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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

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Dora

Seppuku, Il Suicidio Rituale

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Il Seppuku

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Il seppuku (conosciuto altrimenti come Hara Kiri) era il suicidio adottato dalla casta dei samurai quando l'unica alternativa alla perdita dell'onore era la morte. Veniva eseguito dai nobili guerrieri di propria volontà quando si rendevano conto di essere venuti meno ai loro obblighi o, nel caso in cui avessero commesso un reato grave, veniva comminato dai loro superiori.

 

 

 

Era rigidamente regolamentato da una etichetta: il condannato, destinato ad aprirsi il ventre, doveva essere assistito nella cerimonia da almeno due secondi e da testimoni.

 

Il samurai, gentiluomo della casta militare, veniva educato fin da piccolo all'idea di dover affrontare la prova per cancellare un'onta o di dover assistere qualcuno in qualità di secondo o di testimone.

 

Le donne samurai potevano anche essere loro costrette a fare seppuku anche se con un rituale leggermente diverso.

 

La pratica dell'hara kiri venne ritualizzata ai tempi della dinastia Ashikaga (1336-1568) anche se le origini della pratica del suicidio tramite sventramento si perde nella notte dei tempi. Sopravviverà fino all'epoca Togukawa con alcuni casi isolati anche in epoca Meiji; ricordiamo da ultimo lo spettacolare seppuku compiuto negli anni '70 del secolo scorso dallo scrittore Mishima di fronte alle telecamere della televisione nipponica.

 

 

 

Il luogo del suicidio rivestiva una certa importanza: i nobili di rango più elevato lo praticavano all'interno dei palazzi gentilizi, quelli di grado inferiore solitamente in giardino. Esistono anche testimonianze di seppuku eseguiti nel corso di un viaggio o di un trasferimento: in questo caso veniva preso in affitto un palazzo o un tempio.

 

Importantissima era la preparazione del luogo della cerimonia, che non doveva essere assolutamente purificato in seguito, essendo tale morte considerata tra le più appropriate ad un guerriero.

 

In epoca Togukawa, (più ricca di testimonianze) venivano disposti sul pavimento due teli di cotone bianco su cui venivano stese due stuoie ai lati. Sopra questi arredi venivano posti due tappeti rossi cuciti insieme sovrapposti l'uno all'altro. Si formava quindi un quadrato dall'incrocio di tali suppellettili: nel caso in cui l'esecuzione avvenisse nelle ore notturne, dovevano essere posti quattro candelabri ai quattro angoli del quadrato, per evitare che la visione dei testimoni fosse intralciata da una cattiva illuminazione.

 

Due paraventi di carta bianca nascondevano gli strumenti necessari: la daga su un vassoio, un secchio per contenere la testa una volta mozzata, un incensiere, un secchio d'acqua e un catino.

 

Il condannato prima dell'esecuzione aveva facoltà di fare un bagno e di assumere cibo e vino per potersi dare coraggio.

 

Tutti i partecipanti a questo rito dovevano vestire un abito leggero da cerimonia di color chiaro (bianco o canapa).

 

 

 

Giunto sul luogo dell'esecuzione insieme ai testimoni e ai secondi, il superiore in grado del condannato doveva leggere con voce alta e chiara la sentenza.

 

In genere era buona norma che il condannato pronunciasse un breve e formale discorso di ringraziamento; nel caso in cui avesse sufficiente sangue freddo e fosse di condizione elevata poteva comunicare ai sottoposti un breve messaggio per la propria famiglia o il proprio clan. Nel caso di un nobile di grado elevato la pena era comminata dallo stesso capoclan.

 

In genere i secondi erano tre: il capo secondo, l'assistente secondo e il secondo inferiore, ma per la piccola nobiltà ne erano ammessi di solito solo due.

 

La persona condannata si poneva ad ovest e il suo secondo a nord; quest'ultimo si poneva alla sinistra del condannato evitando di mostrargli la propria spada.

 

Quando il secondo vedeva arrivare l'assistente secondo, che appoggiava a terra il vassoio con la daga (di solito un wakizashi), si metteva in posizione adatta per decapitare il condannato non appena questi si trafiggeva il ventre. Di norma se la cerimonia si svolgeva in giardino veniva eseguita in piedi, mentre in un luogo chiuso di solito ci si inginocchiava.

 

Il secondo doveva dimostrare particolare abilità nello sferrare il colpo e di solito doveva essere una persona esperta: si evitava di dare tale incarico a giovani o comunque a quelli più inesperti.

 

Esistevano diversi modi di recidere la testa del condannato a seconda delle diverse epoche storiche: in genere i più esperti decapitavano il condannato prima che egli si trafiggesse il ventre. Lo scopo era comunque di eseguire l'operazione in modo più rapido possibile per evitare inutili sofferenze.

 

Quando la testa era caduta nel vassoio interveniva il terzo secondo che aveva il compito di raccoglierla e di presentarla ai testimoni che dovevano pronunciare l'identificazione del condannato.

 

A questo punto la cerimonia era conclusa.

 

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Molto interessante Dora, grazie. L'unica cosa che mi permetto di aggiungere è il fatto che il suicido di Mishima Yukio fu un vero disastro. Oltre al fatto che lo scrittore stesso non riusciva in alcun modo a tagliarsi il ventre ( a causa della sua eccellente muscolatura ), il suo secondo, un ragazzo assolutamente inesperto, dovette provare diverse volte prima di riuscire a decapitarlo tanto era impressionato.

L'ultimo grande suicido sembra sia quello avvenuto nel 1912 alla morte dell' Imperatore Meiji, quando il Generale Nogi, asso della guerra contro la Russia del 1904-1905, si tolse la vita tramite seppuku.

Infine vorrei ricordare che tale pratica era il modo più elevato per compiere il Junshi 殉死, il sacrificio estremo in nome di un ideale :arigatou:

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grazie mille Dora per questo articolo, mancava!

 

quanto al seppuku di Mishima ho letto che fu un disastro perchè il secondo era non tanto inesperto (perchè tutti i ragazzi erano membri dell'associazione degli scudi, fondata da Mishima stesso e che prevedeva, fra l'altro, un forte addestramento nella via della spada) quanto emozionato, infatti piangeva come un infante alla vista del maestro col ventre aperto e straziato dal dolore...lo colpì più d'una volta sul collo senza però dare il colpo correttamente (che dev'essere uno e uno solo), poi un altro allievo prese il suo posto e compì il gesto correttamente...


<!-- isHtml:1 --><!-- isHtml:1 --><em class='bbc'>Insisti, Resisti e Persisti...Raggiungi e Conquisti!<br /><img src='http://www.intk-token.it/forum/uploads/monthly_11_2008/post-34-1227469491.jpg' alt='Immagine inserita' class='bbc_img' /><br /></em>

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Anche alcuni famosi maestri del te compirono tale pratica


Il pino proietta la sua ombra sul muro.

La luna riflette sull'acqua.

Davvero non siamo nulla.

Sia il cielo e dare un lungo grido

 

 

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La realtà storica è sempre molto più complessa di quanto si possa raccogliere in poche righe; mi permetto di citare:

 

Comunque se dal mio umile status di praticante non esperot di lame giapponesi, vorrei segnalare sull'argomento il libro "Hara-kiri" di Seward, edizioni Mediterranee. E' il testo più completo su seppuku e sulla sua ritualità. Costa poco ed è molto completo, sebbene un po' datato

 

Secondo questo libro il Seppuki nasce all'epoca della guerra Gempei.

 

I motivi che potevano spingere dl un simile gesto erano diversi: oltre al citato Junshi, il seppuku era l'unica forma di "disobbedienza" accettata, anche se era messo in discussione che, anziché eseguire un ordine, un samurai potesse, attraverso il suicidio rituale, rifiutarsi di eseguirlo.

 

Per un'altra forma di "protesta" è interessante la storia del precettore di Oda Nobunaga (http://www.disinformazione.it/samurai.htm)

 

Anche le donne avevano il loro rituale che prendeva il nome di Jigai che era costituito dal taglio della giugulare anziché del ventre (http://it.wikipedia.org/wiki/Jigai)

 

Per quanto riguarda il suicidio di Mishima (verissimo l'appunto di Musashi) l'assistente (che prende il nome di Kaishaku) ... ragazzo inesperto ... lo credo bene che fosse in difficoltà ... era l'amante di Mishima stesso ...

 

... però mi sa che molti farebbero volentieri da Kaishaku alla propria moglie ... :happytrema:


Un proverbio orientale recita: "La verità non suona bene all'orecchio".

Le persone, in genere, tendono a preferire le cose piacevoli alle cose vere:

Per quanto nelle mie possibilià, ricerco le cose vere ... anche se dovessi riscontrarle spiacevoli.

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L'ultima immagine postata, quella composta da sei foto, di cosa si tratta?


Mani fredde, schiena curva, odore di pietre bagnate. Questo è il togi.

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@ Dora -> Grazie! Davvero un ottimo articolo :arigatou:


skilledlogo.jpg"Hana wa sakuragi, hito wa bushi" (花は桜木人は武士) che tradotto significa "Tra i fiori il ciliegio, tra gli uomini il guerriero".

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Carissimi, grazie a tutti per i complimenti, le integrazioni e un grazie particolare a Musashi che mi ha fornito i testi e le foto. Caro Zen, a tale proposito devi rivolgerti a lui per soddisfare la tua curiosità, penso che la serie di foto siano comunque uno dei pochi dagherrotipi pervenuti sino a noi. Mi ha fatto molto piacere dare questo mio piccolo contributo al Forum, scrivere per me è sempre una grande gioia! Vi confesso che il racconto sul seppuku l'avevo già scritto, si intitola "Un'altra madama Butterfly" ma naturalmente contiene tutta una serie di errori tecnici che voi mi avette aiutato a correggere. L'avevo letto alle ragazze del mio gruppo di scrittura creativa ed è dedicato ad una ragazzina che si allena con me e che spero non molli l'allenamento! Questo sito mi piace troppo e rappresenta una fonte di ispirazione, spero che mi vogliate ancora con voi anche se a volte faccio casino. Caro Yama , perdonami le intemperanze. Grazie a tutti Dora

:arigatou:

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L'ultima immagine postata, quella composta da sei foto, di cosa si tratta?

 

È Mishima .

Era così ossessionato dall'estetica della morte da rappresentarla su se stesso , coltivava il suo corpo con il culturismo e le arti marziali , non accettava l'idea del declino del proprio corpo e voleva diventare immortale .

 

Definirlo un'individuo singolare non basterebbe .

 

Non so se le foto sono tratte dal suo suicidio o se si tratta di una rappresentazione antecedente , credo sia antecedente perchè lo fece durante l'occupazione simbolica di un ministero e le condizioni di luce e lo sfondo sembrano troppo ricercate .


Alla fine del vento

Ancora cadono le foglie ..

..Un falco lancia il suo grido

Si fa più fondo il silenzio dei monti

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Quelle foto fanno parte di un libro fotografico che Mishima si fece fare per catturare il senso dell'estetica da lui intesa.

 

A Musashi: a quel che so nessuno sostituì l'improvvisato " Kaishukunin ", il quale decapitò il maestro dopo vari tentativi. Inoltre fu restio a seguire la sorte dello scrittore, proprio perchè troppo impressionato ed impaurito. Sebbene la Tate no Kai si addestrasse nel Kendō, all'epoca del seppuku di Mishima aveva appena due anni di vita: periodo a mio avviso un pò troppo corto per diventare samurai impassibili a tutto :arigatou:

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Un piccolo appunto al testo principale: il tema è molto incentrato sul seppuku come pena o come qualcosa di inflitto dalle autorità.

Se è vero che nel periodo Tokugawa lo shogunato ordinava spesso e volentieri di suicidarsi ai vassalli che lo sfidavano o deludevano, il seppuku è qualcosa di molto più antico e comunque ha ragioni più spirituali e morali.

La possibilità di disporre della propria vita, sacrificandola per sostenere i propri principi o per affermare un proprio ideale, sono la massima affermazione della volontà incrollabile di chi la praticava, il coraggio poi, assolutamente necessario per mettere in atto una pratica così dolorosa e cruenta, sanava l'onore di chi si era macchiato di gravi colpe.

Le origini del Seppuku e il suo legame con l'onore può essere ricercato nelle guerre più antiche: infatti anticamente era pratica per i guerrieri collezionare le teste dei nemici sconfitti in battaglia (non solo in giappone) per provare il proprio valore.

I guerrieri sconfitti, volendo sottrarsi allo strazio del loro cadavere o al pubblico disonore, non avevano che scegliere il suicidio di modo che i propri avversari non potessero vantare di averli uccisi sul campo di battaglia.

 

In periodo Edo il seppuku ordinato dallo Shogun, seppur corrispondente a una pena di morte era considerato un privilegio riservato alla casta dei samurai e comunque una pena meno severa della morte per crocifissione che oltre alla morte comportava il disonore della esposizione al pubblico.

 

L'assistente si chiama Kaishakunin dal verbo kaishaku cioè assistere.



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Mi permetto di aggiungere che il verbo Kaishaku suru 介錯する anche se significa " assistere " può essere usato solamente nell'ambito del Seppuku. Quindi attenzione al suo utilizzo :arigatou:

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Ottimo articolo!!

Ma mi stavo chiedendo: l'assistente di Mishima è poi finito in galera per tentato (o riuscito) omicidio? Voglio dire ok l'attaccamento alle tradizioni, ma oggi come oggi una cosa simile ti apre le porte di un bel carcere.

Infine qualcuno ha visto questo filmato? Io forse non ne avrei il coraggio, ma qualcuno ne parla come se l'avesse visto.

Grazie.

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Ciao Fedonair, l'assistente di Mishima si è poi suicidato a sua volta anche se con animo estremamente restio. Per quanto riguarda il filmato io non l'ho mai visto :arigatou:

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quanto al primo assistente che non riuscì ad "aiutare" Mishima, che Giuseppe indica come suo amante, si chiamava Morita...


<!-- isHtml:1 --><!-- isHtml:1 --><em class='bbc'>Insisti, Resisti e Persisti...Raggiungi e Conquisti!<br /><img src='http://www.intk-token.it/forum/uploads/monthly_11_2008/post-34-1227469491.jpg' alt='Immagine inserita' class='bbc_img' /><br /></em>

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Dalle mia approssimativa conoscenza Seppuku mi risulta che la decapitazione completa fosse prevista solo in caso di grave disonore.

 

Diversamente nel caso il samurai compisse Seppuku per dimostrare l'integrità del proprio onore (l'apertura del ventre di fronte ai testimoni serviva proprio a mostrare la purezza della propria anima che nel dimora nel ventre) la testa andava lasciata attaccata al corpo per un piccolo lembo di pelle.

 

Da qui la necessità di un Kaishakunin maestro nell'uso della spada (mi torna in mente la famosa serie di Ogami Itto ).

 

Quanlcuno puo confermare o smentire questa differenza di rituale nei due casi?

 

Grazie, Koala.


Gisberto (ex nick Koala)

 

Persevera nell'addestramento come se fossi una spada che deve essere forgiata con il più puro dei metalli. (Takuan Soho)

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Mi sembra che tu abbia ragione


Il pino proietta la sua ombra sul muro.

La luna riflette sull'acqua.

Davvero non siamo nulla.

Sia il cielo e dare un lungo grido

 

 

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Comunque dimenticavo , la conferma ai più esperti :arigatou:


Il pino proietta la sua ombra sul muro.

La luna riflette sull'acqua.

Davvero non siamo nulla.

Sia il cielo e dare un lungo grido

 

 

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