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Cagli0str0

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messaggi di Cagli0str0


  1. Se nei Kata prevedete l'impatto temo che un po' alla volta la vernice salti via in corrispondenza del monouchi e del mune dove si effettuano le parate.

     

    salta via eccome... salta via anche il legno... figurati la vernice

     

    Ma se il bokken che hai preso è specifico per il katori e lo hai comprato in giappone può darsi che sia verniciato a dovere e che la vernice tenga a lungo.

     

    il bokken che ha comperato non è specifico per il katori, inoltre il colore non è mai dato dalla "vernice", Giappone o non Giappone che sia, ma quanto piuttosto dalle essenze... e le essenze sono studiate in baso all'utilizzo/peso/bilanciamento/robustezza, non di certo per aspetti "estetici"

     

    Nel mio Dojo i bokken neri, corredati di saya di plastica, vanno per la maggiore tra i nuovi arrivati

     

    oddio ^_^''

     

    perchè in occasione degli embu fanno la loro figura,

     

    estetica per l'appunto

     

    però tutti abbiamo un bel bokken in ciliegio da pochi euro che posiamo maltrattare nei kata di kendo.

     

    quello è lo standard, anche se dalla mia povera esperienza, i bokken in ciliegio sono allucinanti, hanno la bruttissima abitudine di scheggiarsi con estrema facilità,

     

    in ogni caso per me la vernice è sempre una pessima cosa :

     

    prima di tutto il contatto della pelle dovrebbe essere con il legno "vivo" per innumerevoli motivi, non di meno il controllo e il confort,

     

    per i bokken da suburi invece bisogna considerare bene la lunghezza, il bilanciamento ed il peso,

     

    poi un bokken per kata dev'essere di un legno molto compatto, per evitare che all'impatto si scheggi, ma piuttosto si ammacchi leggermente (amo la quercia :D),

     

    i bokken con saya, nascono esclusivamente per lo iaido non per i kata, se no tradizionalmente si usava il bokken infilato nella cintura.

     

    Personalmente agli allievi giovani che in dojo da me arrivano con un bokken verniciato, gli do in mano la carta vetra per levare la vernice, poi una bella carta abrasiva per lucidare il legno ed un po di olio per renderlo ricco e limitare quindi le scheggiature...

     

    poi oh... gustibus...


  2. il wataista è il jhonny della arti marziali :D

     

    è uno che guarda i film di arti marziali e poi salta su e giù dal divano con la scopa... spaccando il relativo lampadario... urlando... wataaaaaaaaaaaaaaaa... e poi si bulla in giro delle sue rare doti marziali !!!

     

    per Curelin... nessuno era offensivo ^_^''... è un modo di scherzare/giocare... tranquillo

     

    ritornando ai bokken :

     

    http://www.tozandoshop.com/category_s/84.htm

     

    qua puoi trovare in vendita i bokken con la fattura specifica per ogni stile...

     

    come puoi vedere da questo esempio, ogni "ryu", "stile", "arte marziale" ha bokken con caratteristiche specifiche !

     

    il bokken in ciliegio della jute, per intenderci, è invece una cosa economica ed ultra mega generica...


  3. la spada giapponese si utilizza nella stessa maniera sia per i destri che per i mancini,

     

    come impugnare un bokken in maniera corretta e capirne il movimento è una delle cose piu' importanti e difficili,

     

    non è fattibile col "fai da te", in quanto errori in questa fase, pregiudicherebbero il corretto apprendimento in maniera drammatica,

     

    attendi il tuo amico "katorista"... sperando che a sua volta abbia un minimo di "esperienza" per trasmettere l'insegnamento... se no... affidati ad un maestro !


  4. secondo me il bokken ha il suo fascino proprio per l'essenzialità, il bokken non è un katana, è lo spirito della lama nel corpo di legno. Se un giapponese vedesse un bokken con uno tsukaito ti guarderebbe in modo curioso, così come per ogni ryu c'è un tipo di bokken e/o di tsuba...Per il resto le tue scelte personali non si discutono :happy:

     

    quoto... e... chiedere al maestro ? :D


  5. al fare da autisti ai maestri giapponesi durante gli stage che organizziamo, con rispetto e rigore. :arigatou:

     

    hehehehe... ci siamo passati tutti dal lato "autista"... vista la frequenza di questa usanza giapponese... sembra essere una pratica fondamentale del budo :happytrema:

     

    sarà una specie di misogi :checcevofa:


  6. comprendo benissimo le tue parole: un conto e' eseguire una bella coreografia, un conto renderla reale. Per questo il nostro senpai ci fa eseguire alcuni kata ( di iaido) alla massima velocita' di cui siamo capaci, per eliminare movimenti inutili, per cercare di mantenere postura e correttezza nei movimenti in condizioni in cui tutto potrebbe diventare caotico e per renderci conto delle reali condizioni di uno scontro per quanto immaginario e soprattutto per non pensare, per portare lo spirito alla condizione di vuoto tipica dello zen. Non e' facile.

     

    io, come dicevo sopra, non confonderei, il pensare la tecnica in "termini reali", cioè viverla come reale e il rendere la tecnica reale...

     

    anche nel battodo, bisognerebbe vivere la paglietta inumidita come un arto reale quindi con tutta la realtà del movimento e magari anche con tutte le implicazioni dovute al taglio di un corpo umano, per formare una morale, un'etica ed una persona... questo ok

     

    in caso contrario dovresti muoverti mascherato di notte con una spada cercando di andare a sbrindellare persone a caso


  7. piccola nota su "arte marziale",

     

    premesso che è una dizione occidentale,

     

    in Giappone si è più portati a parlare di Budo, oppure più raramente del famoso Bushido,

     

    cioè la Via del Combattimento o la Via del Combattente, ritorna prepotente il concetto di Do, inteso come percorso, via,

     

    quindi, io personalmente noto come la parte "marziale", sia il punto di partenza non di arrivo,

     

    inteso come : studio della via del combattente o del combattimento, studio di quello stato d'animo, studio di quell'educazione, dell'onore ecc ecc e di tutti quei valori collegati al Cavaliere con la C maiuscola, interpretabile in occidente quasi con i Cavalieri Templari,

     

    è quindi la via per raggiungere quei valori e quella rara capacità di "agire" secondo virtù, data dall'unione tra corpo mente e spirito,

     

    non

     

    scuola di guerra in pillole per annoiati borghesotti,

     

    io ritengo che qualsiasi "arte marziale" in un contesto reale sia deficitaria, in un'epoca di combattimenti privi di ogni onore o valore, meglio una schioppettata in mezzo agli occhi...

     

    e ritengo anche che se uno cerca un addestramento militare... allora non può esimersi da un "condizionamento" mentale portato alla guerra e portato, come fanno i soldati, a reagire in maniera radicale e totalitaria a qualsiasi stimolazione, qualunque essa sia, raggiunga la loro sfera d'intervento,

    tutto ciò è però reso possibile dal fatto, non secondario, che i soldati sanno che di qua ci sono gli amici e di la ci sono i nemici, e dalle cosi' dette "regole d'ingaggio", non a caso si è sempre molto molto molto cauti a far intervenire l'esercito in contesti "urbani" in cui servono altre doti... dove eccellono corpi di polizia, intesi in senso allargato, che non sono di certo abili a "menar le mani".


  8. nel momento in cui tolgo al combattimento la volgarità della violenza faccio arte, da cui arte marziale !

     

    nel momento in cui riporto la violenza nell'arte, faccio una volgarità !

     

    pensare costantemente alla tecnica con realtà è una cosa... dover per forza dimostrare che una tecnica è reale è un'altra...

    senza dimenticare che molte arti marziali oggi, sono do e non jutsu, conta quindi più il "come" che il "cosa"...

     

    l'eccesso di realismo nella tecnica è un "limite" dal quale devo cercare di liberarmi anche io...

    il dimostrare che le tecniche sono reali è una necessità per insicuri ed infantili, quale anche io mi ritrovo ad essere, la ricerca dovrebbe essere di diverso tipo !

     

    questo non significa che tutto il marasma di marzialisti "new age" che si trovano in giro sono giustificati... o che lo siano certe porcate suicide fatte passare per tecniche marziali... il rispetto per l'arte e per la purezza tecnica devono essere costante metro di confronto e vero fine del quotidiano perfezionamento,

     

    O-Sensei amava dire che le tecniche dovevano essere "sincere", non "reali" !

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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"Una singola freccia si rompe facilmente, ma non dieci frecce tenute assieme."

(proverbio popolare giapponese)

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