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aruberuto

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    haru940
  1. aruberuto

    Toppei Koshirae

    Giusto. Infatti siamo sempre lì. Una scodella in testa! Alberto
  2. aruberuto

    Toppei Koshirae

    Rispota a Emtolor - il primo kanji ha lettura TOTSU (cosa che protrude) e TSUKU (lancia, palo, attacco, etc,). - il secondo non ha varianti se non nell'incrocio dei primi due tratti che formano angolo. Desueto in Giappone e presente ancora in un dizionario cinese della lingua del XVII sec., con due accezioni: scodella e casco (data la somiglianza!). - la lettura TOTSU è confermata dai testi giapponesi su KATCHU, ove si richiama il significato di HACHI come scodella/casco. "Scodella a punta" o "Casco a punta" diventano sinonimi! (Per inciso, la scodella HACHI è quella del monaco buddista che chiede di porta in porta un po' di riso durante la questua quotidiana). Aggiungo:il TOPPAI NARI KABUTO (casco a forma di casco appuntito???) non deve avere il TEHEN (l'apertura verso il cielo) altrimenti non sarebbe più un Toppai Nari (a forma di scodella) ma solo un .. Kabuto col coppo a forma di scodella ... non appuntita. Alcuni Toppai Nari Kabuto hanno una sorta di "chiodo" alla prussiana, ma non forato come un vero Tehen. E a proposito di Kabuto, questo è il suo kanji, 兜 ( senza il radicale 皿 con concetto di "stoviglia", scodella!) in cinese Teu, in sino-giapponese To (con vocale lunga): Kabuto è parola autoctona. Il pittogramma originario probabilmente rappresentava un casco con guanciali avvolgenti (come nelle statuette Haniwa in Giappone) e, sotto, due gambette ad indicare che si tratta di oggetto indossato da uomo. Complimenti per la tua ricerca. Continua ad approfondire ma tieni sempre presente che le "varianti" non possiamo inventarcele noi (anch'io ci cascavo 40 anni fa): nelle varienti dei kanji si possono eliminare dei tratti resisi superflui perché non equivocabili con altri kanji. Alberto
  3. PER ME IL MIGLIORE E' MIZOGUCHI. Vedere per credere. Aruberuto
  4. KAGEKIYO TRA STORIA E LEGGENDA La maschera ,che d'ora in poi sarà il mio "logo", appartiene al Teatro Nō ed è una di quelle che vengono utilizzate per il personaggio di Kagekiyo nell’omonimo dramma: Taira no Kagekiyo fu un Bushi dei Taira, prese parte alla Genpei Ran contro i Minamoto. Figlio, forse illegittimo, di Fujiwara no Tadakiyo venne adottato dai Taira cui fu fedelissimo fino alla morte. Nel 1156 fece la sua parte nel sostenere Go Shirakawa quale imperatore (fu allora che nacque la classe dei Samurai, ma questa è un'altra storia): Durante la Guerra Genpei pare abbia partecipato ad uno sfortunato attentato alla vita di Minamoto no Yoritomo. Nella battaglia di Dan no Ura, 1185, venne catturato: in quello stesso anno, prigioniero, si lasciò morire di fame. Fin qui la storia. Nell' epica dello Heike Monogatari (*) compare nell'undecimo capitolo per un episodio che, attraverso la saga, lo rese famoso nei secoli: lottando con Mihonoya no Jūrō lo afferrò allo shikoro per bloccarlo ma Mihonoya si liberò e fuggì. Kagekiyo gli gridò: " Devi aver sentito parlare di me da tempo ed ora mi vedi in persona! Sono Kazusa no Akushichibyōe Kagekiyo ". Poi Kagekiyo uscì dal combattimento attorniato dai suoi guerrieri che lo proteggevano. Poiché la morte per digiuno non sembrava troppo eroica per tanto personaggio, la leggenda pensò bene di attribuirgli l'esilio in eremitaggio in Hiuga dopo essersi accecato per non dover vedere i Minamoto vittoriosi. Di questa parte della leggenda si impadronì il teatro nel XV sec., il Jōruri ed il Nō. Il Nō, che è la più alta, direi sublime, forma di teatro assieme a quella greca, ha elaborato un dramma così bello che, essendo anche uno dei miei preferiti, ve lo voglio riassumere qui utilizzando alcuni dei suoi versi. KAGEKIYO venne scritto attorno al 1410 da Motokiyo, nao nel 1374 e morto nel 1455. L'azione si svolge nel 1190. Kagekiyo è nel suo luogo d'esilio, una miserabile capanna di giunchi e paglia. Aveva lasciato una figlia a Kamakura di nome Hitomaru, attendente di una dama di corte. Cresciuta, la giovane decide di andar alla ricerca del padre e si mette in cammino accompagnata da un servo. Dopo un lungo e faticoso viaggio incontrano in Hiuga un contadino che li guida da Kagekiyo. Padre e figlia si riconoscono ma Kagekiyo rifiuta in un primo tempo di rivelarsi per vergogna della condizione in cui si trova. Poi egli si svela rievocando un episodio della sua gloriosa vita di Bushi. La figlia vorrebbe restare per accudirlo ma Kagekiyo le ordina di andare. La figlia comprende che egli vive solo dei suoi ricordi e così si separano. [ Entrano in scena una giovane ed il suo servo che insieme cantano ] Resta la rugiada finché via la soffia il vento. Fugace è la mia vita come una goccia di rugiada. Il tempo passa e che resterà di me ? [ Hitomaru ] Mi chiamo Hitomaru e sono una fanciulla che vive a Kamakura. Mio padre è Kagekiyo, che alcuni chiamano il Selvaggio. E' amico degli Hei e quindi odiato dai Gei. Esiliato a Miyasaki in Hiuga, ha lasciato passare mesi ed anni, nella vergogna. Io non sono abituata a viaggiare ed ora sono debole e stanca. ……………………………………………………………………………………………. [ Kagekiyo, in vista sul palco ma come fosse nascosto ai sopraggiunti ] I pini che ho visto per mesi ed anni intrecciano i rami a formare arcate. Io, impedito a vedere la luce del giorno non scorgo i segni del passar del tempo. Nascosto dal buio e da un'umile capanna dormo tutto il tempo. Cambiano le stagioni ma le mie vesti non sono per il caldo o per il freddo e io son ridotto ad uno scheletro. ……………………………………………………………………………………………… [ Il Coro riprende il suo pensiero e lamenta che nessuno abbia di lui pietà ] …………………………………………………………………………………………….. [ Hitomaru ] E' incredibile che qualcuno possa abitare in quella capanna in rovina che nemmeno sembra adatta a viverci. Eppure ho udito una voce, deve essere rifugio di un mendicante. Ho paura e mi allontano da quell'umile riparo. [ Kagekiyo ] Non posso vedere se sia arrivato l'Autunno ma lo sento dal vento che porta notizie da lontano anche se non so da dove. [ Hitomaru ] Non sapendo ove sia mio padre vago in pena senza un luogo in cui riposare anche solo per poco. [ Kagekiyo, in soliloquio, non in dialogo con la figlia ] No, non c'è posto nei Tre Mondi, c'è solo la distesa sotto il cielo. Chiedete a chiunque ed egli dirà: "Dove allora?" E che altro mai potrà dire? ……………………………………………………………………………………. [ A questo punto il servo interroga Kagekiyo chiedendo notizie di un certo Kagekiyo il Selvaggio, guerriero dei Taira ] ……………………………………………………………………………………. [ Kagekiyo ] Sì, certo, ho sentito di lui, anche se essendo cieco mai l'ho visto. Miserabile, da uno stato così onorevole! Sentir di lui mi dà pena. Chiedete altrove. …………………………………………………………………………………… [ Kagekiyo si chiede se la voce di donna sentita non sia quella della figlia che lasciò alla castellana di Kamegaegatsu. Interviene il Coro che, continuando il pensiero di Kagekiyo, si rammarica di non poterla vedere e allo stesso tempo pensa al vero amore di padre nel lasciarla andare. Intanto il servo incontra un contadino e chiede notizie di Kagekiyo: sì, è proprio il mendicante nella capanna cui i contadini portano cibo per carità e che si fa chiamare Kotau di Hiuga. Il contadino lo chiama col suo vero nome di Kagekiyo sapendo che la figlia è venuta a cercarlo, ma Kagekiyo non sa se deve rispondere al suo nome un tempo glorioso. C'è un lungo scambio di dialoghi fra Coro, contadino e Kagekiyo ed alla fine il contadino invita Hitomaru a rivolgersi al padre. ] ……………………………………………………………………………………… [ Hitomaru ] Ti prego, son io! Son venuta da te, crudele, senza badare a pioggia e vento e rugiada e gelo in questo lungo viaggio. Ed ora è tutto vano. L'amore di un padre dipende dall'essere i figli maschi o femmine? Oh, senza cuore! [ Kagekiyo ] Fino ad ora ho sperato di nascondermi. Ma ora m'hanno trovato e ne ho vergogna. Non v'è luogo per occultare il mio essere transeunte. [ rivolto alla figlia ] Se tu dichiarassi, fanciulla in fiore, che siamo figlia e padre, ne avrebbe detrimento il tuo nome ed è pensando a questo che decisi che dovevamo restare disuniti. Ti prego, non pensare che tuo padre sia crudele e senza cuore. [ Coro – si ricordi che esso interpreta il pensiero di Kakegiyo ma anche quello di un narratore esterno ] Ah, che tristezza! Una volta davo il benvenuto agli estranei quando chiamavano e mi dispiaceva che poi se ne andassero. Ed ecco la ricompensa! E pensare che speravo di non esser chiamato da mia figlia. Oh che tristezza! ………………………………………………………………………………………………. [ Il contadino prega Kagekiyo di narrare alla figlia le sue ultime gesta guerresche e Kagekiyo acconsente a patto che poi mandi via la figlia ] ………………………………………………………………………………………………. [ Kagekiyo ] Si era alla fine del terzo mese nel terzo anno di Juei. Il nostro clan era sulle navi e sulla spiaggia le orde dei Minamoto. I due eserciti si affrontavano ed ognuno desiderava lo scontro decisivo. [ Kagekiyo racconta che Noto no kami Noritsune ricordò ai guerrieri le sconfitte subite l'anno prima da Kuro Hangan Yoshitsune ] Allora pensai che Hangan non era un diavolo né un dio e così sarebbe stato facile giocare la mia vita contro la sua e questo era il mio ultimo addio a Noritsune. Mi gettai sulla spiaggia e le forze di Gen mi furono addosso. [ Coro ] Questo vide Kagekiyo ed eclamò : " Spacconi! " Estrasse la spada che brillò al sole calante e mise in fuga subito i guerrieri nemici. [ Kagekiyo ] Che vergogna per costoro … [ Coro ] Che vergogna per costoro! E' una vergogna sia per i Gen che per gli Hei vedere tutto ciò. Pensando quanto fosse facile fermare un nemico, con la spada sotto braccio gridai "Sono un guerriero del grande Heike, Kagekiyo detto il Selvaggio" e continuavo ad inseguirli cercando di fermarne qualcuno. Allora riuscii ad afferrare per l'elmo Mihonoya ma questi si svincolò e per tre volte mi sfuggì ma ero determinato a catturarlo perché lui avevo scelto. Con tutta la forza del mio braccio tirai e mi restò in mano lo shikoro ed egli sfuggì ancora. Ormai distante mi gridò:"E' forte il tuo braccio ma questo non mi ha impedito di sfuggirti!" E Kagekiyo gli rispose:"La forza si è tutta esaurita sul collo di Mihonoya". Ridemmo entrambi e ci separammo ognuno per la sua strada. Lui che ha narrato i vecchi tempi, giorni mai dimenticati, ora s'accascia nella tristezza e la mente è confusa. Ah che vergogna! La fine di questa disgrazia è vicina, perché in questo mondo il mio tempo è ormai breve. Subito torna indietro e quando non sarò più degnati di offrire preghiere per me affinché nei luoghi oscuri vi sia luce per questo vecchio cieco e un ponte sulle strade dell'inferno. Così mi affido alle tue preghiere. "Io resto" disse egli. "Io vado" disse ella. Egli sentì solo quelle parole " Io vado ". E così fra genitore e figlia questa fu l'ultima eredità scambiata. Fra genitore e figlia, scambiata. ******* Fine della storia. Ricordiamoci di questo bel rapporto tra padre e figlia, emblematico di tempi eroici e di una grande letteratura che li ha tramandati. (*) La migliore traduzione dello Heike Monogatari la si trova in: THE TALE OF THE HEIKE Translated by Hiroshi Kitagawa & Bruce T. Tsuchida Foreword by Edward Seidensticker University of Tokyo Press, 1975 Non solo è fedele e leggibile ma l'introduzione di E.S. è una garanzia di per se. Grazie a tutti per la pazienza. Aruberuto
  5. aruberuto

    Ikebana

    Vi faccio ridere e piangere Ho visto delle ABUMI trasformate in vasi per Ikebana appesi. In USA e in Inghilterra eran di moda fino a pochi anni fa !
  6. aruberuto

    Ikebana

    SI, CERTO. Nel misticizzare un po' tutto c'è l'impronta non tanto dello Zen quanto di un certo Taoismo magico ... ma questa è un'altra storia. L'importante per noi occidentali è non strafare. I giapponesi, più dei cinesi o degli indiani, hanno sempre avuto i piedi per terra (con o senza tabi).
  7. aruberuto

    Ikebana

    Dimmi qual'è la rivista e mi aggiungerò le mie risate alle tue.
  8. aruberuto

    Ikebana

    Ho visto delle belle composizioni. Voglio solo raccomandarvi di stare attenti a non cadere nell'esoterico. Una ragazza giapponese (quant'era carina!) diplomata proprio in Ikebana, mi disse - nei lontani anni 6o - che agli occidentali piace sentirsi spiegare reconditi significati filosofici cui in realtà i giapponesi non danno un gran peso. Quel che conta è l'equilibrio e l'armonia conseguente. Tuto il resto è fuffa.
  9. aruberuto

    Auguri Yamaarashi

    Beh? nessuno che fa gli auguri di stagione in giapponese ? Allora veli faccio io: KURISUMASU TO SHINNEN OMEDETOUGOZAIMASU
  10. Sì, Yamaarashi, potrebbe essere. Per quanto riguarda le "offerte votive": il termine è scorretto perché fa riferimento a consuetudini cristiane, peraltro di origine pagana (romano-greca). I giapponesi non ofrivano e non offrono oggetti ai Templi per impetrare grazie o per grazie ricevute. Ai templi si fanno donazioni: nel caso di lame, spesso queste non hanno mekugiana e sono in shirazaya; se in koshirae sono, appunto donazioni. Niente di "votivo". Agli Dei si offre incenso e ... letterine (intendo carta scritta, non ragazze formosette).
  11. Mi sembra ovvio che si tratti di un refuso per COCK, gallo, che sta benissimo coi crisantemi. Non perdetevi in un bicchier .. di sake.
  12. HISHI significa diamante, ad es. Mitsubishi = trediamanti ovvero, da noi, treppietre (preziose). I Mon doppi sulle montature corrispondono a imparentamenti per nozze e si applicavano ai doni di nozze.
  13. Per quel che ne so, i lottatori di Sumo potevano portare il daisho, gli unici autorizzati oltre ai Samurai !!! Ho visto wakizashi e tanto di dimensioni "enormi" fatte su misura per gli "enormi" lottatori: roba rara ma non sempre di qualità.
  14. IL TRONO DI SANGUE, titolo originale KUMONOSUJO (Il Castello Tela di Ragno) è forse il più bel film di Kurosawa, dopo RASHOMON: cercate di vederlo e magari potremmo commentarlo assieme.E' basato su stilemi del Teatro No e quando uscì in Giappone i critici lo denigrarono per aver osato Kurosawa contaminare il No con il cinema. Anche in RAN vi sono molti elementi del No e tecniche riprese dal TRONO. Kurosawa riuscì a realizzare quest'ultimo film solo con i capitali americani. Vogliamo, un giorno, parlarne? aruberuto

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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"Una singola freccia si rompe facilmente, ma non dieci frecce tenute assieme."

(proverbio popolare giapponese)

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