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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

betadine

Piccole storie di vita e di morte

Messaggi consigliati

... e per i nostri amici ornitologi

 


Hō-ō
鳳凰 ほ う お う

 

Hōō sono belle creature pacifiche e sono onorate in tutta l'Asia orientale e adorate come spiriti divini.

Sono descritti con il becco di un gallo, la mascella di una rondine, la testa di un fagiano, il collo di un serpente, la parte posteriore di una tartaruga, le zampe di una gru e la coda di un pavone. Hanno colori brillanti con i cinque colori degli elementi cinesi - bianco, nero, rosso, giallo e blu - e hanno cinque distintive penne della coda.

Sono creature di assoluta pace e non causano mai danni ad altri esseri viventi.

Mangiano solo semi di bambù e nidificano solo negli alberi di paulownia.

Quando un hōō vola, si dice che il vento si ferma, la polvere si deposita e gli uccelli e gli insetti si acquietano.

A causa della loro purezza, appaiono solo in terre benedette con pace, prosperità e felicità - fuggono nei cieli nei momenti difficili.

L'apparizione di un hōō è di buon auspicio, si dice che significhi l'inizio di una nuova «era» nella storia.

Spesso rapprsentato nei dipinti giapponesi, nell'artigianato, nei kimono e nei templi e santuari.

Come simbolo, rappresenta il fuoco, il sole e la famiglia imperiale.

Rappresenta anche le virtù del dovere, della correttezza, della fede e della misericordia.

I suoi cinque colori rappresentano i cinque elementi: legno, fuoco, terra, metallo e acqua.

Hōō, viene dalla mitologia cinese, conosciuti come fenghuang.

Originariamente erano considerati due uccelli distinti: il maschio hō (feng) e la femmina ō (huang), che simboleggiavano lo yin e lo yang..

La dualità dell'universo. Alla fine le due creature si unirono in un unico termine e il loro nome combinato così fu usato.

La creatura combinata è ancora considerata una femmina ed è spesso associata al tatsu (il dragone) che è considerato maschio.

E’ l’uccello più sacro di tutti, secondo solo al kirin in termini di potere.. (kirin è una specie di cervo, con scaglie come quelle di un drago, una coda simile a quella di un bue e una leonina criniera fluente. Ora in Giappone con questo termine indicano la giraffa.. ma di questo ne parleremo in un’altra occasione.)

L'hōō è uno degli animali più venerati e più santi del Giappone..

noi la chiamiamo fenice.

Fonte: Yokai.com

:arigatou:
ii


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Allego questa immagine.

Tenta in qualche modo di rappresentare il filo conduttore dei racconti di Betadine.

Ma devo tornarci su con più calma.

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月の道

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Al mondo e alla città che lo rappresenta.

Quale è il messaggio che tutti devono conoscere urbi et orbi?

 

Beh, troviamo il mondo della campagna e della Natura, così ben descritto in questi racconti misteriosi di Betadine.

Ecco l'albero della vita, che come l'uomo staziona eretto quasi a voler congiungere cielo e terra.

Possiamo stupirci se incarna un'anima umana?

Ecco il sole e la luna, il giorno e la notte, forse i simboli più antichi della vita e della morte che sono un po disseminati in questi racconti.

Sulla volta celeste, quiete osservatrici, una miriade di stelle, che osservano quiete la relazione fra il tutto.

Fra il maschile e il femminile, i principi senza il quale il mondo come lo conosciamo non avrebbe ne dinamica, ne senso.

Se uno conoscesse la Natura stessa della luce, forse potrebbe addirittura pensare che quei raggi solari, talora diritti, talora ondulati, rimandino alla duplice Natura del fotone. Corspuscolo e onda allo stesso tempo.

...ma no, questo disegno è tanto più vecchio di queste strane teorie scientifiche...

In questa eterna dualità esiste un essere che non si fa ingannare.

È vestito di rosso, il colore della fenice.

Per lui è chiaro che la morte e la vita sono solo due aspetti di un unico fenomeno.

Questo è infatti ciò che si cela dietro la morte della Fenice nel fuoco, da cui risorge sempre ad una rinnovata vita.

Solo chi riesce a superare questa trasformazione, rendendosi consapevole della vanità del separare in entità distinte ciò che Dio ha unito, buca il mondo dell'illusione.

Vede al di là.

A lui è concesso comprendere il meccanismo, il motore di tutto ciò.

Solo a lui, la comprensione della bellezza e della perfezione delle ruote celesti che hanno incarnato il segreto del moto perpetuo.

 

Quest'uomo è un occidentale.

No, non l'ho riconosciuto dal tratto...

È che se fosse stato orientale, invece che un bastone avrebbe tenuto in mano una spada giapponese.


 

月の道

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Nella tua dualità riesci sempre a illuminare il lato oscuro , a dare luce e profondità a tutto.

 

 

Ora vi racconto la mia, che, tutto sommato, un filo aveva...

Quando ho ritrovato e riletto libri e una serie di appunti del passato (maniacalmente ho il vizio di prender appunti... forse inconsciamente per partire avvantaggiato per un inaspettato incontro con Mr.Alzheimer.. non so, ma così è.)..

allora, pensavo di chiamarlo “La terza via” ma tutto sommato i titoli originali lasciano più libertà e hanno migliore e più veritiero contesto.

La terza via, è il filo e non una scappatoia.

Va costruita e non solo col cuore.. (non sempre è buona cosa)..

e questo entra in ballo nel momento cruciale, senza richiederlo.. d’istinto, come un fendente.

Come diceva Takuan Soho .. ti sei cancellato, non possiedi più la spada.

Ma come scriveva Bertrand Russel “il metodo di asserire ciò che ci fa comodo ha molto vantaggi.. sono gli stessi che ha il furto nei confronti del lavoro onesto.. (e io aggiungo che non bisogna mai illudersi di aver capito tutto e subito.. la vita presenta sempre molte sorprese.)

La scelta - la scelta estrema - viene dominata dal cuore (che sia una curva o una vita, non importa) e solo in presenza di una forte determinazione “costruita nel tempo” (.un allenamento, insomma.) saremo pronti a “quel momento” preparato dal “lavoro svolto su noi stessi”.

 

La differenza tra Shinzaburo e Tomotada è tutta lì, nella determinazione.

Il primo si trova per caso “colpito dal fulmine”.. attende.. vive sommesso gli accadimenti e poi sopravvive nel ricordo della sua bella.

Lei, invece, è talmente innamorata (e determinata) che è pronta a vincere la morte pur di stare col suo amato.. pronta anche ad ingannare.. per amore, pur di stare con lui, per sempre.

L’altro invece, pur sempre invitato dal caso, sosta in una casa, ma per quel l’incontro, per quell’amore a prima vista, è pronto a rinunciare alla sua vita.. è pronto anche ad uccidere.

E la vita gli concede una chance... (banzai) . . . poi fa il suo corso.

Ma Tomotada a differenza di Shinzaburo, non cerca scappatoie, non va in cerca di aiuto. Lui stesso diviene aiuto, nel suo divenire missionario.

 

Nel mezzo c’è “vita”, sul ponte ..

- questo gioco che percorriamo nella nostra esistenza, che la vita dà e la vita toglie, senza pensarci troppo, a prescindere.

Saremo capaci di portarlo fino in fondo, questo gioco?

Saremo capaci di pagare il giusto prezzo delle nostre scelte?

Beh... questo non sta a me definirlo.

 

In ultimo e per riavvolgere la matassa, ci sono i genitori di Aoyagi.. che nel pensar al bene della figlia, rinunciano anche alle “convenzioni”..

- non serve il danaro quando la vita ti ha dato molto.. e sei in pace essa.

Saremo in grado, sapendola felice, di rinunciare a nostra figlia ? Lascieremo nostro figlio andare per la sua strada ??

(Troppo facile avendone le condizioni o condividendone le scelte.. in tutti gli altri casi, dopo aver costruito nel tempo, servirà un grande cuore.)

Magia .. Sorte ? non so.

Alchimia, di certo.

 

Ahimè, ne abbiamo avuto esempio in questi giorni.. dove splendidi ragazzi (e splendidi tuttiecentocinquatasette) che nel cercare di migliorar qualcosa e qualcuno, han perso una vita.... lasciando però grandi tracce per chi resta... per chi già le segue.

Queste son solo piccole storie di vita e di morte.

Amen (nel senso letterale di “così è la vita”. e così sia.

 

 

getsunomichi, on 12 Mar 2019 - 02:07, said:

..se fosse stato orientale, invece che un bastone avrebbe tenuto in mano una spada giapponese.

Magari è un pro-pro-avo di Musashi col suo bokken))

 

ps.. molto bella la alchemica stampa.


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per completezza di informazioni..

 

Prendendo sempre tutto con le pinze, nottetempo, incidentalmente un falso ci riporta con i piedi per terra, pur lasciandoci sognare..

forse poteva essere ispirata a MM .. ed il “fotone” era lì lì per esser definito.

Nel libro Illusionen, 1977 Thames and Hudson Ltd, London, riporta: “L’incisione di cui ci occupiamo, ha goduto, negli ultimi tempi, di una popolarità senza pari ed è stata riprodotta innumerevoli volte per la sua pretenziosa rappresentazione di come l’uomo medioevale ‘rompe il guscio dell’antica cosmogonia’. Più di una volta essa è stata descritta da fonti ‘autorevoli’ come risalente agli inizi del 16°secolo.

Per quanto bella e pittoresca possa essere questa illustrazione, sta di fatto che essa fu commissionata, per uno dei suoi libri, dall’astronomo francese Flammarion, verso la fine del 19°secolo. Questo per quanto riguarda la sua “autenticità” medievale ex post facto”.

Infatti, si tratta di una famosa incisione su legno comunemente chiamata Il Flammarion.

È così chiamata perché la prima stampa apparve nel 1888 nel libro "L'atmosphère: météorologie populaire" ("L'atmosfera: meteorologia popolare") di Camille Flammarion. L'artista non è conosciuto.

 

«Queste pagine sono scritte per tutti coloro a cui piace rendersi conto di quanto li circonda, e che pongono fra le più grandi soddisfazioni dello spirito il poter formarsi una idea precisa e chiara dello stato dell'universo.

Non è ella forse aggradevol cosa l'esercitare l'intelletto nella contemplazione dei grandi spettacoli della natura? Non è egli utile altresì il sapere almeno sopra che cosa noi camminiamo, qual posto occupiamo in mezzo all'Infinito; che cosa è questo Sole, i cui raggi benefici suscitarono e conservano la vita sulla terra, quale è il cielo che ci circonda, e che nome e che relazioni tra loro hanno le numerose stelle che nell'oscura notte diffondono nello spazio la loro luce tranquilla e silenziosa?

Orbene, questa conoscenza elementare dell'universo, senza cui noi vegeteremmo, a guisa di piante, in una apatica ignoranza delle cause di cui subiamo perpetuamente gli effetti, noi possiamo acquistarla, non solo con lieve fatica, ma anzi con un piacere sempre crescente.»

Camille Flammarion

.e ovviamente - mi verrebbe da dire - scrisse un Libro sulla Vita: La Mort et son mystère (anzi son tre)

Avant la mort (1920) Autour de la mort (1921) Après la mort (1922)

(anche queste son semplici storie di vita. γ

splash


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😂😂😂

...anch'io convinto fosse XVI o giù di lì...


 

月の道

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Tutto ciò è molto GiapponesE... non è mai come sembra.))


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.. un amore non si scorda mai.

(da qualche parte ho letto che "non è tanto difficile che un amore finisca, la difficoltà sta nel dimenticarlo.")

 

Two Leaf.jpg

Tsuki hyakushi

One hundred aspects of the moon

Tsukioka Yoshitoshi (1839−92).

The prints were published in batches by Akiyama Buemon between 1885 and 1892

The Last collection

«Completed in the year that he died, this series is highly regarded as the masterpiece of his later years»

La storia però ve la racconto domani. (azz.. m'è riscappato l'ukiyo)


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Passata il “NE” o ora del topo «子», è già domani e… per la serie:

non è mai come sembra.. «Due storie .. una stampa .. mille racconti»

 

 

Il nobile del X secolo, Semimaru, un flautista cieco riconosciuto come un luminare musicale del periodo, suonava una splendida melodia sul flauto che nessuno poteva eguagliare.

Ad un certo punto della sua vita si pentì di non avere uno studente a cui trasmettere le sue tecniche segrete e ne fece confidenza..

Arrivò tale notizia al cortigiano Hakuga Sammi, noto anche come Minamoto no Hiromasa, che implorò Semimaru di prenderlo come allievo.

Semimaru fu d'accordo.. e Hiromasa imparò a suonare come il suo insegnante.

 

Yoshitoshi presenta Shujaku Gate Moon - Hakuga Sammi, i due musicisti che suonano la loro dolce melodia al chiaro di luna presso la Porta Shujaku,

in Heian Kyo (平安京, letteralmente "Capitale di tranquillità e pace", oggi la chiamamo Kyoto).

.

. . .

.

Hiromasa, pronipote dell'imperatore Daigo (Daigo-tennō) e raffinato musicista, una sera andò alla porta di Shujaku quando la luna era chiara e bella.

Lì suonò il suo flauto, esaltato dalla luna.

Poi apparve un'altra persona, anch’essa suonando un flauto.

Non parlarono mai, ma giocarono sulle note.

Si sono incontrati lì e hanno suonato diverse notti.

Il “giocatore” sconosciuto era virtuoso.. dal suo flauto uscivano toni meravigliosi.

Hiromasa propose di scambiarsi i flauti.

Dopo di che, ogni volta che la luna era bella, Hiromasa andava nello stesso posto per incontrare l'altro musicista, ma sempre, da quel momento, suonando lo strumento dell'altro.

Quando Hiromasa morì, l'Imperatore, conosciuta la storia e recuperato lo strumento, fece suonare il flauto che aveva preso in prestito dallo strano suonatore di Shujaku Gate, chiedendo ai musicisti di Corte...

ma nessuno fu in grado di ottenere alcun suono gradevole.

Un giorno passò da Palazzo un certo Jozo, un famoso suonatore di flauto.. e, nello stupore, riuscì a suonarlo come Hiromasa.

L'imperatore allora disse a Jozo che Hiromasa aveva avuto quel flauto vicino alla porta di Shujaku e gli chiese di andare lì di notte e suonarlo.

Alla luce della luna, Jozo andò al famosa Porta e suonò il flauto... a quel punto, qualcuno nella Torre della Porta gridò a gran voce:

"È un flauto molto bello dalle belle note, come ho sempre detto..”

 

Così si venne a sapere che il flauto apparteneva al “tizio” che viveva nella torre della Porta di Shujaku.

L'imperatore lo considerò come uno dei tesori della Corte.

Si diceva che fosse un bellissimo flauto con disegni di due foglie.. Two Leaf


In seguito divenne noto come il "Flauto a due foglie", lo "Ha Futatsu" ( 葉 二 ) o “Devil’s flute, perchè era lui che abitava la Torre.


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per completezza di informazioni..

 

Ovviamente i personaggi della storia son.. veri ed esistiti. (sull'accaduto non garantisco..)

 

 

Semimaru noto anche come Semimaro ( 蝉 丸 ) era un poeta e musicista giapponese del primo periodo Heian.

Il suo nome è registrato nella Ogura Hyakunin Isshu, ma non ci sono resoconti storici del suo trascursus.

Alcuni racconti dicono che era un figlio di Uda Tennō, il principe Atsumi, o che era il quarto figlio di Daigo Tennō.

Ci sono anche affermazioni che visse durante il regno di Ninmyō Tennō.

Semimaru era un suonatore di liuto cieco che viveva da solo in una capanna di paglia ad Ausaka, che significa "pendio dell'incontro".

"Ausaka è un pendio a circa cinque miglia a est del centro della moderna Kyoto, il cui apice è uno stretto passaggio attraverso la catena montuosa orientale che separa Kyoto dall'area del lago Biwa".

L'imperatore stabilì una barriera di check point formale, Ausaka no seki , in questo vertice nel 646. Oggi il posto è noto come Osaka.

Un santuario shintoista fu costruito lì nel decimo secolo e alla fine divenne noto come Semimaru jinja .

 

Minamoto no Hiromasa ( 源 博雅 , 918 - 28 settembre 980) era un nobile e musicista gakaku nel Peiodo Heian.

Era il figlio maggiore del principe principe Katsuakira e il nipote dell'imperatore Daigo. Sua madre era la figlia di Fujiwara no Tokihira.

Poiché il grado più alto che ottenne fu Maestro Provvisorio del Palazzo dell'Imperatrice come non consigliere di rango inferiore, fu conosciuto come Hakuga no Sanmi ( 博雅 三位 ) , che è la lettura cinese dei personaggi di "Hiromasa" e quelli per "terzo rango".

Era un esperto di kangen ( 管弦 ) gagaku orchestrale che non accompagna la danza.

Fu anche chiamato Choushuukyou ( 長 秋 卿 ) o Lord Autumn dopo il Palazzo d'Autunno, il nome poetico dell'imperatrice e della sua dimora.

Quando fu rimosso dalla successione imperiale, gli fu concesso il cognome Minamoto. Nel 934 gli fu conferito il quarto grado più basso. Nel 947 divenne Vice Primo Ministro del Ministero degli affari centrali. Nel 959 divenne Capitano dell'Orologio di Destra. Nel 965 divenne il comandante medio delle guardie di palazzo di sinistra. Nel 974 fu promosso al terzo grado inferiore e divenne Maestro Provvisorio del Palazzo della Regina Madre.

Ha raggiunto la sua padronanza del gagaku, la tradizione musicale gli ha consentito di arrivare a, studiando musica vocale con il principe Atsumi, koto con l'imperatore Daigo, biwa con Minamoto no Osamu, flauto di Ooishi no Minekichi e hichiriki di Yoshimine no Yukimusa .

Il basso hichiriki era il suo punto di forza, ma non gli piaceva la canzone e la danza. Nel 951, suonò il biwa al banchetto del nuovo anno dell'Imperatore.

Nel 966, per ordine dell'imperatore Murakami, compilò un'antologia musicale imperiale, lo Shinsen gakubu ( 新 撰 楽 譜 , detto anche Hakuga no Fue-fu che significa "Punteggio di flauto di Hiromasa").

Il sistema di notazione che ha sviluppato è ancora usato oggi.

Si dice che è sia stato chiamato a partecipare al cosiddetto "Quinto anno di Tentoku Poetry Contest" nel 960, ma che si è bloccato di fronte all'imperatore e ha accidentalmente dato il titolo di un poema e ne ha recitato un altro. (troppo forte..)

Ha ricevuto il famoso flauto Ha Futatsu ( 葉 二 ) dal demone alla Porta di Suzakumon.

Ha recuperato il famoso biwa Genjou ( 玄 象 ) dalla Porta di Rashomon.

Dopo tre anni di studio da Semimaru, ad Osaka, gli sono stati insegnati i brani segreti "Flowing Spring" e "Woodpecker".

Appare in molti racconti di questo tipo in fonti come il Konogaku Monogatarishu.

 

L'unico che resta nell'aria o nella leggenda è Jozo, un famigerato monaco.. Jozo-Hoshi, e se ne parla nella storia "Death of Tokihira".

 

Mentre il Suzakumon ( 朱雀 門 Suzakumon o Shujakumon ) era la porta principale costruita nel centro dell'estremità sud dei Palazzi imperiali nelle antiche capitali giapponesi di Fujiwara-kyō (Kashihara), Heij-kyō (Nara) e in seguito Heian-kyō (Kyoto).

La posizione seguì le antiche esigenze del modello del palazzo cinese in quei periodi, Suzaku ( 朱雀 Suzaku ).

A guardia della Porta Sud era il "Vermillion Bird".. L'uccello del Fuoco, il nostro Hōō: la Fenice.

 

 

(a questo punto, un dito me lo son tagliato da me... "provvedete voi al resto della mano".. altrimenti invado questo forum con futili storie.))

 

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it was a healhty finger

but it wasn't a good finger

ciu


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Futili, non so.

Ho appena commentato su un altro post di un popolo che ha uno splendido flauto, che non sa suonare.

😂😂😂😂😂


 

月の道

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L'aria è sempre un pò pesante, qua come di là... e allora, considerato che siamo arrivati a Heian-kyō, o Kyoto che dir si voglia)

vi lascio, sempre dopo la mezz'ora del Topo (una costante ultimamente... e pensare che tempo fa mi avevano dato del "ragno,)

con un filmatino.. molto folkloristico, lo ammetto, ma tutto sommato ci mostra un popolo aperto anche in fatto di musica.. e comunque, nel suo insieme, molto attento al tempō.

Felice notte


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La Storia della Banda corre parallela a quella della Storia, una Storia quindi non altra, non minore..

Già a partire dal 1700, molti paesi avevano una loro Banda e nel secolo successivo la presenza della banda diventa generalizzata.

Nel 1800 infatti la Banda civile prende via via il posto di quella militare, legandosi agli aspetti risorgimentali e alle esigenze sociali e rituali del popolo. Non è un caso che sia proprio il periodo di metà Ottocento quello che vede il formarsi di un gran numero di Corpi musicali.

I musicanti erano gente del popolo, contadini, operai o commercianti del luogo, tutti coltivavano la passione per la musica e credevano nell'alto valore educativo e culturale dell'aggregazione.

La Banda ha di fatto un'origine legata agli antichi eserciti, fin dalle prime civiltà, come quelle formatasi nei millenni pre-cristiani (sia nel bacino del Mediterraneo, come nelle civiltà assira, sumerica, babilonese, egiziana, sia in Oriente).

Per rimanere all'Italia, le prime testimonianza risalgono al VI secolo a.C. e riguardano l'esercito romano, il quale utilizzava una Banda per far marciare.. compattare e tenere su di morale i soldati. Questa era composta prevalentemente dalla tuba, dal lituus, dalla buccina, dal cornu e da strumenti ritmici quali cimbali, tamburelli e sistri.

 

Il provenire da una stessa comunità, l'incontrarsi con i coetanei o con gli amici più grandi, lo stare insieme di generazioni differenti, il recarsi in un luogo comune, la passione per la musica, il rendersi conto dell'importanza che il "gruppo" svolge nel “paese”.. l'essere utili agli altri, alle istituzioni, al Comune senso di Coesione e molto altro, crea nei partecipanti al Gruppo bandistico un orgoglio di appartenenza, sano, positivo, propulsivo, profondamente ricco.. quanto mai importante per la crescita unitaria ed identificativa che coinvolge tutti.. quantomeno nella gioia: ogni Banda ha una sua tradizione, una sua storia e quindi una sua peculiare identità, per questo la persona che ne fa parte è orgogliosa di appartenervi.”


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... qualcuno da qualche parte già ci parlò di questo (vabbè, non ce la faccio ad esser vago.. il buon Getsu, ne fece riferimento in un post nell'ukiyo-e, mentre si disquisiva di sillogismi ed effetto tunnel..) qua un'altra spigolatura.

 

 

Quando Horiō Yoshiharu, il famoso generale divenne daimyō di Izumo, nell’era Keichō, volle far costruire un ponte allo sbocco del fiume Ohashi.. ma ogni tentativo si rilevo inutile, in quanto non si trovava fondo solito su cui poggiare i pilastri.

Milioni di grosse pietre furono gettate nel fiume senza nessun risultato.. poiché il lavoro compiuto durante il giorno veniva spazzato via o inghiottito durante la notte.

Ciononostante alla fine l’opera venne ultimata.

Ma poco dopo la conclusione dei lavori, i pilastri cominciarono a inabissarsi.. poi una piena portò via metà del ponte e, quando non era l'acqua.. ogni volta che lo si riparava, succedeva qualcosa che lo distruggeva di nuovo.

 

Infine, per placare l'ira degli spiriti fu compiuto un sacrificio umano.

 

Un uomo venne sepolto vivo nel letto del fiume, sotto il pilastro centrale, dove la corrente è più insidiosa... e da allora il ponte e resse.

 

La vittima fu un certo Gensuke, che abitava in via Saikamachi.

Perché si era stabilito che dovesse venir sacrificata la prima persona che attraversasse il ponte indossando un hakama senza machi

(una specie di pezzo rigido di cartone veniva inserito nella parte posteriore del hakama, per tenere le pieghe dell’abito ordinate).

Passò Gensuke e fu lui che presero.

Ragion per cui i successivi per i successivi trecentoanni il pilastro centrale venne chiamato Gensuke-bashira, dal nome dell’uomo.

E si dice che nelle notti senza luna, un fuoco spettrale volteggiasse attorno al pilastro, sempre allora più fonda della notte, all’ora del bue, fra le due e le tre e, si dice anche, che il colore della fiamma era rosso.

 

La leggenda si riferisce al ponte di Matsue, punta estrema a nord-ovest di Kobe (un posto bellissimo) e, si dice anche che, durante la costruzione del nuovo ponte e molti avevano timore di venire in città poiché si era diffusa voce che fosse necessaria un’altra vittima da scegliere tra loro.. e che la scelta sarebbe caduta tra quanti portavano ancora il codino alla maniera tradizionale: ragion per cui centinaia di vecchi se lo tagliarono.

Questo accedeva una cinquantina di anni prima dell'inizio del secolo scorso... ed un tal Perry era già sbarcato sull'isola.


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Questa è una storia che riguarda le arti marziali e si ricollega con la fenice e la rinascita.

 

Ma prima di darvi la mia spiegazione, vorrei farvi notare che certi significati, certi simboli, sono insiti nel dna umano.

Non riguardano solo il Giappone.

Pertanto voglio raccontarvi una storia europea, di vita, di morte, di spettri, di diavoli e... di architetti che costruiscono ponti.

L'immagine che vi allego è posta su un vecchio ponte che attraversa il fiume Meno nella mia città natale, Francoforte. Su questo ponte, da quando il ponte esiste, cioè dal Medioevo, è sempre esistita una croce con su un gallo.

Era un posto dove si esercitava la Giustizia con l'aiuto di Dio.

Giù dal ponte, in questo punto la corrente è estremamente forte.

Si era pertanto convenuto che persone che si erano macchiate di crimini, più avanti le stesse donne accusate di stregoneria, in quel punto avrebbero dovuto essere sottoposti al Giudizio di Dio.

Esse venivano legate mani e piedi, quindi buttate nel fiume.

Nella sua grande magnanimità, Dio avrebbe provveduto a salvare le eventuali anime innocenti.

Ma va onestamente riconosciuta l'eccezionale infallibilità della Giustizia tedesca.

Il Giudizio di Dio è stato in vigore per diversi secoli ma non si è mai registrato un solo caso di errore giudiziario.

Stabilito il significato della croce, resta da spiegare il gallo d'oro, un animale assai parente della fenice di cui abbiamo già parlato.

Per questo dobbiamo ritornare al momento della costruzione del ponte.

Il Maestro Edile, oggi diremmo l'architetto, era a due giorni dalla consegna dei lavori.

Tuttavia, la forte corrente non aveva permesso la chiusura del cantiere.

Come avrete capito, in quei tempi non si andava troppo per il sottile con chi prendeva del denaro e poi non rispettava gli accordi commerciali. La condanna era una ed inderogabile.

Pertanto, ora come allora, l'architetto decise di ricorre alla magia e fece un patto col Diavolo.

L'architetto promise al Diavolo l'anima del primo che avrebbe attraversato il ponte, che, per tradizione, era proprio quella dell'architetto che dimostrava in tal modo la bontà e la correttezza del lavoro svolto.

Il lavoro fu svolto in una sola notte.

Ma all'alba, l'architetto si presentò al ponte con un sacco, da cui estrasse un gallo.

Fu egli il primo essere vivente a traversare il ponte e venne sbranato dal Diavolo inferocito per essere stato giocato da una genia che ne sa davverouna più del Diavolo, quella degli Architetti.

 

Battute a parte.

Cosa accomuna le due storie?

Il ponte ed il sacrificio di un "diverso" di uno "speciale e fuori dal comune".

Qui addirittura un uccello che come la fenice si sacrifica per un bene più grande.

Questi non sono simboli difficili da decifrare.

Il ponte rappresenta un passaggio.

Dalla vecchia vita ad una nuova vita.

Passando per la morte.

Era il percorso che era necessario compiere a chiunque avesse esercitato il mestiere delle armi.

La sua vecchia vita doveva essere sacrificata.

Egli doveva consegnarla nelle mani del suo signore.

Da quel momento egli risorgeva ad una nuova vita, dedicato ad un nuovo scopo, con una nuova determinazione, una nuova energia, un nuovo scopo.

Un essere uguale ma diverso, un essere trasformato, una fenice, appunto.

 

Indovinate un po quale era lo strumento che veniva utilizzato come ponte?

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月の道

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Forse ricorderete quando Betadine definì questa immagine un ponte tori zori con horimono.

Si, il ponte era proprio lei, là Nihonto.

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月の道

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Architetti... brutta razza, ma talvolta geniali. (pronti a dare la vita .. al bisogno.)

 

Il personaggio, il capo-mastro, si è evoluto nel tempo, non sempre bene, ma - teoricamente - a lui sta il compito di riordinare è mettere in luce "emozioni" del nostro vissuto (talvolta stupendoci) ed alla fine, riusciamo ad apprezzare una costruzione, quando ci colpisce per ciò che appare ed è scarnificato nella nostra mente, nelle nostre emozioni.. talvolta inconsce e per questo ci stupiamo.

Di fatto, si tratta di una trasformazione... fu sempre così, dall'origine dei tempi, quando un tal Imothep realizzò la piramide di Saqqarra..

La genialata fu quella di sovrapporre tante tombe (in uso all'epoca) parallellepipedo su parallellepipedo, mastaba su mastaba.

Tutto è ed era già presente.. bisognava solo cercarlo, sapendolo cercare e cambiando spigolatura... una duna, un'onda, una pietra, una nuvola, un albero ..magari capovolto, una semplice e spaventosa zolla di terra.

Questo è quello che affascina anche nel "giardino giapponese".. il ricreare cose talvolta mai viste, ma che esistono in natura e che la nostra anima riconosce. Creare un luogo dove ci si senta bene... ma del giardino ne parleremo più avanti.

 

Poi c'è la rivisitazione del passato, spinto in avanti con la tecnologia.. e l'architettare con ardore (e con ardire!!).

¿ ma sapete che i nomi più noti e famosi della Storia dell'Architettura non erano architetti ?

Mies Van der Rohe, Le Corbusier, Frank Lloyd Wright, Louis Sullivan (suo mentore), Carlo Scarpa ... tanto per citarne alcuni.

 

Sostanzialmente si tratta di "etimologia", nel senso letterale del termine..

«L'individuazione degli "etimi", sostanzialmente lo stimolo dei processi associativi spontanei.. sia che venga perseguita con rigore scientifico, sia che si appoggi su arbitrarie giustapposizioni di forme o significati».

E ciò è capitato in tutti gli ambiti, dove filosofi si occupavano, anche senza saperlo, di fenomeni quantistici o matematici cercavano le soluzioni tra le pieghe della filosofia.

Al pari di un fabbro, di un japanese swordsmoth, che nel creare le sue forme, innanzitutto aveva ben presente l'armonia, poi bastava cogliere dal grande fiume, ricordarsi dei suoi trascorsi e mettere in atto la secolare esperienza .. aggiungendo, talvolta, qualcosa al calor rosso.


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Per non andar troppo oltre.. restiamo a Matsue.

 

.. un tempo era divisa in sette quartieri, che vantavano ognuno un oggetto o una persona per qualche verso straordinari.

Poi fu divisa in cinque distretti religiosi ognuno dei quali ospita un tempio.

Chi vive in quel distretto è detto ujiko, e il tempio ujigami o dimora del dio tutelare

 

Probabilmente non c’è uno solo dei numerosissimi templi cui non si è associata una qualche leggenda fantastica.. così pure ogni distretto ha le sue leggende.. e ognuna delle 33 strade della città è legata ad una storia di fantasmi.

 

Vicino al tempio di Fu-mon-in, nel quartiere nord-orientale c’è un ponte chiamato Adzuki-togi-bashi, cioè “ponte del lavaggio dei fagioli”.

Perché si diceva un tempo che di notte lo spettro di una donna sedesse sotto il ponte a lavare fagioli.

Esiste una splendida iris giapponese del violetto dell’arcobaleno, che si chiama kaki-tsubata, e c’è una canzone dedicata a quel signore che si chiama Kaki-tsubata-no-uta. Ebbene, non bisogna mai cantare questa canzone nei pressi dell’Adzuki-togi-bashi, perché, per qualche strana ragione oramai dimenticata, i fantasmi che lo infestano si adirano al punto che chi canta si espone alle calamità più terribili.

 

Ora per continuare debbo avvisarvi che la storiella è un po’ pesante da digerire -rammentate il titolo di questo post- e chi vuole pigi sullo spoiler

Una notte un samurai che non aveva paura di nulla andò al ponte e si mise a cantare quella canzone a gran voce.
Quando vide che non compariva nessuno spettro, scoppiò a ridere e se ne tornò a casa.

Davanti al cancello incontrò una donna alta e bellissima, che non aveva mai visto, la quale con un inchino gli porse un fumi-bako, una scatola laccata di quelle in cui le donne custodivano le lettere.
Il samurai si inchinò come davanti a una donna di rango ma quella disse:
sono soltanto una serva, questo è il dono della mia padrona. E scomparve.

Quando aprì la scatola, il samurai vide un ciuffo di capelli insanguinati… un ciuffo di capelli di creatura.

Di corsa e in affanno entrò in casa e cominciò a guardarsi intorno…. nulla... ma quando entrò nella ultima camera trovò il corpo senza vita del figlioletto .. con la testa mozzata.

 

La vita toglie, la vita dà.. la morte fà lo stesso.

 

Sulla Nakabaramachi c’è una ameya, una piccola bottega dove si vende midzu-ame, lo sciroppo ambrato fatto con malto che si da ai bambini quando non è disponibile il latte.

Ogni sera a tarda ora si presentava alla bottega una donna pallidissima, tutta vestita di bianco, per comprare un rin di midzu-ame.

Il bottegaio si chiedeva perché forse così magra e pallida e spesso la interrogava con gentilezza, ma la donna non rispondeva.

Una sera per curiosità l’uomo la seguì… ma quando la vide entrare nel cimitero si spaventò e tornò indietro.

 

La sera seguente la donna ricomparve, ma invece di comprare il midzu-ame, si limitò a far cenno all’uomo di seguirla.

Lui andò con alcuni amici.. arrivata a una tomba la donna scomparve. Ma essi udirono il pianto di un bambino provenire da sottoterra e quando aprirono la tomba, trovarono il cadavere della donna che ogni sera andava all’ameya, e un neonato vivo.. che rise vedendo la luce della lanterna.

Accanto a lui c’era una tazzina di midzu-ame.

La donna, probabilmente, era stata seppellita prematuramente e il bimbo era nato nella tomba . . . e il fantasma della madre se ne era preso cura: perché l’amore, quando grande, è più forte della morte.


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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