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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

Bushido

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  1. Bushido

    Sono Tornato!

    Bentrovati a tutti! Scusate per la mi a prolunfgata assenza Un abbraccio ai vecchi amici ed un saluto ai nuovi! P.s. ci si vede a Torino il mese prossimo dal Grande Maestro.....
  2. Bushido

    Le Immagini Dell'arte.....

    questo drago giapponese....
  3. Bushido

    Il Maestro Hokusai

    Periodo Taito: "Follatrice con seta" dipinto del 1817 circa Sumisho Art Gallery, Japan Periodo Iiutsu: "Choshi nella provincia di Shimosa" della serie Mille immagini del mare stampa del 1833 - 1834 Biblioth?que Nationale, Paris Periodo Manji: "Scimmia che mangia pesche rubate" dipinto del 1849 Collezione privata Periodo Iitsu: "La cascata di Amida" stampa del 1834-1835 circa Honolulu Academy of Arts Periodo Hokusai: "Scena su un ponte" della serie Danze virili libro del 1797 circa Chiba City Museum of Art, Japan Periodo Iitsu: "Il ponte sospeso tra Hida e Etchu" della serie Vedute insolite di ponti famosi nel Giappone stampa del 1834 Collezione privata Periodo Manji: "Vecchia tigre nella neve" dipinto del 1849 Collezione privata Periodo Iitsu: "Il poeta Abe no Nakamaro" della serie Specchio dei Poeti Cinesi e Giapponesi stampa del 1835 - 1836 circa Honolulu Academy of Arts Periodo Manji: "Autoritratto all'et? di 83 anni" inchiostro su carta del 1842 Rijksmuseum Voor Volkenkunde, Leiden
  4. Chi mi traduce cosa c'è scritto sulla bandiera della foto sopra?!
  5. Bushido

    Il Maestro Hokusai

    IL MAESTRO HOKUSAI Com'? ammirevole colui che non pensa: ?la vita ? effimera? vedendo un lampo (Bash?) Per trasformarsi in libere sorgenti bisogna prima diventare righelli, squadre e compassi Il maestro Hokusai (1760-1849) ? unanimemente riconosciuto come il pi? grande artista nel campo delle ukiyo-e. Egli sostenne per tutta la vita che aveva molto da imparare, e in vecchiaia scrisse che se fosse vissuto fino a 110 anni avrebbe raggiunto un livello di perfezione tale che "nella mia opera tutto, anche una semplice linea o un punto, sar? cosa viva". Non visse cos? a lungo, ma raggiunse ugualmente la perfezione che sognava. Basta vedere le sue "36 vedute del Fuji", una serie di stampe dedicate al vulcano Fuji-yama, la montagna sacra dei giapponesi. La pi? celebre di queste immagini ? la "Grande onda di Kanagawa", dove il Fuji si intravede appena, mentre la scena ? dominata da un'onda gigantesca. Sembra che l'acqua si arrampichi verso il cielo come un essere animato. Appare viva e magica, nonostante il realismo della raffigurazione. Egli produsse anche decine di libri con disegni e caricature degli abitanti di Edo, rappresentati all'interno del loro background urbano. Questi libri hanno l'immediatezza di un fumetto moderno, e non a caso erano intitolati "Manga"... In effetti la parola manga significa "restituzione delle immagini vere", e solo nel XX secolo i giapponesi hanno cominciato ad utilizzarla nel senso di "fumetto". Ma il legame tra le "immagini vere" di Hokusai e i moderni albi di manga ? evidente La cultura e le forme espresse da questa tradizione, tanto distante, ignota e separata, si sono sviluppate, nel corso del tempo, secondo velocit? e dinamiche profondamente diverse da quelle che hanno modificato i linguaggi e gli usi dell'occidente. Le arti del Giappone, protette di riflesso dalla politica isolazionista del paese, sono rimaste a lungo inaccessibili agli stranieri. Per questo, l'interesse degli artisti e dei collezionisti occidentali -ma anche quello del pubblico- per le forme della civilt? del Sol Levante, per le sue arti tradizionali e, in particolare, per la sua pittura, si ? sviluppato solo nel corso del XIX secolo, quando il paese ? stato costretto con la forza a riaprire le sue frontiere. Solamente allora, infatti, gli stranieri, gli europei soprattutto, hanno cominciato a prendere confidenza con le forme pi? esportabili dell'arte e della cultura giapponese, facilitati in questo senso dalla grande diffusione della stampa a colori che vive in Giappone, gi? dalla fine del Settecento, una grande e fortunata stagione. Tra gli artisti che meglio hanno interpretato la fioritura di questa particolare tendenza che restituisce, con disinvoltura ed immediatezza, sprazzi di vita quotidiana, ritratti di attori, lottatori di sumo e cortigiane, scene di teatro -le cosiddette "Immagini del Mondo Fluttuante" (Ukiyo-e)- vi ? anche Hokusai Katsushika (1760-1849), "il vecchio pazzo per la pittura". Artista eccentrico ed irrequieto, secondo i biografi, Hokusai muove i suoi primi passi proprio nel nuovo stile popolare dell'Ukiyo-e (uno stile naturalistico e fresco, soprattutto se confrontato con i preziosi calligrafismi della maniera accademica), come disegnatore e illustratore di libri e surimono (messaggi augurali) sommando presto per?, a questa prima esperienza, la conoscenza delle scuole pittoriche del passato e della stessa cifra accademica Hokusai infatti, nel corso delle sue numerose fasi -delle vere e proprie mutazioni di pelle, contraddistinte da un nuovo nome (tra le altre bizzarrie imputate all'artista, oltre ai numerosi nomi adottati nel tempo (almeno sei: Shunr?, S?ri, Hokusai, Taito, Iitsu, Manji) vi sono anche le moltissime abitazioni che egli ha cambiato, testimonianza del temperamento nomade, veloce, impermanente oltre che della mancanza di radici)- attraversa, con il suo pennello straordinariamente felice e leggero, tutte le forme dell'arte tradizionale, giungendo a fondare una sorta di nuovo canone della pittura di paesaggio. Un nuovo canone che si diffonder? in Europa nel corso della seconda met? dell'Ottocento, gi? pochi anni dopo la morte dell'artista e che influenzer? moltissimo il percorso della pittura occidentale la cui strada, in quegli anni, partiva dal centro di Parigi. Proprio a Parigi, "capitale del XIX secolo", avranno luogo gli epocali mutamenti nella visione e nella tecnica che porteranno alla nascita dell'arte moderna, avvenuta negli anni Settanta sotto il segno della pittura en plein air. Il nuovo indirizzo dell'arte europea, indicato da Manet e portato avanti da Monet, Degas e dagli altri Impressionisti, affondava le sue radici anche nella recente conoscenza delle diverse "convenzioni" formali giapponesi e, in particolare, delle stampe di Hokusai. A questo grande artista, forse il pittore giapponese pi? noto del mondo, che anche il pubblico meno esperto di arte orientale sa riconoscere per via di alcune opere che sono diventate delle vere e proprie icone, delle affascinanti "immagini simboliche", forse caricate di nuovi significati che oltrepassano la pura forma e l'immediata stilizzazione del paesaggio, come la Grande Onda, la citt? di Milano ha dedicato, nel corso dell'autunno passato, una bella ed esaustiva mostra monografica, razionalmente allestita e accompagnata da un catalogo ben strutturato e ricco di riproduzioni a colori. Una mostra elegante e rarefatta, sia per l'ambientazione suggestiva che per la qualit? alta delle opere esposte, piuttosto comprensibile e didattica pur nella sua inevitabile alterit? materiale e stilistica. I curatori hanno saputo incrociare infatti il criterio tematico (il teatro, la bellezza femminile, gli animali, il sovrannaturale, l'erotismo, la natura) ad un ferreo ordito cronologico che ha permesso di scandire le successive fasi della lunga e non sempre documentatissima carriera di Hokusai in un percorso che tutti hanno potuto agevolmente seguire. Si ? trattato della pi? imponente mostra sull'opera di questo famoso artista mai organizzata in Italia (e in Europa) ma forse anche della pi? importante esposizione mai realizzata di pittura giapponese tout court: una grande occasione anche per i non specialisti per conoscere una concezione artistica diametralmente opposta a quella occidentale. Henri Focillon, un grande storico dell'arte francese, vissuto a cavallo tra Ottocento e Novecento, che si ? sempre interessato alla morfologia dell'arte, alla vita delle forme pi? che alle idee o ai contenuti che esse potevano esprimere, ha scritto (nel 1914) un interessante e precoce saggio su Hokusai che, a mio parere, mette in luce la fondamentale distanza tra la tradizione pittorica europea e quella giapponese in un modo che pu? risultare particolarmente significativo per noi che pratichiamo un'arte marziale come l'Aikido. Focillon, infatti, paragona la pittura occidentale ad una specie di "schermaglia" nella quale molti e diversi colpi possono essere tirati; noi, mantenendo la metafora, possiamo paragonare la pittura giapponese ad un unico, definitivo colpo, (shinken). Nella tradizione occidentale moderna, il pittore esperto incrocia le sue pennellate sopra precedenti pennellate, tratteggia con leggerezza, passa e ripassa nello stesso punto, sovrapponendo i pigmenti e le vernici, per smorzare o enfatizzare i toni attraverso sapienti velature che producono luminosit? e distanza tra i piani. Il suo obiettivo ? fingere sempre meglio la profondit? dello spazio, il volume dei corpi: dare, insomma, l'illusione del rilievo, il valore tattile del quadro (finestra aperta sul mondo) reso attraverso la prospettiva, la luce e il colore. Il pittore giapponese no, non ripassa mai nello stesso punto, non corregge la sua pennellata che, come un colpo di spada, non gli concede alcun ripensamento. Come il calligrafo, il maestro di spada, il tiratore con l'arco (e come dovremmo fare noi aikidoisti) il pittore giapponese proietta la sua energia in quell'unico gesto, in quel colpo assoluto che origina dal suo centro. E' il centro (il tanden, l'hara), e non la mano -e men che meno il pennello- a guidare sulla carta l'energia del pittore, il suo inchiostro o il suo colore, ai quali solo l'acqua potr? togliere peso, spessore, materia. La delicatezza, la grazia, l'eleganza della pittura giapponese si riversano anche nell'incisione al tratto (di cui l'opera di Hokusai ? esempio variegato e sublime): un segno netto, pulito, senza esitazioni Un sottile equilibrio tra pieni e vuoti, insomma, che ci restituisce una concezione molto diversa dell'arte. Una concezione che esprime una tradizione secolare fondata su premesse filosofiche e spirituali di antica derivazione indiana e cinese che hanno come cardine principale il "concetto" di vuoto, o meglio la pratica del vuoto. Il raggiungimento di questa condizione, risultato di una ricerca personale, di un cammino interiore, di un severo allenamento, ? uno degli obiettivi decisivi -forse il pi? importante- di chi oggi studia un'arte marziale tradizionale giapponese. Anche l'Aikido, che ? un'arte relativamente giovane e moderna, nasce proprio dalla realizzazione di questa stessa condizione spirituale che, attraverso il rigoroso esercizio del ki, secondo l'esempio di O'Sensei, pu? arrivare a dar forma ed efficacia ad un movimento inconscio, autogenerato. Yamaoka Tesshu, uno dei pi? grandi maestri di spada e calligrafia vissuti nell'Ottocento ha scritto ?Con la mente e il corpo unificati, niente sar? impossibile?: la sintesi del corpo e della mente nella realizzazione del vuoto interiore (che risuona come un'eco, come ci insegna il Maestro Tada), quindi l'efficace utilizzazione della propria energia armonizzata all'energia dell'universo, ? il fondamento di tutte le vie: dell'Aikido, dell'arte della spada, dello Shodo. Alla base di tutte le arti vi ? dunque un'indefinibile estetica del vuoto che riguarda, naturalmente, anche la pittura che, con la calligrafia, condivide ben di pi? del pennello. Altra veduta del monte Fuji In effetti Hokusai considerava la sua professione artistica proprio come una "via" da praticare ed in questi termini la trasmetteva, attraverso i suoi insegnamenti e i suoi libri di modelli, agli allievi diretti ed indiretti. Secondo il suo esempio, la pittura ? una via da perseguire con pazienza e determinazione ma anche con molta immaginazione e il pittore ? un "microcosmo" che deve sapersi svuotare per mettersi in contatto con il macrocosmo della natura, per far risuonare l'universo della realt?. Questo ? il semplice segreto della lunghissima, fortunata -seppur mai agiata- carriera del pi? famoso pittore giapponese, che nel 1834, pubblicando per la prima volta i tre volumi che raccolgono la sua opera pi? nota, le Cento vedute del Monte Fuji, sintetizz? in poche inesorabili righe il suo credo artistico, lasciandoci un vero e proprio testamento spirituale. Autoritratto ironico del maestro A settantaquattro anni Hokusai, o meglio Manji, il Vecchio pazzo per la pittura, rivel? al pubblico il cuore segreto della sua filosofia ?Dall'et? di sei anni ho la mania di copiare la forma delle cose, e dai cinquant'anni pubblico spesso disegni, tra quel che ho raffigurato in questi settant'anni non c'? nulla degno di considerazione. A settantatre anni ho un po' intuito l'essenza della struttura di animali e uccelli, insetti e pesci, della vita di erbe e piante e perci? a ottantasei progredir? oltre; a novanta ne avr? approfondito ancor di pi? il senso recondito e a cento anni avr? veramente raggiunto la dimensione del divino e del meraviglioso. Quando ne avr? centodieci, anche solo un punto o una linea saranno dotati di vita propria. Se posso esprimere un desiderio, prego quelli tra lori signori che godranno di una lunga vita di controllare se quanto sostengo si riveler? infondato?. Poche righe dense di significato che i primi critici, i letterati, i poeti e gli artisti europei che, nel corso della seconda met? dell'Ottocento, si avvicinarono all'opera dell'artista giapponese (tra i quali, ad esempio, Van Gogh, la cui sensibilit? viene infatti ricordata dal regista Kurosawa in uno degli episodi del film Sogni), considerarono probabilmente espressione di un temperamento eccentrico e romantico: un equivoco che ben corrispondeva alla visione esotica e meramente decorativa che quasi tutti avevano allora della misteriosa arte giapponese, visione puramente iconografica che presto port? al dilagare del fenomeno del Japonismo, una vera e propria moda affermata in tutta Europa dal trionfo delle Esposizioni Universali, dell'Art Nouveau e dello stile decorativo e floreale internazionale che a lungo condizion? la visione e il gusto degli europei. La grande onda: soggetto, profondit? e rilievo nella pittura di Hokusai senza alcun dubbio l'opera pi? conosciuta di Hokusai. La maestosa onda in primo piano fa quasi sfuggire il vero soggetto del quadro: ancora una veduta del monte Fuji. Era una visione che si limitava alla superficie, nel senso occidentale del termine. Sfuggiva allora, in primo luogo agli artisti, la sostanza lieve della pittura del Giappone, la sua superficialit? - nel senso proprio del termine -, ci? che, insomma, la allontava completamente dalla pittura occidentale. A differenza di quest'ultima, che dalla fine del Medioevo si era arrovellata attorno ai problema della profondit? e del rilievo, del volume dei corpi e degli oggetti, della loro resa il pi? possibile mimetica e naturalistica e quindi prospettica, la pittura giapponese ha sempre mirato alla realizzazione del vuoto attraverso un sistema di segni che agisce su chi guarda per suggestione e non per descrizione, per empatia e non per narrazione. Gli artisti giapponesi non sono ossessionati dalla terza dimensione, dalla necessit? di esprimere valori tattili: le loro opere non sono profonde, non bucano al di l? del muro al quale sono appese. Anzi, non sono proprio appese: nella maggior parte dei casi, infatti, si srotolano delicatamente. Esprimono, in maniera estremamente sintetica, concisa, un sistema di rapporti che si risolve in superficie e che non deve significare o dire niente di pi?. Quel che si vede ? identico a quello che ?: non sono due cose diverse (la realt? e la sua raffigurazione), sono la stessa cosa. Hokusai, inebriato dalla bellezza della natura, ha saputo afferrarne l'essenza e fissarne la mutevole vita, nel brulichio del mondo delle forme ma fuori dal frastuono del pensiero, con il sorriso sulle labbra e, dunque, con il sorriso nel cuore. Per rendere il vuoto sulla carta, per farlo circolare, bisogna aver fatto il vuoto dentro di s?: la personalit? deve diventare diventa cava, l'ego deve essere superato e solo allora, finalmente, gli eventi, l'energia, lo spazio possono avere circolazione. Liberando la mente, facendo circolare il proprio ki, il pittore diventa lo specchio, il lago, lo stagno, la pagina bianca dove pu? risuonare l'energia del mondo e alla fine pu? scrivere ?Mi accorgo che i miei disegni, sia che raffigurino personaggi, animali, insetti o pesci hanno tutta l'aria di voler uscire dalla pagina. Non ? questa una cosa straordinaria??.
  6. Bushido

    Le Immagini Dell'arte.....

    Mandala ? un termine sanscrito che significa cerchio. Nel tantrismo e nel buddhismo, disegno pi? o meno schematico, colorito a tinte simboliche, destinato a riprodurre l'universo quale ? concepito dalle cosmogonie indiane. (I mandala servono quali oggetti di partenza per la meditazione. Il disegnarli equivale al creare un microcosmo e a dominarne gli elementi. Alcuni edifici sacri sono stati eretti come materializzazione di mandala. Alcuni studiosi occidentali hanno tentato di interpretare i mandala e le dottrine che li ispirano alla luce della psicologia del profondo.)
  7. Bushido

    [LEGGENDA] Momotaro

    MOMOTARO C'era una volta una coppia di coniugi anziani, che vivevano in campagna. L'uomo andava spesso a tagliare la legna in montagna, la donna invece faceva il bucato al fiume. Un giorno, mentre questa lavorava, arriv? spinta dall'acqua una pesca enorme. Volendo farla assaggiare al marito, la port? a casa. A pranzo, all'anziano tornato dalla montagna, fece grande piacere vedere questo frutto appetitoso. Ma nel momento in cui stavano per tagliarlo rimasero entrambi stupiti, perch? dall'interno usc? un vivace bambino. Dato che non avevano figli pensarono con grande gioia che il piccolo nato dalla pesca fosse un dono degli dei, e lo chiamarono Momotaro (che significa ?ragazzo pesca?). Un giorno Momotaro, venne a sapere che gli oni (orchi) dell'isola venivano a fare del male e a rubare ai poveri contadini, cos? pens? che era ora che qualche d'uno si decidesse ad andare a dargli una bella lezione. And? a casa dei genitori e gli rifer? il suo intento, i due gli dissero che era molto pericoloso andare all' isola, ma Momotaro ormai aveva deciso di andarci. Cos? il giorno dopo part?, e la coppia gli diede per il viaggio degli gnocchetti di miglio (Nota: dolce giapponese) che avevano il pregio di rinvigorire chi li mangiava. Per la strada incontr? un cane che gli chiese: "Ciao Momotaro. Dove vai ?" "Sto andando sull'isola degli orchi per soggiogarli." "Cosa hai appeso al fianco ?" "I migliori gnocchetti di miglio del Giappone." "Dammene uno. Ti accompagner?." Momotaro glielo offr? e continu? il viaggio con lui. A un certo punto venne loro incontro una scimmia che chiese: "Ciao Momotaro. Dove vai ?" "Sull'isola degli orchi per scacciarli." "Cosa hai appeso al fianco ?" "I migliori gnocchetti del Giappone." "Dammene uno. Ti accompagner?." Quindi glielo diede e prosegu? con il cane e la scimmia. Poi si avvicin? volando un fagiano che fece la stessa domanda: "Ciao Momotaro, dove vai ?" "Sull'isola degli orchi per scacciarli." "Cosa hai appeso al fianco ?" "I migliori gnocchetti del Giappone." "Dammene uno. Ti accompagner?." Allora ne diede uno anche a lui. Alla fine il gruppo arriv? alla spiaggia e si mise ai remi per raggiungere la meta. Ma per quanto avanzava non si vedeva nessuna traccia dell'isola. Finch? il fagiano vol? in cielo e riusc? condurre la barca nella direzione giusta. Giunsero cos? sull'isola e poi al grande castello degli orchi, il cui cancello era solidamente chiuso. La scimmia per? si arrampic? agilmente sull'alto cancello e lo apr? dall'interno. Gli orchi nel frattempo bevevano e cantavano senza accorgersi di nulla. Momotaro grid? loro: "Eccomi, sono Momotaro! Sono venuto qui per scacciarvi !" A queste parole i cattivi scoppiarono in una risata chiedendosi cosa potessero fare un ragazzino e un cagnolino. Per? il cane, pieno di forza grazie gnocchetto, li assal? dando morsi, mentre Momotaro agitava la spada. Infine riuscirono a sconfiggere i nemici che esclamarono: "Restituiremo tutto il bottino, non faremo pi? del male a nessuno, per favore risparmiateci la vita !" Cos? l'eroe e i suoi compagni tornarono in paese con i tesori. I due anziani, che avevano temuto il peggio, furono molto contenti di rivedere il figlio e vissero insieme a lui felici a lungo e in pace. FINE
  8. Ottimo articolo, complimenti!
  9. Bushido

    [LEGGENDA] Omusubi Kororin

    "omusubi kororin" 今日はまた日本の昔話をご紹介します。タイトルは"おむすびころりん"です。落としたおむすびを探しに穴に入って行ったお爺さんの物語です。("ころりん"というのは、物を落としたときに使う擬態語です) 穴に入ったお爺さんはこの穴がたくさんのねずみが住む家だったことに気がつきますが、その後そこの宴に飛び入り参加してしまいます。お爺さんがとても優しくていっしょに楽しく騒いでくれたので、最後にはねずみたちから宝箱をもらったそうな。めでたし、めでたし。(^ ^) Kyo wa mata nihon no mukashi banashi wo goshokai shimasu. Title wa "omusubi kororin" desu. Otoshita omusubi wo sagashini anani haitte itta ojiisan no monogatari desu. ("kororin" to iu no wa mono wo otoshita toki ni tsukau gitaigo desu) Ana ni haitta ojiisan wa kono ana ga takusan no nezumi ga sumu uchi datta koto ni kigatsuki masu ga, sonogo sokono utage ni tobiiri sanka shite shimaimasu. Ojiisan ga totemo yasashiku te isshoni tanoshiku sawaide kureta node saigo niwa nezumi tachi kara takarabako wo moratta souna. Medetashi, medetashi.(^ ^) E' la storia di un vecchio che e' entrato nel buco per cercare la sua polpetta di riso cotto ("omusubi" in giapponese ) che ha fatto cadere li' ("kororin" e' l'espressione onomatopeica che si usa quando qualcosa e' caduto ). Ha trovato che il buco era la grande casa di molti topi e dopo ha partecipato alla festa. Alla fine i topi hanno dato una scatola del tesoro a quel vecchio perche' lui era molto simpatico e allegro. E vissero felici e contenti.(^ ^) qual'? secondo voi il morale della favola?
  10. Eccovi un ottimo articolo che ci aiuta a comprendere a fondo l'arte della spada. Il Mito Narra il Kojiki, libro fondamentale dello Shintoismo, che il dio Haya Susanoo - figlio del dio Izanagi, creatore, assieme alla dea Izanami, delle isole nipponiche - venne esiliato nella regione di Izumo dalle otto centinaia di decine di migliaia di dei. Qui egli uccise un drago con otto teste, per salvare una vergine, offerta in sacrificio al mostro. Ucciso il drago, si affrettò a tagliarlo a pezzi con la propria spada, tuttavia, giunto alla coda, non riuscì a troncarla, e il filo della spada si intaccò. Aperta la coda per tutta la sua lunghezza, Susanoo vi trovò all'interno una grande spada che si chiamava Tsumugari (La Ben Affilata). Consegnò la spada alla dea solare Amaterasu, che la diede poi al nipote Ningi, allorchè questi discese dal cielo per governare il Giappone. La spada fu infine ereditata dagli imperatori, il decimo dei quali, Suigin, la fece porre al tempio di Ise. Il principe Yamato Takeru, figlio del quattordicesimo imperatore, accingendosi a compiere la sua spedizione contro gli Ainu, si fece consegnare la Tsumugari e la portò con sé durante la campagna di guerra. Un giorno i nemici attrassero il principe in una prateria e diedero fuoco alle sterpaglie. Yamato Takeru falciò prontamente l?erba in fiamme (o fu la spada a farlo per magia), creandosi così un varco. Da quel giorno la spada si chiamò Kusanagi no Tsuguri (La Spada Falciatrice d?Erba). E' significativo che questa spada provenga proprio da Izumo, regione ricca di minerali ferrosi. Essa viene consegnata agli imperatori del Giappone il giorno della loro incoronazione, insieme allo specchio ed alla gemma, simboli di Amaterasu. Le Origini La lavorazione del ferro, sia per fusione che per forgiatura, era conosciuta nella Cina settentrionale fin dal VI secolo a.C. I Giapponesi, nel 362 d.C., invasero la Corea del Sud, rimanendovi per 200 anni. Fu dalla vicina Cina, dunque, che conobbero l'uso delle armi in ferro, e in particolare della spada dritta e a un sol taglio, mentre fino a quel momento essi avevano usato unicamente la pietra e il bronzo (culture Youmon e Yayoi, dal XXI sec. a.C. al III d.C.). Sul finire del IV secolo, dopo un periodo di massiccia importazione delle spade dalla Cina - oggi reperibili nelle sepolture preistoriche e protostoriche - il Giappone diede avvio alla produzione in patria delle spade in ferro, mettendo a punto proprie tecniche di fabbricazione, ma soprattutto sviluppando forme e tipologie assolutamente originali. La spada e il samurai Uno dei primi ammirati accenni alle spade giapponesi lo leggiamo in Francesco Carletti (1573-1636), mercante fiorentino, che le chiama "catane", riportando che i Giapponesi ne facevano un gran conto. La spada giapponese non era solo un'arma ma anche un oggetto d'arte, talché oggi la si definisce, in Giappone, Bijutsu Touken, "spada d'arte". Solo nei periodi più guerreggiati, la Touken ebbe una produzione di massa, che nocque certamente alla sua qualità artistica, ferma restando la sua straordinaria efficacia come arma da offesa. Oggi in tutto il mondo la Touken é oggetto di un accanito collezionismo, sofisticatissimo in Giappone, ovviamente, e più attento alla suggestione storico-esotica in Occidente. Quella stessa suggestione ci fa intimamente correlare la spada al Samurai, dopo averne gustato tante avventure al cinema ed alla televisione. Ma chi era costui ? Samuraru é un antico verbo che significa "servire", "essere al servizio di", sottintendendo un servizio in armi : era il Samurai un armigero, una sorta di Bravo manzoniano, almeno alle origini. Nel X secolo i Samurai si affacciano alla storia come corpo organizzato di guerrieri (Bushi), e nel XII secolo sono già un'aristocrazia che terrà il potere fino alla restaurazione Meiji. Il Samurai era un Bushi ed i due termini si possono considerare sinonimi. Non é questa la sede per definire lo spirito e l'etica che, mutatis mutandis, si potrebbero paragonare a quelli dei Cavalieri della leggenda arturiana. Simbolo del Samurai era la spada, addirittura due spade, una lunga ed una corta, che solo lui poteva portare. I soli "civili" autorizzati a portare con sé un'arma (ma soltanto una) erano i mercanti e le loro donne, naturalmente con una limitazione di lunghezza della lama, che non doveva superare i due shaku (60, 6 cm). Ma non fu sempre così : fino a tutto il XVI secolo non vi fu limite alla lunghezza delle lame portabili per difesa da chiunque. Poi le severe leggi, suntuarie e classiste, dei Tokugawa definirono quelle regole che tutti ora conosciamo. Per un Samurai la spada era uno status symbol ma anche un oggetto venerato per la sua bellezza e le sue mitiche origini. Storia e Scuole Periodi storici della spada giapponese Joukotou (IV - VIII secolo d.C.). é il periodo più antico della storia della spada giapponese. La sua conoscenza si fonda sullo studio dei reperti archeologici provenienti dalle tombe a tumulo (Kofun) edificate tra il IV e il IX secolo, ed ai tesori del Shousoin nel tempio Toudaiji a Nara (VIII - X sec.). Le spade appartenenti a questo periodo sono dritte. Tardo Heian - primo Kamakura (XII secolo). Compare in questo periodo la spada curva Shinogizukuri tachi. Ulteriore caratteristica di questa lama é la notevole differenza di larghezza tra la punta e il forte (base della lama), nonchè dalla curvatura spostata verso il forte stesso. Medio Kamakura (metà XIII sec.). Questo periodo vede l'affermarsi del potere Samurai, attestato nel territorio della capitale orientale di Kamakura. Si afferma un tipo di Tachi di maggior spessore, minor differenza tra punta e forte e più accentuata curvatura, mentre la costolatura si sposta leggermente verso il bordo. In questo periodo vi é una massiccia produzione di Tantou. Tardo Kamakura (inizio XIV sec.). Le lame diventano più massicce e più imponenti, con una larghezza pressochè uniforme su tutta la lunghezza. Anche la punta diventa più grande. Nanbokuchou (seconda metà del XIV sec.). Compaiono le lunghissime Tachi d'oltre 90 cm. ed anche i Tantou vengono sovradimensionati. Molte delle smisurate Tachi di questo periodo verranno, in seguito, accorciate a misura di Katana. Primo Muromachi (tardo XIV - tardo XV sec.). Si ha una ripresa del più antico stile Kamakura, specialmente nella forgiatura di Tantou e Wakizashi. Tardo Muromachi (metà del XV sec.). In questo periodo, caratterizzato da incessanti guerre, le tattiche del combattimento a cavallo vengono sostituite dall'impiego massiccio delle fanterie. Si diffonde sempre più la spada Uchigatana, infilata nell'Obi. A metà del XV secolo, dopo le guerre civili dei periodi Ounin e Bunmei, in tutto il Giappone scoppiano conflitti locali e si rende necessaria una produzione di massa di spade di modesta qualità, che prendono il nome di Kazu uchi mono. Per differenziare i prodotti di elevata qualità da questa produzione scadente, ai primi viene dato il nome di Chuumon uchi. Nelle provincie di Bizen e Mino si ha la maggior produzione di spade "industriali". Momoyama (1573-1614). Le spade forgiate prima dell'epoca Keichou (1596-1614) sono chiamate Kotou, "spade antiche", mentre quelle realizzate successivamente - e fino all'era Bunkabunsei (1804 - 1829) sotto lo shogunato Tokugawa, ovvero periodo Edo - sono chiamate Shintou oppure Arami, "spade nuove". Gli spadai si concentrano attorno alle città fortificate, costruite dai signori feudali. Lo sviluppo dei trasporti facilita la fornitura dell'acciaio e degli altri materiali per la forgiatura della spada. E' in questo periodo che alcuni armaioli iniziano a fare uso di acciaio d'importazione proveniente dalla Corea, dall'India e da altri territori. Edo (1624 - 1804). Questo grande periodo di pace si riflette nell'introduzione di nuovi e fantasiosi profili decorati (Hamon). Bakumatsu (fine dello Shogunato). Le spade forgiate dal 1804 vengono chiamate Shinshintou, "neo nuove spade", oppure Fukkotou, "spade della rinascita". Alcuni spadai di Edo riprendono gli stili in uso ai tempi della spada Kotou, mentre altri, sull'onda del movimento di rinascita, riproducono spade negli stili antichi, raggiungendo gran fama. Meiji (1868 - 1912). Nel 1876 viene proibito il porto in pubblico della spada. Con la fine di questo status symbol quasi tutti gli armaioli cessano la loro attività. Taishou (1912 - 1926). Alcuni grandi armaioli, sotto la protezione imperiale, riprendono a forgiare spade, affinchè la tradizione non muoia. Shouwa (1926 - 1989). Nonostante la produzione di massa effettuata durante la seconda guerra mondiale, restano vive le antiche tecniche di forgiatura. Tutte le spade realizzate dopo il periodo Meiji si definiscono Gendaitou, "spade moderne", almeno fino ai primi anni del secondo dopoguerra. La tradizione continua tuttora con la denominazione di Shinsakutou, "spade recenti", rivitalizzata da un crescente interesse, in Giappone e in tutto il mondo, per l'altissima qualità costruttiva. -------------------------------------------------------------------------------- Appendice A : Cronologia Cronologia fondamentale Giapponese Cronologia della Spada Giapponese Preistoria fino al 537 Kotou spade antiche Asuka 538 - 644 Shintou spade nuove Nara 645 - 781 Shinshintou/Fukkotou spade neo-nuove Hakuhou 645 - 710 Gendaitou spade moderne Tempyou 711 - 781 Shinsakutou spade recenti Heian 782 - 1184 Jougan 782 - 987 Fujiwara 898 - 1184 Kamakura 1185 - 1332 Nanbokuchou 1333 - 1391 Muromachi 1392 - 1572 Momoyama 1573 - 1599 Edo 1600 - 1867 Meiji 1868 - 1912 Taishou 1912 - 1926 Shouwa 1926 - 1989 Heisei 1989 - ....
  11. Bushido

    Urca Che Invasione!

    Un grande benvenuto!
  12. Bushido

    Auguri Al Forum!!!

    Tutti i suggerimenti sono validi! Grazie per i complimenti!
  13. Il pescatore Taro Urashima C'era una volta un giovane pescatore di nome Taro Urashima. Ogni giorno di mattino presto salutava i genitori, usciva da casa, e andava a pescare sul mare fino a sera. Un giorno, mentre si recava sul mare, a riva sulla spiaggia vide un gruppo di ragazzini che maltrattavano una tartaruga. Impietosito, li fece smettere urlando, e i ragazzini spaventati scapparono. Rimasti soli, per magia la tartaruga parl?, ringraziando Taro ?Di niente? rispose il ragazzo ?Qual ? il suo nome?? chiese la tartaruga ?Taro Urashima? "Signor Urashima, vorrei sdebitarmi con lei. Venga con me la posso porto a visitare un luogo bellissimo" Taro sapeva che doveva tornare dai genitori, ma accett? di andare a vedere quel luogo per un po'. Allora si sedette sulla schiena della tartaruga, l?animale entr? in mare, e s?inabiss? verso le profondit? marine. Arrivarono ad un grande castello in fondo al mare, cos? bello da non poterlo descrivere. Era il castello del Re dei Draghi, padrone degli abissi. Al suo interno c'era una bellissima principessa, si chiamava Otohime, che accolse Taro e fece preparare una grande festa in suo onore. Taro si divert? moltissimo, talmente tanto che si dimentic? dei genitori e di tornare a casa. Cos? passarono tre giorni, prima che il ragazzo decidesse di tornare in superficie. Prima di partire, Otohime prepar? un regalo per Urashima. Gli porse un cofanetto dicendo "Se ci sar? qualche problema, apri questa scatola." Taro cos? torn? alla spiaggia dove aveva incontrato quella tartaruga tre giorni prima. Ma appena arrivato si sent? un po' strano. Gli pareva che il paesaggio fosse differente. Si avvi? verso la casa dove vivevano i suoi genitori. Ma arrivando trov? tutto differente. Non c'era pi? la sua casa, non riconosceva pi? niente di quel luogo? Spaesato Taro ferm? una persona, che stava passando di l?, e gli chiese della casa e delle persone che ci abitavano. Il passante rispose: "Sono anni che non c?? pi? nessuno, ma ho sentito dire che l?, in tempi remoti, abitava un pescatore era andato al mare e non era pi? tornato." A questo punto, non sapendo cosa fare, Taro apr? la scatola che gli aveva dato Otohime. Usc? tantissimo fumo bianco e improvvisamente Taro invecchi?, e si ritrov? con una lunga barba bianca. Fu allora che Taro cap? che mentre lui si era divertito tre giorni al Castello del drago, qui sulla terra contemporaneamente erano passati cento anni. Il tempo in fondo al mare era trascorso diversamente rispetto a quello del suo mondo. FINE
  14. La scimmia Sun Wu Kung - la leggenda di Son Goku - Nel lontano oriente, in mezzo al grande mare, c'? un' isola che si chiama Monte dei fiori e dei frutti. Su questo monte c'era un'alta scogliera. Questa aveva raccolto in s? fin dall?inizio del mondo la misteriosa energia di tutti i semi di cielo e terra, sole e luna. La sua forza vitale e riproduttiva era quindi davvero eccezionale.Un giorno scoppi?, generando un uovo di pietra tondo come una palla. Da questo uovo nacque, per magia, una scimmia di pietra, che cascava da tutte le parti finch? pian piano non impar? a camminare e a saltare. Dai suoi occhi si irradiavano due raggi dorati che salivano fino al pi? alto castello del cielo, tanto che il sovrano del cielo si spavent?. Invi? i due dei Occhiolungo e Orecchiofino a vedere cosa stesse succedendo. I due dei riferirono "I raggi provengono dall'occhio della scimmia di pietra generata dalla pietra incantata:non c?? motivo di essere inquieti." Pian piano la scimmia crebbe; correva e saltava dappertutto, beveva dalle fonti delle valli e mangiava fiori e frutti, trascorrendo il suo tempo in un gioco senza fine. Un giorno d'estate, mentre cercava il fresco con le altre scimmie dell'isola, si trovarono a fare il bagno in una valle. Scorsero una cascata che scendeva a precipizio da un'alta roccia. Le scimmie si dissero "chi riesce a passare sotto l'acqua senza farsi male sar? il nostro re". La scimmia di pietra fece un salto di gioia e disse "Vado io".Poi chiuse gli occhi, si pieg? e salt? nel fragore delle acque spumeggianti. Quando riapr? gli occhi vide un ponte di pietra che la cascata separava a m? di tenda dal mondo di fuori. Il ponte conduceva a un castello in una caverna,pulito e spazioso. All'ingresso c'era una lapide con su scritto "Questo ? il cielo della caverna dietro la cortina d'acqua sul Monte santo dei fiori e dei frutti" .Felicissima, la scimmia attravers? di nuovo le acque e raccont? alle altre scimmie cosa aveva trovato. Le sue compagne ne furono liete e pregarono la scimmia di pietra di portarle con s? .Cos? tutto il branco attravers? la cascata sul ponte di pietra e insieme entrarono nel castello della caverna, dove si trovarono pentole e focolare, tazze e scodelle in abbondanza. Per? era tutto di pietra. Le altre scimmie decisero che la scimmia di pietra sarebbe stata il loro re: il bel re delle scimmie. Quella nomin? i cercopitechi, i babbuini e le altre scimmie funzionari e consiglieri, servi e aiutanti e insieme se ne vivevano beate sulla montagna ritirandosi di notte nel loro castello della caverna. Si tenevano lontane da uccelli e animali, e il re godeva della massima beatitudine. Un giorno il re era seduto a mangiare allegramente con le sue scimmie quando scoppi? in un gran pianto. Spaventate, le scimmie gli chiesero il motivo di tanta tristezza in quell'atmosfera cos? allegra. Il re disse "? vero che siamo libere dalla legge e dal diritto degli uomini, ? vero che uccelli e animali non osano avvicinarcisi, ma pian piano diventiamo vecchi e deboli e un giorno verr? l'ora della morte a portarci via. In un batter d'occhio ce ne andremo senza poter pi? tornare!. All'udire le sue parole, le scimmie si nascosero la faccia tra le mani e scoppiarono in singhiozzi. Si fece allora avanti una vecchia scimmia che disse con vice forte e chiara "Il fatto che voi ,o re,indugiate su questi pensieri, dimostra che in voi si ? svegliato il desiderio di cercare la verit?. Tra tutti gli esseri viventi, soltanto tre categorie possono sfuggire al potere della morte: i Buddha, gli spiriti beati e gli dei. Chi raggiunge uno di questi tre livelli sfugge alla ruota della reincarnazione e vive tanto quanto il cielo". Il re delle scimmie domand? "Dove vivono costoro?". La vecchia scimmia rispose "Vivono nelle caverne e nelle montagne sacre nel gran mondo degli uomini". Il re delle scimmie ne fu rincuorato e dichiar? alle sue scimmie che voleva mettersi alla ricerca degli dei e spiriti santi per imparare da loro la via dell'immortalit?. Le scimmie andarono a prendere pesche e altri frutti e vino dolce per celebrare un banchetto d'addio e brindarono ancora una volta tutte assieme. La mattina dopo, il bel re delle scimmie si alz? di buon'ora, si prepar? una zattera coi tronchi di vecchi pini e prese un ramo di bamb? da usare come remo. Tutto solo sal? sulla sua zattera e prese a remare per il gran mare. Vento e onde gli furono favorevoli e giunse in Asia. L?, scese a terra. Incontr? sulla riva un uomo che pescava. Gli and? vicino e gli assest? un tale colpo da farlo stramazzare al suolo; gli tolse i vestiti e li indoss?. Poi si mise in cammino e visit? tutti i luoghi pi? famosi, and? per i mercati, nelle citt? popolose, apprese le regole della decenza, impar? a parlare e a comportarsi come una persona colta. Eppure nel suo cuore desiderava soltanto avvicinarsi alle dottrine del Buddha, dei beati e degli dei santi. Ma la gente di quel paese pensava solo a onori e ricchezza. A nessuno interessava la verit?. Egli continu? quindi a girovagare e, senza sembrare, trascorse nove anni. Giunse allora sulla riva del mare d'occidente e guinse nella terra d'occidente. Lasci? la zattera in mare e scese a riva. Cercava ormai da molti giorni quando d'un tratto scorse un'alta montagna con valli silenziose e profonde. Il re delle scimmie vi sal? e ud? nel bosco il canto di un uomo e quel canto gli parve una melodia di spiriti beati. Si spinse subito nel bosco per vedere chi fosse. Incontr? un tagliaboschi intento a lavorare. Il re delle scimmie gli si inchin? davanti e disse "Venerabile e divino maestro, mi prostro in preghiera davanti a voi" il tagliaboschi rispose "Sono un semplice lavoratore; perch? mi chiami divino maestro?" "Se non sei un dio beato" rispose il re delle scimmie "perch? canti questa melodia divina?". Il taglialegna disse sorridendo "Te ne intendi di musica. Cantavo proprio una canzone che mi ha insegnato un santo." "Se sei amico di un santo" intervenne il re delle scimmie "questo non vivr? tanto lontano da qui. Ti prego, mostrami dove abita!". Il taglialegna rispose "non ? lontano! Non ? lontano! Questa montagna si chiama Montagna del cuore. Vi si torva una caverna in cui abita un santo che si chiama Colui che conosce. Moltissimi dei suoi discepoli hanno raggiunto la beatitudine. Intorno a lui ce ne sono ancora trenta-quaranta. Devi solo seguire questa strada verso sud e non puoi non trovare la sua casa". Il re delle scimmie ringrazi? il taglialegna e giunse davvero alla caverna che quello gli aveva descritto. La porta era chiusa ed egli non os? bussare. Balz? allora su un pino e si mise a rompere le pigne per mangiare i pinoli. Poco dopo arriv? un discepolo del santo, apr? la porta e disse "Che animale ? mai quello che fa tutto questo chiasso?". Il re delle scimmie salt? gi? dall'albero, s'inchin? e disse "Vengo ad imparare la verit?. Non oso certo fare chiasso". Allora il discepolo scoppi? a ridere e disse "Il nostro maestro era immerso nella meditazione quando mi ha detto di far entrare la persona alla ricerca della verit?, e davvero me ne trovo una davanti. Bene,vieni con me!". Il re delle scimmie si sistem? i vestiti, si raddrizz? il cappello ed entr?. Un lungo passaggio tra magnifici edifici e capanne nascoste conduceva al luogo dove il maestro sedeva, eretto, su un sedile di marmo bianco. A destra e sinistra, servizievoli, i discepoli. Il re delle scimmie si prostr? a terra e lo salut? umilmente. Interrogato, raccont? al maestro come fosse arrivato laggi?. E quando gli chiese come si chiamasse rispose "Non ho nome.Sono una scimmia nata dalla pietra!. Il maestro disse allora "te lo dar? io, un nome. Ti chiamerai Sun Wu Kung". Il re delle scimmie lo ringrazi? felice e da allora si chiam? Sun Wu Kung. Il maestro ordin? ai discepoli pi? anziani di insegnare a Sun Wu Kung a spazzare e pulire, a uscire e entrare, a comportarsi bene, a zappare i campi e innaffiare l'orto. Dopo un po' impar? a scrivere, a bruciare incenso e a leggere le sutre. Passarono cos? sei-sette anni. Un giorno il maestro sal? sul suo scanno e cominci? a parlare della grande verit?. Sun Wu Kung raggiunse l'illuminazione e dalla gioia cominci? a dimenarsi e a danzare. Il maestro lo rimprover? "Sun Wu Kung, sei rimaesto un po' selvaggio. Come ti salta in mente di comportarti in modo tanto indecoroso!" Sun Wu Kung replic? con un inchino "Vi ascoltavo con grande attenzione quando nel mio cuore il discorso si ? acceso di senso e, senza volerlo, mi sono messo a danzare di gioia: non stavo sfogando la mia essenza selvaggia". Il maestro disse "se davvero hai raggiunto l'illuminazione, voglio annunciarti la grande verit?. Per arrivare a questa verit?, in ogni modo, ci sono trecentosessanta strade. Quale vuoi che ti insegni?". Sun Wu Kung rispose "quella che volete maestro". Il maestro prosegu? "vuoi che ti istruisca nella magia?". Sun Wu Kung domand? "cosa si impara?". Il maestro rispose "Si impara a evocare gli spiriti, a interrogare l'oracolo e a prevedere fortuna e sfortuna". Pu? servire per ottenere la vita eterna?". "No" fu la risposta. "Allora non la voglio imparare". "Vuoi che ti istruisca nella scienza?" "Che cos?? la scienza?" "Sono le nove scuole delle tre religioni.Si impara a leggere i libri sacri,a pronunciare le formule magiche,a stare con gli dei e a evocare i santi". "Pu? servire per ottenere la vita eterna?". "No." "Allora non la voglio imparare". "Ottima ? la via del silenzio" "Che cosa significa?" "Si impara a vivere senza mangiare e a immergersi in una silenziosa contemplazione,immobili e puri". "Pu? servire per ottenere la vita eterna?". "No." "Allora non la voglio imparare." "Assai buona ? la via dell?azione". "Che cosa vuol dire?" "Si impara ad equilibrare le energie vitali, a esercitare il corpo, a preparare l'elisir della vita e a dominare il respiro." "Pu? servire per ottenere la vita eterna?" "No,nemmeno questa". "Allora non la voglio imparare. No, non voglio!" Allora il maestro s'incoller?,salt? gi? dal suo scanno e imprec? "questa scimmia! Questo non lo vuole imparare, quello nemmeno! Si pu? sapere che cosa vuoi!!. Nel dire questo, lo colp? tre volte in testa col bastone, si ritir? nelle stanze del retro e chiuse ben bene la porta dietro di s?. I discepoli erano in uno stato di grande agitazione e ricoprirono Sun Wu Kung di rimproveri. Incurante, egli sorrideva tra s? e s?, perch? aveva compreso il messaggio cifrato del maestro "Il fatto che mi abbia colpito tre volte sulla testa significa che debbo tenermi pronto per l'ora terza .Il fatto che si sia ritirato nelle stanze sul retro e abbia chiuso la porta dietro di s? significa che debbo farmi trovare davanti alla porta posteriore e che egli mi aprir? in segreto la grande verit?". Aspett? quindi fino a sera e finse di andare a riposare con gli altri discepoli. Quando si fu vicini all'ora terza, si alz? pian piano e sgrattaiol? davanti alla porta posteriore. Era davvero accostata. Entr? e si avvicin? al letto del maestro. Egli dormiva col viso rivolto alla parete. Non os? svegliarlo e si inginocchi? accanto al letto. Dopo un po' il maestro si gir? e borbott? una filastrocca Assai dura ? la porva Di chi cerca la dottrina! Se la giusta persona non torva Ad essa pi? non si avvicina! Sun Wu Kung rispose ?Attendo rispettosamente? Il maestro si gett? addosso la veste,si mise a sedere sul letto e lo aggred? ?Maledetta scimmia! Perch? non sei a dormire?Che ci fai tu qui??. Sun Wu Kung replic? ?Ieri sera mi avete accennato che dovevo entrare all?ora terza dalla porta posteriore per essere istruito nella verit?.Ecco perch? ho osato venire.Se volete farmi la grande grazia di istruirmi,ve ne sar? grato in eterno.? Il maestro pens? tra s? e s? ?Questa scimmia ha davvero un bello spirito,se mi ha compreso cos? bene.?Disse allora ?Sun Wu Kung,ti ? concesso.Voglio parlarti apertamente.Avvicinati,ti insegner? la strada per la via eterna.?. Pronunci? intanto una formula magico divina perch? la sua forza vitale si raccogliesse nell?orecchio e gli spieg? parola per parola il senso segreto.Sun Wu Kung ascoltava avidamente ed entro breve seppe tutto a memoria.Allora ringrazi?,usc? e torn? a dormire.Da allora si esercit? nel giusto respiro,preserv? il suo seme,la sua anima e il suo spirito e addomestic? la natura del suo cuore.Trascorsero altri tre anni e fu pronto.Un giorno il maestro gli disse ?Ti minacciano ancora tre grandi pericoli,comini a tutti coloro che raggiungono un livello straordinario,perseguitati come sono dall?invidia di demoni e spiriti.Solo chi abbia superato questi tre pericoli vive quanto il cielo.? Allora Sun Wu Kung si spavent? e domand? ?C?? un sistema per proteggersi da questi pericoli?? Allora il maestro pronunci? una formula misteriosa che gli dette la forza di trasformarsi settantadue volte.In pochi giorni Sun Wu Kung si era gi? impadronito di quest?arte. Un giorno,il maestro passeggiava con i suoi discepoli davanti alla caverna.Chiam? Sun Wu Kung e gli domand? ?A che punto sei con la tua arte,hai imparato anche a volare?? ?Certamente!?rispose quello ?Fa vedere!? La scimmia prese lo slancio e arriv? a cinque,sei piedi da terra.Ai suoi piedi si ammassavano le nuvole,sulle quali riusc? a camminare per parecchie centinaia di piedi.Poi dovette scendere a terra. Ridendo,il maestro disse ?Questo si chiama strisciare tra le nuvole e non librarsi sulle nuvole come devono saper fare gli dei e i santi che in un giorno attraversano tutto il mondo.Ti insegner? la formula magica della capriola sulle nuvole.Se fai una capriola cos?,copri una distanza di diciotto miglia.? Sun Wu Kung ringrazi? felicissimo e da allora fu in grado di muoversi senza limiti di spazio. Un giorno, Sun Wu Kung era seduto con gli altri discepoli sotto il pino davanti alla porta e chiacchieravano dei misteri della dottrina.A un certo punto lo pregarono di dar loro un saggio della sua arte di trasformarsi. Sun Wu Kung non riusc? a tenersi il suo segreto e acconsent?. Sorridendo,disse ?Assegnatemi un compito!In che cosa volete che mi trasformi?? Quelli dissero ?Prova a trasformarti in un pino!? Sun Wu Kung pronunci? una formula,si gir? e gi? davanti a loro c?era un pino.Scoppiarono tutti a ridere.Il maestro ud? quel chiasso e venne alla porta,strascinandosi dietro il suo bastone. Li aggred? ?Cos?? questo chiasso?? Risposero ? Sun Wu Kung si ? trasformato in un pino;ecco perch? stiamo ridendo? ? Sun Wu Kung vieni qui!?ordin? il maestro ?Di un po?,cosa ti metti a fare?Che bisogno hai di trasformarti in un pino?Tutto il lavoro che hai fatto ti serve soltanto a far magie davanti agli altri.Ci? significa che non sai ancora dominare il tuo cuore.? Sun Wu Kung chiese umilmente perdono al suo maestro. Il maestro disse per? ?Io non ce l?ho con te,per? devi andare via.? Con le lacrime agli occhi Sun Wu Kung rispose ?e dove devo andare?? ?Devi tornare l? da dove sei venuto!?disse il amestro.Quando Sun Wu Kung prese congedo,il maestro lo minacci? ancora una volta ?Con i tuoi modi selvaggi ti attirerai qualche altra sciagura.Non dire a nessuno che sei il mio discepolo.Se lasci trapelare qualcosa prender? la tua anima e la rinchiuder? nel pi? profondo degli inferi,da cui non usciresti neppure in mille eternit??. Sun Wu Kung promise ?Non dir? niente a nessuno,a nessuno!? Ringrazi? ancora uan volta per la benevolenza che gli era stata dimostrata,fece una capriola e sal? sulle nuvole. Un?ora dopo era sul mare e vide davanti a s? la Montagna dei fiori e dei frutti.Con la lieta sensazione di essere tornato a casa,fece scendere la sua nuvoletta e grid? a quelli della caverna ?Figli miei,sono tornato!?.E le scimmie uscirono a frotte dalla valle,da dietro le rocce,dall?erba e dagli alberi.Grandi e piccine,arrivarono a migliaia,lo circondarono,lo salutarono,gli fecero domande sul suo viaggio. Sun Wu Kung disse ?Adesso so come si ottiene la vita eterna e non temo pi? di morire di vecchiaia?.Le scimmie ne furono felicissime e fecero a gara nel portagli fiori e frutti,pesche e vino,in segno di saluto.E di nuovo venerarono in lui il bel re delle scimmie.Sun Wu Kung radun? allora le scimmie attorno a s? e s?inform? su quanto era successo durante la sua assenza. Esse risposero ?Meno male che siete tornato,gran re.Ultimamente ? venuto un diavolo che voleva impadronirsi con la violenza della nostra caverna.L?abbiamo battuto,ma lui si ? portato via molto dei vostri figlie di certo torner?.? Sun Wu Kung si adir? e disse ?Chi ? quel diavolo che si permette di compiere azioni tanto infami??. Le scimmie risposero ?E? il diavolo re del caos.Abita nel nord,chiss? a quante miglia di distanza.L?abbiamo visto andare e venire tra nebbia e nubi.? Sun Wu Kung esclam? ?vedrete che gliela far? pagare!? Fece una capriola e scomparve all?istante. Nell?estremo nord c?? una montagna sul cui pendio si torva una caverna con su scritto ?Caverna dei reni?.Davanti alla porta danzavano un nugolo di diavoletti. Sun Wu Kung l? aggred? ?Dite subito al vostro diavolo re di ridarmi i miei figli!?.Spaventati,essi corsero dentro la caverna.Allora il diavolo re afferr? la sua spada e usc?.Era cos? grande e grosso che non riusc? a scorgere Sun Wu Kung.Indossava un?armatura nera che lo copriva dalla testa ai piedi e aveva la faccia nera come il fondo di un paiolo. Sun Wu Kung l?aggred? ?Maledetto diavolo,dov?? che guardi per non vedere il vecchio Sun!?. Allora il diavolo guard? a terra e vide davanti a s? una scimmia di pietra,vestita di rosso e a capo scoperto,con una cintura gialla e calzature nere. Allora il diavolo re scoppi? a ridere e disse ?Non arrivi a quattro piedi d?altezza e a trent?anni d?et?,non sei armato e osi fare tutto questo chiasso!?. Sun Wu Kung disse ?Se mi trovi troppo piccolo posso anche crescere.Mi disprezzi perch? sono disarmato ma con i miei pugni posso arrivare anche al cielo?.E cos? dicendo si pieg?,strinse i pugni e cominci? a picchiare il diavolo.Il diavolo era grosso e goffo. Sun Wu Kung gli saltellava agile d?intorno.Lo colp? tra le costole e nei fianchi;la grandine dei suoi colpi si faceva sempre pi? fitta.Nella sua disperazione,il diavolo estrasse il suo coltello e lo brand? sulla testa di Sun Wu Kung. Quello per? schiv? il colpo e fece ricorso alla sua capacit? di moltiplicarsi.Si strapp? un pelo dalla testa,se lo infil? in bocca,lo mastic?,poi lo sput? in aria e disse ?Trasformati!?. E quello si trasform? in molte centinaia di scimmiette che si avventarono contro il diavolo. Sun Wu Kung aveva infatti sul corpo ottantaquattro mila peli e poteva trasformarli tutti.Le scimmiette coi loro occhi vispi saltellavano ovunque,circondando il diavolo re da ogni parte;gli strapparono l?armatura e lo tirarono per le gambe fino a farlo cadere lungo disteso.Allora gli si avvicin? anche Sun Wu Kung,che gli tolse il coltello di mano e gli divise la testa in due come si fa con un melone.Poi entr? nella caverna e liber? i suoi figli.Si riprese i peli che aveva trasformato,accese un fuoco e arse fino in fondo la caverna dei reni.Poi prese con s? le scimmie liberate e in un vortice di vento torn? alla sua caverna sulla Montagna dei fiori e dei frutti,salutato con gioia da tutte le scimmie. Da quando aveva il grande coltello del diavolo re, Sun Wu Kung faceva esercitare tutti i giorni le sue scimmie.Avevano spade di legno e lance di bamb? e suonavano i loro inni di guerra con zufoli di canna. Fece costruire loro un accampamento per affrontare cos? qualsiasi minaccia.D?un tratto gli venne in mente ?se continuiamo cos? potremo forse indurre un re,umano o animale,a muoverci battaglia e noi con le nostre spade di legno e lance di bamb? non saremo certo all?altezza.? Chiese consiglio alle sue scimmie.Si fecero avanti quattro babbuini,che gli proposero ?Nella capitale del regno di Aulai ci sono guerrieri a non finire.Ci sono anche fabbri che sanno lavorare il rame e il ferro.Che ne direste se comprassimo acciaio e ferro e ci lasciassimo forgiare armi da quei fabbri?? Una capriola,e Sun Wu Kung era gi? alle porte della citt?.Si disse ?Mettersi a comprare le armi non ? molto decoroso.Preferisco fare un incantesimo e prendermene qualcuna.? Soffi? allora per terra. Nacque una tromba d?aria che sollev? sabbia e pietre e impaur? tutti i guerrieri,che abbandonarono la citt? a gambe levate.And? allora nel deposito,si strapp? un pelo e lo trasform? in migliaia di scimmiette,che afferrarono le armi.Sal? poi su una nuvola e torn? a casa. Radun? allora il suo popolo e lo cont?. Erano in tutto quarantasettemila.Misero sottosopra tutta la montagna,con tutti gli animali fatati e i principi degli spiriti.Uscirono da sessantadue caverne per venerare in lui il loro capo.Un giorno il re delle scimmie disse ?Adesso voi avete le armi;ma questo coltello,che a suo tempo tolsi al principe dei diavoli,a me non va pi? bene perch? troppo leggero.Che fare??. Si fecero allora avanti i quattro babbuini,che dissero ?Con la vostra energia spirituale,o re,non troverete in tutto il mondo armi che possano andar bene. Voi potete anche solcare le acque,non ? vero??. Il re delle scimmie rispose ?Tutti gli elementi sono a me sottomessi,e non c?? luogo dove io non possa andare?. Allora i babbuini dissero ?Il fiume accanto alla nostra caverna sfocia nel gran mare,presso il castello del drago del mare dell?est.Se le vostre forze magiche vi sorreggono,potete andare dal re del drago e farvi dare da lui un?arma adatta a voi?. Il re delle scimmie balz? contento sul ponte di ferro e pronunci? una formula magica.Poi si gett? tra le onde,che si divisero davanti a lui,e corse sino al palazzo di cristallo.Incontr? un tritone che gli domand? chi fosse. Gli disse il suo nome e afferm? ?Sono il vicino pi? prossimo al re dei draghi e vengo a fargli visita?.Il tritone l?annunci? al castello e il re dei draghi del mare dell?est venne subito ad accoglierlo.Lo fece sedere e gli offr? un t?. Sun Wu Kung disse ?Ho raggiunto l?illuminazione e ottenuto l?immortalit?.Ho istruito i miei figli nell?uso delle armi,per proteggere la nostra montagna;ma non riesco a trovare un?arma adatta a me e sono venuto a chiedervene una in prestito?. Il re dei draghi ordin? al generale Passera di Mare di portare un gran giavellotto,ma Sun Wu Kung non ne fu soddisfatto.Ordin? allora al maresciallo Anguilla di portare un forcone a nove punte che pesava oltre tremilaseicento libbre. Ma Sun Wu Kung lo soppes? con la mano e disse ?Troppo leggero!Troppo leggero!?. Spaventato,il re dei draghi fece portare allora l?arma pi? pesante che possedeva.Pesava settemiladuecento libbre.Ma anche quella era troppo leggera per Sun Wu Kung.Il re dei draghi gli assicur? che non ne aveva di pi? pesanti.Ma Sun Wu Kung non si fece distogliere dal suo obiettivo e lo incoraggi? a guardare meglio. Alla fine uscirono anche la regina dei draghi e sua figlia,che dissero al re dei draghi ?Non ? bene attaccare briga con un santo.Nel nostro mare c?? anche la grande asta di ferro;negli ultimi tempi mandava un bagliore rossastro,sen?altro segno del fatto che la sua ora era vicina?. Il re dei draghi ribatt? ?Ma si tratta del filo al piombo con cui il grande Yu,quando riordin? le acque,stabil? la profondit? del mare e dei fiumi.Non lo possiamo togliere?. La regina dei draghi rispose ?Faglielo vedere!Quel che ci far? a noi non interessa?. IL re dei draghi lo condusse allora dove si trovava il filo a piombo.Gi? in lontananza si percepiva un bagliore dorato.Era un enorme asta di ferro con puntali d?oro su entrambe le estremit?. Sun Wu Kung prov? a sollevarla con tutte le sue forze,poi disse ?E? troppo pesante;dovrebbe essere un po? pi? corta e sottile?. Appena l?ebbe detto,l?asta si rimpicciol?.Prov? allora un?altra volta.Si accorse che,a comando,diventava pi? grande o pi? piccola,addirittura quanto uno spillo. Sun Wu Kung felicissimo,cominci? a percorrere il mare in lungo e in largo con la sua asta,tanto da sollevare onde alte come monti che fecero tremare il castello del drago fin nelle fondamenta.Il re dei draghi tremava dal terrore e tutti i pesci,tartarughe e granchi ritrassero la testa. Sun Wu Kung disse ridendo ?Grazie mille per il bel regalo!?Poi prosegu? ?Adesso ho un?arma,ma mi manca l?armatura.prima di andare a cercare altrove,sarei lieto se mi potessi prestare anche l?armatura?. Il re dei draghi rispose che di armature proprio non ne aveva. Allora la scimmia disse ?Non me ne vado finch? non me ne hai procurata una!?.E gi? ricominciava ad agitare la sua asta. Non mi fare del male!?lo preg? atterrito il re ?Voglio chiedere ai miei fratelli?. Fece rullare un tamburo di ferro e rintoccare la campana d?oro e in un batter d?occhio arrivarono da tutti i mari i fratelli del re dei draghi. Questi li prese in disparte e si consult? con loro ?C?? un tizio molto pericoloso che non ? il caso di irritare.Prima mi ha preso l?asta con i puntali d?oro,ora vuole anche un?armatura.La cosa migliore ? dargliela vinta e denunciarlo poi al signore del cielo.? I fratelli gli consegnarono allora un?armatura fatata tutta d?oro,con tanto di elmo e stivali fatati anch?essi. Sun Wu Kung ringrazi? e torn? nella sua caverna.Salut? raggiante i figli che gli si facevano incontro e mostr? loro l?asta con i puntali d?oro.Vennero tutti,per provare a sollevarla,ma era come se una libellula volesse abbattere un pilastro di pietra o una formica trasportare una grande montagna.Non si mosse di un capello. Allora le scimmie,con la bocca spalancata e la lingua di fuori domandarono ?Padre,ma come hai fatto a trasportare una cosa tanto pesante??.Egli rivel? allora il segreto dell?asta e glielo fece vedere.Si dedic? allora all?organizzazione del suo regno:i quattro babbuini furono nominati marescialli,e a lui si unirono anche i sette spiriti animali,lo spirito del bue,lo spirito del drago,lo spirito del leone,lo spirito dell?uccello e gli altri. Un giorno si erano ubriacati.L?asta l?aveva gi? ridotta e nascosta nell?orecchio.Quando si addorment?,vide venire in sogno due uomini con un biglietto su cui era scritto ? Sun Wu Kung?.Essi non tollerarono resistenza alcuna,lo legarono e si presero il suo spirito. Quando giunsero alle porte di una grande citt?,il re delle scimmie cominci? a riprendersi dalla sua ubriachezza.Vide sopra la porta della citt? una grande insegna;c?era scritto,a caratteri cubitali ?Inferi?.In lui si accese d?un tratto una luce e disse ?Forse che qui abita la morte? Ma io da tempo sono stato sottratto alla sua giurisdizione;come osano trascinarmi fin quaggi???Pi? ci pensava,pi? si infuriava. Si tolse dall?orecchio l?asta con i puntali d?oro,la brand? e la fece ingrandire.Poi ridusse in poltiglia i due sgherri,lacer? la fune che lo teneva legato ed entr? in citt? brandendo la sua asta.I dieci dei della morte so spaventarono e costernati,gli si prostrarono davanti,chiedendogli ?Chi siete??. Sun Wu Kung replic? ?Se non mi conoscete,perch? avete mandato a prendermi?Sono il santo Sun Wu Kung,generato dal cielo e vengo dalla Montagna dei fiori e dei frutti.Ma voi chi siete?Ditemi svelti come vi chiamate,o vi uccido!?. I dieci dei della morte gli dissero umilmente i loro nomi. Sun Wu Kung prosegu? ?Io,il vecchio Sun,ho ottenuto la vita eterna. Non avete niente da dirmi! Prendete subito il Libro della Vita.? La morte non os? contraddirlo e mand? subito uno scrivano a prendere il libro. Sun Wu Kung lo apr?.Trov? alla voce scimmie ? Sun Wu Kung,la scimmia di pietra generata dal cielo.Vivr? trecentoquarantadue anni,poi morr? senza malattia.? Sun Wu Kung prese il pennello dal tavolo e cancell? tutte le scimmie dal libro della vita,che gett? per terra dicendo ?Il conto ? saldato!Da oggi non vi lascer? passare pi? niente?. Poi lasci? gli inferi facendosi strada con la sua asta e i dieci dei della morte non osarono fermarlo,pur denunciandolo subito al sovrano dell?alto angusto cielo. Quando Sun Wu Kung ebbe lasciato la citt? scivol? e cadde a terra.In quel momento si svegli? e cap? che aveva sognato.Chiam? a s? i quattro babbuini,esclamando ?Straordinario! Straordinario! Sono stato trascinato nel castello della morte e ho provocato un bel trambusto.Mi sono fatto dare il libro della vita e ho cancellato l?ora della morte di tutte noi scimmie.?Da allora le scimmie di quella montagna non morirono pi?, perch? agli inferi il loro nome era cancellato. "La nascita di Goku" C?era una volta una montagna, detta dei fiori e dei frutti, che si levava in mezzo al mare che si trova ai confini del mondo. In cima al monte c?era una pietra antichissima, che aveva poteri particolari a cui nessuno osava avvicinarsi. Un giorno, improvvisamente, la pietra si spacc? in due, e ne usc? una scimmia, che sembrava come le altre, ma era dotata di una forza fisica mai vista. La scimmia appena nata and? a cercare i suoi simili, si un? alla trib? che viveva sul monte, e ben presto ne divenne il re. La loro vita era spensierata: giocavano, mangiavano e dormivano per tutto il giorno senza preoccupazioni, eppure il loro re era sempre triste. I suoi sudditi, preoccupati, gli chiesero cosa avesse, dato che conducevano una vita spensierata, ma lui rispose che, qualsiasi cosa facevano, non potevano sfuggire alla morte e che alla fine sarebbero dovuti discendere nel mondo sotterraneo dei morti. ?Oh re? disse allora una scimmia ? gli dei vivono in eterno, e anche alcuni uomini saggi che sono chiamati maestri? ?Bene? rispose il re ?andr? a cercarli e cercher? di imparare il segreto dell?immortalit?? e, salutate le sue compagne, si mise in viaggio. Con una zattera attravers? il grande oceano e si ritrov? nel mondo degli uomini. Vag? in lungo e largo, finch? non sent? parlare di un maestro di nome Subodhi, che insegnava la via per la vita eterna. Il maestro viveva con i discepoli in cima ad una montagna, dove il re delle scimmie subito vi si rec?. Trov? la grotta, ma l?entrata era chiusa da una pesante porta. Troppo intimidito per bussare, si arrampic? su un albero l? vicino, in attesa. Poco dopo usc? un giovane novizio, guard? a destra e a sinistra e poi chiese, ad alta voce ?C?? qualcuno qua fuori?? ?Io? rispose il re delle scimmie, scendendo dall?albero. ?Sei forse qua per diventare discepolo del mio maestro?? ?S?? ?Molto strano. Il maestro era immerso nella lettura d?alcuni sutra (Nota: libri sacri del Buddismo) quando, alzati gli occhi dai rotoli, mi ha ordinato di far entrare chi era sulla soglia. Prego, entra pure? E il re delle scimmie fu condotto dal maestro Subodhi, che gli chiese da dove venisse. ?Dalla montagna dei frutti e fiori? rispose ?Ma non ? possibile! C?? un oceano di mezzo!? La scimmia raccont? allora della sua nascita e di come aveva attraversato l?oceano, spinto dal desiderio di divenire immortale. Il maestro lo ascolt? in silenzio. Si rese subito conto che non si trovava di una creatura qualsiasi, e decise di tenerlo con s? come discepolo. Gli diede degli abiti e un nome ?Son Goku? dove ?Son? voleva dire ?illuminato?. E? cos? Goku trascorse vent?anni presso il maestro Subodhi, dove impar? tante nuove cose, ma un giorno gli venne voglia di tornare a casa dalle sue compagne scimmie?

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La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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