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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
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mauri

Lo Zen e la cultura giapponese

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Dal Risvolto del volume:

 

«Che cosè lo Zen? ... Non capisco rispose un maestro. Che cosè lo Zen?. Il ventaglio di seta basta a farmi aria rispose un altro maestro. Che cosè lo Zen?. Lo Zen rispose un terzo maestro». Memore di questo ineffabile scambio (mondō), Daisetz T. Suzuki, massima autorità giapponese nel campo del buddhismo zen, dà avvio nel 1936 a una serie di conferenze in Inghilterra e in America, cimentandosi nella non facile impresa di illustrare al mondo occidentale la più indecifrabile e sfuggente delle dottrine orientali. E due anni più tardi, dopo aver profondamente rielaborato e perfezionato i testi approntati allo scopo, consegna con questo libro le chiavi di accesso a una mirabile tradizione religiosa, senza la quale sarebbe inconcepibile gran parte della filosofia, dellarte e della letteratura nipponiche. Fu infatti grazie alla pratica zen del satori il risveglio o illuminazione che ogni aspetto della vita giapponese assunse le forme misteriose di unincessante ricerca del senso ultimo nascosto nellesistente, di unarte al servizio del potenziamento spirituale: la filosofia samuraica della spada, la cerimonia del tè, la pittura sumiye, il teatro Nō e lo haiku sono solo alcune delle vie attraverso cui lo Zen ci invita a una partecipazione etica ed estetica al mondo, percepito nella sua vacuità e impermanenza. Con uno stile in cui convergono lo spirito del monaco, del poeta e del divulgatore, Suzuki ridefinisce lidentità e levoluzione storica dello Zen origini e influenze, scuole e maestri, princìpi e strumenti , svelandoci quel vuoto originario in cui i grandi maestri seppero cogliere un barlume di eternità.

 

Preso da: http://www.adelphi.it/catalogo/autore/505


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Grazie Mauri per la segnalazione.

 

Naturalmente ormai quasi tutti conoscono Suzuki ed i suoi scritti. Mi chiedo: Suzuki ha tramandato o ha tradito ?

 

Che ne pensate ?

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Bella domanda, qui si apre un mondo.

Chi era Suzuki?

Certamente uno studioso scrupoloso che ha cercato di esportare la tradizione giapponese al di fuori dei confini della sua terra.

Non si rivolgeva certamente ai suoi concittadini, ma a persone che in qualche modo dovevano assorbire concetti più per studio che per valori di vita.

Se poi è riuscito anche solo in parte nella seconda ipotesi, si può affermare che abbia svolto con perizia il suo lavoro.

Il fatto stesso di aver usato una lingua diversa ne fa un divulgatore non certamente un continuatore della tradizione.

Per capirci, quando Mishima ha formulato il suo discorso prima del suicidio l’ha fatto nella sua lingua e si è rivolto ai giapponesi, per lui gli alti in quel momento non esistevano, il suo gesto, secondo il suo pensiero era rivolto al Giappone, il resto del mondo, almeno in questo ne era fuori, nel bene o nel male si può certo dire che anche solo per questi aspetti così differenti, uno era un cultore della sua tradizione uno un divulgatre dei principi che la fondano.

Due aspetti e due modi di porsi nettamente agli antipodi.


"accorciati la firma". Ernst Jünger

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