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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

Messaggi consigliati

Questo piccolo volume esprime concetti che molto hanno a che vedere con la Tradizione, l'autore espone considerazioni personali che accompagnano il lettore nel comprenderne alcune sottigliezze e differenze.

Non parla di lame ma è sicuramente un libro di studio per addentrarsi nel modo Orientale di intendere alcuni punti fermi che di questa sono parte integrante.

 

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Preso dal sito dell'editore: http://www.adelphi.it/libro/9788845928895

 

Risvolto

 

Una mattina, leggendo il giornale, Tanizaki è colpito dalla foto di un attore seduto su una veranda nei panni di un samurai. Osservandolo meglio, scopre che con imper­cettibili accorgimenti e controllando la respirazione è riuscito a produrre una forma circolare, che parte dal col­lo e dalle spalle e prosegue lungo le maniche: «Sem­brava che se ne stesse seduto lì per caso, e invece ob­bediva alle regole del kabuki, sicché persino le pieghe del suo kimono si distinguevano le une dalle altre in maniera del tutto naturale». Solo la maestria una peri­zia tecnica che si acquisisce grazie a un lungo, arduo tirocinio può condurre a esiti di così sublime ele­ganza. Arte come sacrificio e dedizione, dunque, come opera «ben fatta», per il puro piacere della perfezione: non certo per adulare i potenti o le masse, o per fare sfoggio di bravura e dottrina, o acquisire denaro. In un gioco di contrasti e dissolvenze fra mondo passato e moderno, orientale e occidentale, Tanizaki ci offre un'inedita visione di pittura, letteratura, teatro e ci­ne­ma e in un dialogo intessuto di rimandi e cor­rispon­denze fra continenti, epoche e stili evoca un'arte uni­versale, capace di coinvolgere l'anima e il corpo e non solo l'intel­letto, aperta a una tradizione artigiana cui soltanto i novatori sciocchi guardano con sufficienza. Nel contempo, ci svela la sua poetica: l'ammirato tributo ai valori dell'u­mil­tà e della perseveranza con cui gli orientali percorrono la via dell'arte affinando tecnica e talento, la commossa evocazione dell'antica poesia giap­ponese, l'entusiasmo per la forza espressiva del ci­nema tedesco e l'analisi del genio smart di Chaplin, la passione per Goethe e Schnitzler e le riserve su Balzac.


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Grazie Mauri per questa segnalazione. Probabilmente, come hai suggerito, potremmo trovare spunti che ci diano linfa per progredire lungo il nostro percorso sull'argomento :arigatou:

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Grazie Mauri, questo libro impreziosirà, come altro da te suggerito, lo scaffale che ho da poco predisposto sul tema, per me che sono agli inizi, se ho ben percepito, cominciando da qui potrò meglio percorrere e capire tutto il resto ( storia Cultura e spade comprese).


Antonio Vincenzo

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Terminata la lettura di questo piccolo libro, consegnatomi da amazon venerdì è di facile lettura, mi vengono in mente alcune riflessioni che vorrei sottoporre al parere del forum, lo scrittore, Tanizaki Jun' ichiro, illustra con accuratezza la "Maestria" propria del teatro tradizionale giapponese il "Kabuki" dove gli attori che sin da bambini venivano instradati attraverso una educazione ferrea addirittura militare a diventare, anche attraverso punizioni corporali, perfetti nell'arte teatrale appunto, fino a raggiungere una maestria di recitazione che non terminava con l'interpretazione drammaturgica ma continuava nella vita di ogni giorno, per cui un attore viveva costantemente nell'interpretazione della sua stessa vita.

Ora la riflessione non è su questo, ma sulla cultura di questo popolo che amiamo, la ricerca spasmodica di rendere perfetta ogni azione, nel lavoro, nell'arte, nell'approccio con il cibo (con le varie tecniche di servizio), nell'industria, nella metallurgia la ricerca della perfezione è il loro limite, la ricerca ascetica del raggiungimento dell'estremo modo non gli lascia alternative, l'esercizio, l'abnegazione, lo studio li rende prigionieri della loro stessa storia. I loro eroi sono morti da eroi tutti anche il suicidio tradizionale serve a (non tradire) la perfezione, voglio dire Mozart muore male consumando la sua giovane vita, ma se solo penso al suo Requiem o alla sua quarantesima ho i brividi, l'arte prescinde dalla scuola per cui non puoi prendere un bimbo e dirgli tra dieci anni sarai Michelangelo e scolpirai la pietà.

Vabbè, questo il libro mi ha dato da riflettere e magari sono solo sciocchezze, buonanotte.


Antonio Vincenzo

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Mozart a cinque anni era un fenomeno da baraccone e Michelangelo a quindici era ben lontano dall'essere l'uomo che scolpiva e dipingeva per i pontefici. Entrambi erano uomini di grandissimo talento.

Ma è stata una scuola dura e severissima a trasformarli negli artisti passati poi alla storia.

Una scuola, diciamolo pure, non priva di un certo fanatismo giapponese.

 

Se poi cerchi supporto contro questo fanatismo e contro questo studio matto e disperatissimo in questo forum... Mmmmmh, temo resterai deluso.

 

 


 

月の道

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Se poi cerchi supporto contro questo fanatismo e contro questo studio matto e disperatissimo in questo forum... Mmmmmh, temo resterai deluso.

 

Questo passaggio mi risulta un poco criptico, mi puoi precisare questa tua considerazione ?


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Era solo una semplice riflessione delle undici meno in quarto dopo aver letto il libro, non voleva essere una critica assoluta sulla cultura del Giappone, che tra l'altro mi affascina, volevo dire solo che il talento è innato nell'uomo (altrimenti giocheremmo tutti come Maradona al calcio) nel Giappone dell'epoca eri destinato anche se non avevi talento, tutto qua, piuttosto l'appunto di Mauri non mi sembra fuori luogo, ho capito male o consideri lo studio di questa materia un poco matto e fanatico? Serenità.


Antonio Vincenzo

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Se poi cerchi supporto contro questo fanatismo e contro questo studio matto e disperatissimo in questo forum... Mmmmmh, temo resterai deluso.

 

Vado un tantino OT ma appena ho letto questa frase me ne è venuta in mente un altra che l'altro giorno mi ha folgorato e mi ha fatto pensare a Voi amici con cui condivido questa passione.

Non vi aspettate grandi autori, sun tzu, dostoevskij etc...guardavo kungfu panda 3 con mio figlio di quasi 2 anni e a un certo punto sento "ma non capisci...più tu prendi meno possiedi".

Quindi non credo sia fanatismo ne studio matto, credo si parli di passione, amore a volte disinteressato per qualcosa che sentiamo di condividere, ed è la condivisione che fa di questo posto un luogo speciale. Il livello per me è ancora molto alto e distante, quindi posto pochissimo ma leggo molto (speriamo qualcosa resti in zucca lol)


Fabrizio T.

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Ragazzi, senza offendere nessuno, frequento Dojo di maestri giapponesi di arti marziali tradizionali da oltre quarant'anni.

Gente che, vi assicuro, vengono visti non certo come mammo lette quanto ad atteggiamento mentale e rigore nello studio, dagli stessi giapponesi.

Qui dentro siamo spesso più giapponesi dei giapponesi.

In qualche frangente è certamente un complimento è un pregio, come dice Kawari.

Qualche volta, forse potremmo essere un po' meno inflessibili.

Soprattutto quando si affaccia al forum qualche ragazzo con un ferro vecchio o la katana di kill Bill.

Sono proprio loro quelli che hanno più bisogno di questo forum.

Uno dei miei maestri una volta mi disse "Ah, tu non avere mai fatto niente neh ! Bene, tu oggi imparato più di tutti altri".

 

Resta un mio parere personale, che non vuole suscitare nessuna polemica ne essere vissuto come critica.

Si tratta di una semplice constatazione.

Spero di essermi spiegato con chi mi ha chiesto spiegazioni.


 

月の道

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Ragazzi, senza offendere nessuno, frequento Dojo di maestri giapponesi di arti marziali tradizionali da oltre quarant'anni.

Gente che, vi assicuro, vengono visti non certo come mammo lette quanto ad atteggiamento mentale e rigore nello studio, dagli stessi giapponesi.

Qui dentro siamo spesso più giapponesi dei giapponesi.

In qualche frangente è certamente un complimento è un pregio, come dice Kawari.

Qualche volta, forse potremmo essere un po' meno inflessibili.

Soprattutto quando si affaccia al forum qualche ragazzo con un ferro vecchio o la katana di kill Bill.

Sono proprio loro quelli che hanno più bisogno di questo forum.

Uno dei miei maestri una volta mi disse "Ah, tu non avere mai fatto niente neh ! Bene, tu oggi imparato più di tutti altri".

 

Resta un mio parere personale, che non vuole suscitare nessuna polemica ne essere vissuto come critica.

Si tratta di una semplice constatazione.

Spero di essermi spiegato con chi mi ha chiesto spiegazioni.

Concordo.

 

"Solo un Sith vive di assoluti"

 

:-)

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Ci tenevo a puntualizzare, senza alcuna ombra di polemica, che ciò che hai espresso mi trova completamente d'accordo, ma è ciò che riflettevo anch'io dopo aver letto il libro, vorrei solo dirti, Getsunomichi, che non si vive solo di assoluti come giustamente appunta Gian Luca, ecco perché contestavo il metodo della scuola teatrale tradizionale Giapponese (contestavo poi è una parola grossa) riflettevo sul metodo. Quando tu dici "ma è stata una scuola dura e severissima a trasformarli negli artisti passati poi alla storia" mi permetto di dissentire e mi spiego, Mozart non è divenuto Mozart dopo una scuola dura e severissima, mentre il suo maestro, Salieri, lui sì ha dovuto percorrere una dura scuola ma se anche l'avesse fatto per dieci vite (di studio) di seguito ti assicuro non sarebbe diventato Mozart.

Quando dici che a cinque anni era un fenomeno da baraccone era perché non decideva lui della sua vita, io amo Mozart e dico solo che se a cinque anni avessero costretto Masamune a recitare nel kabuki forse avremmo avuto un mediocre attore di teatro antico Giapponese in più ma molte meravigliose lame in meno tutto qua. :-)


Antonio Vincenzo

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La didattica orientale infantile è demenziale.

Pensa che, proprio nel campo della musica, esistono scuole che danno ai bimbi lo strumento in mano per pochi minuti al giorno, in modo da creare una sorta di crisi di astinenza.

Gli anni successivi portano ovviamente ad uno studio fanatico ed inumano.

Tra l'altro, geni non ne escono più che da altre parti, infelici si.

Quindi concordo con te.

 

Ciò detto, la genialità è composta da un uno per cento di ispirazione e dal nonvantanove per cento di perspirazione (parole di Einstein, non mie).

Quindi quello su cui non mi trovi d'accordo è il fatto che compaia il genio e di colpo tutto gli riesce per magia.

O, per usar parole tue, "l'arte prescinde dalla scuola".

Capita anzi spesso il contrario (e qui parla il marzialista) che ragazzi di indiscutibile talento, cui viene tutto facile, si perdano per strada appena le cose non sono più semplici.

Mentre ragazzi meno dotati, ma che si applicano con costanza e rigore, diventano poi campioni.

Nel caso delle Nihonto, la frase che ti ho virgolettato è quasi un'eresia.

 

Faccio poi fatica a seguirti sul seguito.

Mozart si è 'succhiato' una scuola dura e severissima (sullo stile di quella orientale che ti ho ora descritto) da parte di suo padre Leopold, anche egli un grande musicista.

Con tanto di "Erasmus" in Italia, per far apprendere al figlio dalle migliori scuole allora disponibili.

Lo ha trasformato in infante prodigio da proporre a corte, dandogli contemporaneamente gli strumenti che gli avrebbero permesso di esprimere poi il suo genio.

Come vedi l'arte è discesa da una scuola ben precisa.

(E non credere a tutte le palle che leggi, a tre anni si pestano i tasti a caso, è a cinque non si scrive la quaranta, punto)

 

Salieri non so perché me lo butti via così.

Ai tempi di Mozart era senz'altro più famoso di Mozart.

Intanto perché era italiano (te lo vedi un forgiatore di Nihonto non giapponese, beh quello era Mozart non Salieri).

Secondo perché era un ottimo musicista.

La Scala è stata inaugurata con un opera sua, tanto per dirne una.

Se avesse fatto lame, le sue sarebbero da museo, anche se non certo come quelle di Mozart, che un secolo dopo sarebbero state al fianco del Tokugawa di turno.

Fu maestro di Mozart? Non lo sapevo.

Sapevo che ebbe fra i suoi allievi Beethoven, Schubert, Liszt e uno dei figli di Mozart.

Certamente ha fatto una scuola dura, è diventato un grande musicista, è diventato maestro di cappella alla corte degli Ausburgo ed è passato alla storia.

Tant'è che siamo qui a parlarne.

Vogliamo fargli la colpa di non essere un genio?

Ma anche no, dai!


 

月の道

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Bella discussione Getsu (a proposito mi piacerebbe chiamarti per nome, se vuoi) interessante e illuminante il primo passaggio sull'insegnamento della musica nella scuola giapponese, addirittura gli facevano bramare lo strumento musicale, pazzesco, quindi tutto coincide sulle riflessioni che mi venivano letto il libro, perseguimento della maestria in tutti i campi e ribadisco per me è il loro limite.

Riguardo a Salieri hai ragione fu un grande musicista, maestro di grandi musicisti ma evitò di insegnare al piccolo Mozart forse perché ne subiva il genio che inconsciamente ammirava. Mi piace la tua conversazione, mi sbagliai sul quel giudizio che definii strano all'inizio e ti ringrazio per aver dato adito alla discussione, ti devo un caffè, la prima volta che ci incontreremo. :tioffrounabirra:


Antonio Vincenzo

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Volentieri.

Per stupide questioni di carattere legale, mio malgrado, devo tenere l'anonimato.

L'ho già spiegato altrove, quando si decise di passare ai nomi veri.

...In realtà , alcuni mi conoscono perché questo delle spade giapponesi è un mondo abbastanza piccolo.

.☹️


 

月の道

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La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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