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Francesco Marinelli

Il wakizashi

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Il WAKIZASHI

Articolo originale: https://markussesko.com/2015/08/11/the-wakizashi/ di Markus Sesko.

Traduzione ed integrazioni di Francesco Marinelli e Diego Tiraboschi.

 

Ispirato da una pubblicazione uscita lo scorso anno (2014 – ndt) sul bollettino Tōken Bijutsu e sul quale mi dilungherò nella seconda parte di questo articolo, stavo ancora una volta riflettendo sulla complessità del tema wakizashi (脇指・脇差). A causa della natura di questo articolo, io mi ero prima focalizzato semplicemente sulle dimensioni della lama, ma i miei pensieri si espandevano sempre di più, quindi ho creduto che potesse essere una buona idea scrivere il tutto per fornire una visione generale di questo tipo di lama. Credo che quando si sente il termine wakizashi, la maggior parte di noi pensa automaticamente al fratello gemello più corto del katana che rappresenta la metà della famosa coppia di lame, il daisho (大小). Inoltre in molti sanno che i wakizashi sono emersi in un qualche momento durante il periodo Muromachi e che in seguito, è stato per così dire il "massimo" che ad una persona civile è stato permesso di trasportare. Questo è tutto corretto, quindi siamo sulla giusta strada, ma la questione è ovviamente molto più complessa. Prima di tutto, alcune spiegazioni etimologiche: in passato ed in particolare prima di entrare dal medio alla fine del periodo Muromachi, il termine katana () non si riferiva al katana come lo conosciamo oggi, ma ad una lama corta, con le dimensioni di un coltello, a singolo taglio o proprio un coltello in generale se si vuole, ed è stato soprattutto utilizzato come suffisso (anche con la lettura Sino-giapponese ) in un termine composto. Per esempio, nelle fonti storiche troviamo termini come koshigatana (腰刀), uchigatana (打刀), tsubagatana (鐔刀), futokorogatana (懐刀), chiisagatana (小サ刀), wakigatana (脇刀), kogatana (小刀) e shōtō (小刀). Dal contesto spesso riceviamo una buona idea su che tipo di lama o coltello erano stati concepiti, ma molte voci sono ambigue, ad esempio quando un’edizione più recente di un'opera cita lo stesso paragrafo con un termine diverso rispetto a quello originale. La questione è ulteriormente complessa in quanto alcuni termini sono stati usati in maniera intercambiabile e perché non c'erano dizionari universali che definivano i termini ed il loro uso obbligatorio, questo almeno fino a tempi piuttosto recenti. I primi reali approcci scientifici che hanno cercato di mettere tutto insieme, vale a dire facendo studi etimologici e ricerche comparative delle sorgenti, non sono stati fatti prima del medio periodo Edo. Così dipendiamo da un lato interamente dalle interpretazioni delle fonti originali e dall’altro dagli studi più o meno precisi e dalle interpretazioni degli esperti del periodo Edo. Gli esperti in questo periodo, che hanno scritto le definizioni, di solito non erano studiosi della lama giapponese, ma storici militari ed esperti sulla classe guerriera. E’ importante notare che leggendo i loro testi, ricordo che il paese non vedeva una grande battaglia da almeno un secolo, una grande quantità di conoscenza del passato sulla lama giapponese ed armature era già stata persa, quindi come alcuni di loro hanno ammesso apertamente, provavano semplicemente ad indovinare, basandosi su alcuni elementi e caratteristiche, da chi e da come certe forme di lame venivano indossate ed­­ utilizzate. Ma noi non stiamo brancolando del tutto nel buio, grazie a molti studi, abbiamo oggi una panoramica abbastanza completa di quello che è successo, in termini di evoluzione delle lame, per ogni epoca.

In realtà, non è poi così complicato se si lasciano da parte per il momento i termini giapponesi e ci concentriamo in termini generali sulla lama. Il periodo delle guerre prima dell’Edo, cioè stiamo parlando dei tempi prima che i grandi regolamenti fossero stati fatti dal bakufu Tokugawa, aveva (quando si tratta di spade) fondamentalmente le seguenti caratteristiche: lama lunga, lama “secondaria/lato più corto/compagna/surrogata” e il coltello. Era il rango, la ricchezza, lo status sociale, il tipo di unità militare di cui si faceva parte, l’occasione particolare e altri fattori che indicavano quale tipo di lame e quale combinazione di lame il guerriero portava. Nel corso del tempo, termini diversi sono stati usati per riferirsi a diverse interpretazioni e per diversi campi di applicazione, ma in fondo ci si riferisce sempre ad uno di questi tre tipi base di lama o alle loro combinazioni. Tutto quello che dobbiamo fare è scoprire il periodo, la clientela o chi le indossava (aristocrazia, bushi o una classe civile), e per quale occasione (ad esempio se in battaglia, cerimonia, servizio civile, o vita privata) per classificare i diversi termini che vengono utilizzati. Quindi ci sono stati approcci per classificare questi tipi di tre lame a seconda della lunghezza, il nagasa per essere più precisi, quello che ha portato ai termini generici daitō (大刀) per la lama lunga, shōtō (小刀) per la minore “secondaria” e tantō (短刀) per il coltello. Altri hanno affrontato questa esigenza di una corretta denominazione dal punto di vista dell’utilizzo e così introdussero il termine honzashi (pronunciato anche honsashi) (本差) per la principale, la lama più lunga, e la parola wakizashi (脇指·脇差), wakigatana (脇刀), wakimono (脇物), o sashizoe (差添), per la “secondaria”. Si presume che i termini wakizashi e wakigatana erano in realtà le forme abbreviate del termine wakizashi no katana (脇差の刀), ad esempio, riportata in questo modo alla fine del 14° secolo nell’epopea Taiheiki (太平記) in cui si legge che "[quando la punta della lama di Fuchibe si ruppe,] la gettò via ed estrasse la “secondaria”" (Sono katana o nagesute, wakizashi no katana o nuite, その刀を投げ捨て,脇差の刀を抜いて). E come il testo si riferisce alla persona in questione che indossava un’altra lama nella tasca sul petto, si apprende che la seconda lama era in questo caso un coltello e non una lama lunga come un wakizashi. Così come già detto, stiamo parlando di termini (più o meno neutrali) generici e le parole come honzashi o wakizashi non chiariscono senza il contesto a quale tipo di lama ci si stia riferendo, ma solo se era la principale o la “secondaria”.

 

wakizashi1-oyoroi.jpg

Figura 1: Un samurai di alto rango che indossa un ō-yoroi.

Tornando al wakizashi. Le “lame secondarie” sono state indossate fin dai primi tempi, insieme alla lama principale, per andare in battaglia. La principale era, per quanto concerne appunto le battaglie, da sempre il tachi (e più tardi in una certa misura anche l’uchigatana) e la “lama secondaria” era di default un coltello (tantō). Vi prego di notare che mi sto attenendo al modo giapponese di affrontare l’argomento, così come il riferirsi a coltelli come "spade". Ebbene, alcuni bushi optavano per lame secondarie più lunghe da portare, al posto del coltello “secondario” usato all’inizio, e si presume che le origini di questa tendenza devono essere ritrovate all'interno dei tumulti dell'epoca Sengoku (戦国時代, 1467–1603). Con tutto quello accaduto dopo gli eventi che si sono succeduti a Kyōto durante la guerra civile Ōnin (応仁の乱, 1467–1477), i guerrieri di ogni rango non erano ansiosi di essere colti di sorpresa in un qualsiasi momento, così hanno portato un "quanto più completa possibile lama secondaria” nel caso che fosse accaduto qualcosa alla principale. Permettetemi di dimostrarvi ciò con dei designi, un’immagine vale più di mille parole.

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Figura 2: Guerrieri che portano “lame secondarie” che sono vistosamente più lunghe di coltelli (tantō).

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Figura 3: Uchigatana montata in stile aikuchi destinata ad essere indossata facendola passare attraverso la cintura come compagna per il tachi.

La figura 2 mostra la tendenza del periodo Muromachi ad indossare sempre di più “seconde lame”. Queste erano praticamente ciò che noi intendiamo oggi come i primi wakizashi, ma ricordiamoci che allora questo termine era più neutro, per esempio anche un uchigatana montato con una lama lunga 70 cm poteva essere messo nella categoria delle “seconde lame”. Per evitare confusione, è diventato abitudine di fare riferimento a queste lame più lunghe con l’altro termine sashizoe anziché wakizashi, ma a rigor di termini, quanto visto nella figura 2 sarebbe stato messo, se indossato con il tachi, sotto la categoria dei wakizashi, in quanto non era la lama principale. Non è chiaro quando il termine wakizashi è diventato sinonimo di “seconda lama” che era in termini di lunghezza tra la principale, vale a dire la lama lunga, e il coltello. Ma leggendo tra le righe di documenti storici ed analizzandone il loro contesto, sembra che questo "cambio" di senso abbia avuto luogo tra il periodo Momoyama e l’Edo. Probabilmente questo è stato collegato allo sviluppo della "divisa da samurai civile", infatti lo hitarare è stato gradualmente sostituito durante questo periodo dal kataginu (una giacca senza maniche con spalle esagerate - ndt) insieme all’hakama, con un paio di lame infilate di lato attraverso la cintura. Qui maggiori info: https://markussesko.com/2014/10/11/historic-overview-of-aesthetic-requirements-for-a-tsuba-part-i/

 

aest4.jpg

Figura 4: Ritratto di Oda Nobunaga che indossa il kataginu (ndt).

Da quando il tutto ha iniziato a standardizzarsi, con gli inizi del periodo Edo e la costituzione del daishō, non fu più ambiguo a quale “seconda lama” ci si riferisse col termine "lato/compagno". Quindi il termine neutro wakizashi divenne lentamente il sinonimo di “seconda lama/compagna”, la più piccola della coppia. In questo periodo per la prima volta furono emesse delle sofisticate leggi in merito a livello nazionale.

Con la fondazione del bakufu Tokugawa, il governo regolò molto strettamente tutte le lame, cioè quanto una lama doveva essere lunga, chi poteva portarla e quale doveva portare, quando alcuni tipi di lame dovevano essere portate e da chi. Lo honzashi del samurai, cioè il katana, doveva avere una lunghezza di nagasa limitata a 2 shaku 8 sun (84.8 cm) e il wakizashi a 1 shaku 8 sun (54.5 cm). Naturalmente queste misurazioni vennero leggermente aggiustate in seguito. Nell’ottavo anno dell’era Kanbun (,1668), il bakufu Tokugawa istituì il così detto mutō-rei (無刀令) che proibiva a tutte le persone che non facevano parte della classe dei samurai di portare lame più lunghe di un ko-wakizashi (小脇指). La lunghezza massima di un ko-wakizashi fu determinata ad 1 shaku 5 sun (45.5 cm). Più tardi questa legge fu ammorbidita cosicché ai viaggiatori della pericolosa Tōkaidō, la strada principale tra Kyōto ed Edo fu permesso di portare lame con un nagasa fino a 1 shaku 8 sun (quindi si parla di wakizashi e non più ko-wakizashi) per la difesa personale. Quindi fondamentalmente il governo Tokugawa diceva che se eri un civile, potevi legalmente portare la lama “secondaria” di un samurai. Qualsiasi cosa tra un wakizashi ed un honzashi, cioè una lama tra i 54.5 cm e i 60.6 cm fu classificata come ō-wakizashi (大脇指). Ricordiamoci che queste misure cambiarono nel corso del tempo. Per esempio possiamo trovare testi su leggi dove un ko-wakizashi è definito con una misura massima di 1 shaku 3 sun (39.4 cm) invece dei 1 shaku 5 sun (45.5 cm) menzionati sopra. Per un wakizashi con lunghezza compresa tra un ko-wakizashi ed un ō-wakizashi, esiste il termine più specifico chū-wakizashi (中脇指).

Anche se queste leggi suonano molto restrittive, la transizione tra ko-wakizashi, chū-wakizashi e ō-wakizashi fu fluida, anche se gli occhi erano puntati sicuramente sui bushi che camminavano per le strade di Edo durante la loro sankin-kōtai, non vi era una vera e propria “polizia della lama” che perlustrava i feudi rurali chiedendo a tutti i samurai di sguainare le loro lame misurandone il nagasa. Quindi fondamentalmente siccome non vi furono querelanti, giudici e nessun incidente causato da un civile sul quale investigare, possiamo presumere che nessuno avrebbe notato se in un particolare giorno avessi indossato un ko-wakizashi o un chū-wakizashi. Quando diciamo “incidente con una lama causato da un civile”, non ci si riferisce solo al fatto che ai civili era permesso ferirsi tra di loro con il wakizashi per difendersi da rapine e rischi simili, ma potevano pure difendersi dalla classe dei samurai, che utilizzavano ingiustamente il loro diritto di kirisute-gomen (切捨御免), cioè il diritto di colpire con la lama chiunque di più basso rango avesse compromesso il loro onore. Parallelamente alla rigida gerarchia sociale, strutturata a classi, che si cementò maggiormente durante il periodo Edo, organizzazioni clandestine e fuorilegge emersero in un numero considerevole. Per esempio vi erano giocatori d’azzardo (bakuto, 博徒) e spacciatori (tekiya, 的屋), i quali avevano rigidi codici interni che li fanno i predecessori della moderna yakuza. “Eroici” membri di questi gruppi che difendevano i “poveri” cittadini contro atti illegittimi ed arbitrari di samurai locali vennero latinizzati come kyōkaku (侠客), letteralmente “uomini di cavalleria”. Ovviamente questi kyōkaku non seguivano la legge siccome vedevano se stessi come dei “Robin Hood”, portavano una lama più lunga di quanto era consentito (solitamente in stile handachi), un wakizashi (vedere Figura 5) che non era chiamato ō-wakizashi, ma naga-wakizashi (長脇指・長脇差) in questo contesto. Per riportare la pace locale, il bakufu a volte non aveva altra scelta che garantire ai capi di queste “organizzazioni” alcuni diritti in modo che fossero almeno in grado di mantenere gli altri gruppi clandestini sotto controllo, ed uno di questi diritti era il permesso di portare un naga-wakizashi invece di un ko-wakizashi. Come si può notare, il bakufu a volte preferiva chiudere un occhio su alcune cose fintanto che non veniva disturbato da esse. Tra l’altro questi kyōkaku furono così noti anche come naga-wakizashi, vale a dire “quelli con il lungo wakizashi”. Poiché questi naga-wakizashi erano dall’aspetto esteriore praticamente identici ad un katana, pure termini come ipponzashi (一本差) e ippongatana (一本刀) cominciarono ad essere usati per riferirsi ai kyōkaku. Questi termini devono essere intesi come allusione al termine nihonzashi (二本差), letteralmente “i due lame” o “portatori di due lame”, che era un altro termine per un membro della classe dei samurai.

 

wakizashi4-kyokaku.jpg

Figura 5: Kyōkaku tatuato con un naga-wakizashi montato in stile handachi.

 

I naga-wakizashi non erano portati solo dai fuorilegge, potevano pure essere portati come scelta dai samurai che preferivano portare, per qualsiasi ragione, un paio di lame lunghe. E con questo arriviamo alla seconda parte dell’articolo. A volte è difficile dire se una lama shinogi-zukuri, o una shintō shinogi-zukuri o una lama shinshintō in particolare, che misura meno o leggermente di più di 2 shaku (60.60 cm) sia intesa come katana o come wakizashi. Come menzionato prima, le transazioni furono fluide e l’ordine storico delle lame che introdurremo dopo è un importante riferimento siccome non lascia nessun dubbio su ciò che stiamo affrontando. E’ un ordine di lame commissionato dal feudo di Saga a due dei loro fabbri, la seconda generazione Kawachi no Kami Masahiro (正広, 1627-1699) e la quarta generazione Tadayoshi (忠吉, 1669-1747), indirizzati rispettivamente ad Hashimoto Kawachi (橋本河内) e Hashimoto Shinzaburō (橋本新三郎).

wakizashi5.jpg

Figura 6: Ordine di lame dall’archivio del lignaggio Masahiro (conservata nella biblioteca della prefettura di Saga 佐賀県立図書館).

並鍛長脇差注文

一 長サ 弐尺壱寸七分 弐腰

一 反  少しすくめニ

一 刃  得手次第

右之通壱腰宛急度出来

打立可被差上候 以上

戌ノ

霜月六日 牟田七郎左衛門

橋本河内殿

橋本新三郎殿

 

Namigitae naga-wakizashi chūmon

· nagasa 2 shaku 1 sun 7 bu – futakoshi

· sori sukoshi sukume ni

· ha ete shidai

Migi no tôri hitokoshi ate kitto deki

uchitate sashiagarubeshi-sōrō, ijō.

inu no

shimotsuki muika Muta Shichirōzaemon

Hashimoto Kawachi dono

Hashimoto Shinzaburō dono

 

Ordine per naga-wakizashi di forgiatura ordinaria:

· Due lame con nagasa di 65.7 cm

· Sori tendente ad essere scarso

· Ha (mon) dipendente dal punto forte del fabbro

Prego fare ogni lama in accordo con questi punti.

Anno del cane (Genroku sette, 1694)

Sesto giorno dell’undicesimo mese, Muta Shichirōzaemon (probabilmente un ufficiale del feudo di Saga)

a Mr. Hashimoto Kawachi

a Mr. Hashimoto Shinzaburō

 

wakizashi6-nidaimasahiro.jpg

Immagine 7: seconda generazione Hizen Masahiro.

Le lame Hizen della linea principale sono molto buone per distinguere tra una katana corta o un wakizashi sovradimensionato siccome i loro codoli sono strettamente rifiniti in base all’uso designato. Questo significa che lame che furono intese come lame lunghe o honzashi, in breve katana, furono firmate in tachi-mei, cioè sul lato del codolo che si affaccia verso il portatore quando indossata attraverso la cintura con il tagliente verso l’alto. A parte questo, la rifinitura del codolo dello honzashi ha un nakago-mune arrotondato. Mentre i wakizashi furono firmai in katana-mei e rifiniti con un nakago-mune piatto. Quindi se ti trovassi di fronte ad un Hizen- con un nagasa intorno ai 2 shaku e non sei sicuro se sia un katana o un wakizashi, controlla queste due caratteristiche e saprai senza dubbio che lama era inizialmente.

Per quanto riguarda le lame con dimensioni da wakizashi, in generale ci sono regole base che possono essere applicate per capire inizialmente che tipo di lama era. Se si ha uno shōtō shinogi-zukuri che è evidentemente più lungo delle dimensioni di un coltello (per esempio sunnobi-tantō) e più corto delle dimensioni di un katana e la datazione va dal primo al tardo periodo Muromachi, si può presupporre che fu indossato come un wakizashi o sashizoe come mostrato nella Figura 2. Più lunga è la lama, più è facile che venisse montata con tsuba. Se la lama è più corta e in hira-zukuri, è probabile che fu indossata come koshigatana come mostrato nella Figura 1. Esistono pure shōtō più lunghi, per esempio 45-50 cm in hira-zukuri portati come wakizashi/sashizoe. Ora arrivando al periodo Momoyama, le possibilità che un shinogi-zukuri shōtō venne indossato come wakizashi sulle uniformi civili dei samurai aumentano. Se si ha una lama del tardo Muromachi ma prima dell’era Momoyama con lunghezza intorno o leggermente meno ai 2 shaku (60.60 cm) e con un relativamente corto nakago, è probabile ci si trovi di fronte ad un katateuchi. Questo era inteso per l’utilizzo con una sola mano, portato col tagliente rivolto verso l’alto attraverso la cintura e indossato come wakizashi/sashizoe dello honzashi, il tachi. Quindi queste lame venivano indossate come mostrato nella Figura 2, con l’unica differenza che di base il katateuchi era montato con tsuba. Entrando nel periodo Edo, come detto prima, è veramente difficile o addirittura impossibile dire se la lama che misura attorno ai 2 shaku venne ordinata da un membro della classe dei samurai per essere il suo hon o il suo wakizashi. Troppi fattori come preferenze personali, altezza della persona, stile di scherma e cose simili entrano in gioco e possono influenzare la scelta di portare un sovra o sotto dimensionato daishō. E’ altresì molto difficile dire in numeri concreti quanto fu forte l’impatto dei Kyōkaku e degli altri fuorilegge sull’uscita di lame misuranti intorno ai 2 shaku, ma effettivamente se il termine naga-wakizashi fu il sinonimo in uso per riferirsi a questi individui possiamo presupporre che ci fu un considerevole numero di lame fatte per loro.

 

wakizashi7-kodachi.jpg

Figura 8: Indossare un kodachi.

Esiste un’altra categoria di lame che dobbiamo indicare quando si parla di seconde lame, ed è il kodachi (小太刀), letteralmente “piccolo tachi”. Una teoria dice che il kodachi nacque per la necessità degli aristocratici di portare lame più lunghe di un koshigatana da indossare in carrozza (kuruma, ) per la loro auto-difesa, cioè dopo aver consegnato la lama principale, il tachi, al portatore della stessa. Perciò pure i termini kuruma-gatana (車刀) e kuruma-dachi (車太刀), esistevano per lame corte che non erano coltelli. Le lame kodachi misuravano all’incirca tra 1 shaku 7 sun (51.5 cm) e 2 shaku (60.6 cm) e ciò che le distingue dai contemporanei uchigatana è che furono interpretati in shinogi-zukuri e mantenendo fondamentalmente le proporzioni di un tachi. Gli uchigatana invece furono prodotti principalmente nel periodo Muromachi ed in hira-zukuri ed erano solitamente più notevoli come dimensioni. Alcuni speculano sul fatto che i kodachi erano piccoli tachi dei giovani figli degli aristocratici o dei bushi di alto rango (specificatamente per la loro cerimonia genpuku), mentre altri asseriscono che i kodachi erano indossati da donne. Il primo approccio e l’approccio che i kodachi furono le lame alternative di persone di alto rango è supportata dal fatto che molti degli ancora esistenti e inalterati kodachi furono forgiati da grandi maestri forgiatori, anche se è ovviamente possibile che tutti gli altri, cioè quelli che non sono stati apprezzati come tesori, furono solamente persi nel tempo. Interessante è pure l’esistenza del termine hakizoe-kodachi (佩き添え小太刀) che significa che alcuni kodachi furono indossati – col tagliente verso il basso sospesi dalla cintura come implica il prefisso haki (佩き) – come lama seconda/surrogata/compagna ad un honzashi. Qui si ripresenta il problema di una conoscenza di base molto limitata, specialmente per il kodachi-koshirae. Ma è più probabile che il kodachi sia stato indossato come si vede in figura 8, vale a dire con un semplice sistema di ganci per abiti formali e semi formali. Uno dei maggiori riferimenti rispetto a questo è il kodachi firmato Rai Kunitoshi (来国俊), che fu offerto con il suo koshirae al Futarasan-jinja (二荒山神社, Prefettura di Tochigi). Come presumono gli esperti la montatura è coeva alla lama ed originale, il tutto nel so complesso, cioè non solo la lama, fu designato come kokuhō. Il koshirae è interpretato nello stile hirumaki (蛭巻), ciò significa che tsuka e saya furono avvolti in spirale di pelle poi laccata di nero. I finimenti fatti di yamagane e il fukuri dello tsuba, i seppa e il kabutogane furono dorati. L'area tra i due ganci ashi reca una scritta in lacca rossa che recita: "Kishin-tatematsuru Kaneko Genchū + kaō" ( 金子玄 ). Quindi si presume che questo Genchū è stato colui che ha offerto la lama al santuario e che era uno degli antenati del Kaneko Tōdayū (金子 ) della famiglia che in seguito ha tenuto uno degli uffici santuario. Un pezzo storico molto interessante, ma troppo unico per trarre conclusioni sulla comparsa del kodachi in generale.

 

wakizashi8-raikunitoshi.jpg

Figura 9: Kokuhō, kodachi, mei: “Rai Kunitoshi” (来国俊), nagasa 54.4 cm, sori 1.67 cm, motohaba 2.3 cm, sakihaba 1.4 cm, shinogi-zukuri, iori-mune, ko-itame molto denso e fine con ji-nie, suguha in ko-nie-deki, nioiguchi piuttosto stretto, ko-ashi, sunagashi, e kinsuji.

wakizashi9-kodachi.jpg

Figura 10: Kokuhō, kuro-urushi hirumaki tachi-koshirae (黒漆蛭巻太刀拵), lunghezza totale 88.8 cm.


"Indiana Jones e la lama perduta"

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Grazie Francesco e Diego per questo articolo. :arigatou:


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Grazie Francesco e Diego :arigatou:

Ancora una una volta questo dimostra che, specialmente prima del periodo Edo, le cose non erano bianche o nere, ma ogni guerriero sceglieva quello che andava meglio per lui

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tutto molto interessante, e per inciso, molto ben tradotto, traduzione fluida e scorrevole.

mi ha particolarmente affascinato leggere la traduzione dell'ordine della foto 6 "ha(mon) dipende dal punto forte del fabbro", come quasi dire quello che gli riesce meglio, basta che sia fatto bene, a me interessa la spada in sè

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Grazie ragazzi.

 

Si infatti Manuel, come dicevo ieri "mai generalizzare", guardate anche l'esempio in cui il committente chiede lame con un sori scarso... tanto per complicare la vita a chi vuole provare a fare kantei!


"Indiana Jones e la lama perduta"

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So che non c'entra molto con il wakizashi in sè, ma ho trovato molto interessante la parte dove dice che il bakufu a volte girava la testa dall'altra parte permettendo ad alcuni "fuorilegge" ed organizzazioni clandestine...


Diego T.

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