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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
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Funboy

Preliminari Al Maneggio Della Spada

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Riporto un articolo interessante che raccolgie quelli che sono i pricipi tecnici e spirituali per iniziare a praticare una delle arti che prevede l'utilizzo di una spada, sia essa in legno, bamb? o acciaio!

 

 

Scuole per il maneggio della spada giapponese

Che il bushi fosse molto versato nell?uso di quest?arma ? stato attestato da fonti che non si possono accusare di eccessiva parzialit? : uno storico cinese, parlando dell?invasione giapponese della Corea alla fine del XVI secolo, dice del Samurai in azione che ?egli brandiva una lama lunga un metro e mezzo con tale rapidit? che non si vedeva nulla tranne la bianca lucentezza del metallo, mentre il soldato era invisibile?.

dojo.jpg

Nell?antico Giappone, infatti, ogni aspetto della scherma veniva esplorato, e si ideavano tecniche estremamente sofisticate, che poi venivano collaudate e sperimentate in parecchi stili e venivano applicate sui campi di battaglia e negli scontri individuali.

 

I ryu del kenjutsu (l?arte della scherma) proliferarono dal IX secolo in poi. Si dice che alla fine del periodo Tokugawa vi fossero in attivit? pi? di duecento scuole di scherma. Tra le pi? antiche (XIV - XV secolo) le cronache citano il Nen Ryu di Yoshimoto Sanashiro ; lo Shinto Ryu di Iishino Yamashiro-no-Kami Ienao, meglio noto come Iishino Choisai ; l?Aiso Kuge Ryu di Aisu Iso, che insegnava il kenjutsu ai guerrieri del clan Yagyu ; le scuole di Chugo Nagahide, Fukida Bunguro e In-ei, molto noto anche come esperto di lotta con la lancia ; l?Itto Ryu ; l?esoterico Koto Eiri Ryu, che insegnava a fronteggiare pi? avversari contemporaneamente ; ...

 

Nonostante la politica di rigorosa segretezza adottata dai relativi Sensei, i metodi e le tecniche di molte scuole di kenjutsu erano influenzati dalle tecniche di altre scuole ed a loro volta ne influenzavano. Ad esempio Kami-izumi Ise-no-Kami Hidetsuna, fondatore dello Shinkage Ryu, aveva studiato ed appreso gli stili Aisaka e Shinto prima di elaborare la propria scuola, che comprendeva elementi delle due citate.

 

Poich? l?efficacia delle tecniche e degli stili veniva collaudata sul campo in guerra ma anche, e soprattutto, nei duelli di strada, gradualmente vennero emanate disposizioni nel tentativo di porre un freno allo spargimento di sangue negli incontri di questo genere. L?allenamento con le spade normali, nei Dojo del Giappone pre-Tokugawa, era gi? stato limitato in molti casi a bersagli inanimati, come gli antropomorfi makiwara, pupazzi di paglia e riso, o, nel caso di bersagli umani, a quella forma di scontro ritualisticamente controllato conosciuto come kata, usato ancora oggi nelle scuole in cui si pratica la scherma giapponese con spade vere.

 

L?uso di una spada da esercitazione fatta di legno (Bokut?), che venne poi anche conosciuta come Bokken, accrebbe grandemente la gamma della pratica del kenjutsu. Nel contempo non va dimenticato che anche un Bokken, nelle mani di un praticante esperto, pu? trasformarsi in un?arma devastante se non letale. Alcuni ryu, negli anni, si specializzarono nell?esclusivo utilizzo del bokken. Si dice anche che il famoso spadaccino Miyamoto Musashi, fondatore del Ni Ten Ichi Ryu (Due Cieli, Una Scuola), ovvero dello stile Nit? di combattimento simultaneo con due spade, sul finir della vita, quando ormai aveva fatto voto di non sparger pi? l?altrui sangue, usasse esclusivamente i suoi due Bokken come efficaci armi da difesa.

 

Oggi, di tutte le forme antiche di kenjutsu e delle sue sottospecializzazioni - come ad esempio le tecniche Iai mediante le quali l?avversario viene abbattuto, concettualmente, da un unico movimento continuativo che parte dall?estrazione e termina con il rinfodero - restano in vita ben poche forme pesantemente modificate e mutilate di parte del patrimonio tecnico (val la pena citare come esempi il Taniya Ryu Iaijutsu e lo Shoden Katori Shinto Ryu Kenjutsu) e la moderna e molto sportiva via della spada, il Kend?.

 

La spada giapponese e l?Aikid?

 

La storia

 

osensei.jpg

 

Il fondatore dell?Aikid? (Aiki Kaiso) ? Sensei Morihei Ueshiba (1883 - 1969) aveva alle spalle una vastissima esperienza nell?ambito delle pi? svariate discipline marziali. Il padre di Morihei, Yoroku, era un proprietario terriero di origine Samurai. Non ? quindi ben noto se per volont? del padre o se per interesse personale che ? Sensei si avvicin? sin da giovanissimo alla pratica delle arti marziali ; fatto ? che continu? a coltivare questo interesse con passione e dedizione per tutta la sua vita.

 

Il Fondatore certamente studi? regolarmente lo stile dello Yagyu Ryu con il Maestro Nakay nel 1903 e lo Shinkage Ryu tra il 1922 e il 1924, ma probabilmente si avvicin? anche ad altri stili e pratic? il Katori Shinto Ryu.

 

Quando, tra la fine della seconda guerra mondiale ed il primo dopoguerra, ? Sensei stabil? definitivamente le basi del suo Takemusu Aikid?, la pratica dell?Aiki Ken (Spada Aiki) ne era uno dei fondamenti assieme all?Aiki Jo (Bastone Aiki) ed al Tai Jutsu (Pratica del Corpo, ovvero tecniche a mani nude).

 

L?Aiki Ken

 

Il repertorio classico di Aiki Ken tramandatoci direttamente da Morihiro Saito Shihan, allievo diretto del Fondatore e responsabile del Dojo e dell?Aiki Jinja (Tempio dell?Aiki) in Iwama, comprende essenzialmente Suburi, Awase e Kumitachi.

 

I Suburi sono sette sequenze fondamentali di fendenti verticali (shomen uchi), alla tempia (yokomen uchi) ed affondi (tsuki) da eseguirsi in solitario.

 

Padroneggiati i Suburi, ? possibile costruire gli esercizi a coppie degli Awase e dei Kumitachi in cui, con difficolt? ed applicazioni crescenti, si esercitano il senso alla minaccia e l?armonizzazione coi movimenti dell?avversario.

 

Va specificato che il patrimonio tecnico di Aiki Ken non ? un repertorio fine a s?. Esso infatti risulterebbe incompleto o carente rispetto ad altri se non fosse inquadrato nell?ottica fondamentale (per tutto l? Aikid?) del concetto di Riai. Tale profonda concezione del Fondatore impone che la pratica di Aiki Ken, Aiki Jo e Tai Jutsu si compenetrino vincolandosi positivamente a vicenda. Ciascuno di questi ambiti marziali apparentemente distanti (tecniche di spada, bastone e a mani nude) devono influire l?uno sull?altro meccanicamente, fisicamente e psicologicamente per agevolare nello studente lo sgorgare del Takemusu Aiki, la naturale prontezza alla tecnica pi? adatta in ogni e diversa situazione contingente.

 

Nello specifico, come detto, l?Aiki Ken agevola lo studio delle armonizzazioni e del senso della minaccia e della reazione, ma allena anche alla corretta postura (Hanmi), alla giusta distanza (Maai) e guida ed allena i movimenti delle anche (Koshi).

 

Nell? Aikid? sono presenti anche parecchie tecniche di Tachi Tori (difesa a mano nuda da attacco armato con la spada, terminante con l?appropriazione difensiva dell?arma avversaria) e di Tanken Tori (difesa similare alla precedente rispetto ad un attacco con Tant?).

 

Gli Strumenti

 

Sebbene il Fondatore, e tanti suoi discepoli, abbiano sempre consigliato di allenarsi con una spada vera per poterne cogliere la giusta sensazione, l?arma principe dell?Aikiken ? il Bokken.

 

Va subito precisato che il Ken dell? Aikid?, per dimensioni e curvatura, rappresenta l?Uchigatana (Katana). Nel contempo per? - al contrario di altri Ryu classici in cui i riferimenti specifici alle armi sono assai precisi - il Bokken che funge da Katana pu? essere scelto dal singolo allievo in funzione del proprio fisico, della presa della mano, dell?equilibrio e della propria esperienza.

 

Il Bokken (o Bokut?) si usa nell?Aikid? senza Tsuba. ? possibile trovarlo o fabbricarlo in legni differenti : quercia bianca, quercia rossa, Biwa (nespolo), Sunuke (legno di rosa), Kokutan (ebano venato) ...

 

Ne esistono differenti forme che variano a seconda delle scuole di origine : Itto Ryu, Jigen Ryu, Katori Shinto Ryu ... Ne esistono poi dei modelli fabbricati per la pratica dei Suburi con la funzione di irrobustire presa, polsi e braccia. Tali Suburit? non dovrebbero mai essere utilizzati per la pratica regolare.

 

bokken.jpg

 

Sebbene le foto del Fondatore lo mostrino sempre con Bokken diversi per forma, legno e dimensioni, oggi in Iwama si tende ad adottare un Bokken medio-grosso di quercia bianca, cui viene sensibilmente smussata la punta per evitare graffi e ferite ai partner.

Una nota interessante ? che mentre per la pratica regolare dell?Aiki Ken si ? detto essere il Bokken un sostituto dell?Uchigatana, per le tecniche di Tachidori esso idealmente si trasforma nel simulacro di un Handachi o di una Tachi e viene impugnato mantenendo una distanza maggiore tra mano e mano lungo la Tsuka.

Poich? il Bokken non procura la sensazione effettiva che si prova con un?arma reale, quando possibile sarebbe preferibile utilizzare una lama vera o uno Iait? (spada da allenamento/dimostrazione, in acciaio ma senza filo tagliente). Si pu? scegliere tra una Katana e una Tachi a seconda del proprio fisico. Un buon criterio di scelta per la pratica di Aiki Ken ? quello di procurarsi una lama che misuri 90 centimetri meno della propria altezza. Per un utilizzo ottimale converrebbe sottrarre ancora 8 cm.

Anche di Tant? (o Tanken) ne esistono di svariate tipologie, forme e materiali. Quello pi? comunemente adottato ? un Tanken senza Tsuba, con una lama di circa 20 cm. ed un?impugnatura di circa 10 cm. Anche al Tanken viene spesso smussata la punta per questioni di sicurezza.

 

Reigi (Etichetta)

Takemusu Aikid? ? una delle poche discipline marziali di recente concezione che sia, nel campo del Budo, cos? rivoluzionaria rispetto ai principi fondanti e, contemporaneamente, tanto tradizionalista rispetto al Reigi, all?etichetta. Non sono questi il luogo ed il tempo adatti ad un approfondimento su questi temi, sulla loro origine ed sulle loro implicazioni filosofiche ed etiche ; seguono, pertanto, delle semplici indicazioni su come comportarsi con il Ken all?interno del Dojo.

 

Prima cosa da assimilare totalmente ? che l?unico comportamento, nell?ambito della pratica dell? Aikid?, di un allievo armato di spada, ? quello di una persona che brandisca una lama vera. Non per nulla, molti maestri preferiscono adoperare il termine Ken (spada) al pi? letterale Bokken (spada di legno). In generale, il maneggio del Ken (e l?attenzione, la cura e la concentrazione relative) avviene come se esso fosse una vera Katana, dotata di fodero e portata secondo lo stile Bukezukuri.

 

Prima di montare sul Tatami (ovvero l?area di pratica) o durante le pause, ? corretto tenere il Ken colla mano destra, poco sotto la Tsuba, con la punta verso terra e la Tsuka all?indietro, con il filo rivolto verso l?alto.

Tale consuetudine deriva, come del resto le altre, dalle convenzioni di comportamento tra guerrieri Samurai. Essi assumevano questo portamento quando si trovavano in compagnia di persone relativamente amiche o in una situazione con scarsissime minacce prevedibili : per ogni evenienza non abbandonavano la propria spada ma, nel contempo, la brandeggiavano in modo che l?estrazione rapida (effettuata sempre con la mano sinistra sul fodero infilato nell?Obi e con la destra che impugna la Tsuka) fosse quasi impossibile ; era un tacito segnale di non aggressivit? e di intenzioni amichevoli o non bellicose.

 

Quando si ?, al contrario, dotati di Ken sul Tatami durante una lezione, la postura ? quella che potrebbe essere definita riduttivamente come del ?pronto a tutto?.

Il Ken viene trattenuto dalla mano sinistra una decina di centimetri pi? in basso della Tsuba, all?altezza dell?anca, sul lato sinistro del corpo, con il filo della lama verso l?alto e con la Kashira che viene a trovarsi allineata al Seika Tanden.

Tale postura mima la posizione di un Samurai pronto ad estrarre il suo Ken dal fodero ben infilato nel proprio Obi.

 

Da questa posizione della spada e del corpo (Shizentai), ? possibile assumere la postura Seigan (Ken no Kamae), afferrando la Tsuka con la destra tramite un movimento Kokyu alla base della Tsuba, ruotando quindi in avanti polso, mano e Ken finch? la punta non giunga ad una corrispondenza con la gola dell?avversario e, quindi, afferrando la base della Tsuka, sulla Kashira, con la mano destra ; portando, contemporaneamente alla rotazione del Ken, in avanti il piede destro fino ad assumere Hanmi.

Tale gesto mima l?operazione di sfoderamento di una Katana vera : nel qual caso bisognerebbe, ovviamente, sfilare la lama dalla Saya invece che ruotare il Ken in avanti.

 

Pare chiaro, anche se non ? del tutto ovvio, come tali posizioni possano e debbano essere assunte solamente con un Ken o con una spada dotata di fodero. Nel caso ci si trovasse con una lama tra le mani e si fosse sprovvisti del fodero, ? scorretto, antiestetico ?, soprattutto, pericoloso maneggiarla in questo modo. Una Katana senza fodero va impugnata sempre e solo per la Tsuka. Toccare la lama viva, in qualsiasi punto sia sul filo che sul dorso, oltre che pericoloso per l?integrit? delle proprie mani, ? anche dannoso per l?acciaio e l?affilatura della lama stessa a causa degli acidi presenti nelle secrezioni e nel sudore delle mani.

Volendo passare da una posizione Seigan ad un kamae meno minaccioso, e non avendo il fodero, si pu? abbassare verso terra la punta, mantenendo la doppia presa. In tal modo si apre completamente la guardia, dimostrando intenzioni poco bellicose (in quanto una tale posizione, nell?etichetta del kenjutsu, veniva ritenuta troppo vulnerabile, al limite della sconsideratezza). ? quindi possibile lasciare la presa della mano destra, ruotare le anche a sinistra in senso orario e far arretrare il piede destro assieme al braccio destro (rompendo completamente l?Hanmi) e portando quindi il Ken completamente all?indietro. Tale posizione cos? raggiunta ? simile ad un Gedan no Kamae ma molto meno efficace e difendibile e, come la precedente, dimostra soltanto sconsideratezza o fiducia in chi si ha di fronte. Dalla posizione abituale di partenza di ogni attivit? col Ken (quella che mima una Katana infilata nel fodero) bisogna saper eseguire il saluto Ritzurei (in piedi) e dalla posizione seduta Seiza.

 

Il saluto Ritzurei in piedi si esegue come nel Tai Jutsu, continuando a trattenere il Ken colla sinistra, ben orizzontale e col filo verso l?alto. Avendo fra le mani una Katana o uno Iait?, essi andrebbero mantenuti infilati nell?Obi come di consueto mentre si esegue Ritzurei.

 

Un po? pi? complesso ? il saluto dalla posizione Seiza. Dopo esser scesi in Seiza (abbassando prima il ginocchio sinistro proprio per non creare impaccio alla spada in caso di necessit? improvvisa), si depone il Ken sul lato sinistro, col filo rivolto verso l?esterno. Nel caso si avesse una spada col fodero, questo sarebbe il momento di slegare gli eventuali legacci e di sfilare il tutto dall?Obi ; il resto della procedura, d?ora in poi, sarebbe il medesimo.

 

Quindi si procede afferrando il Ken colla sinistra subito sotto la Tsuba e portandolo, verticale e col taglio verso di s?, di fronte al Seika Tanden ad una giusta distanza, dove la mano destra afferra la Saya al di sotto della sinistra. Quindi il Ken viene deposto d?innanzi a s? (ad una distanza invariata rispetto a prima, ma che deve consentire di appoggiare le mani a terra, possibilmente non sul Ken) facendolo ruotare in senso antiorario.

Avendo proceduto correttamente fino ad ora, il Ken dovrebbe trovarsi allineato alle ginocchia per la sua lunghezza, con il filo verso di s?, la Kashira verso sinistra e la punta verso destra.

Anche tale posizione deriva dall?etichetta dei Samurai. Quando un Bushi avesse deposto a terra d?innanzi a s? la propria spada in tal modo, avrebbe voluto significare rispetto e fiducia totale nei confronti di chi avesse avuto di fronte : si pu? ben capire che un?estrazione rapida dell?arma ? nuovamente molto difficile (il Reigi non prevede Samurai mancini !) mentre ? molto facilitata per chi, essendoci seduto di fronte, ? in una posizione speculare rispetto a noi.

 

Eseguito il saluto, si effettua tutta la catena di operazioni precedenti all?inverso.

 

Salendo e scendendo dal Tatami, ? necessario salutare il Kamiza con un saluto Ritzurei. In tal caso, per?, non si lascia il Ken idealmente infilato nell?Obi, ma lo si trattiene con entrambe le mani come se fosse appoggiato su un ideale piano orizzontale.

 

 

 

A presto

 

Funboy


Le parole possono ferire, il silenzio può guarire. Sapere quando è opportuno parlare e quando invece tacere è compito dei saggi.

La conoscenza può ostacolare, l'ignoranza liberare. Sapere quando è opportuno conoscere e quando ignorare è compito dei profeti.

La lama, indifferente a parole, silenzio, conoscenza o ignoranza, taglia in modo netto. Questo è il compito dei guerrieri.

(Suzume no Kumo)

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Grazie Yama ma lo solo riportato, per? ne preparo uno su Kendo e Iaido appena posso!

 

Ciao

 

Funboy


Le parole possono ferire, il silenzio può guarire. Sapere quando è opportuno parlare e quando invece tacere è compito dei saggi.

La conoscenza può ostacolare, l'ignoranza liberare. Sapere quando è opportuno conoscere e quando ignorare è compito dei profeti.

La lama, indifferente a parole, silenzio, conoscenza o ignoranza, taglia in modo netto. Questo è il compito dei guerrieri.

(Suzume no Kumo)

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Grande Fun! :21:


Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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