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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
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betadine

Il giusto prezzo...

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allora ci riprovo.. ( ma stavolta senza pippone finale.. anche perché, di riflesso, si parla di spade e quindi, se vi va, sarete voi a lasciar commenti . . .

..anche se la storia scelta parla di “pittura”;)

 

Qual è il giusto prezzo .. spesso ci chiediamo

Quello che sei disposto a pagar, talvolta rispondiamo

 

Questa breve novella, ci racconta

La storia di Kawashin Koji

 

 

Durante il periodo Tenshō, in uno dei distretti a nord di Kyōto viveva un vecchio che la gente chiamava Kwashin Koji.

Aveva una fluente barba bianca e andava sempre vestito come un prete shintoista; ma si guadagnava da vivere esponendo dipinti buddisti e predicando la dottrina buddista.

Ogni santo giorno si recava nel parco del tempio Gion e appendeva a un albero un grande kakémono sul quale erano raffigurate le pene dei vari inferni. Il kakémono era cosi mirabilmente dipinto che tutte le cose rappresentate sembravano reali e il vecchio si rivolgeva alle persone che si adunavanno a guardare e spiegava la Legge della Causa e dell’Effetto, indicando con un bastone buddista (nyoi) - che non lasciava mai - ogni particolare dei diversi tormenti, esortando tutti a seguire gli insegnamenti del Buddha.

A stuoli si assembravano per contemplare il dipinto e ascoltare i sermoni del vecchio e.. alle volte la stuoia che stendeva innanzi a sé per ricevere i contributi, era coperta oltremisura da un mucchio di monete.

 

Oda Nobunaga era all’epoca signore di Kyōto e delle province confinanti.

 

Uno dei suoi attendenti il nome Arakawa, durante una visita al tempio di Gion, ebbe occasione di vedere il kakémono in mostra e al ritorno ne parlò a Palazzo… La descrizione fatta da Arakawa suscitò l'interesse di Nobunaga, che ordinò a Kwashin Koji di presentarsi subito a palazzo e di portare con se il dipinto.

 

Alla visita del kakémono, Nobunaga non riuscì a celare la sorpresa per la vivezza dell’opera.. i demoni e gli spiriti torturati sembravano muoversi per davvero sotto i tuoi occhi . . . udì voci lamentose giungere dal dipinto e il sangue sembrava realmente scorrere.. tanto che non seppe trattenersi dall’allungare il dito per sentire se il dipinto era bagnato. Ma il dito non si macchiò.. e la carta si rilevò perfettamente asciutta.

 

Sempre più sbalordito Nobunaga domandò chi avesse fatto il mirabile dipinto e Kwashin Koji rispose che lo aveva realizzato il celebre Oguri Sōtan, dopo aver compiuto il rito di autopurificazione per tutti i giorni per cento giorni e praticato severe mortificazioni e aver rivolto preghiere sincere per ottenere l’ispirazione alla divina Kwannon del Tempio di Kiyomidzu.

 

Notato l’evidente desiderio da parte di Nobunaga di possedere il kakémono, Arakawa domandò a Kwashin Koji se intendeva «o f f r i r l o» in dono al grande signore.. ma il vecchio ribatté spavaldamente: ”Questo è l’unico oggetto di valore che io possegga e.. mostrandolo alla gente riesco a trarne qualche piccolo provento.. Se ora dovessi regalarlo al signore, mi priverei del solo mezzo che ho per guadagnarmi da vivere… e comunque se il signore ha grande desiderio di possederlo, mi versi pure la somma di cento ryō d’oro. Con quella somma cifra sarei in grado di mettermi in qualche redditizia attività.. altrimenti devo rifiutare di cedere il dipinto.

Nobunaga non parve contento della risposta e rimase in silenzio... ed ecco allora che Arakawa sussurrò qualcosa all’orecchio del signore, che assentì con un cenno del capo. E Kwashin Koji venne quindi congedato con un piccolo presente in denaro.

 

Ma quando il vecchio lasciò il palazzo, Arakawa lo seguì di nascosto sperando di avere l’occasione di impossessarsi del dipinto in modo illecito… e l’occasione non mancò: Kwashin Koji si trovò a prendere una strada che portava direttamente alle alture dietro la città.. e quando giunse in un punto solitario ai piedi delle colline, dove la strada faceva una brusca svolta, Arakawa lo acciuffò e gli disse: «Perché sei stato così avido da chiedere cento ryo d’oro per il dipinto? ..invece di cento ryo d’oro adesso ti darò …» e .. sguainò la spada, uccise il vecchio e prese il dipinto.

 

Il giorno dopo Arakawa presentò il dipinto, ancora avvolto come lo aveva sistemato Kwashin Koji prima di lasciare il palazzo a Oda Nobunaga, che ordinò di appenderlo all’istante.. senonché, quando fecero per svolgerlo, Nobunaga e il suo attendente scoprirono esterrefatti che non c’era alcun dipinto – nient’altro che una superficie vuota!!

Arakawa non seppe spiegare come il dipinto originale fosse scomparso e siccome, volente o nolente, si era reso colpevole dell’inganno nei confronti del padrone, decisero che andava punito e lo condannarono a restare consegnato per un ragguardevole periodo.

 

Arakawa non aveva fatto in tempo a scontare il periodo di prigionia, che ricevette notizie di Kwashin Koji, il quale esponeva il celebre dipinto nel parco del tempio di Kitano.

Arakawa non riusciva a credere alle sue orecchie.. ma saperlo gli infuse la vaga speranza di poter in un modo o nell’altro riprendere il kakémono, riscattando così la sua recente colpa.

Radunò in fretta e furia alcuni dei suoi uomini e corse al tempio.. ma arrivato sul posto gli dissero che Kwashin Koji se n’era andato.

Diversi giorni dopo gli giunse voce che Kwashin Koji esponeva il dipinto al tempio di Kiyomidzu, predicando dinnanzi a una folla immensa… Arakawa si precipitò, ma arrivo giusto in tempo per vedere disperdersi la folla: Kwashin Koji era di nuovo scomparso.

Un giorno infine Arakawa scorse inaspettatamente Kwashin Koji in un’osteria e non se lo lasciò scappare.

Trovandosi preso in trappola, il vecchio si limitò a ridere allegramente e disse: Verrò con te, ma almeno aspetta che abbia bevuto un goccio di vino. Arakawa non fece obiezioni alla richiesta, al che, fra lo stupore degli astanti, Kwashin Koji tracannò dodici tazze di vino.

Bevuta la dodicesima si dichiarò soddisfatto e Arakawa ordinò di legarlo con una corda e di portarlo alla residenza di Nobunaga.

 

Nella corte del palazzo l’ufficiale in campo lo interrogò subito e lo redarguì aspramente.. alla fine, l’ufficiale in capo gli disse: «è chiaro che tu inganni la gente con pratiche magiche.. e già solo per questo reato meriti una severa punizione, tuttavia, se offrirai rispettosamente il dipinto al Signore Nobunaga.. per questa volta chiuderemo un occhio sulla tua colpa.. altrimenti t’infliggeremo una durissima punizione».

Di fronte alla minaccia, Kwashin Koji rise sconcertato e disse: Non sono io colpevole d’ingannare la gente.. - poi rivolto ad Arakawa gridò - l’imbroglione sei tu!! Tu volevi adulare il tuo signore dandogli il dipinto.. e per rubarlo hai cercato di uccidermi.. fortuna volle che non sia riuscito ad uccidermi, ma se ci fossi riuscito, come speravi, quale scusa avresti adottato per giustificare un gesto simile ?? ..in ogni caso, il dipinto l’hai rubato. Quello che adesso ho io è solo una copia.. e sicuramente dopo aver rubato il dipinto hai cambiato d’avviso e hai deciso di non darlo al Signore Nobunaga e devi aver escogitato un piano per tenertelo. Così hai dato un kakémono vuoto al Signore Nobunaga e, per nascondere il tuo gesto e il tuo proposito segreto, hai finto che ti avessi ingannato, sostituendo il kakémono vero con uno vuoto. Dove sia in questo momento il vero kakémono io non lo so, tu probabilmente sì.

A quelle parole Arakawa si imbestialì a tal punto d'avventarsi sul prigioniero, e senza l’intervento delle guardie lo avrebbe colpito con un’esplosione di collera.

L’improvvisa reazione indusse l’ufficiale in capo a sospettare che non fosse del tutto innocente e per il momento ordinò di mettere in prigione Kwashin Koji e sottoporre Arakawa ad un serrato interrogatorio.

 

Arakawa, per natura impacciato nel parlare e per giunta in quell’occasione stranamente agitato, non riuscì quasi a spiccicare parola.. balbettò, si confuse varie volte, e allora l’ufficiale in capo ordinò di percuoterlo con un bastone finché non avesse detto la verità… ma ad Arakawa non fu possibile neppure fingere di dire la verità: lo picchiarono così tanto con un bambù finché non perse i sensi e giacque come morto.

 

In prigione Kwashin Koji venne sapere quanto era capitato ad Arakawa e rise, ma dopo un po’ disse al carceriere: Sta a sentire! quell'Arakawa si è comportato proprio come una canaglia e io gli ho fatto ricevere di proposito la punizione affinché corregga le sue inclinazioni malvage, ma adesso per favore.. va dire all’ufficiale in capo che Arakawa ignora quale sia la verità e che io posso dargli una spiegazione convincente di tutta la faccenda.

 

Allora riportarono Kwashin Koji davanti all’ufficiale in capo al quale fece la seguente dichiarazione: ”..in qualsiasi dipinto di eccelsa qualità deve esserci uno spirito.. e un simile dipinto, dotato com'è di volontà propria, può rifiutare d’esser separato dalla persona che gli ha dato la vita o perfino dal legittimo proprietario. Molte sono le storie che dimostrano come dipinti veramente grandi abbiano un’anima.. - è risaputo che i passeri dipinti su un pannello scorrevole (fusuma) una volta volarono via, lasciando vuoti gli spazi che occupavano sulla superficie.. E’ anche risaputo che è un cavallo dipinto su un certo kakémono, di notte era solito andare a pascolare. Ora nel caso in questione ritengo che la verità sia questa.. siccome il Signor Nobunaga non è mai diventato il legittimo proprietario del mio kakémono, il dipinto è svanito spontaneamente dalla carta quando lo hanno srotolato in sua presenza, ma se vorrete pagarmi il prezzo che chiedevo all’inizio, cento ryō d’oro, credo che il dipinto ricomparirà di sua iniziativa sulla carta bianca.. in ogni caso, proviamoci.. non c’è nessun rischio, dato che, se il dipinto non riappare, restituirò immediatamente il denaro.

 

Nell’udire quelle strane affermazioni, Nobunaga ordinò di pagargli i cento ryō e andò di persona a controllare il risultato.

Allora srotolarono davanti a lui il kakémono e, con stupore di tutti presenti, il dipinto riapparve in tutti i suoi particolari . . .

(..i colori però sembravano leggermente sbiaditi e le figure delle anime e dei demoni non parevano più davvero vive come prima..)

Notata la differenza il signore domandò a Kwashin Koji di spiegarne la ragione e Kwashin Koji replicò:

il valore del dipinto quale voi l’avete visto la prima volta era il valore di un dipinto inestimabile,

mentre il valore del dipinto quale voi ora lo vedete, rappresenta esattamente quel che voi lo avete pagato..

Come potrebbe essere altrimenti ?!?

 

A quella risposta tutti i presenti capirono che sarebbe stato inutile, per non dire peggio, contrastare ulteriormente il vecchio

e lo rimisero in libertà seduta stante e liberarono anche Arakawa, considerato che aveva più che espiato la sua colpa.


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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per completezza di informazioni:

 

Periodo Tenshō: 1573-1591 bC

 

Oguri Sōtan: pittore e, negli ultimi anni della sua vita, monaco zen (buddista) - Oguri Suke-shige: Swan, Jiboku, (1413-1481), famoso ai suoi tempi per i suoi dipinti suiboku (o "sumi-e", pittura ad inchiostro) e dipinti policromi di fiori e uccelli nello stile Mokkei (Muqi, in cinese).

Fu discepolo di Shubun e lavorò principalmente nel Muromachi, dal 1463. Nessuno dei suoi lavori è sopravvissuto, ma un certo numero di pannelli e calligrafia nel suo stile furono prodotti nel 1490 da suo figlio, Oguri Sakti, per l'Yetoku- in, un tempio collegato al Daitoku-ji, a Kyoto.

 

La Storia di Kwashin Koji è riportata nell'antico libro, Yasō-Kidan.

Rokurokubi (轆轤 首) è un tipo di yōkai (manifestazione inquietante) giapponese. Appaiono spesso nei kaidan (storie di fantasmi) e saggi classici e sono spesso oggetto di raffigurazioni, ma è stato anche sottolineato che potrebbero essere stati semplicemente creati come passatempo, per inventare storie soprannaturali. I racconti di "quando le persone dormono, il loro collo si allungherebbe" iniziarono ad apparire nel periodo Edo e in seguito, in letteratura come "Buya Zokuda" (武 野 俗 談), "Kanden Kōhitsu" (閑 田 耕 筆 」), "Yasō Kidan"(夜 窓 鬼 談), ecc.

 

 

(non le riporto - per discrezione e riserbo... eppure c'è, nell'ampio foum, più di una discussione che par'esser ispiratrice di questa storiella....)


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L'artista taccagno

 

Gessen era un monaco artista. Prima di mettersi a disegnare o a dipingere, insisteva sempre perché lo pagassero in anticipo, e i suoi compensi erano molto alti. Tutti lo conoscevano come «l'artista taccagno».

Una volta una geisha gli ordinò un dipinto.

«Quanto puoi pagare?» chiese Gessen.

«Quello che vuoi tu,» rispose la ragazza «ma voglio che tu faccia il lavoro davanti a me».

Così un certo giorno Gessen fu chiamato dalla geisha. Ella dava una festa per il suo protettore.

Gessen, con eleganti pennellate, fece il dipinto. Quando lo finì, chiese la cifra più alta di quel tempo.

Ricevette la somma. Allora la geisha, rivolgendosi al suo protettore, disse: «Quest'artista non vuole che il denaro. I suoi dipinti sono belli ma la sua mente è sudicia; il denaro l'ha trasformato in una melma. Uscita da una mente così sporca, la sua opera non è degna di essere esposta. È a malapena adatta per una delle mie sottovesti». E togliendosi l'abito, chiese a Gessen di fare un'altra pittura sul dietro della sua sottoveste.

«Quanto mi paghi?» domandò Gessen.

«Oh, qualunque somma» rispose la ragazza.

Gessen stabilì una cifra spropositata, fece il dipinto come gli era stato chiesto di farlo e se ne andò.

In seguito si seppe che Gessen era tanto avido di denaro per queste ragioni:

 

Spesso la sua provincia era afflitta da una terribile carestia. I ricchi non aiutavano i poveri, così Gessen aveva un magazzino segreto, ignoto a tutti, che lui teneva sempre pieno di grano, pronto per quei casi di emergenza.

La strada che portava dal suo villaggio al Santuario Nazionale era in pessimo stato e per molti pellegrini il viaggio era estremamente disagevole. Lui voleva costruire una strada migliore.

Il suo insegnante era morto senza portare a compimento il desiderio di costruire un tempio, e Gessen voleva terminare questo tempio per lui.

 

Quando Gessen riuscì a realizzare questi tre desideri, buttò via i pennelli e gli attrezzi da pittore e, ritiratosi sulle montagne, non dipinse mai più.


 

月の道

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:arigatou:un sottile filo lo lega all'altro: chi son io per giudicare ? ..

 

 

( un pò come quando "una sensazione" appaga più di un Certificato.)


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Vero.

Ma c’è n’è un altro.

L'arte è una misura del Ki, non del denaro.


 

月の道

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Certo che si.... cari i miei miscredenti
Volenti o nolenti avremo sempre a che fare con una parte non materiale (che potremmo definire spirituale??).
(le faccine, metticele tu.))


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... e visto che si trattava di un "Kaidan", andiamo a vedere come si conclude La storia di Kwashin Koji.

 

Arakawa aveva un fratello più giovane, di nome Buichi, anch'egli al servizio di Nobunaga.

Buichi era su tutte le furie perché avevano percosso e imprigionato il fratello.. e decise di uccidere Kwashin Koji.

Kwashin Koji non aveva fatto in tempo a trovarsi in libertà che era corso difilato all'osteria e aveva ordinato da bere.

Buichi irruppe sui suoi passi nel locale, lo abbatté e gli mozzò la testa. Poi, presi i cento ryō versati al vecchio, avvolse la testa e l'oro in un sol panno e corse a casa a mostrarli ad Arakawa... senonché, quando sciolse l'involto, anziché la testa trovò una zucca vuota, di quelle usate per il vino, e solo un mucchio d'immondizia anziché l'oro...

 

Lo sconcerto dei fratelli aumentò poco dopo, quando giunse notizia che il corpo senza testa era scomparso dall'osteria..

nessuno sapeva dire come o quando.

 

Di Kwashin Koji non si seppe più nulla fino a circa un mese dopo, quando una sera trovarono addormentato all'ingresso del palazzo del Signore Nobunaga un ubriaco che russava così forte da sembrare ogni volta come il brontolio di un tuono in lontananza.
Un subalterno scoprì che l'ubriaco era Kwashin Koji... e per l'insolente infrazione agguantarono lì per lì il vecchio e lo sbatterono in prigione.

Ma quello non si svegliò… e in prigione seguitò a dormire ininterrottamente per dieci giorni e dieci notti, russando nel frattempo in modo tale che il rumore si sentiva a grande distanza.

In quei giorni il Signore Nobunaga perì in conseguenza del tradimento di uno dei suoi capitani, Akéchi Mitsuhidé, che ne usurpò la carica.. (seppur per breve durata: solo 12 giorni governò).

 

Quando Mitsuhidé divenne padrone di Kyōto, gli riferirono del caso di Kwashin Koji ed egli ordinò di portare il prigioniero al suo cospetto.
Quando condussero Kwashin Koji alla presenza del nuovo signore, Mitsuhidé gli parlò gentilmente, lo trattò come un ospite e diede ordine di servirgli un buon pasto. Quando il vecchio ebbe mangiato, Mitsuhidé gli disse: « Ho saputo che ti piace molto il vino: quanto ne riesci a bere tutto d'un fiato? ». Kwashin Koji rispose: Non so davvero quanto; io smetto di bere solo quando sento arrivare l'ebbrezza.
Allora il signore pose una grande tazza da vino davanti a Kwashin Koji e disse a un servo di riempirla ogni volta che il vecchio lo desiderava.

Kwashin Koji vuotò la grande tazza dieci volte di seguito, e ne chiese ancora.. fintanto che il servo rispose che il recipiente era esaurito.

Tutti i presenti erano stupefatti per quella prodezza e il signore domandò a Kwashin Koji: « Non sei ancora soddisfatto? » Be', sì - replicò Kwashin Koji - diciamo pure di sì.. e adesso, per contraccambiare la vostra augusta gentilezza, mostrerò un po' della mia arte. Abbiate la compiacenza di osservare quel paravento.

E indicò un ampio paravento a otto ante sul quale erano dipinte le Otto Bellissime Vedute del lago di Omi (Ōmi Hakkei); e tutti volsero lo sguardo al paravento.. in una delle vedute l'artista aveva rappresentato, in lontananza sul lago, un uomo in barca che remava: la barca occupava, sulla superficie del paravento, meno di un pollice.

Kwashin Koji allora fece un cenno con la mano in direzione della barca.. . e tutti videro la barca girare di colpo e cominciare a portarsi in primo piano. Avvicinandosi si faceva via via più grande.. e di lì a poco cominciarono a distinguersi chiaramente i lineamenti del barcaiolo.
La barca seguitava ad avvicinarsi, facendosi sempre più grande, finché non parve giungere a breve distanza... e, d'un tratto, l'acqua del lago parve traboccare: dal dipinto nella sala; e la sala si allagò: gli spettatori si affrettarono a sollevar le vesti, mentre l'acqua superava le ginocchia.

La barca parve scivolare fuori dal paravento: una barca da pesca reale. . . e si udì lo scricchiolio dell'unico remo.

L'inondazione della sala continuava sempre a salire, finché gli spettatori si trovarono immersi fino alla cintola nell'acqua.

 

Allora la barca si accostò a Kwashin Koji.. e lui ci saltò sopra.. e il barcaiolo si girò e riprese a remar in senso contrario. E, mentre la barca recedeva, nella stanza l'acqua prese a scemare lestamente — quasi stesse rifluendo dentro al paravento.


Non appena la barca ebbe superato l'apparente primo piano del dipinto, la stanza tornò asciutta!

Ma il battello pareva ancora scivolare sull'acqua dipinta… ritraendosi vieppiù nella distanza e facendosi sempre più piccolo…. e da ultimo si ridusse a un puntolino al largo. E poi sparì del tutto.


Con esso disparve Kwashin Koji e nessuno più lo vide, in Giappone.


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(cari ragazzi indecifrabili... che faccio continuo ?? ..nel cercare e postare storielle di storia giapponese.. - ¿¿ o me la sto cantando da solo ??))

Datemi un cenno.. un riscontro.. (so di essere irriverente.. . indubbiamente a me ha sempre interessato l'intorno.. come crescevano o "venivano abbindolati" i fanciulli che poi, talvolta, sarebbero divenuti fabbri o samurai.. ma non vorrei invadere questa casa con "argomenti non interessanti" e non inerenti con lo studio o l'analisi..).

 

e vi prego, niente formalismi o frasi di circostanza... meglio il silenzio.

betadine

:arigatou:


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Chi è Kwashin Koji?

Perché vogliono tutti ammazzarlo e nessuno ci riesce?!?😂😂😂


 

月の道

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.. forse le nostre paure

... o forse proprio il nostro "ego".. (spesso "centrismo" ... e nel cercare di [ definirlo ] perdiamo qualcosa intorno, constringendoci in un "modus tollens")


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Egli è l'emozione.

I Giapponesi, specialmente nelle classi nobiliari, lo hanno sempre combattuto.

Più e più volte gli anni tagliato la testa, ma egli torna sempre a fare capolino.

Di solito ebbro di vita, come il buon Sileno che insegno a Bacco come creare il vino.

È un imbroglione patentato.

Ti fa prendere fischi per fiaschi.

Se ti lasci inebriare da lui puoi comporre capolavori, ma è un attimo farsi prendere la mano e trasforma un'opera d'arte in una porcheria o un discreto gruzzolo di ryo d'oro in melma.

Puoi provare a metterlo a dormire in prigione.

Ma la sai la verità?

Alla fine torna sempre fuori.

Perché serve.

Senza di lui, finisci per essere un guerriero senza valore.

E anche un artista senza qualità.

Tra i quattro elementi cè nè uno che lo rappresenta fin dallantichità.

Forse perché quest'elemento è connaturato all'espressione dell'emozione per eccellenza: il pianto.

Questo elemento è l'acqua.

Può essere dolce come un laghetto di montagna.

O travolgente come l'onda di Hokusai.

E, alla fine, lavrà vinta lui.

Finiremo tutti per scomparire nel nulla, trasportati dalla sua piccola imbarcazione.


 

月の道

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:arigatou:

 

sarebbe bellissimo lasciar defluire tutte le nostre emozioni, così tanto dal divenirne un tutt'uno. (senza nasconderci dentro o dietro un paravento)


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La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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