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Simone Di Franco

Simbologia e ideologia della Katana

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Apro questa discussione per discutere sulle ideologie che soggiaciono alla spada giapponese e per riflettere insieme sui simboli, i valori e le peculiarità sociali che hanno dato valore alla spada giapponese.

Invito tutti a limitare le sensazioni personali,i miti e le leggende ma piuttosto a individuare materiale, informazioni e notizie per poter ripercorrere questo argomento dal punto di vista dello studio.

 

Se mi permettete, partirei da una digressione sul significato e il valore della spada in generale:

 

http://www.astercent...pada/spada.html

 

per poi entrare più specificatamente nel territorio gaipponese, con una interessante riflessione :

http://home.comcast....olofCulture.htm



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Nella società Giapponese la spada portata al fianco è un simbolo di casta,e questo suo percorso è ancora ben visibile in quanto il Giappone ha smesso di usare questo simbolo in un tempo relativamente vicino a noi.

Se così non fosse la spada stessa avrebbe fatto la fine che hanno fatto le nostre in occidente dopo l’avvento delle armi da fuoco, anche da noi sono rimaste appannaggio di una casta di cavalieri o nobili fino ancora a tutto il periodo bellico, ancora oggi all’interno del nostro Esercito esiste l’arma di Cavalleria e se andiamo a vedere anche durante il secondo conflitto mondiale ci possiamo rendere conto che tutta la nobiltà italiana era all’interno di questa specialità.

In Giappone la chiusura delle sue frontiere alle innovazioni ed alle mode ha mantenuto inalterato questo status fino alla apertura dovuta alle cannoniere Americane, questo è bastato per portare in poco tempo all’abolizione del diritto di portarla da parte della classe samurai , questo ha influito anche negli stessi costumi che si erano mantenuti inalterati per secoli, per assurdo sarebbe stato come se da noi si fosse andati in giro in cotta di maglia fino al 1870.

Il fatto poi, che questa arma sia diventata oggetto di collezionismo anche all’interno stesso del Giappone, se andiamo a ben vedere, non può essere considerato che un ulteriore sintomo di decadenza e di stravolgimento di quello che questa ha rappresentato in passato e della netta cesura che sta avvenendo con lo stesso.

Modificato: da mauri

"accorciati la firma". Ernst Jünger

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Ringrazio per aver aperto questa discussione.

La spada per i giapponesi resta il simbolo, ma non solo, di quello che rappresentò e per molti rappresenta quell'arcipelago meraviglioso e "lontano" che amiamo, patrimonio di cultura e filosofia, sempre distaccato non solo territorialmente dal resto del mondo.

Il famoso editto emanato dall Imperatore Meiji, resta per me ancora nebuloso.

Proibendo il porto della spada, non solo abolì un usanza, ma propria una casta, una cultura un pensiero che poco si sposava con l'imminente volontà di accordi e collaborazioni estere, probabilmente una decisione sofferta, anzi sicuramente, ma lecita per alcuni e obbligata per altri.

In realtà credo si possa ritenere differente l'abbandono della spada per un giapponese dell epoca rispetto a un europeo di 200 anni prima, a causa delle diverse relazioni che sussistevano tra appartenenza ad una casta e simbolo della spada al quale i Samurai destinavano i pensieri più spirituali, elevandola a un piano divino.

Molti popoli hanno avuto un evoluzione graduale, imposta e fisiologica, il Giappone non proprio...

A volte trovo bizzarro pensare al 1873, il Samurai con la katana e poche decine di anni dopo,il sorgere di un Impero di grattacieli di acciaio e vetro, tecnologia, commercio sfrenato, Il Giappone della Seiko, Nikon e della Honda, gli stessi territori vissuti dal bushido, ingombrati dal futuro che come un "kamikaze" è entrato senza bussare e ha stravolto la società.

Proprio questo cambiamento, a parer mio non ha dato il tempo di poter svoltare completamente pagina, in termini culturali e intellettuali, trascinando dal recente passato una cultura mai dimenticata.

Per questo ancor oggi, molti nel mondo sono affascinati dal mito della katana e soprattutto dalla sua simbologia, lo studio, i continui Kantei, le opere sparse per musei in tutto il mondo mi fanno pensare che, in questo caso ci troviamo di fronte a un simbolo troppo impresso nel cuore e nelle menti, troppo profondo e affascinante per esser destinato a esser dimenticato.

Una forma d arte, un pensiero, una filosofia che ci mette continuamente in discussione, un koan infinito, quello del "simbolo della nihonto".


Il pensiero sul non pensiero...

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Il simbolo della spada è ancora più antico del rappresentare la casta dei samurai.

In fondo il daisho era il vero distintivo di casta, ma si è imposto, è stato regolamentato solo nel periodo Edo.

Già dagli albori della cultura giapponese invece, la spada si imponeva come simbolo e come oggetto di valore mistico.

Basti pensare ai 3 simboli dell'imperatore o alle leggende narrate nel kojiki, dove i numerosi dei ed eroi sono descritti spesso per il tipo di spada che portavano.

 

Le lame più antiche e le pochissime jokoto, sono state ritrovate nei tesori dei tumuli, sepolte insieme ai re e agli altri capi delle popolazioni più antiche.

Penso quindi che pensare che la spada sia semplicemte un simbolo della casta dei samurai sia limitativo, è sempre stata considerata importantissima, anche prima che i samurai o i bushi assemessero rilievo nella società giapponese.

 

Un altra riflessione mi viene alla figura mitica di Sanjo Munechika che nel creare la prima katana viene assistito niente meno che da Amaterasu.

 

Certo è che in antichità la spada aveva grande valore, e di carattere simile, anche in occidente, quindi ha ragione Mauri nel dire che il valore di status symbol della spada e del daisho abbiamo contribuito a renderle uniche.



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La storia della spada è lunghissima, risale a ben 3500 anni fa. In occidente rappresenta la duplicità del potere che può costruire o distruggere, dare o avere, per questo viene spesso associata a elementi naturali forti, come il fulmine, il fuoco o il sole che guizzano come la luce riflessa sull’acciaio sguainato. Arma nobile per eccellenza, la spada riporta subito alla mente gli eroi che venivano investiti cavalieri proprio attraverso l’imposizione della spada, a simboleggiare il potere che il sovrano trasmetteva loro. San Bernardo di Chiaravalle adopererà proprio questa metafora per enunciare la «dottrina delle due spade», che rappresentano il potere temporale e il potere spirituale. Nei poemi epici le lame hanno addirittura nomi propri, quali Excalibur di re Artù, la Durlindana del paladino Orlando, la Gioiosa di Carlo Magno, la Balmung con cui il prode Sigfrido uccide il drago e conquista l’immortalità. Va inoltre aggiunto che nell’araldica la spada «in palo», cioè posta in verticale, assume significato di lotta quando ha l’elsa in basso e la punta in alto, invece con la lama puntata verso il basso significa pace. In questa posizione, inoltre, la forma della spada ricorda quella di una croce. E’ il simbolo della forza, della virilità, con la sua lama divide il bene dal male, simbolo di una coscienza volta verso il dominio sull’ambiente e verso l’affermazione dispotica dell’io, il tipo di religiosità delle religioni monoteiste.

 

La spada rappresenta anche la ragione che divide nettamente ciò che è giusto da ciò che è ingiusto attraverso il giudizio, la radice latina di de-cidere significa proprio “tagliare via”, ecco perché, abbinata alla bilancia, la spada è emblema della giustizia. Non mancano neppure nell’Antico Testamento riferimenti alla spada con la «fiamma della spada folgorante» che impugnano i cherubini dopo la cacciata dell’uomo dall’Eden o i profeti che minacciano di frequente il flagello della spada, cioè la guerra.

 

Nella religione cristiana anche Gesù avverte di non essere venuto a portare la pace «ma una spada» (Mt 10,34), precisando però che «tutti quelli che mettono mano alla spada moriranno di spada» (Mt 26,52), intende dire che bisogna prendere una posizione netta, per lui o contro di lui. La spada simboleggia anche il potere della parola e dell’eloquenza, tanto che ancora oggi si dice che «ne uccide più la lingua che la spada». Anche san Paolo usa la metafora della spada in questo senso, ma per alludere a ben altro: «prendete la spada dello Spirito, cioè la Parola di Dio» (Ef 6,17). Anche in Ebr 4,12 si dice che la Parola divina «è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell’anima e dello spirito, delle giunture e delle midolla e scruta i sentimenti e i pensieri del cuore». L’identificazione della Parola di Dio con una spada ricorre spesso anche nell’Apocalisse, dove il Figlio di Dio ha una spada a doppio taglio che gli esce dalla bocca (Ap 1,16; 2,12.16) e con essa stermina i suoi nemici nella battaglia finale (Ap 19,15.21). La Parola di Gesù è dunque l’unica “arma” che il credente è legittimato ad adoperare. La “guerra santa” rappresenta il processo interiore della conversione, dove la Parola “stermina” le giustificazioni che adduciamo per non cambiare vita. Alcune parti di essa andranno “tagliate via” attraverso decisioni anche molto sofferte, ma solo attraverso l’accoglienza della verità sulla sua vita il credente muove il primo passo verso l’autentica libertà.

 

In oriente, la lavorazione del ferro per fusione o per forgiatura era conosciuta nella Cina settentrionale fin dal VI secolo a.C.

 

I giapponesi nel 362 d.C. invasero la Corea del Sud, restandovi per 200 anni, e così dalla vicina Cina appresero l'uso delle armi in ferro ed in particolare della spada dritta con due tagli, mentre fino a quel momento essi avevano usato unicamente la pietra ed il bronzo. Verso la fine del IV sec. il Giappone diede inizio ad una propria produzione di spade in ferro, mettendo a punto particolari tecniche di fabbricazione, sviluppando forme e tipologie assolutamente originali, costruendo la spada con un taglio unico e leggermente curva.

 

Quest’arma rappresentò l’anima vivente del guerriero samurai. In occidente la spada serviva per combattere, e anche quando entrò nella leggenda, rimase sempre uno strumento da utilizzare per il conseguimento della missione. In Oriente la spada viene considerata un kami, ovvero un dio, un essere con un grosso potere che salva la vita o da la morte. Nei secoli la forma stessa della spada ha certamente subito un’evoluzione con l’andare del tempo, materiali diversi dal bronzo all’acciaio, da due fili ad un solo filo taglientissimo, lunghezze variabili a seconda dell’uso. Il ferro ha portato alla ricerca delle diverse miscele di acciai con l’impiego contemporaneo diversificato fino a cinque tipologie per singola lama, le tecniche di ripiegamento dei panetti, i procedimenti di tempra differenziata hanno fatto della spada giapponese una creazione unica nel mondo.

 

Attore protagonista nella sua costruzione era il fabbro, sovente di nobile origine, doveva comunque condurre un’esistenza più che dignitosa, quasi religiosa, astenendosi da qualsiasi eccesso nella credenza che la sua personalità si potesse trasfondere in qualche modo nelle sue lame. Quando si accingeva a fondere una spada, doveva vestirsi con un abito particolare, doveva coprirsi il capo, partecipava a cerimonie di purificazione e si esibivano amuleti contro gli spiriti maligni.

 

Il culto della spada riveste un ruolo particolare nel folclore e nella storia giapponese. Come perfetta lama tagliente, ineguagliata nel mondo, come oggetto d'arte, talismano, la spada del samurai godeva di un'universale considerazione. Arma tremenda se impugnata da mani arroganti o brutali, la spada poteva essere capace anche di atti benevoli, persino di dare la vita se nelle mani del guerriero propenso verso la clemenza e la generosità.

 

Assunto a simbolo della casta guerriera dei samurai il daisho, la coppia di spade dai (lungo) e sho (corto), composta da katana e wakizashi, era più di un mero status symbol, rappresentando potere e onore, l’anima e il guardiano dell’onore.

 

Era proprio nell'arte di maneggiare la spada che si pensasse fosse più appariscente la presenza dello zen. L'influenza dello zen sul samurai fu fondamentale, esso tratta indifferentemente la vita e la morte ma non le prende in considerazione, ciò che conta é che si agisca d'istinto, partendo dalla decisione a cui si è giunti, razionale o irrazionale che sia. Si credeva che una buona spada avesse, in un certo senso, una sua vita propria e occulta, che la condizione essenziale per il samurai con la spada sguainata, in combattimento, era quella di non avere la mente impegnata, bensì vuota, senza pensiero. Il concetto mushin no shinche esprime il significato della mente nell'assenza della mente. Con questa dote il guerriero svuota la sua mente e diviene immune da ogni influenza esterna. Questa espressione si riferisce ad una mente sempre attiva, flessibile e capace di agire senza lasciarsi impedire da ostacoli (altri pensieri) che sarebbero fatali per il samurai. Presupposto essenziale per il conseguimento di uno stato mentale che travalicava la semplice tecnica era il possesso di un grande e forte Ki. Simbolo della fede e delle leggi, la spada giapponese rappresentò simultaneamente il passato ed il presente, il centro del potere spirituale e politico e, naturalmente, la personalità dell'uomo che l'impugnava attraverso l'estensione del suo Ki.

 

Nell’ambito mitologico, il Kojiki, il libro fondamentale dello scintoismo, narra che il dio Haya Susanoo, figlio del dio Izanagi, creatore insieme alla dea Izanami delle isole nipponiche, venne esiliato nella regione di Izumo dalle otto centinaia di decine di migliaia di dei. Qui, egli uccise un drago con otto teste per salvare una vergine offerta in sacrificio al mostro. Ucciso il drago, egli si affrettò a tagliarlo in pezzi con la propria spada, ma arrivato alla coda, non riuscì a troncarla, ed il filo della lama si intaccò. Aperta la coda per tuta la sua lunghezza, Susanoo vi trovò all'interno una grande spada che si chiamava Tsumugari, la ben affilata. Egli consegnò la spada alla dea solare Amaterasu la quale la diede al nipote Ninigi quando questi discese dal cielo per governare il Giappone. La spada fu in seguito ereditata dagli imperatori, il decimo dei quali, Suigin, la fece porre nel tempio di Ise. Il principe Yamato Takeru, figlio del quattordicesimo imperatore, preparandosi alla spedizione contro gli Ainu, si fece consegnare la Tsumugari e la portò con sé durante la campagna di guerra. Un giorno i nemici attirarono il principe in una prateria e diedero fuoco alle sterpaglie. Yamato Takeru falciò prontamente l'erba in fiamme creandosi cosi un varco, si dice anche che fu la spada stessa a farlo per magia. Da quel giorno la spada si chiamò Kusanagi no Tsurugi, la spada falciatrice di erba. E' significativo che questa spada provenga proprio da Izumo, regione ricca di minerali ferrosi. Essa era consegnata agli imperatori del Giappone il giorno della loro incoronazione, insieme allo specchio e alla gemma di giada, simboli di Amaterasu.

 

Queste sono, in minima parte, le ideologie, i valori e le peculiarità che sottendono alla spada in genere ed alla spada giapponese in particolare, un misto di tradizioni, religioni, necessità pratiche e simbologie che traggono origini nei millenni di storia vissuta. aaarigatou.gif

 

 

 

 

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La I.N.T.K. – Itaria Nihon Tōken Kyōkai (Associazione italiana per la Spada Giapponese) è stata fondata a Bologna nel 1990 con lo scopo di diffondere lo studio della Tōken e salvaguardarne il millenario patrimonio artistico-culturale, collaborando con i maggiori Musei d’Arte Orientale ed il collezionismo privato. La I.N.T.K. è accreditata presso l’Ambasciata Giapponese di Roma, il Consolato Generale del Giappone di Milano, la Japan Foundation in Roma, la N.B.T.H.K. di Tōkyō. Seminari, conferenze, visite guidate a musei e mostre, viaggi di studio in Europa e Giappone, consulenze, pubblicazioni, il bollettino trimestrale inviato gratuitamente ai Soci, sono le principali attività della I.N.T.K., apolitica e senza scopo di lucro.

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