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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

grunf

Sulle firme delle lame

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Salve a tutti di nuovo;

vorrei chiarirmi un pochino le idee : potreste aiutarmi a capire il perchè alcune lame , anche di notevole fattura non sono firmate ?

Grazie

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Anche in Occidente molti artisti non firmavano le loro opere.

Questo è andato avanti per secoli...

Anzi... tanto per dire... quasi nessuno nel Rinascimento lo faceva... Michelangelo, per esempio, ha firmato solo la sua prima Pietà, opera giovanile, così come Leonardo, Raffaello, Donatello hanno firmato pochissimo...

Modestia?

Mah... non saprei... forse è vero addirittura il contrario...

Forse, al di là dell'idealizzazione di una cultura, potrebbe darsi che un artista sia, al contrario, tanto presuntuoso da pensare che non gli occorre firmare: "tutti sanno che solo io sono in grado di fare questo o quest'altro"...

 

L'ipotesi espressa nel link, a parer mio, dove fare i conti con i concetti di "verità" e di "modestia" giapponesi, che non coincidono con i nostri.

 

In Occidente:

"Se non mi dici... io non so". Il tuo comunicare (il nome dell'autore, mediante la firma) è l'inizio della comunicazione, dell'ascoltare e del capire un messaggio.

In Oriente:

"Non c'è bisogno che mi dici: io cercherò di capire": è il destinatario del messaggio che deve dedicare tempo ed energie a venire incontro al messaggio e al messaggero. Se il messaggio me lo dici e me lo dici chiaro, l'interlocutore avvertirà vanità, non un essere genuino ed autentico, ma un vuoto mostrare.

 

Chiunque, dunque, può firmare... anche le gimei sono firmate... ma con firme vuote. Sono un vuoto mostrare.

La vera firma è un'altra... me la devo andare a cercare...

La cerimonia del te è lentissima, ma solo perché esprime il tempo che chi la compie dedica al proprio ospite.

E allora perché un ascoltatore o un "lettore di una lama sublime" non dovrebbe dedicare il suo tempo a comprendere il messaggio o il nome dell'autore, leggendo hamon, hada etc...?

 

E allora, forse, le lame più pregiate...

Forse sono firmate eccome...

Come è firmato il Mosè di Michelangelo (che non ha firme).

Le une sono firmate, eccome, con un hamon, un hada e una fattura unici e sublimi...

Allo stesso modo è "firmato" il Giudizio Universale (che non ha firme, ma che tutti sanno di chi è opera)...

Ma non saprei dire se ciò coincide davvero con la modestia, non come la intendiamo noi... forse è vero il contrario.

Nel momento in cui Michelangelo è divenuto artista affermato (quasi subito) ha smesso di firmare... ma non per modestia...

 

A questo punto si comprende anche il "mancato rispetto" per delle sublimi firme, obliterate accorciando il nagako...

"Tagliando via" una firma... non si elimina davvero il nome dell'autore dalla lama, nome che rimane, proprio sotto forma di hamon, di hada, etc...

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I nostri amici del Sol Levante conoscono poco l'orgoglio, ma molto la fierezza.

Può essere qui il motivo per cui cambiavano nome entrando al servizio di un kaji e, di generazione in generazione, spesso riportavano un unica firma?

Perché se non appartieni ad una scuola, forse firmare un senso ce l'ha si e no... sei comunque destinato all'oblio,


 

月の道

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Sicuramente sono uomini di grande fierezza e onore. molti forgiatori poi assumevano (il nome di forgiatore non era quello civile di nascita) o cambiavano nome con almeno un kanji del proprio maestro o fondatore della propria scuola di forgiatura (come arihira, kagehira e kiyohira, figli di takahira) oppure come ben detto usavano e si tramandavano lo stesso nome... vedi l'esempio di sukesada. Questo in primis come segno di profondo rispetto del proprio maestro e spesso della propria discendenza. Ed ovviamente di fierezza, certo. Credo possa dirsi valere anche per i forgiatori del 16mo secolo quando la domanda di lame è crollata ed in molti sono dovuti riciclarsi a fare altro o sono proprio caduti in miseria. Per quelli di quel periodo rimasti però la firma era anche un mezzo di chiaro riconoscimento ed una leva su cui spingere per emergere sugli altri: titoli e prove di taglio con tanto di kao erano frequenti.

come non erano inusuali anche aggiunte tipo "9no discendente di" o "figlio/nipote di", a testimoniare un famoso retaggio

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Come è strano mondo... ciò che in Giappone è indice di modestia, in certi paesi è proibito...

Pensate se il figlio di Guttuso continuasse a firmare come il padre..

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