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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

betadine

Botan Dōrō

Messaggi consigliati

Allora.. dopo la storia, un po' di letteratura.

(vorrei provarci tra i Fiori della cultura e tradizione giapponese.. sperando che la “direzione” accolga questa nuova idea, o, qualora la ritenga “insana” o fuori luogo, me lo dica.. e smetterò all’istante.) :arigatou:

 

La commedia è ambientata intorno alla metà del 1700 ed è l’adattamento di un testo del romanziere Enchō, scritta in giapponese colloquiale.

Personaggi principali
Iijima Heizayémon, un hatamoto (samurai del reparto speciale dello Shōgun)
O-Tsuyu, figlia dell’hatamoto
O-Yoné, ancella
Yamamoto Shijō, il medico di famiglia
Hagiwara Shinzaburō, un giovane samurai
Hakuōdō Yusai, un ninsomi, potremmo definirlo un indovino, un mestiere non ancora caduto in disuso.

(Ninsomégané è uno specchio ingranditore, detto anche tengankyō)

11 atti (a puntate) un intermezzo ed un prologo finale.


La lanterna con le peonie - Botan Dōrō

I

Viveva un dì nel distretto di Ushigomé, a Yedo, un hatamoto chiamato Iijima Heizayémon, la cui unica figlia Tsuyu, era bella come il suo nome, che significa “rugiada mattutina”.
Quando la figlia aveva quasi sedicianni Iijima si sposò una seconda volta, e accortosi che O-Tsuyu non avrebbe potuto essere felice accanto la matrigna, fece costruire a Yanagijima una graziosa villetta, quale residenza separata per la giovane, e pose un’ottima ancella, di nome O-Yoné, alle sue dipendenze.
O-Tsuyu visse felice nella nuova dimora fino al giorno in cui il medico di famiglia, Yamamoto Shijō, le fece visita in compagnia di un giovane samurai di nome Hagiwara Shinzaburō, che abitava nel quartiere Nedzu.
Shinzaburō era un ragazzo eccezionalmente bello e assai affabile e i due giovani si innamorarono a prima vista.

La visita iniziale non si era ancora conclusa e i due erano già riusciti- all’insaputa dell’anziano medico - a impegnarsi vicendevolmente per tutta la vita. E nell’accomiatarsi O-Tsuyu sussurrò al ragazzo: «Ricorda. Se non tornerai a trovarmi, io senz’altro morirò!»

Shinzaburō non dimenticò mai queste parole e non desiderava altro che rivedere O-Tsuyu.
L’etichetta però gli proibiva di renderle visita da solo; era quindi costretto ad aspettare un’altra occasione per accompagnare il medico, che gli aveva promesso di condurlo alla villa una seconda volta.

Purtroppo il vecchio non mantiene la promessa.

Avevo colto l’improvviso sentimento di O-Tsuyu, e temeva che il padre lo avrebbe ritenuto responsabile di sviluppi pericolosi. Iijima Shinzaburō era famoso per come mozzava le teste e più Shijō pensava alle eventuali conseguenze di aver condotto Shinzaburō alla villa di Iijima, più ne aveva paura. Talché si astenne di proposito dall’invitare il giovane amico.

Passarono mesi e . . .

O-Tsuyu, nell’impossibilità di immaginare il vero motivo del disinteresse di Shinzaburō, credette che avesse disdegnato il suo amore.

E per lo struggimento ne morì.

Non molto tempo dopo anche la fedele ancella O-Yoné moriva dal dolore per la perdita della padrona.

Le due donne vennero sepolte fianco a fianco nel cimitero di Shin-Banzui-In, un tempo ancora in piedi dalle parti di Dango-Zaka, dove ogni anno si tengono le celebri mostre di crisantemi.


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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II

Shinzaburō non sapeva nulla di quanto era accaduto, ma ansia e disappunto gli avevano causato una prolungata malattia.

Si stava lentamente rimettendo, anche se era ancora molto debole, allorché inaspettatamente ricevette una visita di Yamamoto Shijō.

 

Il vecchio portò una sfilza di scuse plausibili per la sua palese negligenza.
Shinzaburō gli disse:

«è dall’inizio dell’estate che sono ammalato.. anche adesso non riesco a mangiare niente..

Non vi pare d’esser stato assai scortese non farvi più vedere?
Mi sembrava che dovessimo di nuovo recarci assieme a casa della figlia della nobile Iijima..

io desideravo portarle un piccolo omaggio in cambio della cortese attenzione ricevuta. Naturalmente da solo non potevo andarci.»

Shijō replicò in tono grave: “mi dispiace molto doverti comunicare che la signorina è morta.

Morta ? ripeté Shinzaburō sbiancando in volto.

«Avete detto che è morta?»

 

Il dottore rimase in silenzio per un attimo, come per ricomporsi, poi col tono spiccio e lieve della persona decisa a non prendere sul serio le avversità, riattaccò: « il mio grande errore è stato presentarti a lei, perché a quanto pare si è innamorata all’istante di te. Ho paura che tu le abbia detto qualcosa per incoraggiare un sentimento simile - quando sei rimasto solo con lei nella stanzetta.

Fatto sta che mi sono accorto di ciò che provava nei tuoi confronti e la cosa ha incominciato a preoccuparmi: temevo che potesse giungere all’orecchio del padre, che avrebbe dato a me tutta la colpa.

Perciò - a voler essere sincero fino in fondo - ho deciso che era meglio non invitarti più e mi sono tenuto alla larga di proposito per un lungo periodo. Senonché, soltanto pochi giorni fa, mi è capitato di andare a casa di Iijima e ho saputo, con mia grande sorpresa, che la figlia era morta e con lei anche l’ancella O-Yoné. Allora, ricordandomi di quanto era successo, ho capito che la ragazza era morta per amor tuo… »

poi continuò

Ah, tu si che sei uno sciagurato! eccome se lo sei! Non è forse una sciagura esser nato così bello che le ragazze muoiono d’amore per te?

(ridendo e facendosi subito dopo serio) Be’ lasciamo i morti ai morti. A che serve continuare a parlarne? Ormai tutto quello che puoi fare per lei è recitare il Nembutsu (Namu Amida Butsu, Salute al Budda Amida, ripetuta come preghiera in suffragio dei defunti. ndr) Arrivederci

 

E il vecchio si affrettò a ritirarsi, ansioso d’evitare altri discorsi sul doloroso evento, del quale si sentiva involontariamente responsabile.


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Bellissima idea, Betadine.

Grazie.

Aspettiamo il seguito.


 

月の道

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III

Shinzaburō restò a lungo ottenebrato dal dolore alla notizia della morte di O-Tsuyu.
Non appena fu in grado di pensare di nuovo lucidamente, incise il nome della defunta su una tavoletta mortuaria, sistemò la tavoletta nel sacrario buddista di casa, vi depose davanti delle offerte e recitò le preghiere.

Da quel momento in poi metteva sempre delle offerte e ripeteva il nembutsu e il ricordo di O-Tsuyu era sempre presente nei suoi pensieri.

Nulla intervenne a mutare la monotonia della sua solitudine prima del Bon - la grande festa dei morti - che inizia il 13mo giorno del 7mo mese.

Allora addobbò la casa e fece tutti i preparativi per la festa, appendendo all’esterno le lanterne come guida per gli spiriti che tornano e piazzando il cibo dei fantasmi sullo shōryōdana o Mensola delle Anime.. e la prima sera del Bon, dopo il tramonto, accese un lumicino davanti alla tavoletta di O-Tsuyu e accese le lanterne.

Era una notte chiara, con una grande luna, senza vento e molto calda.

Shinzaburō cercò un po’ di frescura sulla veranda, con indosso solo una leggera veste estiva e si sedette lì a pensare, a sognare, ad angustiarsi, facendosi aria a volte col ventaglio ed altre volte facendo un po’ di fumo per scacciare le zanzare. La pace era diffusa.

Era un quartiere solitario, poca gente in giro.

Gli giungeva soltanto il murmure sommesso di un vicino ruscello e lo stridio degli insetti notturni.
D’un tratto il silenzio bene rotto dal rumore di geta femminili in arrivo: kara-kon, kara-kon - suono che si faceva rapidamente più vicino, sempre più vicino, fino aggiungere alla cinta di siepe viva del giardino... .. allora Shinzaburō, incuriosito, si alzò in punta di piedi per guardare oltre la siepe e vide passare due donne.

Una, che recava una magnifica lanterna decorata con peonie, sembrava una domestica.

L’altra era un’esile ragazza sui diciassette anni, con indosso una veste dalle ampie maniche ricamata con disegni di fiori autunnali.

Quasi nello stesso istante le due donne si volsero verso Shinzaburō e con suo somma stupore questi riconobbe O-Tsuyu e la domestica O-Yoné.

Costoro si arrestarono di botto e... .. «Ma che strano! HagiwaraSama!»

Contemporaneamente Shinzaburō si rivolse alla domestica: O-Yoné? Ah tu sei O-Yoné! Mi ricordo benissimo di te.

«Hagiwara Sama!» esclamò O-Yoné, in tono di suprema meraviglia.

«Non l’avrei mai creduto possibile.. ci avevano detto che eravate morto signore?»

Ma è straordinario proruppe Shinzaburō, a me avevano detto che eravate morte tutt’e due!!

«A che storie incresciosa» ribatte O-Yoné - perché mettere in giro dicerie cosi deplorevoli? ..da chi l’avete saputo?»

Entrate vi prego, disse Shinzaburō, qui potremmo parlarne meglio.. il cancelletto è aperto.

 

Così le donne entrarono e si scambiarono i saluti e dopo averle fatte accomodare Shinzaburō disse:
Spero perdonerete la mia scortesia per non essermi più fatto vedere da tanto tempo.. ma Shijō, il medico, circa un mese fa mi ha detto che eravate morte tutte e due.

– Sicchè ve l’ha riferito lui, esclamò O-Yoné. «È stata proprio una crudeltà da parte sua dirvi una cosa del genere. Per giunta è sempre stato Shijō a riferirci che Voi eravate morto. Ho idea che volesse ingannarvi - cosa peraltro non difficile dato che siete così fiducioso e credulo.
Può darsi che la mia padrona abbia tradito il suo interesse per voi con parole che son giunte all’orecchio del padre

in tal caso O-Kuni, la nuova consorte, potrebbe avere indotto il medico a dirvi che eravamo morte, in modo da provocare un allontanamento.. Comunque, quando la mia padrona è venuta a sapere che eravate morto, voleva tagliarsi subito i capelli e farsi monaca.. ma io sono riuscita a impedirglielo, convincendola, se non altro, a diventare monaca soltanto nel suo cuore.

Poi il padre desiderava che sposasse un certo giovanotto, ma lei si è rifiutata!
Dopo di che è stato tutto un susseguirsi di traversie, a opera specialmente di O-Kuni, e allora abbiamo lasciato la villa ci siamo trovate una casettina a Yanaka-no-Sasaki. Ora abitiamo li e tiriamo avanti a stento, eseguendo lavoretti in privato...

La mia padrona non ha fatto che ripetere il Nembutsu per voi. Oggi che è il primo giorno del Bon, siamo andate a visitare i templi.. e, dopo l'imbrunire, ci eravamo rimesse sulla via di casa, quando è avvenuto questo strano incontro.»

Oh ma è straordinario, proruppe Shinzaburō. È proprio vero o è soltanto un sogno?
Anch’io qui non ho fatto altro che recitare il Nembutsu davanti a una tavoletta che porta inciso il suo nome!! Guardate! .. e mostrò loro la tavoletta di O-Tsuyu al suo posto sopra la Mensola delle Anime.

Vi siamo oltremodo grate, per il caro ricordo, replico O-Yoné con un sorriso..

«Quanto alla mia padrona..» continuò volgendosi verso O-Tsuyu, che per tutto il tempo era rimasta schiva e muta, nascondendo in parte il viso dietro la manica «..quanto alla mia padrona, lei dice chiaro e tondo che non le importerebbe d’esser ripudiata dal padre per la durata di sette esistenze, tantomeno essere uccisa da lui, per amor vostro!
e …

allora..

non le permetterete di restare qui per la notte? »

Shinzaburō sbiancò per la gioia. Con voce tremante d’emozione disse: “Vi prego di restare ..
.. ma non parlate a voce alta perché qui accanto abita un seccatore, un ninsomi, chiamato Hakuōdō Yusai, che predice la sorte alla gente guardandola in viso… e .. gli piace ficcanasare.. perciò è meglio che non sappia nulla.

 

Quella notte le due donne rimasero ospiti del giovane samurai e rientrarono a casa loro poco prima del sorgere del sole.

Dopo di che tornarono ogni notte per sette notti, con il tempo bello o brutto, sempre alla stessa ora.
E Shinzaburō sì affezionò sempre più alla ragazza..

e i due si trovarono avvinti l’uno all’altra da quel vincolo dell’illusione che è più forte delle catene di ferro.

e.. nel frattempo

dovrete portar pazienza, sino al prossimo atto!))


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Riassunto delle puntate precedenti

ah incontro mmm bello .. scomparso morte.anzi due morte .. medico dolore affranto festamorti uhaoo
ohh chi è ? sei tu? che bello .. quante storie .. restate .. mm("pereppepepè",
suono) mmm.amore.catena

 

 

 

(per non dare mai nulla di scontato e meglio comprendere il testo: "pereppepepè", suono la tromba)ndr

Modificato: da betadine

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IV

In una casupola adiacente all’abitazione di Shinzaburō viveva un tale di nome Tomozō.
Tomozō e sua moglie, O-Miné, lavoravano entrambi come domestici da Shinzaburō.

Sembravano tutti e due devoti al giovane padrone e col suo aiuto erano in grado di vivere un relativo benessere.

 

Una notte, a tardissima ora, Tomozō udì la voce di una donna nella casa del padrone; un fatto che lo inquietò.

Temeva che Shinzaburō, affabile e affettuoso qual era, si lasciasse abbindolare da qualche scaltra sgualdrinella - nel qual caso i primi a farne le spese sarebbero stati loro, i domestici. Al che decise di controllare..

 

La notte seguente sgusciò in punta di piedi fino a casa di Shinzaburō e sbirciò attraverso la fessura di un’anta scorrevole.

Alla luce di un lume per la notte ebbe modo di intravedere il padrone è una strana donna che parlavano in camera da letto al riparo della zanzariera... .. sulle prime non riuscì a vedere distintamente la donna..

gli dava le spalle: notò solo che era molto magra e sembrava alquanto giovane, a giudicare dalla veste ed all’acconciatura...

premendo l’orecchio contro la fessura riuscì a sentire chiaramente la conversazione.

La donna disse: e se mio padre mi ripudiasse, mi permetteresti di venire a vivere qui con te?
Shinzaburō rispose:

« Ma certo - anzi sarei felice se ne presentasse l’occasione. Ma non c’è ragione di temere che tuo padre ti ripudi: sei la sua figlia unica e ti vuole un gran bene. Io temo invece che un giorno saremo crudelmente separati.»
Le ribatte sommessamente:
Mai e poi mai potrei anche solo pensare di accettare un altro come sposo. Pur se scoprissero il nostro segreto e mio padre mi uccidesse per ciò che ho fatto, ebbene - perfino dopo morte non potrei cessare di pensare a te.

E ormai sono sicurissima che neppure tu te la sentiresti di vivere a lungo senza me…

 

E poi, stringendosi tutta a lui, le labbra sul suo collo, lo accarezzò.. e lui le contraccambiava le carezze.

 

Tomozō ascoltava stupito: quella giovane donna non parlava come una donna qualunque, il suo era il linguaggio di una donna ad alto rango. Decise quindi dare a ogni costo un’occhiata al suo viso e strisciò tutto intorno alla casa, avanti e indietro, spiando da ogni crepa e fessura… e

alla fine riuscire a vederla - ...... (((ma ecco che fu colto da un tremore diaccio e gli si rizzarono i capelli.!!!

 

Il volto era quello di una donna morta ormai da tempo - e le dita carezzevoli erano dita di ossa nude - e dal corpo sotto la cintura non restava alcunché: …. si dissolveva in una scia d'ombra rarefatta.

. dove gli occhi dell’innamorato illuso vedevano giovinezza, grazia e beltà

.. agli occhi dell’osservatore si palesava solamente orrore.. e il vuoto della morte.

... in quel mentre, un’altra sagoma di donna, più raccapricciante ancora, si levò dentro la stanza e mosse prontamente incontro allo spione, come se si fosse accorta della sua presenza.

 

Allora, in preda a folle terrore, Tomozō corse a casa di Hakuōdō Yusai e, a furia di bussare come un invasato, riuscì a farlo alzare....


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(oggi è sabato: puntata doppia..)

 

V

Hakuōdo Yusai, il ninsomi, era una persona molto anziana; ma ai suoi tempi aveva viaggiato in lungo in largo e aveva visto e sentito tante di quelle cose che non era facile che non era certo facile stupirlo.

Eppure il racconto atterrito di Tomozō riuscì ad allarmarlo e sbalordirlo.

.. aveva letto in antichi libri cinesi di amori tra i vivi e i morti, ma non lo aveva mai ritenuto possibile. Stavolta però era convinto che le affermazioni di Tomozō non fossero menzognere e che in effetti in casa di Hagiwara stesse accadendo qualcosa di davvero strano.


Se quanto immaginato da Tomozō risultava essere vero, allora il giovane samurai era condannato.
« Se quella donna è un fantasma - disse Yusai al servo sgomento - se quella donna è un fantasma, il tuo padrone ben presto perirà,

a meno che non si possa fare qualcosa di straordinario per salvarlo.
E se quella donna è un fantasma, i segni della morte compariranno anche sul viso di lui.

Perché lo spirito dei vivi è yōki, e puro, e lo spirito dei morti è inki, e immondo: l’uno è Positivo, l’altro Negativo.
Colui che ha in sposa un fantasma non può vivere.
Quand’anche nel suo sangue sussistesse energia di vita per cent’anni, quell’energia dovrà ben presto estinguersi…

io comunque farò tutto quanto è in mio potere per salvare Hagiwara Sama.

(rimuginando)
Nel frattempo non dire niente a chicchesia, Tomozō - neanche a tua moglie - di questa faccenda…

al sorgere del sole mi presenterò dal tuo padrone.»


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.. metti la terza! (c’è da meditare sulle parole del ninsomi e.. per i reclami : rivolgersi all’ufficio acquisti. :biggrin:


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al mattino, come promesso ...

VI

Interrogato da Yusai, Shinsaburō sulle prime sì provò a negare di aver mai ricevuto visite di donne.. ma l’ingenua tattica si rivelò inutile e, accortosi che il vecchio agiva a scopo disinteressato, fu indotto al fine ad ammettere quant’era realmente successo e a motivare il proprio desiderio di tenere la cosa segreta.

Quanto alla signorina Iijima, disse, intendeva prenderla in moglie non appena possibile.

Che follia!!

sbottò Yusai che, in preda all’apprensione, aveva perso la pazienza.
Sappiate signore, che le persone venute qui una notte dopo l’altra sono morte!!

Siete vittima di una spaventosa illusione!

(m.. mumble mumble)

Già il semplice fatto che abbiate ritenuto a lungo O-Tsuyu morta e abbiate ripetuto il nembutsu per lei e posto offerte davanti alla sua tavoletta .. NE E' LA PROVA!!

Le labbra dei morti vi hanno toccato! .. Le mani dei morti vi hanno accarezzato!

(scoraggiato)

Perfino in questo istante io scorgo nel vostro viso i segni della morte e non volete credermi!!

Ora statemi a sentire, signore – ve ne supplico - se volete salvarvi!! altrimenti vi rimangono meno di venti giorni di vita.

Vi hanno detto - quelle persone - di abitare nel distretto di Shitaya, a Yanaka-no-Sasaki.


Avete mai fatto loro visita? No! - Certo che No!!

Allora andateci oggi stesso - non perdete ad altro tempo – e provate a rintracciare la loro casa! ...

E formulato il suo consiglio con veemente serenità, di punto in bianco Hakuōdo Yusai si congedò.

Shinsaburō, interdetto ancora ancorché non convinto, decise dopo un attimo di riflessione di seguire il consiglio del ninsomi ed andare a Shitaya.

 

Era ancora mattina presto allorché giunse nel quartiere di Yanaka-no-Sasaki e si mise a cercare l’abitazione di O-Tsuyu.
Percorse ogni strada e ogni traversa, lesse tutti nomi scritti sulle varie entrate e chiese informazioni ogni qualvolta se ne presentava l’occasione. Ma non riuscì a trovare nulla che somigliasse alla casetta menzionata da O-Yoné.. e nessuna delle persone interrogate sapeva di una casa del quartiere abitata da due donne sole.

Giunto infine alla conclusione che sarebbe stato vano proseguire le ricerche, si rimise in cammino verso casa, prendendo la via più breve, che si trovava a passare attraverso il parco del tempio di Shin-Banzui-In.

D’un tratto due tombe nuove… poste una accanto all’altra sul retro del tempio, attirarono la sua attenzione.
Una era una tomba comune, eretta per una persona di umili natali, l’altra era un monumento grande e bello, davanti al quale era appesa una stupenda lanterna con le peonie.. lasciata probabilmente all’epoca della Festa dei Morti.
Shinsaburō sì ricordo che la lanterna portata da O-Yoné era in tutto e per tutto simile; coincidenza che trovò alquanto strana.

Tornò a guardar le tombe, ma le tombe non rivelavano alcunché.
Nessuna delle due recava un nome - solo il kaimyō buddista, l'appellativo postumo.

Decise allora di chiedere informazioni al tempio.
In risposta alle sue domande un accolito asserì che di recente avevano eretto la tomba grande per la figlia di Iijima Heizayémon, hatamoto di Ushigomé, mentre la tomba piccola lì accanto era quella dell’ancella O-Yoné, morta di dolore poco dopo il funerale della giovane dama.

Di colpo si riaffacciarono alla memoria di Shinsaburō, con altro e sinistro significato, le parole di O-Yoné: abbiamo lasciato la villa e ci siamo trovate una casettina a Yanaka-no-Sasaki… ora abitiamo lì e tiriamo avanti a stento, eseguendo lavoretti in privato...
Eccola lì la casettina.. e proprio a Yanaka-no-Sasaki!

Ma . . . “i lavoretti in privato”…???

Sopraffatto dal terrore, il samurai si precipitò difilato a casa di Yusai invocando il suo consiglio e il suo soccorso.
Ma Yusai si dichiarò incapace di fornire aiuto in un frangente simile.
Tutto ciò che poteva fare era mandare Shinsaburō dal gran sacerdote Ryōseki, di Shin-Banzui-In, con una lettera implorante:

immediato ausilio religioso.


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.. oggi è domenica (capita talvolta .. e .. talvolta capita di ricevere una doppia puntata:)

 

VII

 

Il gran sacerdote Ryōseki era un erudito e un sant’uomo.
Grazie alla visione spirituale, era in grado di conoscere il segreto di ogni cruccio e la natura del karma che lo aveva causato.

Ascoltò impassibile la storia di Shinzaburō e gli disse:

“Un grandissimo pericolo adesso ti minaccia per via di un errore commesso in uno dei tuoi stadi dell’esistenza antecedenti.

Il karma che ti lega alla morta è fortissimo. Ma se io cercassi di spiegarne il carattere, non saresti in grado di capire… e quindi

ti dirò soltanto questo: che la persona morta non ha alcun desiderio di nuocerti per motivi d’odio, non nutre ostilità nei tuoi confronti:

al contrario, è mossa dal più ardente sentimento per te.

Probabilmente la ragazza è innamorata di te da un’epoca di molto precedente alla tua vita attuale, un’epoca risalente a non meno di tre o quattro esistenze passate.. e sembrerebbe che, pur mutando necessariamente aspetto e condizione a ogni successiva nascita,

non sia stata capace di smettere di seguirti.
Non sarà perciò una cosa facile sottrarsi alla sua influenza...
Ma io ora ti presterò questo potente mamori *.
E’ una immagine d’oro puro di quel Buddha detto Tathāgata del Mare RisonanteKai-On-Nyōrai – perché la sua predicazione della Legge risuona per il mondo come il rumore del mare.. e questa piccola immagine in particolare è uno shiryō-yoké **- che protegge i vivi dai morti.
Devi indossarla, così com’è.. con il suo rivestimento, a contatto del corpo, sotto la fascia…
Da parte mia, fra poco celebrerò nel tempio una cerimonia ségaki *** per la pace dello spirito tormentato
Ed eccoti un sacro sutra, detto Ubō-Darani-Kyō, o “Sūtra della Pioggia di Tesori

devi avere cura di recitarlo tutte le sere a casa tua ...i m m a n c a b i l m e n t e...

Inoltre ti darò questo pacco di o-fuda ****: devi incollarne uno sopra ogni apertura di casa.. per quanto piccola.

Se farai così, il potere dei testi sacri impedirà ai morti di entrare.
Ma qualunque cosa accada non mancare di recitare il sutra

 

Shinzaburō ringraziò umilmente il gran sacerdote.. e poi, recando con sé il sutra, l’immagine e il fascio di testi sacri ..

si affrettò a rincasare prima dell’ora del tramonto.

 

 

 

*

La parola giapponese mamori ha significati perlomeno altrettanto numerosi quanto quelli che noi attribuiamo al termine “amuleto”. Sarebbe impossibile, in una semplice nota anche solo accennare alla varietà di oggetti religiosi giapponesi ai quali si dà questo nome. In questo caso il mamori è una piccolissima immagine, probabilmente racchiusa in un piccolo contenitore di lacca o metallo su cui è steso un drappo di seta.
Spesso i samurai portavano piccole immagini del genere.
Di recente (1880espicci ndr) hanno mostrato una miniatura di Kwannon, un astuccio di ferro, che aveva indosso un ufficiale durante la guerra di Satsuma.

Egli sosteneva, a buon diritto, che gli aveva salvato la vita: aveva infatti bloccato un proiettile e l’ammaccatura si vedeva chiaramente.

**

da shiryō, “spettro” e yokeru, “escludere”.
I giapponesi hanno due tipi di spiriti propriamente detti nel loro folklore: gli spiriti dei morti, shiryō e gli spiriti dei vivi, ikiryōe

possono influire sia sulle cose che sulle persone.

***

Ségaki è una cerimonia speciale, che accompagna l’offerta di cibo a quei morti che non hanno parenti o amici in vita che si occupino di loro.

****

O-fuda è il nome genericamente dato ai testi religiosi usati come amuleti o talismani.

A volte sono marcati o impressi a fuoco su legno, ma più comunemente sono scritti o stampati su striscioline di carta.
Gli o-fuda si incollano sopra l’uscio di casa, alle pareti delle stanze, su tavolette (ihai) sistemate nei sacrari domestici (butsudan, ovvero l’ater ego del kamidana shintoista).

Alcuni tipi si portano indosso, altri vengono ridotti in pallottoline e ingoiati come medicine spirituali.

 

Buona domenica


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.

..

...

dalla Riva all'Abisso

siamo qua tutti seduti in seiza, senza gradi, senza comprimari, tutti insieme attorno al fuoco, mediando sulla vita.

(anche se al momento pensiamo di avere solo questa ...;)

((per qualche anima pigra che non guarderà il video:))

Quel cuor perdesti per un miraggio
quel cuor tradisti odiar di più, non puó!
la mia voce, senti il suo dolor... o no?
la tua sparí e io, pazza, t'aspetto!
Dimenticar... o non più vivere
ormai, salvo... la notte... la notte... la notte...
ah!...

.
Spente le stelle, col pallido raggio di luna, piange l'amore, che si lancia come l'onda poi se ne va
vuota, la notte, e la sua speranza breve, ora sgorga l'amaro pianto, un cuor ferito, disperato passa qua

.

Dunque fuggisti i sogni vuoti
dunque perdesi i brevi vortici
Dimenticar... o non più vivere
ormai, salvo... la notte... la notte... la notte...
ah!...

.

Spente le stelle.


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Vorrei tranquillizzare tutti quelli che stanno inviando messaggi "allarmati" alla Redazione,

chiedendo notizie sulla relazione: racconto e videotranquilli non è magia.. (solo un caso.

 

 

Botan Dōrō ( 牡丹 燈籠 The Peony Lantern) è una storia di fantasmi giapponese ed è uno dei Kaidan più famosi del Giappone.

La trama coinvolge ( lo scoprirete leggendo..).

Nelle varie versioni è conosciuto come Kaidan Botan Dōrō ( 怪 談 牡丹 灯籠 Tales of the Peony Lantern), basato sulla versione kabuki della storia e questo è il titolo comunemente usato nella traduzione.

 

Botan Dōrō entrò nella cultura letteraria giapponese nel XVII secolo, attraverso una traduzione di un libro di storie di fantasmi cinesi chiamato Jiandeng Xinhua (Nuovi racconti sotto la luce di una lampada) di Qu You.

La raccolta era di natura didattica, contenente lezioni di morale buddista sul karma.

 

Nel 1666, l'autore Asai Ryoi rispose alla mania del periodo Edo per il kaidan, generato in gran parte dal popolare gioco Hyakumonogatari Kaidankai, adattando i racconti più spettacolari di Jian Deng Xinhua nel suo libro Otogi Boko (Burattini a mano .. senza le famose crocette).
A quel tempo, il Giappone era una società chiusa, e molto poco era conosciuto al di fuori dei suoi confini, così la Cina era considerata una nazione misteriosa ed esotica. Asai rimosse le lezioni di morale buddhista e diede alle storie un ambiente giapponese, posizionando Botan Dōrō nel quartiere Nezu di Tokyo. Otogi Boko è stato immensamente popolare, generando molteplici opere imitative come Zoku Otogi Boko e Shin Otogi Boko (Puppets a mano), ed è considerato il precursore del movimento letterario kaidan che ha portato al classico Ugetsu Monogatari.

 

Nel 1884, Botan Dōrō fu adattato dal famoso narratore di storie Enchō Sanyutei in un rakugo , che aumentò la popolarità del racconto.
Fu poi adattato al palco del Kabuki nel luglio del 1892 e messo in scena al Kabukiza sotto il titolo Kaidan Botan Dōrō.
Nel 1899, Lafcadio Hearn, con l'aiuto di un amico, tradusse la versione di Enchō, Botan Dōrō in inglese per il suo libro In Ghostly Japan, e lo ha basato sulla versione kabuki della storia. (+/- quella che state leggendo..)

Una versione più moderna della commedia fu scritta nel 1974 dal drammaturgo Onishi Nobuyuki per la compagnia Bungakuza, con Sugimura Haruko, Kitamura Kazuo e Ninomiya Sayoko; ed è stato un tale successo che è stato messo in scena di nuovo pochi anni dopo, nell'aprile del 1976, presso l'Embujo di Shimbashi.
Un nuovo adattamento di Kawatake Shinshichi III è stato messo in scena per la prima volta con un casting completo di Kabuki nel giugno 1989, sempre presso l'Embujo di Shimbashi. La versione Kawatake è ancora occasionalmente rianimata ma è meno popolare di quella Onishi.

 

Quindi come potete "vedere" tutto era già stato fatto prima e il testo uscito nel 1997 (dalla riva all'abisso, o viceversa) pensato su quanto già narrato.. ha solo dovuto attendere “un ß-collegamento”... nessuna magia quindi, ma solo l'attesa di qualche giro. ( कर्मन् ..non mi sovviene l'altro termine .. ).

Resta in piedi però una leggenda o superstizione o casualità ō ..:

alcuni attori che interpretarono i ruoli dei fantasmi in Kaidan Botan Dōrō non se la passarono bene, anzi, alcuni non la passarono proprio, la domenica.
Una delle ultime viene riferita ad una performance del 1919 al Teatro Imperiale, quando le due attrici, che interpretavano Otsuyu e la sua cameriera, si ammalarono e morirono nel giro di una settimana l'una dall'altra.

Cit. Ross Catrien, Supernatural and Mysterious Japan, Tokyo, Tuttle Publishing, 1996 (Qualche anno dopo si girava il Video di Emma.. si girava senza domestica,)

 

Tranquilli ... son semplici congiunture (o congetture..?? bah, sempre due o più, sono!!)

Buonanotte e Grazie :arigatou:


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ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Grazie Presidente, per l'ospitalità e l'apprezzamento.

 

allora dov'eramo..

.. eravamo dal nostro Hagiwara Sami che ascoltava attentamente il grand sacerdote, e dopo aver fatto tesoro delle sue raccomandazioni, tornava verso casa di buona lena.. con le sue preghiere ed i suoi amuleti ........... (e allora, anche noi, ingraniamo la quarta ed avviciniamoci a veder che succede.. ))

VIII

Con l’aiuto e i consigli di Yusai, Shinzaburō riuscì a sistemare prima che facesse buio i testi sacri sopra tutte le aperture dell’abitazione.
Poi il ninsomi ritornò a casa sua, lasciando solo il giovane.

Venne la sera, calda e luminosa.
Shinzaburō serrò bene le porte, cinse all’altezza della vita il prezioso amuleto, entrò sotto la zanzariera e alla luce di una lanterna per la notte si mise a recitare l’Ubō-Darani-Kyō . . . . A lungo ripeté quelle parole, senza molto capire del significato; poi cercò di trovare un poco di riposo... ma la mente era ancora troppo turbata dagli strani avvenimenti di quella giornata.


Mezzanotte passò e non riusciva a prender sonno... e udì il rimbombo della grande campana del tempio annunciare l’ora ottava**.

Al suo cessare Shinzaburō udì d’un tratto un rumore di geta avvicinarsi dalla solita direzione , stavolta tuttavia più lentamente:

karan-koron, karan-koron!
D’un subito la fronte s’imperlò di un sudore diaccio .

Aperto in tutta fretta il sutra, con mano tremolante riprese a recitarlo ad alta voce..

... i passi sempre più si avvicinavano.. raggiunsero la siepe.. si arrestarono!

 

Allora (strana a dirsi.. la curiosità) Shinzaburō non seppe trattenersi sotto la zanzariera: qualcosa in lui più forte anche della paura lo istigava a guardare.. e, anziché continuare a recitare il sutra, scioccamente si accostò alle imposte e attraverso una fessura occhieggia nella notte.

Scorse O-Tsuyu in piedi davanti alla casa e O-Yoné con la lanterna ornata di peonie: avevano tutte due gli occhi fissi sui testi buddhisti incollati sopra l’ingresso.

Giammai - neppure quando era in vita - O-Tsuyu era sembrata così bella.. aah

Shinzaburō senti il cuore slanciarsi incontro a lei con forza quasi irresistibile..
ma il terrore della morte e il terrore dell’ignoto lo frenavano.. e dentro di lui era in atto una contesa tale tra l’amore e la paura, da ridurlo come chi soffre le pene dell’inferno Shō-netsu.(il sesto degli otto inferni del Buddismo giap.. si dice che un giorno di permanenza equivalga a migliaia di anni umani)

 

Di li a poco udì la voce dell’ancella dire:

“Mia cara padrona, non c’è modo di entrare.. il cuore di Hagiwara Sama deve essere cambiato, visto che hai infranto la promessa fatta la notte scorsa e ha sbarrato le porte per tenerci fuori . .

Stanotte non possiamo entrare sarà più saggio da parte vostra a rassegnarvi e non pensare più a lui,

giacché i suoi sentimenti nei vostri confronti sono senz’altro cambiati.. è evidente che non intende vedervi . . .
Sarà meglio perciò non affliggervi più per un uomo dal cuore così ingrato.”

 

Ma la fanciulla in lacrime risposte: «ohh.. com’è potuto mai accadere dopo le promesse che ci siamo fatti! ...

Mi hanno detto spesso che il cuore di un uomo muta con la rapidità del cielo autunnale, ma certo il cuore di Hagiwara Sama non sarà così crudele da voler davvero escludermi in tal modo!

Cara O-YOné, ti prego, trova tu il sistema di condurmi da lui… Se non lo fai, mai e poi mai ritornerò a casa

 

E continuò così a supplicare, celando il viso con le lunghe maniche - e bellissima appariva, e assai toccante..

ma il timore della morte agiva con forza sull’innamorato.

O-Yoné rispose infine: mia cara signorina, perché angustiarvi l’animo per un uomo che si mostra così crudele?… .. .

Ma vediamo se proprio non c’è modo di entrare dal retro: venite con me!
E presa O-Tsuyu per mano, la portò sul retro dell’abitazione… disparvero così, le due, di un soffio, come la luce della fiamma di una candela.

 

 

 

** Ora del Bue
Secondo l’antico sistema giapponese di computazione del tempo, questa yatsudoki, o ottava ora, corrispondeva alle nostre due di notte.
Ogni ora giapponese equivaleva a due europee
pertanto al posto delle nostre 12 ore ce ne erano solo 6
sei ore che si contavano alla rovescia: 9 . 8 . 7 . 6 . 5 . 4
Quindi la nona l’ora corrispondeva al nostro mezzogiorno, o alla nostra mezzanotte
Le 9emezza alla nostra “una”
Le otto alle nostre "due".
Le due di notte, dette anche «l’Ora del Bue».. erano l’ora giapponese degli spettri e dei folletti.


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.. e siccome non son così tanto sadico (del resto è già un giorno nuovo) senza aspettare l'ora del bue, non vi tengo sulle spine e ... vediamo che succede.

 

IX

Una notte dopo l’altra tornano le ombre all’Ora del Bue, e ogni notte Shinzaburō udiva il pianto di O-Tsuyu.

Ma si credeva in salvo, non potendo immaginare che la natura dei suoi servi aveva già deciso il suo destino.

 

Tomozō aveva promesso a Yusai di non fare parola a chicchessia - neanche a O-Miné - degli strani fatti che succedevano.

Senonché gli spiriti non tollerarono per molto che Tomozō riposasse in pace.

Una notte dopo l’altra O-Yoné gli entrava in casa e lo destava dal sonno per chiedergli di togliere l'o-fuda posta sopra una finestrella sul retro della casa della padrone. E Tomozō, per la paura, le prometteva tutte le volte di toglierlo prima del tramonto su successivo..

Ma di giorno non c’era verso che si decidesse a farlo, convinto che volesse la rovina di Shinzaburō.

 

Alla fine, in una notte tempestosa, O-Yoné lo svegliò di soprassalto con un grido di rimprovero e, chinatasi sul cuscino, gli disse:

Sta attento a come scherzi con noi! Se per domani notte non avrai tolto quel testo, scoprirai fino a che punto io possa odiare!

E nel parlare assunse un’espressione così truce che Tomozō per poco non morivo di paura.

 

O-Miné, la moglie di Tomozō, non aveva fin lì saputo nulla di quelle visite.. anche al marito erano parse solo brutti sogni.
Senonché proprio quella notte era capitato che, svegliatasi di colpo, avesse udito una voce di donna che parlava con Tomozō.
Quasi nello stesso istante il colloquio cessò.. e quando O-Miné si guardò intorno, alla luce della lampada, vide solo il marito tremante di paura e cereo. La sconosciuta era scomparsa, le porte erano sprangate: sembrava impossibile che qualcuno fosse potuto entrare.

Non di meno la gelosia della moglie se era risvegliata, e lei prese punzecchiare e interrogare Tomozō in modo tale che questi si vide costretto a tradire il segreto e a spiegarle il terribile dilemma in cui versava. La collera di O-Miné cedette allora allo stupore e all’apprensione, ma, sagace qual era, escogitò all’istante un piano che, sacrificando il padrone, avrebbe salvato il marito.

E diede a Tomozō un astuto consiglio, suggerendogli di venire a patti con le morte.

 

 

Quando si ripresentarono la notte successiva all’Ora del Bue, O-Miné andò a nascondersi non appena udì il rumore del loro arrivo - karan-koron, karan-koron!

Tomozō invece andò incontro alle due donne nell’oscurità e trovò perfino il coraggio di dir loro quanto la consorte gli aveva ingiunto di dire:

« è vero che mi merito il vostro biasimo.. ma non era mia intenzione provocar la vostra ira. La ragione per cui non ho tolto l’o-fuda

è che io e mia moglie riusciamo a campare soltanto col sostegno di Hagiwara Sama: non possiamo esporlo a un eventuale pericolo senza recar danno a noi stessi.. ma se riuscissimo a ottenere la somma di cento ryō d’oro, potremmo assecondarvi, perché in tal caso non avremo più bisogno dell’aiuto di nessuno. Insomma, se ci darete cento ryō , farò in modo di togliere l’o-fuda senza timore di perdere la nostra unica fonte di sostentamento.»

A queste parole, O-Yoné e O-Tsuyu si scambiarono un’occhiata in silenzio per un attimo.
Poi O-Yoné disse: “ ve l’avevo detto, padrona, che non era il caso di importunar costui, non avendo un motivo valido di nutrire risentimento verso di lui. Ma è comunque inutile affliggervi per Hagiwara Sama, perché il suo cuore è mutato nei vostri riguardi. Torno perciò a implorarvi, mi ha cara signorina, di non pensare più a lui!
Ma in lacrime O-Tsuyu replico: «Cara O-Yoné, qualunque cosa accada, non posso assolutamente sì smettere di pensare a lui! .. tu sai come ottenere i cento ryō per far togliere lo o-fuda.. Solo una volta ancora a tu per tu con Hagiwara Sama.… Te ne supplico!»
E nascondendo il viso con la manica, così ella seguitava a impetrare.
Oh! Perché mai mi chiedete di fare certe cose? ribatteva O-Yoné sapete benissimo che non ho denaro. Ma dato che vi ostinate in questa vostra ubbia, per quanto io possa dire, ho idea che mi toccherà cercar di procurarmi in qualche modo il denaro e di portarlo qui domani notte
Poi, rivolta all’infido servo, disse: Tomozō devi sapere che attualmente Hagiwara Sama indossa un mamori chiamato Kai-On-Nyōrai, e fintanto che lo ha indosso non ci è dato avvicinarlo. Perciò, in un modo o nell’altro, dovrai togliergli il mamori, oltre a rimuovere lo o-fuda.

Tomozō flebilmente replicò: «si può fare anche questo, sempre che promettiate di portarmi i 100 ryō..»

E allora, padrona, disse O-Yoné, aspetterete vero fino a domani notte?
«Oh cara O-Yoné.. singhiozzò l’altra .. anche stanotte dobbiamo ritirarci senza aver visto Hagiwara Sama? Ah, che crudeltà !»

 

. . . . e l’ombra della padrona, in lacrime, venne scortata via dall’ombra dell’ancella.


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.. stasera, mi anticipo prima dell'Ora del Cane, considerato che dopo sarete tutti impegnati con Sanremo ))

X

Un altro giorno passò e giunse unaltra notte, e con la notte e giunsero le morte.

Ma non si udì lamento questa volta, fuori dalla casa di Hagiwara . . . . .

 

.. il ..il servo traditore, infatti, trovato il compenso pattuito all'ora del bue, aveva tolto l'o-fuda.

Era anche riuscito, mentre il padrone faceva il bagno, a rubare il mamori doro dalla custodia..

sostituendolo con unimmagine di rame, e aveva seppellito il Kay-On-Nyōrai in un campo abbandonato.

Sicché le apparizioni non trovarono nulla ad ostacolare lingresso!!

 

Celato il volto dietro le maniche si sollevarono e.. come un'effusione di vapore, s'immisero per la finestrella dalla quale era strappato il testo sacro.. e

 

-- I N T E R V A L L O --

(dibbi che non son poi così sadico, ma un pò perfido .. si ))

... approfittiamo di questo intervallo per fare un pò di approfondimenti. (dai su.. spero che gradirete..

Sono bene accetti Vs. aneddoti riflessioni considerazioni eperchénò: critichE


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allora, abbiamo sentito (si, letto, vabbè) parlare del Kai-dan, che significa letterlamente: apparizione (misterisiosa) e narrazione (recitata)... quindi +/- trattasi di storie di fantasmi.

 

E come sopra riportato, nel 1884, un famoso narratore di storie, Enchō Sanyutei, ne aumentò la popolarità, adottando uno stile innovativo: il Rakugo.

 

Rakugo (落語, letteralmente, "parole cadute") è un genere di teatro giapponese e consiste in un monologo comico (quello che +/- sto cercando di fare qua) in cui un narratore racconta una storia, generalmente seduto in seiza su un tappeto, afforntando il pubblico.. che talvolta partecipa...

(una sorta di cabaret .. avetepresente#5: pereppepè al primo incontro.. ø #8-#9 .. nulla di nuovo,quindi, sotto questo cielo, dal1884esicuramenteancheprima,)

 

(ops... partito invio involontario.. continuiamo)

Poi un altro intrigante sostantivo che abbiam letto ci parla di un popolare gioco del mistero: il Hyakumonogatari Kaidankai

 

Cos'è Hyakumonogatari ?


hyakumonogatari.jpg
Il gioco giapponese delle 100 candele

昔 Nell'estate del Giappone antico, quando il caldo opprimente e l'umidità rendevano insopportabile l'attività della luce del giorno, la gente desiderava ardentemente la notte e lo scarso sollievo portato dal sole al tramonto.

Lì, in mezzo a un coro di rane e insetti che cantavano in serenità l'imminente Obon (è una tradizione buddista giapponese per onorare gli spiriti dei propri antenati), la gente narrava dell'Hyakumonogatari Kaidankai ( 百 物語 怪 談 会 ) o "raduno di 100 racconti bizzarri", e silenziosamente gli spiriti sarebbero tornati.

Cento candele verrebbero posizionate in un cerchio e i giocatori racconteranno ciascuno una storia macabra, spesso una storia del loro villaggio locale, o forse un'esperienza più personale. Alla fine di ogni racconto, il narratore avrebbe spento una candela, la luce si affievoliva lentamente mentre la tensione aumentava. Si diceva che il gioco fosse un rituale di evocazione, l'espirazione di ogni storia e ogni candela che convoca più energia spirituale, trasformando la stanza in un faro per i morti. Con lo svanire della luce finale, qualcuno o qualcosa di terribile avrebbe aspettato nell'oscurità.

 

Mentre nessuno sa esattamente come è stato giocato il Kaidan-kai Hyakumonogatari, si ritiene che il gioco sia stato originariamente creato da giovani samurai, come una prova di coraggio, per vedere chi era abbastanza coraggioso da sopportare i macabri racconti e chi soccombeva e rabbrividiva quando l’ultima candela veniva spenta.

Origini del gioco
Una versione del gioco è descritta già nel kaidan-shu Tonoigusa (1660) che è anche conosciuto come Otogi Monogatari (Nursery Tales... rammentate la serie i "racconti della nursery - Hokusai ed altri...) scritto da Ansei Ogita, Tonoigusa segue un formato innovativo, raccontando la storia di alcuni giovani samurai che si ritrovano a giocare a Hyakumonogatari Kaidan-kai.

 

Ognuno racconta una storia in successione e all'estremità della candela finale una mano gigantesca sembra scendere dall'alto.... e

Con un rapido colpo di una spada, però, la mano si rivela essere l'ombra di un ragno e quelli che tremano per la paura sono tenuti in beffA

 

Diffuso in popolarità, Hyakumonogatari Kaidan-kai si fece lentamente strada dalla classe aristocratica dei guerrieri alle classi lavoratrici dei contadini e dei cittadini, finché non fu conosciuto e giocato ovunque in Giappone. Giocando ripetutamente, le persone erano alla ricerca di un nuovo kaidan da mettere in relazione, per impressionare e scioccare gli altri membri del raduno.

 

Hyakumonogatari Kaidan-shu
Il primo libro che utilizzò il nome hyakumonogatari, pubblicato nel 1677, fu chiamato Shokoku Hyakumonogatari (100 racconti di molti paesi) e come suggerito dal titolo, raccolse le storie misteriose di vari paesi, sostenendo che erano provabili dalle persone che li scrivevano. Come in The Ghost of Oyuki, l'aspetto "from life" di queste collezioni era un potente punto di vendita, facendo appello al gusto del pubblico per i veri racconti kaidan e yūrei.
Tutti i kaidan-shu sostenevano di essere storie vere, e non v'era alcun dubbio, tra i giapponesi del periodo Edo, riguardo all'esistenza del soprannaturale.

Dopo lo Shokoku Hyakumonogatari arrivarono molti altri libri simili, come lo Shokoku Shin Hyakumonogatari (New 100 Tales of Many Countries), l'Osogi Hyakumonogatari (100 Tales of Osogi), il Taihei Hyakumonogatari (100 Tales of Peace), il Bansei Hyakumonogatari (100 Tales of Eternity). Tutti usavano il termine hyakumonogatari nel titolo, e tutti speravano di trarre vantaggio dal fascino e dalla frenesia del pubblico.

 

Molti scrittori hanno perlustrato il Giappone in cerca di leggende e racconti folkloristici, arrampicandosi sulle montagne più alte, attraversando le foreste più buie, dando la caccia ai villaggi più remoti in cerca di orrore, cercando di essere i primi a metterli in formato stampato.
Diversi artisti di Yūrei-e si cimentarono con una tipica stampa a noi ben nota: l’ukiyo-e.. (sempre lì si torna).
La stragrande maggioranza delle storie e delle immagini yūrei e yōkai conosciute oggi, provengono da questo periodo e costituiscono ancora la spina dorsale della narrazione dell'horror giapponese. ..Questa era l'età d'oro del kaidan..

 

H_M.jpg

trovate tutto qua:

https://hyakumonogatari.com/what-is-hyakumonogatari/ - https://www.thejapanesedreams.com/100-racconti-del-terrore-hyakumonogatari-kaidankai/


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