da Solo, so che devi Andare, per Mostrare agli Altri la Via 
per raggiungere questo Posto.>> Topo che Salta si sedette tremando di 
Paura. Correre non sarebbe servito a nulla, visto che era Cieco, ma 
Sapeva che di sicuro un’Aquila lo avrebbe Trovato. Sentì un’Ombra 
sulla Schiena e Sentì anche il Rumore che Fanno le Aquile. Allora si 
rannicchiò su se stesso aspettando il Colpo. E l’Aquila Colpì! Topo 
che Salta si Addormentò. Poi si Risvegliò. Grande fu la Sorpresa di 
Essere ancora Vivo, ma più grande ancora scoprire che Vedeva! Tutto 
gli sembrava Annebbiato, ma i colori erano Stupendi. <<Vedo! Vedo!>> 
disse Topo che Salta esultante. Un’Ombra Confusa gli Venne incontro. 
Topo che Salta strizzò gli occhi ma l’Ombra Rimase Tale. <<Salve, 
Fratello>>, disse una Voce. <<Vuoi Medicina?>> <<Medicina per me?>> 
chiese Topo che Salta. <<Sì, sì!>> <<Allora Accucciati più che Puoi>>, 
disse la Voce <<e poi salta più in Alto possibile.>> Topo che Salta 
fece come gli era stato Detto. Sì Accucciò e poi Saltò e il Vento lo 
Prese e lo Portò Ancora più in Alto. <<Non avere Paura>>, gli Disse la 
Voce. <<Fidati del Vento!>> Topo che Salta Chiuse gli Occhi e si 
Affidò al Vento che lo Portò Sempre più in Alto. Quando Aprì gli Occhi 
si Accorse che ci Vedeva bene, e più in Alto Volava, Meglio ci Vedeva. 
Poi vide una Vecchia Amica su una Ninfea: era la Rana. <<Hai un Nome 
Nuovo>>, gli Disse la Rana. <<Ora ti chiami Aquila!>> 
 


 

月の道

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Gra.gra.. Grazie

 

Un amico diceva che "spingendo quotidianamente i nostri limiti, riusciamo a piccoli passi a superare le nostre paure.. che ci vietano il possesso della nostra esistenza".

La sorte, insita nel nome, volle che, nonostante i voli effettuati con le sue amiche anatre, si schiantò in una ludica giornata con un ultraleggero.. e beffarda sorte, volle con sé anche un valente ufficiale dell'aeronautica.     (sicuramente prima del prima, con una sonora risata e un vffnclo, guardandosi, esclamarono: .. ma guarda te..)

 

 

Farewell.jpg

Farewell on Mt. Yoshino (1850ca) Utagawa Kuniyoshi

 

 

 


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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