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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

Pacifico

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  1. Leggo adesso questa discussione e penso ai rischi che si corrono nell'intervenire in una situazione del genere. Andare all'attacco allo sbaraglio con una katana affilata, ammesso che la si sappia usare, crea diversi problemi se non si sa con chi si ha a che fare e quali sono le armi in possesso dei ladri. Se fosse una sola persona disarmata fare del male sarebbe senza meno un eccesso di difesa con le implicazioni che seguono, con più individui coinvolti si potrabbe far fiasco e essere soggetti a notevoli ritorsioni, se fosse anche uno sola persona armata di pistola è meglio non pensarci. Mi viene in mente quella scena del film di Indiana Jones quando il grosso arabo con una possente scimitarra roteante gli si para davanti e lui estrae la pistola e spara mettendo fine alla pacchiana esibizione. Un ladro, messo alle strette, reagirebbe sempre, sarebbe come presentari armato, con l'arma scarica, soltanro per mettere paura. Il malvivente reagirebbe alla minaccia sparando per primo. Sempre meglio stare lontani e salvare la pelle, anche perdendo soldi e/o preziosi, che fare l'eroe e ssere ricordati con la solita frase ... era una brava persona.
  2. Pacifico

    Inizio della grande passione...

    In verità non avevo mai pensato alla domanda di Lisa, apparentementre banale, ed ho dovuto rifletterci ora, dopo aver letto i vostri interventi. Sinceramente io ho vissuto solo casualmente i vari cartoni giapponesi, con ciò mi fate capire che ho qualche anno in più, che, quindi, non hanno esercitato alcuna attrazione su di me. Ricordo, però, che sin da bambino ero attratto dalle arti marziali giapponesi in genere e dalla spada giapponese in particolare. Hanno sempre suscitato in me un fascino innato, all'epoca una seduzione proibita, che ho potuto percorrere poi avvicinandomi alla conoscenza del Ju Jitsu, del Katori Shinto Ryu e dello Iaito. Un saluto a tutti
  3. Pacifico

    Il solito truffatore??

    Grazie Micene, avevo sentito qualche cosa del genere ma più che altro chiacchiere ripetute da persone poco esperte. Lo stato delle cose segue la tecnologia dei nostri tempi dove tutto è possibile, si cerca ogni modo per fare soldi e spesso in modo poco ortodosso se non illecito. Mi è piaciuta la puntuale precisazione di Yama, ma l'ultima cosa che avrei pensato è una cosa del genere, questo forum sprizza serietà da ogni poro della sua trama dirigente e sociale. Lo dico in quanto fermamente convinto di ciò.
  4. Non per spezzare una lancia a favore di Emtolor, ma tutte le evoluzioni del progetto Nagayama svoltesi nel tempo, sono state riportate nelle 12 pagine di questa discussione man mano che si presentavano, oltre alle comunicazioni in privato. Basta pensare al lavoro, all'impegno, al tempo ed alle preoccupazioni che ha richiesto il progetto di cui trattasi per non sovraccaricare ulteriormente di afflizioni Emtolor, specialmente ora che siamo giunti sulla dirittura di arrivo. Sono convinto che non finiremo mai di ringraziarlo, unitamente a chi con lui ha collaborato, per l'opera svolta che negli anni resterà patrimonio del sapere nostro e di tutti coloro che in futuro ameranno la spada giapponese, specialmente per coloro che, come me, non masticano l'inglese. Grazie Emiliano per la tua grande pazienza ed abnegazione
  5. Da quello che so, mi corregga chi ne sa di più, la Nihon Token Bijutsu Hozon Kyokai (NBTHK) ovvero Società per la conservazione della spada giapponese è l'organizzazione più affidabile e responsabile che dal 1948 è deputata all'esame ed alla certificazione delle spade giapponesi. Quando la spada viene presentata alla NBTHK, questa la esamina e poi emette un giudizio sul pezzo in questione con un processo serio che non viene preso alla leggera. Il periodo di esame sembra che vari da pochi mesi fino ad una anno, prima che venga emesso un verdetto positivo o negativo che sia. Ci sono due sistemi di certificazione, uno usato nel passato (che non conosco) ed uno in uso attualmente conosciuto come certificazione Hozon. Il sistema Hozon prevede quattro livelli di importanza dal primo al quarto, ove il quarto è il più importante, e si distingue anche dal colore del certificato stesso che dal più basso al più alto in ordine di merito usa carta gialla, marrone, bianca e verde. Il sostanza il certificato dichiara la genuinità della spada e, quindi, il grado di merito di essere conservata, fino alla definizione di tesoro nazionale che mi pare sia il massimo. Tale certificazione non attribuisce affato il valore venale dell'oggetto, al quale pensano soltanto i commercianti se la spada non è protetta dalle leggi nazionali e quindi al riparo da venditori ed acquirenti in quanto non oggetto di vendita. La certificazione non attribuisce valore comparativo tra spade della stessa categoria e tantomeno che sia di valore superiore ad una lama non in possesso della certificazione di cui trattasi Una spada che non ha il certificato NBTHK è una spada (genuina intendo) che non è stata sottoposta al giudizio dell'associazione, basti pensare a spade che sono state sempre conservate in famiglia ed ereditate da padre in figlio, che potrebbero anche essere qualificate tesoro nazionale se fossero state esaminate, quindi, di valore estremamente elevato, insomma spade sconosciute, non censite. Quello che mi preoccupa nel settore commerciale è la falsificazione della certificazione ad opera di commercianti senza scrupoli che potrebbero ingannare una persona sprovveduta e non in grado di riconoscere se una spada è autentica e tantomeno dare una valutazione corretta.
  6. Pacifico

    Il solito truffatore??

    Su internet si legge di tutto e di più in merito a questo signore Pawel ecc., ma sono diversi i nominativi usati anche se sembra sia una unica organizzazione. Tempo fa anche a me arrivò una e-mail del genere, non ricordo come fosse firmata ma il tenore dello scritto era identico. Quello che non capisco è come fanno ad individuare l'indirizzo di posta. Non credo sia a caso, da qualche parte devono attingere notizie circa le tematiche che mi interessano. Possibile che riescano a monitorare la rete in merito ai siti frequentati e da ciò risalire agli indirizzi di posta? Chi ne sa di più?
  7. In effetti non ci scherzavo sopra, cercavo di esprimere una mia veduta in modo provocatorio, con il mio intervento intendevo dire che il curatore museale, al di la del riconoscimento del valore storico della spada giapponese, ha le sue idee e, in una situazione di abbondanza di opere d'arte di notevole rilevanza, fa le sue scelte, che possono essere di turnazione o di attinenza con le restanti opere esposte nella medesima sala, di importanza, relativamente al suo proprio modo di valutare le opere stesse. Insomma, è una sua scelta soggettiva quella delle opere da esporre e della loro collocazione all'interno delle sale o della stessa sala. Nel messaggio precedente ptraticamente dicevo che per quanto conscio del valore artistico e storico della spada giapponese il curatore non la ritiene abbastanza importante per mantenerla esposta in modo continuativo, forse perché non ha la conoscenza in tutti i particolari necessari. Nel vedere le sale presenti nel museo del Bargello, credo che effettivamente non ci sono sale tematiche nelle quali inserire perfettamente le lame che ci interessano, se non in quella degli avori, secondo me curatore improvvisato, ove sono presenti testimonianze dell'arte di diverse nazioni, orientalli comprese, realizzate in avorio, legno, osso, cuoio, ferro, bronzo ecc. anche di coltelli. Questa è la nuda e cruda realtà che può essere ridefinita con il ripensamentlo del curatore, per decisione propria o per sollecitazione altrui. Potrebbe residuare il trasferimento delle lame presso un'altra struttura, disposta all'esposizione stabile, se ci sono le effettive possibilità.
  8. Pienamente in accordo Yatoshi, meglio esposte da qualche altra parte che "inermi" in un baule. Una soluzione ci sarebbe, far avvicinare il curatore del museo a INTK, farlo diventare membro se non socio, affinché, partecipando alle discussioni, possa avvicinarsi al mondo della spada giapponese e se ne innamori. Poi, senza ombra di dubbio, troverebbe un angolo da dedicare a quella che oggi, probabilmente, penserà trattarsi di comune ferraglia! Chi lo conosce?
  9. Pacifico

    Seppuku

    Anche io ci penso e cerco di immedesimarmi nella pratica del seppuku, rifletto sul coraggio della propria azione, sulle sensazioni e i pensieri che dovrebbero balenare nella mente di una persona nel momento culminante di darsi la morte nel modo che ben conosciamo, infilarsi una lama taglientissima nel ventre e tagliare da una parte all'altra, ma ... non riesco ad immaginare minimamente. E' certo che a fornire la determinaqzione necessaria è il proprio io, la propria personalità e la propria mente coinvolta e convinta di quello che si vuole e si sta per fare. In discussione è il parallelismo tra tale determinazione e la vita, con tutto ciò che rappresenta. E' proprio qui che si crea una frattura, uno spartiacque che separa e contemporaneamente soppesa il valore della vita posta a confronto con un altra qualità presente nella vita stessa, cioè l'onore con tutto ciò che comporta. Nel particolare ambiente forgiato dagli usi, costumi, religione ed altri fulgidi esempi, si pensava che fosse meglio non vivere piuttosto che vivere nel disonore, con un peso opprimente e insopportabile che li avrebbe resi dei morti ... viventi nel disprezzo di tutti. Nel caso di samurai condannati a morte per crimini comuni mi sembra più che logico preferire il riscatto del seppuku alla morte disonorevole procurata da un boia, comunque sarebbero morti. Credo proprio che stiamo "misurando" il suicidio tradizionale con metri diversi, il risultato "letto" non può essere eguale al nostro.
  10. Bella in ogni particolare, lama, koshirae, saya. Chiedo scusa per la domanda, ma il colore della lama, all'aspetto dorato, è dovuto soltanto alla particolare illuminazione?
  11. La storia della spada è lunghissima, risale a ben 3500 anni fa. In occidente rappresenta la duplicità del potere che può costruire o distruggere, dare o avere, per questo viene spesso associata a elementi naturali forti, come il fulmine, il fuoco o il sole che guizzano come la luce riflessa sull’acciaio sguainato. Arma nobile per eccellenza, la spada riporta subito alla mente gli eroi che venivano investiti cavalieri proprio attraverso l’imposizione della spada, a simboleggiare il potere che il sovrano trasmetteva loro. San Bernardo di Chiaravalle adopererà proprio questa metafora per enunciare la «dottrina delle due spade», che rappresentano il potere temporale e il potere spirituale. Nei poemi epici le lame hanno addirittura nomi propri, quali Excalibur di re Artù, la Durlindana del paladino Orlando, la Gioiosa di Carlo Magno, la Balmung con cui il prode Sigfrido uccide il drago e conquista l’immortalità. Va inoltre aggiunto che nell’araldica la spada «in palo», cioè posta in verticale, assume significato di lotta quando ha l’elsa in basso e la punta in alto, invece con la lama puntata verso il basso significa pace. In questa posizione, inoltre, la forma della spada ricorda quella di una croce. E’ il simbolo della forza, della virilità, con la sua lama divide il bene dal male, simbolo di una coscienza volta verso il dominio sull’ambiente e verso l’affermazione dispotica dell’io, il tipo di religiosità delle religioni monoteiste. La spada rappresenta anche la ragione che divide nettamente ciò che è giusto da ciò che è ingiusto attraverso il giudizio, la radice latina di de-cidere significa proprio “tagliare via”, ecco perché, abbinata alla bilancia, la spada è emblema della giustizia. Non mancano neppure nell’Antico Testamento riferimenti alla spada con la «fiamma della spada folgorante» che impugnano i cherubini dopo la cacciata dell’uomo dall’Eden o i profeti che minacciano di frequente il flagello della spada, cioè la guerra. Nella religione cristiana anche Gesù avverte di non essere venuto a portare la pace «ma una spada» (Mt 10,34), precisando però che «tutti quelli che mettono mano alla spada moriranno di spada» (Mt 26,52), intende dire che bisogna prendere una posizione netta, per lui o contro di lui. La spada simboleggia anche il potere della parola e dell’eloquenza, tanto che ancora oggi si dice che «ne uccide più la lingua che la spada». Anche san Paolo usa la metafora della spada in questo senso, ma per alludere a ben altro: «prendete la spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio» (Ef 6,17). Anche in Ebr 4,12 si dice che la Parola divina «è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore». L’identificazione della Parola di Dio con una spada ricorre spesso anche nell’Apocalisse, dove il Figlio di Dio ha una spada a doppio taglio che gli esce dalla bocca (Ap 1,16; 2,12.16) e con essa stermina i suoi nemici nella battaglia finale (Ap 19,15.21). La Parola di Gesù è dunque l’unica “arma” che il credente è legittimato ad adoperare. La “guerra santa” rappresenta il processo interiore della conversione, dove la Parola “stermina” le giustificazioni che adduciamo per non cambiare vita. Alcune parti di essa andranno “tagliate via” attraverso decisioni anche molto sofferte, ma solo attraverso l’accoglienza della verità sulla sua vita il credente muove il primo passo verso l’autentica libertà. In oriente, la lavorazione del ferro per fusione o per forgiatura era conosciuta nella Cina settentrionale fin dal VI secolo a.C. I giapponesi nel 362 d.C. invasero la Corea del Sud, restandovi per 200 anni, e così dalla vicina Cina appresero l'uso delle armi in ferro ed in particolare della spada dritta con due tagli, mentre fino a quel momento essi avevano usato unicamente la pietra ed il bronzo. Verso la fine del IV sec. il Giappone diede inizio ad una propria produzione di spade in ferro, mettendo a punto particolari tecniche di fabbricazione, sviluppando forme e tipologie assolutamente originali, costruendo la spada con un taglio unico e leggermente curva. Quest’arma rappresentò l’anima vivente del guerriero samurai. In occidente la spada serviva per combattere, e anche quando entrò nella leggenda, rimase sempre uno strumento da utilizzare per il conseguimento della missione. In Oriente la spada viene considerata un kami, ovvero un dio, un essere con un grosso potere che salva la vita o da la morte. Nei secoli la forma stessa della spada ha certamente subito un’evoluzione con l’andare del tempo, materiali diversi dal bronzo all’acciaio, da due fili ad un solo filo taglientissimo, lunghezze variabili a seconda dell’uso. Il ferro ha portato alla ricerca delle diverse miscele di acciai con l’impiego contemporaneo diversificato fino a cinque tipologie per singola lama, le tecniche di ripiegamento dei panetti, i procedimenti di tempra differenziata hanno fatto della spada giapponese una creazione unica nel mondo. Attore protagonista nella sua costruzione era il fabbro, sovente di nobile origine, doveva comunque condurre un’esistenza più che dignitosa, quasi religiosa, astenendosi da qualsiasi eccesso nella credenza che la sua personalità si potesse trasfondere in qualche modo nelle sue lame. Quando si accingeva a fondere una spada, doveva vestirsi con un abito particolare, doveva coprirsi il capo, partecipava a cerimonie di purificazione e si esibivano amuleti contro gli spiriti maligni. Il culto della spada riveste un ruolo particolare nel folclore e nella storia giapponese. Come perfetta lama tagliente, ineguagliata nel mondo, come oggetto d'arte, talismano, la spada del samurai godeva di un'universale considerazione. Arma tremenda se impugnata da mani arroganti o brutali, la spada poteva essere capace anche di atti benevoli, persino di dare la vita se nelle mani del guerriero propenso verso la clemenza e la generosità. Assunto a simbolo della casta guerriera dei samurai il daisho, la coppia di spade dai (lungo) e sho (corto), composta da katana e wakizashi, era più di un mero status symbol, rappresentando potere e onore, l’anima e il guardiano dell’onore. Era proprio nell'arte di maneggiare la spada che si pensasse fosse più appariscente la presenza dello zen. L'influenza dello zen sul samurai fu fondamentale, esso tratta indifferentemente la vita e la morte ma non le prende in considerazione, ciò che conta é che si agisca d'istinto, partendo dalla decisione a cui si è giunti, razionale o irrazionale che sia. Si credeva che una buona spada avesse, in un certo senso, una sua vita propria e occulta, che la condizione essenziale per il samurai con la spada sguainata, in combattimento, era quella di non avere la mente impegnata, bensì vuota, senza pensiero. Il concetto mushin no shinche esprime il significato della mente nell'assenza della mente. Con questa dote il guerriero svuota la sua mente e diviene immune da ogni influenza esterna. Questa espressione si riferisce ad una mente sempre attiva, flessibile e capace di agire senza lasciarsi impedire da ostacoli (altri pensieri) che sarebbero fatali per il samurai. Presupposto essenziale per il conseguimento di uno stato mentale che travalicava la semplice tecnica era il possesso di un grande e forte Ki. Simbolo della fede e delle leggi, la spada giapponese rappresentò simultaneamente il passato ed il presente, il centro del potere spirituale e politico e, naturalmente, la personalità dell'uomo che l'impugnava attraverso l'estensione del suo Ki. Nell’ambito mitologico, il Kojiki, il libro fondamentale dello scintoismo, narra che il dio Haya Susanoo, figlio del dio Izanagi, creatore insieme alla dea Izanami delle isole nipponiche, venne esiliato nella regione di Izumo dalle otto centinaia di decine di migliaia di dei. Qui, egli uccise un drago con otto teste per salvare una vergine offerta in sacrificio al mostro. Ucciso il drago, egli si affrettò a tagliarlo in pezzi con la propria spada, ma arrivato alla coda, non riuscì a troncarla, ed il filo della lama si intaccò. Aperta la coda per tuta la sua lunghezza, Susanoo vi trovò all'interno una grande spada che si chiamava Tsumugari, la ben affilata. Egli consegnò la spada alla dea solare Amaterasu la quale la diede al nipote Ninigi quando questi discese dal cielo per governare il Giappone. La spada fu in seguito ereditata dagli imperatori, il decimo dei quali, Suigin, la fece porre nel tempio di Ise. Il principe Yamato Takeru, figlio del quattordicesimo imperatore, preparandosi alla spedizione contro gli Ainu, si fece consegnare la Tsumugari e la portò con sé durante la campagna di guerra. Un giorno i nemici attirarono il principe in una prateria e diedero fuoco alle sterpaglie. Yamato Takeru falciò prontamente l'erba in fiamme creandosi cosi un varco, si dice anche che fu la spada stessa a farlo per magia. Da quel giorno la spada si chiamò Kusanagi no Tsurugi, la spada falciatrice di erba. E' significativo che questa spada provenga proprio da Izumo, regione ricca di minerali ferrosi. Essa era consegnata agli imperatori del Giappone il giorno della loro incoronazione, insieme allo specchio e alla gemma di giada, simboli di Amaterasu. Queste sono, in minima parte, le ideologie, i valori e le peculiarità che sottendono alla spada in genere ed alla spada giapponese in particolare, un misto di tradizioni, religioni, necessità pratiche e simbologie che traggono origini nei millenni di storia vissuta.
  12. Pacifico

    Seppuku

    Le origini della Yakuza, non propriamente del tutto certe, si pensa che siano da far risalire al periodo Edo, 1600-1868. Il Giappone dopo il subito logoramento dovuto alle incessanti guerre intestine, riuscì a trovare una certa stabilità politico-sociale durante lo Shogunato Tokugawa. Il relativo conseguente benessere non portò vantaggio ai tantissimi samurai in cerca di occupazione che fino a quel momento avevano dedicato la loro esistenza alle tante guerre ricorrenti. Coloro che non riuscirono a riciclarsi, magari inserendosi nel sistema burocratico del paese, furono emarginati dalla società. Ad alcuni di loro non restò altro da fare se non riunirsi in piccoli gruppi, vere e proprie bande criminali, che vivevano alle spalle della popolazione taglieggiandola ed opprimendola. Questi sono considerati dai più i progenitori della Yakuza. Con il tempo le cose si sono evolute, cambiando circostanze e metodi, creandosi una tradizione negli affari illeciti di “tutto rispetto”. Se così fosse, è chiaro perché alcune usanze, tramandatesi nei secoli in un paese molto legato alle tradizioni, siano state mutuate dalla cultura del bushi, trattandosi degli usi relativi ad un mondo atavico al quale sono essi stessi appartenuti.
  13. Pacifico

    Ceramiche Raku

    Da quanto so è come dici tu, i vasi per ikebana hanno le forme più disparate, a seconda della composizione floreale che si vuole realizzare, quindi piccoli o grossi, alti o bassi, rotondi o con forme geometriche, ognuna delle quali ha un prroprio nome. La forma comunque dipende anche da ciò che piace di più o dall'ambiente in cui si vuole collocare, con tanti diversi colori. Un progetto da mettere in cantiere ...
  14. Quel che si temeva è infine successo, le lame sono state messe da parte con tutto ciò che ne consegue. Sicuramente è una questione di sensibilità e di punti di vista del curatore museale, che potrebbe aver utilizzato lo spazio per altre esposizione, per una sorta di turnazione, vista la gran quantità di materiale disponibile. Se non fosse così sarebbe invece molto triste, una decisione incomprensibile. Speriamo che l'immediato futuro ci regali qualche sorpresa più gradita ...
  15. Pacifico

    Habaki

    Grazie Gisberto, sono contento di non averle immaginate, in effetti è una questione di luce poter notare le tacche, già sono poco marcate, se poi non se ne conosce l'esistenza si può pensare a tutto meno che sia una firma del togishi. Grazie ancora dell'insegnamento, ora le cercherò in ogni caso.

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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