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G.Luca Venier

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messaggi di G.Luca Venier


  1. In genere organizziamo almeno due incontri ogni anno, durante i quali analizziamo e studiamo lame dal vivo.

    Di solito ne teniamo uno tra marzo e aprile, un altro tra settembre e ottobre.

    Quest’anno decorre il trentennale dell’Associazione quindi prevediamo di realizzare anche un evento speciale.

    Questi incontri sono riservati ai Soci; diversamente, per motivi di Pubblica Sicurezza, non potremmo esporre lame “libere” e senza le dovute precauzioni di legge (teche antisfondamento, etc).

    Le date vengono promosse qui (e nel sito) con congruo anticipo.

    E’ possibile associarsi anche direttamente in loco, il giorno dell’incontro.


  2. Se in questo percorso riuscirai a vincere la smania, o pulsione emotiva incontrollabile, la spada ti avrà insegnato qualcosa ancor prima di averla tra le mani. Non sarebbe poca cosa.  
    Spero di conoscerti in uno dei nostri prossimi incontri; in quell’occasione avrai modo di vedere lame dal vivo e anche di condividere pareri e opinioni in modo più costruttivo, potendo valutare gli aspetti di una spada per come si presenta nella realtà. 
    Giusto per fare un esempio, personalmente non sceglierei la “mia spada” senza poterne valutare il bilanciamento e “sentirla” in mano. A dispetto di tutti i certificati e della super valutazione che potrebbe avere.


  3. Beh...posso solo aggiungere che se un commerciante fornisce un consiglio saggio (peraltro contro il suo interesse) sarebbe poco accorto non seguirlo !

    p.s. se, in coda alla tua richiesta di un parere, dovessi ricevere messaggi privati da parte di utenti che ti propongono una lama, per favore fallo subito presente a Enrico Ferrarese (admin). È pratica vietata dal regolamento del forum (nonché fastidioso metodo per contattare nuovi membri a scopo di vendita).


  4. Il sito cui ti riferisci è gestito da una persona che molti di noi conoscono da anni e che si è dimostrata in genere molto corretta. Resta il fatto che si tratta di un commerciante di professione, che propone annualmente un gran numero di lame e che le “sviste” possono sempre capitare (anche non necessariamente fraudolente). Quindi resta il principio di base: occorre avere un minimo di conoscenza dell’argomento. Se pratichi arti marziali da anni saprai bene cosa significa avere pazienza e applicarsi con disciplina prima di ottenere dei risultati. 
    Il percorso che qui affrontiamo per conoscere (e conseguentemente anche custodire) una Nihonto non è semplice ne veloce. Tale e quale un percorso marziale. Però, alla lunga, è quello che garantisce una maggior soddisfazione.

    Comunque non diamo consigli per gli acquisti, tantomeno quelli riguardanti inserzioni di vendita in corso. Se avrai voglia e tempo di approfondire l’argomento capirai perché applichiamo questa regola. 
     

    In termini generali, non si può mai generalizzare affermando che “le lame di un determinato periodo sono migliori delle altre”. Ogni lama fa storia a se. Non c’è dubbio che le lame del Kamakura siano molto affascinanti e spesso mostrano una fattura di altissimo livello ma è un fatto che lame straordinarie sono state realizzate in ogni epoca. 


  5. Ciao Noemi, come già ha accennato beta si tratta di repliche che nulla hanno a che fare con le lame che studiamo qui.

    Se avrai voglia (e costanza) di approfondire l’argomento, in poco tempo saprai renderti conto da sola delle differenze. Il forum è ricco di informazioni e di persone più che disponibili a darti una mano, se solo vorrai “approfittarne” in modo costruttivo.


  6. http://www.intk-token.it/forum/index.php?/topic/9912-la-scuola-dotanuki-alcune-riflessioni/&tab=comments#comment-115283

    ”...

    Il momento di maggior successo di questa scuola è legato alla figura di Kato Kiyomasa che porterà con se alcuni spadai Dotanuki come armaioli sul campo, durante la sua vittoriosa campagna di Corea...”

    Grazie Francesco per lo spunto interessante. Ho inserito il link di questo topic anche “di là”, come ulteriore integrazione al topic su questa scuola.

     


  7. Buonasera Chiara e benvenuta nel forum.

    Rielaborare kodogu è una pratica non certo nuova ed è probabilmente nata proprio in Giappone nel periodo in cui fu abolito il porto delle spade (magari pure prima). Non è raro trovare menuki trasformati in fermaglio/ornamento per borse da tabacco o kozuka usati come manici per posate. In tempi di “magra” è di prassi l’arte di arrangiarsi e tutto fa brodo, sopratutto se si tratta di accontentare il gusto dei turisti. In effetti ci sono in giro centinaia di pezzi che non hanno un reale valore artistico. Il rischio però è sempre quello di utilizzare per sbaglio un pezzo che valore ne ha, senza accorgersene perché non si conosce la materia. Sono casi rari, certo, ma considerato che sei inesperta del settore il monito è d’obbligo. Giusto per citare un caso celebre (anche se non inerente a questo campo), la tavola armonica di un violoncello di Stradivari fu utilizzata per decenni come insegna stradale di una bottega in Spagna...e non fu neppure semplice, per l’esperto che se ne accorse, riuscire a farsela vendere dai proprietari (dato che era l’insegna del negozio da diverse generazioni, in barba a tutto il resto!).

    Quindi, per il momento, segui il consiglio di Manuel e trova spunto per le tue creazioni (anche solo sui libri) piuttosto che rischiare di rovinare un qualcosa che magari dovrebbe essere preservato intatto. Certo, sul mercato c’è molta paccottiglia a poco prezzo (come pure paccottiglia a caro prezzo!) ma non sempre un prezzo basso è indice di bassa qualità; tra i nostri Soci e frequentatori del forum c’è chi ha trovato diversi “diamanti nella polvere”. E non sono leggende.

    Per quanto riguarda i “pezzi di lama” posso confermare che oggigiorno ci sono almeno un paio di forgiatori (assai famosi, peraltro) che “riciclano” pezzi delle loro lame difettose per creare pendenti, spille, etc. Ho visto molti di questi oggetti in vendita a Tokyo; sono un articolo molto chic !

    Buono studio


  8. Purtroppo le traduzioni automatiche dal giapponese, al di là delle frasi “marinettiane” a volte molto evocative, sono spesso totalmente fuorvianti.

    Faccio un esempio. Un paio di anni fa, girellando nei pressi dell’albergo ove alloggiavamo durante uno dei nostri soggiorni a Tokyo, trovai un piccolo ponte ferroviario ormai inglobato dalle costruzioni moderne e una grande targa commemorativa; spinto dalla curiosità utilizzai il traduttore di Google che una volta tanto mi fornì informazioni “ragionevoli”: la targa indicava che quel ponte era parte di una delle cinque antiche strade che collegavano Tokyo a Kyoto, la celeberrima via chiamata Tokaido. Molto entusiasta della scoperta, qualche giorno dopo mostrai, per caso, la foto della targa ad un amico giapponese. Il quale mi disse che...nella targa non vi era alcun riferimento alla via Tokaido. 

    Se non avessi fatto la verifica, sarei rimasto convinto di una informazione totalmente errata.

    Per inciso, la via Tokaido arriva effettivamente in tutt’altra zona della città, rispetto a dove si trova la targa. Per me resta inspiegabile il motivo per il quale il traduttore la citasse inequivocabilmente, tuttavia...

    Quindi occorre avere sempre molta prudenza nel tradurre dal giapponese fidandosi dei traduttori automatici, per evitare castronerie anche notevoli.

     

     


  9. Io non lo metterei in OT. La storia di questa forgiatrice è comunque interessante e la si potrà approfondire. 
    Casomai cambierei il titolo, indicando il suo nome, e darei una bella riguardata alle traduzioni.

    Nell’occasione dell’evento INTK di Scarperia di qualche anno fa, durante l’intervista a Yoshindo Yoshihara uscì fuori l’argomento, ossia sulla possibilità di una “forgiatrice donna”. La sua risposta fu:”Forse ne è esistita una, ma è leggenda. Nulla vieta che possa esserci in futuro”.

    Ignoro le motivazioni di Yoshindo ma è sempre possibile chiedergli ulteriori lumi.

    Proverò anche a chiedere in NBTHK.
     


  10. È una storia nota. Per alcuni, come Yoshindo, si tratta di leggenda.

    Beta, scusa la critica ma queste traduzioni maccheroniche da Google sono davvero fastidiose....meglio arrancare a tradurre in lingua originale che leggere cose tipo “le spade Bizen sono famose per le spade” oppure “...una spada per sopravvivere alla famiglia”.

    daje...

    ti saluto affettuosamente con la frase: “si prega di chiamare il cormorano”.

    Che significa ? Non lo so...è la traduzione automatica delle istruzioni d’uso su una busta di tè verde che ho acquistato in un tempio a Kyoto...

    🙃


  11. Grazie a te, beta, per lo spirito e l’inesauribile energia nello scandagliare gli aspetti meno omote di questo sodalizio.

    In questo periodo vivo in venti di tempesta e sono impegnato a regolare vele, scotte e drizze. So che puoi capirmi. Anche se non sono lesto nel rispondere, ho sempre orecchie e occhi per cogliere i tuoi stimoli. Arrivano sempre a segno.


  12. Ciao beta, anche se adesso l’hai tolta ti ringrazio comunque per la “dedica” !

    Condivido quanto scritto nel testo. Vorrei aggiungere che l’imprescindibile destinazione d’uso di questi oggetti implica, storicamente, uno sforzo conoscitivo ben diverso rispetto a quello riferito ad altri “collectibles”.

    Provo a spiegarmi meglio.

    Armi e strumenti musicali sono probabilmente l’accoppiata più antica destinata ad abbellire le magioni dei più abbienti. Vanno assieme perché, tradizionalmente, il percorso educativo dei privilegiati prevedeva sia l’uso delle armi che la pratica musicale (da notare che anche al Museo Stibbert esiste una piccola raccolta di strumenti musicali) ed il percorso durava anni.

    Occorre dunque tener presente che tutte quelle lame (e/o fucili) e i violini (e/ o chitarre) appesi al muro, al di la del valore estetico e storico, potevano essere anche maneggiati o suonati con grande perizia dai loro possessori. Indipendentemente dal fatto che poi la “pratica” rimanesse circoscritta alle mura di casa oppure no. Tra questi personaggi storici c’è chi non ha mai fatto neanche un duello, pur essendo un maestro del maneggio, e chi non ha mai fatto un vero concerto, pur suonando come un professionista. Quindi l’inquadramento “storico-pratico” ha relativa importanza mentre resta fondamentale la formazione individuale.

    Questo per dire che il moderno collezionista di strumenti, che non sa trarne neppure una nota, ed il collezionista di spade, che non sa neanche come si impugnano correttamente, si perde inevitabilmente una grossa fetta del mondo in cui si è immerso.

    L’associazione giapponese del kendo ha, a suo tempo, creato uno stile di iaido proprio perché appariva paradossale che un praticante “di spada” non avesse idea di come si debba maneggiare correttamente una vera spada (dal momento che lo shinai, tutto sommato, è più simile ad un bastone).

    Quando ho tenuto in mano la prima volta una Nihonto, nel dojo, mi tremavano le ginocchia.

    Mi tremavano le ginocchia anche quando ho tenuto in mano un Guarneri del Gesù, in una bottega di liuteria in Firenze. Rimasi in attesa tutto il giorno, finché non arrivò il proprietario; dato che lo strumento era valutato 8 milioni di euro, non dava mai un appuntamento preciso per evitare furti lungo la strada.

    Poi, col tempo, ho studiato, praticato e preso confidenza con le cose. Non considerando più questi oggetti solo come pezzi da appendere ad una parete o da apprezzare ogni tanto con mano malsicura.

    Così, adesso, sono in grado di impugnare una lama di Tomonari e sentirla immediatamente parte di me, “sentirla” senza turbamento. Come pure posso “rigettare” una lama di Sanemori perché sbilanciata. A dispetto del suo status di Juyo.

    E ho potuto strimpellare vari strumenti preziosi del ‘700, godendo unicamente del piacere di farlo (senza alcuna altra pretesa).

    Forse, per chi si limita a conservare questi oggetti in una teca, traendoli qualche volta come fossero reliquie, si tratta di un aspetto di difficile applicazione, arduo da comprendere. 

    In effetti, è proprio così.

    Nihonto e strumenti musicali inducono (e, necessariamente, prevederebbero) un proficuo allargamento degli orizzonti personali. Peccato non approfittarne.

     


  13. Uhm 🤔 dici che è difficile sia lui vero? Scusa la domanda, ma di tutta la traduzione che mi ha dato il venditore, cioè Yamashiro no Kami nishi jyuu Yasunaga saku, l'inizio equivale alla scuola di appartenenza? Ammesso ci sia scritto quello che ho postato io 😅

    Yamashiro no Kami è un titolo onorifico e non ha nulla a che vedere con il luogo di residenza del forgiatore. Quella dei titoli onorifici da aggiungere alla firma è una prassi che prende piede e diventa assai comune nel periodo Shinto.


  14. Grazie beta, argomento interessante e non molto noto.

    Nel Museo di arte orientale di Corfù vi è una sala dedicata, cosa assai rara.

     

    In Giappone ho avuto modo di affrontare, shinai alla mano, qualche nobile donzella armata di naginata e vi posso assicurare che non è una passeggiata. Entrare nella guardia è molto difficile e senza parastinchi son dolori.


  15. Buongiorno Effe, grazie della condivisione.

    Mi spiace doverti dire che la tsuba è di qualità piuttosto bassa e ha un aspetto di replica realizzata a fusione. Su internet se ne trovano altre praticamente uguali, con la stessa firma e tema e qui puoi trovare qualche discussione al proposito.

     

    http://www.militaria.co.za/nmb/topic/6881-tsuba-signiture-identification-please/

     

    http://www.wehrmacht-awards.com/forums/showthread.php?t=889092


  16. Leon Kapp è uno tra gli studiosi che, negli ultimi anni, ha approfondito questo specifico argomento.

    Nel suo libro Modern Japanese Swords: The Beginning of the Gendaito era, pubblicato nel 2015, ha inserito molte foto di Gendaito perfettamente polite (cosa rara) dalle quali si possono evincere dettagli interessanti.

     

    Per quanto riguarda il materiale utilizzato per realizzare queste lame, come già detto in molti altri topic, occorre essere prudenti. Nel periodo bellico il tamahagane era raro e i forgiatori hanno usato gli espedienti più diversi per ottenere comunque buoni risultati usando materiali alternativi. In realtà quello del materiale di partenza impiegato a quei tempi, argomento sul quale si sprecano le più disparate teorie, è un fattore di importanza relativa; la spada stessa è sempre il miglior testimone de sè, in barba a tutte le possibili colonne di carta stampata prodotte e alle nostre supposizioni conseguenti.

    :-)


  17. Vi segnalo questa mostra, che si terrà a breve.

    Chissà che non sia un'occasione per riunire il club...dal vivo.

     

    "Dal 12 ottobre 2019 al 9 febbraio 2020, alle Scuderie del Castello Visconteo di Pavia, una mostra pone a confronto il fascino delle stampe giapponesi di autori quali Katsushika Hokusai (1760-1849), Utagawa Hiroshige (1797-1858) e Kitagawa Utamaro (1753-1806) con quelle di artisti quali Edouard Manet, Henri Toulouse Lautrec, Pierre Bonnard, Paul Gauguin, Camille Pissarro e altri.

    La rassegna "Hokusai, Hiroshige, Utamaro. Capolavori dell'arte giapponese", promossa dal Comune di Pavia – Settore Cultura, Istruzione e Politiche Giovanili, prodotta e organizzata da ViDi, in collaborazione con i Musei Civici di Pavia, vuole mostrare le meraviglie delle ukiyo-e, ovvero le raffinate incisioni a colori su legno sviluppatesi nel Paese del Sol Levante a partire dal XVII secolo, e la profonda influenza che ebbero sulla storia dell'arte europea, soprattutto francese, del XIX secolo.

    L'esposizione presenta circa 170 opere, provenienti dalla collezione d'arte asiatica della Johannesburg Art Gallery, formatasi a partire dal 1938, a cui si aggiungono 29 stampe ukiyo-e di proprietà dei Musei Civici di Pavia, databili a prima del 1858, ed eseguite da quattro allievi di Utagawa Toyokuni, grande maestro della tecnica ukiyo-e nell'Epoca di Edo."

     

    http://www.vivipavia.it/site/home/eventi/hokusai-hiroshige-utamaro.html

     

    :arigatou:

Chi è I.N.T.K.

La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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"Una singola freccia si rompe facilmente, ma non dieci frecce tenute assieme."

(proverbio popolare giapponese)

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