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Rinnovo/Iscrizioni N.B.T.H.K. Italian Branch 2024

La Branch italiana è un piccolo organismo, sostenuto dall’impegno e dalla passione di pochi, ma risulta molto importante per lo sviluppo dei nostri studi sulla token. Vi esortiamo a prendere in considerazione l’idea di far parte di questo gruppo, non solo per progredire nello studio ma anche per diventarne sostenitori attivi. Oltre ad essere economicamente vantaggioso per chi vuole essere socio N.B.T.H.K., permette di avere un contatto privilegiato con la Sede Centrale a Tokyo, dando l'accesso a canali di studio altrimenti impensabili per un occidentale, come accaduto durante l'ultimo Special Meeting.
Chi è interessato e desidera avere maggiori informazioni, che sia già Socio INTK o meno, può contattare il Presidente Gianluca Venier entro il 20 marzo direttamente via email: nbthk.italianbranch@gmail.com

Mauro Rossi

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Che riguarda Mauro Rossi

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  • Compleanno 24/01/1964

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    Uomo
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    perugia
  • Interessi
    Bonsai , coltelleria tradizionale e militare, armi da fuoco militari, filosofia, storia, praticante sportivo (corsa a piedi e bicicletta). Altri, diciamo, "minori".
  1. Tanto per rimanere sullo Zen...io dico che molto "giapponese" è l'osservazione diretta, su cui molti e ben più esperti di me pongono giustamente l'accento. Da occidentali siamo portati molto allo studio; non che, naturalmente, questo sia sbagliato (anzi), ma è un aspetto su cui un tradizionalista giapponese certo pone meno importanza di noi. Probabilmente (probabilmente...) questo ci porta ad essere più propensi agli acquisti on-line. Personalmente non acquisterei on-line. Questo non per una sciocca scimmiottatura dei costumi orientali, ma perchè proprio la frequentazione con quella cultura mi ha convinto che il non-vedere di persona rappresenta una grave mancanza (o forse questo è solo il frutto della diffidenza e dello scetticismo che connotano i contadini della mia terra, e che una certa e parziale conoscenza della cultura orientale ha solo confermato...). Probabilmente non acquisterei on-line neppure dopo lungo ed approfondito studio, perchè considero lo studio condizione sì necessaria, ma non sufficiente; perchè vedere di persona ci dà comunque la garanzia di acquistare un qualcosa che "piace" (e ciò che "mi" piace è il fondamento di ogni considerazione di carattere estetico). Non solo, ma ciò che piace è anche alla base di un collezionismo che, come diceva più o meno esplicitamente Kawari, non è assimilabile ad un investimento economico qualsiasi, ma è essenzialmente passione e ricerca di una soddisfazione personale. saluti
  2. Mauro Rossi

    47 Ronin

    Non mi è piaciuto (troppo fantasy). A me piacevano Itto Ogami e Daigoro, ma certamente si tratta del sempiterno "com'era verde la mia valle"...
  3. Sì, però la mia domanda, Enrico, era essenzialmente questa: quanto, in che misura, è consigliabile un acquisto on-line senza vedere personalmente il pezzo? Chiaramente sto parlando di, diciamo così per intenderci, "tasche di media capacità", ovvero tasche che non sono quelle dello squattrinato (che neanche ci pensa ad acquistare un/una nihonto...) o del miliardario che spende senza alcun problema, ma che sono quelle di colui per il quale 5-6000 euro non rappresentano una spesa impossibile ma neanche un esborso da far tanto a cuor leggero. Questo senza togliere che un principiante par mio potrebbe prendere una solenne fregatura anche rimirando la lama fra le mani per ore ed ore. Ma questo è un altro discorso. Concordo assolutamente con quanto espone Francesco Marinelli nei suoi interventi. saluti
  4. Beh, insomma, è vero che tutto è relativo ma io, ad esempio, che non ho mai visto un/una nihonto dal vivo posso ben dire di essere meno esperto di tanti altri qui dentro, o no? E poi, va beh, "giudicare" è un termine che può avere diversi significati, ma non sempre necessariamente negativi. Si giudica sempre, è ovvio, dal proprio punto di vista, e senza certo pretendere che il proprio giudizio abbia una valenza, per così dire, "universalmente valida". Però si giudica, sempre, perchè il giudizio è connaturato con la natura umana (anche questo è, naturalmente, solo il mio parere). Insomma: è chiaro, è sottinteso, che ognuno spende i suoi soldi come vuole. saluti
  5. Grazie della risposta, Francesco. Dunque una via di mezzo: presa in Giappone ma dopo averla vista di persona... Non capisco come facciano alcuni principianti par mio, o quasi, a spendere allegramente cifre nell'ordine delle migliaia di euro per acquisti on-line (pur prendendo in considerazione solo offerte serie ed affidabili, naturalmente). Quand'ero giovane una pubblicità diceva: "a scatola chiusa compro solo Arrigoni", forse qualche buon attempato se la ricorda. Immagino che Stefano Verrina e Massimo Rossi siano stati con te nel viaggio. Beh, che dire, avesti proprio tutto quel che si può volere, no?
  6. Ma, toglietemi una curiosità, voi le vostre lame, o almeno le prime, le avete prese soprattutto in Italia e, a maggior ragione, dopo averle viste di persona o le avete prese perlopiù da aste on-line o negozi situati in Giappone? Immagino che per un esperto questa seconda strada sia maggiormente praticabile che ad un principiante. Io, ad esempio, non riuscirei mai a spendere tutti questi soldi (perchè poi sono davvero tanti a prescindere...) senza almeno vedere di persona quel che compro. Non che con ciò io voglia dire di essere in grado di valutare se una lama vale o meno il prezzo richiesto, ma almeno avrei la soddisfazione di comprare un qualcosa che mi piace (ove questo "mi piace" venga inteso nel senso più largo possibile). saluti
  7. Ti dico la mia esperienza come appassionato/collezionista di armi da fuoco. Da principio ero convinto di comprare un M4 (quei fucili neri d'assalto....). Anzi, diciamo che presi il porto d'armi soprattutto per comprarmi quel tipo di fucile. Poi, quasi casualmente (un usato molto bello a buon prezzo), mi comprai una pistola da difesa abitativa, ma ero sempre convinto dell'M4. Beh, dopo diverse armi comprate (di un tipo che mai avrei immaginato di comprare), devo ancora comprare l'M4... Ti consiglio di non avere fretta, perchè i tuoi gusti potrebbero affinarsi , divenire diversi, e magari rimpiangeresti di non avere a disposizione quei 5000 euro (che non sono poi pochissimi....) per un acquisto diverso. Poi, che c'entra, i soldi sono tuoi e ci fai quello che ti pare. saluti
  8. Molto interessanti, grazie delle segnalazioni.
  9. Mauro Rossi

    Saluti

    Ciao, benvenuto. Io comincerei con il leggere l'articolo "la lama giapponese", sulla prima pagina del sito. http://www.intk-token.it/la-lama-giapponese/
  10. Avevo sempre pronunciato "katana" e "tanto" senza accento...grazie Maestro.
  11. "La domanda iniziale era: se mi procuro del tamahagane e mi improvviso forgiatore posso realizzare una nihonto ? La risposta è no, e penso saremo tutti s'accordo. Non è certo il tamahagane in sè a fare di una spada una nihonto. E neppure la tempra differenziata. Potremmo invece chiederci: se faccio il mio apprendistato presso un forgiatore giapponese e, dopo anni, divento a mia volta forgiatore "autorizzato", posso pensare di aver realizzato una nihonto anche se ho utilizzato la sabbia ferrosa dell'Isola d'Elba oppure acciai industriali opportunamente trattati ?" Queste domande di Gianluca, a mio parere, racchiudono l'essenza di questo discorso. E la successiva distinzione che egli fa tra spada d'arte e spada d'uso vi aggiunge un fondamentale tassello, perchè vi introduce il dirimente concetto del "bello". Un forgiatore improvvisato non riuscirà mai a fare una bella lama (tamagahane o non tamagahane). Mentre potrebbe riuscirvi un forgiatore, con o senza "autorizzazione" e con un apprendistato più o meno lungo (ma in genere lungo), anche usando sabbia ferrosa dell'Elba o acciai industriali. Del resto, ritengo, non è nemmeno un lungo apprendistato o l'uso rigoroso di tecniche tradizionali a fare di un forgiatore un bravo forgiatore (disse l'allievo di bonsai al sensei: "maestro, riuscirò a diventare bravo come te? Applicandoti molto?", chiese il maestro, "si", rispose l'allievo, "no", fu la definitiva risposta del maestro...). E dunque a far la differenza è l'opera realizzata, il "bello" nel senso di "bijutso", ma un "bello" impossibile da raggiungere se non attraverso un lungo e faticoso cammino ("geijutso") che, solo, può portare l'opera al suo massimo grado di perfezione. In questo "punto", per così dire, tocchiamo con mano la differenza che intercorre fra il concetto di opera d'arte così come si è venuto a formare in occidente e il concetto orientale, e giapponese in special modo. Il concetto di arte "artigianale" giapponese non contempla, ad esempio, un "astratto", una di quelle opere moderne o postmoderne la cui realizzazione impiega quanto? Un minuto? Dieci? Nell'arte oggettiva ed oggettivante dei giapponesi l'opera d'arte realizzata è legata inscindibilmente e, direi, necessariamente (per forza di cose...) a tempi che in genere sono lunghi, se non lunghissimi. I tempi lunghi, dunque, come necessario (ma non sufficiente) complemento del "bello". Un concetto non immediatamente afferrabile da noi occidentali. Scusate le divagazioni. Un saluto a tutti.
  12. Guardate, tanto per dare praticità a quanto dicevo (mi accorgo di essere stato forse eccessivamente teoretico....), io mi concentrei su quelle che sono "sicuramente" nihonto, ma lascerei uno spazio, per così dire, indeterminato. Uno spazio in cui, presumibilmente, non troveremmo mai una linea di demarcazione netta. E' una nihonto una lama forgiata secondo la tradizione ma con sabbia ferrosa dell'Isola d'Elba? Probabilmente sì. E' una nihonto una lama forgiata da Gassan fuori dal Giappone (prendo spunto dai vari esempi fatti su queste pagine)? Probabilmente sì. E' una nihonto una lama cinese che assomiglia ad una lama giapponese? Probabilmente (...) no. Per altri e più "problematici" esempi rassegniamoci all' indeterminazione, o al massimo alla valutazione soggettiva. saluti
  13. Se posso contribuire con una mia breve riflessione a questa interessantissima discussione, io direi di non perdere di vista il concetto giapponese che vuole tradizione E innovazione non così opposti ed inconciliabili come, spesso, lo sono per noi occidentali. Ciò che per la cultura giapponese ed orientale in genere è veramente importante è il concetto di "armonia", di bellezza nel senso di "geijutso", cioè nel senso di un processo che porta l'oggetto (in questo caso la lama) al suo massimo grado di perfezione. Se la bellezza non è intesa come la bellezza in quanto tale, ma come il processo che "conduce" alla bellezza, allora c'è da chiedersi quanto ed in quale misura questa bellezza non possa essere ricavata anche in maniere che non rispettano rigorosamente una tradizione che la cultura orientale, ripeto, non vede nello stesso modo dicotomico ed escludente (rispetto l'innovazione) di quella occidentale. Dunque, si diceva, che cos'è un/una "nihonto"? Dal mio punto di vista, è un qualcosa di bello nel senso di "geijutso", cioè nel senso tradizionale e (appunto congiungerei, non escluderei) bello anche nel senso di "bijutso" (un senso che la cultura giapponese mutua da quella occidentale), cioè bello di una bellezza in quanto tale (una bellezza "fatta", e non più in itinere come nell'altro senso). Insomma, e per farla breve, io sfumerei certe posizioni troppo nette, che certo poco appartengono al modo di vedere orientale (del resto, implicitamente, mi pare lo accenni anche Gianluca nelle ultime righe del suo intervento appena sopra questa mia risposta).
  14. Aggiungerei che per qualche arcano motivo (arcano per modo di dire, ma per spiegarlo dovremmo ricorrere a complessi ragionamenti sul gusto estetico nelle diverse culture) l'"originale" è sempre diverso dalla "copia", pur se essa è fatta a regola d'arte. Nel bonsai (argomento che conosco meglio delle lame), ad esempio, un occhio esperto riconoscerà sempre una pianta giapponese da una che non lo è. Questo, naturalmente, non vuol dire che in occidente o in qualsiasi altra parte del mondo non vengano modellate piante bellissime. E' che cercare di copiare lo "stile" giapponese è pressochè impossibile, e ci sarà sempre qualcosa che farà la diversità (aggiungo per onestà che questo ragionamento mi è stato criticato da un tedesco che ha insegnato per 30 anni in una università di Tokyo, il quale ha detto che questi sono gli stessi argomenti, per lui sbagliati, degli ultraconservatori giapponesi).
  15. A mio modesto parere puoi ottenere risultati apprezzabilissimi anche non usando acciaio tamagahane. Del resto, se così non fosse, vorrebbe dire che tutto quel che non esce dal giappone e dai suoi metodi tradizionali di forgiatura è di qualità modesta. Poi, come ti è stato ampiamente detto, è chiaro che non avresti un/una "nihonto", cioè una spada giapponese così come è canonicamente intesa. saluti

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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"Una singola freccia si rompe facilmente, ma non dieci frecce tenute assieme."

(proverbio popolare giapponese)

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