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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

G.Luca Venier

Ko wakizashi hira zukuri, attr. Echizen Shimosaka

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Shimosaka 1.jpg

 

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Shimosaka 10.jpg

 

Nagasa 32,1

Sori 0,4

Mihaba 3,2

Kasane 6,9

 

Molti di voi avranno letto il famoso articolo di Nakahara sulle lame o suriage mumei e di come talvolta si dovrebbero prendere le dovute cautele prima di dare per scontato che un suriage sia davvero avvenuto (e così radicalmente da portare via la firma). Nakahara illustra alcune circostanze in cui passare una lama per o suriage mumei possa servire a sottoscrivere unattribuzione prestigiosa e dunque si tratti di una pratica non sempre limpida. http://www.intk-token.it/forum/index.php?showtopic=8000&hl=nakahara

 

Ho voluto ricordare questo articolo perché, studiando questa lama con Francesco de Feo, è venuto fuori che molto probabilmente si tratta di un caso di falso suriage. Anzi, ci sono buoni motivi di credere che si tratti di una specie di utsushi antichizzato ad arte, ed anche gli horimono che appaiono consumati dalle politure in realtà potrebbero essere nati più o meno così.

 

Questa lama è certificata ed attribuita ad Echizen Shimosaka, senza altre specifiche.

Non c'è modo di sapere, dunque, se sulla "carta" ci si riferisce a Yasutsugu shodai oppure al generico gruppo di forgiatori che, nel primo Shinto, si sono firmati così.

Mettiamo di prenderla per buona.

Stilisticamente parlando, in effetti, è un'attribuzione calzante: il sugata è un classico ko wakizashi hira zukuri, la hada è un itame misto a mokume piuttosto compatto, è tendenzialmente scuro con alcune piccole aree di colore leggermente diverso (si tratta in realtà di nuvolette di ko nie); l'hamon è molto brillante, su base notare, con vigorosi nie che escono prepotentemente dalla linea dell'habuchi.

 

Se mi consentite il paragone, dà la sensazione di quando, al mare, comincia a soffiare un vento forte che ancora non ha gonfiato le onde ma già ne strappa via la cresta. Sui nostri litorali, per capirci, una tipica giornata di grecale dinverno.

 

E' un hamon molto caratteristico, sia di Yasutsugu che del gruppo in questione.

Quale possa essere il motivo che spinge qualcuno a fare un suriage su una lama già corta è abbastanza misterioso ma, in un primo momento, la cosa pare così evidente che l'accettiamo senza farci troppe domande.

 

Un elemento che abbiamo poi considerato con attenzione sono gli horimono: la scuola Yasutsugu Shimosaka è nota per la qualità degli horimono ma, in questo caso, è interessante la composizione.

Sul lato omote vi è un suken, un rendai ed un bonji. Suo lato ura un goma ashi ed un bonji. Inserendo questi dati nel motore di Paolo è uscito questo risultato: tra tutte le lame schedate, l'unico forgiatore che ha messo insieme questa specifica composizione di horimono risulta essere Sadamune. Ovviamente non si tratta di un dato assoluto ma, considerata la mole di lame schedate da Paolo, possiamo prenderlo come significativo.

 

Ad ogni modo è un altro dettaglio che si adatta molto bene all'attribuzione, in quanto si sa che questa scuola (e Yasutsugu in particolare) ha prodotto molti utsushi di Masamune e Sadamune (pur conservando il suo hamon caratteristico).

 

Gli horimono appaiono abbastanza consumati ed a prima vista sembra una lama che ha subìto molte politure. Ci si aspetta dunque che lo spessore del nakago (su cui sopravvivono le parti finali degli horimono, che sono integri) sia parecchio superiore rispetto a quello della lama; in realtà non è così. Lo spessore è quasi uguale, da cima a fondo, ed è congruente con il kasane che ci si aspetta da un ko wakizashi hira zukuri del periodo Keicho.

 

Oltre a ciò, facendo dei confronti sul Yasutsugu Meikan abbiamo notato come alcuni degli oshigata antichi di Yasutsugu rappresentino degli utsushi di Sadamune con le stesse dimensioni, apparentemente suriage (ovviamente) e con gli stessi horimono che (sorpresa!) appaiono anch'essi già parzialmente consumati.

 

Abbiamo quindi concluso che, molto probabilmente, questa lama non è realmente suriage (si può anche vedere come la ruggine presente sul nakago e all'interno dei mekugi ana sia del tutto uniforme) ma è nata così; e gli horimono sono stati già in partenza abbassati ad arte.

 

Naturalmente sarebbe seducente l'idea di restringere l'attribuzione a Yasutsugu shodai ma, per avere maggiori certezze, occorre studiare ulteriormente e fare raffronti "mirati" dal vivo. :arigatou:

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Grazie per aver condiviso la scheda e per le riflessioni fatte con Francesco e De Feo.

 

Http://yakiba.com/article_yasutsugu.htm

 

Il primo link che sputa fuori google. Direi quindi che potrebbe tranquillamente essere un utsushi e che non sarebbe, in caso, nemmeno un fatto o un caso così eclatante, a seguito di quello che si può leggere in giro...

Ma, dall'alto della mia ignoranza mi permetto di pormi una domanda retorica, riprendendo proprio due tuoi concetti, che ho fatto miei (ti ringrazio):

 

...È così importante chiedersi chi ha fatto questa lama?

 

Questo considerando che:

1) è la qualità della lama che parla quando non c'è una mei.

2) nel caso non fosse una lama fatta da sadamune...ma nemmeno da yasutsugu shodai...complimenti a chi l'ha fatta "perchè non c'è un nie fuoriposto"!

 

Ora la domanda è retorica perchè è sempre importante chiedersi chi ha fatto una lama, la corretta attribuzioni non è solo intrigante di per sè (...anche per una eventuale corretta attribuzione economica, perchè no.), ma per il motivo che riflessione che ne scaturiscono sono molto interessanti!

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Ad esempio: mettiamo caso che questa lama sia stata fatta da un emule dei lavori di sadamune e degli utaushi di yasutsugu shodai che lo imitavano: ragazzi, un lavoro con i controcazzi. Per quanto sinceramente sia però anche un ipotesi un pò di difficile applicazione reale... al.massimo un allievo molto vicino a yasutsugu e di grande talento... se proprio proprio.

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Infatti uno dei punti che desidero sottolineare non è l'attribuzione, ma il fatto che a volte le cose più evidenti ed eclatanti possono portarci fuori strada. :arigatou:

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Mi ricordo bene Gian quando portasti questa lama due anni fa al kantei, poco da dire: spumeggiante!

 

 

Yasutsugu era famoso per gli utsushi, andavano da Munechika a Yoshimitsu, passando da Sadamune, spesso nella sua mei inscriveva che erano delle copie da un certo autore.

Furono loro ad eseguire molte ritempre a lame importanti danneggiate da incendi, che abbia quindi preso ispirazione dalle lame che ha dovuto temprare? Secondo me è più che possibile.

 

 

Bè guardando gli esempi dal link di Enrico la somiglia dei nie è davvero alta.

 

 

Scusami Gian, con la lama in mano riesci a notare una qualche differenza di patina sul codolo, segno di un eventuale hamon che continuava...? Bè anche se con quel nakago sori, potrebbe essere al limite proprio solo un filo. :arigatou:


"Indiana Jones e la lama perduta"

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Scusami Gian, con la lama in mano riesci a notare una qualche differenza di patina sul codolo, segno di un eventuale hamon che continuava...? Bè anche se con quel nakago sori, potrebbe essere al limite proprio solo un filo. :arigatou:

 

La patina è molto uniforme, come pure le yasurime che sono realizzate con maestria.

 

Sul bordino inferiore del nakago abbiamo fatto anche una "prova ago": non vi è traccia di tempra. :arigatou:

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Mi unisco nei ringraziamenti, per aver condiviso con noi questa tua esperienza di crescita :arigatou:


Marco C.

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Scusate, se ho capito bene un ipotesi è come portare la monnalisa a restaurare e il picasso di turno se ne fa una copia? Alla fine anche picasso non era mica tanto male no? :D


Fabrizio T.

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Furono loro ad eseguire molte ritempre a lame importanti danneggiate da incendi, che abbia quindi preso ispirazione dalle lame che ha dovuto temprare? Secondo me è più che possibile.

 

 

Sono pienamente d'accordo con te.

Vista la grande responsabilità nel mettere le mani su lame così importanti è certo che si sia esercitato nella riproduzione dello stile.

E, altrettanto certamente, ne è rimasto influenzato.

 

In questo specifico caso credo si tratti di un'opera giovanile, vista la tipologia di hada che corrisponde al periodo in cui ancora firmava come "Echizen Shimosaka". Quindi potrebbe essere verosimilmente un "esercizio di stile". Chissà se, nei secoli, qualcuno l'ha custodita pensando che fosse un' autentica Sadamune... :ichiban:

 

Probabilmente questa è una delle lame cui si è ispirato (@kawari: una Monna Lisa, senza dubbio !)

 

sadamune.jpg

 

La meibutsu "Ishida Sadamune", appartenuta a Sakikabara Yasumasa; una lama già famosissima a quei tempi.

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Grazie Gian per l'interessante argomento.

Un'altra cosa che mi sembra di notare è il sugata: sembrerebbe anch'esso "consumato" dalle (teoriche) politure e piuttosto "raddrizzato" (scusate la terminologia...).

Anche il kissaki sembra più accorciato rispetto alla Ishida Sadamune..

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Tutto può essere. Il kissaki ha un fukura senz'altro diverso, rispetto alla Ishida; ma è un tipo di fukura tendenzialmente "pieno" in linea col primo Shinto.

 

Come, ad esempio, questi:

 

downloadYasutsugu.jpg

 

15155oshigata.jpg

 

E questo è l'oshigata di questa lama:

 

Shimosaka oshigata.jpg

 

 

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A proposito di lavori in stile e horimono consumati ad arte, segnalo una lama di Kunihiro (katana, 65,8 cm di nagasa), realizzata "alla maniera di" Sadamune, i cui horimono sembrano abbassati dalle politure ma, in realtà, tutto lascia supporre che siano nati già così. 

In "Token Bijutsu", n°49-1992, pag 9

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