Vai al contenuto

Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

mizushima76

Membri
  • Numero di messaggi

    5
  • Registrato dal

  • Ultima visita

Reputazione comunità

0 Neutral

Che riguarda mizushima76

  • Rango
    appena arrivato
  1. LA VENDETTA DEI 47 RONIN Genroku Chushingura[sg] Trama e Commento Durante il periodo Tokugawa (1603 - 1868) era costume che alcun inviati della corte imperiale di Kyoto facessero annualmente visita al palazzo dello shogun di Edo, l'attuale Tokyo, in occasione delle festivit? di fine anno. Nel 1701, Asano Naganori, signore del dominio di Ako, fu incaricato di ricevere gli invitati in veste di rappresentante dello shogun. A capo delle cerimonie protocollari era invece Kira Kozunosuke, che, si ritiene, tratt? Asano con arroganza ed evit? di istruirlo a dovere sugli aspetti meno familiari del protocollo. Durante il terzo giorno del ricevimento, Asano, probabilmente provocato dall'atteggiamento di Kira, estrasse la spada e si lanci? contro il maestro cerimoniere... Ad Asano venne cos? ordinato di fare "seppuku" e le sue propriet? furono confiscate. Quarantasette suoi samurai, guidati da Oishi Kuranosuke , giurarono per? vendetta[...] L'evento si trasform? subito in leggenda e i samurai guadagnarono immediatamente lo statuto di veri e propri eroi [...]. Il successo della storia dei 47 'ronin' ? proseguito ininterrotto fino ai giorni nostri attraverso il moltiplicarsi delle versioni drammatiche, delle rappresentazioni teatrali - immancabile l'appuntamento annuale ai 'Kabuki-za' di Tokyo - delle ricerche storico-critiche, degli innumerevoli adattamenti cinematografici. Le ragioni di una tale popolarit?, che si protrae da pi? di due secoli, vanno probabilmente rinvenute nella capacit? del 'Chushingura' di far affiorare alcuni archetipi dell'inconscio collettivo giapponese: il senso della fedelt?, il conflitto tra 'giri' e 'ninjo' [...] e la solidale appartenenza a un gruppo attraverso cui l'azione del singolo si giustifica e trova forza. Nel clima di guerra del 1941 la Shochiku, casa di produzione che nel complesso meno di altre si era allineata alle esigenze del regime, decide che ? venuto il momento di farsi pi? compiacente rispetto a tali esigenze e mette in cantiere - col totale appoggio delle autorit? - una nuova versione del 'Chushingura', che annuncia come la pi? spettacolare di tutti i tempi e che affida alla Koa, una casa di produzione formata per l'occasione [...]. La Shochiku voleva un 'Chushingura' spettacolare, popolare e tradizionale; Mizoguchi, invece, propose l'adattamento di un testo assai austero, dall'andamento quasi filosofico, fatto di lunghe scene di dialogo [...]. La lavorazione si protrae per otto mesi, dal luglio 1941 al febbraio dell'anno successivo. Le spese superano di molto il bilancio previsto [...]. All'epoca anche un film di grande sforzo produttivo non costava pi? di 100.000 yen, la prima parte di 'Chushingura' ne era costata 530.000 [...]. Il film piace all'autorit?, solleva per? un debole interesse critico [...] e, quel che ? peggio, viene ignorato dal pubblico. Le ragioni dell'insuccesso di 'La vendetta dei quarantasette ronin' sono abbastanza evidenti, nascono dalla scelta pi? clamorosa compiuta dal regista, quella di mettere in ellissi il vero e proprio climax spettacolare della vicenda: l'assalto al palazzo di Kira [...]. Le circa quattro ore di film rifiutano quasi del tutto azioni di tipo spettacolare, lo spirito e il ritmo del racconto sembrano pi? vicini all'andamento del 'noh' piuttosto che a quello del 'kabuki', i toni sono austeri e ieratici, gravi e solenni [...]. La scelta di non mostrare la vendetta assume nei fatti un'esplicita connotazione politica. Sato Tadao sottolinea come estraneo a Mizoguchi fosse anche il tema della fedelt? del samurai. Tuttavia, continua acutamente lo studioso giapponese, se mutiamo prospettiva e definiamo lo spirito del samurai come uno spirito che consiste nel saper vivere la propria fortuna come il proprio declino, mantenendo costantemente una ferma attitudine conforme a certi modelli di comportamento - quali la dignit?, l'eleganza della forma, il contegno, la risolutezza interiore - ebbene Mizoguchi ? riuscito, tramite l'eleganza stessa del proprio stile, a rappresentare compiutamente e con grande intensit? quello che ? uno degli aspetti chiave del 'bushido'[...]. Ci? che poi nel film evidenzia in modo esplicito la poetica mizoguchiana ?, come nota Keiko McDonald, l'importanza che assume il sacrificio femminile. Tre sono le donne della storia: la signora Asano, la moglie di Oishi e Omino, la fidanzata di Isogai, un giovane samurai unitosi anche lui alla vendetta [...]. Tre donne dunque, che pur divise da classi sociali diverse, esprimono uno stesso senso del sacrificio e di abnegazione, un'eleganza e un contegno pari a quelli prescritti dal codice del samurai. Ma nel contempo anche tre donne sofferenti e vittime di assurde regole feudali che antepongono a ogni cosa un astratto e assurdo senso del dovere. Con le sue tre ore e trentacinque minuti i centosessanta piani che lo compongono e una durata media di ogni inquadratura pari a un primo e venti secondi 'La vendetta dei quarantasette ronin' ? il film in cui Mizoguchi porta all'estremo la sua pratica del 'one scene, one shot' e, pi? in generale del 'long take'. Alcuni di essi possono essere letti come veri e propri vertici espressivi dell'intero cinema del regista [...]. (Dario Tommasi, Kenji Mizoguchi, Il Castoro Cinema, pp. 84-90) Per tutti coloro che, come me, amano tantissimo questo genio del cinema del XX secolo, consiglio caldamente la monografia di Dario Tommasi, dalla quale ho preso questi estratti: agile, completa, informata e a prezzo decisamente conveniente. Info Titolo originale: Genroku Chushingura Regia: Mizoguchi Kenji Anno: parte I (1941) - parte II (1942) Nazione: Giappone Genere: Drammatico Durata: 241m Sceneggiatura: (da un'opera di Mayama Seika) Hara Kenichiro, Yoda Yoshikata Prodotto da: Shirai Shintaro (Shochiku) Musiche originali: Fukai Shiro Fotografia: Sugiyama Kohei Scenografia: Mizutani Hiroshi Assistente alla regia: Kaneto Shindo Interpreti: Arashi Yoshizaburo (Asano Takuminokami), Ichikawa Uteimon (Tokugawa Tsunatoyo), Kawarasaki Chojuro (Oishi Kuranosuke), Kawarazaki Kunitaro (Isogai Jurazaemon), Kawazu Seizaburo (Hosokawa Etchumori), Mimasu Mantoyo (Kira Kozunosuke), Miura Mitsuko (La moglie di Asano), Nakamura Kanemon (Tomimori Sukeimon), Takamine Mieko (Omino); Spero che sarete indulgenti con la mia traduzione, perch? i sottotitoli inglesi erano un po' imprecisi e lacunosi. Ne approfitto per ringraziare Yamaarashi, per avermi fornito i sottotitoli mancanti della prima parte del film. Buona visione
  2. A Story from Chikamatsu (Chikamatsu Monogatari) Kyoto, XVII secolo, epoca Tokugawa: Osan ? la moglie di un ricco e avido mercante di nome Ishun, tipografo imperiale. Alle sue dipendenze lavora un giovane e dotato artista, Mohei, segretamente innamorato della sua padrona. Dopo un'incredibile serie di equivoci e fraintendimenti, i due vengono ingiustamente accusati di essere amanti e sono cos? costretti a fuggire per evitare la terribile punizione... Attenzione! Spoiler!!! ...Dopo "Una donna di cui si parla" (Uwasa no onna, 1954), forse il film meno originale tra quelli realizzati dal regista in questi anni, ? il momento di "Gli amanti crocifissi" (Chikamatsu Monogatari) ritenuto da molti come un'opera tanto perfetta da fungere quasi da testo di studio dell'arte cinematografica. Mizoguchi lo realizz?, nel 1954, ispirandosi a un dramma "bunraku" di Chikamatsu Monzaemon, con Ihara Saikaku uno degli autori che pi? amava del periodo Tokugawa. Quella della crocifissione era la pena inflitta agli adulteri, ed ? la sorte che spetta agli innocenti Osan, moglie di un tipografo, e Mohei, dipendente del martito, che non hanno consumato nessun rapporto, anzi sfuggono all'ingiustizia del marito, finch? la loro fuga li avvicina sentimentalmente... ...Ecco ancora una moglie che resta vittima delle situazioni create dagli uomini... ...L'intera storia, come gi? nel caso delle opere di Chikamatsu, ? una rappresentazione di una societ? dispoticamente organizzata fino al privato come era quella del periodo Tokugawa, e di come l'unica via di fuga, soprattutto quando si voglia godere del diritto di provare dei sentimenti, sia la morte. A differenza dei film precedenti in cui la sorte sfortunata della donna veniva irrisa dalla relativa fortuna degli uomini artefici dei loro guai, in questo caso anche il negativo marito finisce in rovina, dopo il fallimento della sua attivit?. Ancora, mentre la morte di altre eroine di Mizoguchi non era che l'estremo fallimento di una catena di eventi infelici, in questo caso per Osan la morte ha una connotazione pi? positiva, rappresenta la sua liberazione e l'appropriazione definitiva del diritto di amare. "Gli amanti crocifissi" utilizza una struttura complessiva ispirata all'ambiente teatrale del soggetto originale: divisione del campo in spazi determinati da scorrevoli, messa in scena in profondit?, una certa drammatizzazione di matrice decisamente teatrale e, soprattutto, un commento musicale derivato da repertori tradizionali e impiegato in modo alquanto inconsueto per il pubblico occidentale, facendo cio? coincidere un timbro musicale con un particolare rumore; se tale sistema contribuisce all'intuizione dell'esistenza di uno spazio "off", tuttavia resta un classico della musica tradizionale giapponese, meno sperimentale di quanto si ritenga al di fuori dei confini nipponici, ed ? forse l'elemento del passato pi? fedelmente ripreso dall'opera di Mizoguchi. La complessa struttura lessicale creata da questo rapporto fra suono e immagine si arricchisce inoltre di una ricca partitura di variazioni del grigio, una vera parafrasi dell'uso del colore, frutto del genio dell'operatore Miyagawa Kazuo. (Maria Roberta Novielli, Storia del Cinema Giapponese, Marsilio) Titolo originale: Chikamatsu Monogatari Regia: Mizoguchi Kenji Anno: 1954 Genere: Drammatico Durata: 102m Sceneggiatura: (da un'opera di Chikamatsu Monzaemon) Kawaguchi Matsutar?, Yoda Yoshikata Prodotto da: Nagata Masaichi (Daiei) Musiche originali: Hayasaka Fumio, Mochizuki Tamez? Fotografia: Miyakawa Kazuo Montaggio: Kanji Sukagawa Scenografia: Mizutani Hiroshi Interpreti: Hasegawa Kazuo (Mohei), Kagawa Ky?ko (Osan), Shind? Eitar? (Ishun), Ozawa Eitar? (Sukeimon), Minamida Y?ko (Otama) Premi: Miglior Regia, Blue Ribbon Award, Tokyo, 1955 Un ringraziamento speciale a Tsuyoshi, un carissimo amico, che ? intervenuto in modo determinante dove la traduzione inglese era poco chiara Ulteriori approfondimenti su www.spietati.it
  3. mizushima76

    Ciao A Tutti ^^

    Ciao a tutti, :05laugh: sono un appassionato di cultura giapponese e mi interesso specificatamente di cinema. Ho postato due recensioni del grande maestro Mizoguchi nella sezione cinema, perch?, essendo film ambientati nel giappone medievale, ho pensato potessero interessarvi. Il forum ? splendido e dettagliatissimo per cui vi faccio i miei pi? sentiti complimenti!!!
  4. mizushima76

    L'intendente Sansho

    L'intendente Sansho (Sansh? Day?) imbt Legend.of.Bailiff.Sansho.1954 Trama Nel Giappone dell'XI secolo, il governatore della provincia di Tango ? costretto a dimettersi a causa delle sue idee umanitarie. Rifiutandosi di aumentare le tasse ai contadini per finanziare la guerra e arricchire ulteriormente la nobilt? feudale, viene condannato all'esilio nella lontana Tsukushi. La moglie (Tamaki) e i due figli piccoli (Zushio e Anju) vengono affidati al fratello di lei. Prima del soffertissimo distacco, il governatore affida una piccola statuetta, raffigurante la Dea della piet?, a suo figlio maggiore, cercando di trasmettergli, insieme ad essa, i suoi insegnamenti e i suoi valori morali. Dopo sei anni, Tamaki viene allontanata dalla casa del fratello. Abbandonati da tutti, la donna, la nutrice e i due bambini decidono di affrontare un lungo e pericoloso viaggio per poter reincontrare il padre, di cui non hanno pi? notizie... Commento un po' spoileroso ...Tratto da una leggenda medievale rielaborata dal romanziere Mori Ogai (sceneggiata da Yoda Yoshikata e Fuji Yahiro) ? uno dei capolavori dell'ultimo Mizoguchi. Insolitamente pi? maschile che femminile rispetto ai film precedenti, segue un percorso duplice: da una parte si presenta come un "film di formazione" in cui il giovane protagonista apprende la necessit? di una propria rivolta morale, dall'altra ? un'intensa meditazione sull'oppressione sociale e politica esercitata dalla Storia e dal Potere. Energico e brusco nella prima parte (che contiene dei flashback, rarissimi per l'autore), pi? disteso ed elegiaco nella seconda, culmina in una scena finale - il ritrovamento della madre sulla spiaggia - che ? uno dei momenti pi? emozionanti di tutto il cinema di Mizoguchi. Dal dizionario Mereghetti Con "L'intendente Sansho", Mizoguchi ottiene il terzo Leone d'argento consecutivo alla Mostra del cinema di Venezia dopo "Vita di Oharu, donna galante", 1952 e "I racconti della luna pallida d'agosto", 1953, affermandosi come uno dei maggiori registi sulla scena internazionale. Di rara perfezione formale, il film possiede anche una sceneggiatura impeccabile, sia nel soggetto che nei dialoghi, davvero memorabili. Inutile aggiungere che la fotografia (noti i riferimenti ad Utamaro nella filmografia del regista) raggiunge cime di ineguagliata bellezza cos? come la recitazione della sempre eccellente Tanaka Kinuyo. Oltre alla riflessione morale, sociale e politica, questa volta Mizoguchi azzarda anche dei pensieri filosofici sul rapporto fra storia umana e natura, fra inutili violenze e sopraffazioni della prima e la potenza soverchiante della seconda: spesso ? proprio l'insistenza sul paesaggio, lirico e poetico in contrapposizione alla brutalit? umana, ad essere particolarmente eloquente. Se ? vero che "L'intendente Sansho" ? il pi? "maschile" fra quelli del regista, il pi? femminista e femminile dei registi giapponesi conferma ancora una volta la sua nomea: sono le figure femminili della madre e della sorella, infatti, a infondere a Zushio la forza e la convinzione necessarie per perseguire con determinazione, a discapito del successo materiale e sociale, gli ideali di umanit? comunicategli dal padre; cos? come sono le donne, tranne alcune significative eccezioni, a incarnare i valori positivi condivisi dal regista. "L'intendente Sansho" ? un film profondamente pessimista, in cui gli uomini sono hobbesianamente paragonati a lupi, assetati di sangue e di potere. Mizoguchi si rifiuta di idealizzare il passato di fronte all'avanzare della modernit? (come spesso accadeva nei contemporanei jidaigeki); il regista denuncia invece con forza l'universalit? della malvagit? umana nel tempo e nello spazio. Non a caso chiamamo "classici" quelle opere d'arte che riescono sempre a rimanere terribilmente attuali. Per chi desideri approfondire l'analisi di questo capolavoro del cinema mondiale consiglio questa bella recensione in inglese: Bailiff Sansho Info Regia: Mizoguchi Kenji Nazione: Giappone Anno: 1954 Durata: 120m Sceneggiatura: (dal racconto di Mori Ogai: "Sansh? Day?") Yahiro Fuji, Yoda Yoshikata Prodotto da: Nagata Masaichi (Daiei) Musiche originali: Hayasaka Fumio, Mochizuki Tamekichi, Odera Kanahici Fotografia: Miyakawa Kazuo Montaggio: Miyata Mizuso Scenografia: Ito Kisaku, Nakajima Shozaburo Interpreti: Tanaka Kinuyo (Tamaki), Hanayagi Yoshiaki (Zushio), Kagawa Ky?ko (Anju), Shind? Eitar? (Sansho) Premi: Leone d'argento, Venezia, 1954 Buona Visione i sottotitoli di questo film sono disponibili su asianworld
  5. 136m Kyoto, XVII sec.: Oharu ? una giovane donna, figlia di un Samurai della piccola nobilt?, che trascorre le sue giornate fra il Tempio e la Corte Imperiale. Nonostante la distanza sociale che li separa, l'umile servo Katsunosuke l'ama segretamente. Da questo amore sincero e impossibile, Oharu comincer? una discesa materiale lungo tutti i gradini della scala sociale e una parallela discesa morale nell'abisso della disperazione... "Nato da un progetto accarezzato a lungo, gi? dal 1949, e basato sull'opera dello scrittore Ihara Saikaku al quale si riferisce il titolo, questo film gode di una fortunata composizione stilistica, in un'attenta analisi di ogni percepibile movimento e senso, ed ? giustamente tra le opere pi? note in occidente di Mizoguchi, quella che inaugura la serie di capolavori del regista e che ne consacra il definitivo successo in patria..." "...Allo studio sul personaggio, davvero uno dei pi? totali della carriera del regista, Mizoguchi affianca un'estrema attenzione per ogni elemento dell'ambiente: recupera realisticamente ciascun particolare di quei luoghi del diciasettesimo secolo con la quasi maniacale fedelt? che gi? lo aveva distinto nel passato, ma filtra quella realt? con un gusto pittorico e una scelta di atmosfere che strappano la storia dall'unico limite temporale e la stilizzano in un universale ritratto. I movimenti leggiadri come passi di danza, i dialoghi soffusi di sentimenti eterni, gli ampi quadri in cui i personaggi si fondono con grandi seppur claustrofobiche strutture architettoniche, o viceversa si stemperano in scorci di natura selvaggia, di cui non si intravedono i limiti, sono il corollario al succedersi di "colpe" di cui la protagonista si macchia..." "Oharu non ? solo una donna, ma ? la donna, l'incarnazione di una metafora, la solista di un coro, la scrittura di una lunga pagina di storia..." Maria Grazia Novielli, Storia del Cinema Giapponese, Marsilio I capolavori a cui la studiosa si riferisce sono ovviamente: "I racconti della luna pallida d'agosto, premiato con il Leone d'argento a Venezia nel 1953 (cos? come Vita di Oharu che, l'anno prima, riceveva il premio internazionale della giuria), "L'intendente Sansho" e gli "Amanti crocifissi", considerato un vero e proprio testo di studio per l'arte cinematografica. Vita di Oharu ? un film di struggente drammaticit?, che non indulge mai nel patetico, ma ci mostra con razionale e lucido determinismo (a volte impietosamente distaccato) l'inevitabile destino a cui la protagonista va incontro grazie alle sue "scelte". I sentimenti e le passioni dell'eroine mizoguchiane sono spesso negate da una societ? maschilista e rigidamente gerarchizzata. La figura dell'uomo oscilla fra la violenza e il dispotismo da una parte e l'inazione o l'infantilismo dall'altra. Oharu ? condannata alla vita e all'eterno rimpianto; la felicit? ? un miraggio irraggiungibile, non a causa di astratti ragionamenti esistenziali, bens? per colpa di un ordinamento sociale cristallizzato e decadente, impaurito dalla forza e dalla vitalit? del femmineo. Il volto di Oharu ? quello di Tanaka Kinuyo, attrice feticcio del grande maestro, bravissima nel suo assolo recitativo, paradigma, come detto, della condizione universale della donna nella storia. Mizoguchi amava profondamente il sesso femminile (tanto da essere considerato un vero e proprio femminista ante litteram) e aveva una singolare capacit? (soprattutto se pensiamo all'epoca in cui erano girati i suoi film) di presentarne il punto di vista interno. La sua esperienza di vita (il padre, in crisi economica, aveva venduto la sorella a una casa da t?) gli aveva confermato la stima nelle donne e il disgusto nei confronti dell'autoritarismo patriarcale della societ? giapponese. Mizoguchi non amava la rassegnazione di alcune sue eroine. Egli simpatizzava per chi, anche a costo della vita, riusciva a combattere per la propria causa. Nel 1925, la sua amante e convivente, gelosa delle altre donne con le quali il maestro soleva accompagnarsi, aveva cercato di colpirlo alla schiena con un rasoio. Lungi da suscitare in lui odio per il genere femminile, questo episodio aveva rafforzato le sue convinzioni. Non poteva fare a meno di provare simpatia per il modo impulsivo ma sincero con cui una donna aveva manifestato i propri sentimenti. Partendo da queste considerazioni, possiamo ritenere legittimamente che l'unica vera colpa imputabile a Oharu da parte del regista sia l'implicita accettazione di uno status quo disumano e alienante. La protagonista del romanzo di Saikaku Ihara, infatti, non oppone mai una resistenza veemente e convinta ai continui soprusi che ? costretta a subire. Il film merita una menzione speciale per la fotografia, come sempre pittorica ed elegantissima. E' utile ricordare che Mizoguchi, prima di diventare regista, aveva studiato pittura e che il suo primo lavoro era stato quello di disegnatore pubblicitario. L'interesse per questa forma d'arte ? costante nella sua opera. Le sue due grandi passioni ritornano, esplicitate, nel famoso film: "Cinque donne intorno a Utamaro". La splendida sceneggiatura di Yoda Yoshikata, a suo agio sia con i film di ambientazione moderna e di denuncia sociale, sia con quelli di ambientazione storica e di derivazione letteraria, completa il capolavoro. Da segnalare, infine, la presenza di un giovane Mifune Toshiro nei panni del "puro" Katsunosuke. Regia: Mizoguchi Kenji Nazione: Giappone Anno: 1952 Durata: 136m Sceneggiatura: (dal romanzo di Ihara Saikaku: "Koshuku ichidai onna") Yoda Yoshikata, Mizoguchi Kenji Prodotto da: Koi Hideo, Mizoguchi kenji Musiche originali: Saito Ichiro Fotografia: Hiramo Yoshimi, Kono Yoshimi Montaggio: Goto Toshio Scenografia: Mizutani Hiroshi Consulente storico: Yoshi Isamu Interpreti: Tanaka Kinuyo (Oharu), Matsura Tsukie (Madre di Oharu), Sugaro Ichiro (Padre di Oharu), Mifune Toshiro (Katsunosuke) I sottotitoli per questo film si trovano su asianworld

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

Come associarsi ad I.N.T.K.:

Potete trovare QUI tutte le informazioni per associarsi ad I.N.T.K..
Associandovi ad I.N.T.K. accettate in maniera esplicita il Codice Etico e lo statuto dell'associazione ed avrete accesso ad una serie di benefici:
- Accesso alle aree riservate ai soci del sito e del forum;
- Possibilità di partecipare agli eventi patrocinati dall'associazione (ritrovi, viaggi, kansho, ecc...);
- Riceverete il bollettino trimestrale dell'Associazione.

"Una singola freccia si rompe facilmente, ma non dieci frecce tenute assieme."

(proverbio popolare giapponese)

×
×
  • Crea nuovo/a...

Informazione importante

Si prega di accettare i Termini di utilizzo e la Politica sulla Privacy