G.Luca Venier 0 · Inserita: 11 febbraio 2018 Katsushika Hokusai, Kurokamiyama Kirifuri no Taki, 1832 Rem tene, verba sequentur Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
getsunomichi 0 · Inserita: 11 febbraio 2018 No, Altura, non è proprio così perché il tempo non si misura in metri. Ma nello spazio di Minkowsky la coordinata temporale (lo scorrere del tempo) si misura moltiplicando il tempo per la velocità della luce. In quel caso lequivalente che ottieni è quella che dici. In altre parole, quello è il tempo che ci impiega la luce a fare un metro. ...insomma, sei entrato nell'ordine d'idee della quarta dimensione. Non so se ti farà piacere sapere che la teoria delle superstringhe considera queste quattro dimensioni una sorta di collasso minimale percepibile ai nostri sensi di una realtà che ne ha ventisei. Pensa al divertimento di risolvere integrali in ventisei dimensioni. 😂😂😂 Beta, quel che lega i due attori potrebbe essere l'archetipo del satiro birbante di cui abbiamo già discusso, parlando di Puck. I bernoccoli sono delle protocorna e il matterello... beh, non credo sia necessario spiegare sempre tutto. Lo Spirito del Re dell'Inferno alberga spesso nei tuoi pressi... a casa sentì per caso odore di zolfo?!? 😂😂😂 月の道 Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
betadine 0 · Inserita: 11 febbraio 2018 no ... ma c'è sempre fumo. Katsushika Hokusai Le ultime apparizioni (sempre per completezza di informazione): "Linee del mondo" nella relatività speciale, a cui si arriva anche grazie allo spazio-tempo di Hermann Minkowski, come ben relazionato dal buon Getsu, World Line: The future, The past, The lightcone, Elsewhere, The present e tutto in un dato “momento”. David Bohm (Wilkes-Barre, 20 dicembre 1917 – Londra, 27 ottobre 1992) è stato un fisico e filosofo: Universo, mente e materia, Rea, 1996. Sii immobile come una montagna ...ma non trattare le cose importanti troppo seriamente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
betadine 0 · Inserita: 11 febbraio 2018 ¿ dove eravamo rimasti ? ah, si, avevamo parlato della "presa in giro" che Kuniyoshi fece del suo celebre predecessore Hiroshige con le medesime 55 stampe delle 53 stazioni del .. Il Tōkaidō - o 'Eastern Sea Road' - aveva cinquantatre stazioni postali diverse lungo il suo percorso e queste fornivano stalle, cibo e alloggi per i viaggiatori. Dove Hiroshige ha catturato ognuno di questi attraverso una serie di paesaggi diversi e il buon Kuniyoshi decise, invece, di mostrarli attraverso i giochi di parole. Ad esempio, la quarantunesima stazione del Tōkaidō si chiama Miya . Questo nome suona in qualche modo come la parola giapponese oya (親) che significa 'genitore'. Per questo motivo, la stazione è raffigurata come due gattini con la madre.. Miya (a sinistra) e Narumi (a destra) (1850) Fonte: WikiCommons Un altro esempio è la cinquantunesima stazione. Questa fermata si chiama Ishibe e il suo nome sembra simile alla parola giapponese miji-me (ミじめ) che significa "miserabile". Per illustrare questo, Kuniyoshi disegnò la città come un gatto dall'aspetto miserabile (in basso a destra). Il suo corpo sembra fragile, i suoi peli sono ruvidi e urla con le fauci miserabili. Kyōto (a sinistra) e la città di Ishibe (1850) Fonte: WikiCommons Mentre il divertimento di questi giochi di parole è un pò perso nella traduzione, si può facilmente immaginare quanto debbano essere “graditi” per un giapponese che ha familiarità con il Tōkaidō. Per i non madrelingua, le stampe di Kuniyoshi rimangono un affascinante promemoria di quanto possa essere inventivo l'ukiyo-e e le sue illustrazioni continuano ad essere una gioia da ammirare. In un'epoca in cui i gatti dominano gran parte delle nostre vite online, è bello ricordare che il loro fascino era altrettanto importante negli angoli chiusi del Giappone del XIX secolo. Forse la nostra “vita” oggi non è così lontana dal mondo fluttuante dell’ukiyo e poi, in fondo in fondo.. tutto torna, come la metropolitana. Ed ora, esattamente a un mese da quando abbiamo incominciato a fluttuare (qua)… una sinossi.. Dal ponte della vita dove una pioggia non può lavare la nostra miseria, passiamo ai nostri tentacolari pregiudizi e ci soffermiamo alla vista dei dettagli… e tutto diventa più bello. A questo punto un folletto fa la sua comparsa e con lui andiamo nel mondo “dell’inafferrabile”.. che in qualche modo proviamo ad incorniciare. Poi sfiorando amori passati e visioni romantiche, si incontra un arciere che apre la sua casa e ci narra di tempi passati, dove i suoi amici talvolta dissentono istintivamente sull’immateriale istinto del gatto.. quando per un istante appare anche il sommo poeta, Dante, che ci ricorda che “fatti non fummo per viver come bruti, ma per seguir virtute e canoscenza”.. ma poi tutto torna con i piedi per terra e torniamo a galleggiare nel cerchio della vita, senza intravederne la sua origine. Ma qua stiamo, nel mondo fluttuante, e stavolta la visione è da sotto il ponte: tutto è più nitido, come la nostra anima. Dopo una piccola veleggiata continuiamo a scorrere come un secco guscio di zucca, rasentando una rivoluzione e una foresta avvolta nella nebbia, tra ironia e modelle e piccole nere alate visioni, arriviamo alla morte: mai concetto fu più chiaro per spiegare la vita. Tra ripensamenti e ricordi restiamo seduti vicino allo stagno – è sera e al minimo baglior della luna tra le nuvole, si accende il teatro, tra marionette, miti, miko, maiko e teneri ricordi che si affacciano, come un treno che passa e se ne va. Tra una sterzata e una veleggiata si torna a parlare di maestri, talvolta illuminati, talvolta sol riflessi, nella semplicità che da sempre frequentavamo.. tra fisica e intuizioni, dubbi e certezze che una madre dona a noi ciechi bambini che tutto tocchiamo anche senza capire, ma impavidi come quest’ultimi afferriamo una spada con l’illusione di dividere qualcosa.. restando nella nebbia.Riprendo la metro e sono arrivato a casa. Ora son giunto al terminal e con un sorriso da ebete penso che “questo” è come il mio lavoro: creare un luogo, oltre gli affetti, dove si ha voglia di tornare. L’oppio è finito ed è terminata anche “la colla”, come richiesto all’entrata del Club, e quindi vi lascio un po’ del “mio data base” con l’intento di far cosa gradita (forse molti di voi hanno già “il catalogo ragionato”... paxienza, viene comunque periodicamente aggiornato.. (a dire il vero, non è solo). E’ una bella strada quella che abbiamo u-percorso insieme, fluttuando nelle nostre notti, aiutato da un pizzico “di cul” (è parte terminale del mio nome e per giunta illuminato). Ne abbiamo viste di belle in varie latitudini, anche se alla fin fine, siamo sempre stati lì, non ci siamo mai mossi. Tutto è qua, un buon titolo per un buon film, con buoni attori e tante oscure comparse... ma son loro che danno dignità alle scene.. con la curiosità all’ombra delle foglie... (provate a immaginare un film coi soli attori principali...). Il materiale condiviso richiederà diverse settimane solo per sfogliarlo tutto, diversi lustri per guardarlo bene. Molte “copertine” si portano appresso l’opera intera, aivogliaatrovarvisioni... Ringrazio tutti, in particolare: T U T T I chi ha partecipato e chi parteciperà ancora, chi all’ombra delle foglie legge e fluttua per suo conto, ma soprattutto grazie a “questa casa”: l’Itaria Nihon Token Kyokai che, oltre ad ospitarmi, trasuda passione e competenze che dall’altro millennio ci accompagnano.Altri verranno, altri disinfettanti e altre visioni, sarà un piacere leggervi... alla prossima 😉 e come ultimo auspicio.. pace (Don De Lillo, Underworld) http://www.hokusai-katsushika.org/index.html (altri link, forse già postati, e qua raccolti :http://www.fitzmuseum.cam.ac.uk/gallery/utamaro/start.html http://www.yoshitoshi.net/ https://ukiyo-e.org/ http://www.ukiyoe-gallery.com/index.htm http://www.kuniyoshiproject.com/https://en.wikipedia.org/wiki/The_Fifty-three_Stations_of_the_T%C5%8Dkaid%C5%8D#The_Fifty-three_Stations_of_the_T%C5%8Dkaid%C5%8D_(H%C5%8Deid%C5%8D_edition) Ed ora, in termini marinareschi ed in ordine di apparizione: armatore (produzione): primi ufficiali tattici (sceneggiatura e approfondimenti): e nostromo: e il Capitano: “(∂ + m) ψ = 0” .. che svela il nocciolo di tutti noi, qua: “Se due sistemi interagiscono tra loro per un certo periodo di tempo e poi vengono separati, non possiamo più descriverli come due sistemi distinti, ma in qualche modo sottile diventano un unico sistema. Quello che accade a uno di loro continua ad influenzare l’altro, anche se distanti chilometri o anni luce." («entaglement» mr. P.Dirac) (c’eravamo tanto a..ppasionati.. Lo dibbi in templi non sospetti) Sii immobile come una montagna ...ma non trattare le cose importanti troppo seriamente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
betadine 0 · Inserita: 11 febbraio 2018 p.s. Lo so che l'equazione ha un problema di massa ..... ma chi non l'ha mai avuto ?? Sii immobile come una montagna ...ma non trattare le cose importanti troppo seriamente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
getsunomichi 0 · Inserita: 11 febbraio 2018 Grazie diavolo di un Betadine. ;-) 月の道 Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
Enrico Ferrarese 5 · Inserita: 12 febbraio 2018 Non so se ti farà piacere sapere che la teoria delle superstringhe considera queste quattro dimensioni una sorta di collasso minimale percepibile ai nostri sensi di una realtà che ne ha ventisei.Pensa al divertimento di risolvere integrali in ventisei dimensioni.godo INTK Database Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
betadine 0 · Inserita: 13 febbraio 2018 (talvolta si torna sui propri sassi.. Sii immobile come una montagna ...ma non trattare le cose importanti troppo seriamente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
betadine 0 · Inserita: 14 febbraio 2018 .. cosciente che oggi parlare d'amore accoglie "un significato" molto più ampio di chi, come me, dall'altro secolo, vedeva il contrapporsi di due individui, sommariamente distinti come genere, oggi talvolta discriminato o più ampio (senza voler fare discriminazioni o voler dare giudizi su chi abbraccia il proprio simile o il mondo vegetale o quello che uno vuole..), in questa giornata dove una sciocca ricorrenza ricade nel giorno delle ceneri (facile tirar conclusioni.. sulle ceneri di un amore) mi è capitato tra gli occhi un filmato che dona dignità a chi, forse nell'ombra, forse musa ispiratrice, continua a perpetuare il ciclo della vita (lasciando la scienza nel suo spazio forse generatratrice di nuovi esseri, ma sicuramente povera di poesia ed umori). Il mio tributo vuol essere riconoscimento a chi con una donna ha condiviso e condivide il proprio passato, a prescindere... in questo mondo fluttuante. (anche il filmato che segue merita di esser visto ed ascoltato - anche se lungo... talvolta avanza del tempo.) Sarusuberi: Miss Hokusai (Eng Dub) (se avete problemi .. lo posso postare) Sii immobile come una montagna ...ma non trattare le cose importanti troppo seriamente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
getsunomichi 0 · Inserita: 14 febbraio 2018 Grazie Betadine, Non lo conoscevo. Lo guarderò certamente. 月の道 Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
G.Luca Venier 0 · Inserita: 15 febbraio 2018 Dalla copertina di Nippontō, anno 2015: Ukiyo-e di Adachi Ginkō raffigurante un attore nei panni di Kato Kiyomasa. Riproduco qui un articolo che ho confezionato per il Bollettino IV del 2015. Si tratta del primo articolo sull'argomento, da quando sono responsabile della pubblicazione, dunque abbiate pazienza se, all'inizio, è un pò didascalico e dice cose oramai per noi scontate. "L’ukiyo-e ( 浮世絵) è un genere di xilografia sviluppata in Giappone nel periodo Edo, tra il XVII ed il XX secolo. Il termine significa letteralmente ‘immagine del mondo fluttuante’. Questa definizione può avere due interpretazioni, sia che per ‘mondo fluttuante’ si intenda il particolare ed esclusivo contesto culturale delle grandi città (Tōkyō, Ōsaka e Kyōto), sia che si voglia con essa alludere all’omofono termine ‘mondo della sofferenza’, ovvero al ciclo continuo di morte e rinascita proposto dal Buddismo. Gli ukiyo-e sono stati pensati come prodotti di massa, alla portata di tutti coloro non fossero in grado di permettersi un vero dipinto, e le tematiche seguono dunque i gusti della gente comune: storie popolari (tra cui storie tradizionali cinesi), scene teatrali ed attori famosi, lottatori di sumo e belle cortigiane (bijinga), quando non esplicite scene erotiche (shunga). Anche i paesaggi, per un certo periodo, sono stati di moda e sono rimaste alcune serie celeberrime, quali quelle di Hokusai che sono molto note anche in Occidente. Quasi mai, però, vengono raffigurati personaggi politici o comunque appartenenti a classi sociali importanti. L’ukiyo-e che abbiamo proposto come copertina di Nippontō per i numeri di quest’anno è, tecnicamente, un nishiki-e (ovvero una stampa tutta a colori) e raffigura un attore nei panni del famoso condottiero Katō Kiyomasa. L’immagine presenta colori molto vivaci ed intensi (la torchiatura delle parti a colori veniva ripetuta più volte sullo stesso foglio, per ottenere questo effetto); Kiyomasa appare in tenuta da battaglia e con l’iconica naginata, a volto scoperto. Il vistoso trucco e l’espressione da ‘fiero cipiglio’ ma un pò stralunata del viso ci fanno intendere chiaramente che si tratta di una raffigurazione teatrale, densa di ironia. Questo tipo di soggetto, il ritratto di un attore, rappresenta quasi un genere a sè nella storia degli ukiyo-e, e viene definita yakusha-e (役者絵). Qualora la scena rappresenti un soggetto di fantasia, mai realmente interpretato dall’attore illustrato, viene definita mitate-e. Lo xilografo è Adachi Ginkō, un artista attivo tra il 1870 ed il 1897. Di lui non si conoscono molti dettagli biografici: nato col nome di Adachi Heisichi, cominciò il suo apprendistato studiando pittura occidentale con Goseda Hōryū. Per quanto riguarda il suo stile di ukiyo-e viene generalmente indicato come appartenente alla scuola Utagawa, anche se in realtà il suo nome non risulta nell’elenco effettivo degli artisti di questa scuola. Pare abbia iniziato a realizzare xilografie nel 1870, con una serie ispirata alla Guerra Civile Giapponese (Boshin Sensō, 戊辰 戦争, 1868-1869): purtroppo nessun esemplare è sopravvissuto sino a noi. Il suo primo successo lo ebbe realizzando una serie di yakusha-e dal titolo ‘Kōdan Isseki Yomikiri’ (Edizione completa di Storie di Battaglia), nel 1874. I ritratti di attori che vi sono raffigurati seguono lo stile del noto artista Toyohara Kunichika e lo yakusha-e che abbiamo proposto in copertina fa parte di questa serie. Il repertorio di Ginkō fu molto ampio, comprendente paesaggi, immagini satiriche ed illustrazioni di libri, ma anche soggetti storici ed avvenimenti reali quali lo Seinan Sensō (Ribellione di Satsuma, 1877) e la prima Guerra Sino Giapponese (1894-95). La sua serie più famosa è infatti il ‘Dai Nippon Shiryaku zue’ (Cenni pittorici di Storia Giapponese, pubblicata tra il 1885 ed il 1889). Nel 1889 pubblicò, nella ‘Rivista dell’Associazione Ton chi’, la parodia di un trittico a stampa, da lui stesso realizzato, in cui era illustrato l’Imperatore Meiji nell’atto di conferire la nuova Costituzione dello Stato. Nell’ immagine satirica la composizione delle figure è volutamente simile, ma il personaggio centrale è raffigurato come uno scheletro (in giapponese: gaikotsu), proponendo uno scherzoso riferimento al nome dell’editore della Rivista, Miyatake Gaikotsu. Questa immagine venne considerata un insulto dalla censura e, per questo, Ginkō fu imprigionato per un anno, la rivista fu chiusa e l’editore Miyatake fu condannato a tre anni di carcere. Dopo il rilascio Ginkō continuò il suo lavoro come xilografo almeno fino al 1908, come testimonia il suo lavoro datato più recente. Il luogo e la data della sua morte sono ignoti." Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
betadine 0 · Inserita: 15 febbraio 2018 Grazie, molto interessante (ti ringrazio qua, anche per l'altro post sulla mostra di Torino). ..molto spiritoso, il ragazzo. Sii immobile come una montagna ...ma non trattare le cose importanti troppo seriamente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
betadine 0 · Inserita: 16 febbraio 2018 .... cartoline dell'epoca. (Edo) Sii immobile come una montagna ...ma non trattare le cose importanti troppo seriamente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
betadine 0 · Inserita: 16 febbraio 2018 .... cartoline dell'epoca. (Meiji) Sii immobile come una montagna ...ma non trattare le cose importanti troppo seriamente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
getsunomichi 0 · Inserita: 17 febbraio 2018 Talora penso che il Rinascimento ha riportato al centro l'uomo è il suo pensiero, aprendo la Via al Secolo dei Lumi. Ma mettere Dio da parte, ci ha condannato alla perdita della Spiritualità. 月の道 Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
Altura 0 · Inserita: 17 febbraio 2018 Non sono d'accordo, ognuno di noi ascende alla propria spiritualità a prescindere dall'esistenza di un dio (spero il minuscolo non offenda nessuno). Ci sono stati e ci saranno uomini e donne che hanno vissuto e vivranno senza mai averla coltivata o saputo di possederla. Fermarsi a pensare, a noi, alle cose fatte, errori o vittorie, è vivere la nostra spiritualità. Naturalmente questo è il mio parere Antonio Vincenzo Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
betadine 0 · Inserita: 17 febbraio 2018 .. nel mio mondo il termine "spirito" "spirituale" è strettamento connesso e legato ad un qualcosa di immateriale. (c'è e lo senti, lo senti e lo percepisci, ne vai talvolta alla ricerca, ma più spesso facendo ricerche, nel senso di approfondir le cose (come un allenamento costante per migliorare sempre qualcosa, anche il più piccolo dettaglio...) .. ecco che "appare", senti di aver trovato o meglio riesci a vedere il respiro di "un altro piccolo elemento" che accresce la tua esistenza). e non parlo di fede nel senso religioso, ma di fede nella natura (nel senso di tutto quello che già c'è e che non conosciamo. a cominciare da noi, dalle sconosciute spigolature... Chiedo scusa alla Luna per le troppe parole generate da un sol e semplice bel riflesso. Sii immobile come una montagna ...ma non trattare le cose importanti troppo seriamente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
getsunomichi 0 · Inserita: 17 febbraio 2018 Rinunciare a Dio significa rinunciare a quella parte immateriale, come dice bene Betadine, che gli dà l'energia per vivere. Non c'entra con la sua essenza, che talora chiamiamo Anima, ma è quella parte del mondo che si vivifica nell'uomo attraverso ogni respiro (termine con cui condivide l'etimo). L'energia che si accompagna alla materia stessa. Se ne sapessi di fisica, sarei tentato di legarla a quella famosa formula einsteiniana che determina l'energia di un corpo a riposo come nient'altro che la materia mediata da una costante proporzionale che non è che il quadrato della velocità della luce. Dio è certamente un'ipotesi. Un ipotesi a cui Laplace rinuncio volentieri, forse convinto che l'uomo possa vivere senza Mistero. Sbagliava. Forse perché non conosceva la spada giapponese. 月の道 Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti