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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

betadine

Botan Dōrō

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🌖🌗🌘🌑


 

月の道

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... e visto che manca poco alla fatidica "Ora del Bue".. parliamo del WADOKEI : "il sistema del tempo stagionale" (pensando di far cosa gradita a Klaus..)

 

reminder..

Ogni ora giapponese equivaleva a due europee
pertanto al posto delle nostre 12 ore ce ne erano solo 6
sei ore che si contavano alla rovescia: 9 . 8 . 7 . 6 . 5 . 4
Quindi, la nona l’ora corrispondeva al nostro mezzogiorno, o alla nostra mezzanotte
Le 9emezza alla nostra “una”
Le otto alle nostre "due".

 

 

Wadokei.jpg

 

L'orologio tradizionale giapponese è un orologio meccanico unico, prodotto in Giappone durante il periodo Edo.
Questo orologio tradizionale giapponese è stato prodotto in conformità con il "sistema del tempo stagionale", il sistema del tempo utilizzato in Giappone, basato su un orologio meccanico introdotto dall'Europa.
Nel nostro sistema orario attuale, il "sistema a tempo fisso", la lunghezza di un giorno è divisa in parti uguali o ore.

Il "sistema del tempo stagionale", usato in Giappone fino al primo periodo Meiji (1868-1912), divideva "un giorno" in giorno e notte e poi ripartiva ciascuno in sei parti. Poiché la lunghezza di un giorno cambia di stagione in stagione, un orologio stagionale deve essere regolato continuamente per rimanere in sintonia con le ore diurne tutto l'anno (da approfondire sul sito.. non ho tutto questo "tempo" da dedicarvi... :biggrin:;)

 

Gli orologi costruiti per mantenere "il tempo" per sistemi di tempo antiquati, come il sistema del tempo stagionale giapponese, sono estremamente rari al mondo. Gli orologi tradizionali giapponesi sono stati prodotti e usati per oltre 200 anni.
Anche le forme dell'orologio tradizionale giapponese sono state adattate allo stile di vita giapponese del periodo.

Sono stati prodotti orologi da lanterna, orologi a montanti e orologi da taschino.

Molti erano eccezionali come opere d'arte e molto apprezzati anche all'estero.

per approfondire.. con tante storie interessanti : https://museum.seiko.co.jp/en/knowledge/wadokei/

 

 

:arigatou: ragazzi... non ho parole per ringrazirvi ... inunasettimanapiùditrecentopresenzeateatro (incluse queste quattro chiacchere nel foyer..) Grazie :arigatou:


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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ora del cinghiale (e mezza)

a t t e n z i o n e

A C H T U N G

 

causa disguidi tecnici

(si dice sempre così quando c'è una telefonata che avvisa di una bomba)

IL GENTILE PUBBICO E' PREGATO DI USCIRE DALLA SALA

ED ATTENDERE - VICINO AL PONTE - DISPOSIZIONI

 

Grazie

ora del topo (e mezza)
ok - allarme rientrato.

Nulla di che, bruciava solo una città.

... ma voi restate sempre sul ponte

 


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Il mio vecchio kurumaya, (il portantino), Heishichi, mi stava portando a un famoso tempio nelle vicinanze di Kumamoto.

Giunti a un venerabile ponte a schiena d’asino sullo Shirakawa, dissi a Heishichi di fermarsi, così da potermi godere il panorama per un attimo.
Sotto il cielo estivo, e bagnati da un profluvio di luce solare d’un biancore elettrico, i colori della terra sembravano di una bellezza pressoché irreale.
Sotto di noi il fiume poco profondo rideva e gorgogliava sul suo letto di grigie pietre, ombreggiato da verzura di cento gradazioni.
Dinanzi a noi la strada bianco-rossigna svaniva e riappariva a tratti, snodandosi attraverso boschetti e casali, incontro all’alta cerchia di vette azzurre che attorniano la vasta Piana di Higo.

Dietro di noi era Kumamoto: lontana accozzaglia azzurrognola di mille e mille tetti, con soltanto la grigia sagoma lievemente tratteggiata del Castello che spiccava contro il verde delle alture boscose più lontane… Vista da dentro, Kumamoto è un luogo desolato..

da quella prospettiva, in un giorno d’estate, è una città fatata, sorta dalle brume e dai sogni…

 

« Ventidue anni fa - disse Heishichi asciugandosi la fronte - no, ventitre anni fa ero qui e ho visto la città bruciare.»

Di notte ? mi informai No -disse il vecchio- era pomeriggio: una giornata piovosa… Si davano battaglia e la città era in fiamme.
Chi si dava battaglia?
I soldati del castello combattevano contro gli uomini di Satsuma.

Avevamo scavato dei fossi nel terreno e ce ne stavamo lì seduti per sfuggire alle cannonate.

Gli uomini di Satsuma avevano piazzato cannoni sulla collina, e i soldati gli sparavano dal castello, sopra le nostre teste.
Tutta la città era bruciata.
Ma tu come facevi ad essere qui?
Ero scappato. Ero corso fino al ponte… Tutto solo. Pensavo di arrivare fino alla fattoria di mio fratello, a circa dieci chilometri da qui.
Ma mi hanno fermato.. Chi ti ha fermato?
Gli uomini di Satsuma… immagino .. non so chi fossero.

Arrivato al ponte ho visto tre contadini, o almeno io credevo che fossero contadini, affacciati al parapetto: indossavano cappelloni di paglia e pastrami di paglia per la pioggia e sandali di paglia.
Mi sono rivolto al loro educatamente, è uno di loro si gira e mi fa: tu resta qui!

Nient’altro: i suoi compagni rimasero in silenzio. Mi sono accorto allora che non erano contadini.. e ho avuto paura.
Come hai fatto a capire che non erano contadini?
Avevano lunghe spade nascoste sotto i pastrani, molto lunghe.
Erano tipi molto alti. Affacciati sul ponte guardavano il fiume.

Io sono rimasto accanto a loro: proprio lì, vicino al terzo pilastro a sinistra, e ho fatto come loro.
Sapevo che se mi fossi mosso mi avrebbero ucciso. Nessuno di loro parlava. E tutti e quattro siamo rimasti affacciati al parapetto per un bel po’ di tempo.
Quanto?
Con precisione non lo so… dev’essere stato un bel po’ di tempo. Vedevo la città bruciare..

E per tutto quel tempo nessuno di loro mi ha parlato o mi ha guardato: tenevano lo sguardo fisso sull’acqua.

Poi.. ho sentito un cavallo, e ho visto arrivare al trotto un ufficiale, che si guardava intorno nel procedere…
Dalla città?
Sì, lungo la via alle vostre spalle… i tre lo osservavano da sotto i loro cappelloni di paglia, ma senza girare la testa; facevano finta di guardare dalla parte del fiume. Ma nell’istante in cui il cavallo sul ponte, i tre si girarono e scattarono: uno ferrò le briglie del cavallo, un altro bloccò il braccio dell’ufficiale.. e il terzo gli mozzò la testa ..tutto in un attimo…
La testa dell’ufficiale?
Sì, non fece neanche in tempo a gridare prima che gli mozzassero la testa…

Non ho mai visto niente di così fulmineo. Nessuno di quei tre disse una parola.
.. ..

E poi?
Poi gettarono il corpo dal parapetto nel fiume; e uno di loro colpì con forza l’animale, che corse via...
Verso la città?
No, gli fece attraversare il ponte, avviandolo verso la campagna…
La testa non la gettarono nel fiume: uno degli uomini di Satsuma la conservò, sotto il pastrano di paglia…

 

Dopo di che ci siamo riaffacciati tutti e quattro al parapetto, come prima, a guardar giù.
Mi tremavano le ginocchia. I tre samurai non pronunciarono una parola. Non li sentivo neanche respirare. Avevo paura di guardarli in faccia.. seguitai a tenere gli occhi puntati sul fiume…

Dopo un po’ di sentii un altro cavallo, e provai un tale tuffo al cuore da star male; alzai gli occhi e vidi un cavalleggero arrivare dalla strada.. al gran galoppo.
Nessuno si mosse finché non fu sul ponte: allora - in un secondo - la testa schizzo via!
Il corpo fu gettato nel fiume il cavallo cacciato via.. esattamente come prima.

 

Tre uomini uccisero in quel modo. Poi i samurai lasciarono il ponte.
Sei andato con loro?
No: si allontanarono subito dopo aver ucciso il terzo uomo, portandosi dietro le teste, senza badare minimamente al sottoscritto.

Io rimasi sul punto, paralizzato dal terrore, fino a che non furono molto lontani.

 

Poi tornai di corsa alla città in fiamme: e come correvo!!
In città venni a sapere che le truppe di Satsuma si stavano ritirando.

Poco tempo dopo arriva l’esercito da Tokyo; e trovai da lavorare: trasportavo sandali di paglia per i soldati.

Chi erano gli uomini che hai visto uccidere sul ponte?
Non lo so.
Hai mai cercato di scoprirlo?
No - disse Heishichi, tornando a detergersi la fronte.
Non ho detto niente della cosa fino a molti anni dopo la guerra.

E perché mai? insistetti..
Heishichi mi lanciò un’occhiata stupita, sorrise in modo compassionevole, e rispose:
« perché sarebbe stato scorretto, sarebbe stato ingrato.»

Mi sentii giustamente redarguito... e riprendemmo il viaggio.


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se qualcuno volesse approfondire - lo dico sottovoce - perché sto infrangendo ogni forma di reigi, come anzidetto da Heishichi (e mi becco anche uno "scorretto ed ingrato")
..si racconta della ribellione di Satsuma e per la precisione nell'assedio del Castello di Kumamoto ..e tre scomparsi, di cui uno senza testa -fu ritrovata in seguito e in seguito seppellito insieme ai suoi compagni..
vi dò tre nomi.. Saigo Takamori, uno dei capi anziani di Satsuma nel Governo Meiji e i suoi luogotenenti Toshiaki Kirino e Shinohara Kunimoto.

ssssss.. io non v'ho detto niente.)

 

 

 

Tanto per... le sue "azioni" hanno ispirato Edward Zwick ne il film: L'ultimo samurai, nel personaggo di Katsumoto.

Modificato: da betadine

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Bene.. considerato che nulla smosse né Katsumoto, né il suo ispiratore Saigo Takamori.. riprendiamo dopo questa pausa pubblicitaria tra un gioco e degli antichi orologi (e un fulmineo racconto) . da dove eravamo.

allora, abbiamo avuto conferme che anche nel kaidan al pari dei gialli (sarà un'attinenza al colore della pelle ??) non ci si può mai fidare del fidato maggiordomo (che tolto l'o-fuda da una finestrella, permette ai vaporosi spiriti la'ccesso in casa del giovane samurai, Hagiwara Shinzaburō
(eravamo al decimo atto) #17


X


Un altro giorno passò e giunse un'altra notte, e con la notte e giunsero le morte.

Celato il volto dietro le maniche si sollevarono e come un'effusione di vapore, s'immisero per la finestrella dalla quale era strappato il testo sacro.. Ma quanto avvenne poi all'interno della casa Tomozō mai non seppe.

Il sole era alto prima chegli ardisse avvicinarsi alla dimora del padrone e a bussare alle porte scorrevoli.
Per la prima volta da anni non ottenne risposta e quel silenzio gli mise paura.

Chiamò a più riprese senza ricevere risposta.
Allora, aiutato da O-Miné, riuscì a forzare la porta e si diresse da solo verso la camera da letto, dove chiamò di nuovo invano.

Aprì le fragorose imposte per far entrare la luce.. ma nulla si mosse ancora all'interno della casa.

Si azzardò alla fine a sollevare un lembo della zanzariera.. ma non fece in tempo a dare un'occhiata che.. con un grido d'orrore fuggiva dalla casa.

Shinzaburō era morto oscenamente morto, e il suo era il volto di chi è morto in preda ai supremi tormenti del terrore.

Accanto a lui sul letto giacevano le ossa di una donna!.. e le ossa delle braccia e delle mani lo avvinghiavano stretto al collo.


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XI

 

Su richiesta dell’infido Tomozō, Kakuōdō Yusai, l’indovino, andò a esaminare il cadavere.

 

Il vecchio restò atterrito e attonito di fronte allo spettacolo, ma si guardò attorno con occhio acuto e... non ci mise molto ad accorgersi che l’o-fuda era stato rimosso dalla finestrella sul retro.. e frugando il cadavere di Shinzaburō scopri che il mamori d’oro era stato tolto dall’involucro e sostituito con una immagine di rame di Fudō.

 

Del furto sospettò Tomozō; ma tutto quanto l’episodio era invero così straordinario che, prima di prendere altre iniziative, ritenne prudente consultarsi con il prete Ryōseki.

 

Pertanto dopo aver controllato attentamente i locali, si recò di gran carriera al tempio di Shin-Banzui-In

nei limiti concessigli dalle anziane membra.

 

Senza aspettare di sentire quale fosse lo scopo della visita del vecchio, Ryōseki lo invitò subito ad accomodarsi in una saletta appartata.

Voi sapete d’esser sempre il benvenuto qui - disse Ryōseki - prego mettetevi pure comodo..

ecco.. mi spiace di dovervi comunicare.. che.. Hagiwara Sama è morto.

Sbalordito, Yusai esclamò: Si è morto.. ma voi come fate a saperlo?

Il prete rispose: - Shinzaburō subiva le conseguenze di un karma sventurato.. e il suo servitore era un uomo malvagio. Quanto è capitato a Hagiwara Sama era inevitabile.. il suo destino era stato stabilito molto tempo prima della sua nascita. Sarà meglio per voi non lasciarvi turbare l’animo dall’accaduto.

 

Avevo inteso dire che un religioso dalla vita pura può acquistar la facoltà di vedere nel futuro per un centinaio d'anni.. ma questa in verità è la prima volta in vita mia che ne ho prova, affermò Yusai..

 

C’è però un altro fatto che mi lascia molto inquieto..

Vi riferite al furto del sacro mamori, il Kai-On-Nyōrai ?? interloquì Ryōseki.

“Non è il caso di preoccuparvi l’immagine è stata sepolta in un campo e lì la ritroveranno e la restituiranno a me durante l’ottavo mese dell’anno venturo. Vi prego quindi di non stare in ansia per questo.

Sempre più stupefatto il ninsomi si permise di osservare.. io ho studiato In-Yō e la scienza della divinazione e mi guadagno da vivere predicendo il futuro alla gente.. ma non mi riesce proprio di capire come facciate a sapere certe cose..

(In-Yō : i principi maschile e femminile dell’universo. Le forze attive e passive della natura. Yusai si riferisce qui all’antica filosofia cinese della natura, meglio nota ai lettori occidentali con il nome di Feng-shui.)ndr

 

Ryōseki replico in tono grave: . Non ha importanza come io faccio a conoscerle..

Vorrei invece parlarvi del funerale di Hagiwara Sama. Il suo casato naturalmente ha il proprio cimitero di famiglia, ma ..

non sarebbe opportuno seppellirlo lì. Deve essere sepolto accanto a O-Tsuyu, la nobile Iijima; questo perché il suo rapporto karmico con lei era molto profondo. E sarebbe più che doveroso che gli facesse erigere una tomba a spese vostre, dato che siete in obbligo con lui per molti favori.

Avvenne così che Sinzaburō fosse sepolto accanto a O-Tsuyu, nel cimitero di Shin-Banzui-In, a Yanaka-no-Sasaki.

 

Qui termina la storia degli Spettri nel Romanzo della Lanterna con le Peonie . .. ... ma


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Tempo dopo mi ritrovai col mio amico a viaggiare dalle parti di Yanaka-no-Sasaki e.. mi venne in mente di passare per il cimitero.

“Verrò con te all’istante” - disse lui.

 

Incamminandoci, riflettevo ad alta voce… Per la mentalità occidentale, Hagiwara Sama è un essere spregevole. Tra me e me l’ho paragonato agli innamorati della nostra antica letteratura popolare. Costoro erano fin troppo felici di seguire l’amata morta nella tomba; eh sì che, essendo cristiani, credevano di avere una sola vita da godere in questo mondo… Shinzaburō invece era buddista! – con unmilione di vite alle spalle e unmilione di vite davanti a se… e fu troppo egoista per rinunciare anche a una sola miserevole esistenza per amor della fanciulla che era tornata a lui dal regno dei morti.. - Anzi, più che egoista, è stato un vigliacco. - Quantunque un samurai per nascita e formazione, è andato a supplicare un prete di salvaguardarlo dagli spettri: - si è mostrato spregevole sotto ogni aspetto e O-Tsuyu ha fatto benissimo strangolarlo.

 

Anche dal punto di vista giapponese, replicò il mio amico.

Hagiwara Sama è alquanto degno di disprezzo.

A mio modo di vedere l’unico personaggio simpatico della storia è quello di O-Yoné: la tipica ancella devota e affettuosa di un tempo - intelligente, scaltra, piena di risorse - fedele non soltanto fino alla morte, ma oltre la morte.

Be’.. andiamo a Shin-Banzui-In ..


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(mezz'ora all'Ora del Bue, ci avviamo quasi ai saluti finali)

 

… di buona lena, arrivammo e..

Trovammo il tempio privo di interesse e il cimitero un abominio di desolazione.

 

Spazi un tempo occupati dalle fosse erano stati trasformati in orticelli di patate.

In mezzo erano tombe pencolanti da ogni lato fuori piombo, tavolette rese illeggibili dal limo, piedistalli vuoti, vasconi in pezzi e statue di Buddha senza testa o senza mani.

Piogge recenti avevano inzuppato il suolo nero.. lasciando quella pozze di motriglia intorno alle quali saltellavano frotte di minuscoli ranocchi.

Tutto - tranne gli orticelli di patate - sembrava trascurato da anni.

 

In un capanno appena oltre il cancello notammo una donna che cucinava e il mio amico si permise di domandarle se sapeva qualcosa delle tombe descritte nel Romanzo della Lanterna con le Peonie..

“ Ah, le tombe di O-Tsuyu e di O-Yoné„ rispose sorridendo.. “ Le troverete verso la fine della prima fila, alle spalle del tempio, vicino alla statua di Jizō

 

Non era la prima volta che mi capitavano sorprese del genere in Giappone..

 

Procediamo con cautela fra le pozze d’acqua piovana e le verdi porche delle patate novelle - le cui radici si nutrivano senz’altro della sostanza di molte altre O-Tsuyu e O-Yoné - e raggiungemmo alfine due tombe divorate dal lichene sulle quali le iscrizioni sembravano quasi cancellate.

Accanto alla tomba più grande era una statua di Jizō, con il naso rotto.

Non è facile distinguere il carattere» disse il mio amico « ma aspetta!..„

Trasse dalla manica un foglio di morbida carta bianca lo poggiò sopra l’iscrizione e comincio a soffregare la carta con una zolla di argilla.. così facendo i caratteri spuntarono bianchi sulla superficie annerita:

Undicesimo giorno, terzo mese, Topo, Fratello Maggiore, Fuoco ... sesto anno Horéki (1756) … Questa sembrerebbe la tomba di un locandiere di Nedzu di nome Kichibei … vediamo cosa c’è scritto sull’altro monumento - sempre con il foglio di carta di lì a poco portò alla luce il testo di un kaimyō:

“En-myō, Hō-yō-I-tei-ken-shi, Hō-ni„ : Monaca-della-Legge, Illustre, Pura-di-cuore-e-di-intenzioni, Rinomata-nella-Legge, abitante la Dimora-della-Predicazione-del-Prodigio…. La tomba di una monaca buddista.

Che razza di imbrogliona! - esclamai .. quella donna si è presa solo gioco di noi..!!

 

Suvvia - protestò il mio amico - sei ingiusto con quella donna!

Sei venuto qui alla ricerca di una sensazione e lei ha fatto del suo meglio per accontentarti..

Non avrai mica creduto che la storia di fantasmi fosse vera.. o si ???


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Bene ..siamo arrivati ai saluti, prima del prologofinale..

Allora.. che dire.. per uno scarso attore ed aspirante rakugo (per forza di cose.. visto che è venuto meno il mio comprimario preferito.. in altre faccende affaccendato) come prima esperienza mi pare bene: più di 600 presenze in due settimane.. forse solo Passanti.. ma preferisco pensare che siate tutti Spettatori attenti e divertiti da questo piccolo inedito post.. annessi e connessi.. e probabilmente altri se ne aggiungeranno..
Grazie

Di certo, volendo, ora sapremo indicare l'ora in giapponese e conosciamo un nuovo gioco.


Invece debbo scusarmi per l'impaginazione.. (ho visto le pagine su un altro monitor..grrr ma io dal mio 10:9 dovevo partire e questo vi siete trovati..)
Ed ora, come vuole la tradizione, passiamo ai ringraziamenti.. che per forza di cose debbon cominciare dall'Orso.. che mi ha concesso un paio di ore a notte per confezionare questo "pacchettino".
La creanza poi m'impone, con immenso piacere, di ringraziare questa Casa, che spesso mi ospita, supporta e sopporta.
E in ultimo, ma il più importante, ringraziamo un greco che la vita ha portato in Giappone e dal Giappone è stato assorbito così tanto da prenderne sembianze e movenze: Lefcadio Hearn (e le varie case editrici che ci han fatto arrivare sino a noi tanto materiale, ch'io ho saccheggiato nel tempo, non ultima l'Adelphi e Ottavio Fatica).
Grazie a voi tutti, con affetto

ß (..ah.. dimenticavo.. un cenno d'intesa e commiato va comunque agli spiriti e folletti che animano le nostre giornate.))

Ed ora, visto e concessomi che me la son suonata e cantata.. vi lascio al pippone, ops, al "Prologo Finale"

Il Giappone è un'invenzione belle buona. Un paese simile non c'è.. e non c'è un simile popolo...

Parola di Oscar Wilde, paleobugiardo ad oltranza.


Un giorno visitando un tempio dalle parti di Yokohama, ricordavo solo i suggerimenti del portiere «Tera e Yuke» devi chiedere..
Lì c'era una sterminata fila di gradini, alti e scoscesi e arrivato su.. un piccolo Tempio, vecchissimo e grigio.
Sul lato dell'edificio, una cascatella in uno stagno copre ogni rumore.

Cha bussa e, preceduto da un sordo colpo di tosse, ad aprire è un vecchio prete vestito di bianco.
Lo seguo sul tatami che ricopre il pavimento e quello mi invita ad entrare nella semioscurità di un sacrario interno.. nel passare sfiora con la spalla un festone di campanelli e raggiunge l'altare.
Il prete fa scorrere un paravento dopo l'altro per dare luce e da un lato scorgo uno specchio..
un pallido disco di metallo brunito con dentro riflesso il mio viso e dietro quella scimmiottatura, un fantasma del mare lontano.

Uno specchio a simboleggiare che cosa, mi domando.. L'illusione? o che l'universo esiste per noi unicamente come riflesso della nostra anima? o l'antico insegnamento cinese che dobbiamo cercare il "budda" nel nostro cuore? Forse un giorno riusciremo a scoprirlo.

Seduto sui gradini per rimettermi le scarpe vedo il prete tornare, inchinarsi e offrirmi una ciotola.. d'istinto ci metto dentro qualche moneta.. prima d'accorgermi che è piena d'acqua calda.
Per non farmi vergognare dell'errore il vecchio senza dire una parola e sempre col sorriso sulle labbra, la porta via, per subito tornare con un'altra, vuota, che riempie d'acqua calda da un pentolino e mi invita a bere del tè.
Poi mi segue con lo sguardo mentre mi allontano e di nuovo sento un sordo colpo di tosse.

Sarò mai capace di scoprire quel che cerco fuori dal "sé".
Saremo mai capaci di scoprire quello che cerchiamo fuori dal "sé".. ¿ cioè fuori dalla propria immaginazione ?
Non dovrebbe essere difficile farlo neanche oggi, se ricordando pensiamo che l'innocenza di un fanciullo è più vicina alla verità eterna del sentimento paterno..

Nell'ordine co(s)mico delle cose.. il presente è l'ombra del passato e il futuro il riflesso del presente.
Noi tutti siamo Uno, come la Luce, eppure molti, perché ognuno di noi è un mondo di "fantasmi".
L'anima, se vuole conoscersi, deve guardare dentro un'altra anima.. s'immerge in quello specchio dove scopre che «io è un altro» e che «anche quello sei tu».

Qual è l'incantesimo più profondo che l'uomo possa soffrire? .. (guarda uno specchio.. lì troverai te stesso.... e..
seguiteremo a incantare noi stessi con le favole.)



Appropositodifavole: Henry Adams, scrittore e storico statunitense, in viaggio per il Giappone a fine Ottocento col pittore La Farge (John, anche lui made in usa) su una lussuosa carrozza ferroviaria a loro riservata, si imbatte in un giovane reporter che gli chiese qual era lo scopo della loro visita.. alla risposta di La Farge - che erano in cerca del Nirvāṇa - il giovanotto replicò: «Non è più stagione!!»
:arigatou:


G0854.jpg


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(accidentaccio... per aggiungere una "e" son spariti tutti gli accenti.. uff)stasera sistemo.

 

 

[(ora va meglio... ed anche questa è fatta.)) va meglio na cippa, "il csd. mio contenuto è andato a farsi friggere"...edit-font-etc..paxiensa]

Modificato: da betadine

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Qualche anno fa è venuto a mancare un grande maestro.

Si chiamava Kase Taiji ed era un uomo di una dolcezza e di una mitezza assoluta.

Un uomo piccolo e paffuto che pareva preso dallo scatolone dei peluche della mia bambina.

Fu uno dei grandi pionieri del Karate mondiale che, negli anni in sessanta, lascio il Giappone per diffondere in Europa ciò in cui credeva.

Potrei parlarvi a lungo delle sue capacità tecniche e delle preziose lezioni che ci teneva spesso qui a Milano, dove veniva a trovarci da Parigi, dove viveva.

...Anche se le sue visite erano probabilmente dovute alleffetto che lui provava per un altro Giapponese che qui a Milano invece viveva e vive tutt'ora ormai ottuagenario.

Un uomo che ha fondato il Karate italiano partendo dal nulla, ma che in quelle occasioni ritornava il suo allievo di un tempo, che lo accoglieva per preparagli da mangiare qualcosa di giapponese.

 

Il maestro Kase aveva molte caratteristiche speciali.

Una di queste era quella di non aver mai rifiutato un combattimento o una sfida.

Un retaggio sicuramente di altri tempi, in cui concetti come coraggio e onore suonavano come qualcosa di più che semplici parole.

Non si era tirato indietro nemmeno quella volta in cui il suo Paese, ormai allo stremo, gli aveva chiesto di donargli la sua vita.

E volentieri si era arruolato nella tokubetsu togeki tai, lunità di attacco speciale cui la nazione stremata si rivolgeva per tenere lontano dalla sua terra l'invasore straniero.

Un gruppo di ragazzi che come il Vento Divino del passato avrebbe fermato le invasioni straniere.

Il maestro Kase era un Kamikaze.

Il destino volle che l'imperatore proclamasse la resa alla viglia della sua prima, ed unica, missione.

 

Beh, ancora dopo tanti e tanti anni, si leggeva in fondo ai suoi occhi lo spirito di O-Tsuyu.

 

La sua dolcezza e la sua disponibilità non potevano nascondere che avevi davanti una persona che aveva rinunciato a vivere. Che aveva fatto parte di un gruppo di persone che avevano scelto di morire.

Che erano morte.

Ma lui era tornato a vivere con in una maledizione.

La sua vita era ormai cambiata per sempre.

 

Qualcuno lo invidiava per questa assoluta mancanza di paura.

Per me fu un modello e lo invidio tuttora per molte cose, ma mai per questa.

 

Mi ha insegnato uno dei suoi Kata preferiti, le forme con cui si apprende una disciplina giapponese.

Meikyo.

Un nome che si può tradurre con specchio luminoso ed un invito a lucidare in continuazione lo specchio della propria Anima, in modo da leggere sempre una immagine chiara di noi stessi.

Questa azione si può esercitare solo attraverso la pratica.

La forma stessa è un continuo rimando al guardarsi dentro, guardandosi da fuori, con delle tecniche che sono sempre speculari.

Un gioco di opposti e di complementari che è rimarcata anche dal tipo di tecniche contenute.

Mai come in questa forma, apparentemente semplice, si ha una prevalenza così netta di tecniche doppie che utilizzano contemporaneamente le due braccia insieme.

Si tratta di uno degli ultimi kata che si affrontano è questo tornare alla semplicità non è semplicemente un invito a chiudere il cerchio. È anche, forse soprattutto, il suggerimento a intendere tutto il lavoro che si è fatto, non tanto inteso come contro un avversario.

Bensì come rivolto a comprendere se stessi.

 

Il maestro Kase amava ricordarci che gli ultimi kata, che ritornavano ad una estrema semplicità, facevano parte di una famiglia speciale "undocumented" nota come Hara no kata.

I kata della pancia.

Pensati apposta per lo studio e la circolazione dell'energia interna, quindi tutt'altro che semplici.

Ma anche un implicito suggerimento a ricominciare da capo lo studio delle forme e, più in generale della disciplina, applicando i principi energetici che erano stati qui appresi.

Non dobbiamo dimenticare che per i Giapponesi il ventre è il luogo dove si generano le emozioni ed è quindi la sede dell'Anima.

 

Pertanto lo specchio di Betadine ha per i Giapponesi proprio il significato simbolico che egli ha intuito.

Una capacità da acquisire così importante che viene associato alla spada, e alla collana, come i tre tesori che segnano l'ascesa al trono dell'imperatore.

Perché senza una chiara immagine di se stessi, è vano pensare di poter indirizzare chicchessia.

 

In questi anni mi dedico con sempre maggior attenzione allo studio di questo "specchio luminoso".

Talora sulla sua superficie scorgo persino il riflesso della Luna.


 

月の道

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Grazie Getsu ... come sempre grandi bagliori si sprigionano dalla Luna.

 

...e lunga vita al tuo concittadino Sensei.

 

Questo specchio.. che riempiamo con la nostra immagine, per svuotarlo e poi riempirlo nuovamente..

il ciclo delle nostre esperienze.. sempre più pacate, sempre più piene.. sempre più in pace con noi stessi (o almeno ci proviamo..)

Con una stretta al cuore, debbo ammettere che "io quella sensazione l'ho provata sulla mia pelle" (con la differenza che nessuno mi aveva chiamato.. che avevo più chance e che mi ci sono infilato da solo, più volte.. agevolato da una premonizione sognata, che oggi, da padre di una bimba prossima ai diecianni, mi va un pò stretta e spesso mi chiedo se son effettivamente riuscito a saltare il fosso, lasciandomi alle spalle solo qualche cicatrice o se quel fantasma ancora vive in me.. ma per parlar di questo abbiamo tempo sino al 2032).

 

Sperando di far cosa gradita, Vi posto una piacevole riflessione della scorsa estate.. qua vicono Roma, sperduti nel mondo, ad ascoltare "un percorso".

 


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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.. per il giudice facile decidere bianco o rosso. Come si fa ? (io non riesco capire questo..) 40", M°Hiroshi Shirai


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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grazie


MILLE



ENS.jpg



Sii immobile come una montagna ...
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