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G.Luca Venier

'Le Lame Mumei' di N.Nakahara (2010)

Messaggi consigliati

'Le Lame Mumei', di Nobuo Nakahara

in Facts and Fundamentals of Japanese Swords

Kodansha Int., Tokyo, 2010, pagg.119-123



Rispetto ai numerosi e vari oggetti d'arte del Giappone, solo le spade sono state firmate e corredate della data di produzione fin dagli esordi del periodo Kamakura. Messa a confronto con altri oggetti d'arte, l'esistenza di queste iscrizioni ha un valore particolare.

Peraltro è un fatto che esistano anche molte lame senza firma, mumei, e la ricerca per capire chi sono stati i forgiatori di queste lame è sempre in corso. Alcune di queste spade sono corredate di vecchi origami (certificati di autenticità) che furono redatti durante il periodo Edo dalla scuola Hon'ami, che aveva il monopolio dell' emissione di questi certificati, sotto gli auspici del Bafuku. Questa è stata l'origine della frase 'avere il certificato' (having papers), nell'ambito della spada giapponese.

Al giorno d'oggi questi origami si sono evoluti in ciò che viene chiamato 'kantei-sho', e sono diventati molto più accessibili al vasto pubblico. Dopo la Seconda Guerra Mondiale c'è stato un boom senza precedenti nel fenomeno del collezionismo delle spade, anche merito della maggiore possibilità di ottenere questi kantei-sho. Avendo l'interesse per la spada raggiunto un livello così alto, ci si aspetterebbe che questi kantei-sho siano qualcosa di notevole.


Il rilascio di un kantei-sho significa questo: al momento in cui un appassionato si trova di fronte una lama mumei, egli viene comunque 'rassicurato' dalla presenza di questi certificati di attribuzione, che adesso sono di uso comune. O come direi io, sono nati con l'intento di diventare d'uso comune.


Cerchiamo di considerare la cosa drasticamente: se una lama aveva una firma (mei) in origine, perchè dovrebbe essere mumei adesso ?


Una delle ragioni per cui questo può accadere si attribuisce al fatto che la mei possa essere stata rimossa al momento in cui la lama è stata soggetta a suriage (accorciamento).

Ad ogni modo, se la mei di una lama è stata effettivamente rimossa con il suriage, questo vuol dire che siamo di fronte ad una lama molto lunga che è stata accorciata, giusto ? Ho esaminato un gran numero di lame mumei, ma quelle che erano state accorciate più di 3 sun (9,09cm) non erano molte. La maggior parte di queste lame erano state accorciate per un massimo di 1 sun (3,03cm) e di solito avevano il loro nakago originale ed erano state sottoposte a machiokuri. Nonostante questa evidenza, molte delle spade mumei che ho avuto modo di esaminare hanno un kantei-sho che le attribuisce a forgiatori Koto molto noti.


Ci può mai essere qualcuno che abbia l'idea di rimuovere la mei del forgiatore da una lama del Kamakura?

Se, per caso, non si fosse in grado di eseguire un orikaeshi-mei ('firma capovolta' in cui la firma rimane attaccata al nakago accorciato, ripiegandola sul lato opposto), piuttosto che rimuoverla completamente, di sicuro si vorrebbe almeno ricorrere ad un gaku-mei ('firma incastonata', in cui l'intera firma viene ritagliata e reinserita nel nakago accorciato).


Una volta che una lama diventa mumei, tutta la sua storia viene cancellata e diventa poco chiaro risalire a chi fu realmente il forgiatore. Molti collezionisti sarebbero felici di possedere una lama di Nagamitsu, di Kagemitsu o della scuola Rai. Pensando in modo realistico, anche se ci sono molti casi in cui le firme di famosi spadai come Rai, Nagamitsu o Kagemitsu sono state falsificate, credo che non esista nessun caso in cui una firma genuina sia stata volontariamente rimossa. Bisogna considerare questo punto con estrema attenzione, specialmente per quanto riguarda i Tanto che sono nati originariamente senza firma. Non ci sono ragioni valide per le quali un Tanto dovrebbe essere mumei. Questo ovviamente si verifica per creare un inganno.


Come regola, generalmente rifiuto una Katana mumei. Naturalmente le eccezioni ci sono sempre. Ci sono delle lame mumei che sono chiaramente Koto Bizen. Hanno un evidente midare-utsuri, una chiara indicazione della lavorazione Koto Bizen. Ci sono delle volte in cui anche raccomanderei lame di questo tipo. Le caratteristiche di queste lame, con midare-utsuri così evidente, sono distintive di Kanemitsu (un forgiatore Bizen, quarta generazione della scuola Osafune). Comunque, in accordo con la mia teoria sul suriage, penso che queste lame dovrebbero stare, come valutazione, un gradino sotto Kanemitsu. Nel passato alcune di queste lame mumei sono state classificate come lavori di massimo livello, ma io penso che sia ragionevole porle ad un gradino più basso.


Ad esempio, si può pensare che qualcuno voglia prendere una lama 'top di gamma' della Scuola Kozori (una piccola scuola Bizen del tardo '300) e renderla mumei , in modo da creare la possibilità che venga considerata una lama di Kanemitsu. Ma naturalmente nessuno ridurrebbe mumei una lama di Kanemitsu, rischiando così di farla sembrare una lama di Scuola Kozori.


Nel periodo Momoyama (alla fine del'500) sorse la scuola Umetada, i cui adepti furono raffinati artigiani del metallo.


Nei registri della scuola, Umetada Meikan, (in cui vengono segnate tutte le lame che sono passate dalle loro mani), nella sezione della produzione di habaki, viene ricordato un Tanto (ko-wakizashi) firmato da Awataguchi Yoshimitsu (un forgiatore del periodo Kamakura, operante nella provincia di Yamashiro, l'odierna prefettura di Kyoto). La firma su questo Tanto fu ritenuta spuria. Si dice che la firma sia stata considerata falsa dalla scuola Hon'ami, quindi probabilmente furono gli Hon'ami a richiedere agli Umetada di rimuoverla professionalmente. Dopo di ciò, comunque, la lama fu attribuita a Rai Kunitoshi (un altro spadaio Yamashiro, operante leggermente più tardi nel periodo Kamakura) e venne accompagnata da un origami. Quindi bisogna capire e prestare attenzione al fatto che false firme e rimozioni di firme sono state eseguite per secoli, e che quindi bisogna essere sempre molto cauti. Inoltre, anche se si dicesse che questo Tanto era originariamente mumei, con un origami di Rai Kunitoshi, la probabilità che non sia di Kunitoshi sarebbe ugualmente molto alta.

Pensiamo con logica: chi rimuoverebbe una firma genuina di Kunitoshi per rimpiazzarla con una di Yoshimitsu ? Questo mi conduce a pensare, al di là dell'attribuzione a Kunitoshi o a Yoshimitsu, che questo Tanto fosse in realtà di qualità un gradino inferiore, e quindi concluderei che il nome del forgiatore non è così chiaro.


Ho spesso sentito questo motto spiritoso: una lama mumei non può essere gimei. In realtà ci sono alcuni casi in cui si pensa che alcune lame mumei di Rai Kunimitsu con kantei-sho, siano in realtà opera di Hizen Tadayoshi. Questo chiaramente non è un caso di gimei, ma comunque è una forma di inganno.


Continuando su questo piano, bisognerebbe considerare, per prima cosa, il motivo per cui una lama del genere dovrebbe essere mumei. Si potrebbe ipotizzare che in origine fosse un' onesta lama di quel periodo, e che talvolta sia il kantei-sho in sè ad essere in errore. Non che tutti i kantei-sho siano poco buoni: i collezionisti però dovrebbero porre la più grande attenzione nell'osservare quelle che sono le caratteristiche fondamentali di una lama effettivamente sottoposta a suriage.


Questa cosa forse è difficile da seguire, quindi farò un altro esempio. In questo caso, in questione è una lama mumei attribuita a Bizen Mitsutada.

Se si confronta la lavorazione di questa spada con altre lame verificate e firmate, essa risulta piuttosto sana, con un aspetto esuberante e diverso dal suo stile abituale. Molti appassionati sono della stessa opinione e mi chiedono la ragione di questa attribuzione a Mitsutada. Io rispondo sempre: questa attribuzione non è attendibile. Cosa può certificare un' iscrizione in oro posta su una lama mumei se non ciò che essa è in realtà, ossia che è mumei ? Le lame di Mitsutada sono sempre state rare per cui, se una di queste fosse stata accorciata, bisognerebbe chiedersi come mai la firma originale non sia stata conservata ad ogni costo, in orikaeshi-mei o in gaku-mei. E' anche possibile che questa lama non sia mai stata sottoposta a suriage.


Se si afferra questo modo di pensare, si può capire come questa lama mumei attribuita a Mitsutada sia una spada al di sopra della media. Comunque, se fosse un capolavoro, sarebbe sicuramente attribuita ad un periodo ben preciso, ad una scuola ed a un forgiatore, e probabilmente starebbe in una buona collezione. Se fosse di Mitsutada, bene; ma, se non lo fosse, non pensereste di buttarla via solo perchè non è stata realizzata da un famoso forgiatore. Questo non sarebbe il modo di fare di un vero appassionato. Accumulare una collezione che comprenda solo nomi famosi è abbastanza superficiale.


(Nota del traduttore, Paul Martin):


In questo paragrafo Nakahara dichiara di 'non riconoscere' le lame mumei.Per chiarire le sue ragioni, egli ha dichiarato di ritenere che le firme vengano rimosse in modo da farne aumentare il potenziale valore. Comunque egli ha anche detto di essere pronto a raccomandare, in certi casi, una lama mumei.


Questo modo di vedere è focalizzato soprattutto su quelle lame mumei che vengono attribuite ad autori famosi. Anche se inizialmente può sembrare una posizione estrema, essa spinge ad ulteriori considerazioni. Il ragionamento è solido: si prenda una lama di un autore poco conosciuto che rassomigli alla lavorazione di uno spadaio famoso, si rimuova la firma e le possibilità che venga attribuita allo spadaio famoso aumentano. Sono sicuro che questa pratica sia stata messa in atto probabilmente più spesso di quanto ci piacerebbe credere.


In ogni caso, ci sono anche altre ragioni plausibili che giustifichino il numero di lame mumei esistenti.

Una di quelle più frequentemente addotte riguarda la maggior parte delle lame del periodo Nambokucho, che sono state sottoposte a o-suriage. Ciò fu fatto apparentemente per renderle più facilmente utilizzabili nei successivi e turbolenti periodi storici.

Tuttavia questo non risolve la questione, in particolare quando ci si riferisce ai lavori di maestri particolarmente rinomati: perchè la firma non è stata conservata, utilizzando le ben conosciute tecniche di orikaeshi-mei o gaku-mei?

Bisogna anche tenere conto che, durante il lungo periodo di guerre civili in Giappone, fare l'attribuzione di una spada non era cosa di primaria importanza. Le spade di quel periodo erano principalmente delle armi e non erano polite artisticamente, come oggi. Erano oggetti d'uso e l'artigiano che faceva l'operazione di accorciare una lama probabilmente si limitava solo a quello, non si preoccupava di conservare anche la firma.

Penso che operazioni di suriage eseguite con grande perizia, come quelle realizzate dalla scuola Umetada (con il patronato della scuola Hon'ami), non siano entrate nell'uso prima del periodo Edo, quando in un certo senso è mutata la funzione della spada. In quel tempo di relativa pace, l'uso della spada declinò ed essa si trasformò nel simbolo del samurai; queste attribuzioni in oro, kinpun, oppure in lacca rossa (assieme a koshirae ed accessori molto decorativi) guadagnarono in popolarità. Inoltre la classe mercantile emergente ebbe la possibilità di potersi permettere lussi come questi, ed in molti casi furono i ricchi mercanti ad essere in grado di commissionare lavori più stravaganti rispetto a quelli che potevano richiedere i samurai loro contemporanei.


Ci sono varie opinioni sul motivo per cui i forgiatori a volte non firmavano le lame. Una ragione comunemente conosciuta è quella secondo cui una spada realizzata come offerta per un tempio non venisse firmata, per rispetto nei confronti degli dèi. Lo stesso motivo si adduce nel caso di una spada destinata ad un membro della classe superiore. Una spada viene presentata ad un Daimyo senza essere firmata; il Daimyo, in seguito, potrà eventualmente richiedere che il forgiatore la firmi.


Molti lavori della Yamato-den sono mumei, probabilmente perchè molti spadai erano alle dipendenze dei templi. Oltre a ciò molti templi possedevano un gran numero di spade, che venivano prestate quando c'erano dei conflitti bellici. Molte di queste lame non ritornavano, poichè perse o rotte in battaglia, e magari altre spade venivano restituite al loro posto. Come ci si aspetta, anche i Daimyo avevano armerie piene di spade per servire all'occorrenza. E' stato suggerito che tra queste numerose spade immagazzinate nei depositi dei Daimyo ci fossero anche molte lame mumei, lasciate senza firma spontaneamente oppure a causa della loro bassa qualità, essendo oggetti di produzione di massa (kazu-uchimono). Comunque è un fatto, in appoggio alla teoria di Nakahara (che tutte le lame dovrebbero avere una firma), che ci siano molte lame kazu-uchimono firmate.


Nel tardo periodo Edo un gran numero di lame fu realizzato per soddisfare il boom turistico. Dato che il livello di qualità è molto basso, di conseguenza molte di queste lame sono mumei (o gimei).


Fin dalla fondazione della NBTHK, con il boom del collezionismo di spade dopo la Seconda Guerra Mondiale, il rilascio dei 'kantei-sho', ossia i certificati di autenticità, ha ottenuto ampia diffusione. Dal momento che lame con firme spurie non ottengono il kantei-sho, molte lame con mei presumibilmente falsa hanno subìto la rimozione della firma; e, divenute mumei, hanno ottenuto un certificato. In alcuni casi il giudizio del kantei-sho ha confermato lo stesso forgiatore, la cui mei che era stata rimossa. Questo tipo di situazioni avvalorano la teoria di Nakahara: la lama aveva già una firma spuria, in modo da aumentarne il valore, ma adesso che è mumei la sua credibilità è maggiore di quando aveva una firme discutibile.


Il problema fondamentale è che i certificati di autenticazione di basano unicamente su delle opinioni. Se uno non è fisicamente presente al momento in cui viene realizzata una lama mumei, non c'è nessuna garanzia che l'attribuzione possa essere assolutamente corretta. Ci sono molti esempi in cui una lama mumei è stata differentemente attribuita a seconda dell' epoca e del gruppo di esperti che l'ha esaminata. Non è una cosa sorprendente, in quanto le caratteristiche di lavorazione di una spada vengono percepite in modo molto soggettivo.


Le variabili che possono sommarsi nella storia di una spada (numero e qualità di politure, la personalità del politore, il tipo di nugui utilizzato, le variazioni nelle geometrie, eventuali danneggiamenti), possono alterare l'aspetto di una lama, ad un normale esame. Oltretutto ci sono stati casi in cui spadai viventi si sono trovati con una loro lama in mano e, alla domanda 'questo è un vostro lavoro?', la risposta è stata: 'Probabile'.


Anche al giorno d'oggi in Giappone si sono verificati casi in cui è stato necessario attribuire una firma a causa di particolari circostanze. I forgiatori hanno di solito uno 'stock' di lame, a vario livello di realizzazione. Ho sentito di situazioni ai giorni nostri in cui, dopo la morte dello spadaio, il suo stock di lame è stato distribuito agli amici come dono-ricordo. In certi casi il possessore ha avuto la necessità di far temprare la sua spada da un altro forgiatore e, nel caso di lame mumei, ha desiderato di apporre una firma in kinzogan sul nakago.


Questo dibattito sulle lame mumei non si limita solo ai casi in cui una lama sia sottoposta a shinsa per ricevere un certificato (o abbia già un certificato) hozon o tokubetsu hozon, ma arriva fino a comprendere lame che si discute possano raggiungere il livello di Tesoro Nazionale. Finchè non ci sarà una tecnologia in grado di attribuire con certezza le lame mumei (o anche quelle con mei discutibili), questo tipo di dibattito non potrà essere risolto in tempi brevi.

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Un bell'articolo che può dar adito ad una discussione, ma che si presta anche a considerazioni contrarie a quelle a cui è arrivato l’autore.
Per quale motivo una firma deve fare la qualità di una lama?

E se per definire questo parametro abbiamo bisogno di una firma famosa, non vuol dire che non siamo in grado di comprendere fino in fondo
le qualità di questa?

Quando si vede la qualità di una lama lo si deve alla firma o ad altro, e se è la firma che ci crea questa qualità, quanto possiamo essere
certi che anche questa non sia falsificata a regola d’arte?

Penso sia più difficile realizzare una buona lama che incidere una firma anche importante sul suo nakago.

Se una lama non viene adoperata per quello per cui è stata costruita è probabile che la firma diventi molto importante.

I test che sono stati realizzati sulle lame hanno decretato la loro fortuna o il loro oblio, ma può essere che lame realizzate da uno
stesso forgiatore si comportino in modo differente su uno stesso test e questa prova è mai stata fatta o ci siamo accontentati di un test su di un'unica lama?

Può essere che in questi abbia influito la capacità più o meno provata di chi li ha realizzati?

Troppe sono le incognite in un senso e nell’altro ed a queste anche lo studio più approfondito nella maggior parte dei casi non è in grado di
dare una risposta definitiva.

Una cosa è certa, tutto quello che ci può dare sicurezza della bontà della lama senza doverla testare ha un suo costo, più il mercato
crea richiesta più c’è bisogno di certezze, anche e soprattutto per chi ne fa commercio.




"accorciati la firma". Ernst Jünger

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In effetti tutto il libro di Nakahara ha un taglio che si presta ad alimentare interessanti questioni. Lo leggo costantemente da qualche mese e solo adesso comincio a capirci qualcosa, nel senso di riuscire a leggere un pò tra le righe. Mi pare di capire che l'Autore sia estremamente polemico nei confronti (in prima istanza) della 'mercificazione' della spada giapponese. Come anche nell'articolo sulla politura, egli attacca vigorosamente pratiche che, a suo modo di vedere, sono messe in opera solo nell'interesse del commercio delle lame. E non mi stupisce affatto che sia 'criticato' in madrepatria: ne dice quattro anche ai mukansa. In realtà io ci trovo un messaggio diretto proprio a noi occidentali, di non farci incantare da certi 'mostri sacri' o da certe 'consuetudini indotte dal denaro' ed impegnarci ad apprendere gli strumenti che permettano un valido giudizio personale. In questo caso mi pare di capire che l'attacco verso le lame mumei (da non sottovalutare l'obbiettivo reale - le lame mumei attribuite a nomi famosi) non sia tanto per svalutare un'opera senza firma, ma nel denunciare una pratica truffaldina e poco chiara. Peraltro, a fine articolo, dice una cosa molto bella: ammassare (e l'uso di questo termine mi ricorda molto De Feo...) solo lame di nomi famosi è cosa superficiale. Io credo che il suo ragionamento possa implicitamente suggerirci: anche se la lama è realizzata da un forgiatore di poca importanza, essa viene di norma firmata. Questa firma ha un valore documentale e storico, in assoluto. Inserisce la lama nella storia in modo chiaro. Se non ha la firma e questa firma è stata tolta volontariamente con intenti poco etici, ciò è un danno non rimediabile nell'interesse di un genuino studio della spada. E quindi , di conseguenza, via con le 'frecciate' all'universo dei certificati.
Non solo, ma dice anche: 'una spada bellissima che però non ha un nome famoso, che fate, la buttereste via?'. Forse a noi la risposta appare ovvia, ma ho il sospetto, invece, che proprio in Giappone, nel contesto del loro sofisticatissimo ed esoterico collezionismo (anche da parte di Enti e Musei) non sia poi così scontata.

Modificato: da G.Luca Venier

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In effetti tutto l'articolo va letto come: "attenzione ! se un qualche certificato (emesso da un prestigioso Ente giapponese - sottinteso) attribuisce una lama Mumei ad un forgiatore famoso .... dubitate gente, dubitate !"

 

Per quanto riguarda le lame Mumei non attribuite od attribuite a scuole o forgiatori "normali", non si sbilancia ma implicitamente dice " per prima cosa imparate a valutare la qualità di una lama, poi eventualmente deciderete se tenere questa lama in considerazione o meno"

 

E si può estrapolare una terza considerazione: quando esamini una lama, non guardare mai la firma.

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la firma è una caratteristica importante, non solo dal punto di vista originale/non originale ma anche dal punto di vista dello studio.

Intendo dire che la firma stessa può essere studiata, può essere una particolarità intrinseca nel kantei, può portarsi dietro una nota importante, un nome, un pezzo di storia.

E... per assurdo, anche una gimei, può avere un valore in questo senso.... e ancora, a livello di studio, può essere importante persino se e perchè una lama è mumei.

 

Tutto questo per dire che se il nostro fine è lo studio, che la firma ci sia o no , è di interesse relativo.

Se invece il fine è dare un valore a una lama , attribuire un autore o meno a una mumei può essere un fattore radicalmente determinante. E in questi casi, senza un preparazione adeguata, si rischiano sole clamorose.



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Leggo ora questo post con traduzione dal libro di Nakahara, appunto perché sono finalmente riuscito a trovarlo ad un prezzo decente. Grazie per la traduzione! Volevo esprimere la mia personalissima opinione su questo vastissimo ed intrigante argomento. Se l'intento di Nakahara era colpevolizzare la mercificazione senza scrupoli di quest'arte concordo con quanto scritto, ma altresì non sono d'accordo sul dare tutta questa importanza alla firma in una spada. Come possiamo essere sicuri al 100% che questa firma sia originale e non falsificata benissimo, o addirittura postuma pur essende la spada realmente del forgiatore in questione? Anche in caso di gaku-mei come possiamo essere sicuri che la firma incastonata apparteneva proprio a quel nakago sottoposto a suriage? Ci possono essere molteplici motivi per cui una lama sia mumei. Non restringiamo il campo. È davvero un discorso affascinante e vastissimo e non lo si può a mio parere semplificare solamente col fatto di riuscire ad ingannare qualcuno per attribuzioni famose o per fare più soldi.


Diego T.

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Riguardante questo discorso sarebbe interessante confrontare questa lama mumei attribuita a Muramasa presente su aoi ed una lama con tanto di firma e certificato sempre attribuita a Muramasa postata da Francesco Marinelli su un social network ( che se volesse farmi la cortesia di postarla pure qui gliene sarei molto grato).

Questa quella su aoi:

http://www.aoijapan.com/katana-mumeimuramasa


Diego T.

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Se riesci Diego copia le foto di Aoi art sul forum :vecchiocinese:

 

Con piacere vi posto il tutto :arigatou:

Avevo trovato una lama con firma Muramasa che è stata venduta in asta in Giappone. Gentilmente Sandro mi ha tradotto sayagaki e certificato:

 

Ise no Kuni Muramasa – Niji Zaimei Nari (Ise no Kuni Muramasa – presente firma composta da due caratteri) Hachō Ni shaku, Ni sun, Ni bu Ari Kore (Lunghezza della lama: due shaku, due sun e due bu) Shōwa Yonjūnen Kinotomi Yayoi Hi (Un giorno di Marzo del 40° anno dell’epoca Shōwa (anno di Kinotomi) – 1965) Kanzan Shi Kaō (Kanzan Shi ed il suo sigillo).

 

Il certificato della N.B.T.H.K. indica la spada come Kōshu Tokubetsu Kichō Tōken ed è del 1978.

 

10Mura.jpg1mura.jpg2mura.jpg3mura.jpg4Mura.jpg5Mura.jpg6Mura.jpg11Mura.jpg8Mura.jpgMurasayagaki.jpg


"Indiana Jones e la lama perduta"

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Grazie Francesco, appena rientro a casa posto le foto di aoi, comunque il link c'è.


Diego T.

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Figurati, sisi ho visto il link è solo che in questo modo si salvano le immagini e non andranno perse dato che dopo un po' di tempo vengono rimosse dal sito :arigatou:


"Indiana Jones e la lama perduta"

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Signature : Mumei(Muramasa)

 

Sue Koto: Saijo saku: Ise province.

 

Sayagagi: Ise koku Muramasa(Mumei)

Around Eisho era, blade length is 69.4cm by Dr. Kanzan in December 1972

 

(We divide 4 sections for each sword as Saijyo saku, Jyojyo saku

Jyo saku and regular saki)This sword belongs to Saijo ranking.

 

The blade was polished by high ranking polisher.

Habaki : Solid gold habaki(50g).

Blade length :  69.4 cm or 27.32 inches.

Sori : 1.9 cm or 0.74 inches.

Mekugi : 1

Width at the hamachi : 3.39cm or 1.33 inches.

Width at the Kissaki : 2.42 cm or 0.95 inches.

Kasane : 0.63 cm or 0.24 inches.

Era : Bunki, Eisho, Oei and Tenbun era.

Shape: Wide and rather thick, Ookissaki balde.

Jitetsu: Ko-Itame Hada well grained with fine Jinie attach.

There Chikei. greatest Jigane.

Hamon: Ko-Nie Deki, from the Hamachi is Suguha and then Gunome Midare.

The Hamon is same style on both side. In Ha, there are many Sunagashi and Kinsuji.

Boshi is Midare Komi Yakisage style.


Diego T.

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Ora ci sono tante domande da porsi e moltissime ipotesi...per prima cosa fare un confronto fra le due lame, per poi passare al nakago, perché la lama mumei non è stata firmata ma attribuita comunque a Muramasa? La lama firmata ha una firma autentica? Ci baseremmo su cosa per un eventuale scelta? Quale sono le conclusioni che possiamo trarre anche in base al discorso di Nakahara?


Diego T.

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Lasciando per un momento da parte la questione delle sofisticazioni, a mio parere il principio per cui una lama firmata è preferibile ad una mumei è sempre valido poiché, in assoluto, la firma documenta un autore ed un contesto storico. Quindi, a livello di studio, rappresenta un punto di riferimento certo; un po' come succede per altri oggetti d'arte, ad esempio i dipinti.

Nei caso in cui una lama nasca mumei il discorso ovviamente cambia ed i riferimenti si possono ottenere solo con l'esame della lama stessa. Per quanto riguarda certi periodi storici e certe scuole non ci sono anzi alternative, ma lo stesso Nakahara afferma di non disdegnare una lama mumei "in determinate circostanze". Quindi non si può, e non si deve, generalizzare.

Nakahara, però, fa riferimento sempre ad esempi di altissimo livello, non bisogna dimenticarlo. E parla di sofisticazioni su lame importanti, giudicate da organismi (o personaggi) del massimo livello (o così ritenuti tali). Quindi bisogna fare attenzione a trasferire quei concetti alle lame che inondano il mercato e che magari inseguiamo noi sul web, perché i parametri possono essere diversi.

 

Le attribuzioni e le firme, poi, sono un argomento estremamente spinoso e, probabilmente, solo un grandissimo esperto della lingua può destreggiarsi bene in questo campo, oltre all'obbligo di avere sotto gli occhi i riferimenti certi a cui far capo (in questo caso le firme ritenute autentiche senza ombra di dubbio). Stessa cosa per quanto accade per le firme degli artisti figurativi.

 

Non dimentichiamo che gli stessi giapponesi arrivano a pasticciare parecchio, soprattutto quando in gioco ci sono importanti "certificazioni". Il caso che abbiamo pubblicato sul nostro Bollettino è esemplare: una lama con firma ritenuta "brutta " viene resa mumei. Da mumei diventa juyo token con attribuzione attinente alla firma. Allora la firma viene reintegrata in gaku mei, e diventa tokubetsu juyo. Che ne dite ?

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Ma se la firma non fosse autentica? È preferibile comunque? Per altissimo livello cosa si intende? Altissimo livello di nome o di qualità? Beh e se non dobbiamo riferirci a lame non di altissimo livello i libri che abbiamo sono realmente utili a giudicare tali lame?


Diego T.

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e qua ne vorrei dire un'altra.

I confronti per l'autenticità delle firme vengono fatti consultando fotografie ed origami di mei ritenute buone, dando per scontato che il fabbro possedesse una specie di timbro che riproduce sempre la stessa firma nei minimi particolari, invece che pensare al fatto che questa è bulinata a mano nell'acciaio!

Le disquisizioni sulle mei Tadayoshi, con l'inclinazione di un tratto in un certo senso e lo sbaffetto nell'altro, sono esemplari al riguardo.

Concordiamo sul fatto che gli artigiani giapponesi son fenomeni al punto di lavorare al livello di un utensile a controllo numerico, ma quanti di voi, firmandosi su un pezzo di carta, riescono a riprodurre l'esatta identica (e propria) firma in ogni dettaglio? Se qualcuno ce le controllasse, quante gimei facciamo ogni giorno su un sacco di documenti?

Inoltre sembra a volte che, mentre i fabbri son fenomeni, i falsificatori siano tutti stupidi: si mettono a falsificare una firma, e sbagliano tipologia di caratteri od addirittura il lato della firma?

Nel mondo occidentale ci son stati falsari che han piazzato loro finte opere (fondi oro, dipinti rinascimentali, barocchi ed impressionisti-leggetevi la storia di Han Van Meegeren) in molti musei e se non lo dicevano loro i quadri sarebbero ancora lì, alla faccia degli esperti di arte. Se un giapponese ci si metteva a far false spade, poteva ingannare tutti (Kondo Isami, uno dei capi della Shisen-Gumi, aveva una Kotetsu falsa probabilmente realizzata da Kajihe (Hosoda Naomitsu).

Logicamente ci si deve dare una base di studio ed origami e fotografie sono i supporti primari, però ste certezze attributorie a volte mi fanno un pò sorridere, considerando che si parla magari di un oggetto con 700 anni di storia...

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Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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