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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

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betadine

La storia di Aoyagi

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Considerato che (me la canto) le storie riscuotono un discreto successo, in termini di visite - vi posto un'altra Storia, che, come per la prima, narra di un samurai.)

 

Siamo verso la fine del XV secolo, tra Ishikawa e le montagne del Giappone, dove .... (questo lo scoprirete solo leggendo) adattamento testo, L.Battisti.

Non so dirvi in quanti atti sarà, perchè è ancora in fase di editor, con annessa correzione..

Buona lettura

 

All'epoca di Bummei (1469-1486) c'era un giovane samurai di nome Tomotada al servizio di Hatakéyarna Yoshimuné, Signore di Noto.

Tomotada era era originario di Echizen; ma in tenera età lo avevano accolto, come paggio, nel palazzo del daimyō di Noto e, sotto la supervisione del principe, lo avevano avviato alla carriera delle armi.
Cresciuto, si dimostrò un bravo studioso e un bravo soldato, seguitando a godere del favore del principe. Dotato di carattere amabile, di travolgente valentia e di bellissima presenza, godeva dell'ammirazione e delle simpatie dei samurai suoi compagni d’armi.
Tomotada aveva sui vent'anni quando lo inviarono in missione segreta presso Hosokawa Masamoto, il grande daimyō di Kyōto, parente di Hatakéyama Yoshimuné.
Avendo ricevuto l'ordine di passare per Echizen, il giovane chiese e ottenne il permesso di fare una visita, lungo il tragitto, alla madre vedova.

Era il periodo più freddo dell'anno quando si mise in viaggio; il paese era coperto di neve e, pur montando un cavallo gagliardo, si vide costretto a procedere a rilento.. l'itinerario passava attraverso una regione montana dove rari e molto distanti erano gli insediamenti; e il secondo giorno di viaggio, dopo una faticosa cavalcata durata ore e ore, si rese conto che non sarebbe giunto al luogo ove intendeva fare tappa prima di notte fonda. Motivi di apprensione non mancavano: era iniziata una violenta tormenta, con un vento gelido e il cavallo dava segni di cedimento. .. ..ma, proprio in quel frangente, Tomotada scorse inaspettatamente il tetto di paglia di una casupola.

 

Con difficoltà spinse la bestia stanca verso l'abituro e bussò con forza alle controporte, chiuse per proteggere dal vento.

Le aprì una vecchia che, alla vista del bel forestiero, proruppe in tono compassionevole: «Ah, che disdetta! Un baldo giovane che viaggia tutto solo con questo tempaccio!... Degnatevi di entrare, signorino.» Tomotada scese di sella e, dopo aver condotto il cavallo in un capanno sul retro, entrò in casa, dove vide un vecchio e una ragazza che si stavano scaldando a un fuoco di stecchi di bambù.

Rispettosamente Io invitarono ad avvicinarsi al fuoco.. poi i vecchi si misero a riscaldare del vino di riso e a preparare del cibo per il viaggiatore, al quale si permisero di chiedere notizie riguardanti il viaggio.

Intanto la fanciulla era scomparsa dietro un paravento.
Tomotada aveva notato, con stupore, che era estremamente bella - pur indossando gli stracci più miseri e con i lunghi capelli sciolti e scompigliati, lo meravigliava che una creatura così avvenente vivesse in un posto così solitario e squallido.

Il vecchio gli disse: «Onorato Signore, il villaggio più vicino dista assai.. e la neve cade fitta. Il vento è pungente.. e la strada impraticabile. Perciò, stanotte, proseguire probabilmente sarebbe pericoloso. Anche se questa sta catapecchia non è degna della vostra persona e pur non avendo comodità da offrirvi sarà forse più prudente restare per la notte sotto questo misero tetto... Del cavallo ci occuperemo noi.»

Tomotada accettò l'umile proposta – segretamente lieto per l'opportunità che gli si offriva di vedere ancora la fanciulla.

 

Di li a poco si trovò davanti a un piatto rustico ma abbondante e la ragazza uscì da dietro il paravento per mescere il vino.

Adesso si era cambiata: indossava una veste di panno fatto in casa, ma pulito e aveva lisciato e pettinato con cura i lunghi capelli sciolti. Mentre si chinava per versargli da bere, Tomotada, stupefatto, si accorse che era incomparabilmente più bella di qualsiasi altra donna avesse mai visto.. ogni sua movenza aveva una grazia che lo lasciava strabiliato.
Ed ecco che gli anziani cominciarono a scusarsi per lei, dicendo: «Signore, nostra figlia Aoyagi (salice verde, ndr) è cresciuta qui sulle montagne, quasi sempre sola e non sa niente di buone maniere. Vi preghiamo di perdonare la sua stupidità e la sua ignoranza.»

Tomotada ribatté che si reputava fortunato a essere servito da una fanciulla così leggiadra.

 

Non riusciva a staccare gli occhi da lei - anche se si era accorto che il suo sguardo ammirato la faceva arrossire - e trascurò di assaggiare il vino e il cibo che aveva davanti.
La madre disse: «Gentile Signore, noi speriamo moltissimo che vogliate mangiare e bere almeno un poco - anche se il nostro cibo di campagna è dei peggiori - dato che il vento pungente vi avrà congelato.»
Allora, per far piacere ai vecchi, Tomotada mangiò e bevve a sazietà; ma il fascino della pudica donzella non faceva che aumentare..

Le rivolse la parola e scoprì che il suo eloquio era non meno dolce del suo viso.

L’avranno per cresciuta in mezzo alle montagne – in tal caso però i genitori dovevano esser stati a suo tempo persone d’alto rango – perché parlava e si muoveva come una nobile damigella.

Di punto in bianco Tomotada si rivolse a lei con uan poesia – che era anche una domanda – ispirata al piacere che sentiva in cuore:


Tadzunétsuru,
Hana ka toté koso,
Hi wo kurasé,
Akénu ni otoru,
Akané sasuran. (?)


… e senza un attimo di esitazione lei rispose con questi versi:


Izuru hi no
Honoméku iro wo
Waga sodé ni
Tsutumaba asu mo
Kimiya tomaran.

(e per stasera vi lascio a riflettere sul quesito..))


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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...allora dove eravamo.. ah.. alla dedica di lui

 

Essendo in viaggio per fare una visita

ho trovato quel che credevo un fiore

perciò trascorro qui la mia giornata

Perché, prima dell'alba, abbia a spuntare il rossore

- questo inverno non so..

… e senza un attimo di esitazione lei rispose con questi versi:

Se nascondo con la manica

il fioco color chiaro del sole albeggiante

- forse, allora,

il mio signore

al mattino rimarrà.

 

 

[[ ora.. la prima poesia si può leggere in due modi, considerato che varie espressioni hanno spesso un duplice significato..

ed allora, la poesia di Tomotada, potrebbe suonare anche così:

 

Mentre ero in viaggio per andare a trovare mia madre

ho incontrato una creatura leggiadra come un fiore

e per amore di questa leggiadra fanciulla passo qui la giornata

Perchè mai, oh beltà, quel rossore aurorale prima dell'aurora ?

(forse provi qualcosa per me??)

Ora, invece, vorrei aggiungere una piccola riflessione, sottovoce..

(sperando che non sia il solito pipp1) sulla superficialità, sul non esporsi fintanto che… (si abbiano complete certezz ??)

ovviamente parlo per me, non potrei altrimenti.. da qualche parte devo averlo già detto (una caratteristica giapponese):

dici per non dire e non dici per affermare
e .. spesso la risposta è già insita nella domanda

Capita di avere punti fermi e certezze.. faccio fuori 300 khmer-rossi al mattino, poi 300 tulipan-neri nel pomeriggio, alla sera do’ da mangiare al gatto, faccio un cenno al pesce (o è un pesce gatto ??) vabbè buonanotte.. domani si ricomincia… chissà che colori mi toccheranno.

 

Ora. In altri ambiti il discorso si fa diverso… (mancate certezze, mancata decisione.. principio applicato alle scommesse.. che se non sulla mia pelle, le evito.. se non ho certezze.. ci esponiamo o meglio non intervenire??) non mi espongo se non ho conferme o certezze … e talvolta però, allo stesso tempo, senza applicarmi per cercar di colmar lacune.. ed invece mi appoggio semplicemente e “chiedo..”; chiedo a qualcun altro (che sicuramente avrà ricercato al posto mio) di trasmettermi un qualcosa sulle risposte che, per pigrizia o per “non so che” non cerco.. . Ma non è detto che le risposte abbiano il loro risultato, perché manca il "mio back-ground".. ne è esempio lampante il commento sulla hahada, certo meglio scriverla con un trattino-: ha-hada; ma quando ero arrivato a definire lo HA e la HADA.. tutto sommato non ci sarebbe voluto molto ad aprire gli occhi, accendere il cervello e unire le due cose: hada nello ha.

Bhe, questa mia riflessione vorrebbe sottolineare che talvolta le cose son più semplici di come le “vediamo” (quelle complesse, son complesse, punto).

Basterebbe guardar bene, approfondire un po’ e, talvolta, provare a guardar da un’altra angolazione.. c’è più luce.. e anche solo un riflesso può far la differenza.

.. cosa c'entra con la storia.. lo capirete.. (riprendiamo da dopo i versi dei due..)

 

Allora Tomotada capì che la ragazza accettava la sua ammirazione; ed era non meno sorpreso dall'arte con la quale lei aveva espresso in versi i propri sentimenti. Ormai era certo che non poteva sperare d'incontrare, tantomeno conquistare, al mondo una ragazza più bella e arguta di quella rustica donzella che aveva di fronte.. e gli sembrava di sentire in cuore l'incalzante richiamo di una voce..: ..

Cogli l'occasione che gli dèi ti hanno offerto!.

Insomma era stregato — stregato a un punto tale che, senza tanti preliminari, chiese ai due vecchi di dargli in moglie la figlia - sciorinando al tempo stesso il proprio nome e lignaggio, nonché la posizione nei ranghi del Signore di Noto.
I due s'inchinarono davanti a lui, con grandi esclamazioni di grato stupore.

Ma dopo qualche istante di palese titubanza, il padre replicò: «Onorato padrone, voi siete una persona di alto rango e verosimilmente destinato a cose ancora più importanti. Troppo grande è il favore che vi degnate di concederci — tant'è che la nostra gratitudine è impossibile da esprimere o da misurare. Senonché questa nostra figliola, essendo una sciocca contadinotta di umili natali, priva di qualsiasi forma d'istruzione o tirocinio, sarebbe sconveniente che diventasse la consorte di un nobile samurai.. Anche solo parlar di certe cose è disdicevole... Ma dato che l'avete presa in simpatia e vi siete degnato di perdonarle le maniere rustiche e di chiudere un occhio sulla sua rozzezza estrema, siamo lieti di offrirvela come umile serva. Degnatevi perciò di comportarvi d'ora in poi con lei secondo il vostro augusto piacimento ».

 

Al mattino la bufera si era placata e a un oriente senza nubi spuntò il giorno.

Anche se la manica di Aoyagi aveva celato agli occhi dell'innamorato il tenue rossore dell'alba, Tomotada non poteva più indugiare..

D'altro canto però non si poteva neanche rassegnare a separarsi dalla giovane e, quando tutto era pronto per la partenza, così si rivolse ai genitori: Per quanto possa sembrare ingrato pretender più di quel che ho ricevuto, devo ancora una volta chiedervi di darmi vostra figlia in sposa. Difficile sarebbe per me adesso separarmene.. e visto che è disposta a seguirmi la prenderò, con vostra licenza, così com'è.. - e continuò.. - Se me la concedete, vi avrò sempre cari come genitori... E nel frattempo vi prego di accettare questo misero segno di riconoscenza per la vostra squisita ospitalità

Nel dir così, depose davanti all'umile ospite un sacchetto di ryo d'oro.
Ma il vecchio, dopo numerosi inchini, respinse cortesemente il dono, dicendo: « Gentile padrone, l'oro a noi non servirebbe; mentre voi ne avrete probabilmente bisogno nel corso del vostro lungo, freddo viaggio. Qui non c'è niente da comprare.. anche volendo, non sapremmo come spendere tutto quel denaro per noi... Quanto alla ragazza, ve l'abbiamo già offerta in dono senza riserve — appartiene a voi: non è dunque necessario chiederci il permesso di portarla via. Ci ha già fatto sapere che spera di accompagnarvi e di restare al vostro servizio fino a quando sarete disposto a sopportarne la presenza. Noi siamo fin troppo felici di sapere che vi degnate di accettarla e vi preghiamo di non darvi pena per noi. In un posto come questo non avremmo potuto procurarle il vestiario adatto — figuriamoci una dote. Per giunta, essendo vecchi, avremmo dovuto separarci da lei fra non molto. È quindi una vera fortuna che siate disposto a portarla con voi ».

Invano Tomotada cercò di convincere i due vecchi ad accettare il dono: si rese conto che a loro del denaro non importava nulla. Ma si accorse, al tempo stesso, che erano realmente ansiosi di affidar nelle sue mani il destino della figlia.. e decise pertanto di portarla con sé.
Così la fece montare in sella e per il momento disse addio ai due vecchi con molte sincere espressioni di gratitudine.

«Onorato Signore..- replicò il padre - siamo noi e non voi ad avere motivo d'esser grati. Siamo certi che sarete buono con la nostra figliola e non abbiamo timori per lei...»

 

... Ora, a un samurai non è permesso sposarsi senza il consenso del suo signore e Tomotada non poteva aspettarsi di ottenere l'autorizzazione prima di aver compiuto la missione.
Aveva ragione, date le circostanze, di temere che la bellezza di Aoyagi potesse attirare indebite attenzioni,, e che avrebbero escogitato il modo di sottrargliela.

A Kyòto, perciò, cercò di tenerla nascosta a occhi indiscreti.
Ma un subalterno del Signore Hosokawa un giorno vide Aoyagi.. scoprì il legame che aveva con Tomotada e andò a riferirlo al daimyō.
Al che il daimyō — giovane principe qual era, e sensibile al fascino di un bel viso — diede ordine di condurre la giovane a palazzo e, senza tante cerimonie, là per là ce la portarono. .. …


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Tomotada ne soffrì indicibilmente; ma sapeva di essere impotente.

Era soltanto l'umile messaggero al servizio di un daimyō lontanissimo; e al momento era alla mercé di un daimyō molto più potente.. e non era dato metterne in discussione i desideri.

 

Peraltro Tomotada sapeva di aver agito scriteriatamente - e, intrecciando una relazione clandestina condannata dal codice militare, di essere l'artefice della propria sventura.
Gli restava solo un'ultima speranza - una speranza disperata: che Aoyagi fosse in grado a fuggire con lui.

Dopo lunga riflessione, decise di cercare di farle avere una lettera.

Tentativo pericoloso, naturalmente.

Qualsiasi scritto inviatole poteva finire nelle mani del daimyō.. e mandare una lettera d'amore a una delle donne del palazzo costituiva un'offesa imperdonabile..
Ma decise di correre il rischio e, sotto forma di una poesia cinese, compose una lettera… .. .
Era una poesia di soli ventotto caratteri.
Eppure con quei ventotto caratteri riuscì ad esprimere tutta la profondità della sua passione e a suggerire tutto il dolore per la perdita subita:


Kōshi ō-son gojin wo ou
Ryokuji namida wo tarété rakin wo hitararu
Komon hitotabi irité fukaki koto umi no gotoshi
Koré yori shorō koré rojin.

(più o meno..)
ora il giovane principe segue la fanciulla gemmea
cadendo le lacrime della bella hanno intriso le vesti
Ma l’augusto signore ormai di lei è innamorato
Profonda come la profondità del mare è la sua brama
Quindi son solo io che resto abbandonato, che resto a vagar da solo.

La sera del giorno successivo all'invio della lettera, Tomotada ricevette l'ordine di comparire al cospetto del Signore Hosokawa.
Subito il giovane sospettò di essere stato tradito.. e non poteva sperare di evitare la più severa delle punizioni..

«Mi condannerà senz' altro a morte!»
.. ma a me non interessa vivere se non mi restituiscono Aoyagi..

E poi, se pronunceranno la condanna a morte, potrò sempre cercare di far fuori Hosokawa..

Si passò le spade nella fascia e si affrettò verso il palazzo. ..

 

a domani...))


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(.. talvolta, cambiando angolazione, invece della testa, usiamo il cuore) .. ma non sempre è buona cosa.

 

()

╔╩╦ >


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Vorrei dare alcune informazioni, per chi non le possedesse già.

Il giovane si è comportato in maniera scriteriata per il sistema feudale giapponese.

I matrimoni, specie in casata nobiliare, sono passi importanti che servono a sancire o fortificare alleanze.

Vanno proposti discussi e approvati dal clan.

La cosa viene rimarcata con l'usuale cortesia Giapponese, che non cela tuttavia una aspra critica (non si dice facilmente no, specialmente se viene chiesto da persone appartenuti ad un rango superiore, cosa che il giovane ha specificato fin troppo bene).

Il giovane, pertanto, non si è esposto più di tanto ne con la ragazza ne con la famiglia.

Lo ha fatto invece con la sua casata.

La proposta fatta dalla famiglia è assai ragionevole per i tempi.

Le ragazze giovani e belle, ancorché povere, venivano spesso vendute come servitù o per altri scopi meno nobili dal nostro punto di vista occidentale, mediato da una cultura cristiana, pertanto non condannabili moralmente.

Spesso era l'unico modo per farle sopravvivere.

Il giovane pertanto fa una cosa assolutamente normale per l'epoca offrendo del danaro (non poco, per la verità).

Resta pertanto poi sinceramente stupito dal rifiuto dei genitori, che stupisce anche me.

Posso solo pensare che essi siano davvero convinti delle buone intenzioni del giovane (anche se difficili da realizzarsi) e che in qualche modo tentino di compensare in questo modo la mancanza di una necessaria dote, che avrebbero dovuto in qualche modo riconoscere al giovane.

Incidentalmente, se ne fa menzione nel racconto.

Detto ciò, tirarsi dietro una donna in missione è una imbecillità.

Non solo per la situazione in cui si è infilato, piuttosto prevedibile.

Ma anche per i rischi inutili a cui ha sottoposto la sua missione.

 

Devono perciò esserci dei buoni motivi, che attendo di conoscere...

Forza Beta, come prosegue?!?


 

月の道

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Entrando nella sala delle udienze..

vide il Signore Hosokawa assiso in tribuna, circondato dai samurai d'alto rango, con copricapo e un abito sontuoso.

 

Erano muti come statue..

ma, al contempo, aveva su di lui tutti gli occhi della sala..

 

.. mentre Tomotada si faceva avanti per rendere omaggio, quel. silenzio. gli. sembrò. sinistro. e gravido..

comelabonacciacheprecedelatempesta!!

e per giunta senza saliva e col respiro sospeso.

Hosokawa d'un tratto scese dalla tribuna e, avvicinandosi, cominciò a ripeter le parole della poesia:

 

« Kōshi ō-son gojin wo ou... »

(ora anche la sala era senza respiro)

Levando lo sguardo alla sua volta, Tomotada, negli occhi del principe vide . .. ...

(e in un lampo

(pss. Lo so.. me lo son detto da solo.. con tutto il rispetto per la mia progenie.) . . aggiungo che generalmente la definiamo s u s p e n s e )

Modificato: da betadine

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all'alba toorneròo))

« Kōshi ō-son gojin wo ou... »

 

... .. . in quel lampo, levando lo sguardo verso il principe, Tomotada vide lacrime nei suoi occhi.

 

E Hosokawa disse:

« Poiché vi amate così tanto, mi son preso la libertà di autorizzare il vostro matrimonio al posto del mio congiunto, il Signore di Noto.

E le nozze si celebreranno adesso, al mio cospetto.

Gli invitati sono presenti .. e i doni pronti ».

A un segnale del signore, spalancarono i pannelli scorrevoli che celavano un'altra sala e Tomotada vide molti dignitari di Corte ivi riuniti per la cerimonia e Aoyagi che lo aspettava in abito nuziale... Così gli fu restituita.

.. e il matrimonio fu gioioso e splendido — e il principe e i membri della sua famiglia fecero preziosi doni alla giovane coppia.

 

 

Dopo le nozze Tomotada e Aoyagi vissero insieme cinque anni felici.
Ma un mattino Aoyagi ..

mentre parlava col marito di una questione domestica, all'improvviso cacciò un grido di dolore, e poi rimase immobile, bianchissima.

Dopo qualche istante, con un fil di voce disse: « Perdonami per l'increscioso lamento, ma il dolore mi ha colto di sorpresa! … mio caro marito,

la nostra unione dev'essere stata determinata da qualche rapporto karmico in uno stadio antecedente dell'esistenza.. e quel felice rapporto ci farà incontrar di nuovo, io credo, in più di una vita a venire. Ma in questa nostra esistenza attuale, il rapporto è ormai finito — stiamo per essere separati. Ripeti per me, ti supplico, il Nembutsu - perché io sto morendo ».

. . .

 

 

 

(( Per rinascere nella Terra Pura (Jōdo) c’è un mantra.. Namu Amida Butsu, chiamato anche Nembutsu.))


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. . .

«Oh! che fantasie strampalate! » proruppe il marito spaventato..

Ti senti solo poco bene, cara. ... sdraiati un momento e riposati… e il malore passerà... ».

« No, no! » ribatté Aoyagi,

« io sto morendo! — non me lo immagino — Lo so!... E ormai sarebbe inutile, mio caro marito, nasconderti ancora la verità: io … io..

io non sono un essere umano.

L'anima di un albero è la mia anima

il cuore di un albero è il mio cuore

la linfa del salice è la mia vita.


E qualcuno, in questo crudele istante, sta abbattendo il mio albero — ecco perché devo morire!...

Ora perfino piangere va al di là delle mie forze!
Presto, presto, ripeti per me il Nembutsu.... presto!... Ah
.. » •

Con un altro grido di dolore volse da un lato la stupenda testa, cercando di nascondere il viso dietro la manica.


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Ma quasi nello stesso istante l'intera sua persona parve accasciarsi nel modo più strano, sprofondando sempre più in basso, fino a toccare terra.


Tomotada si era tuffato a sorreggerla - ma non c'era nulla da sorreggere!

Sulla stuoia giaceno soltanto i panni vuoti della bella creatura e gli ornamenti che metteva tra i capelli..

il corpo aveva cessato di esistere...

 

Tomotada si rasò il capo, prese i voti buddhisti e divenne un prete itinerante.
Viaggiò per tutte le province dell'impero e, in tutti i luoghi santi che visitò, offrì preghiere per l'anima di Aoyagi.
Quando, nel corso dei pellegrinaggi, giunse a Echizen, cercò la casa ove abitavano i genitori della donna amata.
Ma giunto sul luogo solitario in mezzo alle colline dove un tempo si trovava la loro abitazione, scoprì che la capanna era scomparsa.


Non v'era segno alcuno che indicasse neanche il punto ove sorgeva… ...
tranne i ceppi di tre salici - due
piante vecchie e una giovane - che avevano abbattuto da tempo.
Accanto ai ceppi dei salici Tomotada eresse un cippo funerario con incisi diversi testi sacri..

celebrò molti riti buddhisti in suffragio dello spirito di Aoyagi e dei suoi genitori.

. . . . . . . . .

Forse ora è più chiaro perché si andava nei monasteri ad apprender le arti marxiali (Gessen.. Tomotada.. e chissà quant’altri,)


(eppure)

. . .

╔╩╦ >
quando si usa il cuore
talvolta.. c’è una terza via

 

E come dissi nell’incipit dei saluti a Eli8.. “ io ci provo”

... e con questo ultimo intervento si conclude questa piccola trilogia di kaidan giapponese e, detto ciò, Vi saluto
mata ai mashou.

(pss.fiuuu.. è vero, c’era anche “un ponte” ... >> e da qualche parte ci porterà.. parole di Lefcadio Hearn.
Sayonara

重要なことをあまり真剣に扱いません

Jūyōna koto o amari shinken ni atsukaimasen

(dovrebbe essere: ricorda di non trattare le cose importanti troppo seriamente)


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.

..

...

hermosanikita.jpg

Aoyagi

(segue il suo destino.. lei sa. .. ... e possiede il filo)

"Hermosanikita" - Suzuki Harunobu (Japan, woodblock print artist, 1725)

 

L’origine e lo sviluppo della “marmorizzazione” erano praticati in Giappone già nel XII secolo.

Le prime forme di marmorizzazione giapponese erano chiamate Suminagashi o “inchiostro fluttuante”.

Delicati motivi vorticosi venivano prodotti su carta dove i colori dell’inchiosto galleggiavano sulla superficie dell’acqua.

L’artista fa cadere nell’acqua cerchi di inchiostro, generalmente nero o blu indaco, e

soffia delicatamente sulla superficie dell’acqua per produrre motivi simili al fumo o alle venature del legno.

Divenne in seguito molto popolare tra i membri della corte reale.

Trovo interessante, da sempre e in ogni latitudine, notare le interazioni tra gli esseri umani, le arti e la natura.

Ora sarebbe interessante, sapendo leggere il giapponese, scovare testi antichi che ci facciano capire meglio cosa accadeva in quegli ambienti tra "pittori" e "kaji"... come vediamo, già nel 1100 "il mondo fluttuante" .. i cerchi dell'albero o del fumo interessavano gli artisti, al pari di tutti i bambini e, nel caso dei fabbri a noi cari, quest'ultimi si son ingegnati a ricrearli sulle nostre care token.. perché credo, e nel mio piccolo ne son quasi convinto, che oltre alla funzionalità, si cercava sempre anche un aspetto estetico nell'oggetto.

(.. anche prima dell'invenzione della lampadina.;)

Del resto, la natura ci ha sempre regalato immagini sublimi in ogni suo fenomeno o presenza.

:arigatou:dello spazio-tempo che mi dedicate.


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... pare che la tecnica di marmorizzazione più antica, sembra risalire a duemila anni fa, in Cina, e in Giappone era già conosciuta e diffusa in epoca Heian.

 

Sono sopravvissuti al tempo parecchi bellissimi esempi di suminagashi, usati per scrivere sutra, raccolte poetiche come lo Shinkokin Wakashū e anche frammenti del Genji Monogatari.

 

suminagashi-1.gif

(questo l'ho preso da: shodo.it, ma son tanti i siti che ne parlano..)


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Inserita: (modificato)

riprendendo la forma,

:fiori:

Modificato: da betadine

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.. tanto per esser chiari, il precedente post sul "suminagashi" e le considerazioni sulla "fattezza del disegno", paragonata ad una hada, sono semplici riflessioni (dipurafantasia).. dico questo perchè girovagando sulla rete ho trovato forum (messer,blade) che parlano di suminagashi per definire "damasco" o "san-mai".

Nulla di tutto ciò era voluto.. mi riferivo al solo lato artistico-visivo (ed alla curiosità di conoscere se artisti del pennello frequentavan artisti del ferro..)

:arigatou:


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Per completezza di informazioni e soprattutto per chi, (non ricordo chi scrisse del mio essere criptico..) diceva che:non si sa mai se scherzo o son serio

.. e allora, provo ad aprire una porta,)

. . .

i tre punti siamo noi: uno e trino come (vabbè, lo sappiamo)

..ma sono anche il nostro essere fisico, la nostra anima/coscienza, la nostra spiritualità (nel senso di “credo” – tipo: io credo di non credere..)

e sono anche le tre fasi della nostra esistenza: giovane . adulto . anziano .


╔╩╦ >

L’altro è il bivio, onnipresente nelle nostre vite.. ma qui, come in tutte le cose, non è mai bianco o nero, e, secondo me. non è tale neanche nei momenti più intensi… a pensar bene, talvolta – approfondendo c’è una terza via.

 

Tanto per la cronaca.. le fasi son quattro, come gli elementi.. c’è la morte.
ed il cerchio ora è chiuso.
Poi..
- se nelle profondità “non materiali” inseriamo anche il vuoto (quindi “il nulla” che tutto riempie o accoglie), arriviamo al divino, o religione: e dalla morte, riapre un girone e la vita continua.. il famoso “tutto torna”.
= oppure potremo anche guardarla dal punto di vista scientifico, dove un principio della chimica ci viene in aiuto: nulla si crea, nulla si distrugge . . tutto si trasforma.
di sicuro, e questo è sicuro-sicuro, c’è l’aspetto letterario, dove molti, ora mi sovviene Pirandello, scrivevano che « l’immortalità di un essere è tale per quello che in vita ha saputo lasciare a chi resta.. e, nel suo ricordo, resterà vivo - nel bene o nel male - ciò che ha fatto o chi era». (almeno per chi l’ha frequentato.,))

 

..ea pensarci bene, anche nell’uso della spada c’è talvolta una terza via..
Certo sei li .. lui ti guarda, tu lo guardi e pensi solo .. vita o morte ..
Ma potrebbe anche essere.. che possa riuscire a convincerlo a desistere.

 

Mi pare che un certo Tokugawa Ieiasu - shogun, ci riuscì.


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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