betadine 0 · Inserito: 8 dicembre 2017 Vorrei condividere con voi (anche se di fatto lo sto facendo, senza averne chiesto pareri) il mio concetto di "marziale".. certamente un pò distante dal concetto bellicoso (del dio Marte), ma pur sempre legato ad una austera, gioiosa e ferrea disciplina. Per farlo non userò parole, ma un video che, per me, racchiude tutto il concetto di "quelle due parole" che talvolta ci portano altrove. Buona visione. Sii immobile come una montagna ...ma non trattare le cose importanti troppo seriamente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
getsunomichi 0 · Inserita: 9 dicembre 2017 Betadine, le cose stanno un po’ al contrario, almeno a livello di parentesi. Perché se l'arte è palpabile, nei sentimenti di pace, di serenità, di gioia e di equilibrio che la performance convogliano, la marzialita' non è affatto immediata. La maestria nel controllo del corpo e della muscolatura? La capacità mentale di continuata concentrazione sulla performance? ...Certo, ma c’è l'ha anche un ginnasta olimpico. Dove è la marzialita' che respiriamo, nella musica e negli occhi a mandorla?!? Ti do la mia risposta. La marzialita' è nello stato mentale che questa donna è in grado di indurre in chi la osserva. Riesci a mettersi in uno stato mentale al di fuori dello spazio e del tempo. Diventa totalmente capace di accogliere. Lo spettatore resta perciò catturato in questa atmosfera di dolcezza e semplicità. Perdendosi. Fata, strega, non è dato saperlo. Siamo porcelli nelle mani di Circe, che farà di noi ciò che vorrà. 月の道 Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
betadine 0 · Inserita: 9 dicembre 2017 ... a parte che, secondo la Legge di Lagavulin, invertendo le parentesi il risultato non cambia (cin cin!) hai colto esattamente nel segno. (ma da te c'era d'aspettarselo:)) Quelle due parole ( arte e marziale ) che talvolta ci portano altrove, si riferiscono, come hai ben colto, all'uso .. diciamo .. improprio "dell'arte marziale", che troppo spesso viene confusa con gli sport da combattimento, con una prestazione o un risultato.. con "io" ("ki"? io e spesso, super-io) Come tu ben fai notare "controllo muscolare ... preparazione ... capacità mentali" sono al pari di altre discipline ... (un bravo tennista dopo aver imparato i 28colpibase, è con la "pressione" che deve fare i conti, è la "testa" il suo più grande avversario) Qui c'è qualcosa che "ti prende .. che senti.." (certo dovuto a quanto sopra riportato) ma non è il gesto atletico a dare la "misura della marzialità". C'è un immenso "spazio" che ti accoglie e ti porta dentro a quello che accade ... ti senti piuma o legno (forse non lo senti) ma .. galleggi .. anche solo guardando quel fermo immagine -prima di fare play- Lei, apparentemente assente, ti prende e ti porta con se. (complimenti al montatore) è come essere assorbiti dal "blu", dal colore di Tiziano, dalla luce o dall'oscurità del Caravaggio (sei lì .. e sei altrove, e anche se non conosci o non hai compreso quella austera, gioiosa/disperata e ferrea disciplina che c'è dietro, in una qualche maniera vieni coinvolto). c'è un'invito all'equilibrio . . . è ciò ti colpisce e almeno per qualche momento ne fai parte, poi basta un attimo e .. tutto torna come prima. Ora sta a te trovare la strada, se vuoi. ((p.s. però con te non con c'è gusto . . . . . fai subito tana e liberi tutti)) La testa è la mia (hai visto mai che nascano incomprensioni..) Sii immobile come una montagna ...ma non trattare le cose importanti troppo seriamente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
getsunomichi 0 · Inserita: 10 dicembre 2017 C’è un bel racconto zen. La storia di quel samurai che era stato invitato ad assistere ad una rappresentazione di teatro No. ...Non la faccio lunga, per chi non lo sa, il No è un po' il papà colto del più noto e popolare Kabuki. Il samurai vide di fronte a se uno spettacolo a cui non era affatto preparato. Si trovava di fronte ad un attore di bravura eccezionale. Egli era capace di far fluire con continuità il suo Spirito nell'opera che stava fisicamente rappresentando. Lo zanshin nella tensione interpretativa era tale da non permettere all'osservatore un solo momento di scollatura. Fu così che il samurai, pur non capendoci niente, decise di guardare l'opera con gli occhi del fighter, del combattente. Dopo un lunghissimo estenuante periodo di attenta osservazione, gli spettatori lo sentirono emettere un breve, sotterraneo e silenzioso kiai. A fine spettacolo, l'attore ebbe a scusarsi di aver presentato uno spettacolo imperfetto. La sua unica, breve, infinitesima distrazione era stata evidenziata da un uomo presente tra gli spettatori. Indovinate chi era? Proprio oggi cercavo di spiegare alla mia piccola pianista in erba la differenza che passa fra fare le note e fare la musica. Ad otto anni è presto per parlare di arte e di zanshin. Ma, in estrema sintesi, l'arte è proprio la capacità di trasmettere il proprio spirito in ciò che si fa. Questa azione infonde un'anima concreta ad un oggetto, dandogli vita. Sentimento, emozione, commozione sono in fondo un mero derivato che testimoniano all'artista l'esito del suo atto creativo. 月の道 Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
betadine 0 · Inserita: 10 dicembre 2017 ... è stato Zeami. dIce che sentendo tutta quell'energia dispersa nella sala, ha deciso di assegnare un keikoku e conseguente jppon. (hai) che buffo, ritornano i kami e le coincidenze .. anche tu hai passato il mezzo secolo anche tu hai una figlia di otto anni Dici che è presto per parlare di quanti di arte di controllo .. ?? (io la prendo molto alla larga, ma mi resta difficile staccarmi "da me" .. anche raccontando una storiella alla fine allargo sempre gli orizzonti.. e lei questo di padre s'è ritrovata e per ora non c'ha vie di fuga) Scusate per l'off-topic (ma è colpa delle strane congiunzioni astrali) Sii immobile come una montagna ...ma non trattare le cose importanti troppo seriamente. Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti
getsunomichi 0 · Inserita: 10 dicembre 2017 Un bimbo di otto anni è come un fragile bastoncino di incenso. Se quel bimbo è il nostro, il rischio di avvicinarlo precocemente alla fiamma intensa è molto forte. Per certi versi, è addirittura inevitabile perché il bastoncino non può scappare, come noti opportunamente. L'esempio è un insegnamento da cui è difficile proteggere e i valori passano, inevitabilmente, anche senza volere. Mi piace molto l'immagine di Enrico. Il custode di una lama. Non un possessore, ma un sorvegliante temporaneo. Fino al prossimo. Un po’ l'estrema sintesi dell’intk. Beh, la manutenzione di un oggetto prezioso richiede energia e dedizione. Ma anche tanta delicatezza. 月の道 Condividi questo messaggio Link al messaggio Condividi su altri siti