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Musashi

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...questo è il mio regalo di natale

(si ... si ... avrete già letto .. vabbè. gli scritti riportano gli autori, altri appunti sono sparsi nella rete, altri mi hanno riportato nell'altro secolo quando seguivo maestri e altre longitudini..... alcuni ancora su floppy-disk: un gran bel viaggo .. )

 

da: Child of Vengeance (David Kirk ……… + Aiako Sato)

Sono passati oramai otto anni e l’armatura siede ancora vuota al suo posto.

In piedi dall’altro lato della sala, il ragazzo la guarda … tutt’intorno c’è solo buio e silenzio.. lui vive da solo.
Lei sue mani si muovono esperte, eliminando sporco e granelli d povere dalle fessure dell’armatura… Poi prende un panno e una piccola ciotola nera e comincia a lucidare la corazza.
E’ questo che odia di più. Mentre le sue mano sfegano .. la lacca diventa piano piano una distesa d’acqua nera, perfetta come uno specchio. .. Il viso, il collo e tutto il resto del corpo nascosto sotto le pieghe del kimono sono solcati da brutti lividi e cicatrici rosse. Non la chiamano peste solo perché finora non lo ha ucciso e non lo ucciderà, ma lui sa che è quello il motivo della sua solitudine.

IL samurai alzò lo sguardo e vedendo che le spirali di fumo del castello di Kanno invadevano lentamente il cielo, fu travolto da alcuni ricordi. Vide il suo villaggio in fiamme nella notte incandescente … e il fuoco che aveva visto prima sul campo di battaglia gli aveva ricordato quel giorno terribile del suo passato. Gli occhi del piccolo signore, Kanno. Determinati e innocenti. Ne era ossessionato, perché in essi aveva visto quelli di un altro ragazzo, un ragazzo che aveva abbandonato e che cercava di dimenticare, un ragazzo che, pur non avendo nessuna colpa, era stata la rovina della sua vita.

Tasumi si voltò per un attimo facendo un cenno noncurante con la mano. … “”Ascolta”, disse con calma, “Dorimbo è un brav’uomo. Quello che fa ha molto valore, davvero. Solo .. cerca di ricordare di pensare ogni volta che qualcuno cerca di coinvolgerti in una causa. Le cause divine o le cose del genere sono molto rare. Cerca il significato reale delle cose, non ti fermare a quello che appare, capito?”
Si zio, rispose Bennosuke.

...

Poi si ritrovò a correrre con Munisai, correre e ancora correre.. se non sai controllare il respiro non saprai controllare il tuo corpo, diceva.

E la rabbia non lo abbandonava mai: era l’assassino dei suo genitori, il macabro impostore di un padre.
Il fatto di possedere la spada causava a Bonnesuke uno stato di stordimento: la soppesava, ne cercava il punto di equiibrio, era ossessionato da ogni suo centimetro come un uomo cieco che tasta i lineamenti su un viso. …
Era la prima volta che portava i capelli come un adulto, la sommità del capo era rasata e i restanti capelli erano oleati, legati, e ripiegati all’insù a formare una sottile linea nera sulla testa.

Tasumi, Dorimbo e Munisai erano con lui. ..

Ecco i tre uomini che avevano dato forma alla sua vita: il samurai, che, spada in mano, aveva fatto crescere i muscoli sulle sue ossa. Il monaco, che gli aveva insegnato ad apprezzare le cose della vita e a meravigliarsi del mondo. Il padre, che … il padre.

..
Nessun spadaccino nella storia del Giappone è così venerato e celebrato come Miyamoto Musashi.
In Giappone quasi un migliaio di opere hanno preso Musashi come soggetto, molti sotto forma di romanzi, il primo che appare nel lontano
XVIII secolo verso la fine. Il Bushu denraiki completato nel 1727 da Tachibana Minehide, la quinta generazione del maestro Niten Ichi, (tecniche di scherma, scuola Musashi) e Bukōden, 1755 - Toyoda Masanaga, anziano di Nagaoka, uno dei clan coinvolti negli eventi della vita successiva di Musashi, non sono gli unici documenti storici su Miyamoto Musashi.

 

Da una diligente ricerca da parte di studiosi giapponesi sull'onda di una 'rinascita Musashi' vengono ora prese in considerazione fonti fonti finora trascurate, tra cui il Jinja munefuda Tomari, l'Kaijo monogatari, il Numata kaki, il Yoshioka-den, la Watanabe Koan taikiwa, il honcho bugei Shoden , il Koro usawa, il Koko zatsuroku, il Harima Kagami, il Seiryūwa, il Sodan gekken, il Dobó Goen, la Tōsakushi, e il ryakushi Mimasa.
Queste opere gettano una nuova e rinfrescante luce su molti aspetti della di Musashi, la vita i suoi duelli con i membri del clan Yoshioka, gli eventi che hanno portato al suo duello con Sasaki Kojiro, il suo ruolo eroico durante l'assedio del castello di Osaka, il suo contributo alla ricostruzione del castello di Akashi e le sue notevoli doti artistiche.

 

Data la sua enorme popolarità, molti degli aspetti più umani di questo guerriero medievale sono stati relegati ai margini, in favore di un ritratto molto lucido e cristallizato delle sue indiscusse abilità di scherma. L'immagine che ne risulta è uno di una macchina da guerra invincibile, una caricatura bidimensionali e vuota, priva delle caratteristiche personali che fanno di noi degli esseri umani.

A molto ha contriuito Eiji Yoshikawa (Prefettura di Kanagawa, 11 agosto 1892 – 7 settembre 1962) uno scrittore giapponese, figlio di un samurai. Che negli anni 30 pubblica “Musashi”, che è una biografia romanzata con molte invenzioni dovute alle esigenze narrative. In quel periodo il Giappone stava per entrare in guerra con la Cina e questo stimolò le velleità guerriere dei giapponesi che pensarono di vedere in Musashi il simbolo della nipponicità, il vero spirito combattivo del loro popolo. E di lì a seguire ….

Purtroppo, in mezzo a questo vero e proprio diluvio di libri, fumetti, film, soap televisive e docudrama, poco spazio viene dato al vecchio Denki, cronache scritte da uomini che avevano conosciuto Musashi vivo o che hanno riportato notizie su di lui da parte di coloro che l’avevano conoscuito.. de visu o, semplicemente, di fama.
E qua si riscopre che dietro al mito c’è un uomo di un uomo di carne e sangue, con emozioni vere, che nonostante la sua impareggiabile maestria della spada, ha tutte le caratteristiche e le idiosincrasie comuni a tutti noi.

Tutto ciò non per sminiure la statura del personaggio, ma per fare di lui un essere umano più arrotondato, con il quale tutti noi possiamo confrontare.

Dopo quasi tre secoli, l'intuizione di Minehide (Bushu Denraiki) evidenzia in questo spadaccino enigmatico e solitario una nuova e rinfrescante luce su molti aspetti, in primis la vita e i suoi rapporti difficili con il padre, la sua prima esperienza di battaglia durante la fase di unificazione del Giappone, la triste morte di suo figlio illegittimo, e, naturalmente, i suoi leggendari duelli.

 

William de Lange dice …
La prima cosa che ho fatto quando ho iniziato la mia ricerca era di guardare le fonti originali su Musashi. Naturalmente c'è proprio libro di Musashi dei "cinque anelli", ma purtroppo, Musashi spende solo mezza pagina nel descrivere l'evento della sua vita. Ho quindi dovuto guardare altrove, racconti di Musashi scritti dai suoi contemporanei o loro stretti discendenti, che han scritto ciò che è stato tramandato loro da uomini che avevano conosciuto Musashi.
Presto ho scoperto che, a dispetto di una diffusa convinzione, c'è in realtà una grande ricchezza di fonti diverse, chi più chi meno affidabile. Ho anche scoperto che se i vari autori che hanno approfondito la vita di Musashi erano arrivati attraverso questi testi e nessun autore occidentale aveva finora preso la briga di tradurre questi testi in pieno.
E 'stato allora che ho deciso di tradurre accuratamente tutti i testi sopravvissuti a Musashi, e per prima cosa ho deciso di scrivere la biografia reale della vita di Musashi. Volevo diventare intimamente familiare con ogni pezzo di antica scrittura che menzionato Musashi. In tutto quello che ho trovato più di trenta testi classici - racconti originali di duelli, battaglie e assedi, storie locali, storie di clan, la corrispondenza, la famiglia -- tutti scritti durante l'era feudale del Giappone. Due di questi testi, la Bushu denraiki e Bukoden, sono nel frattempo stati pubblicati.

Che cosa ha spinto Bennosuke ancora lontano dal privilegio d’esser uomo a diventare il migliore nel suo campo? Che cosa è stato, che lo ha spinto a dedicare tutto il suo tempo e talento per padroneggiare un'arte così difficile e pericolosa, e perché lui era disposto a sacrificare l'amore e una posto sicuro nella ricerca senza compromessi della perfezione?

Penso che la maggior parte delle persone sono colpite dalla sua fiera indipendenza di spirito.

In nessuna fase della sua vita ha Musashi si è veramente assoggettato a qualsiasi forma di autorità, scegliendo invece una vita solitaria e solo per servire i vari signori della guerra in qualità di consulente. Penso che sia quello spirito d'indipendenza che traspare, non solo nel suo stile unico di scherma, ma anche nella sua scrittura, calligrafia e la pittura.
Lui è una persona davvero unica, con una fede assoluta nelle proprie capacità e nell'approccio alla vita e alle sue inevitabili difficoltà. >>>

….

....

I dati biografici sono incerti, ma tradizionalmente si ritiene vero che Musashi non abbia mai perso un incontro, nonostante contrapponesse spesso un bokken alla katana dell'avversario (si tenga sempre in mente che il bushido, il codice d'onore dei samurai, imponeva allo sconfitto in un duello di suicidarsi).

La sua mancanza di puntualità negli appuntamenti era leggendaria, ma va precisato che la mancanza di puntualità ai duelli faceva parte di una precisa strategia psicologica che Musashi adottava (mai ripetendola più di una o due volte con avversari che ne erano a conoscenza, come al tempio di Ichijo-ji, arriva prestissimo, a tal punto da precedere l’agguato che Yoshioka Matashichiro si apprestava a fargli. … come leggenda narra, seguendo e interpretando l’uso della mani dei suonatori di tamburo dei templi in cui visse, le sue mani brandivano due spade, disorientando per movimenti e fendenti i suoi rivali).

Infatti nel suo più famoso duello contro Kojiro tardò al punto che fu mandato un emissario dello sfidato a prenderlo, il quale lo trovò che ancora dormiva. Musashi si alzò e fece colazione con tutta calma. Quando Kojiro lo scorse arrivare in barca, calmo e per di più armato solo di un bokken, perse la calma al punto di corrergli incontro nell'acqua gettando via il fodero della sua katana. Ma vuoi l’acqua che celava parte del remo adattato vuoi la foga …. sappiamo come andò a finire.

Egli era un innovatore nella strategia di lotta psicologica, nello studio della personalità e delle debolezze dell'avversario e nelle tattiche comportamentali per sfruttarle.
Strategia pressoché sconosciuta fino ad allora, tra i samurai.

Comunque Musashi dopo questo duello si ritirerà dalla vita di ronin in cerca di sfide e non cercherà più scontri singoli.

Se li farà saranno altri a sfidarlo. Probabilmente "il duello" rappresentò comunque una svolta nella vita di Musashi, volente o meno. Se, come sembra, ci furono fini politici dietro lo scontro, Musashi forse capì che il singolo non può nulla nelle trame ordite dai potenti nella società. Forse questo gli fece diminuire l'interesse per lo scontro singolo ed aumentare quello per lo scontro di massa e lo studio della strategia applicata alle battaglie tra eserciti.

A 50 anni si ritirò per dedicarsi allo studio, alla letteratura e ad altre discipline risultando un maestro in molte di esse come, ad esempio, nella pittura, nella calligrafia e nell'arte della forgiatura delle tsuba, che spesso risultavano vere e proprie opere d'arte, tanto che diede il proprio nome a un modello divenuto poi tradizionale.

La sua opera più nota Il libro dei cinque anelli (五輪の書 Go Rin no Sho), conosciuto anche come Il libro degli elementi o Il libro dei cinque elementi, è la sintesi di tutta la sua esperienza. L'opera è divisa in cinque parti, con riferimento agli elementi costitutivi dell'universo secondo la cultura Taoista: terra, acqua, fuoco, aria e vuoto.

Il libro della Terra tratta in generale l'arte della spada;

quello dell'Acqua descrive specificamente le tecniche della scuola fondata dall'autore;

quello del Fuoco le tecniche di combattimento;

quello dell'Aria le tecniche delle altre scuole;

il libro del Vuoto, l'ultimo, espone le conclusioni filosofiche dell'insegnamento: una volta raggiunto l'apice della tecnica si devono dimenticare le regole e agire con la più grande e spontanea istintività.

L'insegnamento è in linea con le massime della filosofia zen.

 

Si chiama libro dei cinque anelli perchè è diviso in cinque capitoli (il libro della terra, dell’acqua, del fuoco, del vento e del vuoto) e parla della via del guerriero (“bushido”), ma in realtà tutto ciò che viene detto può essere applicato a chiunque come Musashi cerca di spiegare all’inizio dicendo che ci sono tante vie diverse: la via del contadino, la via dell’artigiano, la via del Buddha, la via di Confucio… la via del guerriero è per lui quella che meglio permette il perfezionamento di un uomo ed è quella a cui ha dedicato tutta la vita, tuttavia anche chi non è un samurai può trarre comunque giovamento dai suoi insegnamenti cercando di traslarli nella vita diversa che il lettore vive, e in cui i nemici non saranno soldati e le armi non saranno spade.

Il libro dei cinque anelli (五輪の書 Go Rin no Sho in giapponese) più che un manuale di strategia, è un libro filosofico scritto nella forma di un manuale di strategia, come già aveva fatto Sun Tzu in Cina con “l’arte della guerra” molti secoli prima.

da .... La ‘scintilla della falce’ dal libro dell’acqua:

Sekka no atari to iu koto

"Consiste nel fare forza senza caricare minimamente l’arma, quando siete nel corpo a corpo e le spade nude si toccano.
E’ un gesto rapido che coinvolge braccia, corpo e gambe; che non si può eseguire senza essere buoni esperti: occorre ripeterlo molte volte, per avere la forza necessaria a renderlo efficace e arrivare a staccarsi dal contatto troppo stretto."

 

alcuni cenni …. (noti)
Ben-nosuke, conosciuto con il nome di Miyamoto Musashi, in maturità con il nome di Shinmen Musashi-no-kami Fujiwara-no-genshin. La sua famiglia proviene dal clan Arima di Kyushu (isola meridionale tra le 4 principali del Giappone); suo nonno, Hirada Shoken fu vassallo di Shinmen Iga-no-kami Sudeshige, daimyo del castello Takeyama, di cui sposo la figlia acquisendo il diritto di portare il nome Shinmen. Musashi-no-kami significa signore dei Musashi, mentre Fujiwara-no-genshin sta per sapiente dei Fujiwara, clan che discende dai primi seguaci della dea Amaterasu (dea del sole) che fu per 1000 anni il piu potente del Giappone.

Venne abbandonato all’eta di 7 anni dal padre Munisai, guerriero di professione, venendo adottato dallo zio materno prete da cui forse apprese i primi rudimenti della scherma, mezzo con il quale cercava di disciplinare la violenta aggressività del ragazzo. Musashi uccise all’eta di 13 nel suo primo duello Arima Kihei, samurai noto per la sua abilità con la spada e con lo Yari (lancia), della scuola Shinto-ryu. Il secondo duello lo disputò a 16 anni contro Tadashima Akyama, il quale ottenne prima di morire un riconoscimento per il suo valore da Musashi, in seguito comincia un pellegrinaggio senza meta in cerca di avventure e affermazione personale. Durante il suo viaggio partecipa alla battaglia di Sekigahara sopravvivendo a quei terribili 3 giorni e alle feroci settimane successive.

Poi all’età di 21 si diresse a Kyoto progettando una vendetta, la famiglia Yoshioka dava tradizionalmente il maestro d’armi agli Ashikaga e in seguito alla sconfitta di questi ultimi Ieyasu aveva proibito agli Yoshioka di esercitare il mestiere delle armi. Molti anni prima il padre Munisai era stato invitato da parte dello shogun Ashikaga Yoshitaki a dimostrare la sua abilità, vinse 2 su 3 incontri contro gli Yoshioka.

Cosi la presenza del figlio di Munisai in città provoca l’onore della famiglia, cosi giunse la sfida con il capo clan, Seijiro.

Lo scontro avvenne su una collina vicino Kyoto, Musashi arrivo in ritardo all’appuntamento e senza scusarsi attaccò con violenza, buttando a terra l’avversario munito di una vera spada, poi con un colpo del suo bokuto o spada di legno lo colpi in testa, Seijiro non mori ma durante il ritorno a casa si taglio il codino, simbolo della casta guerriera, questo significava che era stato disonorato al punto di non poter più combattere. Musashi continuò a permanere in città costringendo il fratello di Seijiro, Denshichiro, a sfidarlo, ma non ebbe miglior sorte, arrivando di nuovo in ritardo come strategia per innervosire l’avversario Musashi lo stese morto con un sol colpo del suo bokuto.

Così ora rimaneva solo il giovane Hanshichiro, figlio di Seijiro, non aveva ancora l’età per essere considerato samurai ma la tradizione di famiglia imponeva il duello e Musashi non voleva lasciare alle spalle un giovane che in seguito avrebbe cercato di vendicarsi. Il duello venne fissato in un bosco di pini, contando sulla strategia del ritardo Hanshichiro giunse sul posto accompagnato da famigliari armati deciso di tendergli un agguato, ma Musashi era nascosto già al sorgere del sole e ascoltati i progetti sbucò nel mezzo del gruppo impreparato uccidendo lo Yoshioka sempre con il suo bokuto senza che questi avesse il tempo di sfoderare la sua spada e poi affrontando con due spade le lance degli altri, respingendoli e uccidendone alcuni finché, davanti agli archi degli altri che cercavano di colpirlo si dette alla fuga. Divenne leggenda.

Nel 1605, visitò il tempio di Hozoin per sfidare Oku Hozoin, prete Nichiren, allievo del famoso bonzo Zen Hozoin Inei, che aveva creato la sua scuola dopo aver studiato con Izumi Musashi-no-kami di Shinto-ryu. Musashi lo battè due volte in duelli cruenti usando la spada di legno corta contro lo yari dell’avversario. Questi duelli gli permisero di fermarsi per un breve periodo al tempio, così ne approfittò per studiare le tecniche e per praticare la loro filosofia. Musashi continuava il suo viaggio sulla via di Heiho, in iga incontro Shido Baikin esperto di kusari-gama , un arma composta da una catena di 2 metri circa, alle cui estremità è fissata una falce. Il duello si disputò davanti agli allievi dell’avversario, questi roteò la sua catena per avvolgere la spada di Musashi e tirarlo a se, ma Musashi estrasse la spada corta e lo trafisse di punta al petto; gli allievi lo attaccarono ma Musashi con le sue due spade li mise in fuga.

 

In Edo (Tokyo), un guerriero di nome Muso Gonosuke sfidò in duello Musashi. Musashi era seduto a intagliare una nuova arma nel legno e temporeggiò finché l’ebbe portata a termine; poi si alzò mettendosi in guardia con le sue due spade.

Gonosuke attaccò per primo col lungo bastone di cui era specialista, ma l’altro, avanzando diritto, ne neutralizzò l’azione, dimostrando la sua superiorità.
Gonosuke abbandonò il combattimento.

 

Musashi continuava, in Izumo v’erano molti rinomati combattenti e Musashi chiese al signore Matsudaira di incontrare il più forte dei suoi paladini. Venne scelto per il duello un samurai che maneggiava un bastone esagonale lungo oltre due metri e lo scontro avvenne nei giardini della libreria del castello.

Musashi usava due spade di legno. Strinse l’avversario contro i gradini, lo colpì al viso mentre saliva sul secondo e poi sulle braccia mentre indietreggiava. Straordinariamente lo stesso signore Matsudasra chiese di combattere con Musashi, che ripeté la medesima tattica, usando la ‘scintllla della falce’ per spezzare l’arma dell’avversario su un attacco violento. Matsudaira si inchinò alla sconfitta e Musashi rimase qualche tempo presso di lui ad istruirlo.

 

Il duello più famoso di Musashi avvenne in Kogura contro il giovane Sasaki Kojiro, famoso per la tecnica tsubame-gaeshi (contrattacco a coda di rondine), questi aveva la stessa fama di Musashi.

Fu chiesto il permesso del duello presso il signore Hosokawa Tadaoki e venne fissato alle otto del mattino sulla spiaggia di Muko-jima a circa 4 chilometra da Kogura. Al mattino Musashi fece ogni cosa con comodo, si tagliò come di consueto la sua arma, poi armato di spada corta e del Bokuto appena fatto si diresse sul luogo prestabilito. Arrivo con 2 ore di ritardo, sulla spiaggia si tolse la sopravveste, legò con la corda le maniche del kimono perché non gli impacciassero i movimenti e si strinse il fazzoletto sulla fronte per contenere i lunghi capelli. Sasaki Kojiro quando lo scorse ,irritato, sfoderò la spada e gettò il fodero in acqua; si dice che Musashi in quel momento abbia gridato: " Hai perso, Ganryu. Nessun vincitore getta via il fodero della sua spada"(Ganryu è Sasaki Kojiro) . La lama di Ganryu tagliò il fazzoletto sulla fronte di Musashi mentre questi colpì in pieno la testa dell’avversario, Ganryu si accasciò a terra lanciando ancora un attacco di punta che colpì il kimono di Musashi, questi lo colpì petto, e fu il colpo decisivo. Musashi sfoderò la spada corta e balzando indietro a braccia aperte in segno di omaggio, poi si inchinò agli ufficiali e tornò in barca. Arrivo al suo 29° anno di età, abbandono i duelli per studiare l’applicazione della sua strategia al combattimento tra eserciti. Un paio di anni dopo ci fu l’assedio di Ieyasu al castello di Osaka per la ribellione degli Ashikaga. Musashi combattè contro i suoi vecchi commilitoni di Sekigahara.

Poi ci furono altre opportunità di guerra e di assedio, ma la sua attività durante una ventina d’anni è mal conosciuta.

All’età di 40 anni circa adottò un ragazzo, Miyamoto Yori, con cui pelligrinò al nord, poi il Yori trovò impiego presso il signore di Kogura, qui Musashi dimorò per 6 anni.

 

All’età di 50 giunse al termina della Via e non gli rimase altro che applicare l’Illuminazione ottenuta ad altre discipline, si dedicò così alla calligrafia, pittura, scultura, forgia di tsuba, poesia e saggistica. Musashi era sempre vissuto scapolo, sporco e sifilitico. Scherzando si diceva di lui che fosse impossibile tentare di svegliarlo finché aveva la spada al fianco... e la spada dormiva con lui.

All’età di 57 anni divenne maestro d’armi di Hosokawa Tadayoshi, signore di Kumamoto, scrisse per lui "Heiho Sanjugo Kaiho", 35 precetti di Heiho che riassumeva la sua esperienza; ma il daimyo morì improvvisamente e Musashi ne soffrì a tal punto che il suo fisico ne risentì. Si racconta che facesse fatica a sollevare i piedi da terra per salire i gradini e che dovesse essere aiutato; tuttavia Il giorno in cui scoppiò un incendio, lo videro collegare due tetti con una scala e corrervi sopra agilmente: nei momenti di pericolo ritrovava la facilità d’azione.

All’età di 60 anni scrisse sotto forma di lettera ad un allievo il "Gorin-no-sho", autoconfinandosi nella caverna Reigendo. Appena prima di morire scrisse il Dokko-do, la via che bisogna percorrere da soli, composto da 19 precetti, quel giorno diede ai suoi 3 alievi le spade e la sella, consegnò il "Gorin-no-sho" a Terao Katsunobu (Magonojo), una copia del "Heiho Sanjugo Kaiho" a Terao Nobuyki . Morì sette giorni dopo, si narra che alla fine della cerimonia un tuono scosse il cielo e la terra, era Miyamoto Musashi che abbandonava il corpo.

La sua tomba è a 6 chilometri da Kumamoto.

 

Dottrina strategica
Nella sua componente più esoterica, la dottrina strategica comprende una trattazione delle varie armi e del loro utilizzo e un'esposizione della varie posture del corpo e dei vari modi di colpire l'avversario.

Musashi non espone mai la propria dottrina in maniera esplicita: pure nelle sezioni più "tecniche" l'importanza del non-detto travalica quella dell'esposizione formale. D'altra parte lo stesso autore del Gorin no Sho afferma di non aver mai avuto un maestro: il vero stratega deve apprendere da solo i fondamenti della strategia, attraverso poche fondamentali linee guida.


Uno dei concetti fondamentali del Musashi è l'uso delle due spade.

All'epoca dei samurai un guerriero (bushi) aveva due spade alla cintura: la katana (spada lunga) e la wakizashi (spada corta). Morire con una di queste armi ancora nel fodero significava non aver fatto tutto il possibile per vincere.

Un vero stratega, ammonisce Musashi, è il non fare affidamento solo sull'equipaggiamento

ma conoscere pregi e difetti di ogni singola arma.

L'eccessiva specializzazione porta all'estinzione, e l'eccessiva fiducia nel mezzo porta alla sconfitta.

 

Raccomanda altresì di non affidarsi solo a questo: le varie posizioni del corpo devono rispondere alle necessità del momento, così come non esiste un solo modo di muovere i piedi o di portare un fendente.
Anche per quanto riguarda i fendenti, Musashi resta sul vago: la spada si impugna con una presa forte delle ultime due dita di ogni mano.

Nel portare un fendente l'unica preoccupazione deve essere: tagliare il nemico.

Musashi preferisce focalizzare l'attenzione sulla percezione mentale di ogni colpo.
Quindi si avrà il "fendente che va proprio a segno", il "fendente fuoco e pietre", il fendente "foglie rosse", ecc... Più della tecnica in sé, il colpo, quale che esso sia, deve essere scagliato in una sola unità di tempo, e deve andare a segno nella propria mente, prima che nell'avversario.

Il ritmo dei fendenti e delle parate è importante: chi non conosce il ritmo di un duello,
chi non sa colpire nell'unità di tempo giusta, anche se in possesso di grande forza ed impareggiabile tecnica verrà sconfitto.

 

In effetti, più che una scuola di scherma, il Niten Ichiryu è una dottrina filosofica: essere sempre pronti a cambiare ed adattarsi, come l'acqua si adatta al contenitore.

Lo stratega non è solo colui che impone il proprio metodo e il proprio ritmo al duello, ma anche e soprattutto chi sa leggere la situazione, valutare velocemente i punti di forza e debolezza, cambiare la situazione in proprio favore e - fondamentale - vincere.
Addentrandosi attraverso il Gorin no Sho nella dottrina del Niten si scopre il fondamento della scuola: il vuoto.
Sia la postura, che la camminata, che il colpire con un fendente devono sottostare alla regola del vuoto. Colpire, sì, ma senza l'intenzione di colpire.

Il concetto di vuoto nel Niten, ma anche nelle altre discipline orientali, è molto diverso da quello occidentale.
Il vuoto è l'assenza di forma, di intenzione, di evidenza.

Colpire senza l'intenzione, avere una posizione non evidente, una forma-senza forma, questo è il fondamento del Niten Ichiryu. Solo attraverso la mente vuota, avverte Musashi, è possibile trovare la Via.

Colpire con la mente vuota.

 

Il 19 maggio del 1645 Shinmen Musashi non Kami Fujiwara no Genshi è morto

all’età di sessantuno anni per cause naturali.

 

 

 

una base di approfondimento: http://www.newworldencyclopedia.org/entry/Miyamoto_Musashi

auguri a tutti da orso ( alias betadine )


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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(mmm.. qualcuno è passato...)

qua Musashi si racconta ne "Il Dokkōdō" (o Dokkodou ...il percorso di autonomia), tradotto nel 1965 dal prof. Giichiro Ikeda. (non quella qua sotto)

 

The Way I Go By Myself

1. Non ho mai agito contro alla morale tradizionale.
2. Non ho predilezione per qualcuno o qualcosa.
3. Non cerco mai di strappare un momento di facilità.
4. Penso poco di me stesso, ma gran parte del pubblico.
5. Io sono completamente libero dall'avidità, per tutta la mia vita.
6. Non ho mai rimpianto quello che ho fatto.
7. Non ho mai invidiato gli altri per la loro buona fortuna, o per conto della mia sfortuna.
8. Non ho mai sofferto a separarsi da qualcuno o qualcosa in qualunque momento.
9. Non ho mai rimprovero me o altri; mai lamentato di me o altri.
10. Non ho mai sognato di cadere in amore con una donna.
11. Simpatie e antipatie, io non ne ho.
12. Qualunque può essere la mia casa di abitazione, non è importante.
13. Non ho mai desiderato cibo prelibato.
14. Non ho mai oggetti antichi o curiosi in mio possesso.
15. Non ho mai eseguo "la depurazione" (forse abluzione) o osservato l'astinenza per proteggermi contro i mali.
16. Non ho il gusto per gli attrezzi di ogni genere, eccetto le spade e altre armi.
17. Non ho avuto mai rancore la mia vita per la causa della giustizia.
18. Non ho mai desiderato di avere un patrimonio che avrebbe confortato la mia vecchiaia .
19. Adoro gli Dei e i Budda, ma non penso di dipendere da loro.
20. Preferirei disonorare la mia vita che il mio buon nome.
21. Mai per un attimo il mio cuore e l'anima si sono allontati dalla via della scherma.

 

Il 12 ° giorno del 5 ° mese, il 2 ° anno di Shoho (12 maggio 1645) Shinmen Musashi

 

 

dall'introduzione de Go Rin no Sho

... dopo che sono andato di provincia in provincia, duellato con strategia e con varie scuole e non una volta ho perso il
vantaggio e anche se ho avuto una sessantina di scontri.... questo accadeva tra l'età di tredici e ventotto o ventinove anni...

quando ho passato i trent'anni e ho guardato indietro su quello che ho fatto,
mi venne in mente che non avevo vinto perché avevo imparato i segreti ultimi nell'arte della spada.

Forse ..... [Musashi qui implica che la padronanza strategica dovrebbe significare la certezza assoluta della vittoria in tutte le situazioni] .. con una volontà di acquisire alcuni principi più profondi da allora in poi, mi sono allenato da mattina a sera e poi attraversato la strada della vera spada ..

quando avevo circa 50 anni di età.

 

 

Eli Steenput, Hajime - Belgium (http://www.truefork.org/Hajime/index.htm)


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alcuni disegni e realizzazioni

 

Musashis.jpg

martz1.jpg

paint7.jpg

martz2.jpg

paints02327.jpg

martz4.jpg

paint1s.jpg

tsuba2.jpg

tsuba3.jpg


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... questo "lo prendo" a Francesco

http://www.mustlovejapan.com/subject/musashi_museum/ (vid. Musashi Museum, Musashi Shire e The grave of Musashi ... il filamtino "Miyamoto Musashi" è veramente ridicolo)

 

e per chi volesse.. c'è questo vecchio e moooolto lento film del '44
https://www.youtube.com/watch?v=y6H2g_W5OsM

 

questo invece è un audio-documentario (con intervista finale a M° Yoshiaki HIrano)

 

 

altri video selezionati:

 

(con Toshiro Mifune)

 

Location..

 

il recentissimo video di Japanz'o ..

 

e.. per concludere questa "descrizione" su Musashi e per andare oltre l'arte della spada come suggerito da Lange, che ha cercato di analizzare altre spigolature: vita e modus vivendi... oltre l'emozione e la leggenda, scoprendo che la sua attività "cruenta e violenta" è racchiusa in un breve e precoce periodo scapestrato (fino ai trent'anni) mentre buona parte della sua vita solitaria... (sicuramente causata anche da personali problemi di accettazione del suo "aspetto") lo porta ad una analisi introspettiva attraverso l'uso della spada e della disciplina, facendone un percorso di vita e di studio con il solo scopo di ricercare una identità e lasciare una traccia, una grande traccia.. epica, "deviata" diremmo oggi, ma l'intento era molto probabilmente legato alla accetazione e riconoscimento di un "qualcosa" che portasse in secondo piano o quantomeno oscurare uno status fisico di disagio..

.. "questo"

 

 

 

 

 

Musashi drawn when he was thirteen years old by Tsubaki Chinzan at the time he had beaten Arima Kibei

 

13b.jpg

Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Se possono interessare per qualche studio, approfondimento e traduzione (tipo delle mei delle lame), ho le foto di tutti gli oggetti presenti nel museo.

Purtroppo non vi erano cartellini e so che all'interno del museo erano presenti repliche ed oggetti non originali, mi perdonerete, ma non so distinguerli. :arigatou:


"Indiana Jones e la lama perduta"

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e tu posta ... così si integra

 

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Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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Grazie di aver citato il film, Non sapevo che anche mizoguchi avesse realizzato un film su Musashi!

 

la trilogia di riferimento comunque è quella di Inagaki, spesso chiamata "Samurai" con Toshiro Mifune



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di nulla.

 

sarebbe curioso trovare i primi due film di Inagaki su Musashi (1940 e 1942) e ... tanto per completare la taiga drama televisiva del 2003 (da salvare solo le musiche di Morricone).


Sii immobile come una montagna ...
ma non trattare le cose importanti troppo seriamente.

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