Guascone 0 · Inserito: 31 marzo 2017 Oggi sono stato all'Armeria reale di torino...sono rimasto un po' deluso...ultimamente guardo con occhio più critico le armi antiche e devo essere sincero ne ho viste proprio tante piene di ruggine affiorante, frutto di incuria e non della patina del tempo. Vi allego inoltre un paio di foto della katana donata a re Vittorio Emanuele dall'imperatore Meiji...mi piange ancora il cuore...anche da inesperto come sono io si poteva notare una politura pessima e da rifare, la lama inoltre presentava numerosi graffi e alcune parti con inneschi di ruggine...descrizione dell'oggetto inesistente...:( Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
G.Luca Venier 0 · Inserita: 31 marzo 2017 Ciao Guascone, grazie per le tue foto. Vorrei ricordare però che in questa sezione cerchiamo di fornire prima di tutto una presentazione generale dei luoghi museali più interessanti, non solo di sottolinearne le eventuali criticità. In verità la vetrina che si vede in foto sembra realizzata piuttosto bene, con immagini esplicative e testo bilingue. Non è cosa che si vede dappertutto. Dobbiamo anche tener presente che il concetto di "politura" di una spada giapponese è conosciuto solo da noi appassionati; i criteri europei di conservazione dei manufatti in metallo sono del tutto diversi. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
getsunomichi 0 · Inserita: 31 marzo 2017 Attenzione a giudicare questo genere di lame, senza contestualizzarle. Questa lama è stata regalata un secolo e mezzo fa da un imperatore che stava occidentalizzando il Giappone ad un re occidentale. Avrebbe un grandissimo valore anche se fosse un ferro vecchio. Ma non lo è. Fossi stato l'imperatore avrei scelto un regalo che una stirpe nobile e antica poteva fare ad una stirpe altrettanto nobile e antica. Di comprensione immediata, cioè senza pretendere che il ricevente fosse un uomo da kantei. Probabilmente avrei scelto un tachi di scuola yamashiro, o yamato, con un koshirae ricco e di fine lavorazione. Difficilmente avrei scelto una lama antica, che rappresenta un premio per un atto di valore da tramandare. Un regalo che potrebbe non essere, per altro, immediatamente compreso da un re straniero. Avrei piuttosto fatto forgiare una lama esplicitamente per l'occasione dal miglior kaji a mia disposizione. Similmente mi sarei comportato per ogni singolo pezzo del dono regale. Un dono nato per celebrare una alleanza o un amicizia nascente. Sarebbe interessante leggere cosa c'è scritto sul codolo. Come ha ricordato Gianluca, in Europa una lama storica non si affila su pietre per farla sembrare nuova è pronta all'uso. Già ai tempi del dono, da noi le case regnanti portavano le spade solo per bellezza. Qualsiasi antiquario, comunque, si guarderebbe bene dal levare la patina naturalmentente formatasi negli anni. Da noi è ciò che da valore al pezzo. Quei graffi, poi, potrebbe averli fatti il giovane Umberto I, esercitandosi alla scherma e senza di quelli la spada potrebbe dimezzarsi di valore. Non è, ripeto, una spada normale. E di fatti sta dove sta. 月の道 Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
Simone Di Franco 54 · Inserita: 1 aprile 2017 Se volete sapere la storia di quella lama, i soci di INTK la scoprirono credo nei primi anni '90 in un angolo di un sottoscala. Era stata repertata per stare lì in un registro e non c'è stato modo di spostarla o di esporla per anni. Il fatto che qualcuno si sia reso conto del valore e abbia provveduto a esporla come si deve già è un risultato ottimo, che sicuramente è seguito di uno studio dell'opera da parte di un membro del museo. L'armeria conta anche altri pezzi giapponesi che non so se sono stati in effetti esposti, se riusciremo magari in occasione del nostro giro a Torino io e Gianluca faremo un salto a vederla e chiederemo altre informazioni. Comunque sia è un evento positivo Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
G.Luca Venier 0 · Inserita: 1 aprile 2017 L'Armeria Reale di Torino è una delle più ricche collezioni di armi e armature antiche del mondo insieme all'Armeria Reale di Madrid e a quella imperiale di Vienna. Ha sede nella manica di collegamento tra Palazzo Reale e le Segreterie di Stato (oggi sede della Prefettura), all'interno di un complesso appartenente al sito UNESCO delle Residenze Sabaude. Fanno parte della struttura lo scalone di Benedetto Alfieri (1738-1740), la sala della Rotonda (1842), la galleria Beaumont, progettata da Filippo Juvarra (1732-1734), completata da Alfieri dopo il 1762 e decorata ad olio su muro da Claudio Francesco Beaumont che rappresentò sulla volta le Storie di Enea (1738-1743), e infine il Medagliere disegnato da Pelagio Palagi (1835-1838). http://www.museireali.beniculturali.it/index.php/it/il-complesso/armeria-reale https://it.wikipedia.org/wiki/Armeria_Reale Storia L'idea di costituire una Reale Armeria ebbe origine dopo l'inaugurazione (1832) della Regia Pinacoteca (attuale Galleria Sabauda), istituita su iniziativa del re di Sardegna Carlo Alberto. La Galleria Beaumont, svuotata delle tele fino ad allora esposte sulle pareti, divenne allora il luogo di raccolta delle armi collezionate dai Savoia. Nel 1837 l'Armeria venne aperta al pubblico. A partire dal nucleo di armi provenienti dal Museo di Antichità e dagli arsenali di Torino e di Genova, la collezione fu notevolmente ampliata con l'acquisto delle raccolte appartenute allo scenografo milanese Alessandro Sanguirico (1833) e alla famiglia bresciana dei Martinengo della Fabbrica (1839). Anche in seguito l'Armeria continuò ad arricchirsi di altre armi e cimeli provenienti sia dalle raccolte personali dei re d'Italia che da acquisti e donazioni, spesso collegate all'attività diplomatica. Da quest'ultima derivano ad esempio le armi e armature orientali e africane. Opere esposte L'Armeria conserva numerosi tipi di armi e armature, dal Neolitico al XX secolo. Pregevoli le armi medioevali, numerosi gli esemplari del XVI, XVII e XVIII secolo; molti i pezzi appartenuti ai sovrani sabaudi. Tra i pezzi più importanti figurano la spada di San Maurizio, preziosa reliquia appartenuta ai Savoia, databile al XIII secolo e conservata insieme alla sua custodia quattrocentesca in cuoio impresso, dorato e dipinto; il morso da cavallo decorato a smalto, di manifattura napoletana della metà del XIV secolo; la terzetta lanciadardi a ruota a tre canne appartenuta all'imperatore CArlo V d'Asburgo; la targa da parata di Enrico II; le armature appartenute a Emanuele Filiberto e quelle eseguite dall'"armoraro" milanese Pompeo della Cesa; un moschetto e un archibusetto riccamente decorati in avorio dall'incisore tedesco Adam Sadeler (1600 ca.); la spada usata da Napoleone nella campagna d'Egitto e nella battaglia di Marengo; le armi appartenute ai re di Sardegna e poi d'Italia, tra cui l'armatura giapponese offerta nel 1870 a Vittorio Emanuele II di Savoia e una rivoltella Smith & Wesson modello Russian donata a Vittorio Emanuele III. Notevole anche la collezione di oltre 250 bandiere, per la maggior parte legate dalla storia dei Savoia e dell'esercito sardo durante le guerre del Risorgimento italiano. Armatura da samurai, donata dall’imperatore del Giappone Meiji a Vittorio Emanuele II Grazie ad un restauro finanziato da Intesa Sanpaolo, dopo quasi 50 anni, è di nuovo esposta, nella sala della Rotonda dell’Armeria ai Musei Reali di Torino, una splendida armatura giapponese "Kebikiasagiodoshihon-kozane do-maru". (lett. armatura composita del tipo do-maru a fettucce di seta azzurra). Questa è una delle tre armature giapponesi complete che fanno parte delle collezioni dell’Armeria Reale fin dall’Ottocento. Fu realizzata tra il XV e il XVIII secolo, e fu donata dall’imperatore del Giappone Meiji a Re Vittorio Emanuele II di Savoia nel 1869, a tre anni dalla firma del trattato di amicizia e commercio tra il Regno d’Italia e l’Impero giapponese, ratificato a Edo, l’odierna Tokyo. Come ai tempi della sua esposizione in Armeria alla fine dell’Ottocento, l’armatura è presentata in piedi insieme con l’indispensabile corredo della spada. Nel catalogo dell’Armeria del 1890 l’armatura, identificata col numero B.53, era descritta come “guerriero giapponese, a piedi, armato di tutto punto” e così essa è riprodotta nell’album fotografico pubblicato nel 1898. L’esposizione di questa armatura restaurata fa parte degli eventi legati alle celebrazioni ufficiali per il 150° anniversario delle relazioni tra Giappone e Italia, avviate con il Trattato di Amicizia e di Commercio firmato il 25 agosto 1866. http://www.lastampa.it/2017/01/26/cronaca/larmatura-restaurata-del-guerriero-giapponese-torna-allarmeria-reale-TtFHgm9iPC9VN4CESQcfnM/pagina.html Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
getsunomichi 0 · Inserita: 2 aprile 2017 Certamente le armi orientali non sono la parte forte del museo e non mi stupisce la delusione di Guascone per una relativa disattenzione. I nobili europei si sono sempre dilettati di caccia (...i Savoia in specifico utilizzavano i casini di caccia anche per altre attività pseudo-sportive a carattere meno venatorio...), e, anche se manco da qualche decennio, ricordo una collezione significativa. Vale certamente una visita. 月の道 Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
Renato Martinetti 1 · Inserita: 2 aprile 2017 Ai tempi della nostra antica visita, con annesso smontaggio delle lame, se non erro le armi giapponesi erano esposte in una salettina dedicata al fondo del percorso espositivo dell'Armeria e se l'Alzheimer non mi inganna vi era anche un samurai a cavallo, trovammo inoltre una tachi antica. la salettina però fu poi incorporata nell'adiacente percorso del Palazzo Reale e una parte degli oggetti esposta insieme ad altre armi Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
Simone Di Franco 54 · Inserita: 22 aprile 2017 Renato la tachi antica che citi è quella esposta. L'alrmatura del cavallo te la confermo, l'ho vista anche io qualche anno fa all'inizio della sala. In una delle prime vetrine, in mezzo a lame del sud est asiatico c'è anche un bel teppo tutto decorato. La saletta a cui ti riferisci è sempre stata la zona dove risultavano esposte le altre lame giapoponesi, che però già dalla prima volta che ci andai (forse 2005) erano "in restauro". Chiesi ma nessuno sapeva niente di come o da chi. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti