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Tsubame

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messaggi di Tsubame


  1. in queste cose teniamo anche conto della controinformazione di guerra

     

    La Associated Press è americana, il libro è americano, il reporter di guerra a cui si deve la notizia pubblicata sul libro era americano ed è stato pubblicato credo negli anni 80. Scrivo dal lavoro e non posso dare l'ISBN ma ho già visto che non sembra esserci su Amazon...

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  2. Si è spesso discusso di quanto e come la spada giapponese,emblema divino di nobiltà e giustizia e simbolo del guerriero nipponico possa essere stata protagonista di atrocità durante la storia del Giappone Moderno.

     

    Nel 1937 L'Osaka Mainichi Shimbun e Tokyo Nichi Nichi Shimbun forti dell'icalzare della fervore ultranazionalistico e dell'appoggio degli organi di propaganda si occuparono a più riprese di una singolare sfida che vide contrapposti due Sottotenenti dell'unità Katagiri di stanza a Kuyung in corsa per il primato di 100 teste nemiche abbattute con la spada.I due contendenti : Toshiaki Mukai e Takeshi Noda incoraggiati dai loro diretti superiori durante gli scontri abbatterono complessivamente centinaia di vittime innocenti.In verità pare che non tutti gli abbattimenti furono il frutto di azioni belliche ma piuttosto il frutto di opinabile giustizia sommaria esercitata su nemici sconfitti o civili.

     

    Si narra che Mukai Yoshiaki avesse poi raggiunto il terribile numero di 250 vittime mietute e che avesse invitato poi Takeshi Noda ad estendere il record e prolungare la sfida fino al raggiungimento di 1000 teste recise.

     

     

    Ciao Shimi. Mi pare di ricordare che la sfida per 100 teste fosse stata intrapresa nella durata di un solo giorno,ed esclusivamente su prigionieri. Successivamente sarebbe stato sollevato il dubbio sulla possibilità di effettuare 100 tagli del genere in 12 ore (giornata "lavorativa"). Ma non ho più dettagli e potrebbero solo essere illazioni.

     

    Non che questo migliori le cose.

     

    Ogni guerra può essere vista come un compendio di contraddizioni.

    Facendosi portavoce di miseria e malvagità,il conflitto bellico spesso è sopratutto sinonimo di spietata avidità aldilà delle congetture politico-diplomatiche sulla giustezza degli intenti insiti.

    Contrapposti sentimenti che vanno oltre l'interesse Nazionalistico spesso emergono lungo la durata dei conflitti,dando modo a tutte le possibili sfumature umane di emergere.

     

    Completamente d'accordo. Nella stessa campgna del Pacifico i civilissimi difensori della libertà a stelle e strisce usavano sacche di sangue "per neri" e "per bianchi". (fonte : "War against Japan", Associated Press). Sembra che quelle per neri non fossero sempre disponibili and non erano ammessi "mix".

     

    Non sono menzionati altri "colori" ma mi chiedo con cosa curassero i soldati della brigata giapponese spedita in Europa, la più decorata di sempre dell'intero esercito USA, ancor oggi.


  3. In verità a pensarci bene si potrebbe anche dire senza errare che si è usato *anche* tamahagane in passato come oggi

     

    Perfetto.

     

    Sarebbe anche bello puntualizzare che , come Tamahagane non necessariamente significa Kawagane (in effetti il Kawagane è il risultato come dicevi di un mix personale) anche dire Shingane non necessariamente significa dire ferraccio, come di solito

    si pensa. Le mescole e le qualità di entrambi sono e sono state forse tante quante le scuole (non voglio dire gli spadai)

    In certe lame antiche lo Shingane è così di buona fattura sia nelle componenti che nella lavorazione da risultare difficile da identificare quando esposto dalle troppe politure, da cui la credenza che la tecnologia è stata introdotta solo in un tempo relativamente tardo.


  4. Inoue Shinkai,Noda Hankei,Echizen Yasutsugu e tanti altri spadai hanno forgiato spade eccezionali anche senza tamahagane sfatando oltre quattrocento anni fa il mito che esige l'impiego di tamahagane per una token.

     

    Shimi, si ritiene che abbiano usato *anche* Nanbantetsu, non *solo*. Usavano il Nanbantetsu in aggiunta al Tamahagane/Oroshigane e potrebbe persino essere che fosse una formula commerciale farlo figurare nella firma. Allora era molto di voga al punto da fare Tsuba di puro nanbantetsu senza decorazioni, come fosse un longotto di materiale prezioso.

     

    A riguardo vorrei ricordare che non c'è nemmeno una definizione precisa di "Nanbantetsu" in quanto significa semplicemente "acciaio dei barbari del sud" dove come Nanban erano catalogati anche i Russi oltre agli Inglesi, Olandesi, Spagnoli e Portoghesi che portavano acciaio sia dai loro porti nativi che dalle colonie come l'India.

     

    La discussione sul Nanbantetsu, le sue origini, proprietà e utilizzo è lontana dall'essere definita,

    specialmente sulle sue effettive caratteristiche "superiori" al Tamahagane.

     

    Ritengo che attribuire la superiorità di certi spadai meramente all'utilizzo di un materiale sia mancare di rispetto al loro genio. Infratti producevano anche lame senza Nanbantetsu, della stessa qualità delle altre loro creazioni più "esotiche".


  5. Per gli Hitsuana Paolo ha ragione, sono Daki-Myoga (抱茗荷).

     

    Si ritiene la Tsuba sia stata prodotta in una zona costiera (Kyushu?, sicuramente Ko-Akasaka, possibilmente Tadatori III) e alla fine il consenso sull'interpretazione del dettaglio stilizzato che ho postato è stato per questo :

     

    flying_fish.jpg


  6. Kento, anch'io ho risposto una cosa del genere (sempre sull'altro forum), pensando alla Fenice Imperiale e alla sua coda, ma ero sulla traccia sbagliata. Come suggerito da altri *dovrebbe* (impossibile esserne sicuri) essere un soggetto marino, ma non c'entrano i delfini.


  7. Lo shinogi non è trattato a migaki ma con un abrasivo da gioielleria, il boshi non è sbiancato a sufficenza e quasi non lascia vedere la curva di tempera, la finitura in sashikomi (se così si può definire) presenta un hada molto chiaro per questo tipo di finitura inoltre è stata lasciata bianca una zona casuale, come casuale è l'hamon, questo togishi pveretto non sapeva dove scurire e dove lasciare sbiancato e in questo lo capisco poverino. Me lo immagino con la jizuya in mano a guardarsi la lama e a chiedersi "ma dove cacchio è l'habuchi?" , e così...via di suguha dritto come un fuso,come si dice "Chi coio coio!" Nell'hada poi si vedono lunghe venature scure dovute ad un a disomogeneità del materiale, zone pallide, alloni allungati più scuri, venature nerastre e questi come li chiamo Kinsuji? Chiedo scusa ai kinsuji, queste venature che viaggiano in uno stretto ayasugi brillanti e numerose, ma avete mai visto dei kinsuji perpendicolari al filo? Qui ci sono. Chissà che beneficio in termini di resilienza!!

     

     

    Kento, prova a immaginare chi è capace di fare un post così su Hosho Sadamune :

     

    Comincia...

     

    Hi xxx, nice to meet you in Japan. Hope you found some treasures!

     

    Since we are walking down memory lane....regarding Hosho Sadamune;

     

    This year Tanobe-sensei organized a lecture for the foreign members of the NBTHK. There was a signed Hosho tanto (Sadayoshi if I remember correctly) on display. In his lecture, he addressed this topic briefly citing that although Sadamune is regarded as the founder of the school, there is only one work signed Sadamune and it is regarded as being somewhat suspicious.

     

    So in this regard, I agree (and never disagreed btw) that Sadamune could be regarded as a contentious call in kantei. As a further example, at one of the US shows the American Branch provided a kantei excercise. The kantei was informal in nature and not for score, just folks putting answers on slips of paper and handing them in. Included among the subject swords was a lovely Ko-Bizen blade. The sword was ubu and zaimei to Tomasa. Bob Benson remarked during his lecture that the only proper call would have been to Ko-Bizen even though the sword is signed because there are so few signed Ko-Bizen works at all, and certainly a direct call to Tomasa would be so obscure that one would most certainly have had prior knowledge of this particular sword. Bear in mind, these comments were regarding a signed piece.

     

    Back to Hosho; The Nihonto Koza lists the same Sadamune that xyz posted which is Juyo Bijutsuhin, and this is the contentiously regarded signed work nobody can really be sure of. So....Sadamune is regarded as the founder of the school, and we covered the lack of any of his works with conclusively reliable signatures. However Albert Yamanaka states that there are a "considerable number of blades by this swordsmith remaining today". Other sources such as Fujishiro, and the Nihonto Koza concur this by the direct descriptions and/or comparisons of Sadamune works, none of which are documented as being signed or unsigned other than the one contentious zaimei Jubi tanto. So the fact remains that there is also a concensus that Sadamune left a very large body of works, that today are unsigned. We can acertain, as is proper, that there is some measure of consistantly identifiable work among Sadamune works that would lead to any outward statement of "considerable numbers" of extant works, or such prominent mention of Sadamune in general. Otherwise, in the lack of extant works he would be regarded as his father, Kunimitsu, who has none to be identified, and thus the founding credit would likely have been passed to Sadaoki or Sadayoshi.

     

    So, therein lies the inconsistancy that a Go can be directly attributed though there are no extant zaimei works, and that darn few any at all, while Hosho Sadamune with a large body of extant works cannot be directly attributed......in *formal* kantei. However as a measure of attribution, Kanzan Sato seemed perfectly willing to place sayagaki in direct attribution to Hosho Sadamune on the aforementioned *informal* kantei blade, and the NBTHK obviously agreed enough to document it exactly the same on the accompanying papers as "Hosho Sadamune".

     

    So while I agree that there is a measure of improperness to a direct call of Sadamune in formal occassions, that doesn't make the call incorrect or inaccurate, nor does it illigetimize the written attributions that others have documented. There is little dispute that Sadamune has an extant body of works that can be attributed to him directly. It's easy to get lost in the minutia of what may be proper or improper, but never underestimate the importance of context.

     

    Okay, in order not to thread drift down memory lane completely, let's get back to yyy sword. The signature reads "Hosho Goro". Fujishiro documents Hosho Goro as an inclusive part of, and alternative signature of Hosho Sadayoshi. It also is listed as an inclusive part of Sadaoki. A cursory look showed no examples for comparison for either smith, but I would encourage you to have the sword looked at. Even if the signature is questionble, Hosho works are generally not, and the signature could have been placed in attribution to someone from a very recognizable school. I guess if the mei were removed and it were a Hosho, it would be Sadamune by default.

    :)

     

     

    ...termina


  8. Soldi, soldi , soldi, il problema sono i soldi e l'incapacità di discernere di certi clienti.

    La cosa che più biasimo è la mancata volontà di comprendere di certa gente, il non voler mettersi in gioco, basta una certficazione fatta da uno che fa sayagaki anche su ombrelli se lo pagano, basta la firma di un tosho rinomato, basta il togi giapponese se non anche in questo caso il togi di un togishi famoso, tanto deve bastare nella loro testa bacata per stabilire il valore e la bellezza, di fronte ad una clientela così anche gli esecutori cominciano a fregarsene , sprattutto se l'oggetto finisce a 5000 kilometri dall'unico posto dove ben più d'uno potrebbero storcere il naso.

     

    :ballo: L'hai detto, L' hai detto !!

     

    Approvo. A maiuscola.

     

    P.S. applicabile anche a Kantei e attribuzioni fatti/e fuori dal Giappone.


  9. Una lama polita in Italia da un togishi gaijin ha pari dignità di una lama polita in giappone da un togishi nipponico?

    Vorrei se non dispiace esprimere la mia posizione in proposito. Penso che per certi aspetti larisposta sia NO. Penso che un ottimo togishi nipponico possa eseguire un lavoro dotandolo di un quid, di una sfumatura che mai potrò avere

     

    Qui la parola chiave è *ottimo*. Intendi "fra i migliori" ? Se sì, concordo, ma dimmi, veramente credi che non ci siano giapponesi ciarlatani o scarsi o mediocri

    o bravini o... che tu non possa battere ? Che ci siano solo "ottimi" ? naa.. vedi qui sotto.

     

    piuttosto mi sconforta avere la sensazione di un certo decadimento qualitatitvo proprio laddove dovrebbe risiedere l'eccellenza. L'osservazione diretta e da immagini di molti togi nipponici m'insegna che il problema della caduta qualitativa non è dovuta solo a elemnti esterni al Giappone ma anche a spinte interne. Ci sono pessimi togishi in giappone, di questo sono certo.

    Da qui deduco che se vi è una dispersione qualitativa nel togi allora potrà esservi anche tra i tosho, tra gli tsubashi e tra tutti gli altri artigiani.

    Fosti tu un tempo a parlarmi di "mala tempora" e non potrai mai trovare qualcuno che concordi più di me.

     

    Mala tempora... se fosse una cosa postabile ti parlerei dei problemi che un caro amico, residente in Giappone e *assolutamente esperto e del settore*

    ha proprio adesso con un Togishi giapponese che ha lavorato male e non vuole ammetterlo. Siamo a livello di Tribunale con date delle udienze

    fissate. Pensi a quale incubo possa essere per un occidentale là residente una cosa così ?

    Perchè ci sono *ottimi* collezionisti all'estero che non si affidano ai Togishi giapponesi ? Perchè l'equivalente di un, diciamo, Bob Benson in Giappone

    ha una lista di attesa di 2 anni e ci entri solo se sei presentato o se la lama è davvero di quelle che meritano. Naturalmente concordo che per

    certe lame *non dovrebbe* essere fatta una scelta diversa se non fra i migliori Togishi giapponesi, (non me ne voglia nessuno), ma parliamo

    di lame veramente importanti.

     

    Per ricollegarci al restauro e alla nuova fattura, effettivamente una lama antica può avere un valore spirituale (ancora, per alcuni...)

    maggiore di altre fatte oggi, ma siamo sempre nel campo delle cento pertiche. Quante spade fatte oggi sono artisticamente meglio di tante antiche ?

     

    Lo stesso vale per i Kodogu. La provenienza non è necessariamente garanzia di qualità artistica.

    Anche se per le spade rimane il fattore spirituale che sembra non applicarsi ai fittings e alle montature (vogliamo dimenticare gli sayashi

    che impazziscono con l' Urushi ?)


  10. "Se Yoshihara fa yakiire a Firenze è una nihonto?"

     

    A questo si fa presto a rispondere. Basta mandarla in Giappone "a prendere le carte".

     

    Signori, non andiamo sul personale.

     

    Non c'è possibilità di razionalizzare le passioni e l'arte. E non ve ne è neanche la necessità.

    L'aura spirituale che ha sempre accompagnato le NihonTo ha, ancora da sempre, affascinato gli

    occidentali. Nelle parole di Mishima in "Lezioni Spirituali per giovani Samurai", capitolo "I coraggiosi":

     

    "Compresi allora che ciò che impressionava gli occidentali non è la nostra letteratura ma le nostre spade".

     

    detto da un giapponese che ha vissuto tutta la vita da dandy e che è finito ad aprirsi il ventre vestito da

    soldatino dopo aver perso il Nobel fa pensare (del resto Kawabata che è sempre stato tradizionalissimo

    si è ucciso con il gas...).

     

    Le contraddizioni sono umane, non giapponesi o Gaikokujin.

    Cerchiamo perciò di scindere arte, spiritualità,tradizione e praticità, tutti elementi presenti

    contemporaneamente nelle NihonTo.

    Chiesa e Stato divisi. Una ferraglia del Sengoku può avere la stessa dignità spirituale di una Kotetsu,

    ma non ne avrà mai lo stesso valore artistico.

    Di contro una lama fatta da un occidentale può (Keith Nobuhira insegna) arrivare al livello artistico di *alcuni* spadai

    giapponesi, ma non ne avrà mai lo stesso valore spirituale *per quelli di noi* che non intendono dargliene.

     

    I togishi occidentali ma con completa preparazione giapponese e 20 (venti) anni di lavoro in Giappone

    ritornati a casa non sono più una novità, ma sembra che pulire una spada non sia così mistico come farla.

     

    La spada è un oggetto artistico risultato degli sforzi e capacità di diversi artigiani, non solo del fabbro.


  11. clark rispetta per filo e per segno tutti dettami della tradizione? Usa il metallo proveniente dall'unica fornace tatara rimasta? Si purifica e prega prima di iniziare a lavorare? Ha dei fratelli di forgia che lo aiutano a battere il metallo? rispetta tutte le altre cose che adesso non mi sovvengono?

     

    E tu sei veramente sicuro che i giapponesi lo facciano veramente sempre ?

     

    Ne devi scoprire di cose sugli spadai giapponesi...

     

    La lama simbolo dell'INTK ha avuto lo Yakiire fatto in Italia, precisamente a Torino (io c'ero).

    Secondo te, tecnicamente non è una NihonTo.

    Ritieni che questo la renda meno artistica o Yoshihara meno bravo ?


  12. Le "repliche" sono fatte dai migliori spadai americani contemporanei che hanno fatto anche una mostra di grande successo al Museo d'Arte di Macao. Per questo costano "care" (rispetto alle cineserie).

    Liste di attesa di anni per Howard Clark, *se* si riesce ad entrare in lista.

    Ted è un valido Togishi anche se non ha fatto il percorso di "10 anni" in Giappone.


  13. si on prend un livre japonais comme le Shinto taikan de Limura

     

    X as you posted this mistake on NMB too each time you quote this source, please be aware that there is no Limura out there.

    It's a capitol I, not a lower-case L that you transform in a capitol L.

     

     

     

    Per chi fosse interessato alla bibliografia e non è in confidenza con l'inglese, stavo ricordando a X che il nome corretto dell'autore

    è Iimura e non Limura, siccome lo ripete ogni volta che lo cita...

     

    Quindi cercate Iimura, non Limura se volete trovare il libro da comprare.

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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(proverbio popolare giapponese)

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