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Budo

Riflessione Sulle Arti Moderne

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Leggendo una bellissima biografica della vita di Musashi, ho trovato una riflessione sulle arti marziali praticate in tempo di "pace" come appunto la pratica attuale delle arti marziali.

Ricordiamoci sempre che una volta in gioco c'era la Vita.

 

«La scuola Onko-chishin-ryii è una scuola delle due spade, ed è una diramazione della Scuola di Musashi. In questa scuola esiste una tecnica segreta denominata «hiryii-ken», chiamata anche «gyaku nito». Consiste nel tenere la spada lunga con la mano sinistra e la spada corta con la mano destra e nel lanciare la spada corta per poi attaccare rapidamente con la spada lunga. Questa tradizione è praticamente spezzata, la conserva solo un prete del tempio shintoista della regione di Bizen, chiamato Sugimura Hyoma».

 

In ogni caso, l'efficacia del lancio della spada aumenta se lo si effettua quando l'avversario non se lo aspetta, ed è per questo che le tecniche di lanciare la spada o il coltello, elaborate nelle differenti scuole, sono state trasmesse segretamente.

Nella pratica del kendo contemporaneo vedremo talvolta degli adepti che utilizzano due shinai, ma oggigiorno lanciare una piccola spada è fuori questione. Quando un adepto assume la guardia di gyaku nito, lo fa spesso perché è più facile segnare un punto colpendo il polso dell'avversario a partire da questa guardia, piuttosto che in un altro modo. Tuttavia, non possiamo cogliere le particolarità dell'arte della spada dei guerrieri sulla base dei criteri del kendo moderno, in cui si utilizzano abitualmente solo quattro tecniche di attacco: i colpi alla testa (men), al fianco (do), al polso (kote) e alla gola (tsuki).

Le tecniche di spada dei guerrieri travalicavano largamente dai registri ai quali gli adepti contemporanei si sono abituati. Per esempio, Kanawa Goro, adepto della spada della fine del periodo Edo, era famoso per la sua tecnica preferita di yoko-men, colpo di sbieco alla tempia. Durante gli allenamenti, vinceva la maggior parte dei combattimenti con questa tecnica.

In una situazione reale di combattimento, faceva un gesto prima di questa tecnica: raccoglieva un pugno di terra che lanciava sul viso dell'avversario, poi lo colpiva con la sua tecnica preferita. Nella stessa epoca è diventata popolare la scuola Ryiigo-ryii, la cui specialità consisteva nell'abbassarsi per tagliare la tibia all'avversario. La scuola Kageyama-ryii, della regione settentrionale del Giappone, trasmette la seguente tecnica segreta: l'adepto assume dapprima la guardia con la spada lunga, tenendola a due mani, e al momento propizio regge la spada lunga con la mano sinistra e sguaina la spada corta con la mano destra per lanciarIa immediatamente. In questa tec nica non si assume la guardia impugnando le due spade allo stesso tempo

(1-6 p. 225).

La particolarità di questi esempi è l'uso di tecniche difficili da evitare per l'avversario, difficoltà accresciuta dal fatto che esse vengono messe in atto in un momento inaspettato. Perciò l'insegnamento di queste tecniche era diretto, e generalmente era vietato metterle per iscritto.

All'epoca di Musashi, l'arte della spada comprendeva tecniche assai varie, poiché il lungo periodo delle guerre feudali, in cui le arti marziali sono state elaborate e sviluppate, era appena terminato. Durante i due secoli e mezzo di pace feudale del periodo Edo le discipline che nella pratica dei guerrieri corrispondevano alle varie armi (spada, naginata, lancia, arco, jujutsu ecc.) si sono separate, e nel frattempo ognuna di esse si è affinata e formalizzata. Alla fine del periodo Edo, il combattimento con la spada ridiventa effettivo per i guerrieri, e le tecniche di spada, migliorate nel corso di più di due secoli, vengono nuovamente applicate. In questo modo si assiste a una rimessa in discussione dell'arte raffinata, con l'introduzione di elementi utilizzati nel periodo delle guerre feudali e che erano stati qualificati addirittura come «perversi». L'esempio di Kanawa Goro che ho appena citato è caratteristico.

Quando sono stati aboliti gli ordini feudali - nel periodo Meiji - gli ex guerrieri non hanno più avuto alcuna ragione, né bisogno, di praticare tutte le arti marziali, e a maggior ragione un' arte di secondo piano. Se un guerriero tentava di affermare la propria identità come continuatore del periodo precedente, non lo faceva certamente praticando un'arte secondaria, ma l'arte principale, quella della spada o quella in cui eccelleva. Una disciplina dell'arte dei guerrieri può sopravvivere, nella società moderna, solo se risponde a un'attesa sociale implicita, sia di ordine pratico, sia relativa all'identità culturale. Questa condizione si concretizza nella nozione di «budo», che implica la rielaborazione degli elementi tradizionali in una pratica moderna. In questo quadro, l'arte dello shuriken poteva difficilmente costituire una disciplina indipendente, e questo spiega la sua rarità.

Quando ci figuriamo le arti marziali dell'epoca di Musashi partendo da quelle di oggi, rischiamo di non tener conto di questa evoluzione, e di essere vittime dell'illusione che ogni disciplina continui a esistere così com'era molti secoli addietro. Questa illusione è tanto più forte se si praticano queste arti marziali con dei costumi tradizionali che danno l'impressione di vivere nel passato.

Modificato: da Budo

Budo

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Se c'è qualcosa che manca ai samurai, questa è la paura.

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Complimenti per l'articolo, sottoscrivo quanto da te detto! :ok::arigatou:...

satsuma_samurai.jpg


La vittoria è di colui,

ancor prima del confronto,

che non pensa a sè

e dimora nel non-pensiero della grande origine.

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Interessante riflessione, tuttavia mi sento di dire che i giapponesi, creando le varie -do sono riusciti a conservare molto di più le loro arti marziali rispetto alle tecniche di combattimento occidentali.

Nel medioevo in italia per esempio esistevano un mucchio di maestri di spada e scuole di scherma, tuttavia al giorno d'oggi si è perso praticamente tutto.

Al contrario le arti asiatiche sono molto vive e praticate anche in occidente.

Che sia una particolare attitudine della mentalità asiatica?



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Bisognerebbe considerare però oltre alla filosofia Giapponese stessa anche le particolari condizioni di isolazionismo... :gocciolone:


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è un discorso piu ampio è complesso, bisogna considerare anche gli aspetti religiosi (shinto e buddhismo hanno influenzato molto le arti marzili orientali e ne hanno arricchito i contenuti spirituali) che hanno fatto in modo conservare nel tempo alcuni principi e in alcuni casi le arti stesse.

Le arti marziali europee (dalle scuole di bastone sardo alla scherma di spada e daga di cividale alla scherma tedesca etc etc etc....) hanno risentito in maniera meno forte di aspetti esoterici e spirituali questa è una delle varie cause della loro parziale estinzione... in secondo luogo vi è molta disinformazione su di esse, si pena ad ARTE MARZIALE e viene subito in mente l'oriente.... nulla di più errato....

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.....

Le arti marziali europee (dalle scuole di bastone sardo alla scherma di spada e daga di cividale alla scherma tedesca etc etc etc....) hanno risentito in maniera meno forte di aspetti esoterici e spirituali questa è una delle varie cause della loro parziale estinzione... in secondo luogo vi è molta disinformazione su di esse, si pena ad ARTE MARZIALE e viene subito in mente l'oriente.... nulla di più errato....

 

Niente di più vero Matteo, in Europa l'arte della spada in tutte le sue forme ha risentito molto degli aspetti esoterici e cavallereschi.

 

A tal proposito per chi vuole approfondire c'è un bellissimo articolo su l'arte della spada dei maestri d'arme medievali su Arti d'Oriente del AGOSTO 05.

 

Ci fu un tempo in cui gli uomini venivano forgiati nel corpo alla dura plaestra delle armi e temprati nello spirito dai valori di antichi codici guerrieri.

Questi uomini da Oriente a Occidente realizzarono con il cuore e con la spada un'autentica via marziale. Tracciarono il solco come custodi senza tempo di quella nobile costumanza che ogi conosciamo come Bushido e Cavalleria


Budo

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Ho anch'io quel numero della rivista Arti d'Oriente,si parla anche di Nihonto con intervista a Yoshindo Yoshihara.


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